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venerdì 16 luglio 2021

Black Widow (2021)

Nonostante avessi stragiurato che MAI avrei pagato un accesso Vip all'esosissima Disney +, fatti due conti in tasca comprendenti imbarazzante pedaggio autostradale con annesso terrore di rimanere bloccati in coda ore causa ridente viabilità ligure (il multisala di Savona, SE riaprirà, lo farà a ottobre), imbarazzante prezzo del biglietto dell'UCI nel weekend (se poi ci metti la prenotazione per evitare di finire in posti covid-friendly aumenta persino di un euro), necessità di mettere qualcosa sotto i denti e Bolluomo giustamente ancora terrorizzato dal covid e ancora privo di seconda dose vaccinale, venerdì scorso ho regalato al malvagio Impero del Topo quei 20 euro e, proiettore con maxitelo alla mano, ho guardato Black Widow, diretto dalla regista Cate Shortland.


Trama: ricercata dal governo americano dopo la Civil War, Natasha Romanoff deve tornare ad occuparsi di alcune cose legate al suo passato e a quella che considera sua sorella a tutti gli effetti...


Possiamo non essere d'accordo col "buon" Stephen Dorff  che, durante un'intervista in cui ha parlato di tutt'altro, ha affermato en passant di provare imbarazzo per Scarlett Johansson e la sua scelta di partecipare a film che, ai suoi occhi, sono solo dei videogame? E figurati se non possiamo, ha ragione da vendere, così come ce l'ha Martin Scorsese. Eppure c'è gente, come me, che oltre a non vedere l'ora, sempre per citare Dorff, che arrivi "il nuovo Kubrick con cui girare un film" e soprattutto che esca una nuova pellicola di Scorsese, nell'attesa si gode anche giocattoloni come quelli della Marvel. Non tanto, ovviamente, perché sono dei capolavori (d'altronde, questa definizione calza a ben pochi frutti dell'immensa produzione cartacea della Casa delle Idee eppure tantissima gente continua a leggerli senza smettere dagli anni '70) quanto piuttosto per un meccanismo complesso che comprende l'amore per i personaggi, la curiosità di vedere come i vari scrittori si approcceranno a trame sempre più intricate, forse persino un perverso desiderio di completezza. Personalmente, il personaggio cinematografico di Natasha Romanoff non mi è mai dispiaciuto e ho apprezzato molto il modo in cui, dopo averla introdotta come bambolotta sexy in Iron Man 2, le hanno conferito spessore fino a renderla un po' il cuore degli Avengers, un'antieroina dal passato tragico capace di ottenere la fiducia di tutti i suoi compagni di squadra, persino quelli più "bacchettoni" come Steve Rogers, e l'idea di un suo spin-off in solitaria mi ha trovata più che entusiasta.


Col senno di poi, viste già tre serie Marvel, forse a Black Widow avrebbe giovato una divisione in sei puntate, ma ormai lo sanno persino i sassi che il film di Cate Shortland avrebbe dovuto uscire già l'anno scorso, a mo' di "chiosa" finale per la fase tre del MCU, invece in questo modo l'intera pellicola risulta un po' come un sassolino gettato in mezzo al mare, "salvato" giusto dalla scena post-credit che si riallaccia a quell'Occhio di falco che uscirà a novembre su Disney +. Aggiungerei però la questione all'ormai infinito elenco di cose di cui non mi frega una cippa e, siccome siamo già al secondo paragrafo, passerei a parlare un po' del perché Black Widow mi è piaciuto molto nonostante i suoi difetti. La spiegazione semplice è che Black Widow si incasella facilmente in uno dei generi che preferisco, quello delle "donne forti e misteriose piagate da un passato oscuro" come Nikita o Atomica Bionda, inoltre le donne forti di cui sopra sono interpretate da un'attrice che apprezzo molto (la Johannson) e da una che adoro (Florence Pugh), il che consente di avere sullo schermo due eroine toste dalla forte personalità di cui avrei seguito le imprese per ore. Volete un termine di paragone? Per quanto ami Tom Hiddleston e nonostante mi manchi ancora la puntata finale per dare un giudizio complessivo su Loki, preferirei passare intere giornate a guardare Yelena prendere in giro Natasha piuttosto che dover subire un minuto di scene love love tra Loki e Sylvie. Si può tranquillamente dire che la Johansson e la Pugh reggono da sole l'intera pellicola dopo un'inizio folgorante e cupo dalle inquietanti sfumature thriller da cui, purtroppo, il resto del film si distacca per abbracciare una natura più action e fracassona, a misura di grandi e piccoli in egual misura; se le prime scene mettono in tavola infanzie perdute di bambine torturate in nome di un orrore patriottico e senza volto con uno stile assai emotivo e difficile da ignorare (i titoli di testa sulle note della cover di Smells Like Teen Spirits cantata da Malia J mettono i brividi), andando avanti il focus della pellicola si concentra sull'azione, su problemi da risolvere, persone da liberare, un cattivo (potenzialmente un mostro ma probabilmente domani lo avrò già dimenticato) da sconfiggere e tutto l'orrore delle infanzie stuprate (anche letteralmente. Le "Vedove" sono sterili per un motivo ben preciso) diventa un di più, una nota di colore nera affidata a dialoghi che i soliti bonobi dell'internet hanno definito noiosi, da Sundance, e che invece fanno parte del fascino di un film che, ogni tanto, ci prova ad allontanarsi dal carrozzone brigittobardottiano di Ortolaniana memoria. 


Purtroppo, e quanto mi fa male dirlo visto che amo David Harbour, la cupezza che sia Natasha che Yelena portano come un mantello sulle spalle lascia troppo spesso il passo alle mattane del comic relief Alexei/Red Guardian, che ad ogni apparizione trascina con sé gli altri personaggi in un baratro di tristi gag che spezzano l'atmosfera seria ed inquietante che sarebbe altrimenti perfetta per un film simile. Un altro aspetto non particolarmente pregevole del film sono un paio di effetti speciali fatti veramente a tirar via, con un distacco tra attore e sfondo che mai mi sarei aspettata in una produzione Marvel del 2020 (il momento in cui Yelena fa saltare l'aereo all'interno della fortezza volante è da cavarsi gli occhi); è un peccato perché in generale Cate Shortland, tranne quando non è impegnata ad inquadrare le terga della Johansson, mostra di essere a suo agio sia nelle scene più concitate a base di inseguimenti, distruzione e corpo a corpo sia in quelle più "riflessive". In conclusione, non capisco tutto l'accanimento (non solo di Stephen Dorff , il quale poi, diciamolo, ha nominato Black Widow solo una volta, non ha concesso un'intera intervista sull'argomento, come invece hanno fatto credere tutti i titoli clickbait dei giornalacci online) contro Black Widow, che a me è parso un film dignitosissimo per il suo genere e il suo target, per inciso formato al 90% da persone che non si meriterebbero Florence Pugh né ora né mai e alle quali sanguinerebbero gli occhi davanti agli altri film che vedono la presenza della mia adorata. Personalmente, alla meravigliosa Florence consegnerei le chiavi del MCU e imporrei la sua presenza in ogni film futuro ma poi mi priverei del talento di costei per opere ben più valide, e allora mi accontento di questo carinissimo Black Widow, aspettando con pazienza di innamorarmi di un'altra supereroina dal cuore d'oro e i modi di un portuale. 


Di Scarlett Johansson (Natasha Romanoff / Vedova nera), Florence Pugh (Yelena Belova), Rachel Weisz (Melina), David Harbour (Alexei), Ray Winstone (Dreykov), William Hurt (Segretario Ross), Olga Kurylenko (Antonia/Taskmaster) e Julia Louis-Dreyfus (Valentina Allegra de Fontaine) ho parlato ai rispettivi link.

Cate Shortland è la regista della pellicola. Australiana, ha diretto film come Somersault, Lore e Berlin Syndrome - In ostaggio. Anche sceneggiatrice, ha 53 anni.


Ever Anderson
, che interpreta Natasha da bambina, è una delle splendide figlie di Paul W.S. Anderson e Milla Jovovich (di cui è la copia sputata) e potremo rivederla sullo schermo nell'imminente live action Peter Pan & Wendy proprio nei panni di Wendy Darling; al suo fianco come piccola Yelena c'è la sempre adorabile Violet McGraw, che i più attenti ricorderanno per le sue partecipazioni nella prima stagione di Hill House e in Doctor Sleep. Anche Emma Watson e Saoirse Ronan erano tra le prescelte per il ruolo di Yelena, la Watson addirittura era l'attrice più accreditata, ma per fortuna l'ha spuntata l'adorabile Pugh, che dovrebbe tornare nell'imminente serie Occhio di falco; sul fronte regia, Chloé Zhao, alla quale era stato proposto il film, ha preferito invece realizzare Eternals. Il film si colloca durante Captain America: Civil War e precede dunque di parecchio gli eventi accorsi in Infinity War ed Endgame; se volete capirci qualcosa vi conviene dunque recuperare il film in questione, mentre per non rimanere perplessi dalla post credit scene dovete guardare la serie Falcon and The Winter Soldier. ENJOY!

martedì 8 marzo 2016

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008)

Per il momento siamo arrivati alla fine, la disamina su Indiana Jones si conclude oggi con Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull), diretto nel 2008 dal regista Steven Spielberg.


Trama: sopravvissuto per miracolo ad un'imboscata dei servizi segreti russi, Indiana Jones si ritrova a dover aiutare il giovane Mutt, legato ad un vecchio amico dell'archeologo, scomparso durante la ricerca di un fantomatico Teschio di cristallo...



Andare al cinema nel 2008 per assistere al ritorno, dopo 20 anni, del meraviglioso ed iconico Indiana Jones era stato un trionfo di emozioni e, allo stesso tempo, uno shock. Passano gli anni ma Indy è sempre lo stesso, piacione, sbruffone e incredibilmente avventuroso, tuttavia è cambiato il cinema, molte cose sono già state mostrate, all'innocenza si è sostituita l'esperienza e conseguentemente gli autori devono cercare di stupire le nuove generazioni "coccolando" allo stesso tempo quelle vecchie. Nel caso di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo l'operazione nostalgia/rinnovamento è riuscita per metà: le gag interamente giocate sulla "vecchiaia" di Indy, sul rapporto tra il Professor Jones e una nuova generazione di avventurieri scapestrati, la consapevolezza di essere diventato un "matusa" nonostante l'immutata figaggine sono l'elemento vincente della pellicola e fa quasi effetto, a chi è cresciuto con la saga, vedere il protagonista nelle stesse condizioni in cui si era ritrovato Sean Connery nel film precedente. Purtroppo, non è altrettanto valida la trama imbastita da David Koepp e George Lucas, nonostante l'abbia trovata meno sconcertante di quanto ricordassi. Il "momento frigorifero", l'equivalente per molti detrattori del "salto dello squalo" di Happy Days, non è più esagerato del tuffo con gommone dall'aeroplano visto in Indiana Jones e il tempio maledetto, piuttosto ho trovato fastidioso il pesante elemento alieno che fa da perno all'intera vicenda, soprattutto perché, come sempre, vengono mostrati degli extraterrestri molto attivi nelle epoche passate ma incapaci di venire a recuperare i loro simili rimasti bloccati sulla Terra, alieni che un tempo portavano conoscenza e negli anni '50 solo un incredibile scazzo cosmico. Possibile non ci fosse nessun altro mito da sviscerare nell'epoca in cui è ambientata la pellicola? Mah.


Per il resto, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo riconferma l'alto standard qualitativo della saga, almeno dal punto di vista tecnico, con Spielberg che si diverte come un matto a seguire con la macchina da presa i protagonisti nelle loro rocambolesche avventure, tra rapide mozzafiato, templi zeppi di trappole, inseguimenti estenuanti e tutti quegli elementi che rendevano i vecchi Indiana Jones dei veri gioiellini. Per quel che riguarda gli attori, Harrison Ford si diverte nei panni del protagonista e si vede, maneggia la frusta e calza il cappello con la stessa guascona disinvoltura di parecchi anni prima e il suo fascino è rimasto intatto, mentre Karen Allen è sempre adorabile e si riconferma LA Indiana Girl per eccellenza, l'unica capace di tenere testa a Ford. Accanto alla Indy Girl stavolta è stata inserita anche una nemesi al femminile impersonata nientemeno che da Cate Blanchett, a dire il vero un po' sprecata all'interno di un film d'azione come questo, e un Shia LaBeouf ancora poco famoso ma già dotato di una discreta personalità, perfetto contraltare "CCioFFane" alla "vecchiaia" (e chiamiamola così...) di Harrison Ford. Poco memorabile, invece, John Hurt nei panni di un vecchio professore amico di Indy e Karen, costretto per metà film a recitare il ruolo del demente armato di teschio di cristallo ed impegnato in improbabili conversazioni telepatiche con lo stesso. Ma forse il mio giudizio impietoso su quest'ultimo punto è dovuto alla mia ormai riconosciuta avversione verso l'alieno utilizzato come mezzo improprio per ravvivare trame che non si sa come portare avanti: ho avuto da ridire con l'amato Stephen King quindi perché non con Spielberg e Lucas, ai quali voglio bene (soprattutto a Spielberg) ma non ai livelli del Re? Appunto. Ho un po' di paura all'idea di cosa potrebbe riservare il quinto Indiana Jones, di cui ancora oggi si parla con insistenza, e con questo pensiero inquieto vi lascio... alla prossima saga!


Del regista Steven Spielberg ho già parlato QUIHarrison Ford (Indiana Jones), Cate Blanchett (Irina Spalko), Karen Allen (Marion Ravenwood), Shia Labeouf (Mutt Williams), Ray Winstone ("Mac" George Michale), John Hurt (Professor Oxley), Jim Broadbent (Rettore Charles Stanforth) e Andrew Divoff (uno dei soldati russi) li trovate invece ai relativi link.


Tra gli altri attori segnalo la presenza di Neil Flynn, il perfido "janitor" di Scrubs, qui nei panni dell'agente Smith, mentre sia Sasha Spielberg che Chet Hanks, rispettivamente figli di Steven Spielberg e Tom Hanks, hanno dei piccoli ruoli. A Sean Connery invece era stato proposto di partecipare al film tornando nei panni Henry Jones Sr. ma ha rifiutato, troppo impegnato a gustarsi il suo meritato ritiro dalle scene, mentre il rifiuto di John Rhys-Davies nel tornare come Sallah è stato pienamente giustificato dal desiderio di non limitarsi ad un beve cammeo durante la sequenza del matrimonio. Detto questo, se vi è piaciuto Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo recuperate Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta, Indiana Jones e il tempio maledetto Indiana Jones e l'ultima crociata. ENJOY!

mercoledì 3 dicembre 2014

The Departed - Il bene e il male (2006)

Per il debutto del Bollalmanacco su V-Radio (a proposito, per chi se lo fosse perso il podcast è QUI) mi è stato chiesto di parlare di The Departed - Il bene e il male (The Departed), diretto da Martin Scorsese nel 2006 e vincitore di quattro premi Oscar (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura non originale, Miglior Montaggio). E forse, vista la qualità dell'opera, è bene parlarne anche un po' qui!


Trama: Colin Sullivan è appena diventato agente di polizia e la sua carriera è in costante ascesa; purtroppo, il ragazzo è un poliziotto corrotto al soldo del boss Frank Costello. Anche Billy è un novellino ma a lui è toccato invece lo scomodo compito di infiltrarsi nella gang di Costello per riuscire ad assicurare il boss alla polizia. Quando le strade dei due si incroceranno la situazione precipiterà inevitabilmente...


Lo sapete perché non avevo visto The Departed quando era uscito al cinema? Molto probabilmente anche perché ero in Australia ma soprattutto perché Leonardo Di Caprio mi stava incredibilmente sulle scatole e non potevo accettare che il mio Martino si abbassasse a collaborare con quel mocciosetto imberbe. Poi sono arrivati Scorsese e Nicholson e mi hanno presa a schiaffi forti sulla faccia perché The Departed è il più bel film recente diretto dal regista, perfetto in ogni suo aspetto, dalla trama alla regia, dagli attori alla colonna sonora. Sì, anche se è stato Mark Wahlberg (quasi irriconoscibile!) l'unico a portare a casa una nomination, tutti gli attori sono favolosi, anche e soprattutto Di Caprio, che non sfigura affatto né durante i duetti con il mostro sacro Jack Nicholson né davanti ai suoi colleghi, pur essendo costretto ad interpretare il personaggio più difficile della pellicola. Dei due protagonisti, Billy è infatti quello che, per come è stato costruito, rischiava di venire banalizzato oppure troppo caricato; un ragazzo proveniente da un ambiente malavitoso che è riuscito ad allontanarsi dalle sue radici solo per essere brutalmente ricacciato nel sottobosco criminale e che, ogni giorno, perde la sua identità e la sua sanità mentale. Di Caprio riesce a rendere il suo Billy credibile ed umano, fragile e duro al tempo stesso, mentre Matt Damon da vita a uno degli esseri più abietti mai visti al cinema, un codardo profittatore talmente falso e miserabile da risultare patetico, un verme celato da un'apparenza di bellezza, professionalità e carisma che in realtà non è altro che un lacché facilmente malleabile dalle sataniche mani di Frank Costello. Ecco, ovviamente Jack Nicholson da il bianco con un personaggio totalmente imprevedibile, un vero e proprio agente del Caos in grado di spezzare gli equilibri con uno schioccare di dita; ogni volta che la "partita" a carte coperte tra Colin e Billy, il loro gioco del gatto e del topo, sembra arrivare da qualche parte e favorire l'uno o l'altro inconsapevole contendente, spunta Costello a rimescolare tutto e a schiacciare lo spettatore con un costante senso di ansia e di imminente, sanguinosa tragedia.


Scorsese da par suo dirige con la solita finezza, dando vita a sequenze indimenticabili che acquistano ulteriore profondità grazie al montaggio della fantastica Thelma Schoonmaker e che creano sì un'atmosfera tesa ma anche molto grottesca, quasi una prefigurazione di quello che sarebbe stato poi The Wolf of Wall Street; ad una scena drammatica ne segue subito un'altra quasi farsesca (la morte di uno dei personaggi principali colpisce allo stomaco proprio perché è inaspettata visto il "clima" goliardico del momento), senza soluzione di continuità. Lo spettatore assiste così ad un vero e proprio balletto dalle mosse finemente pianificate, un'emozionante e tesissima corsa che ci fa arrivare alla fine senza fiato, cadenzata dalla splendida colonna sonora di Howard Shore, uno stranissimo mix di melodie latine (il cui ritmo somiglia molto a quello di un tango) e chitarre "americane", tipiche dei film polizieschi, a cui ovviamente si aggiungono pezzi già conosciuti come la devastante I'm Shipping Out to Boston dei Dropkick Murphys che, non so voi, ma a me esalta sempre un sacco e soprattutto incarna perfettamente un certo spirito irlandese. Oltre alla perfezione "formale", la tensione e il ritmo sono quindi assicurati in ogni aspetto di The Departed e lo spettatore viene inevitabilmente catturato da quel mondo fatto di sangue, religione, criminalità ed ipocrisia che ha sempre affascinato Martin Scorsese e che rende i suoi film migliori dei capolavori unici nel loro genere, da vedere, ascoltare e vivere fino in fondo. E pazienza se stavolta la sceneggiatura non è originale ed è stata addirittura tratta dal film hongkonghese Internal Affairs, pazienza se ci allontaniamo dai miei adorati mafiosi italo-americani per addentrarci nei meandri della mala irlandese: il cuore nero e malato dell'America, il malcelato senso di colpa di vivere una vita al di fuori dei dettami cattolici e sociali, il desiderio di diventare altro da sé non hanno confini né limiti e Martin lo sa bene!


Del regista Martin Scorsese ho già parlato QUI. Di Leonardo Di Caprio (Billy), Matt Damon (Colin Sullivan), Jack Nicholson (Frank Costello), Mark Wahlberg (Dignam), Ray Winstone (Mr. French), Vera Farmiga (Madolyn), Alec Baldwin (Ellerby), Kevin Corrigan (Cugino Sean) e James Badge Dale (Barrigan) ho già parlato ai rispettivi link.

Martin Sheen (vero nome Ramon Antonio Gerard Estevez) interpreta Queenan. Americano, padre di Charlie Sheen ed Emilio Estevez, lo ricordo per film come Apocalypse Now, Gandhi, La zona morta, Fenomeni paranormali incontrollabili, Wall Street, Hot Shots! 2 e Prova a prendermi, inoltre ha partecipato a serie come Colombo, Due uomini e mezzo e doppiato episodi delle serie Capitan Planet e i Planeteers e I Simpson. Anche produttore e regista, ha 74 anni e quattro film in uscita.


Anthony Anderson interpreta Brown. Americano, ha partecipato a film come Io, me & Irene, Urban Legend: Final Cut, Scary Movie 3 - Una risata vi seppellirà, American Trip - Il primo viaggio non si scorda mai, Scary Movie 4, Scream 4 e a serie come Tutto in famiglia e The Bernie Mac Show; come doppiatore ha invece partecipato a film come Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 44 anni e un film in uscita.


Per partecipare a The Departed Leonardo Di Caprio ha rifiutato il ruolo di protagonista in The Good Shepherd - L'ombra del potere, subito sostituito da Matt Damon, mentre Robert De Niro ha rifiutato il ruolo di Queenan proprio per partecipare a quel film; Ray Liotta, invece, ha dovuto rinunciare al ruolo di Dignam per impegni pregressi e lo stesso è successo a Mel Gibson, scelto per il ruolo di Ellerby ma già impegnato sul set di Apocalypto. Brad Pitt invece, dopo aver rifiutato la parte di Colin Sullivan (e Tom Cruise avrebbe dovuto essere Billy), è diventato uno dei produttori della pellicola. Tra gli altri "rifiuti" c'è anche quello di RZA, per fortuna, contattato per la parte di Brown ma impegnato in altri progetti. Come ho detto nel post, inoltre, The Departed è praticamente il remake di Internal Affairs e dei suoi due seguiti, di cui contiene alcuni elementi. Se il film vi fosse piaciuto potreste provare a guardarli, altrimenti buttatevi fiduciosi su The Town, Heat - La sfida e Donnie Brasco. ENJOY!

mercoledì 18 luglio 2012

Biancaneve e il cacciatore (2012)

Galvanizzata dalla visione dell’incredibile, trashissimo, spacchiuso trailer di The Expendables 2, ieri sera mi sono sparata per intero Biancaneve e il cacciatore (Snow White and the Huntsman) di Rupert Sanders. Occhio agli SPOILER e alle inquietanti foto che corredano il post!


Trama: in un regno lontano, la malvagia strega Ravenna riesce a salire al trono uccidendo re Magnus dopo averlo sposato. La figlia di quest’ultimo, Biancaneve, viene rinchiusa in una torre, ma  al raggiungimento della maggiore età riesce a fuggire prima che la strega decida di ucciderla in quanto “più bella del reame”. Per evitare di venire sconfitta, Ravenna mette sulle tracce della fanciulla un cacciatore, che non tarderà a prendere le difese di Biancaneve…

Versione: merluzzo fresco di giornata sìori, venghino!
 Da questo Biancaneve e il cacciatore mi aspettavo le peggio cose. Le mie aspettative non sono state deluse, ovviamente, quindi non vi starò a consigliare di andarlo a vedere, ma prima di cominciare a lanciare strali lasciatemi spendere due righe sulle poche cose valide della pellicola. I motivi per cui Biancaneve e il cacciatore non merita di venire messo definitivamente al bando nemmeno fosse un Video Nasty sono essenzialmente cinque: Charlize Theron, i costumi, le scenografie, gli effetti speciali e le battaglie. Partendo dal fondo, gli scontri tra gli eserciti, soprattutto quello finale, sono a dir poco epici e molto ben coreografati, con poco da invidiare a, giusto per citare due titoli, quelli presenti in 300 o Il signore degli anelli. Anche gli scontri singoli non sono male, Chris Hemsworth ha sicuramente il phisique du role e anche l’abilità di arciere del Principe regala alcuni momenti di pura “arte guerriera”. Gli effetti speciali, inutile dirlo, rappresentano il cinquanta per cento del valore del film e non potrebbe essere altrimenti quando la trama contempla l’uso della magia. Le trasformazioni della strega Ravenna, i guerrieri fatti di frammenti di vetro nero, lo stesso Specchio che interagisce con la Regina come fosse un inquietante idolo dorato sono una gioia per gli occhi e sono talmente ben fatti da sembrare veri; ad incrementare ulteriormente la spettacolarità del tutto concorrono le splendide scenografie, che alternano scorci di paesaggi reali a dir poco mozzafiato ad ambienti creati ad hoc come l’inquietante Foresta Nera, e ovviamente gli incredibili costumi creati da Colleen Atwood, che si è sbizzarrita soprattutto per quanto riguarda gli abiti indossati da Charlize Theron. Per quanto riguarda quest’ultima, neanche a dirlo, voto UNDICI. Al di là del fatto che darei un braccio per essere bella anche solo la metà di quanto lo è lei in versione vecchia rugosa, il personaggio di Ravenna, nonostante il nome buffo per un pubblico italiano, è sicuramente il migliore e più sfaccettato dell’intera pellicola: a fronte della banalità di una fanciulla candida e pura, di un cacciatore ubriacone ma fondamentalmente buono, di nani burberi ma dal cuore tenero, di un principe mollo come la panissa, gli sceneggiatori offrono invece un’inedita rilettura del classico personaggio della Regina cattiva, trasformandola in una creatura segnata dal rancore verso gli uomini e consapevole del potere che la sua bellezza e femminilità possono esercitare su questi ultimi. E’ difficile non provare pietà per questa strega così crudele e invincibile ma anche, paradossalmente, così umana e fragile, segnata da un passato di morte e sopraffazione. Sicuramente come personaggio è molto più carismatico e affascinante di quello della protagonista, e con questo chiudiamo la parentesi positiva e ci sfoghiamo brutalmente condannando Biancaneve e il cacciatore all’oblio, come merita.

Versione berluscona, con le orecchie paraboliche
 Innanzitutto vi sorprenderò dicendo che Kristen Stewart (nonostante il servizio fotografico che, come vedete, le sto dedicando) non è il primo ed unico elemento che affossa definitivamente il film. Ovvio, ‘sta ragazza è un mostro, non si può guardare. Inespressiva ed assente come una sadopapera di gomma, come un merluzzo essiccato, come la drogata che chiede gli spicci all’angolo della stazione, la ragazzetta ha solo due modi di esprimere le mille emozioni che dovrebbero passare per la testolina di Biancaneve: sguardo scazzato e bocca semiaperta oppure, sul finale, sguardo talmente arrapato che Chris Hemsworth si è ritrovato stuprato senza nemmeno accorgersene. True story. Non esagero quando dico che durante i primi piani della Stewart mi giravo dall’altra parte allargando le braccia sconsolata, soprattutto quando il regista e i montatori, con il tatto di un branco di elefanti, pretendevano di alternare le sue immagini a quelle della Theron, roba da denunciarli per manifesta bastardaggine. Ma, come ho detto, ci sono cose ben più terribili di una protagonista sciapa. Per esempio, otto nani che nani non sono. Ma sant’Iddio, con tutti gli attori “diversamente alti” che ci sono perché prendere volti arcinoti del cinema, sacre icone come Bob Hoskins, Nick Frost e Toby Jones, solo per fare tre nomi, e rimpicciolirli deformandoli, creando così i nani più imbarazzanti e ridicoli della storia del cinema? Per la funzione poi che hanno ‘ste creature, poi… uno schiatta per la gioia dei puristi, lasciando Biancaneve con i canonici SETTE nani, gli altri si limitano ad incoronarla Regina del mondo, Prescelta, novella Gandalf, Fenice dei poveri, Lady Saori di ‘sta ceppa, insomma, mettete il nome di una figura mitica e carismatica a caso, tanto è la stessa, perché la storia mica contemplava una chissà quale dimensione cristologica o salvifica per la fanciulla, anzi: sapevate che nella fiaba originale Biancaneve non viene né avvelenata né risvegliata dal bacio del principe ma, più banalmente, soffoca perché le rimane un pezzetto di mela in gola che riuscirà poi a sputare quando la muoveranno con la bara? Immaginate quindi quanto sia plausibile che una così demente possa essere definita salvatrice del mondo intero anche solo per sbaglio…

Versione: drogata scappata di casa con l'impepata di cozze sullo stomaco, lì lì per smarmottare
 Riallacciandoci a questa immagine di eroina senza macchia e paura arriviamo al punto più basso, triste e camp dell’intera pellicola: l’orrenda parentesi bucolica durante la quale i personaggi si immergono in un mondo verde e fasullo come una moneta da 3 euro, zeppo di animaletti disneyani, fate, orridi esseri dalle orecchie puntute, farfalle, tartarughe fatte d’erba, cervi albini pluricornuti e chi più ne ha, più ne metta. Della serie, se l’incoronazione di Biancaneve a regina significa la nascita di un mondo simile, come effettivamente ci spiega Orbolo, il nano cieco, decapitatela subito e buonanotte. Ancora adesso, tra l’altro, mi chiedo se è peggio questa tremenda “pausa” dal generale clima gotico/bimbominkico/fantasy che permea Biancaneve e il cacciatore, lo sfacciato plagio della scena de La storia infinita in cui Atreiu perde il fido destriero nelle paludi della tristezza (tra l'altro: Biancaneve fuggendo dal castello trova l'unico cavallo bianco nel giro di kilometri che l'aspetta lì? E che poi schiatta nelle paludi solo per poi ricomparire alla fine come se niente fosse???), oppure gli osceni, banalissimi dialoghi messi in bocca ai personaggi nei due momenti chiave del film, ovvero quando il Cacciatore insegna a Biancaneve a uccidere i nemici (“Guardali negli occhi finché non vedi scomparire l’anima” – a cacciatò, mavvaaaaaffff…..!) e quando quest’ultima, dopo essere risorta in tutto il suo splend…mfgghggffbluargh…ore rifila all’adorante marmaglia in cortile uno spiegone totalmente privo di senso ed ispirazione per convincerli a seguirla in battaglia. Basta, finisco qui la recensione che non ne posso più di sprecare tempo per questa belinata. Chiudo gli occhi e mi ripeto come un mantra i titoli di tutte le belle cose che usciranno nei prossimi mesi: Django Unchained, Le belve, The Brave, Ralph Spaccatutto, Prometheus, The Man With the Iron Fists, Frankenweenie, The Expendables 2…. Uuh, mi sento già meglio! Via, via, camurrìa!

Versione: minchiaohcioé sto 'n bottissima...! Che, ce l'hai un saffi?
 Di Chris Hemsworth (il cacciatore), Bob Hoskins (il nano Muir), Ian McShane (il nano Beith), Ray Winstone (il nano Gort), Toby Jones (il nano Coll), Nick Frost (il nano Nion) e Noah Huntley (Re Magnus) ho già parlato nei rispettivi link.

Rupert Sanders è il regista della pellicola. Inglese, alla sua prima prova da regista, dovrebbe dirigere anche il seguito di Biancaneve e il cacciatore, annunciato ma ancora privo di una data di uscita.


Kristen Stewart interpreta Bianca Neve. Attrice (vabbé…) americana che non credevo sarebbe mai neppure entrata nelle mie solite “minimonografie” di fine blog, assurta al ruolo mondiale di divinità cinematografica e merluzzo.. ehm.. figa spaziale dopo l’insulso ruolo di Bella nell’insulsa saga di Twilight, ha partecipato anche ad altri film come Panic Room, The Messengers e Into the Wild. Anche produttrice, ha 22 anni e tre film in uscita, tra cui l’episodio conclusivo di quella minchiata dove i vampiri brillano e il probabile seguito di Biancaneve e il cacciatore.

Versione: un tamarro dietro un angolo voleva in***armi la Vespa
Charlize Theron interpreta Ravenna. Di origini Sudafricane, sicuramente una delle più belle e capaci attrici al mondo, la ricordo per film come L’avvocato del Diavolo, La moglie dell’astronauta, Le regole della casa del sidro, 15 minuti – Follia omicida a New York, La maledizione dello scorpione di Giada, The Italian Job, Monster, North Country (due film che le sono valsi, rispettivamente, la vittoria e la nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista) e Prometheus, inoltre ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Anche produttrice, ha 37 anni e quattro film in uscita tra cui, OMG, un nuovo episodio della serie Mad Max dal titolo provvisorio Mad Max: Fury Road

Oh specchio, ma dove ce li hai gli occhi??
Eddie Marsan (vero nome Edward Maurice Charles Marsan) interpreta il nano Duir. Inglese, ha partecipato a film come Gangster No. 1, Gangs of New York, V per vendetta, Mission: impossible III, Miami Vice, Sherlock Holmes e Sherlock Holmes – Gioco di ombre. Ha 44 anni e cinque film in uscita.  


Johnny Harris interpreta il nano Quert. Inglese, ha partecipato a film come Gangster No.1, Rocknrolla, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il Diavolo, Dorian Gray e Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni. Ha 38 anni e due film in uscita.


L’ottavo nano, per citare una geniale trasmissione televisiva, è nientemeno che il figlio di Brendan Gleeson, Brian, mentre il principe William è interpretato da Sam Claflin, che in Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare interpretava il ragazzetto innamorato della sirena. Sempre rimanendo in tema di casting, vi interesserà sapere che sia Viggo Mortensen che Hugh Jackman erano stati interpellati per interpretare il Cacciatore ma hanno giustamente fatto una leva tanta all'intera produzione, mentre la carinissima Lily Collins è stata scartata in favore del merluzzo essiccato ma è poi finita ad interpretare Biancaneve nel sicuramente più trash ma tanto più simpatico e bello Mirror, Mirror di Tarsem Singh che, ovviamente, vi consiglio di recuperare! ENJOY!

sabato 11 febbraio 2012

Hugo Cabret (2011)

E così giovedì sono riuscita ad andare a vedere almeno uno dei tre film che mi ero proposta, lo Hugo Cabret (Hugo) di Martin Scorsese, tratto dal libro La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, pubblicato nel 2007 dallo scrittore e illustratore americano Brian Selznick. Ho dato la precedenza a questo perché tra i tre era quello che assolutamente non volevo perdere, ma mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.


Trama: Hugo Cabret è un orfano che vive nei tunnel della Gare Montparnasse, facendo di nascosto manutenzione agli orologi della stazione. Un giorno conosce Isabelle, nipote del giocattolaio Papa Georges, e grazie ad una chiave che la ragazzina porta al collo, scopre un mistero sepolto da molti anni…


Doverosa premessa: nonostante mi abbia lasciato l’amaro in bocca, Hugo Cabret è un film visivamente stupendo, nonché un inno di puro amore per il Cinema e la magia che ne è essenza. La sala sarebbe dovuta crollare in testa alle due indegne creature che si sono alzate andandosene annoiate a metà film, di questo sono convinta. Perché anche se il 3D, dopo un inizio spettacolare in cui sembrava di essere immersi nella nevicata parigina, si è rivelato inutile come per tutti gli altri film che ho visto girati con questa tecnica, il film nel suo insieme è un’opera d’arte, curata fin nei minimi dettagli e colma di momenti assolutamente affascinanti ed interessanti, soprattutto per i cinefili. Scorsese ama quello che fa, e il suo amore si percepisce in ogni fotogramma, il rispetto per i nomi illustri che lo hanno preceduto si può quasi toccare in ogni scena, lo spettatore non può fare altro che rimanere a bocca aperta quando davanti ai suoi occhi scorrono spezzoni di film che solo i più fortunati sono riusciti a vedere su uno schermo cinematografico, oppure quando viene ricostruita la realizzazione di quegli stessi film, grandiosi spettacoli di magia creati da un appassionato artigiano che voleva regalare sogni ed emozioni, cercando di portare le persone fuori dalla fredda realtà. Queste sono le parti più belle del film, quelle legate al mistero di Méliès, allo splendido automa che sembra uscito dritto da Metropolis, ai disegni dipinti a mano che prendono vita, agli scheletri, draghi e tritoni che danzano sullo schermo, agli incubi di un bambino che si immagina di diventare lui stesso un automa meccanico, come un ingranaggio all’interno di un ordinato universo, oppure di diventare vittima di uno dei più famosi e grandiosi incidenti ferroviari, realmente avvenuto nel 1895.


E se Hugo Cabret vivesse solo di questo amore puro, se fosse stato un insieme di emozionanti sequenze legate da un filo conduttore come The Tree of Life , credo sarebbe stato il film perfetto. Ma la debolezza dell'ultima fatica di Scorsese, paradossalmente, è proprio il racconto che sta alla base, che non intriga, non emoziona, non commuove. La Gare Montparnasse viene mostrata come un microcosmo assai simile a quello de Il favoloso mondo di Amélie, con personaggi schivi, desiderosi di rapportarsi l'uno all'altro eppure goffi, impossibilitati ad esternare le proprie emozioni, pur essendo dotati di peculiarità a dir poco uniche. Però i siparietti tra questi personaggi sono solo dei riempitivi, qualcosa di messo lì per dare colore; si ride a denti stretti e solo grazie al personaggio dell'ispettore ferroviario, interpretato magistralmente da un Sacha Baron Coen che, assieme a Ben Kingsley, si mangia tutto il resto degli attori, Chloë Moretz in primis, perché la signorina mi aveva abituata a ben altre performance. Anche il piccolo Hugo Cabret è moscerello, incapace di coinvolgere lo spettatore e farlo emozionare per la sua triste storia di orfano, di reietto, di essere umano desideroso di trovare il suo posto nel mondo perché "tutti devono avere uno scopo". Bambin, tu hai ragione, e in questo caso il mio scopo è raccontare la verità: Hugo Cabret, e mi uccide ammetterlo, è una bellissima, cinefila mezza delusione. Da vedere assolutamente, questo è ovvio, ma tenendo a mente che saranno solo gli occhi (e le orecchie, perché la colonna sonora è a dir poco splendida) ad essere coinvolti da questo spettacolo, non il cuore.


Del regista Martin Scorsese (che interpreta anche il fotografo che immortala Méliès e la moglie davanti al loro studio) ho già parlato qui. Ben Kingsley (Papa Georges), Sacha Baron Coen (l’ispettore ferroviario), Chloë Grace Moretz (Isabelle), Emily Mortimer (Lisette), Christopher Lee (Monsieur Labisse), Jude Law (il padre di Hugo) li trovate tutti seguendo i rispettivi link.

Asa Butterfield interpreta Hugo Cabret. Inglese, ha partecipato a film come Il bambino con il pigiama a righe e Wolfman. Ha 15 anni e un film in uscita.


Ray Winstone (vero nome Raymond Andrew Winstone) interpreta lo zio Claude. Inglese, ha partecipato a film come Il gioco di Ripley, Ritorno a Cold Mountain, Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio, The Departed, La leggenda di Beowulf e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Anche produttore, ha 55 anni e quattro film in uscita, tra cui l’imminente Biancaneve e il cacciatore.


Helen McCrory interpreta Mama Jeanne. Inglese, meglio conosciuta come la fortunatissima Narcissa Malfoy della saga cinematografica di Harry Potter, ha partecipato anche a Intervista col vampiro e a un episodio della serie Doctor Who. Ha 44 anni e due film in uscita.


Frances de la Tour interpreta Madame Emilie. Inglese, ha partecipato alla saga cinematografica di Harry Potter nei panni della mezza gigante direttrice di Beauxbatons, Madame Maxime e ad Alice in Wonderland. Ha 67 anni e un film in uscita.


Richard Griffiths interpreta Monsieur Frick. Anche lui inglese, anche lui apparso nella saga di Harry Potter come zio Vernon, lo ricordo per altri film come Superman II, Gandhi, Greystoke la leggenda di Tarzan il signore delle scimmie, Shangai Surprise, Una pallottola spuntata 2 1/2: l'odore della paura, Il mistero di Sleepy Hollow, Vatel, Ballet Shoes e Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare. Ha 65 anni e un film in uscita.


Tenete inoltre d’occhio il ragazzino che interpreta Tabard da giovane, ovvero Gulliver McGrath, perché lo ritroveremo nell’imminente Dark Shadows di Tim Burton e in Lincoln di Steven Spielberg. Hugo Cabret ha ottenuto ben 11 nomination agli Oscar di quest'anno: migliore scenografia (sarebbe meritatissimo, perché l'arte di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo è insuperabile), migliore fotografia, migliori costumi, miglior regia (altro Oscar strameritatissimo), miglior montaggio, miglior colonna sonora originale (altro premio che il film dovrebbe vincere), miglior montaggio sonoro, miglior sonoro, migliori effetti speciali, miglior film (mi spiace ma questo dovrebbe invece andare a The Help) e miglior sceneggiatura non originale (idem come prima). Nell'attesa di conoscere i risultati... ENJOY!

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