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mercoledì 18 agosto 2021

Old (2021)

E' uscito il 21 luglio. Con la lacrima nell'occhio (grazie, autostrade liguri maledette, grazie!) ho dovuto aspettare fino al 12 agosto per vedere uno dei film che mi fomentavano di più quest'anno, ovvero Old di M. Night Shyamalan. A sapere che era così mi sarei risparmiata una notevole dose di bestemmie d'attesa...


Trama: durante una vacanza in un resort, un gruppo di persone finisce su una spiaggia dove il tempo scorre a una velocità maggiore, condannando tutti a una vecchiaia precoce o peggio...


Niente, Shyamalan non ce l'ha fatta. Dopo la bellezza di TRE film non dico splendidi ma comunque molto gradevoli, doveva per forza tornare alla pellicola pseudo-filosofica di alto concetto, perché accontentarsi di qualcosa di più terra terra faceva brutto. E così, il buon Shyamalan ci ha scodellato Old, ovvero un dito puntato contro lo spettatore e la società travestito da film "horror", dove non esistono personaggi profondi o interessanti bensì delle idee, dei concetti con sembianze umane ai quali vengono messi in bocca i dialoghi peggiori sentiti quest'anno. Chi mi conosce sa quanto io abbia odiato Lady in the Water e quell'altra cretinata con la natura frugnante di E venga il giorno; bene, Old è meno peggio di questi due orrori, ma purtroppo soffre della stessa antipatia congenita e degli stessi personaggi ai quali è impossibile affezionarsi perché, Cristo, non sono realistici, sono lì per mostrarci quanto intelligente è Shyamalan e quanto universali sono gli archetipi che essi incarnano. Prendete, per esempio, la famigliola protagonista. Il padre è buono ma freddo, l'incarnazione dell'umanità ormai troppo legata a numeri e statistiche, incapace di guardare al presente, sempre pronta a razionalizzare e controllare il futuro. Anche la mamma è buona ma fredda, però lei (ah-aH!!) si occupa di un museo ed è terrorizzata dall'idea di finire, un giorno, come i corpi senza nome che popolano le teche da lei curate, quindi di base è comunque impegnata a guardare al passato. E' giusto il contrappasso, per questa famigliola allo sfascio, all'interno della quale i genitori stanno per separarsi senza pensare ai figli, che papà e mamma vengano privati della gioia di vedere crescere i due pargoli, ritrovandoseli già oltre l'adolescenza e alle prese con i traumi più grandi della loro vita; è l'unico modo, ovviamente, per innescare una riflessione sul senso dell'esistenza, e sulla necessità di godersi il presente, ma fosse finita lì. Sull'isola si ritrovano (per un motivo che è un'ALTRA critica, però a qualcosa di più tangibile e terrificante) altre persone ognuna presa per incarnare un grande difetto dell'umanità odierna e sono sicura che, agli occhi di Shyamalan, vedere questi personaggi confrontarsi avrebbe dovuto essere un esercizio filosofico altissimo, mentre io so solo che, spesso, scoppiavo in risate incontrollabili.


Mettiamo da parte per un momento le sequenze più "cringesilaranti" dell'intera pellicola (tutte o quasi caricate sulle spalle di Alex Wolff, almeno finché non sopraggiunge quello che voleva sicuramente essere un commoventissimo pre-finale che però a me ha fatto l'effetto Pryor/Wilder, ma menzionerei anche, e con onore, le conseguenze della mancanza di calcio, che Cristo ma nemmeno Robert Englund alla fine di The Mangler, guarda) e soffermiamoci sul fatto che ogni maledetto ospite dell'isola sviscera i suoi problemi e si confronta coi compagni nemmeno si trovasse in uno studio psichiatrico, soffermiamoci sul fatto che, anche quando non hanno un interlocutore, questi trovano comunque il modo di fare dei monologhi sul senso (secondo loro) della vita, soffermiamoci sul fatto che, a un certo punto, la PSICOLOGA (ebbene sì, ce n'è una) chiede ESPLICITAMENTE di fare della terapia di gruppo e infine chiediamoci perché dovremmo prendere seriamente un film simile. Soprattutto, vorrei che qualcuno mi spiegasse perché ad affiancare la palese, didascalica serietà con cui Shyamalan ci scodella i suoi concetti enormi, il buon Manoj Nelliyattu ci piazzi sempre delle puttanate col botto (SPOILER: Ma sta cretinata del neonato che muore perché non è stato curato per 30 secondi? Allora, in quell'isola non c'è nessuno a cui venga la piorrea dopo anni passati a non curarsi i denti, nessuno deperisce per la mancanza di cibo, Prisca non muore per setticemia dopo un'operazione chirurgica effettuata in mezzo alla sabbia, con la ferita tenuta aperta da gente con le mani probabilmente ricoperte di invisibili granelli, i responsabili della struttura non hanno mai pensato di far saltare in aria la barriera corallina che è l'unico handicap del luogo, i bambini invecchiano mentalmente come se avessero vissuto anni di esperienze quando invece avrebbero dovuto rimanere infanti nel corpo di adulti e infine, restando in tema corpo, in mancanza di attività fisica i tessuti muscolari e polmonari avrebbero dovuto collassare invece Kara diventa Manolo mentre a Trent e Maddox crescono praticamente le branchie... e per trenta secondi del piffero il neonato muore? Ma per favore), tanto che persino gli attori a me sono sembrati molto spaesati e perplessi. Poi per carità, bella la regia, ottima la gestione della suspance, perfette alcune sequenze che mi hanno rivoltato lo stomaco, ma in definitiva Shyamalan ha di nuovo lasciato il posto a quell'antipatico spocchioso di Shyabadà e io non posso che augurargli di finire recantato in un'isola deserta finché non si sarà di nuovo deciso a rinsavire. 


Del regista e co-sceneggiatore M.Night Shyamalan, che interpreta anche l'autista dell'hotel, ho già parlato QUI. Gael Garcia Bernal (Guy), Vicky Krieps (Prisca), Rufus Sewell (Charles), Alex Wolff (Trent a 15 anni), Abbey Lee (Chrystal), Ken Leung (Jarin), Embeth Davidtz (Maddox adulta) e Francesca Eastwood (Madrid) li trovate invece ai rispettivi link. 

Eliza Scanlen interpreta Kara a 15 anni. Australiana, la ricordo per film come Piccole donne e Le strade del male, inoltre ha partecipato a serie come Home & Away. Anche regista e sceneggiatrice, ha 22 anni. 


Old
è tratto dal graphic novel Castello di sabbia di Frederik Peeters e Pierre Oscar Lévy, ovviamente privo della maggior parte degli spiegoni e delle cretinate che inficiano il film di Shyamalan, quindi forse sarebbe meglio recuperare quello invece che andare al cinema. ENJOY! 


sabato 20 luglio 2019

Luna... E oltre l'infinito: Europa Report (2013)


Cinquant'anni fa l'uomo metteva piede sulla Luna. Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità, come si suol dire. Kris Kelvin del blog Solaris ha quindi proposto a noi blogger uniti di celebrare questo importantissimo anniversario con una giornata dedicata a quei film che parlano della conquista dello spazio, con tutto ciò che ne consegue. Io ho scelto così Europa Report, diretto nel 2013 dal regista Sebastián Cordero.


Trama: un gruppo di astronauti viene mandato ad esplorare una delle lune di Giove, Europa. L'emozione è tanta, sia a terra che sull'astronave, tuttavia presto le comunicazioni si interrompono a causa di inquietanti e pericolosi eventi...



Ero un po' terrorizzata all'idea di affrontare Europa Report, non tanto per la storia (sapete quanto la fantascienza mi tenga a distanza...) quanto per lo stile di regia con cui Sebastián Cordero ha scelto di raccontarla, l'odiato e stra-abusato found footage. Al primo accenno di ripresa da una telecamera interna dell'astronave ammetto di aver cominciato a sbuffare come un mantice ma fortunatamente, almeno in questo caso, la "tecnica" del found footage è perfettamente funzionale e concorre a riportare allo spettatore una sensazione di totale isolamento, di completa lontananza. Europa Report è infatti un gigantesco flashback attraverso il quale ripercorriamo la parziale disfatta di una spedizione incaricata di raccogliere dati dal suolo di Europa, una delle lune di Giove; fin dall'inizio del film sappiamo che la spedizione è andata malissimo, ce lo confermano le parole dolenti di una dei responsabili rimasti a terra, la quale si fa carico di presentarci la tragica documentazione pervenuta alla NASA come se Europa Report fosse una sorta di documento ufficiale o un documentario da diffondere al grande pubblico. Sotto i nostri occhi scorrono i primi, esaltanti momenti di familiarizzazione con gli strumenti di bordo e con i mezzi di comunicazione, quella gioia mista a terrore derivante dalla consapevolezza di essere i primi a tentare una missione così ardita, che porterebbe ad arrivare "là dove nessuno è mai stato prima", eppure c'è sempre quella spada di Damocle appesa sulla testa dei protagonisti, la consapevolezza che quella gioia sarà effimera. Attraverso piccoli incidenti, malfunzionamenti e difficoltà sempre più grandi e preoccupanti, l'atmosfera del film cambia e all'esaltazione subentra una disperazione serpeggiante, soprattutto dal momento in cui le comunicazioni con la Terra vengono interrotte e i nostri si ritrovano alla deriva nello spazio, senza possibilità di chiedere eventualmente soccorso ma anche, soprattutto, senza la possibilità di divulgare le importanti scoperte fatte nonostante tutte le difficoltà.


Questo è l'aspetto di Europa Report che più ho trovato interessante. L'obiettivo del film, che pur regala momenti di tensione e talvolta di puro terrore, non è scioccare lo spettatore con la scoperta di inquietanti forme di vita su Europa, quanto piuttosto mostrare la tenacia, al limite della follia, di un gruppo di astronauti che sono partiti per una missione e intendono portarla a termine, anche a costo di sacrificare le proprie vite, perché altrimenti anche la morte diventerebbe vana. I protagonisti di Europa Report sono dei "martiri" dello spazio, personaggi imperfetti ma integerrimi che perseguono la conoscenza e la sua diffusione fino all'ultimo respiro, ecco perché penso che un film come questo, al di là del genere, sia particolarmente adatto al discorso che intendeva portare avanti Kris. La conquista dello spazio, fino ad oggi, non ha portato alla luce i mostri della tradizione dell'horror sci-fi, tuttavia non so quanti astronauti, nemmeno dopo cinquant'anni dalla prima passeggiata sulla Luna, partano a cuor leggero e con l'assoluta certezza di tornare indietro, eppure si impegnano lo stesso nelle loro missioni, spinti dal profondo desiderio di far progredire ulteriormente l'umanità e la scienza. Al fascino innegabile delle profondità siderali si accompagna il terrore per un ambiente ostile, che rischia di uccidere una persona a causa di un piccolissimo buco su una tuta e dove non è tollerato il minimo errore umano, tanto che persino attività quotidiane come mangiare e stare in compagnia diventano dei lussi, una parentesi dal terrore necessaria per non impazzire. L'impressione di "familiarità" viene data dal cast molto affiatato, composto da volti noti e meno noti, la sceneggiatura (a differenza di quella di moltissimi found footage) è curata quanto basta per imbastire una storia e non solo un insieme di riprese o microepisodi montati alla bell'e meglio, tanto che ad ogni morte, ad ogni fallimento, ci si dispiace come se avessimo seguito la vicenda per mesi, non solo per l'ora e mezza messaci a disposizione. Avrete capito che non mi aspettavo nulla da Europa Report, invece l'ho apprezzato parecchio quindi mi sento di consigliarvelo e non solo per celebrare i cinquant'anni dello sbarco sulla luna!


Di Sharlto Copley (James Corrigan), Michael Nyqvist (Andrei Blok), Embeth Davidtz (Dr. Unger) e  Dan Fogler (Dr. Sokolov) ho parlato ai rispettivi link.

Sebastián Cordero è il regista della pellicola. Ecuadoregno, ha diretto film come Ratas, ratones, rateros e Crónicas. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 47 anni.


Daniel Wu interpreta William Xu. Americano, ha partecipato a film come Il giro del mondo in 80 giorni, L'uomo con i pugni di ferro e Tomb Raider. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 45 anni e un film in uscita.


Christian Camargo interpreta Daniel Luxembourg. Americano, ha partecipato a film come The Hurt Locker,  The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 e Parte 2 e a serie quali Senza traccia, CSI - Scena del crimine, Ghost Whisperer, Numb3rs, Medium, Dexter, House of Cards e Penny Dreadful . Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 48 anni e un film in uscita.


Karolina Wydra interpreta Katya Petrovna. Polacca, ha partecipato a film come Be Kind Rewind, Crazy, Stupid, Love. e a serie quali Dr. House, True Blood, Twin Peaks: Il ritorno e Agents of S.H.I.E.L.D.. Ha 38 anni.


Anamaria Marinca interpreta Rosa Dasque. Romena, ha partecipato a film come Perfect Sense, Fury, Ghost in the Shell e a serie quali Doctor Who. Ha 41 anni e un film in uscita.


Ecco gli altri film che troverete nella rassegna:

Stories  (Uomini veri)
Deliria (Moon)
La Bara Volante (Capricorn One)
La Fabbrica dei Sogni (Mission to Mars)

Il Bollalmanacco di Cinema (Europa Report)

The Obsidian Mirror (Preludio allo spazio)
Non c'è paragone (Sunshine)
Director's cult - Moon
Il Zinefilo (Stazione Luna)
Non quel Marlowe (Il finto sbarco lunare)
Fumetti Etruschi (Comunisti sulla Luna)
Gli Archivi di Uruk (Primi sulla Luna!)
30 anni di Aliens (La Luna nell'universo alieno)
Il CitaScacchi (Scacchi verso la Luna)
IPMP: Locandine italiane d'annata (Stazione Luna)
SOLARIS (Contact)

venerdì 12 settembre 2014

Il tocco del male (1998)

So che ultimamente mi sono data ai film recenti ma non crediate che tralasci i recuperi o la visione di film già stravisti ma amatissimi, come per esempio Il tocco del male (Fallen), diretto nel 1998 dal regista Gregory Hoblit.


Trama: il poliziotto John Hobbes cattura il pluriomicida Edgar Reese e lo fa condannare a morte. Poco dopo, tuttavia, i delitti riprendono con un modus operandi simile a quello di Reese e Hobbes si ritrova perseguitato da un'entità misteriosa e pericolosissima...


Trame come quella de Il tocco del male, de L'alieno e, per estensione, anche de Il male di Dylan Dog mi hanno sempre messo addosso un'ansia terribile perché in esse le pulsioni omicide e la follia si diffondono con un semplice tocco e chiunque può diventare, inconsapevolmente, un pericoloso criminale; l'imprevedibilità e la conseguente paranoia sono alla base di queste storie inquietantissime e la loro bellezza sta proprio nell'impossibilità di dare un volto al "colpevole", che può cambiare così in un batter d'occhio. Peggio di una possessione circoscritta ad un unico individuo, infatti, c'è solo la possibilità che il male si propaghi come un virus e che da esso non vi sia difesa ed è proprio quello che accade ne Il tocco del male. La pellicola di Gregory Hoblit, raccontata furbamente da una voce fuori campo come se fosse un noir d'altri tempi, rappresenta tutto ciò che avrebbe dovuto essere Liberaci dal male per poter funzionare, perché immerge l'orrore religioso in un contesto poliziesco, dando vita ad un interessantissimo ibrido che vede scontrarsi delle ordinarie indagini di normalissimi poliziotti contro l'inspiegabile e il paradossale, contro forze esistenti ancor prima che l'uomo arrivasse sulla Terra. L'angelo caduto Azazel, presenza invisibile agli occhi ma anche troppo "tangibile", coinvolge il protagonista Denzel Washington in un gioco tra gatto e topo talmente serrato da diventare a tratti quasi insostenibile, nel quale l'atmosfera di totale incertezza e pericolo imminente riesce senza troppi problemi ad eclissare la pomposità della solita lotta tra il Male sovrannaturale e un inconsapevole prescelto umano e a farsi perdonare alcune ingenuità pseudo-new age.


Se Il tocco del male, già molto inquietante per la trama, funziona a meraviglia, il merito va in gran parte al cast stellare. Denzel Washington è un protagonista validissimo e solido ma la parte del leone la fanno tutti gli altri grandissimi attori e caratteristi che gli sono stati affiancati, a partire da un Elias Koteas che, nonostante si veda solo all'inizio, si incide a fuoco nella mente dello spettatore grazie ad un carisma magnetico (vi sfido a non mettervi a cantare a squarciagola Time Is on My Side degli Stones, tema portante del film, dopo averlo visto fare a lui nella scena della prigione!); Donald Sutherland, James Gandolfini e John Goodman si fanno condurre docilmente per mano da questa grandissima prova attoriale e si giostrano lo spettatore come vogliono, alternando momenti di normalità ad atteggiamenti "sospetti" in grado di mettere i brividi. La regia di Gregory Hoblit è solida e classica ma lascia spazio all'innovazione al momento di mostrare la soggettiva di Azazel (ottenuta grazie all'ausilio di un tipo di pellicola denominato Ektachrome) e, soprattutto, tocca vertici di pura classe nella sequenza in cui Embeth Davidtz viene presa di mira ed inseguita dall'angelo caduto, che propaga la sua essenza di persona in persona per un intero isolato grazie a semplici tocchi, sapientemente coreografati, inquadrati e montati: horror ne ho visti parecchi, ormai lo sapete, e Il tocco del male l'ho guardato ben più di una volta, eppure trovo che questa particolare sequenza sia una delle più belle che siano mai state girate per un film di genere e mi lascia sempre senza fiato. Per non spoilerare eccessivamente la storia è meglio che mi fermi qui ma direi che basterebbe solo questo per spingermi a consigliare la visione de Il tocco del male a tutti, non solo agli appassionati del sovrannaturale... credo comunque che anche dare una scorsa ai grandi nomi coinvolti sia un valido incentivo, quindi recuperatelo se non lo avete mai fatto!!


Di John Goodman (Jonesy), Donald Sutherland (Stanton), Embeth Davidtz (Gretta Milano), James Gandolfini (Lou) ed Elias Koteas (Edgar Reese) ho già parlato ai rispettivi link.

Gregory Hoblit è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Schegge di paura, Frequency - Il futuro è in ascolto, Il caso Thomas Crawford, Nella rete del serial killer ed episodi di serie come N.Y.P.D.. Anche produttore e sceneggiatore, ha 70 anni.


Denzel Washington (vero nome Denzel Hayes Washington Jr.) interpreta John Hobbes. Americano, lo ricordo per film come Il giustiziere della notte, Glory - Uomini di gloria (per il quale ha vinto l'Oscar come miglior attore non protagonista), Mo' Better Blues, Malcom X, Il rapporto Pelican, Philadelphia, Allarme rosso, Il collezionista di ossa, Training Day (per il quale ha vinto l'Oscar come miglior attore protagonista), Déjà Vu - Corsa contro il tempo e Pelham 1 2 3 - Ostaggi in metropolitana. Anche produttore e regista, ha 60 anni e un film in uscita.


Se Il tocco del male vi fosse piaciuto recuperate anche L'ultima profezia e Angel Heart - Ascensore per l'inferno. ENJOY!



giovedì 3 maggio 2012

The Hole (2001)

In questi giorni ho rivisto dopo qualche anno il pregevole thriller The Hole, diretto nel 2001 dal regista Nick Hamm.


Trama: con un urlo straziante la liceale Liz, ferita, sporca e insanguinata, si accascia nei corridoi della scuola. Attraverso le sue sedute con una psichiatra, veniamo a scoprire che la ragazza ha passato giorni chiusa in un bunker sotterraneo, bloccata lì quasi senza cibo né acqua assieme ad altri tre coetanei per colpa del suo migliore amico, Martin. Ma è andata davvero così…?


Avevo visto The Hole nei primi anni del liceo e lo avevo trovato inquietante e particolarissimo, con un finale geniale nella sua cinica cattiveria. Rivedendolo ora a distanza di anni non posso fare a meno di riconfermare la bontà della pellicola, nonostante le scelte che mettono in moto l’intera vicenda siano quantomeno risibili e anche un po’ ridicole. Sono pensieri da ragazzini emo, ragionamenti insopportabili che farebbero venire voglia di uccidere i ricchi, vani e viziati protagonisti, al servizio di un thriller che, invece, funziona bene perché ricalca lo storico schema di Rashomon: una vicenda (possibilmente tragica) già avvenuta che viene raccontata attraverso vari punti di vista, partendo dal più innocente e fasullo per arrivare a quello più crudo ma anche realistico.


Con un film simile, capirete che non posso stare tanto a ragionare sulla trama, o rovinerei la sorpresa a chi non lo avesse ancora visto, quindi mi concentrerò su aspetti un po’ più tecnici. Il regista confeziona una pellicola assai accattivante in quanto ad impatto visivo; senza concedere troppo al gusto “videoclipparo” dell’epoca utilizza un montaggio molto equilibrato, che alterna tipiche e anonime sequenze thriller con interrogatori e confronti tra sbirri a crudi, oscuri e rapidi flashback ambientati nel bunker, che diventano sempre più lunghi ed approfonditi mano a mano che la vicenda si dipana e la verità viene a galla. Personalmente, adoro la sequenza iniziale, dove una sconvolta Thora Birch corre zoppicando nel fitto del bosco, come fosse inseguita, e arriva infine nei corridoi della scuola, dove più che una ragazza braccata sembrerebbe un inquietante spirito, chiara presa di posizione iniziale per quanto riguarda l’ambiguità che sarà fulcro dell’intera pellicola.


E parlando di ambiguità non posso non tessere le lodi, appunto, di Thora Birch, protagonista assoluta di The Hole. Mentre tutti gli altri personaggi hanno lo stesso carisma delle vittime sacrificali dei tipici film horror (bellocci, insipidi e stupidi, anche la futura star Keira Knightley), nonostante dimostrino di essere dei bravi attori, la Birch riesce ad essere contemporaneamente innocente vittima e stronza priva di scrupoli, con quegli occhi azzurrissimi che lasciano trasparire solo quello che vuole. Grazie a questo, sia la sua versione della storia che quella di Martin risultano assolutamente credibili, e ciò consente allo spettatore di rimanere con il fiato sospeso fino alla fine. In due parole, The Hole è un film che consiglio vivamente.


Di Keira Knightley, che interpreta Frankie, ho già parlato qui, mentre Embeth Davidtz, ovvero la Dottoressa Horwood, la trovate qua.

Nick Hamm è il regista della pellicola. Irlandese, ha girato anche Godsend e Killing Bono. Anche produttore, ha 55 anni.


Thora Birch interpreta Liz. Americana, la ricordo per film come il carinissimo Hocus Pocus, il meraviglioso American Beauty e Ghostworld. Anche produttrice e regista, ha 30 anni e due film in uscita.


Desmond Harrington interpreta Mike. Americano, ha partecipato a film come Giovanna D’Arco e a serie come Taken, Dexter e Gossip Girl. Ha 36 anni e un film in uscita.


Daniel Brocklebank interpreta Martin. Inglese, ha partecipato a film come Shakespeare in Love e The Hours. Ha 33 anni e un film in uscita.


Laurence Fox interpreta Geoff. Inglese, ha partecipato a film come Gosford Park, Elizabeth: The Golden Age ed Edward e Wallis: Il mio regno per una donna. Ha 34 anni.


La versione UK del DVD contiene alcune scene tagliate oppure estese, come quella all’obitorio, e un finale alternativo che mostra alcuni personaggi un anno dopo le vicende narrate. Inoltre, anche dell’inizio ci sono due versioni; una, assai simile a quella mantenuta, riprende le scene da una diversa angolazione, mentre l’altra mostra Liz sola in ospedale, perseguitata da flashback del periodo trascorso nel bunker. Se vi piacciono i thriller/horror che svelano l’inaspettata verità a poco a poco, vi consiglierei di guardare il bellissimo Two Sisters e anche il meno bello Le verità nascoste. ENJOY!

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