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venerdì 22 agosto 2025

2025 Horror Challenge: May (2002)

Il tema della challenge di oggi era Romance Horror, quindi sono finalmente riuscita a guardare May, diretto e sceneggiato nel 2002 dal regista Lucky McKee.


Trama: May, assistente veterinaria timida ed impacciata, si innamora di un meccanico. Quando quest'ultimo la rifiuta, qualcosa dentro May si spezza...


May
è un altro di quei cult di cui avevo sempre sentito parlare ma non ero ancora riuscita a recuperare. Ben venga la challenge horror, che mi offre motivi per superare la mia pigrizia e la brama di stare dietro alle nuove uscite, perché May si è confermato un film notevole, anche se avevo pochi dubbi che la premiata ditta Angela Bettis/Lucky McKee mi avrebbe delusa. May è un character study dallo spiccato stile indie, le cui atmosfere horror, che all'inizio risultano più disturbanti e weird, esplodono con prepotenza solo nell'ultimo atto, debitore nientemeno che di Frankenstein. La protagonista del film è una ragazza vittima di una profonda solitudine ed incapace di relazionarsi socialmente agli altri, questo perché, fin dall'infanzia, la madre ha ingigantito a dismisura un difetto tutto sommato non invalidante, ovvero un occhio pigro. Costretta a portare una benda da pirata per "cammuffare" il difetto, May è stata isolata e presa in giro dai suoi coetanei; per ovviare al problema, la madre, al grido di "se non riesci a trovare un amico, costruiscitene uno", le regala una bambola chiusa all'interno di una teca di vetro, proibendole categoricamente di toccarla. Tutto ciò, nel tempo, ha reso May un'adulta insicura e priva di esperienze sociali, incapace di giudicare gli altri se non per la perfezione delle loro singole parti (So many pretty parts and no pretty wholes), tragicamente desiderosa di un contatto umano, prima ancora che di amicizia e amore. La protagonista si invaghisce delle mani di Adam, fascinoso meccanico, e del collo della sua collega Polly; prima di approcciare Adam, con modi sinistramente simili a quelli di uno stalker, May si procura delle lenti a contatto onde dissimulare l'occhio pigro e si consulta con la bambola di pezza, allo stesso tempo unica confidente e fulcro negativo di tutto ciò che la rende strana e diversa agli occhi degli altri. Ovviamente, non andrà bene, per nessuno. May è un film che estremizza sensazioni comuni, di cui probabilmente siamo stati quasi tutti vittime, ovvero il terrore della solitudine, di non essere capiti né visti dagli altri, di essere sempre e comunque inadeguati. La personalità della protagonista, inevitabilmente distaccata dal punto di vista empatico, al punto da non distinguere tra un orrore di finzione e le procedure mediche che quotidianamente si ritrova a praticare sugli animali (TW: May è un film particolarmente crudele con cani e gatti), è sicuramente respingente, ma è lo stesso difficile non provare pena ogni volta che i suoi sentimenti, goffi ma sinceri, vengono respinti. 


La sanità mentale di May, messa alla prova da tutta una serie di tradimenti, va in frantumi di pari passo con la teca della bambola regalatale dalla madre, finché anche l'ultima spiaggia costituita da una scuola per bambini ciechi (quindi non solo "imperfetti" come la protagonista, ma anche impossibilitati a vedere i suoi difetti) si rivela un clamoroso errore. Privata della sua infantile ancora di stabilità, May non ha più nulla che le impedisca di scendere la china della follia, e di assecondare il consiglio materno di costruirsi la persona perfetta che possa starle accanto. E' interessante il modo in cui McKee, oltre a "soffocare" May all'interno di una camera da bambina, piena di bambole e pupazzi, doti la protagonista della capacità di cucire, di costruire; gli abiti di May, dallo stile molto girlie, non sono solo il simbolo di una persona che non è mai cresciuta, ma anche della disperata volontà di piacere al prossimo, di incarnare un ideale maschile di innocenza e purezza. Quando May decide di prendere di petto la situazione, il suo stile cambia, i suoi abiti diventano più sensuali e gotici. Non è che, sul finale, May arrivi ad accettare se stessa, tuttavia il destino che tocca al suo occhio pigro (prima e dopo la costruzione di "Amy") indica che, forse, c'è la volontà di non avere più un punto di vista distorto dalle aspettative altrui, quindi la risoluzione sospesa è quasi poetica nel suo essere dolceamara. Nei panni della protagonista, Angela Bettis offre la sua interpretazione più iconica, incarnando alla perfezione un personaggio complesso, il cui paesaggio mentale, benché familiare, è difficile e scomodo per lo spettatore; ciò nonostante, la Bettis lo interpreta con una sensibilità incredibile, rendendolo degno di simpatia e pietà, anche nei momenti in cui la follia rende May meno che umana. A loro volta, l'affascinante Jeremy Sisto e Anna Faris (quest'ultima una piacevole sorpresa in un ruolo serio) interpretano personaggi borderline; sicuramente odiosi e "falsi", dal punto di vista di May, ma anche comprensibili nei loro atteggiamenti di corteggiamento fiducioso prima e spaventata riluttanza poi. Se non avete mai guardato May e non temete le opere indie che ci mettono un po' ad arrivare alla "ciccia", preferendo lavorare sulla psicologia dei personaggi, il mio consiglio è quello di recuperare il film di McKee, se non lo avete ancora fatto. Non aspettate anni come me! 


Del regista e sceneggiatore Lucky McKee ho già parlato QUI. Angela Bettis (May Dove Canady), Jeremy Sisto (Adam Stubbs) e Anna Faris (Polly) li trovate invece ai rispettivi link.


Se May vi fosse piaciuto recuperate Pearl e American Mary. ENJOY!


domenica 8 novembre 2020

Kindred Spirits (2019)

Da che mondo è mondo, quando esce un film di Lucky McKee il Bollalmanacco ci si butta a pesce e ovviamente è successo anche con Kindred Spirits, da lui diretto nel 2019.

Trama: quando Sadie, zia rimasta lontana dalla famiglia per anni, torna a casa, la giovane Nicole è al settimo cielo ma qualcosa comincia ad incrinare la già imperfetta tranquillità familiare...

Mai mi sarei aspettata, guardando Kindred Spirits, che mi sarei trovata davanti una di quelle cose anni '90 alla La mia peggiore amica, eppure è questa la sensazione provata alla fine del film, opera senza infamia né lode salvata giusto da alcune felici intuizioni registiche e dalla brava Sasha Frolova nei panni della protagonista Nicole. La storia, infatti, scritta da quel Chris Sivertson che già aveva collaborato con McKee nel pregevole All Cheerleaders Die, è quanto di più prevedibile ci sia in ambito thriller e racconta le peripezie sempre più angoscianti di Nicole, adolescente "problematica" che vive sola con la madre, donna in carriera in perenne contrasto con la figlia. Un giorno, in famiglia torna la giovanissima zia Sadie, che Nicole venera in quanto, da bambina, le avrebbe impedito di finire sotto una macchina salvandole la vita; l'arrivo della zia coincide con un iniziale momento felice fatto di uscite divertenti, condivisioni, shopping e feste, almeno finché Sadie non comincia a manifestare evidenti turbe psichiche che sconfinano in una regressione infantile combinata a una forte invidia nei confronti di Nicole. Da qui, il film comincia a scriversi da solo, con Sadie determinata a rovinare la vita di Nicole e metterla contro chiunque (madre, migliore amica, fidanzato) per riuscire a levarsela dalle balle e rimanere sola con la sorella, bisogna solo vedere quali mezzi utilizzerà per farlo ma vi dico subito che la follia di Sadie raggiungerà picchi gore solo a venti minuti dalla fine.

McKee stavolta pare volersi limitare a portare a casa la pagnotta, citando Psyco in alcune sequenze, soprattutto quella finale, creandone altre che hanno un po' il sapore di una favola dark (merito non solo dell'ambientazione boschiva che circonda la casa di Chloe e Nicole ma anche di alcuni flashback all'interno dei quali sono i costumi a farla da padrone) e realizzando una scioccante scena di autolesionismo ripresa dal punto di vista dell'oggetto contundente, per il resto utilizza anche troppi ralenti e non riesce a creare un'atmosfera sufficientemente angosciante. Le attrici sarebbero anche brave, benché sia scioccante vedere Thora Birch in versione MILFona quando io ancora ho vivido il ricordo di American Beauty e di un ruolo che l'avrebbe vista perfetta nei panni di Nicole, ma onestamente non ho granché sopportato Caitlin Stasey, perfetta quando si tratta di esprimere il lato oscuro di Sadie e imbarazzante nel corso delle frequenti regressioni a bambinetta piangente che vuole la "mamma". Sarà che da McKee mi aspetto sempre qualcosa di originale e sconvolgente, capace di fare accapponare la pelle o come minimo rimuginare per giorni, ma Kindred Spirits mi ha lasciata abbastanza indifferente e penso si sia capito bene dal post. Provaci ancora, Lucky

Del regista Lucky McKee ho già parlato QUI. Thora Birch (Chloe) e Macon Blair (Alex) li trovate invece ai rispettivi link.

Caitlin Stasey interpreta Sadie. Australiana, ha partecipato a film come All Cheerleaders Die e Fear, Inc.. Ha 30 anni e un film in uscita. 



domenica 8 settembre 2019

The Woman (2011)

Siccome in questi giorni è uscito Darlin', ho deciso di rivedere The Woman, diretto nel 2011 da Lucky McKee e co-sceneggiato a partire dal romanzo omonimo di Jack Ketchum, e parlarne un po'.


Trama: un avvocato trova nei boschi una donna selvaggia, dedita al cannibalismo, e decide di catturarla e portarla a casa per educarla assieme ai membri della sua assurda famiglia.



Nel novero di film che fanno stare male davvero, un posto d'onore ce l'ha sicuramente The Woman. Non è facile parlare di questo film senza scadere nelle banalità quindi vi chiedo scusa fin da subito se tutto quello che leggerete lo avranno già detto meglio altri prima di me. The Woman è un film che prende allo stomaco, sia per la violenza che mostra sia, soprattutto, per quella che volutamente insinua tra le righe, nei silenzi dei personaggi e negli sguardi che si scambiano, nell'incalzare del ritmo della colonna sonora, nelle inquadrature realizzate ad arte anche quando la situazione sfocia nel paradossale. Sequel di Offspring (ma non è importante per seguire la trama), The Woman racconta appunto la storia di una donna selvaggia, l'ultima discendente di una stirpe di cannibali che un giorno incappa in qualcosa di ancor più terribile: un uomo folle che decide di "domarla" come tutte le inutili, imperfette donne della sua famiglia. Chris, avvocato e cacciatore, è un uomo che mette a disagio fin dalle prime inquadrature, dalle prime parole che rivolge alla moglie Belle e alla figlia Peggy, permeate da una durezza e un distacco che scompaiono quando le interlocutrici sono altre donne, da blandire ed ingannare; in questo novero, ovviamente, rientra anche la Donna, vittima degli interessi sessuali di Chris e soggetto perfetto da educare e conformare in base ai desideri dell'uomo, un progetto da sottoporre alla famiglia così da ribadire la supremazia del maschio alfa in barba ad ogni buon senso. E se, da un lato, abbiamo Belle e Peggy che si scambiano sguardi tra il perplesso e il disgustato, consapevoli di essere in balia del capofamiglia tanto quanto la Donna ma incapaci di ribellarsi a un giogo che viene mantenuto da anni, dall'altro c'è il figlio Brian che pare voler seguire le orme del padre palesando una malvagità inusuale per un ragazzino. In mezzo, la piccola Darlin', ancora innocente e permeabile a qualsiasi suggestione, l'unica ad accettare la Donna per quello che è: un essere vivente, né più né meno, dotata del fondamentale diritto di essere rispettata e trattata dignitosamente anche se diversa.


Ovvio, Lucky McKee non ci illude nemmeno per un momento che la Donna sia un personaggio bello o positivo, anzi. Pollyanna McIntosh, affascinante e animalesca, sporca come il lume e capace di esprimersi solo in un raffazzonato antico gaelico, è una delle creature più mortali mai apparse sullo schermo e la cosa viene ribadita fin dalle primissime sequenze, per non parlare della terribile, inappellabile condanna finale ai danni di chi ha scelto di sottomettersi senza aiutare, di odiare senza provare nemmeno un minimo di compassione, spinta da un'incomprensibile gelosia. Eppure c'è chi è ancora più orribile di chi, come la Donna, segue semplicemente la sua natura animalesca, ovvero colui che impone la sua visione del mondo col terrore e la violenza, convinto di essere matematicamente nel giusto anche davanti alle situazioni più aberranti, privando moglie e figlia delle più banali libertà. Più delle botte, più del sangue che scorre a fiumi, più delle condizioni inumane in cui viene costretta la Donna fanno male le lacrime silenziose di Peggy, l'animo distrutto da un segreto inconfessabile che condannerà l'unica persona capace di leggerle dentro, oppure lo sguardo stralunato di Belle (una Angela Bettis strepitosa come al solito), moglie annichilita dalla personalità soverchiante di un marito che non le ha mai perdonato un "errore" terribile e che ciò nonostante ha continuato ad usarla come sfornafigli perché, diamine, l'importante è dare agli altri l'illusione di avere una famiglia perbene, con tanti piccoli pargoletti "felici" come nelle pubblicità di una volta e che ci importa se l'illusione viene mantenuta a furia di botte, prevaricazioni e insulti. Ben venga dunque la Donna, a spazzare via chiunque si attacchi all'erronea idea di essere un santo e un condottiero, strappandogli di dosso l'ingannevole maschera perfetta per esporre al mondo un cuore marcio e imputridito, non buono nemmeno per venire mangiato. Ben venga l'orrore di The Woman, uno dei migliori horror moderni, film da vedere e rivedere, senza smettere mai di apprezzarlo.


Del regista e co-sceneggiatore Lucky McKee ho già parlato QUI. Sean Bridgers (Chris Cleek) e Angela Bettis (Belle Cleek) li trovate invece ai rispettivi link.

Pollyanna McIntosh interpreta la Donna. Scozzese, la ricordo per film come Offspring e Tales of Halloween, inoltre ha partecipato a serie come The Walking Dead. Anche sceneggiatrice e regista, ha 40 anni e due film in uscita.


Il film è il seguito di Offspring mentre il sequel è Darlin', di cui parlerò nei prossimi giorni. ENJOY!

venerdì 6 novembre 2015

Tales of Halloween (2015)

Il 31 ottobre scorso a Lucca Comics è stato proiettato Tales of Halloween, antologia horror firmata da vari registi e utilizzata dalla Midnight Factory come evento speciale vietato ai minori di 18 anni. Purtroppo non ho potuto essere presente alla serata ma ho recuperato in qualche modo la pellicola...


Il film si apre con Sweet Tooth, la più classica delle “leggende metropolitane”, nella quale le persone vengono punite per la loro cattiveria ed ingordigia dando vita ad un terribile “uomo nero” affamato di dolci. Come inizio non c’è male, il piglio dell’episodio è volutamente ironico e, nonostante lo sviluppo sia ampiamente prevedibile, lo splatter e l’umorismo nero rendono l’episodio di Dave Parker uno dei più piacevoli da guardare. Segue The Night Billy Raised Hell, altra storia all’insegna dello humor nerissimo con un Barry Bostwick irriconoscibile (Frank'n'Furter sarebbe orgoglioso!!) ed incredibilmente carismatico e gigione; ciò che accomuna entrambe le storie è la presenza di un bambino che, poveraccio, si ritroverà nel guano fino al collo senza saperlo e tutto questo solo per aver dato retta ad un paio di babysitter o accompagnatori di rara inettitudine e demenza. Fino a questo momento Tales of Halloween percorre i binari della commedia horror con qualche twist splatter, il colpo basso giunge però inaspettato quando alla macchina da presa subentra Adam Gierash, che sforna uno dei segmenti più riusciti. Trick, scritto assieme alla compagna Jace Anderson, comincia come una macellata apparentemente senza senso ai danni di un gruppo di fattoni e si conclude con una rivelazione di rara pesantezza, capace di far rileggere l’intero episodio sotto una nuova, terribile luce. Dopo questa tripletta uno pensa che la qualità degli episodi vada salendo, invece Tales of Halloween subisce una brutale battuta d’arresto con l’insulso e prevedibile The Weak and the Wicked, una lotta all’ultimo sangue tra tre assassini e uno sfigato che si fa ricordare non tanto per la terrificante creatura finale, quanto per il piglio western delle prime sequenze, decisamente l’aspetto più riuscito dell’episodio. Non va meglio a Grim Grinning Ghost che, per quanto zeppo di guest star e attori adorabili, non è nulla più che un gradevole raccontino neppure troppo spaventevole, dove la brava Alex Essoe si limita a ripetere quasi ininterrottamente "Oh God. Oh Shit." ad ogni piè sospinto, seguita da un fantasma che, a mo' di Orfeo ed Euridice, non gradisce che la gente si giri a guardarlo dopo che lui ha emesso la sua risata malvagia: ora, lungi da me questionare le scelte di sceneggiatura di Axelle Carolyn, ma se il fantasma ride e io non mi giro, consapevole di averlo alle spalle, perché lui deve seguirmi fino a casa invece di plaudere alla mia saggia scelta e andare a spaccare i marroni a qualcun altro? Mistero.


Giunti a metà film cominciano ad arrivare gli episodi più particolari. Il primo è Ding Dong che, già dal titolo, richiama non solo il suono del campanello che prelude al “dolcetto o scherzetto” ma anche il famoso “Ding Dong la strega è morta” de Il mago di Oz; in effetti di streghe si parla, nella fattispecie di una fattucchiera folle interpretata dalla meravigliosa Pollyanna McIntosh, impossibilitata ad avere figli. L’episodio di Lucky McKee è un delirio particolarissimo, zeppo di immagini disturbanti, tra l’ironico e l’angosciante. Il pensiero di cosa intenda davvero la protagonista per “avere un bambino” vi perseguiterà per giorni, garantito. Segue un intermezzo simpatico, la versione Halloween di Conciati per le feste con Danny De Vito e Matthew Broderick, scritto e diretto da John Skipp, un trionfo di musica metallozza, violenza, stupidera assortita e ispirazioni per l'allestimento casalingo della prossima festa di Halloween, prima che arrivi Mike Mendez a dare il bianco con l'assurdo Friday the 31st. L'episodio è un palese omaggio alla saga Venerdì 13 e a tutti gli slasher che hanno per protagonista un bruto in pettorina armato di arnesi taglienti e dedito al massacro di giovani virgulti ma la particolarità del segmento è il suo cominciare dove gli slasher finiscono e mettere il villain contro un piccolo alieno bizzoso; il risultato è una macellata dallo stile molto nipponico, con profluvio di sangue finto e cadaveri smembrati che ricordano tanto gli antichi fasti di Sam Raimi (a proposito, Ash vs. The Evil Dead è una figata, non perdetelo), una gioia per ogni appassionato del genere. Segue la supercazzolona The Ransom of Rusty Rex, un episodio che prevede la guest appearance di un John Landis particolarmente paraculo e che vi farà venire le lacrime agli occhi dal ridere mentre a concludere le danze ci pensa Neil Marshall con Bad Seed, episodio che merita una considerazione a parte.



Pur nell'incredibile idiozia o, se vogliamo, nell'infinita genialità (dipende dai punti di vista) dell'assunto iniziale, Bad Seed è l'unico segmento meritevole di venire trasformato in un film e non solo per il cliffhanger finale. In dieci minuti Neil Marshall riesce ad imbastire un poliziesco horror che vede coinvolta una tostissima poliziotta costretta a fare i conti con prove deliranti, identikit impossibili e una sanguinosa serie di morti masticati e lo conclude con un finale che spinge a volerne di più e ad incrociare le dita perché qualcuno colga al balzo l'occasione per fargli realizzare un lungometraggio. Girato con piglio ironico, Bad Seed conta degli ottimi effetti speciali, attori assolutamente in parte e funge da "riassunto" degli episodi precedenti o, meglio, contiene molti divertentissimi riferimenti agli stessi ed è un peccato che gli sia toccato chiudere il film perché ciò rischia di affossarlo con il senso di inevitabile diludendo che accompagna i titoli di testa di Tales of Halloween. L'operazione messa in piedi dalla cosiddetta October Society, infatti, stringi stringi non è altro che un'accozzaglia di episodi più o meno riusciti capace di lasciare molto amaro in bocca e un devastante senso di inconcludenza: personalmente, ho avuto la sensazione di avere testimoniato ad un grosso spreco di talenti e guest star e mi sono ritrovata spesso a rimpiangere il più riuscito Trick'r'Treat o le vecchie, corpose antologie horror anni '70-'80, che riuscivano a coniugare strizzate d'occhi per appassionati, quantità e qualità. Detto questo, come divertissement di Halloween poteva andare peggio e una visione disimpegnata tra amici (magari non amici che odiano l'horror e si annoierebbero, true story) ci sta ma non aspettatevi chissà quale capolavoro. Ah, come al solito il divieto ai minori di 18 anni in suolo italico è una bufala ai limiti del ridicolo, ho visto scene peggiori in film V.M. 14.



Dei registi Darren Lynn Bousman (The Night Billy Raised Hell), Adam Gierash (Trick), Lucky McKee (Ding Dong), Mike Mendez (Friday the 31st), Ryan Schifrin (The Ransom of Rusty Rex) ho parlato ai rispettivi link. Anche Lisa Marie (una delle ospiti travestite dell'episodio Grimm Grinning Ghost), Lin Shaye (la madre della protagonista in Grimm Grinning Ghost), Mick Garris (un altro degli ospiti di Grimm Grinning Ghost), John Landis (Jebediah Rex in The Ransom of Rusty Rex), Clare Kramer (Lt. Karly Brant), Joe Dante (lo scienziato in Bad Seed), Pat Healy (il poliziotto di Bad Seed) e Adam Green (l'agente Carlo, che compare in più di un episodio) sono già stati nominati sul Bollalmanacco!

Dave Parker è il regista e sceneggiatore dell'episodio Sweet Tooth. Probabilmente americano, ha diretto film come Masters of Horror e Le colline sanguinano. E' anche attore e produttore.


Paul Solet è il regista dell'episodio The Weak and the Wicked. Americano, ha diretto film come Grace e l'imminente Dark Summer. Anche attore, sceneggiatore, produttore e stuntman, ha 36 anni.


Axelle Carolyn è la regista dell'episodio Grimm Grinning Ghost. Belga, moglie del regista Neil Marshall, ha diretto film come Soulmate. Soprattutto attrice, anche produttrice, ha 36 anni.


Neil Marshall è il regista dell'episodio Bad Seed. Inglese, ha diretto film come Dog Soldiers, The Descent, Doomsday ed episodi di serie come Il trono di spade, Constantine e Hannibal. Anche attore e produttore, ha 45 anni e un film in uscita.


John Skipp, regista e sceneggiatore dell'episodio This Means War, è al suo esordio cinematografico dietro la macchina da presa ma è molto conosciuto come scrittore splatterpunk. Incalcolabile la marea di guest star presenti nel film, mi limito a segnalare qui solo quelle che ho riconosciuto e amato altrimenti i trafiletti diventerebbero almeno 300: Adrienne Barbeau (ex moglie di John Carpenter, è la speaker radiofonica che introduce le storie), Booboo Stewart (Isaac nell'episodio The Weak and the Wicked, ha partecipato a Descendants), Pollyanna McIntosh (La strega in Ding Dong, ha partecipato a The Woman), Ben Woolf (Rusty Rex in The Ransom of Rusty Rex, interpretava Meep in American Horror Story Freakshow), l'amatissimo Barry Bostwick (irriconoscibile diavolo in The Night Billy Raised Hell è l'indimenticabile Brad Majors del Rocky Horror Picture Show), l'adorato Greg Grunberg (star di Alias ed Heroes, interpreta Alex Mathis nell'episodio Sweet Tooth, personaggio già apparso in Big Ass Spiders! assieme a quello di Clare Kramer), Stuart Gordon (l'uomo travestito da Sherlock Holmes nell'episodio Grimm Grinning Tooth nonché regista di Re-Animator) e Alex Essoe (protagonista di Starry Eyes, qui nei panni della ragazza inseguita dallo spettro in Grim Grinning Tooth). Detto questo, avete millamila horror da guardare anche solo per conoscere le guest star presenti, basta scorrerne la filmografia, comunque aggiungerei quella che nel tempo è diventata LA pietra miliare per Halloween, ovvero il bellissimo Trick'r Treat, volgarmente denominato La vendetta di Halloween! ENJOY


mercoledì 30 luglio 2014

All Cheerleaders Die (2013)

Siccome Lucia e Silvia, tra tutte e due, mi hanno fatto salire la scimmia, una di queste sere ho deciso di guardare All Cheerleaders Die, diretto e sceneggiato nel 2013 da Lucky McKee e Chris Sivertson e remake del loro omonimo film del 2001.


Trama: Maddie cerca di mettere zizzania tra le cheerleaders e i giocatori di football del liceo ma il gioco le sfugge di mano e la questione si complica tra morti, sangue e magia...


Credo che se avessi visto All Cheerleaders Die ai tempi delle scuole superiori sarei uscita di testa, cominciando a vestirmi da darkettona, acquistando una telecamera portatile o cercando di penetrare i segreti delle pietre e dei cristalli. Per fortuna di anni ne ho 33 e posso solo dire che All Cheerleaders Die è l'horror più dannatamente "giusto", divertente ed esaltante che abbia visto quest'anno e mi dispiace per roba più seria ma finirà dritto nelle prime cinque posizioni di un'eventuale classifica di fine 2014. Prendete la sciocca e spocchiosa cattiveria di due capisaldi (e lo ribadisco: CA-PI-SAL-DI!!) come Ragazze a Beverly Hills e Mean Girls, aggiungeteci l'inevitabile richiamo per adolescenti maschi medi consistente nel binomio baci saffici/cheerleader che già serpeggiava allegro ne Il corpo di Jennifer, non dimenticate l'horror di un tipico teen slasher alla Scream e infine un pizzico della magia di Giovani Streghe e avrete un'idea di cosa sia questo All Cheerleaders Die, una pellicola dove può davvero succedere tutto e il contrario di tutto, zeppa di twist e trovate geniali che riescono ad rendere freschi e frizzanti anche i cliché di cui è infarcita. Lucky McKee e Chris Sivertson, infatti, non si fanno scrupolo nel cambiare registro e spiazzare lo spettatore ogni volta che possono, tenendolo sulla corda con misteri e motivazioni che verranno svelati al momento giusto o richiamati brutalmente alla memoria nel caso ce li fossimo dimenticati: All Cheerleaders Die è una storia di amicizia, vendetta, tradimento, amore, pregiudizi e disperazione, che mette l'uno contro l'altro due "branchi" di animali, cani e cagne (bitches, come si chiamano tra loro le Cheerleader), ognuno stupidamente in lotta per la supremazia all'interno del variegato bestiario studentesco americano, pieno di regole e convenzioni discriminatorie. La rabbiosa ribellione di una persona, che inserisce all'interno della perfetta comunione tra giocatori e cheerleader l'elemento estraneo e "pensante", da il via ad una serie di eventi che porterà tutti i coinvolti a mostrare il loro vero volto, con risultati inaspettati anche per gli stessi protagonisti, che scopriranno a loro spese che non è tutto oro quello che luccica.


Non avendo visto la versione del 2001 non posso fare confronti tra originale e remake ma in questo All Cheerleaders Die ho molto apprezzato la colonna sonora "trendy" (immancabile in un teen horror che si rispetti!), la parsimonia con cui sono stati utilizzati gli effetti speciali, l'abbondanza di gore "sensato" e non baracconesco e, ovviamente, i dialoghi tipicamente GGiovani e zeppi di slang che non mancano di alleggerire ogni scena, anche quelle più cruente, lasciando che la pellicola danzi allegramente sul filo della supercazzola senza scadere nella farsa come, per esempio, quella grandissima schifezza di Nurse 3D. A tal proposito. Del trinomio horror, tette e culi a me, come donna, importa davvero poco. Però, se vogliamo proprio che eros e thanatos vadano a braccetto o se vogliamo mostrare delle bambolotte immerse nel sangue, bisogna che queste bambolotte siano davvero delle badass di prima categoria, roba alla Russ Meyers o alla Tarantino, non delle innominabili cagne come Paz De La Huerta, perché sarà proprio il loro carisma a rendere godibile anche la più stupida delle sceneggiature. In All Cheerleaders Die nessuna delle protagoniste vincerà mai un Oscar ma perlomeno sono espressive, ci mettono impegno e passione, non parlano come se avessero appena bevuto 70 gin lemon e corrono, ballano, picchiano... urlano. Cristo, come urlano. Sianoa Smit-McPhee strilla talmente tanto alla fine che non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo e la incitavo a dare un happy ending al film con il solo potere del suo urlo praticamente infinito. Così come incitavo la Stasey e tutte le altre Cheerleader a corcare di mazzate quei poveri gonzi buoni solo a calciare un pallone, sbavare sulle matricole e farsi grossi con i nerd sfigatelli che popolano i corridoi del liceo. McKee, Sivertson, scripta manent: voi avete detto "part one". E io aspetto una part two dove quel mostro uscito dalla tomba con l'occhio rosso come Terminator possa dare un nuovo significato alla parola vendetta!

Lucky McKee (vero nome Edward Lucky McKee) è co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come All Cheerleaders Die del 2001, May, The Woman e l'episodio Sick Girl della serie Masters of Horror. Anche attore, produttore e compositore, ha 39 anni.


Chris Sivertson è co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come All Cheerleaders Die del 2001, The Lost e Il nome del mio assassino. E' anche attore e produttore.


Caitlin Stasey (vero nome Caitlin Jean Stasey) interpreta Maddie. Australiana, ha partecipato a film come Il domani che verrà - The Tomorrow Series, I Frankenstein e alla soap australiana Neighbours. Ha 24 anni e un film in uscita.


Sianoa Smit-McPhee, che interpreta Leena, è sorella del Kodi Smith Mc-Phee che ha partecipato a Blood Story, Paranorman e The Congress. Detto questo, se All Cheerleaders Die vi fosse piaciuto provate a cercare la versione del 2001 e magari anche Scream, Giovani Streghe, Mean Girls, Ragazze a Beverly Hills e Jennifer's Body. ENJOY!


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