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Espressione intensissima |
venerdì 25 giugno 2021
Spiral - L'eredità di Saw (2021)
venerdì 19 febbraio 2021
The Social Network (2010)
Grazie a un buono Vodafone, il Bolluomo ha ottenuto 10 euro da spendere su Chili e nella selezione di film fuibili col buono in questione c'era The Social Network, diretto nel 2010 dal regista David Fincher.
Trama: il giovane laureando Mark Zuckerberg crea il futuro Facebook ma, nel cammino, perde amici storici e si fa nuovi nemici...
Sono passati undici anni dall'uscita di The Social Network e chissà perché lo avevo snobbato fino a questo momento, visto che gli ingredienti per piacermi c'erano tutti e sono stati confermati durante la visione del film. Forse perché, all'epoca, temevo mi sarei trovata davanti una noiosa agiografia di San Zuckerberg da White Plains, invece The Social Network è tutto il contrario: partendo dal libro di Ben Mezrich intitolato Miliardari per caso - L'invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, Aaron Sorkin lo riadatta per lo schermo togliendo i gemelli Winklevoss ed Eduardo Saverin dai riflettori ma mantenendo comunque il loro punto di vista pur rendendo Mark Zuckerberg protagonista assoluto, col risultato che molto di quello che viene mostrato sullo schermo è opera di pura fiction basata su un mix di racconti, leggende metropolitane e mera invenzione. Qui scatta il dilemma "morale" che ha tenuti impegnati me e Mirco durante la visione. Nel film, Zuckerberg viene descritto come una sorta di Sheldon Cooper sbruffone, sicuro di sé nonostante una palese incapacità di avere normali rapporti umani, stronzo e, soprattutto, vendicativo ed invidioso; il motore della creazione di Facebook è il pentimento seguito ad un'atroce vendetta nei confronti di una ragazza, al quale seguono moltissime piccole e grandi ripicche nei confronti di amici e nemici in egual modo, cosa che spingerebbe gli animi molto meno critici del mio a partire verso la sede di Facebook con torce e forconi per picchiare selvaggiamente l'eminenza grigia del web. In realtà, molto di quello che si vede nel film è inventato, sopratutto per quello che riguarda l'"uomo Zuckerberg", che si dice sia privo di qualsivoglia capacità di provare emozioni forti o vincolanti, positive o negative che siano, quindi impossibilitato ad agire come una sorta di villain geniale.
Nonostante questo, il film è molto interessante e non potrebbe essere diversamente visto che la sceneggiatura è di Sorkin, che rifugge la banalità della solita struttura di ascesa-caduta-risalita tipica di molte pellicole simili e si focalizza sull'esperienza di una persona che è perennemente in ascesa e perennemente in caduta, vittima di un cervello che lo rende incomprensibile a tutte le persone che incontra, e conseguentemente inviso anche allo spettatore, almeno in parte. Se i papaverini di Harvard sono giustamente dipinti come dei ricchi minchioni viziati che meritano di venire perculati da Zuckerberg e il creatore di Napster Sean Parker viene descritto come una scheggia impazzita da cui guardarsi, elementi che rendono per reazione più simpatico Zuckerberg, è inevitabile infatti che lo spettatore si senta comunque più vicino a Saverin, "reo" di volere una vita normale e magari di fare qualche soldino in maniera corretta. Non è un caso, dunque, che Saverin abbia la faccetta rassicurante di Andrew Garfield, mentre il bravissimo Jesse Eisenberg convoglia tutto il suo magnetismo un po' nerd nella figura controversa del protagonista, che allo stesso tempo affascina e allontana, un po' come la sua creatura più famosa: la facciata innocua di THE Facebook, che permette agli utenti di cercarsi, collegarsi e sviluppare amicizie, in realtà racchiude dinamiche ben più complesse, spesso incomprensibili, talvolta pericolose per gli utenti tanto incauti da fidarsi. In questo, lo Zuckerberg di The Social Network è una perfetta allegoria di quello che ha creato e probabilmente è lì che risiede l'intero senso della validissima operazione di Fincher, Sorkin e soci.
Del regista David Fincher ho già parlato QUI. Jesse Eisenberg (Mark Zuckerberg), Rooney Mara (Erica Albright), Andrew Garfield (Eduardo Saverin), Armie Hammer (Cameron Winklevoss/Tyler Winklevoss), Max Minghella (Divya Narendra), Justin Timberlake (Sean Parker), Dakota Johnson (Amelia Ritter), Aaron Sorkin (Direttore agenzia pubblicitaria), Caleb Landry Jones (membro della confraternita) e Jason Flemyng (non accreditato, è uno degli spettatori alla regata) li trovate invece ai rispettivi link.
Il film ha vinto tre premi Oscar, per la Sceneggiatura, il Montaggio e la Colonna Sonora Originale. Andrew Garfield aveva sostenuto l'audizione per il ruolo di Zuckerberg ma alla fine era troppo spontaneo e sincero e il regista ha deciso di affidargli Saverin, mentre Shia Labeouf ha direttamente rifiutato di partecipare al film come protagonista. Se The Social Network vi fosse piaciuto recuperate Steve Jobs e La grande scommessa .ENJOY!
domenica 12 ottobre 2014
Horns (2013)
Trama: Ig Perrish viene accusato del terribile omicidio della fidanzata Merrin e nessuno sembra disposto a credere alla sua innocenza. Disperato, il ragazzo affoga il suo dolore nell'alcool e un mattino si risveglia con un doposbornia e un paio di corna dotate di strani poteri...
Horns è il classico film che poteva essere un capolavoro e invece è diventato una pellicola buona giusto per passare una serata, da dimenticare il giorno dopo. Ed effettivamente sono già passati tre o quattro giorni da quando l'ho guardato, tanto che non ricordo più cos'avrei voluto scrivere, a dimostrazione che Horns è un prodotto senza infamia né lode. A dir la verità il film non comincia male, anzi. La trama rispetta molto le atmosfere del romanzo di Joe Hill e dipinge la storia d'amore di Ig e Merrin con pochi tocchi delicati racchiusi nella sequenza più bella di tutto il film, accompagnata dalle note di Heroes di David Bowie; dopodiché la nuova, terribile situazione di Ig ci viene raccontata facendo uso abbondante di humour nero e scene grottesche, un'escalation di assurde ed orribili confessioni di persone costrette a tirare fuori i loro segreti più oscuri davanti al potere delle corna del ragazzo. Fin lì, tutto bene. Il problema, come al solito, sta nel far quadrare i conti dal momento in cui le corna conducono Ig a scoprire chi abbia ucciso Merrin e perché. In casi come questi, ahimé, succede sempre che gli sceneggiatori lascino perdere tutto il resto e si concentrino solo sul fornire allo spettatore la spiegazione più rapida ed immediata, possibilmente concludendola con qualche risoluzione di sborona vendetta, senza stare tanto a ricamare sui personaggi, sulle loro motivazioni e su tutti i retroscena, ricercando costantemente la soluzione più facile e banale. Horns non fa eccezione e il tortuoso percorso di Ig, emblema di irritante bontà costretto a "reinventare" la sua innocenza tingendola di rosso, diventa così una strada diritta, lastricata di facilonerie e teatrali vendette, che rifiuta completamente il poetico, vitalissimo finale del romanzo e ricorre ad una banale scenetta da romanzo per adolescenti.
L'altro problemuccio di Horns è che dove c'è Aja non c'è più gioia. Il regista francese infatti, dopo avere esordito col botto e con uno dei film più angoscianti degli ultimi anni, ha deciso di afflosciarsi e rinunciare a qualsiasi briciolo di autorialità. Effettivamente, Horns avrebbe potuto girarlo chiunque: non c'è orrore, non ci sono soluzioni visive particolari, il gusto per l'eccesso è totalmente assente. Anzi, peggio, perché Aja si è affidato completamente alla computer graphic, che in questo caso ha partorito un paio di sequenze al limite dell'abominevole, come l'incubo ad occhi aperti di Terry (correva l'anno 2001 e l'episodio Wrecked di Buffy the Vampire Slayer mostrava una scena praticamente identica, quella in cui una Willow drogata di magia si perdeva in un mondo fatto di liane e demoni. Parliamo di TREDICI anni fa e quella sequenza è girata molto meglio!), l'attacco dei serpenti più finti mai visti in un film (nemmeno quelli di Snakes on a Plane erano così raffazzonati) e, orrore degli orrori, il finale che vede Ig trasformarsi, sul quale non entro nello specifico per evitare spoiler ma sappiate solo che è inguardabile. Peccato, perché Daniel Radcliffe e, soprattutto, Juno Temple sono davvero bravi. Avevo qualche dubbio sull'ex Harry Potter ma il suo accento americano è convincente quanto il suo aspetto malaticcio e dimesso, mentre la Temple è bellissima e perfetta ed è riuscita anche a magonarmi in un paio di scene, come il confronto con Ig o quella in cui invoca l'aiuto di suo padre mentre l'aguzzino la sta violentando (poi se il padre ha la facciotta dolce di David Morse non posso fare a meno di mettermi a piangere). Il resto del cast, purtroppo, è insignificante e dimenticabile, a cominciare da una Heather Graham sprecata. Con questo concludo, dicendo che Horns non è, nonostante quello che ho scritto, un brutto film: è semplicemente (e purtroppo) un'occasione sprecata ma probabilmente se non avete letto La vendetta del diavolo potreste anche non trovarlo così fiacco.
Del regista Alexandre Aja ho già parlato QUI. Daniel Radcliffe (Ig Perrish), Juno Temple (Merrin Williams), Heather Graham (Veronica) e David Morse (Dave Williams) li trovate invece ai rispettivi link.
James Remar interpreta Derrick Perrish. Americano, ha partecipato a film come I guerrieri della notte, 4 pazzi in libertà, I delitti del gatto nero, Mezzo professore tra i marines, Miracolo sulla 34a strada, Dredd - La legge sono io, Psycho, Le verità nascoste, Blade: Trinity, Il mai nato, RED, X-Men - L'inizio, Django Unchained e a serie come Miami Vice, Walker Texas Ranger, Nash Bridges, Settimo cielo, X-Files, Senza traccia, Sex and the City, CSI: Miami, Criminal Minds, Numb3rs, Dexter, Grey's Anatomy e From Dusk Till Dawn, inoltre ha lavorato come doppiatore nel film Ratatouille. Ha 61 anni e cinque film in uscita, tra cui The Hateful Eight di Tarantino!
Joe Anderson interpreta Terry Perrish. Inglese, ha partecipato a film come Creep - Il chirurgo e La città verrà distrutta all'alba. Ha 34 anni e un film in uscita.
Max Minghella (vero nome Max Giorgio Choa Minghella) interpreta Lee Tourneau. Inglese, figlio del regista Anthony Minghella, ha partecipato a film come Syriana, Agora, The Social Network, Le idi di marzo e Gli stagisti. Anche produttore e sceneggiatore, ha 29 anni e un film in uscita.
Shia LaBeouf era stato scelto per interpretare Ig ma alla fine lo ha sostituito Daniel Radcliffe e aggiungerei meno male perché LaBeouf è il trionfo dell'inespressività. Detto questo, se Horns vi fosse piaciuto leggete La vendetta del diavolo di Joe Hill! ENJOY!