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venerdì 4 giugno 2021

Oxygen (2021)

Piano piano (molto, molto lentamente) sto riuscendo anche a recuperare quei due o tre originali Netflix che mi interessavano, tra cui Oxygen (Oxygène), diretto dal regista Alexandre Aja. Niente spoiler, leggete tranquilli!


Trama: una donna si sveglia all'interno di una capsula medica danneggiata e deve capire chi e perché l'ha rinchiusa lì dentro prima che finisca l'ossigeno.


Evidentemente Aja, dopo l'exploit con i coccodrilli di Crawl, ci ha preso gusto con i film claustrofobici e c'è da dire che gli vengono anche bene. Se in Crawl i protagonisti, benché braccati da coccodrilli mordaci in ambienti ristretti e allagati, riuscivano in qualche modo a muoversi e respirare, in Oxygen la protagonista non ha la stessa fortuna ed è rinchiusa all'interno di una capsula impossibile da aprire, con le riserve d'ossigeno dimezzate e in via d'esaurimento. Quello di Elizabeth è un incubo che disorienta, all'interno del quale le immagini di una capsula pericolosissima e dotata di troppi mezzi per dare al paziente una morte rapida ed indolore, somministrata dalla voce incorporea dell'assistente computerizzato M.I.L.O., si alternano a flash di una vita dimenticata che potrebbero anche non essere ricordi, ma semplici allucinazioni. La lotta di Elizabeth è dunque duplice, uno sforzo fisico e mentale, perché la sua salvezza dipende in primis dal riuscire a ricordare la propria identità e il proprio passato, all'interno del quale si nasconde la chiave per poter sbloccare una capsula ironicamente progettata per la salvezza del soggetto che ospita, un oggetto futuristico viziato da un sacco di "gabole" antiquate. Nulla più vi conviene sapere della trama; con un po' di attenzione probabilmente riuscirete, com'è successo a me, ad intuire quello che avrebbe dovuto essere il twist più sconvolgente del mucchio (la sceneggiatura è molto ricca in tal senso) ma lo stesso "capire" non preclude il divertimento di scoprire le cose poco a poco. 


Un film interamente ambientato in un luogo così ristretto rischierebbe di offrire presto il fianco alla noia ma per fortuna Aja ha parecchi elementi con cui giocare. All'interno della capsula, come già ho scritto sopra, ci sono oggetti potenzialmente mortali che rendono ogni azione di Elizabeth un terno al lotto, ché non si sa mai come potrebbe reagire M.I.L.O., inoltre, mano a mano che l'ossigeno diminuisce, ci si mettono anche le allucinazioni della protagonista ad accelerare la tachicardia alimentata dalla situazione già abbastanza spinosa. Accanto alla concretezza del presente ci sono poi i flash del passato, un po' ripetitivi all'inizio e non particolarmente interessanti (anzi, sembra quasi che Aja ricerchi il contrasto tra l'ansia della situazione contingente e ricordi anche troppo idilliaci) ma sempre più importanti ed inquietanti mano a mano che il film prosegue, finché il regista non si decide ad allargare il campo delle inquadrature lasciandoci letteralmente a bocca aperta. Fondamentale, ovviamente, la presenza di Mélanie Laurent, che regge sulle spalle tutto il film e contribuisce, con la sua bella ed intensa interpretazione, a far sì che lo spettatore si faccia carico delle sofferenze di Elizabeth arrivando ad immedesimarsi fino a rimanere senza respiro. Per tutti questi motivi, tra gli originali Netflix visti di recente, Oxigen è uno dei migliori, quindi dategli un'occhiata. 


Del regista Alexandre Aja ho già parlato QUI. Mathieu Almaric, che dà la voce a M.I.L.O. lo trovate invece QUA.

Mélanie Laurent interpreta Elizabeth "Liz" Hansen. Francese, la ricordo per film come Bastardi senza gloria e Now You See Me - I maghi del crimine. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 38 anni e un film in uscita. 


Anne Hathaway è stata la prima attrice chiamata per il ruolo di protagonista, alla quale è poi subentrata Noomi Rapace, sostituita definitivamente dalla Laurent quando il progetto è stato preso in mano da Aja. Se Oxygen vi fosse piaciuto recuperate Meander e Buried. ENJOY!

martedì 27 agosto 2019

Crawl - Intrappolati (2019)

La dea dei recuperi stavolta mi ha baciata in fronte, ché nonostante sia rimasta in terre straniere per ben una settimana, al ritorno sono riuscita a trovare in programmazione anche Crawl - Intrappolati (Crawl), diretto dal regista Alexandre Aja.


Trama: nel bel mezzo di un tifone, Haley va nella vecchia casa d'infanzia per cercare il padre che non risponde al cellulare. Lì troverà una cantina completamente allagata ed infestata da alligatori.


Oh, credevo non lo avrei mai più potuto dire ma stavolta, davvero, "dove c'è Aja c'è gioia". Non può non esserci, in effetti, con un film zeppo di mostroni striscianti e assassini come questo, privato della stupidità congenita e alla American Pie di Piranha 3D (che, per inciso, mi aveva già divertita molto) o della sciatteria di uno Sharknado, ridotto all'osso con due personaggi cazzutissimi benché paradossali che devono fare solo una cosa: sopravvivere. Sopravvivere all'interno di una cantina o anfratto sotto le fondamenta (cosa c'è di bello nelle case americane è che sono fatte di cartamusica e hanno sti pertugi sotterranei dove può celarsi la qualsiasi) di una casa, all'interno della quale a un certo punto cominciano a riversarsi alligatori come se non bastasse lo schifo atavico di un luogo dal soffitto bassissimo, zeppo di escrementi e schifo assortito. Ecco, la cosa veramente più agghiacciante di Crawl è che all'ansia da soffocamento causata dalla presenza di ambienti ristretti e via via sempre più zeppi d'acqua, si aggiunge il disgusto di non sapere cosa toccheranno le mani e i piedi nudi dei protagonisti, costretti a dimenarsi all'interno di anfratti leppeghi, probabilmente maleodoranti, pieni di Dio solo sa cosa, tanto che talvolta gli alligatori mi sono sembrati davvero il male minore. Ma gli alligatori ci sono, mannaggia a loro, e sono infingardi come pochi, tanto da non dare scampo in qualsiasi ambiente li si metta, che sia una cantina soffocante, una strada trasformata nel giro di pochissimo in una palude o una casa utilizzata come quelle meravigliose cabine in cui i maghi a poco a poco vengono ricoperti d'acqua e col cavolo che riescono ad uscire. Il tutto, ovviamente, mentre i due protagonisti si fanno sempre più stanchi e sciancati (anche incauti, santo cielo. Accetto tutto ma che Haley si guardi le spalle ogni due secondi mentre il povero babbo a un bel momento pensi di essere al parco acquatico Le Caravelle e dimentichi che sott'acqua ci sono gli alligatori anche no, dai) ma mai domi, questo nemmeno per un secondo, ché forse nemmeno Rambo era così combattivo e desideroso di sopravvivere quanto lo sono la Scodelario e Pepper, entrambi straconvinti dei loro ruoli e impegnati in prove fisiche d'alta scuola, quelle belle performance alla Tremors dove non importa quanto siano assurdi i dialoghi che gli si mette in bocca, alla fine si arriva ad amare i due protagonisti.


In tutto questo, come ho detto, Aja e l'intero reparto tecnico chiamato a realizzare il film danno gioia. Il regista gioca alla perfezione con gli ambienti a sua disposizione, riversandoci addosso terrori claustrofobici ed agorafobici senza annoiare nemmeno per un secondo e mozzando il respiro dello spettatore sia quando lo spazio è limitato, come in cantina o in casa, sia quando c'è anche troppo spazio e Dio solo sa da dove arriverà la minaccia; le dinamiche da horror in cui l'alligatore si acquatta nell'oscurità, pronto ad uccidere lo spettatore con uno jump scare perfido e spesso inaspettato, si alternano così ad ampie panoramiche in cui le bestiacce si vedono benissimo e si può solo pregare per chi ha talmente tanta sfiga da ritrovarsi alla mercé delle loro fauci, con tutta la profusione di gore del caso, per fortuna. Voto dieci, inoltre, agli effetti speciali. Non mi intendo di alligatori, per carità, tuttavia quelli di Crawl sono molto realistici e soprattutto sono inseriti alla perfezione all'interno delle scene, offrendo un'interazione assolutamente veritiera con gli attori. Unico appunto che mi sento di muovere: ma gli alligatorini, perché non usarli? Già me li immaginavo come tanti piccoli critter ancora più malvagi, attaccarsi ai piedi della Scodelario e romperle le scatole a mo' di zanzare moleste, altroché. Ma pazienza, Crawl è divertentissimo e ansiogeno anche senza alligatori baby, una corsa sulle montagne russe con una frenata talmente brusca e una presa in giro sui titoli di coda così grande da meritare l'applauso. Ah, il buon cinema ignorante di una volta, realizzato con passione. L'ideale per le caldissime serate estive, altro che evitare le sale!


Del regista Alexandre Aja ho già parlato QUI. Kaya Scodelario (Haley) e Barry Pepper (Dave) li trovate invece ai rispettivi link.


Se il film vi fosse piaciuto recuperate The Shallows, Piranha 3D  Blu profondo. ENJOY!

domenica 12 ottobre 2014

Horns (2013)

Siccome ho adorato La vendetta del diavolo di Joe Hill e non me la sentivo di aspettare, in questi giorni di malanni ho deciso di guardare Horns, diretto nel 2013 da Alexandre Aja e tratto proprio dal romanzo del figliolo di Stephen King.


Trama: Ig Perrish viene accusato del terribile omicidio della fidanzata Merrin e nessuno sembra disposto a credere alla sua innocenza. Disperato, il ragazzo affoga il suo dolore nell'alcool e un mattino si risveglia con un doposbornia e un paio di corna dotate di strani poteri...


Horns è il classico film che poteva essere un capolavoro e invece è diventato una pellicola buona giusto per passare una serata, da dimenticare il giorno dopo. Ed effettivamente sono già passati tre o quattro giorni da quando l'ho guardato, tanto che non ricordo più cos'avrei voluto scrivere, a dimostrazione che Horns è un prodotto senza infamia né lode. A dir la verità il film non comincia male, anzi. La trama rispetta molto le atmosfere del romanzo di Joe Hill e dipinge la storia d'amore di Ig e Merrin con pochi tocchi delicati racchiusi nella sequenza più bella di tutto il film, accompagnata dalle note di Heroes di David Bowie; dopodiché la nuova, terribile situazione di Ig ci viene raccontata facendo uso abbondante di humour nero e scene grottesche, un'escalation di assurde ed orribili confessioni di persone costrette a tirare fuori i loro segreti più oscuri davanti al potere delle corna del ragazzo. Fin lì, tutto bene. Il problema, come al solito, sta nel far quadrare i conti dal momento in cui le corna conducono Ig a scoprire chi abbia ucciso Merrin e perché. In casi come questi, ahimé, succede sempre che gli sceneggiatori lascino perdere tutto il resto e si concentrino solo sul fornire allo spettatore la spiegazione più rapida ed immediata, possibilmente concludendola con qualche risoluzione di sborona vendetta, senza stare tanto a ricamare sui personaggi, sulle loro motivazioni e su tutti i retroscena, ricercando costantemente la soluzione più facile e banale. Horns non fa eccezione e il tortuoso percorso di Ig, emblema di irritante bontà costretto a "reinventare" la sua innocenza tingendola di rosso, diventa così una strada diritta, lastricata di facilonerie e teatrali vendette, che rifiuta completamente il poetico, vitalissimo finale del romanzo e ricorre ad una banale scenetta da romanzo per adolescenti.


L'altro problemuccio di Horns è che dove c'è Aja non c'è più gioia. Il regista francese infatti, dopo avere esordito col botto e con uno dei film più angoscianti degli ultimi anni, ha deciso di afflosciarsi e rinunciare a qualsiasi briciolo di autorialità. Effettivamente, Horns avrebbe potuto girarlo chiunque: non c'è orrore, non ci sono soluzioni visive particolari, il gusto per l'eccesso è totalmente assente. Anzi, peggio, perché Aja si è affidato completamente alla computer graphic, che in questo caso ha partorito un paio di sequenze al limite dell'abominevole, come l'incubo ad occhi aperti di Terry (correva l'anno 2001 e l'episodio Wrecked di Buffy the Vampire Slayer mostrava una scena praticamente identica, quella in cui una Willow drogata di magia si perdeva in un mondo fatto di liane e demoni. Parliamo di TREDICI anni fa e quella sequenza è girata molto meglio!), l'attacco dei serpenti più finti mai visti in un film (nemmeno quelli di Snakes on a Plane erano così raffazzonati) e, orrore degli orrori, il finale che vede Ig trasformarsi, sul quale non entro nello specifico per evitare spoiler ma sappiate solo che è inguardabile. Peccato, perché Daniel Radcliffe e, soprattutto, Juno Temple sono davvero bravi. Avevo qualche dubbio sull'ex Harry Potter ma il suo accento americano è convincente quanto il suo aspetto malaticcio e dimesso, mentre la Temple è bellissima e perfetta ed è riuscita anche a magonarmi in un paio di scene, come il confronto con Ig o quella in cui invoca l'aiuto di suo padre mentre l'aguzzino la sta violentando (poi se il padre ha la facciotta dolce di David Morse non posso fare a meno di mettermi a piangere). Il resto del cast, purtroppo, è insignificante e dimenticabile, a cominciare da una Heather Graham sprecata. Con questo concludo, dicendo che Horns non è, nonostante quello che ho scritto, un brutto film: è semplicemente (e purtroppo) un'occasione sprecata ma probabilmente se non avete letto La vendetta del diavolo potreste anche non trovarlo così fiacco.


Del regista Alexandre Aja ho già parlato QUI. Daniel Radcliffe (Ig Perrish), Juno Temple (Merrin Williams), Heather Graham (Veronica) e David Morse (Dave Williams) li trovate invece ai rispettivi link.

James Remar interpreta Derrick Perrish. Americano, ha partecipato a film come I guerrieri della notte, 4 pazzi in libertà, I delitti del gatto nero, Mezzo professore tra i marines, Miracolo sulla 34a strada, Dredd - La legge sono io, Psycho, Le verità nascoste, Blade: Trinity, Il mai nato, RED, X-Men - L'inizio, Django Unchained e a serie come Miami Vice, Walker Texas Ranger, Nash Bridges, Settimo cielo, X-Files, Senza traccia, Sex and the City, CSI: Miami, Criminal Minds, Numb3rs, Dexter, Grey's Anatomy e From Dusk Till Dawn, inoltre ha lavorato come doppiatore nel film Ratatouille. Ha 61 anni e cinque film in uscita, tra cui The Hateful Eight di Tarantino!


Joe Anderson interpreta Terry Perrish. Inglese, ha partecipato a film come Creep - Il chirurgo e La città verrà distrutta all'alba. Ha 34 anni e un film in uscita.


Max Minghella (vero nome Max Giorgio Choa Minghella) interpreta Lee Tourneau. Inglese, figlio del regista Anthony Minghella, ha partecipato a film come Syriana, Agora, The Social Network, Le idi di marzo e Gli stagisti. Anche produttore e sceneggiatore, ha 29 anni e un film in uscita.


Shia LaBeouf era stato scelto per interpretare Ig ma alla fine lo ha sostituito Daniel Radcliffe e aggiungerei meno male perché LaBeouf è il trionfo dell'inespressività. Detto questo, se Horns vi fosse piaciuto leggete La vendetta del diavolo di Joe Hill! ENJOY!



domenica 13 marzo 2011

Piranha 3D (2010)

Dopo la visione di tre film meravigliosi ed impegnati come Il discorso del re, Il grinta e Il cigno nero, il mio cervello aveva bisogno di una “lavata” e tornare a regimi più terra terra per poter riprendere a funzionare. Così ieri sera sono andata a vedere Piranha 3D, diretto da Alexandre Aja ed uscito in Italia con ovvio e spaventoso ritardo (uscita USA: agosto 2010… ). Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che non bisogna mai dare letta a quel che si legge, prima di andare a vedere un film…

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Trama: Lake Victoria, tempo di Spring Break. Peccato che la festa rischi di tramutarsi in una carneficina quando il lago affollato di bagnanti viene invaso da branchi di piranha preistorici. Un gruppetto di superstiti cercherà ovviamente di fermare le mordaci bestiole.

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Girando per la rete e dando un’occhiata alle varie recensioni mi sono resa conto che il “critico” medio è fondamentalmente uno snob, uno che va a vedere un film intitolato Piranha… e si aspetta di trovarci dentro la poesia, la perfezione, il messaggio impegnato. Effettivamente, il buon Joe Dante, che già negli anni ’80 ci aveva infuso il timore atavico di ricevere un morso nelle chiappe da parte di branchi di pesci zannuti, dava la colpa di tutto alla sconsideratezza umana e all’inquinamento, cercando di farci un po’ riflettere. Ma, guardiamo in faccia la verità: di questi tempi quale teenager o ventenne medio recepirebbe un simile messaggio, vista la realtà in cui viviamo? Quindi Aja non ci prova neppure, e confeziona un film perfetto. Non mi vergogno ad ammetterlo. Piranha 3D è perfetto nel suo essere puro, decerebrato e catartico entertainment: mette la giusta ansia, regala gore a fiumi, è perfidamente ironico, a tratti anche un po’ trash ed omaggia i fan e i nostalgici degli anni ’80 con delle guest appearence quasi commoventi.

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L’unica pecca che trovo a Piranha 3D, sorvolando su qualche ovvio “sbragamento” a livello di trama (il proprietario di un negozio di pesca in un paesino sperduto che è praticamente il massimo esperto mondiale di pesci preistorici, un’esplosione subacquea e altre piccole prodezze…) è proprio il 3D. Inutile come al solito, rischia anzi di rovinare le splendide riprese subacquee del film, aprendolo con un orrendo vortice digitale che inghiotte una povera barchetta solitaria e relativo pescatore solitario. Per il resto, gli effetti speciali (Nicotero & Berger, mica pizza e fichi!!) sono da voto 10 e anche abbastanza impressionanti visto che Aja non ci risparmia scarnificazioni, smembramenti, corpi che si spezzano in due, facce che vengono via e quant’altro. A dire il vero il sangue scorre a fiumi, ma non quanto il silicone: a momenti ci sono più tette, culi e (come direbbe la Elliott di Scrubs) baginghe che sangue, oltre che un picco trash non indifferente quando due pescetti si contendono il membro di una delle povere vittime (sputandolo poi peraltro disgustati, non oso immaginarne il motivo…), quasi a rimarcare il target per cui è stato confezionato Piranha 3D. Niente di troppo serio comunque, l’ironia la fa da padrona anche in questo caso, e fortunatamente gli attori l’hanno capito, perché non ce n’è uno che non reciti al meglio e nella piena comprensione dello spirito tamarro di un simile film. Assolutamente perfetti Jerry O’ Connell nei panni del laido produttore di filmati pornografici e anche le partecipazioni speciali di gente del calibro di Eli Roth nei panni di un improbabile dj impegnato nella presentazione di Miss Maglietta Bagnata, il mitico Christopher Lloyd che ci riporta ai tempi in cui, con faccia spiritata, avvertiva Marty dei pericoli legati ai paradossi spazio – temporali, l’invecchiato Ving Rhames che spazza via piranha a colpi di pale di motoscafo e, per finire, Richard Dreyfuss nei panni del pescatore solitario, sopravvissuto a Lo Squalo ma non ai Pirahna, ahilui. Da vedere, magari con un megapacco di popcorn tra le mani!

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Del regista Alexandre Aja ho già parlato qui. Eli Roth (che si sta piano piano avvicinando a diventare il mio idolo) lo trovate qua, il divino Christopher Lloyd invece è stato nominato in questo post.

Jerry O’ Connell interpreta Derrick. Americano, tra i suoi film ricordo il bellissimo Stand By Me – Ricordo di un’estate, Jerry Maguire, l’esilarante Giovani, pazzi e svitati e Scream 2. Ha inoltre partecipato alle serie Il mio amico Ultraman e I viaggiatori. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 37 anni.

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Elisabeth Shue interpreta lo sceriffo Julie. Indimenticabile nei panni della ragazza di Marty (a proposito di Doc!) in Ritorno al futuro II e III, tra gli altri film in cui compare segnalo Karate Kid - Per vincere domani, Link, 4 fantasmi per un sogno, L’uomo senza ombra e Nascosto nel buio. Anche produttrice, ha 48 anni e due film in uscita.

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Ving Rhames (vero nome Irving Rameses Rhames) interpreta il poliziotto Fallon. A proposito di personaggi indimenticabili, quest’uomo è stato nientemeno che il Marcellus Wallace di Pulp Fiction, oltre ad aver partecipato a film come La casa nera, Il bacio della morte, Mission: impossible, Striptease, Con Air, Out of Sight, Al di là della vita e L’alba dei morti viventi e aver doppiato l’agente Bubbles nello splendido Lilo & Stitch. Ha anche partecipato ad alcuni episodi di Miami Vice e E.R. Newyorchese, anche produttore, ha 52 anni e 4 film in uscita.

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Richard Dreyfuss interpreta lo sfortunato Matt Boyd. Attore americano, oltre che per il già citato Lo Squalo lo ricordo per film come Il laureato, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Stand by me – Ricordo di un’estate, Pazza, Always per sempre, il meraviglioso Rosencrantz e Guilderstern sono morti e Rosso d’autunno. Per la TV, ha lavorato nelle serie Vita da strega e Weeds, oltre ad aver doppiato un episodio de I Griffin. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 64 anni e tre film in uscita.

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Tra le altre guest star presenti nella pellicola segnalo Ricardo Chavira, il mitico Carlos delle Desperate Housewives, nei panni di uno sfortunatissimo sub, Frank Khalfoun, regista di P2: livello del terrore (film scritto da Alexandre Aja), in quelli di un poliziotto e, infine, Gregory Nicotero, responsabile degli effetti speciali del film, nel ruolo di un marinaio. Avrebbero dovuto essere presenti anche Joe Dante e James Cameron (registi rispettivamente di Piranha e Piranha paura) nei panni di capitani, ma quest’ultimo era troppo impegnato, pare, per partecipare. Ovviamente, è già in cantiere il seguito, Piranha 3D: The Sequel, che dovrebbe uscire in America ad agosto e sarà diretto da John Gulager, regista del famoso Feast, che devo ancora vedere. Tra gli interpreti, segnalo Tara Reid, già vista in Urban Legend, American Pie e Cruel Intentions. Inoltre, pare che i fan potranno scegliere quale personaggio famoso fare morire durante il film. Andiamo bene…Comunque, se vi piace questo genere di film sanguinosissimo ma faceto, divertitevi a cercare e guardare Tagli al personale, Ammazzavampiri, Denti o Giovani diavoli. E ora vi lascio con il trailer originale del Piranha di Joe Dante... inquietante nonostante l'età!! Enjoy!

giovedì 8 luglio 2010

P2: Livello del terrore (2007)

Siccome “qualcuno” (non faccio nomi ma è un lettore accanito…) si è stupito del fatto che il mio blog stesse diventando troppo faceto, ecco che si torna a film un po’ meno allegri e un po’ più sanguinolenti. In questo caso parlerò del semi-sconosciuto e mal distribuito P2: livello del terrore (P2), pellicola più thriller che horror diretta nel 2007 da Frank Khalfoun e scritta da Alexandre Aja e Grégory Levasseur, che sono gli stessi autori del devastante Alta Tensione, il che è tutto dire.


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La trama: alla vigilia di Natale la stacanovista Angela decide di fermarsi a lavorare un po’ oltre l’orario di uscita. Pessima idea. E’ quanto basta al guardiano notturno Tom, invaghitosi della bella fanciulla, per chiuderla all’interno del parcheggio interrato e farla pentire di aver messo il lavoro davanti alla famiglia e allo spirito natalizio…


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P2 è la dimostrazione che talvolta la semplicità porta a qualcosa di buono. Intendiamoci, non è che il film in questione sia un capolavoro, però è godibile, e ben fatto. Paradossalmente ha anche una morale quasi Disneyana, per quanto tirata per i capelli; la protagonista passa attraverso un’esperienza che non può non maturarla e farle aprire gli occhi su quelle che dovrebbero essere le priorità della vita. Angela, lo si capisce dall’inizio, è una donna “in carriera”, che mette il lavoro davanti a tutto, alla famiglia e alla sua vita in primis; probabilmente più di una volta ha evitato cene e feste con scuse banali, dando un po’ la famiglia per scontata. Serve la mano del maniaco per farle capire che tutto può succedere e che basta un niente perché i familiari non li si veda mai più. Un personaggio appena tratteggiato quello della protagonista, come spesso capita nei thriller, però in un modo che porta lo spettatore a farsi dei suoi ragionamenti, e lo stesso vale per il personaggio del custode stalker, che non può essere definito un pazzo maniaco tout court. Tom è giovane e belloccio, lì per lì fa quasi tenerezza, visto che agisce per amore (malato, ma sempre amore) di Angela, indeciso se fare la parte del cavaliere che corre in soccorso della damigella in pericolo o semplicemente del fidanzatino alle prese con la cena natalizia; il personaggio, e i dialoghi che gli sceneggiatori gli mettono in bocca, sono geniali quanto l’idea trash di renderlo un appassionato di Elvis (la scena in cui canticchia e balla sulle note di un pezzo natalizio del Re, con la statuetta del cantante sulla puntina del giradischi è la migliore di tutto il film). Altra cosa apprezzabile è che la protagonista non è la solita supereroina, poveraccia, ma agisce per quanto le è consentito, anche se effettivamente la dose di sangue freddo che mostra è abbastanza surreale. Scontata l’inutilità dei personaggi di contorno, che se non sono degli inetti vengono usati come carne da macello.


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Passando agli aspetti più tecnici, la regia è molto classica e non si concede a troppi orpelli artistici, tranne forse nelle scene dell’ascensore allagato; come spesso accade nelle produzioni più recenti, la tecnologia è molto importante e la caccia dello stalker si basa parecchio sulle varie telecamere dell’edificio, che riprendono la malcapitata Angela mostrando anche allo spettatore quello che sta succedendo, in contemporanea, nei diversi punti dei vari garage. Il film comincia a pochi minuti dalla fine, e per la maggior parte viene raccontato come un lungo flashback. Nonostante gli autori, il thriller non è splatter come ci si aspetterebbe, anche se il pestaggio con conseguente investimento tramite auto ha un suo perché: personalmente però mi ha fatto più impressione vedere la protagonista che si scalza un’unghia tentando di prendere il telefonino. Brrr! C’è da dire però che la pellicola rispetta il genere, visto che riesce a mantenere la tensione per tutta la sua durata senza fare annoiare gli spettatori. Gli attori sono bravi, Wes Bentley soprattutto, anche se non avendo avuto modo di vederlo in inglese è difficile dare un giudizio preciso. Comunque se volete passare una serata poco impegnata e con qualche brivido lo consiglio.


Franck Khalfoun è il regista della pellicola, che è il primo degli unici due film da lui realizzati. Ha partecipato ad Alta Tensione come attore (siccome ce n’erano tipo sei, immagino lui fosse il commesso dal benzinaio…). Di lui, onestamente, non ho trovato notizia, mi spiace.


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Wes Bentley interpreta Tom. Per me quest’attore sarà sempre lo strano e cupo fidanzato di Thora Birch, il ragazzo che filmava borse di plastica svolazzanti nello splendido American Beauty, ogni altra sua interpretazione impallidisce davanti a questa. Tra i suoi altri film ricordo Soul Survivors e l’orrendo Ghost Rider. L’attore americano ha 32 anni e tre film in uscita.


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Rachel Nichols interpreta Angela. L’attrice americana ha partecipato a film come Scemo & più scemo – Iniziò così, Amityville Horror, Star Trek, G.I.Joe – La rinascita del Cobra e a telefilm come Sex & The City ed Alias. Ha 30 anni e tre film in uscita, tra cui il remake di Conan il Barbaro per la regia di (orrore!)Marcus Nispel. Nel cast però ci saranno anche Ron Perlman e Rose McGowan, quindi potrei anche darci un’occhiata in effetti…


rachel-nichols-20080303-384920Vi lascio con il trailer originale del film, giusto per darvi un'idea... ENJOY!




martedì 20 ottobre 2009

Alta Tensione (2003)

L’ho nominato parecchie volte sul blog, ma effettivamente erano anni che non lo rivedevo e ora ho rimediato. Sto parlando di Alta tensione (Haute Tension), devastante opera prima del regista francese Alexandre Aja, datata ormai 2003. La seconda visione è stata meno “tesa” ma sempre assai coinvolgente.


La trama: due compagne di università, Marie ed Alex, vanno a studiare nella casa di campagna di proprietà della famiglia della seconda ragazza. D’un tratto, di notte, arriva uno sconosciuto che trucida i familiari di Alex (cane compreso) e la rapisce. A Marie, unica sopravvissuta e unica libera, non resta altro che seguire il maniaco e cercare di salvare almeno l’amica.

Alta tensione è stato definito dallo stesso regista un “survival horror”, ovvero un film dove si mostra come una persona possa sopravvivere a situazioni che definire terrificanti è poco. La particolarità di pellicole come questa è che non ci sono mostri alla Freddy o Jason, ma incubi metropolitani assolutamente reali, come maniaci, psicopatici, banalissimi folli assassini che potrebbero un giorno bussare alla nostra porta e ridurci a matasse sanguinolente solo per il gusto di farlo, come ben si può leggere su ogni quotidiano oppure vedere in ogni tg. Questo genere di film ha fatto la fortuna dei cineasti francesi di nuova generazione, basti pensare a film come A’ l’interieur oppure Ils, macellate anche troppo realistiche. Ovviamente, in questi film l’elemento gore è quello che risalta all’occhio e che rimane nella mente dello spettatore (non a caso in A l’interieur il sangue scorre a secchiate e per tutto il film), ma a bene vedere in Alta Tensione questo genere di scene, sebbene da pugno nello stomaco, occupa una parte irrisoria del film. Quindi l’”alta tensione” nasce dal fatto che lo spettatore si immedesima nel personaggio di Marie, che si trova a dover prima testimoniare impotente lo sterminio dell’intera famiglia di Alex e quindi a dover combattere per salvare la sua vita e quella dell’amica, passando dalla paura alla rabbia omicida. Fino all’incredibile finale che ribalta ogni cosa e che, ovviamente, non posso rivelare.


Visto senza conoscere il finale, Alta Tensione è decisamente un’esperienza mortale anche per un amante dell’horror, si arriva alla fine senza fiato e tesi da far paura. Visto conoscendo il finale, come questa volta, ci si può soffermare sui particolari, come l’assoluta bravura delle attrici, che invertono le personalità dei rispettivi personaggi mano a mano che il film avanza (Marie all’inizio è quasi succube di Alex, il che acquista un senso alla fine, tuttavia dopo il rapimento la personalità di Alex viene annullata mentre quella di Marie diventa sempre più forte), o dell’attore che interpreta l’assassino, una brutale e perversa macchina di morte che uccide e tortura senza battere ciglio. Si possono apprezzare le finezze del regista che fin dall’inizio semina qua e là indizi sulla realtà delle cose, e gioca con lo spettatore troppo preso da quello che sta vedendo per accorgersi che qualcosa in effetti “stona”. Ci si inchina davanti agli effetti speciali del nostrano Giannetto de Rossi (e non, come il mezzo neurone mi aveva fatto scrivere, Sergio Stivaletti), che sta troppo spesso lontano dagli schermi, ma quando torna lo fa per essere ricordato a lungo: il papà decapitato e la scena finale della motosega sono difficili da sopportare, soprattutto davanti ad un grande schermo con tanto di dolby surround. E a proposito di suoni… la musica è molto importante nel film: assieme a quella ipnotica e stridente che percorre tutta la pellicola c’è un caposaldo del trash italiano,ovvero Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri (che nonostante l’ilarità che suscita ad inizio film, alla fine acquista un significato decisamente più serio) e la splendida New Born dei Muse, un pezzo azzeccatissimo per l’inseguimento finale e per i titoli di coda.


Insomma, Alta Tensione è un ottimo horror, ben fatto e ben recitato. Non lo consiglio ovviamente a tutti, soprattutto ai facilmente impressionabili. Astenetevi e ripiegate su qualcosa di più rilassante. Del regista Alexandre Aja ho già parlato qui. Pare che dopo l’atteso Pirana 3-D cambierà rotta, dedicandosi alla fantascienza apocalittica e a quella ironica. Speriamo bene.

Cécile De France interpreta Marie, la protagonista. L’attrice belga non è tra le più famose in Italia, ma pare molto quotata in Francia. Tra i suoi film ricordo L’appartamento spagnolo e Il giro del mondo in 80 giorni. Ha 34 anni e due film in uscita.

Maïwenn Le Besco interpreta la sfortunata Alex. Difficile riconoscere l'attrice francese nel pregevole Il Quinto Elemento, nei panni della cerulea aliena cantante Diva Plavalaguna e neppure nel video Promises dei Cranberries, dove interpreta lo spaventapasseri. Ha recitato anche in Léon (sempre di Luc Besson) e nella versione francese di Camera Café. Ha 33 anni.


Philippe Nahon interpreta l'assassino. Attore francese attivo fin dagli anni 60, tra i suoi film ricordo L'odio, I visitatori 2: ritorno al passato, I fiumi di porpora e Il patto dei lupi. Ha 71 anni e sei film in uscita.  


E ora vi lascio con una chicca... il trailer? Puff, che banalità!!! Una perla del trash italiano, I ricchi e poveri con Sarà perché ti amo... live dal Cremlino di Mosca!!! ENJOY!!



lunedì 15 giugno 2009

Mirrors - Riflessi di paura (2008)

Sto meditando di eliminare la rubrica Bolla:Wannasee. Dopo la delusione di Dragonball Evolution speravo che almeno Mirrors – Riflessi di paura, film del 2009 di Alexandre Aja, si rivelasse il capolavoro che avevo sperato. Invece, mi ha un po’ delusa, e adesso temo il momento in cui guarderò Lasciami entrare, che era un altro dei Wannasee in programma. Porterò mica sfiga? Argh. Ma andiamo con ordine…

 


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Trama: Ben è un ex poliziotto che cerca di scrollarsi di dosso gli incubi di un incidente sul lavoro e del conseguente alcolismo accettando il posto di custode notturno in un lussuoso grande magazzino andato quasi distrutto in un incendio. Già dalla prima sera capisce che negli enormi specchi rimasti nell’edificio si nasconde qualcosa di non troppo simpatico, una maledizione che riesce a diffondersi anche sulle superfici riflettenti di tutta la città e comincia a perseguitare Ben e la sua famiglia…


 


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L’inizio di Mirrors è devastante: un uomo che cerca di scappare nei bui cunicoli di quella che sembra una metropolitana e viene ucciso in un modo decisamente inaspettato, a causa di “qualcosa” che si annida negli specchi. Diamine, CHI non ha uno specchio in casa? Questo è l’assunto di una pellicola che, date le premesse, prometteva horror e paura a palate, e che per almeno una quarantina di minuti mantiene le promesse, regalando allo spettatore una morte talmente splatter da fare invidia ai numeri più beceri di Dylan Dog e da farmi pensare di coprire la finestra che rifletteva la mia immagine poco distante (non si sa mai che anche ai miei specchi potessero venire deliri di onnipotenza…). Il terrore si propaga di specchio in specchio, ma non solo: qualsiasi superficie riflettente diventa “nemica”, mostra echi di un passato da incubo, fa da porta per un’altra dimensione ed è potenzialmente onnipotente perché se la mia immagine riflessa decide di fracassarsi la testa contro un muro, a quanto si comprende dalle prime immagini la mia testa dovrebbe aprirsi come un melone. Un’idea surreale, terribile se si pensa quanto di ciò che ci circonda riflette le nostre immagini, persino l’acqua… insomma se il film fosse vero saremmo tutti del gatto!




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E invece, forse perché l’onnipotenza degli specchi sarebbe stata “troppa” e i protagonisti non avrebbero avuto nessuna chance, andando avanti il film si contraddice, arriva qualche salvataggio in extremis… E il tono della pellicola cambia. Gli specchi cominciano a fare da contorno ad una storia troppo simile all’Esorcista e a quella di Emily Rose, dove una schizofrenia che rasenta la possessione demoniaca viene “curata” infilando la malcapitata in una stanza piena di specchi che imprigionano il demone interiore, o la pazzia, non viene mai spiegato benissimo (forse perché neppure lo sceneggiatore sapeva scegliere) in una dimensione “altra”, a sti punti direi quella dell’es freudiano. E poi a questo delirio pseudopsicanalitico si aggiunge il concetto dello specchio come zona di passaggio per e dall’aldilà, raccoglitore di anime prave che vanno a rafforzare quella del demone principale, e poi credo anche negozio di alimentari, visto che ci stiamo infilando di tutto e di più. Troppa fuffa che appesantisce il film rendendolo più ridicolo del necessario, e che ci regala un becero finale a base di zanne ed artigli, salvato solo in extremis da una scena triste e commovente.


 


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Bisogna dire che Alexandre Aja ci mette tutto il suo entusiasmo, la resa registica del tutto è meravigliosa, a partire dai titoli di testa, assai simili ad un caleidoscopio, per non parlare poi della stanza piena di specchi, della grandiosità di un appartamento pieno di cascatelle d’acqua, della tensione palpabile che si respira in ogni anfratto delle rovine del centro commerciale, colmo di manichini, bambole bruciate e visioni delle vittime arse vive nell’incendio. Gli effetti speciali ed il trucco sono ovviamente superiori alla media, si pensi solo all’orrendo omicidio/suicidio della ragazza nella vasca da bagno ed anche la resa finale del mostro, sebbene non c’entri a mio avviso nulla col resto del film. Mi spiace dirlo ma il buon Kiefer Sutherland non riesce ad elevarsi, penalizzato anche dal solito, banale ruolo del poliziotto alcolizzato al limite della follia.. ed anche il resto degli attori è leggermente sottotono, tranne il meraviglioso vecchio custode che in originale ha un accento italiano da manuale. Insomma, un buon film, ma deludente nonostante tutto. Pensavo di dare una chance all’originale coreano Geoul Sokeuro (2003) di Sung Ho – Kim ma qualcuno mi ha detto sia insopportabilmente terrificante… e qualcun altro mi ha detto insopportabilmente noioso. Aiuto. Meglio evitare, vah!




Alexandre Aja (vero nome: Alexandre Jouan Arcady) è il regista della pellicola. Francese, ha cominciato col botto, imponendosi sul mercato internazionale con l’ormai superato (da tanti altri horror francesi molto più bastardi) pugno nello stomaco Alta Tensione, e specializzandosi poi in remake, come il pregevole Le colline hanno occhi. Ha 31 anni e un film in uscita, quel Pirana 3D che attendo già con una gocciolina di bava alla bocca.


 


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Di Kiefer Sutherland ho già parlato qui.




Paula Patton interpreta la moglie, Amy. L’attrice californiana ha cominciato a lavorare solo da qualche anno, tra i suoi film ricordo Hitch e Deja Vu. Ha 34 anni e un film in uscita.


 


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Amy Smart interpreta la sorella di Ben, Angela. La bionda attrice californiana, seppur giovane, si è data parecchio da fare, e tra i suoi film rammento Starship Troopers, Road Trip, Rat Race, The Butterfly Effect, Starsky & Hutch. Per la tv ha partecipato a Scrubs e ha doppiato alcuni episodi di Robot Chicken tra cui il secondo special su Guerre Stellari. Ha 33 anni.


 


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E ora vi lascio col trailer di Into The Mirror, ovvero Geoul Sokeuro. A dispetto delle “voci” a me pare inquietantissimo… ma ho capito che spesso l’apparenza inganna. ENJOY!


 


lunedì 1 settembre 2008

Bolla Wannasee: Mirrors (2008)


Visto che il cinema langue ed ora sono fissata col vedere tutti gli episodi di X-Files, dovrò ripiegare sul Wannasee!


E oggi voglio parlare di Mirrors, horror di prossima uscita firmato dal pesantissimo e abilissimo Alexandre Aja, già autore di perle come Alta Tensione e del remake di Le Colline Hanno Occhi. Ho visto il trailer al cinema prima che cominciasse Ombre dal Passato, e mi è piaciuto più quello che il film in sé.


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Il film è un remake di un film coreano del 2003, Geoul Sokeuro (Into the Mirror il titolo internazionale) . La trama parla di un ex poliziotto, ora guardia giurata, interpretato da Kiefer Sutherland (24, Ragazzi Perduti) che si trova alle prese con una strana e maligna presenza che usa gli specchi come via per arrivare nel nostro mondo. Come trama può sembrare banalotta, ma il trailer mi ha fatto accapponare la pelle!


geoul_sokeuro



Il tema dello specchio maledetto è una costante nell'immaginario fantastico mondiale, a cominciare da una fiaba antica come Biancaneve, per arrivare alle più recenti leggende metropolitane. Quando ero piccola le amiche più grandicelle mi facevano venire i capelli bianchi sostenendo che, se uno fosse stato tanto coraggioso da recitare l'Ave Maria al contrario (!!!) davanti allo specchio dopo mezzanotte, alle spalle sarebbe comparso il demonio. Versione nostrana della leggenda metropolitana relativa a Bloody Mary, che può essere raccontata in mille modi diverse. Altre precursioni cinematografiche sul tema dello Specchio: la serie di Candyman, dove un artista di colore reo di essersi innamorato di una donna bianca viene condannato ad essere mangiato vivo dalle api solo per poi tornare alle spalle di ogni malcapitato che, davanti ad uno specchio, ripeterà la parola "Candyman" per tre volte.


candyman-3









Un altro horror "a tema" è Mirror - Chi vive dentro lo specchio? di Uli Lommel, tediosissimo film del 1980 dove una ragazzina scopre un omicidio grazie a specchi più o meno assassini. 


mirror











E dopo questo excursus più o meno storico, vi lascio al trailer di questo miTTico Mirrors! ENJOY!



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