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venerdì 25 settembre 2015

Punto di non ritorno (1997)

Durante le ferie estive mi sono imbattuta in alcuni memorabilia di un film che non conoscevo, Punto di non ritorno (Event Horizon), diretto nel 1997 dal regista Paul W.S. Anderson, quindi mi è venuta la curiosità di vederlo.


Trama: un gruppo di astronauti viene inviato su Nettuno dopo che la nave Event Horizon, scomparsa da anni, ha ricominciato ad emettere segnali. Gli astronauti tuttavia si accorgono presto che sulla Event Horizon è successo qualcosa di terribile…



Nelle ferie di agosto ho convinto quel santo del mio ragazzo, fortunatamente allergico alla spiaggia, a portarmi a Settimo Torinese per vedere il museo dedicato a Ritorno al futuro. In mezzo alla vasta collezione di oggetti di scena presi dalla trilogia di Zemekis c’erano props di Terminator 3: Le macchine ribelli, Blade Runner e anche una giacca indossata da uno dei personaggi in Punto di non ritorno; la  cosa interessante è che non si faceva il nome del film di Anderson, però alcune immagini passavano su uno schermo e quando ho visto che tra gli interpreti figuravano Laurence Fishburne, Sam Neill e soprattutto quel gran figo di Jason Isaacs ho preso in mano lo smartphone e, fatta una rapida ricerca su Wikipedia, ho capito cosa avrei dovuto guardare appena tornata a casa. Punto di non ritorno, sempre per la gioia del mio ragazzo che non sopporta il genere e credeva di trovarsi davanti un film innocuo, è un interessante ibrido tra horror e fantascienza dove la claustrofobica ambientazione spaziale offre spesso il fianco, come già succedeva in Alien, a soluzioni di sceneggiatura un po’ più sanguinose ed “infernali”. Event Horizon non è solo il nome della nave protagonista del film ma è anche la parola inglese per definire sia il “punto di non ritorno” (ovvero quando la forza gravitazionale diventa così forte che non è più possibile sottrarvisi) sia il limite oltre il quale, se non ho capito male, le leggi della fisica cessano di esistere (e se ho capito male abbiate pazienza ché io sono letteraria, non matematica o fisica); effettivamente, agli sfortunati personaggi succede di venire letteralmente inglobati e fatti prigionieri da una forza misteriosa alla quale non riusciranno a sottrarsi tanto facilmente e questo perché la nave che sono andati a salvare ha superato i limiti dello spaziotempo conosciuto diventando qualcosa di senziente, malvagio e molto pericoloso, un’entità che se ne infischia sia della fisica sia della realtà comunemente conosciuta. Il viaggio verso la Event Horizon diventa così per i protagonisti una discesa allucinata nei meandri della mente umana, dell’ambizione sfrenata che diventa follia, della realtà oscura e distorta che esiste dietro le fragili pareti della dimensione che conosciamo e delle paure più o meno irrazionali che tutti quanti ci portiamo dentro, con l’aggravante di essere ambientato in quello Spazio profondo dove “nessuno può sentirti urlare” e che quindi mette ancora più ansia, almeno a me.


Fermo restando che la pellicola poteva e doveva essere molto più visionaria (travagliate vicissitudini produttive hanno letteralmente mutilato Punto di non ritorno che, a quanto ho letto, doveva essere un’orgia di sangue di quasi tre ore, uno Shining in space ma ovviamente ben più zamarro; non a caso, Clive Barker era stato chiamato come consulente in pre-produzione!), è indubbio che Anderson in Punto di non ritorno abbia limitato un po’ la tamarreide che avrebbe caratterizzato i suoi lavori seguenti ma è anche riuscito nonostante tutte le difficoltà produttive a ricreare ambienti stranianti e mozzafiato; le prime sequenze ambientate nello spazio aperto, il lunghissimo corridoio zeppo di luci che collega i due vani principali della Event Horizon e il cuore della stessa nave, un inquietante giroscopio che all’occasione si apre su una liquida dimensione infernale, sono elementi che si fissano nella memoria dello spettatore nonostante l’ambientazione claustrofobica rischi alla lunga di risultare un po’ monotona. La componente horror o, almeno, quello che ne è rimasto, non è affatto male, anche perché gli effetti speciali del film sono in generale invecchiati benissimo; per volontà della Paramount il film è stato costretto a giocare di privazione e a centellinare il sangue per buona parte della sua durata, preferendogli visioni perlopiù spettrali e sottilmente inquietanti, ma verso la fine il regista sbraga comunque e colpisce allo stomaco lo spettatore con un “fantasioso” esperimento chirurgico, un folle video dal contenuto devastante e il trucco da pelle d’oca di un Sam Neill in formissima. Non sono da meno gli altri attori, ovviamente. Il cast all-star per una volta paga, forse anche perché nel 1997 la maggior parte dei coinvolti erano o all’apice delle loro carriere, come il già citato Sam Neill e l’imponente Laurence Fishburne, oppure dei carismatici giovani di belle speranze, come la delicata Joely Richardson o uno stempiato ma sempre figo Jason Isaacs, ancora lontano dai lunghi capelli biondi di Lucius Malfoy. In sostanza, Punto di non ritorno è un film imperfetto che non è riuscito a diventare cult ma che sicuramente ha tutti i mezzi per conquistare parecchi spettatori: a me è rimasta sicuramente l’insana curiosità di sapere COSA avrebbe potuto ancora rivelare il ventre oscuro della Event Orizon se non si fossero messi in mezzo i produttori ma anche la gioia di avere scoperto grazie alla passione per Ritorno al futuro una pellicola che forse da sola non avrei mai avuto occasione di guardare, quindi spero che il mio post invogli al recupero quelli tra voi che ancora ne ignoravano l’esistenza (e se potete andate a vedere il Museo di Ritorno al futuro, è zeppo di cose meravigliose)!


Del regista Paul W.S. Anderson ho già parlato QUI mentre Laurence Fishburne (Capitano Miller), Sam Neill (Dottor WilliamWeir), Kathleen Quinlan (Peters), Joely Richardson (Starck), Jason Isaacs (D.J.) e Noah Huntley (Edward Corrick) li trovate ai rispettivi link.

Richard T. Jones (vero nome Richard Timothy Jones) interpreta Cooper. Nato in Giappone, ha partecipato a film come Mezzo professore tra i marines, Il collezionista, Super 8, Godzilla e a serie come L'ispettore Tibbs, Ally McBeal, CSI: Miami, Numb3rs, Bones, Grey's Anatomy e American Horror Story. Anche produttore, ha 43 anni e quattro film in uscita.


Jack Noseworthy (vero nome John E. Noseworthy Jr.) interpreta Justin. Americano, ha partecipato a film come Alive - Sopravvissuti, Giovani diavoli e a serie come Oltre i limiti e CSI - Scena del crimine. Ha 46 anni e due film in uscita.


Dopo Mortal Kombat, Anderson voleva girare qualcosa di più adulto e gore, quindi ha rifiutato l'offerta di dirigere X-Men per dedicarsi a Punto di non ritorno che, come ho detto, alla fine è stato comunque tagliato di una buona mezz'ora. A parte questo, se Punto di non ritorno vi fosse piaciuto recuperate Moon, Solaris, Sfera, The Abyss, Leviathan e Il seme della follia. ENJOY!

mercoledì 18 luglio 2012

Biancaneve e il cacciatore (2012)

Galvanizzata dalla visione dell’incredibile, trashissimo, spacchiuso trailer di The Expendables 2, ieri sera mi sono sparata per intero Biancaneve e il cacciatore (Snow White and the Huntsman) di Rupert Sanders. Occhio agli SPOILER e alle inquietanti foto che corredano il post!


Trama: in un regno lontano, la malvagia strega Ravenna riesce a salire al trono uccidendo re Magnus dopo averlo sposato. La figlia di quest’ultimo, Biancaneve, viene rinchiusa in una torre, ma  al raggiungimento della maggiore età riesce a fuggire prima che la strega decida di ucciderla in quanto “più bella del reame”. Per evitare di venire sconfitta, Ravenna mette sulle tracce della fanciulla un cacciatore, che non tarderà a prendere le difese di Biancaneve…

Versione: merluzzo fresco di giornata sìori, venghino!
 Da questo Biancaneve e il cacciatore mi aspettavo le peggio cose. Le mie aspettative non sono state deluse, ovviamente, quindi non vi starò a consigliare di andarlo a vedere, ma prima di cominciare a lanciare strali lasciatemi spendere due righe sulle poche cose valide della pellicola. I motivi per cui Biancaneve e il cacciatore non merita di venire messo definitivamente al bando nemmeno fosse un Video Nasty sono essenzialmente cinque: Charlize Theron, i costumi, le scenografie, gli effetti speciali e le battaglie. Partendo dal fondo, gli scontri tra gli eserciti, soprattutto quello finale, sono a dir poco epici e molto ben coreografati, con poco da invidiare a, giusto per citare due titoli, quelli presenti in 300 o Il signore degli anelli. Anche gli scontri singoli non sono male, Chris Hemsworth ha sicuramente il phisique du role e anche l’abilità di arciere del Principe regala alcuni momenti di pura “arte guerriera”. Gli effetti speciali, inutile dirlo, rappresentano il cinquanta per cento del valore del film e non potrebbe essere altrimenti quando la trama contempla l’uso della magia. Le trasformazioni della strega Ravenna, i guerrieri fatti di frammenti di vetro nero, lo stesso Specchio che interagisce con la Regina come fosse un inquietante idolo dorato sono una gioia per gli occhi e sono talmente ben fatti da sembrare veri; ad incrementare ulteriormente la spettacolarità del tutto concorrono le splendide scenografie, che alternano scorci di paesaggi reali a dir poco mozzafiato ad ambienti creati ad hoc come l’inquietante Foresta Nera, e ovviamente gli incredibili costumi creati da Colleen Atwood, che si è sbizzarrita soprattutto per quanto riguarda gli abiti indossati da Charlize Theron. Per quanto riguarda quest’ultima, neanche a dirlo, voto UNDICI. Al di là del fatto che darei un braccio per essere bella anche solo la metà di quanto lo è lei in versione vecchia rugosa, il personaggio di Ravenna, nonostante il nome buffo per un pubblico italiano, è sicuramente il migliore e più sfaccettato dell’intera pellicola: a fronte della banalità di una fanciulla candida e pura, di un cacciatore ubriacone ma fondamentalmente buono, di nani burberi ma dal cuore tenero, di un principe mollo come la panissa, gli sceneggiatori offrono invece un’inedita rilettura del classico personaggio della Regina cattiva, trasformandola in una creatura segnata dal rancore verso gli uomini e consapevole del potere che la sua bellezza e femminilità possono esercitare su questi ultimi. E’ difficile non provare pietà per questa strega così crudele e invincibile ma anche, paradossalmente, così umana e fragile, segnata da un passato di morte e sopraffazione. Sicuramente come personaggio è molto più carismatico e affascinante di quello della protagonista, e con questo chiudiamo la parentesi positiva e ci sfoghiamo brutalmente condannando Biancaneve e il cacciatore all’oblio, come merita.

Versione berluscona, con le orecchie paraboliche
 Innanzitutto vi sorprenderò dicendo che Kristen Stewart (nonostante il servizio fotografico che, come vedete, le sto dedicando) non è il primo ed unico elemento che affossa definitivamente il film. Ovvio, ‘sta ragazza è un mostro, non si può guardare. Inespressiva ed assente come una sadopapera di gomma, come un merluzzo essiccato, come la drogata che chiede gli spicci all’angolo della stazione, la ragazzetta ha solo due modi di esprimere le mille emozioni che dovrebbero passare per la testolina di Biancaneve: sguardo scazzato e bocca semiaperta oppure, sul finale, sguardo talmente arrapato che Chris Hemsworth si è ritrovato stuprato senza nemmeno accorgersene. True story. Non esagero quando dico che durante i primi piani della Stewart mi giravo dall’altra parte allargando le braccia sconsolata, soprattutto quando il regista e i montatori, con il tatto di un branco di elefanti, pretendevano di alternare le sue immagini a quelle della Theron, roba da denunciarli per manifesta bastardaggine. Ma, come ho detto, ci sono cose ben più terribili di una protagonista sciapa. Per esempio, otto nani che nani non sono. Ma sant’Iddio, con tutti gli attori “diversamente alti” che ci sono perché prendere volti arcinoti del cinema, sacre icone come Bob Hoskins, Nick Frost e Toby Jones, solo per fare tre nomi, e rimpicciolirli deformandoli, creando così i nani più imbarazzanti e ridicoli della storia del cinema? Per la funzione poi che hanno ‘ste creature, poi… uno schiatta per la gioia dei puristi, lasciando Biancaneve con i canonici SETTE nani, gli altri si limitano ad incoronarla Regina del mondo, Prescelta, novella Gandalf, Fenice dei poveri, Lady Saori di ‘sta ceppa, insomma, mettete il nome di una figura mitica e carismatica a caso, tanto è la stessa, perché la storia mica contemplava una chissà quale dimensione cristologica o salvifica per la fanciulla, anzi: sapevate che nella fiaba originale Biancaneve non viene né avvelenata né risvegliata dal bacio del principe ma, più banalmente, soffoca perché le rimane un pezzetto di mela in gola che riuscirà poi a sputare quando la muoveranno con la bara? Immaginate quindi quanto sia plausibile che una così demente possa essere definita salvatrice del mondo intero anche solo per sbaglio…

Versione: drogata scappata di casa con l'impepata di cozze sullo stomaco, lì lì per smarmottare
 Riallacciandoci a questa immagine di eroina senza macchia e paura arriviamo al punto più basso, triste e camp dell’intera pellicola: l’orrenda parentesi bucolica durante la quale i personaggi si immergono in un mondo verde e fasullo come una moneta da 3 euro, zeppo di animaletti disneyani, fate, orridi esseri dalle orecchie puntute, farfalle, tartarughe fatte d’erba, cervi albini pluricornuti e chi più ne ha, più ne metta. Della serie, se l’incoronazione di Biancaneve a regina significa la nascita di un mondo simile, come effettivamente ci spiega Orbolo, il nano cieco, decapitatela subito e buonanotte. Ancora adesso, tra l’altro, mi chiedo se è peggio questa tremenda “pausa” dal generale clima gotico/bimbominkico/fantasy che permea Biancaneve e il cacciatore, lo sfacciato plagio della scena de La storia infinita in cui Atreiu perde il fido destriero nelle paludi della tristezza (tra l'altro: Biancaneve fuggendo dal castello trova l'unico cavallo bianco nel giro di kilometri che l'aspetta lì? E che poi schiatta nelle paludi solo per poi ricomparire alla fine come se niente fosse???), oppure gli osceni, banalissimi dialoghi messi in bocca ai personaggi nei due momenti chiave del film, ovvero quando il Cacciatore insegna a Biancaneve a uccidere i nemici (“Guardali negli occhi finché non vedi scomparire l’anima” – a cacciatò, mavvaaaaaffff…..!) e quando quest’ultima, dopo essere risorta in tutto il suo splend…mfgghggffbluargh…ore rifila all’adorante marmaglia in cortile uno spiegone totalmente privo di senso ed ispirazione per convincerli a seguirla in battaglia. Basta, finisco qui la recensione che non ne posso più di sprecare tempo per questa belinata. Chiudo gli occhi e mi ripeto come un mantra i titoli di tutte le belle cose che usciranno nei prossimi mesi: Django Unchained, Le belve, The Brave, Ralph Spaccatutto, Prometheus, The Man With the Iron Fists, Frankenweenie, The Expendables 2…. Uuh, mi sento già meglio! Via, via, camurrìa!

Versione: minchiaohcioé sto 'n bottissima...! Che, ce l'hai un saffi?
 Di Chris Hemsworth (il cacciatore), Bob Hoskins (il nano Muir), Ian McShane (il nano Beith), Ray Winstone (il nano Gort), Toby Jones (il nano Coll), Nick Frost (il nano Nion) e Noah Huntley (Re Magnus) ho già parlato nei rispettivi link.

Rupert Sanders è il regista della pellicola. Inglese, alla sua prima prova da regista, dovrebbe dirigere anche il seguito di Biancaneve e il cacciatore, annunciato ma ancora privo di una data di uscita.


Kristen Stewart interpreta Bianca Neve. Attrice (vabbé…) americana che non credevo sarebbe mai neppure entrata nelle mie solite “minimonografie” di fine blog, assurta al ruolo mondiale di divinità cinematografica e merluzzo.. ehm.. figa spaziale dopo l’insulso ruolo di Bella nell’insulsa saga di Twilight, ha partecipato anche ad altri film come Panic Room, The Messengers e Into the Wild. Anche produttrice, ha 22 anni e tre film in uscita, tra cui l’episodio conclusivo di quella minchiata dove i vampiri brillano e il probabile seguito di Biancaneve e il cacciatore.

Versione: un tamarro dietro un angolo voleva in***armi la Vespa
Charlize Theron interpreta Ravenna. Di origini Sudafricane, sicuramente una delle più belle e capaci attrici al mondo, la ricordo per film come L’avvocato del Diavolo, La moglie dell’astronauta, Le regole della casa del sidro, 15 minuti – Follia omicida a New York, La maledizione dello scorpione di Giada, The Italian Job, Monster, North Country (due film che le sono valsi, rispettivamente, la vittoria e la nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista) e Prometheus, inoltre ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Anche produttrice, ha 37 anni e quattro film in uscita tra cui, OMG, un nuovo episodio della serie Mad Max dal titolo provvisorio Mad Max: Fury Road

Oh specchio, ma dove ce li hai gli occhi??
Eddie Marsan (vero nome Edward Maurice Charles Marsan) interpreta il nano Duir. Inglese, ha partecipato a film come Gangster No. 1, Gangs of New York, V per vendetta, Mission: impossible III, Miami Vice, Sherlock Holmes e Sherlock Holmes – Gioco di ombre. Ha 44 anni e cinque film in uscita.  


Johnny Harris interpreta il nano Quert. Inglese, ha partecipato a film come Gangster No.1, Rocknrolla, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il Diavolo, Dorian Gray e Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni. Ha 38 anni e due film in uscita.


L’ottavo nano, per citare una geniale trasmissione televisiva, è nientemeno che il figlio di Brendan Gleeson, Brian, mentre il principe William è interpretato da Sam Claflin, che in Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare interpretava il ragazzetto innamorato della sirena. Sempre rimanendo in tema di casting, vi interesserà sapere che sia Viggo Mortensen che Hugh Jackman erano stati interpellati per interpretare il Cacciatore ma hanno giustamente fatto una leva tanta all'intera produzione, mentre la carinissima Lily Collins è stata scartata in favore del merluzzo essiccato ma è poi finita ad interpretare Biancaneve nel sicuramente più trash ma tanto più simpatico e bello Mirror, Mirror di Tarsem Singh che, ovviamente, vi consiglio di recuperare! ENJOY!

giovedì 30 luglio 2009

Dark Floors (2008)

Correva l’anno 2006, e in quel di Mildura alla TV passavano un programma, un festival europeo, che io assolutamente, pur vivendo nel vecchio continente, non conoscevo. Detto festival musicale, dall’evocativo nome di Eurovision o Eurocontest che dir si voglia, pur essendo un evento a quanto pare impedibile e famosissimo, era a mio avviso l’apoteosi del trash europeo, un’arena nella quale si sfidavano a colpi di canzoni per lo più inascoltabili strepponi provenienti da ogni paese (noi abbiamo Gigi d’Alessio e Giusy Ferreri ma gli altri paesi europei se la passano 300 volte peggio, e posso garantirlo). Quell’anno in particolare vinse un gruppo norvegese il cui nome era una sorta di presagio, i Lordi, con la canzone Hard Rock Halleluja che, come si può evincere dal nome, era una canzonaccia metallozza che glorificava il genere. Un evento facilmente rimuovibile da una memoria come la mia, se non fosse che i membri del gruppo, da sempre, si esibiscono truccati da mostri, troll e morti viventi. E non un trucco malfatto, blando, alla Marilyn Manson per dire, ma un trucco cinematografico fatto con tutti i crismi, tanto che a vederli sono terrificanti e assolutamente realistici. Insomma, tutto questo giro attorno al mondo per dire che, qualche giorno fa, ho scoperto che i Lordi hanno girato anche un horror, Dark Floors, diretto nel 2008 dal regista Pete Riski. Per curiosità l’ho visto ovviamente: un aborto, ma andiamo con ordine.

 


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La trama: il padre di una bimba autistica decide di portarla via dall’ospedale dove la stanno curando, e per farlo si infila in un ascensore assieme ad un’infermiera che cerca di dissuaderlo e ad altri ameni personaggi. Peccato che quando l’ascensore si apre per farli uscire, i nostri si trovano davanti un ospedale vuoto, quasi in rovina e popolato da mostri mordaci e non certo amichevoli.


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E questo è quanto. Regista e sceneggiatori cercheranno di intortarvi con paradossi spazio/temporali, simbologie di lotta tra bene e male, fenomenali poteri cosmici in minuscoli spazi vitali (ovvero block notes e pastelli a cera), ma non cascateci, non è vero nulla: c’è un ospedale vuoto, ci sono i mostri. Vogliamo uscire dall’ospedale, i mostri ci mangiano e non ci lasciano uscire. Aiuto. In breve, raramente ho visto un film più curato dal punto di vista formale e più raffazzonato da quello narrativo. In teoria la trama dovrebbe concentrarsi sulla ragazzina che, pur essendo autistica, o forse proprio per quello, chi lo sa, dovrebbe essere in grado di comunicare in qualche modo con i demoni che popolano questa sorta di limbo spazio-temporale in cui sembrano essere finiti tutti quanti, ospedale compreso. Dico in teoria, perché all’inizio il regista inquadra spesso i cupi e orrendi disegni che la bambina, incavolata nera per la mancanza del pastello rosso, continua imperterrita a fare sul suo block notes. Ma, sarà perché i disegni non si capiscono, sarà perché in effetti non ci azzeccano nulla, piano piano il film si sposta su un altro binario, per cui forse la ragazzina è una sorta di Gandalf che i demoni vogliono eliminare/mangiare/rapire (in realtà non si capisce cosa ci vogliano fare o se a loro freghi qualcosa..) o forse semplicemente è successo che i Lordi non sapevano più che pesci pigliare e avran pensato che tanto lo spettatore a quel punto era già bello e annichilito, assolutamente disinteressato alla questione. L’unica cosa certa è che lo sfasamento temporale c’è, ma il perché sia stato causato e perché all’interno di un limbo temporale si debba tenere un concerto dei Lordi è qualcosa che mi sfugge. Mah.


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E voi direte “beh, però ci sono i Lordi che fan davvero paura”. Assolutamente no. Lo spettatore che guarda il film consapevole del fatto che i Lordi così conciati ci fanno i concerti, non può sperare di prendere sul serio ogni loro apparizione, con la fantasma Banshee troppo simile alla signora della biblioteca in Ghostbusters, l’uomo di sabbia che è praticamente identico all’Imothep de La Mummia con Brendan Fraser, e Mr. Lordi in persona che sfoggia nientemeno che due gigantesche ali di tenebra alla fine, gigioneggiando e ruggendo in maniera quasi imbarazzante mentre la bambina lo guarda con un misto di scazzo e pietà. Diciamo quindi che, nonostante gli effetti speciali si concentrino quasi esclusivamente sui membri del gruppo, i pezzi più inquietanti del film sono quelli in cui loro non compaiono, il che è tutto dire. Anche a tasso di gore stiamo davvero male per essere il film d’esordio di un gruppo di metallozzi così “cattivi”: una gamba smozzicata, qualche morto vivente e poco altro, e sottolineo che il tutto avviene fuori campo, non sia mai che gli spettatori si spaventino davvero. Spezziamo una lancia in favore degli attori? Assolutamente no. Tutti senza arte né parte, i personaggi potrebbero anche venire sterminati in massa, tanto nessuno ne sentirebbe la mancanza. Io sconsiglierei quello che alla fine è solo e semplicemente un interminabile video dei Lordi persino ai loro fan. Ma se volete farvi del male, accomodatevi.




Pete Riski è il regista di quest’immondizia, e ne è anche lo sceneggiatore. Prima dell’esperienza con i Lordi costui lavorava nel montaggio. Finlandese, ha 35 anni e ci auguriamo tutti che la sua carriera finisca qui.




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Skye Bennet interpreta la ragazzina autistica, Sarah. Costei, pur essendo inglese, è una dei pochi giovani attori anglosassoni a non aver fatto almeno una comparsata nei film di Harry Potter. Tra i suoi film ricordo il carinissimo Ballet Shoes con Emma Watson e il remake di un caposaldo del trash, che prima o poi recensirò: It’s Alive, ovvero Baby Killer. La fanciullina ha 14 anni.




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Noah Huntley interpreta il padre di Sarah, Ben. L’attore inglese, attivo principalmente in serie televisive, ha partecipato a film come 28 giorni dopo e Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio. Ha 35 anni e un film in uscita.


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Ronald Pickup interpreta l’inutile e pseudomisterioso vecchiaccio Tobias. L’attore inglese è un veterano del piccolo e del grande schermo, e tra le sue pellicole rammento Il giorno dello sciacallo, Mai dire mai, Mission, Lolita (quello del 1997), Evilenko. Ha recitato nelle serie televisive Doctor Who e Matlock, ha 69 anni e un film in uscita.


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William Hope interpreta il “simpaticissimo” Jon. A differenza della maggior parte del cast, formato da inglesi, questo attore è canadese, e tra i suoi film ricordo Aliens – Scontro finale, Hell Bound – Hellraiser II, prigionieri dell’inferno, Il santo, XXX. Ha 54 anni e due film in uscita tra cui un film che aspetto con bava alla bocca: lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie con Robert Downey Jr. e Jude Law!!


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E ora non posso fare altro che lasciarvi con la canzone che ha iniziato tutto questo scempio.. Hard Rock Hallelujah direttamente dall’Eurocontest 2006!! ENJOY e fateve due risate!


 


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