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mercoledì 25 gennaio 2023

Babylon (2022)

Invogliata da un trailer favoloso, domenica sono corsa al cinema a vedere Babylon, diretto e sceneggiato nel 2022 dal regista Damien Chazelle. Con oggi comincia ufficialmente la Road to the Oscar, visto che Babylon è candidato a tre statuette (Miglior Scenografia, Colonna Sonora e Costumi).


Trama: nella Hollywood di fine anni '20, grandi star e semplici mestieranti devono fare i conti con una nuova era inaugurata dall'avvento del sonoro...


Dopo l'esordio strepitoso con Whiplash avevo un po' litigato con Chazelle. Il suo La La Land, osannato da chiunque, mi aveva lasciata abbastanza tiepida nonostante l'indubbia bellezza formale, mentre di First Man non ricordo nemmeno un fotogramma. Ciò nonostante, il trailer di Babylon, dal montaggio forsennato e accompagnato da una splendida colonna sonora, mi ha attirata fin dalla prima volta che l'ho visto e lo stesso vale per il cast all star che si è piano piano svelato agli occhi dei futuri spettatori. A dimostrazione di quante speranze riponessi in Babylon, non mi sono fatta sviare né dalle stroncature praticamente unanimi di critica e pubblico, né dalla durata elefantiaca della pellicola e, a posteriori, devo dire che sono strafelice di essermelo goduto al cinema (l'unica pecca, come sempre, doppiaggio e adattamento, ma che cosa ci posso fare se a Savona è già un lusso che i film escano?) perché Babylon è diventata la mia prima folgorazione per questo 2023. Ovviamente, capisco perché possa non piacere, e per questo chiedo scusa ai miei due compagni di visione, che verranno testé tirati in ballo: nonostante entrambi abbiano dichiarato di essersi divertiti e abbiano apprezzato molti aspetti del film, il Bolluomo lo ha definito una pellicola "riservata" agli addetti ai lavori, a gente che ama il cinema e ne conosce un po' la storia, la nostra compare invece non ha saputo bene come prenderlo, in quanto troppo strano e sbilanciato nei toni della commedia o della tragedia. In effetti, Babylon è un film sul cinema, scritto e diretto da un autore che il cinema lo ama e lo vive, e tratta un periodo storico ben preciso con riferimenti a fatti ben noti e persone realmente esistite. Le vicende narrate nascono non solo dall'avvento del sonoro, che aveva fatto piazza pulita di molte star del cinema muto (inadeguate per via di una voce inadatta, in totale contrasto con l'aspetto fisico, come nel caso di John Gilbert, che ha ispirato il personaggio di Jack Conrad), ma anche dal ben più "castrante" avvento del Codice Hayes, un compendio di regole severissime atte non solo a regolare regie e sceneggiature (soprattutto per quanto riguardava sesso e violenza ma si andavano a toccare anche mille questioni morali e di "decoro", così che nulla potesse anche solo indurre in tentazione lo spettatore), ma anche la vita degli attori fuori dal set dopo anni di eccessi che il folgorante inizio di Babylon, uno schizofrenico mix di piani sequenza e raccordi di montaggio ad hoc, sbatte in faccia allo spettatore tenendo perfettamente fede al titolo. Hollywood come una Babilonia delirante fatta di orge e morti accidentali, sacrificati all'altare dello spettacolo o del piacere, completamente priva dell'aura di magia che ogni film acquista agli occhi dello spettatore facendolo sognare eppure, lo stesso, affascinante, glamour e desiderabile, come se ogni cosa orribile o scatologica facesse comunque parte dello spettacolo e, dunque, non potesse fare troppo male perché "finta". 


Passando alla critica mossa dalla mia compare, Babylon è certamente un film strano ed atipico ma, a mio avviso, rispecchia in pieno la mancanza di regole dell'epoca del muto nel momento in cui i toni della commedia grottesca la fanno da padrone, perché nella prima parte i protagonisti sono o troppo innocenti o troppo addentro agli ingranaggi del sistema per poter anche solo pensare di offrire il fianco alla disperazione (sempre presente nelle vite dei quattro personaggi principali, basti pensare alla madre di Nelly, alla famiglia perduta di Manny, al razzismo subito da Sidney, ai mille vizi e follie di Jack); con l'arrivo dei grandi cambiamenti nell'industria cinematografica muta anche il tono del film, che diventa sempre più malinconico e tragico, più lento, se vogliamo, perché "il tempo passa quando ci si diverte", ma quando cominciano i problemi inizia a pesare come piombo. La struttura di Babylon, in questo, somiglia molto a quella di capolavori Scorsesiani come Quei bravi ragazzi, Casinò o The Wolf of Wall Street, dove lo spettatore subisce il "fascino dello schifo" e viene talmente distratto dall'abbondanza di dettagli da arrivare a parteggiare persino per personaggi deprecabili e autodistruttivi come Jack o Nelly, la cui vita fatta di eccessi corre, inesorabilmente, incontro al destino di chi non è in grado di gestirsi e, soprattutto nel caso di Nelly, rovina l'esistenza di chiunque abbia la (s)fortuna di incontrarli. Anche in questo caso, giusto per continuare il parallelo con Scorsese, ci sono personaggi con un piede appena fuori dall'illusoria bellezza di Hollywood che fungono da occhio esterno pur non essendo totalmente estranei all'influsso della "Babilonia" e anche il loro destino (abbandonare il carro dei vincitori con la dignità ancora intatta o venire buttati giù a calci perché ancora non sono riusciti a capire le regole del gioco) dipende dal grado di coinvolgimento o di distacco coi quali si rapportano alla sirena del successo; in particolare, l'occhio dello spettatore viene rappresentato da quello di Manny che, in un cerchio (im)perfetto, parte come sognatore appassionato di film, si spoglia di ogni illusione nel momento in cui diventa parte integrante del business, e torna a sognare dopo anni di rifiuto quando si rende conto che, nonostante tutte le delusioni e le esperienze negative, il Cinema è una magia che si rinnova in eterno. 


In tal senso, l'unica critica vera che posso muovere a Chazelle è, forse, l'eccessiva indulgenza nei confronti dell'industria cinematografica. Nonostante venga spesso sottolineato l'orrore nascosto dietro la patina luccicante, il regista e sceneggiatore si mostra anche troppo innamorato dei suoi personaggi e li ammanta di un'aura malinconica e poetica, rendendoli rappresentanti di "bei tempi che non torneranno più" quando, razionalmente, sia Nelly che Jack hanno ben pochi aspetti positivi, salvo l'essere delle vivaci schegge impazzite che vanno contro ogni convenzione. Eppure, magia del cinema o di attori talmente in parte da essere perfetti (sì, Brad Pitt sembra quasi il doppelganger di Di Caprio in C'era una volta... Hollywood ma è comunque intensissimo, la Robbie, con quel vestitino rosso che può portare solo lei, è una dea scesa in terra a prescindere da quanto sia sfatta, il semi-esordiente Diego Calva si porta a casa un primo piano finale da applausi e un'interpretazione degna di un veterano, Jovan Adepo fa una tenerezza infinita e persino Flea è bello, ma mai quanto un P.J. Byrne che vorrei al lavoro ad urlare e bestemmiare ogni volta che qualcuno scazza), quando il film si è avviato verso la sua china tragica e triste non ho potuto fare altro che emozionarmi e piangere, passando attraverso quell'unico momento di ansia e disgusto vero che mi ha fatto pensare a un Chazelle come possibile regista horror e mi ha scosso i nervi più di quanto credessi possibile, alla faccia della bellezza barocca e della grandeur di tutto il resto di Babylon. Il film, per inciso, conferma la bravura di Chazelle come regista, sempre più a suo agio dietro la macchina da presa, con riprese ed inquadrature che annullano ogni confine tra finzione e realtà e si fanno metacinema di alto livello, fonte di interesse per gli spettatori curiosi, affiancate ad altre quasi oniriche, Felliniane, per non parlare di quel finale che sembra quasi un testamento, più che un atto d'amore. E siccome le citazioni e i rimandi non bastano mai, Chazelle omaggia se stesso con la colonna sonora jazzissima del fido Justin Hurwitz, che in qualche modo rievoca quella di La La Land soprattutto nel pezzo strappacuore intitolato Manny and Nellie's Theme (ripresa di Call Me Manny), riproposto più volte a mo' di leitmotiv, il mio preferito assieme a quella splendida Voodoo Mama che si sente già nei trailer. Mi rendo conto di avere scritto un post lungo, raffazzonato e pesante come un macigno, quindi mi taccio e vi dico l'unica cosa importante, ovvero "correte a vedere Babylon", ovviamente al cinema, perché val la pena di passare tre ore (che sembrano una) in quel magico luogo che, da sempre, veicola mille emozioni!


Del regista e sceneggiatore Damien Chazelle ho già parlato QUI. Margot Robbie (Nelly La Roy), Flea (Bob Levine), Brad Pitt (Jack Conrad), Olivia Wilde (Ina Conrad), Joe Dallesandro (Charlie/Fotografo), Lukas Haas (George Munn), Patrik Fugit (Agente Elwood), Eric Roberts (Robert Roy), P.J. Byrne (Max), Max Minghella (Irving Thalberg), Samara Weaving (Costance Moore), Katherine Waterston (Estelle), Ethan Suplee (Wilson), Tobey Maguire (James McKay) e Spike Jonze (Otto) li trovate invece ai rispettivi link.

Jovan Adepo interpreta Sidney Palmer. Inglese, ha partecipato a film come Barriere, Madre!, Overlord e a serie quali L'ombra dello scorpione. Ha 35 anni e un film in uscita. 


Jean Smart, che interpreta Elinor St. John, era la Melanie della serie Legion mentre del carismatico Diego Calva, che interpreta Manny ed è stato persino nominato al Globe, non ho mai visto nulla. Tra gli altri attori più o meno conosciuti segnalo Kaia Gerber (già nel cast di American Horror Story/Stories, qui interpreta un'attricetta), Li Jun Li (la Rose della serie L'esorcista, qui nei panni di Lady Fay Zhu) e Olivia Hamilton (interpreta Ruth Adler e, oltre ad essere la moglie di Chazelle, ha partecipato a La La Land e First Man). Emma Stone era stata scelta per il ruolo principale quando il film doveva essere una sorta di biografia della diva del muto Clara Bow ma ha dovuto rinunciare a causa dei ritardi della produzione e, quando è stata ingaggiata Margot Robbie, il suo personaggio si è distaccato maggiormente dalla fonte di ispirazione iniziale. Se Babylon vi fosse piaciuto recuperate C'era una volta a... Hollywood, La La Land, Viale del tramonto e Cantando sotto la pioggia. ENJOY!


mercoledì 11 marzo 2015

Vizio di forma (2014)

L'ho rimandato di un paio di settimane, vuoi perché ero sempre stanchissima e il film dura due ore e mezza, vuoi perché a Savona non era uscito, ma in questi giorni ho finalmente visto Vizio di Forma (Inherent Vice), diretto e sceneggiato nel 2014 dal regista Paul Thomas Anderson partendo dal romanzo omonimo di Thomas Pynchon.


Trama: l'investigatore privato Doc (un "hippie" perennemente in botta) si ritrova a dover indagare sulla scomparsa dell'ultimo, facoltoso amante dell'ex fidanzata Sashta, che a sua volta diventa irrintracciabile. A questo caso già intricato si aggiungono altri delitti e misteri...

Dopo mezz'ora avevo la stessa faccia di Bigfoot
Ho rotto così tanto le palle con questo Vizio di forma, piangendo con amici, parenti e lettori per il fatto che a Savona non l'avevano proiettato, che adesso ho vergogna a dire che la visione dell'ultimo film di Paul Thomas Anderson è stata un parto plurigemellare senza anestesia. Ho iniziato a guardarlo alle 21, sul letto, alle 21.10 ero già nel mondo dei sogni e ho dovuto ricominciare la visione, stavolta sulla "sedia scomoda", per poter arrivare fino alla fine (e a metà film ho dovuto comunque andare a farmi un giro, ché la confusione e la noia stavano per vincere anche sulla scomodità!) di questa interminabile storia di sballoni e criminali, fidanzate lontane ma mai dimenticate e sbirri in odore di gayezza, dentisti pervertiti e sette di santoni. Vizio di forma mi ha fatto capire che io queste storie con settecento personaggi, ognuno importantissimo ai fini della trama (ai quali si deve aggiungere un altro centinaio di persone soltanto nominate ma altrettanto importanti) non le reggo, dovrei fare come quei romanzieri dell'800 che usavano dei pupazzetti per ricordare i nomi oppure costruire schemi e sistemi nel corso della visione perché dopo dieci minuti comincio a perdermi pezzi di storia e non so più chi è chi e perché fa cosa. Oppure, semplicemente, dovrei leggere il libro di Pynchon e POI riguardare Vizio di forma, magari doppiato in italiano, perché quei dialoghi interminabili, gergali e ricchi di riferimenti a fatti e persone hanno rischiato di mandarmi fuori di testa tanto quanto l'incommensurabile ODIO per il personaggio di Sashta, la tipica decerebrata che più fa casino, più è molla e più adduce giustificazioni idiote ai suoi comportamenti da stronza, più gli uomini beoti le cadono ai piedi. Altro che Vizio di forma, 'sta tizia è un gatto appeso ai marroni e povero Doc col cervello imbottito di droghe che non riesce a dimenticarla! No, davvero, alla terza recensione tiepida e scoglionata di film simili (vedi anche The Counselor e La talpa) ho capito che pellicole come Vizio di forma non fanno per me, non importa quanto siano blasonate.

Dopo un'ora avevo la stessa faccia di Japonica
Poi se volete che dica che Paul Thomas Anderson è bravissimo con la macchina da presa, è un mago nei campi lunghi che svelano dettagli apparentemente insignificanti ma in realtà fondamentali, riesce a creare similitudini tra due personaggi (Doc e Bigfoot) che dovrebbero essere diversissimi tra loro girando sequenze speculari che li vedono protagonisti, gioca con la luce e con lo spettatore, omaggia persino Leonardo Da Vinci e la sua Ultima cena e millemila altre cose che non fanno che confermare la sua grandezza va bene, ve lo dico: Vizio di forma è una gioia per gli occhi e io sono una capra incapace di godere anche di ciò che la pellicola racconta. Se volete vi dico anche che Joaquin Phoenix è perfetto per il ruolo del detective sballone che si lascia scivolare addosso l'esistenza salvo profondersi in inaspettati slanci di coraggio o arguzia e posso anche aggiungere che il cast di supporto ha rischiato di commuovermi. Josh Brolin ha praticamente la parte del testardo e ridicolo "uomo tutto d'un pezzo" Bigfoot cucita addosso, Benicio del Toro e Martin Short compaiono poco ma sono, a modo loro, indimenticabili, Owen Wilson è stranamente defilato ma bravissimo, persino Eric Roberts è riuscito a riscattarsi da rumenta come The Cloth con uno schioccare di dita e potrei andare avanti così per ore, magnificando anche i costumi, le incredibili scenografie, la colonna sonora, la simpatica voce fuori campo... insomma, tutto. Tutto tranne quel maledetto gap che ho avvertito tra la bellezza formale e la storia narrata, quel "qualcosa" di ridondante e complicato che mi ha impedito di appassionarmi alle vicende di Doc e mi ha spinta a pregare per dei tagli, per una riduzione della durata da due ore e mezza a due ore o anche meno. Prometto che tra qualche anno riguarderò Vizio di forma, ovviamente dopo aver letto il libro e con un taccuino di appunti in mano. Giuro che mi rimangerò tutto, cancellerò il post e lo riscriverò. Ma ora, come dice Pappalardo, lasciatemi sfogare: Paolo Tommaso Figlio d'Andrea, che bel film ma che due marroni!!!

La bellezza.
Del regista e sceneggiatore Paul Thomas Anderson ho già parlato qui. Joaquin Phoenix (Larry "Doc" Sportello), Josh Brolin (Christian F. "Bigfoot" Bjornsen), Eric Roberts (Michael Z. Wolfmann), Maya Rudolph (Petunia Leeway), Benicio Del Toro (Sauncho Smilax), Jena Malone (Hope Arlingen), Owen Wilson (Coy Arlingen), Reese Witherspoon (Penny Kimball), Martin Short (Dr. Rudy Blatnoyd) e Martin Donovan (Crocker Fenway) li trovate invece ai rispettivi link.

Michael Kenneth Williams interpreta Tariq Khalil. Americano, ha partecipato a film come Al di là della vita, L'incredibile Hulk, 12 anni schiavo, Anarchia - La notte del giudizio e a serie come I Soprano, Alias, CSI:NY, CSI - Scena del crimine e Broadwalk Empire. Anche produttore, ha  48 anni e quattro film in uscita.


Christopher Allen Nelson, che "interpreta" il cadaverico Glenn Charlock, era lo sposo in Kill Bill Vol. 1 e 2. Parliamo come al solito di chi non ce l'ha fatta ora, cosa che mi spezza particolarmente il cuore perché se Paul Thomas Anderson non avesse voluto a tutti i costi tornare a lavorare con Phoenix il ruolo di Doc sarebbe andato a Robert Downey Jr. Dio, quanto avrei voluto rivederlo nei panni di uno sballone!! Per quel che riguarda la varia umanità femminile che popola il film invece, Charlize Theron era stata presa in considerazione per il ruolo di Shasta. Detto questo, se Vizio di forma vi fosse piaciuto, recuperate Il grande Lebowski e A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare. ENJOY!

martedì 9 dicembre 2014

Bollalmanacco On Demand: The Cloth (2013)

"I am the way, you are the way"
Ecco, allora way a caghér che è meglio.


Se i My Little Pony dicono che "l'amicizia è magica" allora perché la Manaru, una delle mie migliori amiche, ha richiesto per l'On Demand odierno il film The Cloth, diretto e sceneggiato nel 2013 dal regista Justin Price? Perché mi ha fatta soffrire così, eh? Intanto che ci riflettiamo insieme, sappiate che il prossimo On Demand sarà Cuore selvaggio. ENJOY!


Trama: dopo la morte dei genitori un ragazzetto viene reclutato dal Cloth, un'organizzazione segreta di preti esorcisti impegnati nella distruzione del maligno...


In 33 anni di vita credevo di aver visto di tutto, o quasi. Ho sopportato centipedi umani, falli venuti dallo spazio, un redivivo Paganini, lo sputtanamento di Schrader ed Easton Ellis, financo la consacrazione di Checco Zalone a fenomeno comico inarrivabile, ma fino ad oggi non avevo mai visto nulla come The Cloth. Questa schifezza è il Male con la M maiuscola e non basterebbero orde di esorcisti per estirparlo come merita e purificare tutti i coinvolti perché The Cloth contiene in sé tutti i difetti di un pessimo film, aggravati da faccia tosta e profonda scorrettezza: la sceneggiatura è piena di buchi e di una deficienza rara, gli effetti speciali inguardabili, gli attori imbarazzanti, la regia inqualificabile, la serietà con cui è stata portata avanti l'operazione è incredibile e, quel che è peggio, due attori a loro modo famosi come Danny Trejo ed Eric Roberts sono stati spacciati come protagonisti quando compariranno sì e no un minuto a testa. Un minuto vergognosissimo, tra l'altro, un minuto che varrebbe loro una perpetua condanna all'inferno. Tanto, quello che comincia come l'ennesimo film sugli esorcismi è in realtà la tremenda parodia di un episodio di Supernaturals o Buffy l'ammazzavampiri, dove i posseduti vengono trattati alla stregua di vampiri da eliminare a vista. Avete capito bene, eliminare: The Cloth è un'organizzazione segreta di esorcisti che non hanno per le balle di far la fine di Padre Merrin, sbattendosi per mesi prima di portare a termine un esorcismo per poi magari morire, e che quindi hanno giustamente deciso di costruire armi in grado di far esplodere e vaporizzare le povere anime perdute. "Tanto non c'è più nulla da fare", dice uno dei protagonisti. Per lo stesso ragionamento allora dovremmo far saltare in aria tutte le copie del film e soprattutto il regista, che ha tratto la pellicola da un suo romanzo!


E voi direte: beh ma la tamarreide di far saltare in aria degli ossessi non è male. Ma sì, avreste anche ragione. Il problema è che metà pellicola è dedicata ad "approfondire" la figura di una sorta di prescelto dagli improbabili capelli ossigenati che, all'inizio, è il tipico bulletto affamato di patata e poi, nel tempo, diventa un riluttante alleato del bene sempre affamato di patata però santa, perché il suo papà era uno degli esorcisti migliori e bla, bla, bla. Il papà era Denny Trejo? Boh, mica si capisce. Ed Eric Roberts che c'entra? Boh, fa un po' il leppegoso con la santerella del film e poi si becca dei pugni nella faccia perché in teoria alcuni preti sarebbero in combutta con i demoni per causare la fine del mondo (non si capisce il perché né il percome né chi siano i preti in questione) e ovviamente il demone più cattivo è il regista che, per l'occasione, diventa anche attore. E qui si torna al discorso della patata perché Justin Price è furbo, si prende il ruolo di demone giusto per esibirsi in un ménage à trois con due porcelle trovate per strada alla bisogna poi diciamo che non fa nulla di più malvagio, poverino, quindi potevano anche lasciarlo a trastullarsi in santa pace senza girarci un film. Cos'altro si può dire di The Cloth? Ah sì, l'attrice che interpreta la santerella bisbiglia per tutto il tempo, come se avesse un osso di pollo incastrato in gola e poi c'è anche l'armaiolo emo, protagonista della scena "action" più brutta di tutto il film, quella in cui combatte i demoni a colpi di scivolate sul terreno ridefinendo il concetto stesso di pessimi effetti speciali (di cui The Cloth è zeppo, per inciso) e pessimo montaggio. Direi che ho già parlato troppo di un film che non meritava nemmeno la visione, quindi vi lascio scegliere se darmi retta ed evitare The Cloth oppure toccare con mano una cosa talmente maffa che c'è da chiedersi come diavolo abbiano potuto permettere di produrla.

Perdonami Padre perché ho peccato...
Di Danny Trejo (Padre Connely) ed Eric Roberts (Padre Tollman) ho già parlato ai rispettivi link.

Justin Price è il regista, sceneggiatore della pellicola e interprete di Kasdeya. Probabilmente americano, ha girato altri quattro film giustamente sconosciuti. E' anche produttore e responsabile degli effetti speciali.


Su Imdb c'è scritto che Eric Roberts si è pentito di aver partecipato a The Cloth. Possiamo dargli torto? No, ovviamente. E spero non biasimerete neanche me se vi dico che non riesco ad immaginare qualcuno a cui possa essere piaciuta 'staMMerda. Niente consigli, niente ENJOY.


giovedì 16 settembre 2010

I mercenari - The Expendables (2010)

Sarà che il mio cervello è ancora stordito per le continue esplosioni. Sarà perché la mia psiche è tuttora devastata dal testosterone. Sarà perché il mio animo vacilla ancora innanzi a dialoghi di una “profondità” inarrivabile… sarà quel che sarà, sono pronta a beccarmi una marea di insulti e a dichiarare, sul mio amato Bollalmanacco, che The Expendables di Sylvester Stallone è bello. Di più. E’ divertente e, nel suo genere, pure ben fatto. E dopo essermi giocata tutti i fedeli lettori con queste affermazioni, vediamo di giustificare la mia follia.


La trama (ahah!!): un gruppo di mercenari (gli Expendables, appunto) vengono ingaggiati per andare a fare fuori un sanguinario generale in una non precisata isoletta fittizia del Sud America. BOOM!, SMASH!, SOCK! e anche ZACK! Ah sì, in realtà il generale è un semplice pupazzo, il vero cattivo è un ex agente della CIA.


Dio benedica gente come Stallone. Erano anni che non vedevo un film che mi lasciasse, alternativamente, perplessa, meravigliata e piegata in due per terra dal gran ridere. Mi dispiace dirlo, ma nemmeno Quentin con i suoi Inglorious Basterds era riuscito ad ottenere un simile risultato, perché comunque sia ero consapevole di andare a vedere un film degno, con una trama, un perché, trasudante cinefilia. Coerentissimo con i principi tarantiniani. Ma Stallone è MOLTO più coerente. Quest’uomo ha fatto una sola cosa: ha riunito tutte (o quasi) le vecchie glorie degli action anni ’80 e ha creato un giocattolone da regalare a tutti quegli spettatori che sono cresciuti con lui. Non fa nessun tentativo di rendere la cosa più “matura”, meno zamarra, di ornare il tutto con orpelli psicologici, metafisici, non indulge nemmeno nella commossa nostalgia (tranne quando Rourke spreme una lacrima) perché, CAZZO, i duri non si commuovono!!! In The Expendables troverete solo botte, botti, bottane, dialoghi al limite dell’indecenza, muscoli, sguardi assassini sostanzialmente identici a sguardi stupiti, tristi, doloranti, felici (sì, Stallone ha una sola espressione, come sempre!), sudore, tatuaggi, moto, eroi che si spaccano di mazzate senza mostrare poi un graffio (anche se pare Stallone si sia rotto il collo mentre combatteva contro Steve Austin!), inseguimenti… e che schifo, direte voi!!! NO!! Perché il buon Sly ci infila dentro un’autoironia che porta a perdonargli tutto. E’ come se lui arrivasse e dicesse: “lo so che sono un tamarro della peggior specie, ma ditemi la verità… non è esattamente quello che volete da me?” E dopo averci pensato un po’ su, lo spettatore intelligente dovrebbe semplicemente annuire con un sorrisetto stronzo sulle labbra e sfidarlo: “E va bene, bietolone, vediamo un po’ fino a che punti puoi arrivare…”. Personalmente, ho perso la sfida. Stallone supera abbondantemente ogni aspettativa, trotterellando per tutto il film a braccetto col cattivo gusto volontario ed il trash consapevole ed uscendone comunque a testa alta.


Le riunioni di vecchie glorie, si sa, sono tristi. Botte di Natale ci ha mostrato un Bud Spencer e un Terence Hill bolsi, tristi e molli, di Blues Brothers 2000 non voglio nemmeno parlare. Stallone ha invece preso gli eroi degli action movie in un momento della loro vita, e della loro carriera, in cui un simile divertissement non era solo accettabile, ma anche sensato: tralasciando Jason Statham che è ancora giovane, Dolph Lundgren, Jet Li, Steve Austin e lo stesso Sly sono ancora performanti e credibili nei loro ruoli di supermacho indistruttibili, e l’ex Rambo è stato così intelligente da “relegare” delle divinità come Mickey Rourke (che ormai si presenta sempre conciato come il suo Whiplash di Iron Man 2!), Bruce Willis e un redivivo Schwarznegger in piccoli camei, un regalino per il pubblico più esigente. Inutile dire che la parte migliore del film, almeno per me, è stata il “confronto tra Terminator, Rambo e John McClane” con Stallone e Schwarzy a punzecchiarsi con citazioni dei loro personaggi più famosi, Willis che li apostrofa con un “va bene, adesso mettetevi a fare l’amore così potete far pace!” e la stilettata finale rivolta al governatore della California “Eh, fa così perché vuol diventare Presidente”. Geniale. Geniali tutti loro ad accettare di partecipare ad un film che sicuramente non rappresenta l’apice delle loro carriere, ma che sicuramente li mostra molto più intelligenti e coerenti rispetto ad un Van Damme che ha rifiutato di comparire perché il suo ruolo era troppo poco impegnato. Ah, perché, negli altri film a cui ha partecipato i suoi ruoli erano da Oscar! Mavvaaff…! Oltre alle vecchie glorie, comunque, voto dieci al personaggio di Terry Crews con le sue pallottole in grado di smembrare un uomo con un solo colpo. Decisamente all’altezza di coltelli che mozzano mani con un solo fendente!


E ora… le note dolenti, o divertenti, che dir si voglia. Ho detto prima che la mia scena preferita era quella del confronto tra i tre grandi. In realtà, il mio cuore va all’epica immagine di uno Stallone che corre… ricolmo di muscoli, afflitto dalla perenne paresi… ma dove, dove ho già visto una simile postura? Ecco! Assomiglia un sacco a Happy Feet, la stessa grazia, la stessa agilità, lo stesso modo di correre che avrebbe un pinguino con una scopa nel ****!! E poi, ovviamente, ci sono le incongruenze nella trama. Più o meno all’inizio del film, Stallone e Statham lasciano cadere dall’idrovolante litri e litri di napalm, che ovviamente l’erede di Bruce Willis fa esplodere con una singola pallottola, distruggendo il molo dove al momento sono presenti il villain principale e più o meno 3000 soldati. Ma se lo scopo principale è fare secco il generale che vive in una sorta di isolato castello, non era più comodo fare esplodere quello con il generale dentro, invece del molo?? E seconda cosa: ma perché il cattivo scappa per due ore trascinandosi dietro la donna concupita da Stallone, salvandola da esplosioni, morte, distruzione… solo per poi puntarle una pistola alla tempia minacciando Sly di farle saltare la testa se non lo avesse lasciato andare?? Ma è insensato!! Sparale subito ed evita di trascinarti dietro un gatto appeso ai marroni!! Inoltre, a dialoghi che intrecciano sparate da macho (Ehi, dì a Pluto di stare accccuccia…), clichè pseudofilosofici (Siamo ormai vuoti dentro…), tentativi di battute ironiche (Jet Li e il suo ricorrente: A me dovete pagarmi di più perché sono piccolo!), sparate da vero supercattivone bastardo (Sei fortunata.. Papà mi ha detto che le donne non si picchiano, al limite si spingono con forza… però lui <Eric Roberts indica Steve Austin> non aveva un papà come il mio, sai. A lui non frega un cazzo che tu sia donna. Lui è una MERDA.) e perle di puro trash “romantico” (Tieni. Questo è il numero del mio conto corrente… PROSCIUGALO, per il bene della tua gente) si aggiunge anche la pochezza dell’adattamento italiano. Addirittura le parole spagnole dell’ultimo discorso del Generale sono state sottotitolate in modo sbagliato, con un “sono stato” che è diventato “questo stato”. Ma vergogna!!! Comunque, ignoratele queste imperfezioni, ed andate a vedere The Expendables, davvero. Non vi dico di spenderci 8 euro, andateci al mercoledì, quando costa meno, e non scaricatelo/prendetelo in DVD perché sono convinta che non renderebbe nemmeno la metà. Andateci con animo lieto e con l’ingenuità di bambini, non ve ne pentirete!


Di Bruce Willis, che compare in un cameo nei panni dell’agente Church, ho già parlato qui, mentre Mickey Rourke, che interpreta il tatuatore Tool, lo trovate qua. Tra i prossimi progetti del mio pelato preferito, un paio di action movie che si prospettano per la maggior parte poco interessanti, un altro film col maledettissimo Shyamalan e, forse, un quinto episodio della serie Die Hard.

Sylvester Stallone, oltre ad essere il regista e cosceneggiatore del film, interpreta Barney. Quest’uomo è entrato nella storia degli action per la sua interpretazione dell’ex militare John Rambo nella serie di film a lui dedicati, quindi la sua presenza nel film e l’ideazione dello stesso è più che legittima. Tra le sue altre pellicole segnalo Il dittatore dello stato libero di Bananas, Rocky, Rocky II, Rocky III, Rocky IV, Cobra, Tango & Cash, Rocky V, Oscar – un fidanzato per due figlie, Fermati o mamma spara, Cliffhanger – l’ultima sfida, Demolition Man, Dredd – La legge sono io, Daylight – Trappola nel tunnel, Men in Black e Rocky Balboa. Ha inoltre doppiato il cartone Z la formica e partecipato a un episodio de Il tenente Kojak. L’attore, americano di origini italiane, ha 64 anni (e a quanto pare non se li sente…) e un film in uscita.


Jason Statham interpreta Christmas. Entrato nella storia degli action come “erede” di Bruce Willis (ma col cavolo che l’inglesetto ha il suo stile…), in realtà ha cominciato lavorando con Guy Ritchie per due film, decisamente meno mainstream e molto più interessanti, come Lock & Stock e Snatch, per poi continuare con roba come The Transporter, The Italian Job e The Pink Panther – La pantera rosa. Ha 38 anni e sette film in uscita.


Arnold Schwarzenegger appare in un cameo come avversario di Barney, il mercenario Trench. Se Stallone è il re degli Action movie, l’attore austriaco è l’imperatore, basti solo pensare ai suoi Terminator, Terminator 2 – Il giorno del giudizio, Commando e Predator, solo per citarne alcuni. Prima che la sua carriera si interrompesse per seguire velleità politiche che lo hanno portato ad essere governatore della California, ha partecipato a film come Conan il barbaro, Conan il distruttore, Danko, I gemelli, Atto di forza, Un poliziotto alle elementari, Last Action Hero – l’ultimo grande eroe, True Lies, Junior, Una promessa è una promessa, Batman & Robin, Giorni contati, Terminator 3 e Il giro del mondo in 80 giorni, oltre che a un episodio dei Racconti di mezzanotte. Ha 63 anni.


Jet Li interpreta Ying Yang. L’attore cinese è la stella orientale degli action USA, conquistandosi di diritto la partecipazione in The Expendables grazie a titoli come Arma letale 4, Romeo deve morire, The One, Hero, Fearless e La mummia: la tomba dell’imperatore dragone. Ha 47 anni e un film in uscita.


Dolph Lundgren interpreta il folle mercenario Gunner. “Io ti spiezzo in due”, disse il buon Ivan Drago ad uno spappolato Rocky; volevate mica che dopo questa mitica frase lo svedesone non fosse presente alla rimpatriata? Oltre a Rocky IV lo si può vedere all’opera in Agente 007 bersaglio mobile, I dominatori dell’universo (dove interpreta He – Man, l’uomo per eccellenza!!) e Johnny Mnemonic. Ha 53 anni e due film in progetto.


Eric Roberts interpreta l’ex agente CIA Munroe. Siccome il fratellino di Julia Roberts non è mai stato una star degli action movie, posso solo supporre che la sua partecipazione sia stata voluta da Stallone per commemorare la loro collaborazione nel film Lo specialista. Tra le altre pellicole in cui compare segnalo Il rompiscatole, L’angelo del male, A morte Hollywood e Il cavaliere oscuro, mentre tra i telefilm a cui ha partecipato cito Frazier, Oz, Il tocco di un angelo, Law & Order, Perfetti… ma non troppo, CSI: Miami e Heroes. Ha 54 anni e la bellezza di tredici film in uscita.


Charisma Carpenter interpreta la fidanzata di Christmas, Lacy. Normalmente una donna in questo contesto non la menzionerei nemmeno, ma ho passato anni a vederla in tv nel ruolo della divina Cordelia, prima in Buffy poi in Angel. Attiva soprattutto nelle serie televisive, ha partecipato ad alcuni episodi di Baywatch, Streghe, Veronica Mars e CSI. Americana, ha 40 anni e due film in uscita.


Tra gli altri mercenari spiccano le figure del famosissimo wrestler “Stone Cold” Steve Austin (che interpreta Paine, la guardia del corpo di Munroe), un altro lottatore come Randy Couture (Toll Road, uno degli Expendables) e il già citato Terry Crews, che tuttavia mi pare più attore da commedie o telefilm che star degli action (in effetti al suo posto doveva esserci Wesley Snipes, che tuttavia aveva problemi con il fisco americano e non poteva andare uscire dagli USA). Questi ultimi due, in particolare, mi sembrano poveri sostituti condannati a sopperire alla mancanza di vere guest star quali sarebbero dovuti essere Steven Seagal (che ha rifiutato per problemi col produttore del film) o Chuck Norris. Se vi è piaciuto questo film, oltre a consigliarvi ogni caposaldo degli attori coinvolti, vi direi anche di riesumare quell’A – Team uscito proprio quest’anno. E ora vi lascio con il trailer del film... ENJOY!!




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