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venerdì 8 novembre 2019

Doctor Sleep (2019)

Alla faccia di un battage pubblicitario foriero di paragoni ingrati, lunedì ho dato fiducia a Mike Flanagan, regista e sceneggiatore di Doctor Sleep, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King.


Trama: Danny Torrance è cresciuto ed è caduto vittima degli stessi problemi del padre, in primis l'alcolismo, per mettere a tacere i fantasmi della luccicanza. L'uomo dovrà ricorrere nuovamente a quel pericoloso potere per aiutare Abra, ragazzina potentissima, finita nelle mire dei vampiri psichici conosciuti come Il Vero Nodo.


So che è troppo facile salire sul carro dei vincitori col senno di poi ma, onestamente, io di Flanagan non ho mai dubitato, nemmeno in questo caso. Era sufficiente mantenere il sangue freddo davanti a trailer ingannevoli che citavano a piene mani l'inarrivabile capolavoro di Stanley Kubrick e ricordare che Flanagan aveva portato a casa il miglior adattamento esistente de L'incubo di Hill House, magari rileggendo nel frattempo un romanzo che nel 2014 mi era sembrato di una faciloneria imbarazzante, ma lasciato decantare per cinque anni è riuscito a toccarmi nel profondo (salvo per il finale. Niente, lo zio King probabilmente arriva alla fine della stesura dei romanzi e pensa "e mo'? La buttiamo in caciara, dai"), per arrivare ad aspettare Doctor Sleep come si fa con Halloween (no, il Natale no). Ho avuto ragione e non ne dubitavo, come ho detto. Tagliamo subito la testa al toro. Doctor Sleep NON è Shining, non potrà mai esserlo. Flanagan non è Kubrick e non intende sostituirsi al genio inglese, inoltre bisogna anche ricordare che lo Shining cinematografico che amiamo ha ben poco di Stephen King ed è stato aspramente criticato dallo scrittore, mentre Doctor Sleep è molto fedele al romanzo di partenza, almeno fino al terzo atto, durante il quale per forza di cose lo sceneggiatore ha dovuto apportare dei cambiamenti. Ma ne parlerò un po' in zona spoiler, più avanti, perché mi sono sembrati molto interessanti e gradevoli. Sempre nel terzo atto, a scanso di equivoci, la presenza di Shining si fa più preponderante ma echi del film di Kubrick riverberano nel corso dell'intero film; al di là di alcune scene più o meno ricostruite e dei fantasmi che perseguitano Danny da bambino, c'è proprio la vecchia colonna sonora fatta di stridii acuti e battiti cardiaci che si mescola alla nuova, oppure un determinato stile di riprese, per non parlare poi di alcuni dettagli scenografici, come se Shining e, per estensione, il terribile passato del protagonista, non volesse lasciarci andare davvero e continuasse a perseguitarci. E' una scelta stilistica finissima, che non va intesa come mero "omaggio" o "plagio", bensì come componente necessaria di un film che per buona parte della sua durata evita di entrare in un territorio scomodo, come del resto fa il protagonista.


A proposito del protagonista, Danny Torrance è cambiato. Non è più il bambino dolce e spaventato degli anni '80, ma è diventato un uomo pieno di problemi che cerca di annegare nell'alcol assieme alla luccicanza. Bastano pochi tocchi a Flanagan per renderlo umano, fragile e credibile (non guasta il fatto di avere a disposizione un attore come Ewan McGregor, al quale da un po' non capitava un ruolo così bello), per accogliere con gioia la parentesi di pace come Doctor Sleep e tutte le piccole stranezze che accadono intorno a Danny, in primis il rapporto privilegiato con la morte degli anziani pazienti che gli vengono affidati, poi l'amicizia a distanza con la piccola Abra. Ora, la "luccicantissima" Abra è protagonista del peggiore plot twist kinghiano di sempre e fortunatamente Flanagan a questo si sottrae completamente, mantenendo invece intatto il carattere di un personaggio forte, di un'eroina cresciuta con modelli letterari e fumettistici ben precisi (ma quant'è bella l'inquadratura dell'action figure di una simil-Tempesta?). Abra è tosta, Abra è spietata, Abra non se la fa menare nemmeno quando in scena appare LEI, il personaggio che potenzialmente avrebbe potuto essere trashissimo, caricato all'inverosimile, vittimizzato da un'orrida CGI (un unico lunghissimo canino in mezzo alla faccia, ci pensate? Brrr) e che invece si mangia da solo l'intero film. Rebecca Ferguson nei panni di Rose Cilindro è una gioia per gli occhi. Lo è non solo perché Flanagan ha deciso di optare per un look più gipsy nel rappresentare i membri del Vero Nodo (nel romanzo sono la quintessenza dell'americano medio), rendendo Rose ancora più bella e misteriosa, ma perché Rebecca Ferguson ci mette l'anima e dà vita a un personaggio affascinante e sicuro di sé, gVande e teVVibile come l'Oz di Pet Sematary e allo stesso tempo fragile e umanissimo, terrorizzato dallo scorrere del tempo al punto da diventare un mostro. Le scene in cui Rose è protagonista sono semplicemente splendide, in particolare i confronti mentali tra lei e Abra sono realizzati in modo così elegante ed inventivo che Dark Phoenix dovrebbero eliminarlo e farlo rigirare per intero da Flanagan.


Flanagan è riuscito in un piccolo miracolo come pochi altri eletti in ambito Kinghiano. Senza scomodare l'autorialità di Kubrick e De Palma, Doctor Sleep si avvicina molto alle splendide opere di Frank Darabont: cinema onesto, "commerciale", rispettoso della fonte principale ma anche pronto a limare, cambiare e aggiungere dove necessario, com'è giusto che sia, senza snaturare il cuore dei personaggi e delle storie di King (Aggiungo che Flanagan mi pare un "vero credente", viste tutte le citazioni de La torre nera disseminate qui e là. E se non le avete colte siete persone male). E' qualcosa che gli è riuscito persino meglio che a Muschietti, e se è vero che adattare It è quasi impossibile, dall'altra parte c'è da ribadire che Flanagan ha avuto l'ingrato compito di infilarsi nelle scarpe di Kubrick, con tutto lo stuolo di fanZ di Shining ad alitargli sul collo per tagliarglielo al primo accenno di "vilipendio di infanzie o capolavori". Per questo vorrei ragionarci su ancora un po', entrando nel campo minato dello spoiler. A voi che siete arrivati a leggere fin qui dico che Doctor Sleep è uno degli horror (anche se di "spaventi" veri e propri ce ne sono pochi) o thriller sovrannaturali migliori dell'anno e che entrerebbe tranquillamente in un'ideale top 10 di adattamenti Kinghiani meglio riusciti, quindi andate a vederlo senza remore e preparatevi ad emozionarvi e persino a commuovervi.


SPOILER

Sì, il terzo atto di Doctor Sleep va per i fatti suoi. E' inevitabile, a causa di quel terribile cortocircuito mentale per cui Flanagan è stato costretto a cominciare il film là dove finiva lo Shining di Kubrick (quindi con un Overlook Hotel ancora in piedi e Dick Halloran morto con un'accetta conficcata nel petto) pur adattando un romanzo che segue lo Shining cartaceo (dove l'Overlook è bruciato e Dick ci ha rimesso solo la dentiera), cosa che per un attimo, essendo fresca di lettura, ha sconcertato anche me (alla domanda del mio compare "Ma non era morto, Dick?" ho risposto "Ma vah, è vivo", per poi prendermi a schiaffi da sola). Eppure, è un andare per i fatti suoi che migliora, e parecchio, il materiale di partenza omaggiando sia Kubrick che King, dando persino un intelligentissimo contentino a quest'ultimo, dal momento che il destino dell'Overlook e di Danny si compiono in maniera speculare a quella del Jack Torrance cartaceo. Una cosa che proprio non mi era piaciuta di Doctor Sleep, e che ho citato a inizio post, è la faciloneria della trama; nel romanzo non muore nessuno e nonostante la potenza del Vero Nodo i suoi membri vengono fatti fessi senza che i buoni ci rimettano. La cosa è assurda, anche perché il branco di "eroi" messo in piedi da King prevede un ex alcoolizzato, una ragazzina (per quanto potente), un vecchio e un paio di uomini comunissimi, che da soli sbaragliano vampiri psichici antichi come le piramidi. Nel film, grazie a Flanagan, anche i buoni muoiono. Muoiono coloro che, per bontà d'animo, decidono di aiutare i possessori di luccicanza, rimettendoci come già Dick Halloran ai tempi di Kubrick, perché il mondo è pieno di cose affamate e qualcuno deve venire masticato, anche se fa male. E questo pessimismo (nonostante un finale consolante che spezza il cuore) viene riproposto nella figura di Jack Torrance, il quale viene tirato fuori di peso dallo Shining cinematografico e privato di ogni possibile redenzione, dimostrando così l'invidiabile coerenza dell'operazione condotta da Flanagan, che dimostra di conoscere bene entrambe le fonti a sua disposizione. Nei libri, infatti, Jack cerca di combattere l'influenza dell'Overlook, come farà Danny alla fine di questo Doctor Sleep, e nel romanzo/sequel il suo fantasma è fondamentale per sconfiggere Rose; qui, invece, abbiamo il ritorno del Jack Torrance corrotto e interpretato magistralmente da Jack Nicholson, una scheggia minuscola del male profondo che abita l'Overlook, divorato dall'oscurità fin dalle prime scene di Shining perché lui, d'altronde, è "sempre stato lì". Il dialogo tra Jack e Danny al bancone del bar dell'Overlook, col primo che nutre ancora un profondo risentimento per la moglie e il figlio e cerca di far cadere quest'ultimo in tentazione, è qualcosa che magona e mette i brividi, più per il contenuto delle frasi di Jack che per quella scena storica e splendidamente omaggiata. E pazienza se l'ex Elliott fa un po' ridere nei panni di Jack Torrance. Di Jack Nicholson ce n'è uno solo e nessuno ce lo toglie, tranquilli. E a chi dovesse continuare a cianciare dell'"inutilità" di un sequel di Shining ricordo che in primis c'era il romanzo di King, il creatore di Danny Torrance, il quale ha voluto dare un futuro alla sua creatura, innanzitutto per curiosità personale e sì, anche affetto. Voi non vorreste sapere come crescono i vostri figli?

FINE SPOILER 


Del regista e sceneggiatore Mike Flanagan ho già parlato QUI. Rebecca Ferguson (Rose Cilindro), Ewan McGregor (Danny Torrance), Jacob Tremblay (Bradley Trevor), Carel Struycken (Nonno Zecca), Cliff Curtis (Billy Freeman), Bruce Greenwood (Dottor John), Carl Lumbly (Dick Hallorann) e Henry Thomas (Jack Torrance) li trovate invece ai rispettivi link.

Emily Alyn Lind interpreta Andy la serpe. Americana, ha partecipato a film come Enter the Void, J.Edgar, Comic Movie, Lights Out - Terrore nel buio, La babysitter e a serie quali Medium e Criminal Minds. Ha 17 anni e due film in uscita, tra i quali The Babysitter 2.


Zahn McClarnon interpreta Papà Corvo. Americano, ha partecipato a film come Rosso d'autunno, Bone Tomahawk  e a serie quali Tequila e Bonetti, Baywatch, Renegade, Walker Texas Ranger, Medium, Ringer e Fargo, inoltre ha lavorato come doppiatore ne Il mio vicino Totoro. Anche produttore, ha 53 anni e un film in uscita.


Robert Longstreet  interpreta Barry. Americano, ha partecipato a film come Always Shine, I don't Feel at Home in this World Anymore, Aquaman e a serie quali Dawson's Creek e Hill House. Anche produttore e sceneggiatore, ha tre film in uscita, tra cui Halloween Kills.


Danny Lloyd, il piccolo Danny dello Shining originale, compare sugli spalti come spettatore durante la partita di baseball, Alex Essoe, che interpreta Wendy, era la protagonista dello splendido Starry Eyes e la piccola Violet McGraw, che interpreta per l'appunto Violet, era la piccola Nell nel capolavoro di Flanagan, Hill House. Anche Catherine Parker, accreditata come Zittina Sarey, è una frequente collaboratrice del regista ed è comparsa in Absentia, Oculus - Il riflesso del male e Hill House. Detto ciò, se Doctor Sleep vi fosse piaciuto, consiglio l'ovvio recupero di Shining e di tutta la filmografia di Flanagan, che male non fa. ENJOY!

domenica 18 agosto 2019

Fast & Furious - Hobbs & Shaw (2019)

Spinta da un trailer tamarro e dalla presenza di attori molto graditi, prima di partire per le ferie sono corsa a vedere Fast & Furious - Hobbs & Shaw (Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw), diretto dal regista David Leitch.


Trama: la presenza di un virus mortale, voluto a tutti i costi da un'organizzazione in grado di creare superuomini, costringe l'enorme Hobbs e l'elegante Shaw a una difficile collaborazione.


Disclaimer: non ho mai sopportato Fast & Furious, così, a pelle, quindi non ho mai visto un singolo episodio della saga. Ciò mi ha portato a spoilerare spiacevolmente UN aspetto del film su Facebook, cosa che cercherò di non ripetere qui (quindi saltate l'elenco degli interpreti, grazie) benché, di fatto, non abbia idea di cosa sia presente sia in Fast & Furious che in Hobbs & Shaw, spin-off della saga. Generalmente parlando, posso dire che Hobbs & Shaw è una simpaticissima tamarrata tirata anche troppo per le lunghe, il cui pregio principale è la contrapposizione tra i due personaggi, il gigantesco, palestrato (ma con un cervello che è un brillante!) Hobbs e il ladro ex spia ex killer ex tutto Shaw, contrapposizione sottolineata da un odio atavico capace di generare le migliori battute e spiritosissimi botta e risposta oltre che di far procedere la trama su più livelli, almeno un paio paralleli; entrambi i protagonisti hanno problemi di famiglia, entrambi hanno un passato di cui vergognarsi, entrambi sono ai limiti della legalità, quindi diciamo che hanno più cose in comune di quanto non vogliano ammettere, il che li rende una squadra perfetta. Per le mani, neanche a dirlo, la più classica delle minacce globali, un virus capace di annientare l'umanità in una settimana, creato in laboratorio da un'organizzazione talmente segreta che al confronto la MAD del Boss Artiglio era una baracconata. L'organizzazione in questione, molto darwinianamente, punta a eliminare i deboli con qualunque mezzo, consentendo ai forti di prosperare e dando loro anche una discreta mano in termini di impianti cibernetici. Ecco dunque, come dal trailer, la pericolosa presenza di un Idris Elba in versione "Superman nero", pronto a spaccare culi, muri, macchine, porte, maniglie, cani, mondi senza apparentemente subire i colpi proibiti di Hobbs & Shaw, i quali potrebbero tranquillamente sputare in un occhio a John Wick e all'Atomica Bionda, due nomi fatti non a caso visto che David Leitch è il regista di entrambi i film e si vede. Le scene action sono delle sboronate mai viste, sia per quanto riguarda il corpo a corpo che per quanto riguarda, neanche a dirlo, gli inseguimenti in macchina, le esplosioni, i disastri aerei e qualunque altra cosa tamarrissima possa venirvi in mente, e ovviamente è tutto girato, montato e fotografato alla perfezione, così che lo spettatore non possa perdersi nemmeno una scintilla o una goccia di sangue (poco, a onor del vero).


Il GROSSO problema di Hobbs & Shaw, invero più grande della stazza di The Rock, è che è tutto talmente telefonato da far pietà (e fin qui, non mi aspettavo nulla di più da un film del genere, lo ammetto) e dotato di una morale così dolciotta da far sputare sì i denti ma non per i pugni, bensì per la carie mista a diabete. L'elogio finale della Famiglia a braccetto con " le macchine sono belle ma gli esseri umani sono meglio, gli amici sono meglio, la famiglia è meglio, quindi vinceremo sempre noi, to', sucamillo!", preceduto dagli sproloqui monotoni e ripetitivi di un Idris Elba che riusciva ad essere più profondo come Heimdall e persino come Roland Deschain (oddio...!) e che a tratti risulta più petulante del Dr. Male è qualcosa di talmente fuori contesto da far cadere i marroni. Privare della grinta due potenziali antieroi e trasformarli in due orsottoni del cuore che sull'isola di Tulla scoprono di volersi proprio tanto tanto bene è probabilmente il più grande autogol del film e priva di pathos zamarro una delle sequenze potenzialmente più sborone del film, alla quale sono arrivatà, ahimé, con gli occhi semichiusi dopo un primo tempo esaltante. Operazione non completamente riuscita quindi, peccato, anche se Dwayne Johnson è sempre una gioia per gli occhi, la bionda Vanessa Kirby è tosta quanto basta e ci sono un paio di guest star che da sole valgono il prezzo del biglietto. Unico appunto, Jason Statham. Sempre a suo agio in questi ruoli di duro che non deve chiedere mai, eh, peccato che sia nato col sembiante di Bruce Willis già vecchio e che manchi completamente del fascino giovanile del buon Bruno. Ah, ci fosse stato Bruccino a limonarsi il pucchiaccone ispano-russo e a fracassare bottiglie di champagne in testa ai cattivi, il mio cuore sarebbe rimasto sul pavimento della sala. Oh, e non alzatevi prima della fine dei titoli di coda, a meno che non abbiate ancora finito di vedere l'ultima serie de Il trono di spade; in tal caso, fuggite perché uno dei personaggi vi spoilererà pesantemente l'episodio finale.


Di David Leitch, che interpreta anche uno dei piloti della ETEON, ho già parlato QUI. Dwayne Johnson (Hobbs), Jason Statham (Shaw), Idris Elba (Brixton), Helen Mirren (Queenie), Eddie Marsan (Professor Andreiko), Cliff Curtis (Jonas), Ryan Reynolds (Locke) e Kevin Hart (Air Marshall Dinkley) li trovate invece ai rispettivi link.

Vanessa Kirby interpreta Hattie. Inglese, ha partecipato a film come Questione di tempo e a serie quali Grandi speranze e The Crown. Anche produttrice, ha 31 anni e un film in uscita.


Eiza Gonzales interpreta Madame M. Messicana, ha partecipato a film come Jem e le Holograms, Baby Driver - Il genio della fuga, Alita - Angelo della battaglia e a serie quali Dal tramonto all'alba - La serie. Ha 29 anni e tre film in uscita.


Pare che Dwayne Johnson abbia provato ad avere Jason Momoa nel ruolo di uno dei fratelli di Hobbs ma l'attore era troppo impegnato per partecipare; in compenso, nella famiglia di Hobbs spunta il wrestler Joe "Roman Reigns" Anoa'i, nella realtà cugino di Dwayne Johnson. Nulla di fatto anche per Keanu Reeves, che ha rinunciato a dare la voce al boss senza volto della ETEON, doppiato in originale da Ryan Reynolds sotto pseudonimo. Detto questo, se Hobbs & Shaw vi fosse piaciuto recuperate per intero la saga di Fast & Furious e aggiungete quella di John Wick, Atomica Bionda e anche i due Deadpool. ENJOY!

domenica 19 agosto 2018

Shark - Il primo squalo (2018)

Probabilmente era uno dei film più attesi del mese quindi, alla faccia del multisala chiuso, sono comunque corsa fino a Genova per vedere Shark - Il primo squalo (The Meg), diretto dal regista Jon Turteltaub e tratto dal romanzo omonimo di Steve Alten.


Trama: un gruppo di ricercatori marini riesce a superare una barriera naturale sul fondo dell'oceano e a scoprire cosa si nasconde sotto di essa, consentendo però ad un terrificante megalodonte di risalire in superficie...



Come al solito, mi tocca palesare ignoranza e ammettere di non avere mai letto né il romanzo di Steve Alten né i suoi seguiti; a naso, scorrendo un po' la trama su Wikipedia, mi azzarderei a dire che l'opera cartacea è ben più seria, scientificamente plausibile, cattiva e splatter rispetto al film di Turteltaub, ma siccome non mi è mai capitato di averla tra le mani sarò felice di essere smentita. Al netto del romanzo di Alten, ciò che noi spettatori ignoranti ci siamo ritrovati per le mani è un perfetto blockbuster estivo, prevedibile dall'inizio alla fine, scemo come un tacco e con un tasso di morti masticati talmente basso che al confronto Blu profondo diventa un capolavoro dell'horror acquatico. La mia non è una critica, beninteso: siamo ad agosto, un film simile è in grado di richiamare un'enorme fetta di pubblico e, soprattutto, la pellicola di Turteltaub non è neppure vietata ai minori di 14 anni, tanto che domenica scorsa al multisala c'era una bambina di 7/8 anni che implorava la madre di portarla a vedere Shark - Il primo squalo ed è stata prontamente accontentata, divertendosi probabilmente più di me. Minimo sforzo, dunque, massima resa. E in effetti The Meg è un film molto spassoso, che coniuga quel leggero desiderio di brivido che accompagna gli spettatori fin dai tempi de Lo squalo (aggiungendo ad esso un pizzico di mistero alla Jurassic Park, con tanto di studiosi costretti a fare la morale a ricconi senza scrupoli) a un'avventura vissuta da uomini e donne duri e tostissimi, capaci di ridere davanti al pericolo e persino di flirtare senza remore, anche con una schiera di zanne affilatissime a un metro dalla faccia. Certo, è un'avventura che prevede dei morti ma lo stesso valeva per il già citato Jurassic Park. Della serie, nessun personaggio di spessore verrà maltrattato dall'inizio alla fine delle riprese e chi ci lascia la pelle lo fa o per venire punito della propria stupidità, o per dare inizio a una sorta di "vendetta" oppure, meglio ancora, per arrivare all'inevitabile momento strappalacrime dove chi rimane porta il lutto per mezza giornata o anche meno, dipende dalla durata del film. In pratica, Shark - Il primo squalo è un film della Disney senza Casa del Topo ma con gli squali.


A caricarsi tutta la vicenda sulle spalle non è tanto il megalodonte del titolo, presenza preponderante ma comunque "gentile", uno squalo gigantesco che non sfrutta tutte le sue potenzialità non ho capito se per problemi di budget e relativi effetti speciali o forse per non turbare troppo gli animi dei giovani spettatori (per dire, in una spiaggia affollata ha fatto ben più danni il branco di pescetti nello stupidissimo Piranha, al megalodonte bastava aprire la bocca e via ma si è preferito lasciare spazio a sospiri di sollievo legati alla salvezza di cagnolini e pargoli), bensì Jason Statham finalmente diventato la copia di Bruce Willis anche per quel che riguarda le trame dei film a cui partecipa. Tragedia iniziale? Check! Ubriachezza post tragedia? Check! Situazione sentimentale non ottima ma comunque in via di miglioramento? Check! Sindrome da superuomo zeppo d'ironia? Check! L'unica cosa che non abbiamo "checkato", se così si può dire, è la buzza da bevitore che ha sempre caratterizzato l'adorabile Bruno, perché Jason Statham combatte gli squali con un fisico talmente scolpito da far sciogliere le spettatrici in lacrime... ma è anche vero che Jason sta invecchiando malamente almeno di viso, mentre Willis alla sua età era ancora un gran figo (vogliamo parlare di Pulp Fiction?), quindi rimanendo in tema di creature fantastiche chiederei a qualche scienziato compiacente di creare in laboratorio un Bruce Statham che combini il meglio dei due pelatoni, ovviamente da rendere obbligatorio nelle case di ogni donna o uomo che lo desiderassero. Ahem, scusate. Tornando al film, c'è da dire che, benché il megalodonte sia garbato e cortese nelle sue scorribande masticatorie, Shark - Il primo squalo si fa guardare volentieri nelle varie scene action a base di acqua, pinne minacciose, sommergibili e gente che viene colpita da botte di sfiga inenarrabili (la scena degli elicotteri che esplodono ci ha fatto tanto ridere, mancava solo un'astronave), mentre quando viene cercata l'introspezione c'è da voltarsi dall'altra parte e far finta di non vedere e soprattutto non sentire i dialoghi improbabili messi in bocca ai protagonisti. Fortunatamente, c'è poca conversation e molta action, con in più finezze e citazioni che difficilmente si vedrebbero in Sharknad... come dite, stasera esce l'ultimo Sharknado??? Non mi ci fate pensare che mi tocca aspettare una settimana per vederlo!!!! Perlomeno, la voglia di squali quest'anno me la sono tolta con questo Shark - il primo squalo, che vi consiglierei comunque di vedere per una serata ad alto tasso di delicata ignoranza.


Del regista Jon Turteltaub ho già parlato QUI. Jason Statham (Jonas Taylor), Bingbing Li (Suyin) e Rainn Wilson (Morris) li trovate invece ai rispettivi link.

Cliff Curtis interpreta Mac. Neozelandese, "indimenticabile" Travis dell'orrenda Fear the Walking Dead, ha partecipato a film come Lezioni di piano, Sei giorni sette notti, Three Kings, Al di là della vita, Blow e La giuria. Anche produttore, ha 50 anni e due film in uscita, i sequel di Avatar.


Nel film compare anche l'Hiro di Heroes, Masi Oka, nei panni di Toshi. Qualche anno fa il progetto ha rischiato di finire in mano a Eli Roth il quale, ovviamente, avrebbe preteso non solo di mantenere un R-rating ma anche di interpretare il personaggio di Jonas Taylor. Inutile dire che i produttori gli hanno fatto una leva per molteplici motivi, ahinoi. Per superare il diludendo, se Shark - Il primo squalo vi fosse piaciuto recuperate Lo squalo, 47 metri, Paradise Beach - Dentro l'incubo e ovviamente Blu profondo. ENJOY!


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