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mercoledì 17 aprile 2024

Ghostbusters - Minaccia glaciale (2024)

Sabato sono andata a vedere Ghostbusters - Minaccia glaciale (Ghostbusters - Frozen Empire), diretto e co - sceneggiato dal regista Gil Kenan. L'ha già visto persino la bonanima di mia nonna ma non farò spoiler.


Trama: i membri della famiglia Spengler si sono trasferiti a New York e sono ormai acchiappafantasmi a tempo pieno. Giusto in tempo per affrontare un'antica divinità votata alla distruzione dell'umanità intera...


Mi rendo conto di essere ormai fuori tempo massimo (come lo sono Aykroyd, Murray e compagnia. Ma ci torno più avanti) quindi non mi sento di essere troppo tranchant nel giudizio verso Ghostbusters - Minaccia glaciale. E' piaciuto al fanciullo seduto accanto a me, figlio tredicenne di uno dei miei storici compari di horror, e tanto basta. Questi sono film che vengono realizzati per loro e per i nostalgici dello zoccolo duro, quelli che vorrebbero vedere tornare gli attori originali anche fossero affetti da demenza senile e col catetere attaccato, basta poter indicare lo schermo e ridere, commossi, dell'ennesima citazione al primo, storico Ghostbusters. Dico questo perché i ragazzini delle medie non hanno (e non gliene faccio una colpa perché alla loro età ero uguale, è giusto e normale che sia così) abbastanza esperienza da fare le pulci a una sceneggiatura costruita sul nulla, dove nessun personaggio introdotto in Legacy è riuscito ad evolvere o diventare minimamente interessante, tanto che Gil Kenan e Jason Reitman hanno dovuto introdurre altri due nuovi membri della squadra per insaporire un po' questo piatto insipido (fallendo male, come Calenda). Inoltre, i ragazzini delle medie probabilmente apprezzano molto di più la CGI odierna, che a me sembra sempre posticcia e senza fantasia, rispetto ai rozzi effetti speciali artigianali di un tempo, che ai miei occhi risultano invece ancora freschi, colmi di inventiva ed ingegno. Quindi, ripeto, non sono più io il target di queste opere. Hai voglia, infatti, a dire che una delle fonti di ispirazione di Ghostbusters - Minaccia glaciale è la serie The Real Ghostbusters, quando il "mostro finale" si vede e no dieci minuti ed è un pupazzone brutto come il peccato, mentre prima del suo arrivo i fantasmi si contano sulle dita di una mano. Se non altro, i bambini non conoscono per nulla il cartone animato che spingeva me e le mie compagne di scuola ad inventarci pazzesche avventure nei panni degli Acchiappafantasmi titolari (io ero Ray, per inciso), quindi apprezzeranno anche quel poco che si vede come una novità, senza fare confronti. Diverso il discorso per gli ultraquarantenni che piangono, pubblico di invasati rappresentato dal matusa piagnone per eccellenza, Dan Aykroyd. E qui aprirò un libro più lungo di quelli che potrete trovare nella biblioteca in cui, guarda caso, troverete un'altra vecchia (e sottolineo vecchia) conoscenza in una riproposta fotogramma per fotogramma di una delle scene più iconiche di Ghostbusters.


'Sto cazzo de Ghostbusters. Gil Kenan, Jason Reitman, io ve lo buco 'sto Ghostbusters. Ma siete capaci a rinfrescare la serie senza citare ogni 5 minuti il film del 1984? Non se ne può più, santo cielo. Il secondo tempo di Legacy non aveva un'idea originale che fosse una ma, per carità, ci stava perché era un film di passaggio tra il vecchio e il nuovo; però nel frattempo sono passati quasi quattro anni, cosa vi costava realizzare un sequel in cui i riflettori fossero puntati sulla famiglia Spengler E BASTA, magari anche con location nuove, inventandovi qualcosa legato a quel poco di originale che era stato raccontato nel film precedente? Eh no, perché altrimenti povero Aykroyd che da decenni non ha più il controllo del suo film preferito. Ma Dan mio, hai idea della tristezza che provo a vederti portare avanti sempre lo stesso personaggio che in trent'anni non ha mai messo piede fuori dal suo negozietto, e soprattutto che si atteggia a nonno comprensivo con le nuove leve, annuendo con sorriso bonario ogni maledetta volta che McKenna Grace e il cinese di cui non ricordo il nome ripetono a pappagallo le battute o i concetti del vecchio Ghostbusters? Bill Murray, di te non voglio nemmeno parlare. Anni a dar contro al franchise e poi sei sempre il primo a tornare, fingendo scazzo cosmico prima di passare a ritirare l'assegno. Ma davvero devo arrivare a 43 anni disconoscendoti, tu che sei stato il mio primo amore? Non bastasse il bisogno di infilare nel film facce ormai incartapecorite (giuro che a vedere Annie Potts salire le scale arrampicandosi coi corrimano mi si è spezzato il cuore), Kenan e Reitman sono riusciti non solo a privare di spessore i nuovi protagonisti, ma hanno aggiunto anche altri personaggi di cui non frega un belino a nessuno. L'unica cosa interessante, potenzialmente, sarebbe stata l'evoluzione del rapporto tra i giovani Spengler e un ex insegnante ormai diventato ufficialmente fidanzato di mammà, rapporto complicato dalla decisione familiare di lavorare tutti come acchiappafantasmi, ma dei quattro personaggi coinvolti due (Trevor e Callie) stanno lì a far numero, Gary è costretto al ruolo del goffo minchione mentre Phoebe si è tenuta tutti gli aspetti lunatici ed asociali del nonno senza ereditare nemmeno un briciolo della sua simpatia. Prendete Sheldon e toglietegli ogni aspetto divertente, avrete un'idea di quanto sia pesante Phoebe in versione adolescente scazzata col mondo. Il cinese e la tizia coi dread erano insignificanti già in Legacy e qui non sono nemmeno in grado di evolvere in love interest per i protagonisti, mentre il mastro di fuoco (e certo, come volevi chiamarlo, sennò? Guardia di ghiaccio?) e lo scienziato biondo mi fanno solo venire voglia di andare da Rick Moranis e Sigourney Weaver e abbracciarli forte, augurando loro di non finire coinvolti nemmeno per sbaglio in un eventuale terzo capitolo. E porca miseria, alla fine sono stata TROPPO tranchant col giudizio, scusate. Rimedio assegnando voto 10 ai soliti marshmallow tenerini e a quel miracolo della natura di Paul Rudd. In un film dove tutti invecchiano male, persino i ragazzini, lui continua a rimanere figo e giovanile. Avrà mica un autoritratto nascosto in soffitta?  


Del regista e co-sceneggiatore Gil Kenan ho già parlato QUIPaul Rudd (Gary Grooberson), Carrie Coon (Callie Spengler), Finn Wolfhard (Trevor Spengler), Mckenna Grace (Phoebe Spengler), Kumail Nanjiani (Nadeem Razmaadi), Patton Oswalt (Dr. Hubert Wartzki), Emily Alyn Lind (Melody), Bill Murray (Peter Venkman), Dan Aykroyd (Ray Stantz), Ernie Hudson (Winston Zeddmore), Annie Potts (Janine Melnitz) e William Atherton (Sindaco Walter Peck) li trovate invece ai rispettivi link.


James Acaster
, che interpreta Lars, presta la voce all'Armadillo di Zerocalcare nel doppiaggio inglese di Questo mondo non mi renderà cattivo. Le scene in cui Trevor cerca di acchiappare Slimer sono simili ad alcune sequenze scartate da Ghostbusters II, dove al posto del ragazzino c'era Louis Tully; a proposito di Louis, se Ghostbusters - Minaccia glaciale vi è piaciuto recuperate Ghostbusters , Ghostbusters II e Ghostbusters LegacyENJOY!

martedì 9 agosto 2022

How it Ends (2021)

Questo sarà un post di servizio per mettere in guardia chiunque si facesse venire voglia, come purtroppo è accaduto a me, di guardare How it Ends, scritto e diretto nel 2021 da Zoe Lister-Jones e Daryl Wein e approdato la settimana scorsa su Amazon Prime Video.


Trama: il giorno della fine del mondo Liza, accompagnata dal suo io più giovane, si mette in cammino per risolvere tutte le questioni lasciate in sospeso, prima di concludere la sua esistenza a un party.


Vi è mai capitato che un film vi stesse antipatico a pelle, un po' come succede con le persone? Di solito, con queste ultime mi succede nel momento esatto in cui mi rendo conto che chi ho davanti è un* quaquaraqua, un* che se la crede, un* fint* compagnon* che in realtà ti sta giudicando e pensando "ma guarda te st* sfigat*, sono molto più intelligente e fig* io, diamo corda solo perché mi fa pena". Ecco, le stesse sensazioni le ho provate guardando How it Ends, il film sulla fine del mondo che si crede molto più acuto degli altri film sulla fine del mondo e te lo sbatte in faccia in maniera simpatica, mettendo assieme un mucchio di attori che si sono divertiti un casino a girarlo, tanto che sicuramente buona parte dei dialoghi (come si evince dai "simpaticissimi" titoli di coda) sono stati improvvisati, anche perché trattasi di siparietti pseudo-comici ed arguti che nascondono solo un enorme cumulo di aria fritta derivante dalla necessità di aggiungere qualcosa alla trama semplicissima e derivativa: protagonista (che è anche co-regista e co-sceneggiatrice) deve andare da punto A a punto B, il giorno della fine del mondo, per rimettere a posto tutti gli errori commessi nel corso della vita. Per rendere la cosa più frizzante e alternativa, alla protagonista viene affiancata la sua versione più giovane, una sorta di avatar che dovremmo avere tutti e che solitamente vediamo solo noi, tuttavia con l'arrivo della fine del mondo questo essere immaginario diventa capace di interagire e di essere visto da quasi tutti e molti di quelli che Liza incontra ne hanno una loro versione accanto. In realtà, questo "younger self" serve non tanto per dare un'aura surreale alla vicenda, quanto piuttosto per veicolare il METAFORONE che accompagna il messaggio principale del film, ovvero "tu conti, sei importante, e per vivere bene devi imparare ad amare ed accettare te stesso e a metterti in cima alle priorità". Mi verrebbe da citare Martellone di Boris, guarda. 


L'enorme problema di How it Ends, film girato in pandemia tra amici e con un budget risicato probabilmente utilizzato per appiccicare con lo sputo un asteroide in CGI sullo sfondo che ciccia fuori verso il finale, è che il messaggio finale sarà anche condivisibile e giusto, ma il percorso per arrivarci è una martellata sulle gonadi. Gli incontri che fa Liza nel mezzo del cammin verso la festa di fine mondo vanno dal MEH con velleità hipster (la comica e la cantante) all'orrore di persone che, per la maggior parte, sono la versione moderna e tiratissima per i capelli di Dharma (ve lo ricordate Dharma e Greg?), impegnate in dialoghi che vorrebbero essere simpatici e divertenti, o comunque legati al modo di parlare dei 30/40something di oggi (aggiungo una parentesi: la protagonista ha la mia età e sogna un aldilà dove scoparsi Chalamet. Ma mi tiri il belino??? Che orrore, quell'essere implume che potrebbe essere tuo figlio!!!), ma risultano solo imbarazzanti, nemmeno cringe, diciamo le cose in italiano per non abbassarci ai livelli di How it Ends. Ve lo giuro, il film dura un'ora e 22 e sono riuscita ad addormentarmi almeno sette volte prima di arrivare alla fine; testardamente, ogni volta mandavo indietro e dopo nemmeno un quarto d'ora stavo a occhi rivoltati e con la bava alla bocca, in catalessi, pregando che 'sta tortura a base di dialoghi sul nulla e confronti inutili finisse e maledicendo tutti quelli che si lamentano del mumblegore o degli horror in cui "non succede nulla". Sulle guest star presenti nel film non mi pronuncio, spero che abbiano partecipato o per amicizia o perché ben pagati, non certo perché convinti di poter portare una ventata di freschezza e divertimento alla settima arte. Comunque, c'è da dire che Zoe Lister-Jones e Daryl Wein un traguardo lo hanno raggiunto, ovvero quello di girare un film che finirà quasi sicuramente al primo posto della mia Worst 5 di fine anno. Oh, sempre meglio di nulla!


Di Finn Wolfhard (Ezra), Logan Marshall-Green (Nate), Nick Kroll (Gary), Bradley Whitford (Kenny), Olivia Wilde (Alay), Paul Scheer (Dave), Helen Hunt (Lucinda), Colin Hanks (Charlie) e Charlie Day (Lonny) ho già parlato ai rispettivi link. 

Zoe Lister-Jones è la co-regista e co-sceneggiatrice della pellicola, inoltre interpreta Liza. Americana, ha diretto altri due film, Band Aid e Il rito delle streghe, ovvero il remake di Giovani streghe. Anche produttrice, ha 40 anni ed è l'ex moglie di Daryl Wein.


Daryl Wein è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Lola Versus. Anche attore e produttore, ha 39 anni ed è l'ex marito di Zoe Lister-Jones.


Le guest star del film sono molteplici, anche fuori dal cast di It's Always Sunny in Philadelphia, di cui fanno parte Glenn Howerton (John) e Mary Elizabeth Ellis (Krista): Cailee Spaeny, che interpreta la giovane Liza, era nel cast de Il rito delle streghe, sempre diretto da Zoe Lister-Jones, Whitney Cummings (Mandy) è una famosa comica americana, vista di recente in Studio 666 mentre Fred Armisen è un altro comico comparso anche in The Anchorman. Ciò detto, se cercate un bel film a tema fine del mondo, recuperate These Final Hours e Don't Look Up. ENJOY!

martedì 23 novembre 2021

Ghostbusters: Legacy (2021)

E' stata una tortura resistere fino a domenica per guardare Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife), diretto e co-sceneggiato da Jason Reitman, ma chissà se ne è valsa la pena? Niente spoiler salvo nell'ultimo paragrafo!


Trama: una donna con due figli a carico e parecchi problemi economici eredita dal padre praticamente sconosciuto una fatiscente magione nelle campagne dell'Oklahoma. Lì saranno costretti a fronteggiare i fantasmi e ad evitare un'apocalisse...


Santo cielo, da dove cominciare? Eh già, con questo esordio avrete capito che, a differenza di tutti quelli che hanno versato lacrime di commozione, gioia e nostalgia davanti a Ghostbusters: Legacy, io mi sono ritrovata a guardare lo schermo con lo stesso trasporto emotivo di Natolia, la bella compagna dei Bulgari di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma andiamo con ordine. Ghostbusters: Legacy, l'"affare di famiglia" firmato Jason Reitman che ha educatamente ringraziato Paul Feig per aver "aperto la strada" col dimenticabile Ghostbusters del 2016 e poi, immagino, di nascosto gli ha mostrato il dito medio perculandolo, è una pellicola dotata di due anime, una anche assai apprezzabile, l'altra da prendere a calci nel culo come ha minacciato di fare un padre, in sala, stufo di vedere i figli litigare per i posti a sedere (per inciso, fratello, ti ho stimato tantissimo). La parte apprezzabile è quella dedicata ai 300 pargoli che infest...ehm, affollavano la sala, testimonianza vivente del passaggio generazionale inculcato da orde di genitori nerd cresciuti nel mito del primo Ghostbusters i quali, giustamente, hanno educato i figli alla stessa adorazione; nella prima parte di Legacy, o Afterlife che dir si voglia, si respira un'aria freschissima di film d'avventura, coi ragazzini protagonisti costretti a cambiare vita e a scoprire cosa si nasconde nel passato sepolto della loro famiglia decisamente poco "normale". Le strizzate d'occhio ai Ghostbusters anni '80 non si contano, ma è giusto così, anche perché sono lievi e simpatiche, necessarie alla trama. Phoebe e Trevor percorrono a piccoli passi una strada lastricata di aggeggi fantascientifici e di leggenda, in grado di fargli aprire gli occhi su un pezzo di storia americana dimenticato dai più e anche di far emergere i loro lati migliori, di portarli a comprendere quale potrebbe essere il loro posto nel mondo se solo riuscissero a conoscere meglio se stessi e il loro passato, di brillare come le stelle che meritano di essere alla faccia di una madre triste, vinta da quello stesso passato. In particolare Phoebe (e non poteva essere altrimenti visto che McKenna Grace è una spanna sopra molti suoi giovani coetanei) è tratteggiata magnificamente, è di una tenerezza infinita ed è bello vederla scoprire a poco a poco cosa si cela nella magione ereditata dal nonno e farsi nuovi, strani amici. Si potrebbe definire la prima parte di Ghosbusters: Legacy un coming of age dalle atmosfere vicinissime a quelle dei film di avventura "adulta" a base di ragazzini che ci piacevano tanto negli anni '80? Sì, e pensate che non hanno nemmeno dovuto scomodare delle biciclette per riuscirci. Peccato che poi arrivi la seconda parte. 


La seconda parte è il REGALO di Jason Reitman a tutti i Ghostbros che, guardando il film di Paul Feig, avevano urlato all'orrore nemmeno si fossero trovati in camera Janosz nudo. Ora, a me il film di Feig non era piaciuto ma non perché era un'affronto al Ghostbusters dell'84, bensì semplicemente perché era eccessivamente stupido (ho ancora gli incubi per Chris Hemsworth), incapace di trovare una propria strada originale senza appoggiarsi alla stampella delle scene iconiche del suo predecessore, salvato in corner solo da una Kate McKinnon in stato di grazia. Mai, però, mi sarei aspettata che Legacy avrebbe fatto anche di peggio, mettendosi letteralmente a pecora, scusate la volgarità, e accontentando i Ghostbros... con un remake scena per scena, nota per nota, battuta per battuta di Ghostbusters - Acchiappafantasmi. Ma porca di quella miseria. Signori, ma scherziamo? Io sono la prima ad apprezzare omaggi, rimandi, chicche e guest appearance, ma a parte una goduriosissima scena d'azione che coinvolge la Ecto-1 e il muncher in giro a distruggere la città e un pre-finale che è la summa di tutti gli studi e la tecnologia degli acchiappafantasmi nel corso degli anni (rovinato, come vedrete negli spoiler, da UNA cosa soltanto), non c'è nulla nella seconda parte del film che non sia mutuato direttamente dal Ghostbusters del 1984. Roba che, davvero, fossi stata in Reitman avrei avuto vergogna a farmi pagare, in quanto è palese che il ragazzo avesse in mano nulla più che una checklist da spuntare. Ritengo, come spettatrice e fan, di meritare ancora un minimo di rispetto da chi vuole giocare coi miei sentimenti e un minimo di impegno in più da chi vuole cullarmi nell'effetto nostalgia, perché allora mi riguardo in loop i primi due Ghostbusters (a proposito, il secondo l'abbiamo tolto dal canon? Che vi ha fatto Vigo il carpatico, scusatemi?) e non sto a sprecare ulteriori soldi. Mi rendo conto che il post è venuto più duro di quanto avrei voluto, anche perché gli effetti speciali sono molto ben fatti e le scene d'azione abbastanza goderecce ma, giuro, più ci ripenso più i girano le palle, perché Legacy ha un potenziale enorme, ha un cuore che batte e che non coincide con l'omaggio a tutti i costi, eppure questo cuore è stato messo da parte senza remore, solo per accontentare i fan. Ohibò. Se avete già visto il film e volete capire perché sono tanto arrabbiata, continuate a leggere, altrimenti amici come prima!



SPOILER

Io non mi capacito. Sono la prima ad aver speso una lacrima davanti alle prime scene, davanti a quella presenza del vecchio Spengler sussurrata, mai sbandierata al 100 %, giustamente timida. Sono la prima ad essere saltata sulla sedia davanti a quella telefonata, perché certo, "ecchicchiamerai?". Le due scene post credit mi hanno fatta sorridere, la prima in particolare mi ha sciolto il cuore, ché è stato splendido vedere per la prima volta i coniugi Venkman uniti nell'idillio familiare (però, anche lì, era necessario proprio riciclare le carte? Ma su...) sebbene probabilmente il povero Oscar sia morto, e non nego di aver represso un brivido a rivedere gli Acchiappafantasmi uniti... però, siamo seri? Dal momento esatto in cui Paul Rudd diventa Rick Moranis, il film si trasforma in una copia anastatica del primo film, con un'importante aggravante, ovvero la stupidità delle poche novità aggiunte: mai, nemmeno nei miei incubi più perversi avrei pensato a Carrie Coon, in versione majokko malvagia, indossare magicamente lo stesso abito della Dana posseduta da Zuul (e vorrei davvero comprendere la portata dell'imbarazzo della Coon e di Rudd nel girare "quella" scena), oppure qualcuno raccontare le peggiori barzellette a Gozer, o trasformare Ivo Shandor nell'ennesima, inutile spunta della checklist, sprecando peraltro J.K. Simmons. Di più, MAI avrei pensato che avrebbero ricostruito al computer Harold Ramis, a cui il film è dedicato. Lì mi sono scese lacrime, sì, ma di rabbia e anche un po' di schifo, perché evidentemente Reitman non conosce la differenza che passa tra omaggio elegante e sfruttamento dei defunti per spremere i dotti lacrimali degli spettatori trattati alla stregua di beoti. Capisco Aykroyd, che da decenni non azzecca un film e venderebbe anche la madre per soldi, capisco Ernie Hudson, ma fossi stata in Bill Murray, davanti all'idea di dover recitare un'intera, lunga sequenza davanti a un green screen dove avrebbero poi appiccicato l'immagine ricreata di un mio collega defunto da anni, avrei abbandonato il progetto e mi sarei eclissata con la stessa grazia di Rick Moranis, al quale va invece il mio rispetto per l'eternità. Non posso che concludere il post delusa, e con la stessa delusione citare il film che tutti i Ghostbros del pianeta hanno evidentemente voluto dimenticare: "Tutto ciò che tu fa è male! Io voglio che tu sa ciò!" E quel Twinkie infilatevelo pure dove non batte il sole, dopo averlo fatto diventare lungo dodici metri e del peso approssimativo di trecento chili.


Di Carrie Coon (Callie), Paul Rudd (Grooberson), Finn Wolfhard (Trevor), Mckenna Grace (Phoebe), Bill Murray (Peter Venkman), Dan Aykroyd (Ray Stantz), Ernie Hudson (Winston Zeddmore), Annie Potts (Janine Melnitz), Sigourney Weaver (Dana Barrett Venkman), Bob Gunton (agricoltore fantasma), J.K.Simmons (Ivo Shandor), Josh Gad (voce di Muncher) e Olivia Wilde (Gozer) ho già parlato ai rispettivi link.

Jason Reitman è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Canadese, figlio di Ivan Reitman, ha diretto film come Thank You for Smocking, Juno, Tra le nuvole e Tully. Anche attore, ha 44 anni. 



Celeste O'Connor, che interpreta Lucky, aveva già partecipato a Freaky, mentre nei panni dell'agente Medjuck c'è Stella Aykroyd, figlia di Dan. Ovviamente, per arrivare preparati a Ghostbusters Legacy converrebbe che guardaste Ghostbusters e Ghostbusters II, mentre potete anche evitare Ghostbusters del 2016. ENJOY!

domenica 3 maggio 2020

The Turning (2020)

Sempre grazie alle segnalazioni di Lucia, ho recuperato anche The Turning, diretto dalla regista Floria Sigismondi e tratto dal romanzo Il giro di vite di Henry James.



Trama: Kate viene assunta come istitutrice per badare alla piccola Flora, orfana di genitori. All'interno dell'enorme villa di famiglia, tuttavia, cominciano ad accadere cose molto strane...



Sarà il Covid che mi rende intollerante al mondo esterno e molto più propensa a rifugiarmi in luoghi di fantasia, per quanto inquietanti? Sarà l'astinenza da cinema, che mi porta ad accogliere con gioia qualunque horror? Sarà che sono cresciuta, i miei gusti sono cambiati, e mi concentro un po' più sulla bellezza che sul contenuto? Sarà quel che volete, mi sono ritrovata a ridere (per non piangere) all'idea che The Turning sia stato massacrato dalla cVitica USA quando invece, nonostante qualche passaggio un po' farraginoso, la pellicola di Floria Sigismondi ha fascino da vendere e attori molto bravi, non solo la protagonista ma anche i suoi "colleghi" di supporto. Tratto da Il giro di vite di Henry James, The Turning racconta l'odissea della giovane Kate, che un giorno decide di mollare tutto e accettare un lavoro come istitutrice in un'enorme villa appartenente a una famiglia ricca ma spezzata: dopo un incidente mortale accorso ai genitori, la piccola Flora è infatti rimasta sola con una vecchia governante e il fratello Miles, collegiale scapestrato e violento costretto a rimanere a casa dopo essere stato espulso da scuola. La villa in cui scorrazzano questi due giovani "purosangue", come li definisce la governante, comincia fin da subito a risultare inquietante agli occhi di Kate. Di notte ci sono strane voci, i dintorni della magione sono labirintici e claustrofobici quanto le stanze e i corridoi, la piccola Flora vive da reclusa ed è terrorizzata alla sola idea di abbandonare la sicurezza della proprietà e Miles è un bastardo che non perde occasione di fare scherzi crudeli a Kate, minandone dapprima la pazienza e poi la sanità mentale, soprattutto quando agli occhi di Kate cominciano a profilarsi i contorni di una tragedia passata che richiede vendetta o, quanto meno, una presa di coscienza. Come se tutto questo non bastasse, Kate ha una madre rinchiusa in manicomio, quindi forse rischia di diventare matta per una questione ereditaria, chissà.


Non offre risposte chiare questo The Turning, salvo il progressivo disgregarsi dell'autocontrollo e della consapevolezza di una persona, qualunque siano le cause. E' doloroso vedere Kate, magistralmente interpretata da Mackenzie Davis e connotata con pochi tocchi di forte personalità che ce la rendono subito simpatica, perdere a poco a poco l'appiglio con la realtà, trasformarsi da ragazza forte e indipendente a pulcino terrorizzato, schernita da piccoli bastardelli viziati per i quali non facciamo in tempo a provare pietà che subito, con un brusco voltafaccia, li vorremmo vedere morti. Sì, anche la piccola Flora, per quanto Brooklynn Prince mi faccia una tenerezza infinita dai tempi di Un sogno chiamato florida (ah, ma anche lì la pargolotta chiamava due schiaffi per ogni abbraccio, eh), mentre Finn Wolfhard, anche lui perfetto, potrebbe rientrare di diritto nella definizione di "causa scatenante sindrome da Erode". La regia di Floria Sigismondi, "architetto" dell'intera faccenda, è molto evocativa e non mi sarei aspettata di meno da colei che ha aiutato a far sì che Marilyn Manson assurgesse a mito della mia adolescenza anche grazie agli splendidi video da lei girati; la Sigismondi, fortunatamente avara di jump scares, preferisce concentrarsi su oggetti d'arredamento inquietanti e topoi gotici come nebbia e acque buie, sulla natura decadente e labirintica della casa in cui vivono i giovani Fairchild e si concede dei titoli di coda splendidi, accompagnati da una melodia che stride completamente con l'atmosfera del film e per questo, a mio avviso, è ancora più adatta al doppio twist finale. Quindi, non racconti nulla di troppo nuovo, The Turning è un altro horror che consiglio in questo periodo "coviddoso" che si sta rivelando molto ricco di visioni interessanti.


Di Mackenzie Davis (Kate Mandell) e Joely Richardson (Darla Mandell) ho già parlato ai rispettivi link.

Floria Sigismondi è la regista del film. Italiana, ha diretto il film The Runaways ed episodi di serie quali Hemlock Grove, American Gods e Daredevil. Anche sceneggiatrice e attrice, ha 55 anni.


Finn Wolfhard interpreta Miles Fairchild. Canadese, lo ricordo per film come It, It - Capitolo 2 e serie quali Supernatural e Stranger Things. Ha 18 anni e un film in uscita, Ghostbusters: Legacy.


Brooklynn Prince, che interpreta Flora, era l'adorabile Moonee di Un sogno chiamato Florida. Siccome il film è tratto da Il giro di vite di Henry James, se The Turning vi fosse piaciuto recuperatene altre versioni come Suspence e magari aggiungete anche The Others. ENJOY!


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