venerdì 26 giugno 2020

Un giorno di ordinaria follia (1993)

Il 22 giugno è venuto a mancare il regista Joel Schumacher. Potendo scegliere, avrei riguardato 8mm - Delitto a luci rosse ma ovviamente non è presente né su Netflix né su Prime, quindi ho ripiegato su Un giorno di ordinaria follia (Falling Down), da lui diretto nel 1993.


Trama: un impiegato attraversa a piedi tutta la città per raggiungere la figlia nel giorno del suo compleanno. Nel cammino, si impegnerà a raddrizzare tutto ciò che secondo lui non va nella società...


Non avrei potuto scegliere un film "migliore" di questo, visto il periodo in cui, a partire dalla giustissima protesta Black Lives Matter, si è arrivati a pensare che, per non offendere nessuno, quasi quasi sarebbe meglio mettere un disclaimer anche su Indiana Jones e il tempio maledetto, reo di rappresentare i popoli indiani con una connotazione negativa. Che dire dunque di quanti disclaimer bisognerebbe mettere davanti a Un giorno di ordinaria follia? Qui, nell'ordine, Michael Douglas brutalizza un commerciante coreano dipinto come un ladro profittatore (il film è stato in effetti bandito in Corea del Sud), si scontra contro alcuni ragazzi di origine sudamericana rappresentati come criminali e perdigiorno (loro e tutte le loro famiglie) e si incazza all'idea che la tanto amata gelateria sia diventata un negozietto dove gli indiani vendono carabattole; come corollario, ci sono insulti contro donne, omosessuali, italiani e se volessimo cominciare a parlare di Prendergast e della moglie, dipinta come una stronza matta mentre la collega Sandra è comprensiva e mascolinizzata, ci sarebbe da aprire un libro. Considerato che Un giorno di ordinaria follia è stato girato proprio durante le rivolte di Los Angeles, nate dopo l'arresto e il violento pestaggio di Rodney King, davvero non avrei potuto guardare film più in linea col periodo o, ancora dopo oltre 20 anni, più controverso. Al netto di tutti i difetti di una trama "facilona" c'è infatti un sotteso senso di vergogna nell'assistere alle peregrinazioni di Bill "D-Fens"Foster e fare di nascosto il tifo per lui, americano medio costretto a crollare come il London Bridge della canzone sotto il peso delle pretese eccessive di un'intera nazione e di una società squallida, degradata, zeppa di piccole cose che non vanno; quante volte, in effetti, magari dopo una pesante giornata lavorativa, avremmo voluto tirare una testata sul grugno di impiegati privi di flessibilità, gente incazzosa che consuma il clacson in coda, persone che si rivelano ostili senza nessun motivo palese, razzisti e omofobi della peggior specie? Certo, Bill è matto e la sceneggiatura non smette di sottolinearlo nemmeno per un istante, mettendo in mezzo una moglie e una figlia terrorizzate, oltre a una madre non troppo nel chilo, ma a tratti è un matto quasi razionale e in alcuni momenti è difficile volergli male.


Il messaggio del film, almeno per come l'ho inteso io, è quello di tentare, per quanto possibile, di mantenere un equilibrio tra sconsiderata follia e l'atteggiamento passivo di chi si fa mettere i piedi in testa da chiunque, pena cadere nel baratro della pazzia di cui sopra o fare comunque una vita del cavolo, un po' come accade all'altro lato della medaglia Prendergast, uomo anche troppo buono e mite, benché fermo e testardo nei suoi propositi; considerato un codardo e un cretino da colleghi e superiori, in realtà è proprio Prendergast che, con calma e metodo, unisce i puntini dei vari episodi di violenza che vedono D-Fens protagonista e anche a riprendere le redini della sua vita segnata dal dolore. Detto ciò, è sicuramente facile farsi sviare dal carisma di un Michael Douglas iconico e quasi irriconoscibile e bollare Un giorno di ordinaria follia come film un po' fascista, un po' reazionario e un po' trumpiano, tuttavia secondo me basta solo superare le azioni scioccanti del protagonista e aprire bene orecchie ed occhi per scoprire che sotto tutta la superficie rude di un film molto anni '90 c'è un mondo per cui provare pietà, filtrato dall'occhio distorto di chi non ha più nulla da perdere ed è diventato l'ennesimo elemento inutile di una società popolata da persone egoiste e sbrigative, prive di qualsiasi briciolo di umana empatia. Che poi, definire Un giorno di ordinaria follia "rude" non rende giustizia alle interessanti scelte di regia di Schumacher, a partire dalla splendida sequenza introduttiva, presa di pari peso da Fellini, per continuare col parallelo visivo tra il protagonista e l'"uomo economicamente inaffidabile", passando per quel mix di vivace, multietnica arte di strada e squallore canicolare in cui si muove D-Fens, che quasi quasi rischia di fare incarognire lo stesso spettatore. E ci sono altre chicche da cogliere, ovviamente. Basta, come ho scritto, aguzzare un po' la vista e riscoprire così un autore e un film magari ingiustamente caduti nel dimenticatoio.


Del regista Joel Schumacher ho già parlato QUI. Michael Douglas (D-Fens), Robert Duvall (Prendergast), Barbara Hershey (Beth), Rachel Ticotin (Sandra), Tuesday Weld (Mrs. Prendergast) e Vondie Curtis-Hall (Uomo economicamente inaffidabile) li trovate invece ai rispettivi link.


Sheila, la cassiera del Whammy Burger, è interpretata da DeeDee Pfeiffer, sorella di Michelle. Sempre rimanendo in tema Whammy Burger, se vi chiedete dove avete già visto il manager, più o meno negli stessi panni, la risposta è "in un episodio della sesta stagione di Buffy l'ammazzavampiri". Jack Nicholson, Ed Harris, Robert De Niro, Alec Baldwin, Jeff Bridges, Nick Nolte, Mel Gibson, Michael Keaton, Robin Williams, Harrison Ford, Dustin Hoffman e Al Pacino erano tutti papabili interpreti per il ruolo di Bill "D-Fens" Foster mentre Gene Hackman, Walter Matthau, Sidney Poitier, Paul Newman e Jack Lemmon lo erano per quello di Prendergast; alla regia avrebbe potuto esserci invece Dennis Hopper. Se Un giorno di ordinaria follia vi fosse piaciuto recuperate Taxi Driver. ENJOY!

11 commenti:

  1. Doveroso l'omaggio al buon Gioele in questi giorni, "8mm" mi è sempre piaciuto ma questo, oltre ad essere ancora in linea con i nostri strambi tempi arrabbiati, mi è sempre piaciuto molto. Diretto con classe ma capace di fotografare bene la rabbia dell'uomo della strada, i momenti volutamente grotteschi poi (la scena dell'hamburger) hanno contribuito a renderlo un culto a casa Cassidy. Mi mancherà Schumacher, ci ha regalato ottimi film anche se verrà purtroppo ricordato solo per i bat-capezzoli. Cheers!

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    1. Questo, obiettivamente, non poteva essere più azzeccato.
      E pensa che io i bat-capezzoli sto cercando di dimenticarli da decenni XD

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    2. Indovina chi è la canaglia che lo ricorda per i bat-capezzoli😀😀😀 comunque davvero gran film questo. Brava Bolla

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    3. Brutti i Bat-capezzoli , brutti!! T__T

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  2. Un filmone, preciso ritratto del cinema anni '90.
    Lo adoro. Non so quale sia il significato, se è quello dell'equilibrio o è semplicemente un action drammatico (ma no, che non lo è) però Un giorno di ordinaria follia è una grande opera scorrettissima e sincera, e forse per questo correttissima.

    Moz-

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    1. Immaginavo lo adorassi XD
      Un po' ti ci vedo nei panni del Michael Douglas incarognito col mondo!

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  3. Momento adatto per rivederlo, comunque Joel Schumacher era anche lui un gran regista.

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    1. Non uno dei miei preferiti, lo ammetto, ma mi ha regalato delle gioie!

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  4. Ciao Buongiorno come stai? Sono brasiliano. Accetti uno seguendo il blog dell'altro? Possiamo essere amici (non c'è distanza per l'amicizia) e collaborare con i nostri blog. https://viagenspelobrasilerio.blogspot.com/?m=1

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  5. Non è che me lo ricordi tantissimo, ma le esagerazioni di questo film lo rendevano piuttosto ridicolo. E il protagonista non mi stava certo simpatico.

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    1. Simpatico non lo è, per carità. Però a tratti ci si riconosce, è inevitabile.

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