venerdì 9 luglio 2021

The Amusement Park (2019)

Per la sua Summer of Chills il servizio streaming Shudder si è accaparrato un "film perduto" di George Romero, The Amusement Park, da lui diretto nel 1973 e recentemente restaurato.


Trama: un anziano signore decide di passare una giornata in un parco divertimenti ma l'iniziale letizia si trasforma presto in un incubo...


The Amusement Park
è un film realizzato su commissione da Romero nel 1973, finanziato dalla Lutheran Service Society of Western Pennsylvania e rimasto "nascosto" fino al 2017, quando ne è stata ritrovata una versione in 16 mm che in seguito è stata restaurata e mostrata al pubblico nel 2019. Leggete bene il nome del finanziatore, please, prima di accingervi alla visione di questo mediometraggio e magari arrivare alla fine bestemmiando e prendete atto di come The Amusement Park non sia stato concepito come un horror, bensì come un filmato educativo indirizzato ai giovani e agli adulti per aprire loro gli occhi sui disagi affrontati quotidianamente dagli anziani. Il fatto che poi la Lutheran Service Society of Western Pennsylvania abbia deciso di non utilizzarlo è dovuto alla natura kafkiana dell'opera finita, troppo inquietante ed angosciante per essere una "pubblicità progresso", ed è anche il motivo per cui la visione di The Amusement Park non è stata una disfatta nonostante gli innegabili difetti. Diciamo che il film potrebbe tranquillamente essere una chicca per chi Romero lo ha studiato o lo sta studiando, una sfida a riconoscere l'autore anche dentro un lavoro su commissione, e anche un'opera interessante per comprendere alcune dinamiche sociali dell'America anni '70 che spesso non vengono toccate nei film dell'epoca, ma se siete quel genere di spettatori che cerca un horror con tutti i crismi e non apprezza gli esperimenti, dovete rivolgervi altrove.


Introdotto da Lincoln Maazel (che poi avrebbe partecipato anche a Wampyr/Martin), The Amusement Park inizia proprio con una spiegazione del progetto e degli obiettivi che la società Luterana si propone nel diffondere il video e poi entra nel vivo della vicenda mostrando due uomini anziani chiusi all'interno di una stanza bianca. Uno dei due è coperto di sangue e quasi incapace di parlare, mentre l'altro desidera uscire e andare al parco del titolo originale. La giornata di divertimento dell'anziano, tuttavia, prende una brutta piega fin da subito, perché ogni elemento del parco, anche il più normale (cartelli, bagarini, ristoranti, ospiti) presenta degli aspetti dissonanti atti a sottolineare la diversità e l'inadeguatezza degli ospiti di una certa età, rispecchiando ovviamente diversi aspetti di una società che punta ad abbandonare gli anziani, condannandoli alla povertà, alla solitudine, alla morte. L'ordalia del protagonista è dunque molto didascalica, com'è giusto per un progetto simile, e il messaggio arriva chiaro e tondo anche dopo quarant'anni, ma la mano dell'autore si vede nella misura in cui moltissime soluzioni di regia e montaggio si distaccano dall'intento meramente "didattico" e cominciano a voler dare allo spettatore la sensazione tangibile dello spaesamento provato dal protagonista: primi piani sghembi, stacchi di montaggio brutali, melodie distorte, flash improvvisi in cui si palesa persino la morte, sequenze ossessivamente ripetute e l'intelligente twist finale rendono The Amusement Park un'opera anche troppo "avanti" rispetto al target per cui era stata pensata, zeppa di violenza non solo fisica ma anche e soprattutto psicologica ed emotiva (ovviamente a un certo punto mi è venuto il magone). Non è un film che consiglierei a tutti, soprattutto non agli amanti dell'horror tout court che potrebbero annoiarsi o rimanere delusi, ma se siete fan del regista e avete un'oretta libera farei un tentativo, perché potreste anche rimanere sorpresi.


Del regista George A. Romero ho già parlato QUI.

2 commenti:

  1. Ne ho sentito da Cassidy ed io l'ho citato nel post su Romero di due giorni fa, in cui tra l'altro ho visto La metà oscura, che sorprendentemente non mi ha troppo deluso ;)

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    1. La metà oscura non mi è mai piaciuto particolarmente, diciamo che io con Romero ho meno feeling che con altri registi horror :)

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