venerdì 24 gennaio 2025

2025 Horror Challenge: Blood Feast (1963)

Il tema della challenge della settimana era "Il film che si trova da più tempo all'interno della tua watchlist" e la scelta è caduta su Blood Feast, diretto e co-sceneggiato nel 1963 dal regista Herschell Gordon Lewis.


Trama: Fuad Ramses, proprietario di un servizio di catering egizio, decide di far rinascere la dea Ishtar attraverso un rito che prevede un banchetto a base di organi di giovani ragazze...


Blood Feast
è universalmente riconosciuto come il primo film splatter della storia del cinema. Impegnato, a inizio carriera, a dirigere i cosiddetti nudie cuties, ovvero dei soft core simili a quelli sdoganati da Russ Meyer, a un certo punto Lewis ha intuito che quel genere di film stava per trovare terreno più fertile nel privato delle case degli americani e, cercando qualcosa che le majors non avrebbero mai distribuito, ha deciso di "sfidare" nientemeno che Hitchcock, reo di avere realizzato Psyco, un thriller - horror privo di sangue. L'idea geniale, dunque, è stata quella di arrivare a mostrare il mostrabile, di attirare la gente nelle sale cinematografiche promettendo viscere e sangue in technicolor, e Blood Feast è proprio ciò che il titolo promette, un banchetto di organi e fluidi umani condito da efferatezze riprese senza troppe censure. Sia chiaro, Blood Feast non è un bel film. Non arriverei, come fece Stephen King, a definirlo il più brutto che io abbia mai visto (me ne sono capitati sotto mano di ben peggiori!), ma la sceneggiatura è puerile quanto la recitazione e tantissime ingenuità fanno davvero sorridere. La storia è quella di Fuad Ramses, proprietario di una bottega di alimenti con catering annesso. Il tizio, che viene definito vecchio in virtù di una zoppia pronunciata e del borotalco nei capelli (l'attore aveva 30 anni all'epoca), decide di riportare in questa dimensione la dea Ishtar sacrificandole giovani ragazze, i cui organi e sangue diventeranno gli ingredienti di un banchetto. La struttura del film è molto semplice: ad ogni omicidio di Ramses segue una sequenza in cui i due poliziotti affidati al caso brancolano nel buio, nonostante gli indizi piovano loro sulla testa fin dall'inizio, e ciò si ripete fino allo showdown finale, in cui quattro sbirri, di cui due in macchina, non riescono a raggiungere, correndo, un vecchio che arranca zoppicando. Poliziotti pelidi contro killer-tartarughe, un paradosso che mi ha fatta volare, ma mai quanto la povera mentecatta che, sedicente esperta egittologa e fresca di una lezione imperniata sui riti di sangue egiziani, non riesce a cogliere le intenzioni di Ramses, tanto da sdraiarsi con gli occhi chiusi, alla mercé del machete del bottegaro (il quale, all'inizio del film, ha anche poteri ipnotici, dettaglio che la sceneggiatura dimentica subito dopo averlo esternato, regalandoci così questo favoloso siparietto tra Ramses e la bimbo bionda Suzette).


Visti oggi, anche gli effetti speciali fanno sorridere, ma contestualizzerei un attimo il film all'epoca in cui è uscito. Ci sono sequenze in cui Ramses sevizia chiaramente le sue vittime, strappando loro gli organi mentre sono ancora vive, e in un'altra scena addirittura ci sono parti umane amputate in bella vista, alcune persino infilate in un forno a legna (ho riso moltissimo, d'accordo, ma siamo nel 2025, sono passati più di 60 anni!!); ricordatevi che l'intero film si basa sull'idea che un matto raccolga organi per cucinarli e darli in pasto a una festa di compleanno, e una cosa simile, realizzata con i mezzi e la mentalità di oggi, probabilmente darebbe vita a una pellicola capace di spingerci davvero a vomitare. Nel 1963, di sicuro, lo hanno fatto i critici, che hanno piallato Blood Feast senza pietà, tuttavia è anche vero che il film è stato inserito nei video nasties e in Inghilterra è uscito in versione integrale solo una ventina di anni fa, quindi un'idea di "pericolo eversivo" deve averla veicolata per forza. Diciamo che la forza di Blood Feast risiede principalmente nelle poche innovazioni che hanno portato alla nascita di una nuova sottobranca dell'horror, perché tecnicamente era imbarazzante anche 60 anni fa. La colonna sonora, realizzata dallo stesso Gordon Lewis, fa schifo a livelli inenarrabili, la fotografia praticamente non esiste, le inquadrature oscillano tra lo statico, l'amatoriale e il televisivo, gli attori meriterebbero un capitolo a parte. Mal Arnold, nei panni di Ramses, zoppica e strabuzza occhi definiti "di fuoco" (vabbé), a volte si ricorda di essere vecchio altre no, ma i miei preferiti sono indubbiamente il detective Pete e la già citata Suzette. Connie Mason (cagna maledetta come tutte le attrici che le fanno compagnia nel film) all'epoca aveva 34 anni, William Kervin ne aveva dieci di più; le scene che li vedono impegnati in un corteggiamento fanno accapponare la pelle, in quanto lui ha, effettivamente, il sembiante di un uomo di 44 anni (all'epoca i 40enni ne dimostravano almeno 60), ma lei interpreta una studentessa del college che vive ancora con mammà e vederla limonare con uno che sembra un suo vecchio zio è stato peggio di qualsiasi effetto gore concertato da Gordon Lewis. A parte questo, sono contenta di avere visto Blood Feast, perché è un tassello importante del genere che più amo! Dateci un'occhiata indulgente, se lo trovate.


Del regista e co-sceneggiatore Herschell Gordon Lewis ho già parlato QUI.


Il film ha un seguito ufficiale diretto dallo stesso Herschell Gordon Lewis nel 2002, Blood Feast 2: All U Can Eat, mentre nel 2016 è uscito il remake dal titolo omonimo. Non li ho mai visti, quindi non saprei se consigliarveli o meno, ma considerato quanto mi sia "piaciuto" il sequel/remake non ufficiale, Il ristorante all'angolo - Blood Diner, propendo più per il no! ENJOY! 

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