Trama: dopo un colpo di fulmine e un matrimonio durato dieci anni, qualcosa si spezza nell'idillio tra la cuoca Ivy e l'architetto Theo, che devono correre ai ripari prima di perdere tutto ciò che hanno di importante...
La guerra dei Roses è sempre stato uno dei miei film preferiti e lo ricordavo ancora benissimo, anche se non lo avessi riguardato in occasione dell'uscita di questa rilettura del romanzo di Warren Adler. Uso il termine rilettura, perché anche se il succo della vicenda è la stessa, tra una casa contesa e sentimenti che si raffreddano fino a trasformarsi in odio, la sceneggiatura di Tony McNamara (lo stesso di La favorita e Povere creature!) si concentra, fin dal titolo che lascia cadere il termine "guerra", esclusivamente sui Roses. Sulle due individualità che compongono la coppia, sullo sviscerare, senza un attimo di pausa, i rispettivi pensieri, le riflessioni sul proprio carattere, le convinzioni relative all'educazione dei figli, i problemi e le soddisfazioni lavorative. I Roses 2.0 sono figli della generazione Z, che necessita di essere presa per mano e affrontare i conflitti spiegazione dopo spiegazione, anche a costo di ribadire l'ovvio, tanto che la sofferenza dell'architetto Theo, costretto a diventare "mammo" dopo aver perso ogni oncia di prestigio, è costellata di monologhi in cui il personaggio si ammonisce a non essere un maschio tossico ed invidioso, ma non solo. Tra dialoghi e monologhi, quello de I Roses è uno stream of consciousness in cui wit inglese, punzecchiature e pensieri messi in parole danno voce a due persone confuse che la guerra non vogliono proprio farla, ma che a un certo punto decidono che il loro ego è più importante di tutto il resto, e proprio nel momento in cui l'altro avrebbe più bisogno di aiuto. E' il grido disperato di un uomo narcisista che mal sopporta il successo della moglie, e di una donna che vorrebbe tutti i pro di carriera e famiglia e nessun contro, un grido che esplode quando i due, privi di figli e lavoro a distrarli, sono costretti finalmente ad affrontarsi e rivelarsi come due persone fondamentalmente piccine e superficiali, quindi perfette l'uno per l'altro. I Roses è, dunque, un film cerchiobottista che sceglie di appesantirsi stordendo lo spettatore di parole, facendo tutto sommato una satira innocua delle coppie moderne e di alcuni vezzi tutti americani (i figli, in questa versione della storia, sono usati in maniera egregia) e puntando su un registro più demenziale che grottesco, cosa che smorza parecchio l'amarezza e il pessimismo della vicenda originale.
Fortunatamente, I Roses è anche un film graziato da una coppia di ottimi attori, anche se sarebbe meglio goderseli in lingua originale visto che buona parte dell'umorismo viene dallo scontro culturale tra inglesi e americani. Olivia Colman e Benedict Cumberbatch hanno un'alchimia tutta particolare, risultano affascinanti e carismatici pur non essendo delle bellezze canoniche, e le loro espressioni spesso stralunate fungono da perfetto contraltare ad un mondo di comprimari idioti. Questo però, a mio parere, è un altro difetto del film. Non è che non abbia riso davanti alla coppia formata da Andy Samberg e Kate McKinnon, quest'ultima pazza come non mai, ma tra loro, l'amico architetto stronzo e le due macchiette etniche di Ncuti Gatwa e Sunita Mani, c'erano troppi elementi bizzarri atti a distrarre dal fulcro della vicenda e, soprattutto, molta poca verosimiglianza, visto che sembra di avere avanti delle caricature più che delle persone vere. Apprezzabilissimo, invece, il lavoro svolto a livello di scenografia, arredamento e "cucina". Il gusto della splendida casa che diventa il pomo della discordia è stato aggiornato, diventando il sogno di ogni architetto moderno, e c'è da togliersi il cappello davanti all'abilità dello scenografo Mark Ricker, che ha ricostruito gli ambienti in studio. Il genio e l'ego di Theo vengono così ottimamente rappresentati, mentre l'estro creativo e la volontà di Ivy di essere anticonformista a tutti i costi trovano espressione negli splendidi piatti e nelle particolari torte degustati dai vari personaggi. In definitiva, I Roses non è un film da buttare e, appena sarà disponibile in streaming, credo che lo guarderò in lingua originale sperando di apprezzarlo di più, ma mi ha lasciata tutto sommato abbastanza fredda e in molti punti ho provato persino noia. Fortunatamente, c'è sempre il bluray del film di DeVito, di cui spero di riuscire a parlare nei prossimi giorni.
Del regista Jay Roach ho già parlato QUI. Olivia Colman (Ivy Rose), Benedict Cumberbatch (Theo Rose), Kate McKinnon (Amy), Andy Samberg (Barry), Sunita Mani (Jane) ed Allison Janney (Eleanor) li trovate invece ai rispettivi link.
Condivido in pieno, la versione originale evidenzia lo scarto apparente tra i protagonisti e i loro assurdi amici americani. Non è per snobismo ma preferisco guardare i film in lingua per quanto l'inglese lo mastichi poco; purtroppo negli ultimi vent'anni i doppiaggi (e gli adattamenti) sono scaduti. Magari non coglierò mai l'accento Brummie di Bob Hoskins ne il Viaggio di Felicia né afferrerò le critiche a Bale in Ford v Ferrari però l'accento americano della Winslet (per quanto mi sia impossibile ritrovarne la sfumatura di Philadelphia) colpisce e desta ammirazione sentendola poi parlare nelle interviste. L'altro giorno ho trovato degli spezzoni de Il Sorpasso sottotitolato in inglese (una traduzione molto piana); anche per gli stranieri sarà impossibile cogliere i regionalismi e loro espressioni (non adattabili): insomma ci sono film dei quali se non padroneggi la lingua purtroppo perdi qualcosa. Però la scena della cena è già esilarante per questo contrasto di accenti, così come la guerra finale con questo cortocircuito tra azioni e aplomb di un accento che ci disegna un popolo misurato e discreto (sebbene nella scena dagli avvocati, divertentissima, la Colman fa un breve e veritiero compendio della storia inglese). Film leggero, personaggi caricaturali, senza pretese curato e gradevole. Quello di De Vito non lo vedo da trent'anni (!) ma me lo ricordo come un importante pezzo di cinema.
RispondiEliminaIo, potendo scegliere, guarderei film solo in lingua originale, ma purtroppo devo accontentarmi, dove abito io non arrivano. Per questo mi ripropongo di recuperarlo prossimamente, in streaming.
EliminaPer il film di DeVito, tranquillo, domani ti rinfrescherò la memoria!!
Concordo che sia un film molto parlato, specie il personaggio di Theo è uno molto filosofeggiante, ma non mi ha comunque stancato. E anche io non amato molto i personaggi secondari, che anzi credo prendano inutilmente spazio. Non concordo invece sul cerchiobottismo. Mi sembra che abbiano voluto rendere la coppia più sfaccettata ed equilibrata, visto che nel primo film Barbara sembra mossa da un "semplice" senso di trascuratezza da parte del marito.
RispondiEliminaVisto anche io e mi ha lasciata un po' "insipida". xD
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