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venerdì 11 ottobre 2024

Salem's Lot (2024)

Appena possibile ho recuperato Salem's Lot, diretto e sceneggiato dal regista Gary Dauberman e tratto dal romanzo Le notti di Salem di Stephen King.


Trama: Ben Mears, scrittore in crisi d'ispirazione, torna a Salem's Lot, suo luogo di nascita. Lì scopre che la città e i suoi abitanti sono presi di mira da un antico vampiro...


Uno dei grandi misteri dell'horror recente sarà il motivo per cui questo Salem's Lot è rimasto nel limbo distributivo per ben due anni. Girato nel 2021, completato nel 2022, ha aspettato fino a fine 2024 per vedere l'uscita, per di più direttamente in streaming, sul servizio americano Max. Va bene il Covid, va bene lo sciopero SAG-AFTRA, ma secondo me è un ritardo comunque eccessivo. Sia come sia, Salem's Lot è finalmente arrivato, quindi com'è? Meno peggio di quanto pensassi ma comunque non un lavoro memorabile né capace di rendere finalmente giustizia a uno dei miei romanzi preferiti del Re. Il problema è sempre quello, probabilmente impossibile da evitare per chiunque non sia Mike Flanagan e non abbia a disposizione miniserie di almeno sei puntate: Salem's Lot manca di anima. E non parlo del film, ma della cittadina. Questa però è anche una delle note di merito che darei a Dauberman, perché, memore delle mattonate sui coglioni de Le notti di Salem televisive, lo sceneggiatore non ci ha nemmeno provato ad approfondire la natura della città, degli abitanti e le tante piccole magagne che fanno sì, come dichiarato dallo sceriffo Gillespie, che Salem's Lot fosse già morta "dentro" prima ancora dell'arrivo di Barlow. Questi approfondimenti, appunto, o si fanno bene o è meglio evitarli. Purtroppo, così facendo si hanno anche dei protagonisti e comprimari con lo spessore emotivo di un foglio di carta, al punto che la loro sopravvivenza o meno diventa poco importante (perlomeno, poco sentita dallo spettatore), per non parlare poi dei legami che arrivano a crearsi tra gli stessi. Nel nuovo Salem's Lot, l'unico personaggio leggermente tridimensionale è Matt Burke, gli altri sono dotati di maggior vivacità rispetto ad altre loro controparti televisive/cinematografiche ma è il loro unico pregio (anche stavolta, il mio personaggio preferito, il doloroso, cinico padre Callahan, è una macchia di colore che passa e va) quanto al Dr. Cody dà talvolta l'impressione di essere poco più di un comic relief. Barlow e Straker risultano invece cartonati, e il primo funziona nello stesso modo in cui funzionava quello del 1979, ovvero come mero veicolo di jump scare. L'intenzione di Dauberman era quella di privare la figura del vampiro di attrattiva, e la trovo lodevole, così purtroppo l'ha però prosciugata anche di carisma, ma c'è da dire che, per quanto riguarda Straker e il suo destino, lo sceneggiatore ha avuto un'unica, buona idea originale (che non vi spoilero), perfettamente in tema con la poetica kinghiana e il suo parterre di personaggi ai quali basta una spintarella minima per diventare matti in culo. 


Dunque il Dauberman sceneggiatore ci è andato cauto, tenendosi abbastanza fedele al testo da cui ha preso un paio di note di colore, ma senza allontanarsi troppo dai cliché dell'horror medio recente. A livello di regia ha un paio di belle intuizioni, come l'introduzione di Barlow attraverso la visione limitata di un bambino terrorizzato e il precedente rapimento dello stesso, oppure l'elegantissimo momento in cui basta il riflesso di una finestra per svelare un'umanità già perduta, e in generale è bravo quando si tratta di creare atmosfera e giocare a carte coperte. Più aumenta la consapevolezza dei personaggi, più a me è sembrato però che certe finezze si perdessero, e che Dauberman puntasse esclusivamente a "fare paura", con risultati discontinui, anzi più fallimentari che altro. I jump scare sono infatti prevedibili, lo showdown finale abbastanza sciocco (SPOILER: Nascondersi nei cofani delle macchine al drive-in? Ma mi tiri il belino, esistono le cantine, che senso ha? Alla faccia del caldo!) e il distacco emotivo derivante da personaggi poco approfonditi rende difficile il coinvolgimento anche nei momenti più concitati. Lì la colpa è anche di un casting poco efficace, forse. Lewis Pullman è un Ben Mears ancora più moscio di Hutch, con la differenza che David Soul a 36 anni sembrava già mio nonno, Mears all'epoca delle riprese non ne aveva nemmeno 30 e sembra un ragazzino al college, quindi risulta anche poco credibile. A parte il giovanissimo attore che interpreta Mike e il bravo Bill Camp, poi, appaiono tutti un po' spaesati o pronti a recitare col pilota automatico, anche se il vero spreco, per quanto mi riguarda, è aver ingessato quel gran bel fanciullo di Pilou Asbæk nei panni di old fart britannica, sprecandone il potenziale. Detto ciò, non posso dire che Salem's Lot non sia un prodotto ben confezionato, zeppo di difetti evidenti oppure noioso al punto da indurre al sonno, ma la mancanza di anima lo rende l'ennesimo horror dimenticabile e, passatemi il termine, inutile di questo 2024.


Del regista e sceneggiatore Gary Dauberman ho già parlato QUIAlfre Woodard (Dr. Cody), Bill Camp (Matt Burke), Spencer Treat Clark (Mike Ryerson), Pilou Asbæk (R.T. Straker) e William Sadler (Parkins Gillespie) li trovate invece ai rispettivi link.

Lewis Pullman interpreta Ben Mears. Americano, figlio di Bill Pullman, ha partecipato a film come The Strangers: Prey at Night7 sconosciuti a El Royale Top Gun: Maverick, Ha 31 anni e un film in uscita, Thunderbolts


Nicholas Crovetti
, che interpreta Danny Glick, è il gemello di Cameron, che interpreta il figlio di Homelander in The Boys, e assieme a lui aveva partecipato al dimenticabile remake di Goodnight MommyDerek Mears ha partecipato col ruolo di Hubert Martens, ma le sue scene sono state tutte tagliate in fase di montaggio. Se Salem's Lot vi fosse piaciuto recuperate Le notti di SalemIt e It - Capitolo 2. ENJOY!

sabato 3 dicembre 2022

Samaritan (2022)

Come, un post di sabato?? Un po' inusuale dalle mie parti, lo so,  ma da oggi comincia una collaborazione a cadenza mensile col blog Pellicole dall'Abisso, con un post che potete trovare in contemporanea anche alle loro coordinate. Vista l'anima B-Movie e Trash di Pellicole dall'Abisso, mi è sembrato giusto cominciare con Samaritan, film diretto dal regista Julius Avery e presente sul catalogo Prime Video.


Trama: Un ragazzino si convince che il suo vicino di casa altri non è che il suo eroe, Samaritan, creduto morto da decenni...


Non capisco se sono io ad essere diventata una gigantesca spaccapalle o se i film fanno sempre più pena, soprattutto quelli che approdano direttamente in streaming (probabilmente la seconda che ho detto, visto quanto mi sono divertita guardando Bullet Train, film che ha lasciato parecchi spettatori tiepidi). Da Samaritan, per carità, non mi aspettavo un capolavoro; il regista è quello di Overlord, il protagonista è Sylvester Stallone che fa l'ex supereroe in pensione, costretto a tornare in pista quando la città dove vive diventa teatro di attentati terroristici, al massimo credevo mi sarei divertita parecchio con una serata a base di tamarrate assortite. Purtroppo, Samaritan ha un enorme difetto, ovvero quello di avere qualche ottima idea a livello di scrittura, che viene prontamente fiaccata da banalità e sciatteria non solo per quanto riguarda la trama, ma anche per la regia e gli effetti speciali. Il film, infatti, veicola un paio di riflessioni interessanti sulla natura del male, che non è mai nero al 100% ma potrebbe anche essere grigio, dipende dai punti di vista; in una città come quella mostrata in Samaritan, l'ennesimo schifo a base di poveracci e bande criminali, sarebbe ipocrita consigliare al piccolo protagonista di essere buono e basta, quando l'unico modo per sopravvivere parrebbe essere quello di affiliarsi a qualche delinquente così da raggranellare soldi che la società non permette di fare in altro modo, e lo stesso villain, almeno all'inizio, non è un semplice cattivo tout court, ma pensa ad una rivoluzione proletaria che scuota le coscienze. Questo paio di ragionamenti vagamente articolati, neanche a dirlo, si perdono nel giro di un paio di sequenze, e Samaritan diventa il solito film in cui un eroe è costretto, suo malgrado, a tornare a vestire gli antichi panni per salvare un brat in distress da un criminale neppure troppo irragionevole che, tutt'a un tratto, diventa un rincoglionito senza speranza, un pazzo urlante a livello Dr. Evil (sorvolo sui buchi di trama. Un istante prima Cyrus è una specie di fratellone per il piccolo Sam e un istante dopo gli punta una pistola alla testa designandolo come "persona più importante per Samaritan", nonostante, di fatto, nessuno dei criminali coinvolti abbia mai avuto sentore di un legame particolare tra i due. Ma potrei andare avanti per ore).


Sfortunatamente, detto pazzo urlante è anche la cosa migliore della pellicola. Chiù Pilou per tutti, mi verrebbe da dire, citando il bardo, ché al decimo apprezzamento sul bel ragazzone danese il povero Bolluomo era anche un po' stufo, ma non posso farci nulla; lo dico in ogni recensione di film dove compare Pilou Asbæk e lo ripeto, il fanciullo è davvero bello (o, meglio, è il tipo di zamarro biondo e un po' ciccio che mi piace, non posso farci nulla), peccato per i personaggi un po' MEH che gli tocca interpretare. Non che ci sia qualcun altro di interessante a livello di cast, se non vogliamo contare Sly che si limita a fare lo Sly un po' più vecchio, profondendosi persino in un momento Rocky assieme al piccolo protagonista, anche perché va bene Old Man Stallone, ma i momenti più fisici del film sono coreografati e diretti con una pochezza rata, mentre io avrei voluto uno sfogo molto più fluido di viuleenza. A questi punti, inoltre, vorrei anche riguardare Overlord, che forse ricordo male altrimenti non si spiegherebbe perché da Julius Avery mi sarei aspettata di più: di quell'horror truce e tamarro rammento sequenze al cardiopalma e concitate, oltre ad un ottimo utilizzo di effetti speciali artigianali, ma qui la CGI è una delle più posticce viste di recente e non c'è una sola sequenza degna di venire ricordata o perlomeno segnalata, nel bene o nel male. A mio avviso, Samaritan non va bene neppure per i fan di Stallone che non si perdono un film e il mio consiglio è quello di evitarne la visione senza problemi, ché Prime è pieno di pellicole migliori! 


Del regista Julius Avery ho già parlato QUI. Sylvester Stallone (Joe), Pilou Asbæk (Cyrus) e Martin Starr (Albert Casler), li trovate invece ai rispettivi link.


Se Samaritan vi fosse piaciuto recuperate Unbreakable. ENJOY! 

venerdì 16 novembre 2018

Overlord (2018)

Spinta da un trailer accattivante e da QUESTA recensione di Lucia, martedì ho deciso di dare una chance a Overlord, diretto dal regista Julius Avery.


Trama: un manipolo di soldati americani, alla vigilia dello sbarco in Normandia, deve distruggere una torretta per le comunicazioni del reich, ubicata all'interno di una chiesa in Francia. I soldati, tuttavia, troveranno nell'edificio anche un orrore innominabile...


Ma quant'è rilassante, di tanto in tanto, la becera ignoranza al cinema? Non mi riferisco ad ignoranza a livello di linguaggio cinematografico, perché Overlord ne è privo e di questo parlerò più avanti, ma proprio a livello di scrittura "consapevole". Per esempio, questo horror di guerra prodotto da J.J. Abrams non ha alcuna velleità di elevarsi rispetto alla sua natura di B Movie con protagonisti ed antagonisti tagliati con l'accetta, zeppo di momenti WTF, soluzioni becere, dialoghi prevedibili, inesattezze storico-culturali e ruoli ben definiti. Eppure, tanta è la sua onestà nell'evitare di muovere qualsivoglia critica sociale o stimolare anche la pur minima riflessione nello spettatore, che quest'ultimo non può far altro che godersi lo spettacolo e immergersi per un'ora e mezza nell'avventura disperata di un manipolo di soldati aMMeregani fino al midollo, decisi a compiere la loro missione e catapultati, senza volerlo, all'interno di un incubo lovecraftiano alla Re-Animator. Per una buona metà, Overlord è un film di guerra fatto e finito, dove i personaggi vengono falciati dalla contraerea, dalle mine e dai fucili dei nemici piuttosto che dalle zanne di qualche mostro e devo dire che, benché molto stereotipato, è un ottimo film di guerra, che si prende il tempo anche di delineare le personalità dei protagonisti concedendosi persino qualche momento "umano" dove le emozioni la fanno da padrone. L'orrore è quindi reale, è la disperazione di perdere dei commilitoni che sono anche amici, di vedere il proprio villaggio occupato da mostri veri che portano a morire familiari e vicini, eppure accanto ad esso c'è anche un orrore di finzione che ricorda molto l'inizio della saga REC e che, ovviamente, titilla l'attenzione dello spettatore se già non avesse capito dal trailer dove andrà a parare Overlord. A un certo punto, quindi, l'atmosfera cambia e si entra nel campo dell'horror di serie B tout court, che mette in campo scienziati pazzi, mostri e corpi rianimati in salsa nazi, conditi da deliri di onnipotenza e crudeltà gratuite che cancellano ogni parvenza di cinefilia dallo spettatore, costringendolo, banalmente, a sperare che i nazisti vengano trucidati nei peggiori dei modi possibili, roba che al confronto Tarantino scansati.


A proposito di Tarantino, guardando Overlord sembra quasi, a tratti, di avere davanti un mix tra Wolfenstein 3D (senza, fortunatamente, l'effetto vomitillo tipico di quel maledetto videogioco) e l'operazione Grindhouse di Quentin e Rodriguez ma senza i filtri che richiamano gli anni '70 dell'horror gretto, con una punta di Bastardi senza gloria tanto per gradire, sicuramente omaggiato nella scena del briefing sotto il ponte, e Salvate il soldato Ryan, al quale Overlord deve tutta la splendida sequenza iniziale. La scena in questione vale da sola tutto il film, per inciso, ed è sicuramente il momento più concitato di Overlord, capace di mozzare il fiato dello spettatore che si ritrova impotente all'interno di un aereo militare lanciato in picchiata nel centro esatto dell'inferno; sicuramente, ci si emoziona più all'inizio che durante le sequenze ambientate nella chiesa adibita a laboratorio, nonostante anche lì non manchino orrore ed azione, tuttavia l'aspetto horror del film non difetta di aspetti positivi. Uno su tutti, lo scarso utilizzo della CGI a favore di cari, vecchi effettacci artigianali e protesi facciali (il trucco di quel bel ragazzo di Pilou Asbæk è fenomenale) che rendono molto più di quei mostrilli plasticosi tanto di moda negli horror odierni e che, sicuramente, influiscono anche sulle reazioni degli attori finalmente costretti a confrontarsi con cose realmente disgustose invece di dover lavorare di fantasia. Sinceramente, il primo cadavere rianimato "consapevolmente" mi ha fatto abbastanza impressione ma anche il maledetto mostro che a un certo punto insegue la tostissima francesina protagonista, col suo modo orrido di muoversi a scatti, è rimasto parecchio impresso nella mia mente al punto che la notte mi sono ritrovata a sognare cose schifide. Con buona pace di chi dice che Overlord è una schifezza noiosa, mentre invece è una supercazzola che brilla di rara onestà e può regalare un'ora e mezza di quel divertimento ignorante che noi "cinefili dell'internet" ormai sembriamo aver dimenticato.


Di Pilou Asbæk, che interpreta Wafner, ho già parlato QUI mentre John Magaro, che interpreta Tibbet, lo trovate QUA.

Julius Avery è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto il film Son of a Gun. Anche sceneggiatore e produttore, probabilmente dirigerà il prossimo Flash Gordon

.
In mezzo ai soldati spuntano un paio di volti televisivi abbastanza noti: nei panni di Chase c'è il Fitz di Agents of S.H.I.E.L.D.S., l'attore Iain De Caestecker, mentre in quelli di Dawson c'è Verme Grigio de Il trono di spade, alias Jacob Anderson. Detto questo, se Overlord vi fosse piaciuto recuperate Dead Snow, Dead Snow 2 e anche Puppet Master: The Littlest Reich. ENJOY!


martedì 4 aprile 2017

Ghost in the Shell (2017)

Potevo non andare a vedere Ghost in the Shell, diretto dal regista Rupert Sanders e tratto sì dal manga omonimo di Masamune Shirow ma anche e soprattutto dall'anime diretto nel 1995 da Mamoru Oshii?


Trama: Il maggiore Mira Killian è il primo esempio di essere dal corpo interamente cibernetico ma con un cervello umano, frutto di un esperimento atto a salvarle la vita a seguito di un attentato che ha distrutto il suo corpo reale. Così potenziata, diventa la punta di diamante della Sezione 9, agenzia governativa impegnata, tra le altre cose, nelle indagini su un misterioso individuo che sta uccidendo tutti gli scienziati della Hanka Robotics, ditta responsabile della creazione del Maggiore...


Un film come Ghost in the Shell si può tranquillamente riassumere in una singola frase: semplicità, il tuo nome è "sceneggiatore americano". Prendete il delirio cibernetico di fine (scorso) millennio di Masamune Shirow prima e Mamoru Oshii poi, spremetelo molto ma molto bene fino ad ottenerne un blandissimo succo riassumibile in due frasi fatte sparate a inizio e fine film (vi vengo incontro: "Mira, tu sei umana anche se hai un corpo cibernetico perché non è il passato a fare di te ciò che sei, bensì le azioni che compi nel presente") e fate una distinzione abbastanza netta tra buoni e cattivi, chiarendo ovviamente senza ombra di dubbio sia il passato che il destino futuro della protagonista. Fatto? Ok, ora dimenticate Koukakou Kidoutai, titolo nipponico che non verrà più nominato né preso in considerazione perché sarebbe inutile fare confronti: la pellicola di Rupert Sanders è tutt'altra cosa e come tale va fruita e goduta. Ghost in the USAShell è un film action-fantascientifico interamente basato su una donna alla ricerca della sua identità perduta e, soprattutto, del suo passato, con qualche blando accenno di critica alla manipolazione delle informazioni e alla spregiudicatezza di governi e distruttori della "vita così come la conosciamo" e se volete aggiungerci anche un monito contro l'alienamento da iper-tecnologia nessuno vi dirà nulla. I personaggi introdotti dalla sceneggiatura, perlomeno il Maggiore, Batou e Aramaki, sono abbastanza ben caratterizzati da spingere lo spettatore a provare ansia ogni volta che le loro vite vengono messe in pericolo, mentre i vari villain (di cui almeno uno piazzato a mo' di depistaggio) fanno il loro dovere, mettendo sul piatto un valido mix di antipatia, ambiguità e spietatezza, alcuni più degli altri. Come detto sopra, la sceneggiatura è lineare ma ha il pregio di procedere come un treno senza concedersi a snaturamenti delle creature di Shirow (per esempio intavolando, che so, una relazione amorosa tra il Maggiore e Batou, il cui rapporto è palesemente, grazie a Dio, basato sul reciproco rispetto anche in questa versione) e offrendo allo spettatore una protagonista fredda, confusa, determinata a scoprire il marcio nascosto dietro intenzioni all'apparenza buone e, soprattutto, cazzuta a livello Milla Jovovich in Resident Evil nonché, lo dico a beneficio dei maschietti alla lettura, cyberneticamente nuda per buona parte del tempo.


Sempre per il discorso "non è il passato a fare di te ciò che sei, bensì le azioni che compi nel presente", Ghost in the USAShell è un film che vive nel presente conservando la propria identità, tuttavia non manca di omaggiare il passato o, se vogliamo essere maligni, di dare un contentino ai fan di "quell'Opera che avevo promesso di non nominare più". I riferimenti (le strizzate d'occhio, chiamatele come volete) al film di Oshii sono tanti quante le stelle in cielo, al punto che Sanders ne replica addirittura intere sequenze, soprattutto le più iconiche (e quasi tutte messe nel trailer, vedi il tuffo del Maggiore dal grattacielo oppure lo scontro nel canale appena fuori città), e non manca di ricordare anche l'esistenza di Innocence, tra terrificanti ginoidi geishe e cagnolini affettuosi; a parte questo, Ghost in the USAShell è visivamente bellissimo, soprattutto se goduto su schermo gigante, le scene d'azione sono incredibilmente ben fatte e la versione 2.0 dei paesaggi urbani alla Blade Runner mozza il fiato così come i bellissimi effetti speciali, sia che vengano applicati ai singoli personaggi sia alla realtà che li circonda. Come ho detto sopra, il Maggiore è una gioia per gli occhi e Scarlett Johansson è stata un'ottima scelta di casting, alla faccia di chi l'avrebbe voluta giapponese; non solo perché è "bellissima" (come le viene ribadito almeno sette volte in tutta la pellicola) ma soprattutto in quanto dotata del necessario piglio "duro" per interpretare Mira/Motoko e di una fragilità appena accennata che la rende allo stesso tempo più di una semplice macchina senza sentimenti. Voto dieci anche al danese Pilou Asbæk, un Batou particolarmente convincente e patato sia con gli occhi che senza, mentre a "Beat" Takeshi Kitano cosa gli vuoi dire, alla volpe che si scrolla di dosso i conigli col sembiante da Yoda e lo scazzo durissimo di un Aniki Yamamoto qualsiasi? Niente, si può solo chinare il capo e dire ありがとう、先生。Arrivata alla fine del post devo confessarvi di non essere una fan all'ultimo stadio di Ghost in the Shell quindi, se vi sono sembrata meno dura di quanto avrei dovuto, chiedo scusa ma non posso negare di essermi divertita durante la visione di Ghost in the USAShell; se siete degli otaku che vivono nel mito della creatura di Shirow stategli lontano chilometri, gli altri invece si godano pure tranquillamente un ottimo film d'azione/fantascientifico, meno tamarro e deprecabile di quanto avessi pensato.


Del regista Rupert Sanders ho già parlato QUI. Scarlett Johansson (Mira Killian) e "Beat" Takeshi Kitano (Aramaki) li trovate invece ai rispettivi link.

Pilou Asbæk interpreta Batou. Danese, ha partecipato a film come Lucy, The Great Wall e a serie quali Il trono di spade. Ha 35 anni e due film in uscita.


Juliette Binoche interpreta la Dottoressa Ouelet. Francese, ha ricordo per film come L'insostenibile leggerezza dell'essere, Cime tempestose, Film blu, Film bianco, Film rosso, Il paziente inglese (che le è valso l'Oscar come miglior attrice non protagonista), Chocolat, Cosmopolis, Godzilla e Sils Maria. Ha 53 anni e due film in uscita.


Michael Pitt (accreditato come Michael Carmen Pitt) interpreta Kuze. Americano, lo ricordo per film come Studio 54, The Dreamers - I sognatori, The Village, Funny Games, Hugo Cabret e 7 psicopatici; inoltre ha partecipato a serie quali Dawson's Creek, Broadwalk Empire e Hannibal. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 36 anni.

Passano gli anni e Pitt mi diventa Hansel...
Daniel Henshall interpreta lo spazzino hackerato. Australiano, ha partecipato a film come Snowtown, These Final Hours e The Babadook. Anche sceneggiatore e produttore, ha 35 anni e un film in uscita.


Nel film compare anche l'inguardabile Yukio di Wolverine - L'immortale, al secolo Rila Fukushima, che ha offerto i tratti somatici come modello per le varie robo-geisha. Per quanto riguarda il Maggiore, Batou e Kuze, prima che i ruoli venissero assegnati agli attori definitivi erano stati considerati rispettivamente Margot Robbie, Matthias Schoenaerts (oddio...) e Sam Riley. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate ovviamente ALMENO Ghost in the Shell e Innocence (O Ghost in the Shell- L'attacco dei cyborg) ma tenete conto che l'opera originale di Masamune Shirow ha dato origine anche alle serie Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, Ghost in the Shell: Stand Alone Complex - 2nd GIG, Ghost in the Shell: Arise e ai due special Ghost in the Shell: Stand Alone Complex Solid State Society Ghost in the Shell: The New Movie, quindi roba da recuperare ne avete e potete aggiungere anche Lucy, Blade Runner, Ex Machina o Il quinto elemento. ENJOY!

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