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martedì 17 agosto 2021

The Suicide Squad - Missione suicida (2021)

Quale modo migliore per festeggiare la riapertura del multisala di Savona se non andando a vedere The Suicide Squad - Missione suicida (The Suicide Squad), diretto e sceneggiato dal regista James Gunn?


Trama: il governo americano riunisce la squadra di antieroi nota come Suicide Squad per recuperare una pericolosissima arma da un piccolo paese del Sud America...


Suicide Squad
è il miglior esempio di quello che potrebbe succedere al cinema seriale se gli Autori venissero lasciati liberi di fare gli Autori e se coordinatori/produttori/deus ex machina assortiti non si mettessero in mezzo alle palle cercando di uniformare ogni cosa e modificarla per renderla più a misura di bambino. Messo accanto a quella cacca fumante che era Suicide Squad di Ayer diventa anche un meraviglioso esempio di come fare un film senza sbagliare casting, sceneggiatura, tempistiche ed inquadrature, ché se hai un branco di fuorilegge senza pietà non puoi buttare lì Will Smith che non ammazza perché poi la figlia piange, né fare del culo di Margot Robbie l'highlight di una storia noiosissima che nessuno mai ricorderà. Ma d'altronde, non è che tutti possono essere James Gunn, anche perché sarebbero buoni tutti a fare il film cazzone senza capo né coda, magari trasformando il tutto in un infinita serie di siparietti dedicati a personaggi che ammazzano male le persone e fanno a gara a chi è più sgradevole e pazzo. Ci vuole equilibrio anche nella follia, un minimo di cuore, la gioia di infilare in un prodotto di mero intrattenimento tutta una serie di cose palesemente amate dal regista e sceneggiatore amalgamandole alla perfezione col materiale di partenza, la lucidità di prendere tutto quello che non andava nel primo Suicide Squad (con tutto che Ayer è stato ringraziato nei titoli di coda) e di mandarlo al diavolo col sorriso sulle labbra, tirando delle croci rosse talmente evidenti che ad ogni stortura raddrizzata non potevo fare altro che ringraziare. E così, ecco che il film più divertente dell'estate è un Suicide Squad meets Slither (tanto la Troma l'avete già citata tutti, quindi ne faccio a meno) con "delicatissimi" tocchi di Quella casa nel bosco ed echi di Garth Ennis, all'interno del quale ogni cliché del cinema di supereroi viene smontato con una risata o ricoperto da laghi di sangue e dove non solo i personaggi principali, ma persino quelli secondari non fanno quello che ci si aspetterebbe da loro, col risultato di far perdere completamente la cognizione del tempo dello spettatore, perché non direste mai che il film duri più di due ore. 


Suicide Squad
sorprende fin dai primi dieci minuti, davanti ai quali vi sfido (ovvio, se siete come me che non guardo più i trailer) a non rimanere con la mascella slogata e anche un po' con la lacrima nell'occhio davanti a uno Shyamalan twist tra i più scioccanti della storia dei cinecomic "seri" e continua con l'asticella dell'assurdo e del sangue posta sempre più in alto, dribblando agilmente il sapore finto di alcuni momenti strappalacrime grazie alla presenza di personaggi comunque ben caratterizzati dei quali arriva ad importarci se finiranno morti malissimo o meno, anche nel caso in cui non abbiate idea di quali siano le loro controparti cartacee, com'è successo a me. A differenza di Ayer, Gunn riesce a ritagliare ad ognuno dei suoi antieroi lo spazio necessario per esprimere la propria personalità e per integrarsi nella trama generale del film, preferendo talvolta lasciare parlare solo i "fatti", senza ricorrere a imbarazzanti dialoghi, magari con personaggi secondari utilizzati solo per definire meglio quelli principali, e soprattutto li mette di fronte non solo a una minaccia schifosetta e terribile, ma anche al marciume presente all'interno dell'intelligence USA: in questo caso, non si tratta di diventare buoni perché gli avversari sono più cattivi, ma di procedere come schiacciasassi per raggiungere l'obiettivo che si è prefissati, anche se magari non coincide con quello di partenza, e di scrollarsi di dosso casualties innocenti come farebbe un'anatra con l'acqua, dando di gomito allo spettatore grazie ad abbondanti dosi di umorismo nero.


Ci sarebbero poi da scrivere righe intere sullo stile di Gunn, ovviamente, sul profumo di B-Movie che la patina glamour dei grandi nomi e dei bellissimi effetti speciali non riesce a nascondere del tutto, ma anche sulla raffinatezza con cui, per esempio, uno dei confronti più importanti del film viene mostrato riflesso su un lucidissimo elmo (abbandonato per un motivo ben preciso) invece che inquadrato direttamente. Eredi diretti dei b-movie sono in primis Starro, colorato ed esageratissimo eppure lo stesso capace di fare rabbrividire per il terribile destino riservato alle sue vittime, ma in generale tutto lo stuolo di "cattivi" lo è, popolato com'è di personaggi che non avrebbero affatto sfigurato in un action anni '80 fatto di militari spietati, ribelli sudaticci e Paesi dai nomi inventati; l'intera sequenza in cui Bloodsport e soci si addentrano nella giungla mentre lui e Peacemaker si sfidano con omicidi sempre più elaborati avrebbe fatto invidia sì a Schwarzenegger e Stallone ma soprattutto ai più trash Norris, Seagal e Van Damme, mentre il presidente belloccio "col mostro tra le gambe" è l'ennesimo sbeffeggiamento a quel genere di boss finali che nei vecchi film di cassetta avrebbe messo in scacco i nostri eroi nell'ultimo confronto prima di venire brutalmente sconfitto. E non vogliamo parlare dei membri della Suicide Squad? Uno più esilarante e interessante dell'altro, tutti in grado di non sfigurare davanti all'ormai "solita" Harley Queen, con Idris Elba che calcioruota fino allo spazio siderale quel mollusco di Will Smith e Polka-Dot Man che, assieme alla sua mamma, diventa il personaggio più adorabile di tutto il film, degnamente accompagnati dai "soliti" caratteristi che ormai Gunn si porta giustamente dietro ovunque e da un paio di new entries deliziose, tra le quali la carinissima Ratcatcher 2, lenta a rapire il cuore dello spettatore ma capacissima di non lasciarlo più andare. Voto dieci allo splatter esagerato e alla bella colonna sonora (la vittoria spetta alla nenia à la Rosemary's Baby che accompagna la visita all'acquario del meraviglioso King Shark e che, onestamente, avrei detto appartenere a qualche horror anni '70  mentre invece è stata composta per il film) mentre se dovessi per forza trovare un difetto segnerei un paio di forzatissimi e ridicoli dialoghi a base di volgarità assortite e poi SPOILER macheccazzovipareilcasodifaremorirecosìMichaelRookerlWeaselBoomermaddaiporcoddue! FINESPOILER Molto poco per non richiedere a gran voce James Gunn dietro ad ogni singolo film DC da ora e per sempre. 


Del regista e sceneggiatore James Gunn ho già parlato QUI. Michael Rooker (Savant), Viola Davis (Amanda Waller), Nathan Fillion (T.D.K.), Sean Gunn (Weasel/Calendar Man), Margot Robbie (Harley Quinn), Idris Elba (Bloodsport), David Dastmalchian (Polka-Dot Man), Sylvester Stallone (voce originale di King Shark), Alice Braga (Sol Soria), Peter Capaldi (Thinker) e Taika Waititi (Ratcatcher) li trovate invece ai rispettivi link. 

Joel Kinnaman interpreta Rick Flag. Svedese, ha partecipato a film come Millenium - Uomini che odiano le donne e Suicide Squad. Ha 42 anni. 


John Cena
, star della WWE, tornerà nei panni di Peacemaker in una serie che dovrebbe uscire su HBO Max l'anno prossimo; tra l'altro, Gunn avrebbe voluto Bautista al suo posto, ma l'attore aveva già detto sì a Snyder e al "meraviglioso" Army of the Dead. Tra le guest star segnalo la "mantide" Pom Klementieff, che si vede ballare all'interno de La Gatita Amable, e il patron della Troma, il mitico Lloyd Kaufman, anche lui tra gli avventori de La Gatita Amable ma anche presente in un'altra scena. Se The Suicide Squad - Missione suicida vi fosse piaciuto vi Sconsiglio il recupero di Suicide Squad, piuttosto date una chance a Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn e, ovviamente, anche a Guardiani della Galassia e Guardiani della Galassia vol. 2. ENJOY!

mercoledì 17 maggio 2017

Paddington (2014)

Le feste sono state anche l’occasione per dare una chance al palinsesto televisivo che di solito snobbo ma che, sotto le luci natalizie e capodannesche, si riempie di film per bambini non solo Disney. Complice anche il ricordo di recensioni positive, una sera di dicembre mi sono quindi ritrovata a guardare Paddington, diretto nel 2014 dal regista Paul King e tratto dai libri per ragazzi scritti da Michael Bond.


Trama: un orsetto originario del Peru viaggia fino a Londra e viene ospitato da una famiglia di umani, i Brown, che lo battezzano Paddington e promettono di aiutarlo a trovare l’esploratore che tanti anni prima aveva stretto amicizia con i suoi zii.



Sono troppo vecchia per queste st… dai, avete capito. Alla fine di Paddington, circondata da madre, padre e gatta addormentati sul divano, ho fatto mie le parole di papà Bolla, il quale ha aperto gli occhi giusto per dire “Ma mia cu l’ea propriu inna belinata, eh.” mentre mamma annuiva senza osare proferire favella per paura di deludermi. A meno che non abbiate cinque/sei anni, la storia di un orsetto del Peru che viaggia fino a Londra a mo’ di orfanello/profugo e si piazza nella stazione di Paddington con un cartellino al collo che recita “Prendetevi cura di lui” è qualcosa di talmente mieloso che difficilmente riuscirete ad arrivare alla fine (io ci sono riuscita ma per non soccombere alla melassa ora ho la tessera della Lega in una mano e un santino di Salveenee nell’altra, fatevi due conti), soprattutto se non sarete in grado di sorvolare sui soliti cliché “mamma matta, babbo burbero, sorella adolescente ribelle, fratello che vuol tanto bene al papà ma non viene capito incontrano essere pasticcione che gli devasta casa ma insegna loro il significato della parola aMMore (che è poi lo stesso canovaccio base del 90% degli horror che guardo, solo che al posto dell’orsetto ric…tenerino, ci sono spettri/maniaci/mostri più o meno truculenti)”. Ma anche sorvolando su questo sterotipo e provando a guardare Paddington sorseggiando una tazza di ottimo the inglese, tocca sorbirsi la parte “action” della pellicola, incentrata su una povera pazza che non ha nulla di meglio da fare se non riempire il museo di animali impagliati a causa di un trauma infantile, mentre uno dei tanti Dottori televisivi cerca inutilmente di concupirla. Certo, Paddington è un’istituzione britannica e la pellicola è rivolta ad un pubblico di bambini, l’orsettino è tanto carino e sicuramente se leggessi i libri illustrati mi convertirei alla causa di Michael Bond cominciando a riempirmi la casa di peluche con cappellini rossi e giacchine blu ma stavolta la magia, almeno a livello di storia e coinvolgimento emotivo, non ha attecchito.


Va un po’ meglio, e per fortuna, il comparto tecnico, altrimenti credo che i poveri genitori costretti a vedere questa robetta si sarebbero impiccati per la disperazione. Paddington e i suoi zii sono degli orsotti molto carini e, pur parlando il linguaggio umano, sono stati realizzati con pochissime concessioni ad un design antropomorfo, al punto da sembrare degli orsi veri. Anche le scenografie sono molto belle e si accompagnano a scelte di regia intelligenti che un po’ intristiscono visto la pochezza della storia alla quale sono state messe al servizio. La casa dei Brown è a dir poco spettacolare, con il muro dipinto con rami di fiori di ciliegio e le stanze da letto che rispecchiano la personalità del membro della famiglia che le abita, ma anche la bottega dell’antiquario e la sede degli esploratori sono spettacolari, soprattutto quest’ultima e il sistema di posta pneumatico che la caratterizza. Allo stesso modo, è simpatica la scelta di raccontare il prologo della storia con uno stile che richiama i filmini degli anni ’40 oppure quella di mostrare l’intera casa sezionata in modo da consentire al pubblico di vedere cosa accade in ciascuna stanza contemporaneamente alle altre. Per quanto riguarda il reparto attori, invece, l’appassionato di cinema e serie TV rischia di esclamare “No, Maria, io esco!”. Peter Capaldi tanto quanto se la cava, portando a casa un ruolo idiota con un tale ed autoironico aplomb scozzese da meritargli il ruolo di Lord, i membri della famiglia Brown sono accettabili nel loro essere stereotipi da film per bambini e forse anche Julie Walters, per quanto irriconoscibile, con un paio di whiskey in corpo potrebbe risultare simpatica ma Nicole Kidman e Jim Broadbent? No, dai. La Kidman è costretta in un personaggio talmente imbarazzante che penso l’abbia portata a quel livello solo la scarsità di ingaggi dovuta agli interventi estetici sbagliati, mentre il povero Broadbent è semplicemente sprecato, buttato lì a caso perché forse mancava un attore inglese da dare in pasto al pubblico, chissà. Insomma, un diludendo sotto tutti i punti di vista. Che brutto invecchiare!


Di Imelda Staunton (voce originale di zia Lucy), Michael Gambon (voce di zio Pastuzo), Ben Whishaw (voce di Paddington), Hugh Bonneville (Henry Brown), Julie Walters (Mrs Bird), Nicole Kidman (Millicent), Peter Capaldi (Mr Curry) e Jim Broadbent (Mr Gruber) ho parlato ai rispettivi link.

Paul King è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto episodi della serie The Mighty Boosh. Anche attore, ha 39 anni e un film in uscita, Paddington 2.


Colin Firth avrebbe dovuto doppiare Paddington ma, secondo il regista, l'orsetto non poteva avere la voce di un "bell'uomo di mezza età dotato della voce più bella del mondo" quindi lo ha sostituito con Ben Whishaw. Emma Thompson, che viene ringraziata nei titoli di coda, ha invece supervisionato lo script, "limandolo" per quanto possibile. L'anno prossimo dovrebbe uscire Paddington 2, con lo stesso cast, ma è già previsto anche un Paddington 3 e, se non doveste averne abbastanza di orsetti, sappiate che esistono anche tre serie animate dedicate al personaggio. Nell'attesa, potete sempre guardare Il GGG - Il grande gigante gentile. ENJOY!

mercoledì 3 luglio 2013

World War Z (2013)

Luglio col bene che ti voglio, portatore dei primi blockbuster estivi! Ieri sera è stata la volta di World War Z, diretto dal regista Marc Forster e tratto dall’omonimo romanzo di Max Brooks. La recensione che segue contiene SPOILER quindi non leggete se non volete togliervi la sorpresa.


Trama: Gerry, ex agente delle Nazioni Unite, viene richiamato in servizio dopo che una pandemia in grado di trasformare gli uomini in zombie comincia a decimare la popolazione mondiale…


World War Z può essere riassunto così: Brad Pitt tuttofare, Brad Pitt paraculo, Brad Pitt porta jella e Brad Pitt man of steel. Bradano (d'ora in poi lo chiameremo così) è il protagonista assoluto della pellicola, alla faccia degli zombi e della marea di personaggi, leggasi pedine sacrificabili, che gli ruotano attorno. Il che non significa che World War Z sia un brutto film, perché effettivamente Bradano è un bell'uomo, gli effetti speciali sono da paura anche se non ne fanno, il ritmo rimane sostenuto per tutta la durata della pellicola, le prime sequenze sono sconvolgenti a tratti allucinanti, come si diceva al Pippo Kennedy Show. Tecnicamente parlando abbiamo davanti un kolossal della madonna, come faccio a dirvi di non andare a vederlo? Sicuramente, potrei dirvi di snobbare il 3D perché, a naso, non cambierebbe nulla per quel che riguarda il film ma uscireste dalla sala con due euro in meno che potreste spendervi invece per un ottimo gelato. Potrei dirvi che, sempre a naso, sarebbe meglio procurarsi il libro di Brooks perché un'epidemia zombie non può, non deve essere ridotta al Bradano che s'atteggia da superfigo. Ma, lo stesso, dire che World War Z è un brutto film non si può. E allora mi viene in soccorso l'internetto che mi dice che, effettivamente, tutto quello che mi ha portata a considerare la seconda metà della pellicola un gigantesco WTF è frutto di ripensamenti dell'ultim'ora e di rimaneggiamenti della sceneggiatura affidati a Goddard e Lindelof. come avrò modo di spiegare nelle note di chiusura. Quindi, diciamo che World War Z è un bel film ma purtroppo è stato rovinato in fieri e noi ci siamo beccati la versione tecnicamente pregevole ma oggettivamente despicable, l'aMMericanata tamarra.


War World Z scorre liscio (si fa per dire) come l'olio finché Bradano non sale sull'aereo dopo la caduta di Gerusalemme. Fino a quel momento ci avevo creduto, mi ero anche commossa perché un paio di sequenze sono oggettivamente bastarde quanto la pubblicità del gattino Barilla. Poi, dev'essere arrivata l'incoscienza, Goddard e Lindelof devono aver lasciato il lavoro nelle mani di due scimmie urlatrici poco addestrate: gli unici aspetti positivi di questo twist nella sceneggiatura sono l'incredibile figaggine di Pierfrancé, l'apparizione del sempre simpatico Moritz Bleibtreu e l'arrivo di uno zombi così espressivo ed accattivante da far sfigurare Bradano con due semplici schiocchi di mandibola. A parte queste tre cose, il resto è incosciente delirio: spiegatemi come diamine fa Bradano a sopravvivere, nell'ordine, ad un disastro aereo da lui provocato con bomba a mano (totale sopravvissuti: lui e la soldatessa monca e aggiungete il fatto che, pur sconvolto dagli eventi, il nostro riesce a scoprire il metodo per fregare gli zombi, cosa che non era riuscita alle menti più brillanti del pianeta), al conseguente impalamento tramite scheggione metallico, all'auto-iniezione di un virus sconosciuto e potenzialmente mortale e a tornare dalla famiglia con giusto un paio di croste in faccia e i capelli spettinati. Spiegatemi anche PERCHE' diamine, con tutti gli scienziati sulla nave, gli elicotteri, i mezzi per arrivare sulla terraferma etc... a prendere il virus c'è dovuto andare Bradano a piedi nonostante avesse spiegato tranquillamente la situazione via cellulare al suo superiore. A regà, datemi gli stessi soldi che avete dato ai due signori dal nome famoso che ve le butto giù io un paio di modifiche sensate, non presentiamo alle platee di mezzo mondo 'sta roba fatta a tirar via, su!!! Anzi, sapete che vi dico? Arrivata a questo punto mi sono arrabbiata e ho cambiato idea, consiglio di NON andare a vedere World War Z, perché è una kolossale presa per i fondelli anche se è ben girato e c'è Pierfrancé che merita. Anzi, donne, andatelo a vedere SOLO per Pierfrancé.


Brad Pitt (Gerry Lane), James Badge Dale (Capitano Speke), David Morse (l'ex agente della CIA), Peter Capaldi (uno dei dottori dello W.H.O.) e Pierfrancesco Favino (il più figo dei dottori dello  W.H.O.) li trovate ai rispettivi link.

Marc Forster è il regista della pellicola. Tedesco, ha diretto film come Monster’s Ball – L’ombra della vita, Neverland – Un sogno per la vita, Vero come la finzione, Il cacciatore di aquiloni e Quantum of Solace. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 44 anni.


Moritz Bleibtreu interpreta uno dei dottori dello W.H.O. Tedesco, lo ricordo per film come The Experiment, Lola corre, Munich e Vallanzasca - Gli angeli del male. Ha 42 anni e quattro film in uscita.


Mireille Enos, che interpreta la moglie di Gerry, era stata la consorte di Josh Brolin in Gangster Squad, Elyes Gabel, sfigatissimo benché geniale ricercatore di belle speranze, era l'altrettanto sfigatissimo fidanzato della protagonista di Dead Set, mentre il Jack di Lost, Matthew Fox, compare brevemente come uno dei soldati che salva Bradano e famiglia all’inizio del film. A dire il vero, su internet si legge che il poveraccio avrebbe dovuto avere una parte ben più consistente e ingrata, ovvero quella del soldato “rovina famiglie”, impegnato in una relazione con la moglie di Bradano… ma la premiata ditta Lindelof & Goddard hanno deciso di tagliarlo completamente fuori nel corso delle riscritture della sceneggiatura, che hanno garantito anche un finale diverso (e, come avete letto nella recensione, meno sensato) alla pellicola: all’inizio l’aereo doveva atterrare in Russia e Gerry doveva finire a combattere zombi con l’esercito; sarebbe dovuto arrivare l’inverno e il protagonista avrebbe capito che l’arma per uccidere i non morti era il freddo, quindi avrebbe viaggiato per arrivare in Oregon e guidare uno sparuto gruppo di soldati in una battaglia atta a raggiungere la sua famiglia. Il film si sarebbe concluso con questo incerto cliffhanger e, se devo essere sincera, avrei preferito questa soluzione alle belinate con cui se ne sono usciti Lindelof e Goddard dopo la caduta di Israele! Maledetti studios edulcoranti! Quindi, detto questo, dubito che succederà ma se World War Z dovesse piacervi recuperate la saga di Rec, i film Romeriani dedicati agli zombi e 28 giorni dopo. ENJOY!!!

martedì 27 dicembre 2011

La tana del serpente bianco (1988)

Siccome è passato poco tempo dalla scomparsa del regista Ken Russell ho pensato di rendergli omaggio un po' in ritardo riguardando l’unico suo film che avessi mai visto, La tana del serpente bianco (The Lair of the White Worm), diretto nel 1988 e tratto dall’omonimo romanzo di Bram Stoker. Preparatevi perché il post è costellato di foto inquietanti e vagamente trash (ho cercato di limitarmi ma alcune andavano messe!)...


Trama: in un paesino inglese scompaiono alcune persone e viene ritrovato il teschio di quello che parrebbe un enorme serpente. Si scopre così che nel luogo si è insediato un culto di uomini – rettile che tentano di far rivivere un antichissimo serpente bianco, nutrendolo con sacrifici umani…


Ma secondo voi, si fa prima a tagliare una corda o la mano di una persona? E soprattutto, le Manguste vivono bene negli orifizi umani? A queste domande cercherò di dare una risposta più avanti, ovviamente. Nel frattempo, mi chiedo cosa avrebbe pensato Bram Stoker di un simile adattamento perché, se è vero che il Dracula di Coppola è barocco, La tana del serpente bianco lo è talmente tanto da sfociare nel trash e nel kitch più o meno involontari. Il che è strano, perché a riguardarlo è anche un bel film. Credo di averlo visto la prima volta quando avevo più o meno quindici anni e ne ero rimasta talmente scioccata che, fino a qualche giorno fa, lo credevo di una bruttezza rara. Oddio, ho visto horror molto migliori e questo viene affossato più di altri da dialoghi ridicoli, interpretazioni marmoriche e trovate grottesche, ma nel complesso rischia di fare felice più di un cultore dell’horror, perché la storia in sé non è male e alcune trovate registiche precorrono quelle più deliranti di Twin Peaks.


La trama è una variazione sul tema del vampirismo tanto caro a Stoker. Qui i mostri non succhiano sangue ma iniettano veleno, trasformando le persone in uomini – rettile privi di volontà, assai simili a zombie, e servono un solo signore e padrone, il dio serpente Dionin, che altri non è se non l’animale che tanti danni aveva causato ad Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre. La cosa interessante del film, dunque, non è tanto la natura di questi mostri, ma la costante contrapposizione tra la religione cristiana a questo culto pagano, che è il motivo portante dell’intera pellicola e ciò che scatena le sequenze più (s)cult: quando una delle protagoniste tocca un crocefisso ricoperto di veleno si scatena un’inquietante visione orgiastica della morte di Cristo, con un enorme rettile avvolto alla Croce e, ai suoi piedi, legionari romani che seviziano, violentano e uccidono delle suore; durante un sogno, invece, il protagonista interpretato da Hugh Grant vede l’eterno scontro tra bene e male incarnato in un catfight tra la fidanzatina e la sgualdrinissima Lady Sylvia, un trionfo di reggicalze e gambe in bella vista che gli procura un’erezione alla matita (non sto scherzando. ALLA. MATITA. Guardate il film e capirete!). A questo contesto “religioso” si mescolano poi suggestioni del folklore inglese come la leggenda del Lambton Worm, assai simile a quella di San Giorgio e il Drago, dove il nobiluomo del luogo uccide il mostro vermiforme beccandosi tuttavia una maledizione che ricadrà anche sui suoi eredi, uno dei quali è il protagonista del film, per l'appunto.


Ma torniamo a parlare della mano e della mangusta. Se infatti la prima parte della pellicola ci "delizia" coi suoi deliri religiosi, la seconda parte vira più sull'horror classico e sui mezzi utilizzati per liberarsi dalla malvagia Lady Sylvia e dai suoi adepti, con conseguente abuso di trovate illogiche e vagamente trash. Posso accettare che la sinuosa donnaccia perda la testa e si metta a ballare ogni volta che qualcuno suona uno strumento a fiato, come succede ai serpenti quando vengono "incantati", e che i protagonisti sfruttino questo tallone d'Achille per cercare di sconfiggerla. Posso accettare come strumento di morte un fallo puntuto (d'altronde, Tetsuo aveva una trivella...), posso anche chiudere gli occhi davanti alla lubrìca villainess che ne lecca uno con voluttà manco fosse un chupachups mentre la povera suora seviziata giunge le mani e prega... ma che uno riesca a tenersi per almeno 20 minuti una mangusta sotto il kilt no. Povera bestiola!!!! Mi viene in mente Brodie di Generazione X e il suo delirante racconto sui gerbilli... se poi pensiamo anche che chi porta il kilt deve necessariamente andare senza mutande mi viene voglia di chiamare l'ENPA britannico! Ma d'altronde, cosa posso aspettarmi da uno che invece di tagliare la corda per cercare di far cadere la malvagia nel pozzo... si sbatte a tagliare la mano con cui si regge appesa?!? Cosa sei, idiota??? Signur. E questa è la punta dell'iceberg perché, onestamente, anche a dialoghi non stiamo meglio. Le protagoniste devono SEMPRE andare a preparare del the, i poliziotti usano delle scuse inenarrabili per non entrare in servizio e il maggiordomo di Hugh Grant è un pazzo scansafatiche che rammenta infoiato i bei tempi in cui il "padrone" andava a donne in Turchia. Della serie: So Bad It's So Good. Poi c'è una bellissima ballata in stile irlandese nella colonna sonora e il finale è bastardo da morire. A me è già venuta voglia di riguardarlo... a voi?!

Ken Russell (vero nome Henry Kenneth Alfred Russel) è il regista della pellicola. Inglese, lo ricordo per film come Donne in amore (che gli è valso la nomination all'Oscar), I diavoli, Tommy, Stati di allucinazione e Whore - Puttana. Anche sceneggiatore, attore e produttore, è morto quest'anno per un attacco di cuore, all'età di 84 anni.


Hugh Grant (vero nome Hugh John Mungo Grant) interpreta Lord James D'Ampton. Sicuramente uno dei più famosi ed apprezzati attori inglesi, lo ricordo per film come Quattro matrimoni e un funerale, Nine Months - Imprevisti d'amore, Extreme Measures - Soluzioni estreme, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones. Ha 51 anni e tre film in uscita.


Amanda Donohoe interpreta Lady Sylvia. Inglese, ha partecipato a film come La pazzia di Re Giorgio e Bugiardo bugiardo. Anche produttrice, ha 49 anni e un film in uscita.


Peter Capaldi interpreta Angus. Scozzese, ha partecipato a film come il bellissimo Le relazioni pericolose, Mr. Bean - L'ultima catastrofe e alla serie Doctor Who. Anche regista e sceneggiatore, ha 53 anni.


Sammi Davis (vero nome Samantha Davis) interpreta Mary. Inglese, la ricordo per film come il geniale Four Rooms e per aver partecipato ad un episodio di Lost. Anche produttrice, ha 47 anni.

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