martedì 31 dicembre 2013

Bolla's Top 5: Worst of 2013

Ultimo giorno dell'anno! Non vi chiedo se e come festeggerete stasera perché la domanda "Cosa fai a capodanno?" meriterebbe la morte subitanea dell'incauto interlocutore; io, siccome sto scrivendo in differita, non so ancora cosa farò ma so che con l'anno nuovo dovrebbe arrivare vita nuova o, perlomeno, che tutte le brutture dovrebbero venire lasciate alle spalle. Ecco perché oggi vi beccate la classifica dei 5 film che ho odiato di più tra quelli usciti (e da me visti, ovviamente!) nel 2013, sperando di non sentirne più parlare nel 2014. Ci risentiamo domani per quelli che, invece, andrebbero conservati! ENJOY!

5. World War Z
Cominciamo con quello che è stato il diludendo dell'anno, più dilusione ancora del deprimente Il grande e potente Oz. Un Brad Pitt supereroe, un branco di zombi fatti al computer, una sceneggiatura rimaneggiata (pessimamente) più e più volte e un affronto ad un libro ormai cult. Con i mezzi a disposizione credo non si potesse fare peggio, peccato per Favino che c'è finito in mezzo.

E per il 2014 speriamo torni Carol... ç__ç

4. Smiley
Anche conosciuto come "il mostro con la faccia da chiulo" oppure "L'ho fatto per LULZ", qualunque cosa volessero dire gli adattatori italiani. Film dell'oRore con la R di rumenta maiuscola, importato in Italia da distributori ubriachi che hanno pensato bene di omaggiare Halloween nel peggiore dei modi.


3. Escape from tomorrow
La fregatura dell'anno, con un battage pubblicitario basato su assunti assurdamente sbagliati. Si potrebbe querelare i coinvolti per pubblicità ingannevole ma, visto che 'sti fenomeni sono stati snobbati persino dalla Disney, perché sbattersi?


2. Comic Movie
Ovvero la lapide sulle carriere di almeno una trentina di attori famosi e, si spera, anche sul genere "commedia politicamente scorretta". Si salvano giusto un paio di episodi, il resto è fuffa della peggior specie che, a poco a poco, sto cercando di dimenticare.

La mia reazione dopo la visione del film...
1. The Canyons
Inqualificabile anche per i canoni medi dello squallore cinematografico, il mio disgusto è vieppiù aumentato in ragione del coinvolgimento di Paul Schrader e Bret Easton Ellis. La noia, il nulla, l'incapacità attoriale fatta a film. Complimenti, il primo posto in classifica è davvero meritato!

Si riferiscono alla pianta di Aloe vera dietro alla spalla sinistra..

Sharknado merita invece una menzione speciale per aver toccato i cuori di ogni spettatore amante del trash, aver ri-sdoganato il genere "horror CUM squali", essere diventato IL must see dell'estate 2013 pur facendo davvero schifo all'animo ed aver portato i distributori italiani a creare proiezioni-evento persino al Lucca Comics e all'Italian Horror Fest di Nettuno. Non ho davvero parole, posso soltanto fare un enorme applauso alla Asylum e alla fondamentale natura bibina di noi poveri cinefili onnivori.

lunedì 30 dicembre 2013

Frozen - Il regno di ghiaccio (2013)

Nonostante malanni assortiti, febbri e raffreddori, sono comunque riuscita ad andare a vedere Frozen - Il regno di ghiaccio (Frozen), diretto nel 2013 dai registi Chris Buck e Jennifer Lee, dando così un senso alla tradizione natalizia che prevede almeno UN cartone animato visto al cinema.


Trama: Elsa ed Anna sono due sorelle assai legate tra loro, almeno finché la maggiore, maledetta con un incontrollabile potere congelante, non ferisce involontariamente la minore. Elsa si isola così dal mondo che la circonda mentre Anna continua la sua vita, dimentica dell'accaduto e sempre più abbattuta dalla mancanza di contatti con la sorella; le cose cambiano quando Elsa viene incoronata regina e, durante la festa in suo onore, i poteri tenuti così faticosamente a bada si scatenano condannando il regno ad un inverno perenne...


Ispirato da un racconto di Hans Christian Andersen, Frozen è uno dei cartoni Disney più strani e non convenzionali che mi sia mai capitato di vedere e, paradossalmente, anche quello più legato alla tradizione della Casa del Topo. Nonostante l'esperienza, la maggior parte di quello che avevo predetto all'inizio non si è avverato e, anzi, il twist verso la fine della pellicola mi ha piacevolmente sorpresa, ma la cosa che ho maggiormente apprezzato per quanto riguarda la trama, assieme alla vivacità della rossa Anna e il carattere tormentato di Elsa, è la spietata critica alle vecchie Principesse come Cenerentola, Biancaneve, la Bella Addormentata o persino Jasmine, alle quali bastava un appuntamento o anche solo uno sguardo per consacrare il primo Principe venuto ad Amore con la A maiuscola, degno di impalmarle e ereditare un regno nonostante, probabilmente, di lui non sapessero nulla o quasi. Frozen è un cartone animato dove l'Amore vince, com'è giusto, ma per fortuna non parla di un unico tipo di Amore, bensì cerca di apprezzare e comprendere tutte le sfumature di questa forza così importante, capace di infondere calore a prescindere dalla natura di chi ne è soggetto e troppo spesso ridotta a mero ornamento dei Baci Perugina: Amore inteso come forza universale in grado di vincere paura, insicurezza, diffidenza e incapacità di comunicare, problemi tipici della società in cui viviamo, problemi che proiettano su di noi e su chi ci circonda una coltre di ghiaccio ancora più spessa e inattaccabile di quella in cui si trincera la povera, bellissima Elsa che, da par suo, sarebbe un perfetto, malinconico ed elegante Diverso Burtoniano.


Questi elementi particolari e a loro modo innovativi si accompagnano invece ad una struttura "estetica" che più tradizionale non si può; la presenza di innumerevoli numeri musicali e canzoni (peraltro molto gradevoli, sebbene le originali siano migliori, ma rischiano di infastidire le persone meno amanti della natura musicale delle tradizionali opere Disneyane), le due esilaranti e tenerissime spalle comiche Olaf e Sven, il character design, persino la natura "moderna" della principessa Anna e del suo compagno di avventure Christoph mescolano suggestioni vecchie e recenti, richiamando alla mente soprattutto il recente Rapunzel - L'intreccio della torre (i cui protagonisti, tra l'altro, compaiono brevemente). Tecnicamente parlando, gli animatori e i coloristi si sono superati soprattutto nel modo superlativo in cui Elsa da sfogo ai suoi poteri creando castelli, abiti e tatuaggi di ghiaccio in un paio di sequenze a dir poco magistrali, oppure nei due numeri musicali in cui Anna dapprima sogna il suo incontro con un principe e poi corona il suo desiderio vivendo un appuntamento da favola che copre praticamente tutti i topoi del genere, ma si può dire che Frozen sia una gioia per gli occhi in ogni scena. Occhi che, per inciso, lacrimeranno per le risate ma anche per la commozione; era qualche tempo che non mi capitava di assistere ad una tragedia iniziale così dolorosa ma anche dignitosa, intelligentemente mostrata nel più completo ed angosciante silenzio. Insomma, la magia Disney ha colpito anche quest'anno: non perdetevi Frozen, non osate uscire prima della fine dei lunghissimi titoli di coda (se riuscite, cercate anche di capire da quale affermazione di Christoph si dissociano i realizzatori..!) e godetevi senza vergogna le risate infantili che il corto iniziale Get a Horse! ,un incredibile mix di animazione anni '20 e moderni effetti 3D, sarà in grado di suscitare.


Di Ciarán Hinds, che in originale presta la voce a Granpapà (doppiato in italiano da Massimo Lopez), ho già parlato qui.

Chris Buck è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Tarzan e Surf's Up - I re delle onde. Anche animatore e doppiatore, ha 53 anni.


Jennifer Lee è la co-regista e co-sceneggiatrice della pellicola. Americana, anche doppiatrice e produttrice, ha 41 anni ed è alla sua prima esperienza come regista.


Kristen Bell è la doppiatrice originale di Anna. Americana, conosciuta per lo più come protagonista della serie Veronica Mars, ha partecipato a film come Pulse, L'isola delle coppie, Burlesque, Scream 4, Safety Not Guaranteed, Comic Movie e a serie come Heroes e Gossip Girl; come doppiatrice, ha lavorato per The Cleveland Show e Robot Chicken. Anche produttrice, ha 33 anni e un film in uscita.


Nella versione italiana, il pupazzo Olaf è stato doppiato da Enrico Brignano mentre Anna ed Elsa, rispettivamente, sono state doppiate da Serena Rossi e Serena Autieri; per quel che riguarda la canzone Let It Go nei titoli di coda, candidata ai prossimi Golden Globe come miglior canzone, la versione originale è cantata da Demi Lovato mentre quella italiana, dal titolo All'alba sorgerò, è cantata da 'sta Violetta tanto famosa da noi, va a saper perché. Detto questo, sappiate che Frozen - Il regno di ghiaccio, è tra i film d'animazione candidati ai Golden Globe: se vi fosse piaciuto, recuperate anche Ribelle - The Brave e Rapunzel - L'intreccio della torre. ENJOY!



domenica 29 dicembre 2013

Lupin III: La leggenda dell'oro di Babilonia (1985)

Sotto Natale è giusto guardare cartoni animati ma, visto che quest'anno l'offerta televisiva è stata poco varia e il maltempo ha svampato i segnali, ho deciso di ripescare Lupin III: La leggenda dell'oro di Babilonia (ルパン三世 バビロンの黄金伝説 - Rupan sansei: Babiron no Ôgon densetsu), terzo lungometraggio cinematografico dedicato alla creatura di Monkey Punch e diretto nel 1985 da Seijun Suzuki e Shigetsugu Yoshida.


Trama: Lupin e soci decidono di andare alla ricerca del famigerato oro di Babilonia, un enorme tesoro probabilmente di natura aliena, bramato dal boss della mala Marchiano e misteriosamente legato alla vecchia ubriacona Rosetta...


Persino una fan accanita di Lupin come la sottoscritta non può sottrarsi all'evidenza dei fatti: La leggenda dell'oro di Babilonia è una roba a dir poco atroce. A differenza dei due lungometraggi che lo precedono, due capolavori dell'animazione nipponica, il film è infatti carente innanzitutto dal punto di vista grafico oltre che del character design: sul secondo potrei quasi sorvolare, visto che si basa interamente sulla terza serie di Lupin (quella con la giacca rosa, per intenderci), già bruttarello di suo ma comunque ancora passabile, ma gli sfondi e le animazioni sono qualcosa di imbarazzante. Tra macroscopici errori di continuità (per dire, in una sequenza Lupin è già legato con una corda a Zenigata, che gli lancerà le manette almeno due minuti dopo, infatti la corda a un certo punto sparisce...), intere sequenze riciclate, interminabili inseguimenti fatti di schemi ripetuti almeno una decina di volte nella stessa scena e personaggi secondari appena abbozzati, quasi privi di proporzioni anatomiche normali, c'è da stupirsi che un simile prodotto sia arrivato nelle sale e cinematografiche e che la sua diffusione non sia rimasta confinata al mercato degli OAV.


Passando alla trama, un delirio avventuroso-fantascientifico che vorrebbe somigliare a La pietra della saggezza ma non gli va nemmeno lontanamente vicino, gli sceneggiatori hanno mandato totalmente alle ortiche quel minimo di introspezione psicologica che vantava Il castello di Cagliostro, e sono rimasti assai più adesi alla caratterizzazione estremamente basica di Monkey Punch: abbiamo dunque una serie di scenette attaccate alla bell'e meglio, legate come unico fil rouge dall'enigmatico personaggio di Rosetta (che riesce a raggiungere a piedi Parigi partendo da New York, non fate domande...), nelle quali Lupin decide di cercare l'Oro di Babilonia senza nessun motivo particolare ma facendo sfoggio di parecchia tecnica, sapienza e fame atavica nei confronti di qualunque femmina nei dintorni. Jigen, Goemon, Fujiko e persino Zenigata vengono invece ridotti a meri personaggi di contorno, i primi due costretti a cavar d'impaccio Lupin con le loro abilità, Fujiko messa a mo' di decoro (letteralmente, visto che a un certo punto viene infilata persino in una sfinge) accanto a Lupin o Marchiano e Zenigata dipinto come un povero rincoglionito incapace, costretto a far da balia a una serie di stereotipatissime agenti internazionali dell'Interpol. Anche guardato in lingua originale, doppiaggio e dialoghi risultano imbarazzanti, l'unica cosa vagamente gradevole è la nenia cantata da Rosetta in un improbabile inglese "nipponizzato". Vista la presenza di un co-regista visionario come Seijun Suzuki parlerei davvero di occasione sprecata trasformata in incoerente e mortale noia. Peccato.

Seijun Suzuki (vero nome Seitaro Suzuki) è il co-regista della pellicola, alla sua prima e unica esperienza per quel che riguarda gli anime. Giapponese, tra i suoi film più conosciuti e arrivati anche in Italia segnalo Tokyo Drifter, La farfalla sul mirino, Melodie zigane, Kagero-za e Yumeji. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 90 anni.


Shigetsugu Yoshida è il co-regista della pellicola. Giapponese, ha diretto episodi di Tommy, la stella dei Giants, Mimi e la nazionale di pallavolo, della seconda e terza serie di Lupin, Hello Spank! e Georgie. Anche animatore e sceneggiatore, ha 82 anni e di lui non riesco a trovare foto, sorry.

Su consiglio di Hayao Miyazaki, il film avrebbe dovuto essere diretto da Mamoru Oshii, futuro regista del capolavoro Ghost in the Shell e, all'epoca, reduce dalla serie Lamù; il suo approccio troppo moderno, purtroppo, ha spaventato i responsabili della Tokyo Movie Shinsha e non se n'è fatto nulla. Cacca su di loro, dunque. A voi invece, se La leggenda dell'oro di Babilonia fosse piaciuto, consiglio la visione de Il castello di Cagliostro e La pietra della saggezza. ENJOY!

venerdì 27 dicembre 2013

Jackie Brown (1997)

Oh, finalmente. Dopo tantissimo tempo sono riuscita a rivedere quello che per me (non me ne voglia l'aMMoro) è il film meno riuscito di Quentin Tarantino, ovvero Jackie Brown, da lui diretto nel 1997. Laddove "meno riuscito" significa comunque capolavoro assoluto...


Trama: Jackie Brown lavora come hostess per una piccola compagnia aerea. Attraverso il suo lavoro, introduce illegalmente in America il denaro del trafficante d'armi Ordell finché, un giorno, viene fermata da due agenti del dipartimento anti-frode che, assieme al denaro, trovano anche della droga nella sua borsa. Per rimanere fuori di prigione e assicurarsi un ricco futuro, alla povera Jackie non resta che mettere in piedi un pericolosissimo triplo gioco... 


Togliamoci il dente, via. Il motivo per cui non ritengo Jackie Brown all'altezza degli altri film di Quentin va ricercato semplicemente nel fatto che la sceneggiatura è tratta dal romanzo Rum Punch di Elmore Leonard e ciò ha limitato parecchio l'inventiva del regista e anche la naturalezza dei suoi dialoghi assurdi, come se tra il canovaccio di base e il fiume di parole messo in bocca ai protagonisti ci fosse un baratro incolmabile, una fastidiosa scollatura. Se i dialoghi tra Jackie e Max, delle amare e spesso realistiche riflessioni sul tempo che passa, l'inevitabile incombere della vecchiaia e il terrore verso un futuro incerto, risultano molto dolci e particolarmente adatti all'atmosfera "vintage" che si respira per tutto il film, il personaggio di Ordell risulta invece incredibilmente fastidioso, fanfarone e portatore sano di aria fritta, un soffiablabla salvato solo dall'incredibile abilità con cui Samuel L. Jackson riesce a freddare lo spettatore con un unico sguardo capace di trasformarlo da belinone a pericoloso e temibile killer. Ad affossare ulteriormente questi momenti di eccessiva logorrea, inoltre, concorre un De Niro particolarmente svogliato e stranamente inadatto al ruolo di laconica "spalla", costretto in un ruolo da mollo che non gli si confà, forse l'unico errore nella carriera di un mago del casting come il mio dolce aMMore Quentin. Al quale chiedo venia, andandomi subito ad amputare le mani per aver scritto queste cose così orribili su una sua Opera: continuare a redigere il post con i gomiti sarà un problema ma me lo sono meritata, quindi procediamo.

Due problemi. Mannaggiavvoi.
Tolti gli insignificanti (e sottolineo insignificanti) difetti di cui sopra, Jackie Brown si conferma una pellicola di tutto rispetto, una strana storia di crimine e amore (tanto, tanto aMMore!!) uscita dritta dritta dal cuoricino di Quentin che, a partire da questo film, comincia a spingere ulteriormente l'accelleratore sulla sua natura di "pescatore" di stili, generi e star di nicchia o relegati al limbo della serie B, aprendo la strada a capolavori maturi come Kill Bill, Inglorious Basterds o Django Unchained. L'intera pellicola, infatti, è un omaggio spudorato alla Blacksploitation e alla sua musa Pam Grier, che il regista riesce a rendere bella e fiera come una Dea in qualsiasi momento, che sia in vestaglia o che sia tiratissima in uno splendido tailleur; se non ci credete, pensate solo che la Jackie del romanzo di Elmore Leonard (peraltro, primo e unico libro rubato da un giovanissimo Quentin) è bianca, non afroamericana. A rendere ancora più seventies e black la pellicola ci pensa l'ennesima, splendida colonna sonora scelta per l'occasione dal regista, che spazia tra il soul e il funk regalando perle come la bellissima e fondamentale Didn't I (Blow Your Mind This Time) dei Deftonics o Long Time Woman, cantata dalla stessa Pam Grier nel film Sesso in gabbia; a tal proposito, è sempre meraviglioso vedere come Quentin giochi tantissimo con la natura stessa del film, creando degli inside joke che possono essere colti solo dopo mille mila visioni (per esempio, non avevo notato la prima volta che, quando Max esce dal cinema, la musica che lo accompagna durante l'uscita è la stessa che si sente nei titoli di coda di Jackie Brown) e che rendono ancora più preziosa ogni sua pellicola, compresa Jackie Brown. Che, per inciso, nonostante sia ambientata a Los Angeles, grazie a quegli stilosissimi baschi Kangol indossati da Jackie e Ordell, profumerà sempre di New York per me.


Del regista e sceneggiatore Quentin Tarantino (di cui peraltro si sente la vocetta in una scena con la segreteria telefonica) ho già parlato qui. Pam Grier (Jackie Brown), Samuel L. Jackson (Ordell Robbie), Michael Keaton (Ray Nicolette, ruolo ripreso dritto da Out of Sight), Robert De Niro (Louis Gara), Michael Bowen (Mark Dargus), Chris Tucker (Beaumont Livingston) e Sid Haig (il giudice) li trovate invece ai rispettivi link.

Robert Forster (che ha giustamente ricevuto una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista) interpreta Max Cherry. Americano, ha partecipato a film come Psycho, Io, me & Irene, Mulholland Drive, Charlie’s Angels – Più che mai e a serie come Magnum P.I., La signora in giallo, Walker Texas Ranger, Numb3rs, Desperate Housewives, Heroes, CSI: NY e Breaking Bad; inoltre, ha doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore e regista, ha 72 anni e sei film in uscita.


Bridget Fonda (vero nome Bridget Jane Fonda) interpreta Melanie Ralston. Americana, figlia di Peter Fonda, ha partecipato a film come Easy Rider, Frankenstein oltre le frontiere del tempo, Il padrino – Parte III, L’armata delle tenebre, Piccolo Buddha, Può succedere anche a te e Soldi sporchi, inoltre ha lavorato come doppiatrice in Balto. Ha 49 anni.


Nel film compare di sfuggita anche Mira Sorvino, all'epoca fidanzata di Quentin, nella scena del processo a Jackie; inoltre, l'attrice viene ringraziata nei credits e citata come "Figlia di Bert D'Angelo" (Bert D'Angelo era un detective interpretato da Paul Sorvino, padre di Mira, in una serie televisiva). Come accade spesso e volentieri con ogni film di Quentin, prima della realizzazione definitiva di Jackie Brown si sono susseguiti rumors, proposte e defezioni per quel che riguarda il cast. Per esempio, Sylvester Stallone voleva il ruolo di Louis, John Travolta sarebbe stato la prima scelta per interpretare Ray Nicolette, mentre tra i nomi scelti da Tarantino per il ruolo di Max Cherry c'erano Paul Newman, Gene Hackman, John Saxon e, appunto, Robert Forster (che aveva già partecipato all'audizione per il Joe Cabot de Le Iene), che alla fine ha avuto la parte nonostante la volesse anche De Niro. Se Jackie Brown vi fosse piaciuto, infine, guardatevi pure Pulp Fiction e Killing Zoe. ENJOY!

giovedì 26 dicembre 2013

(Gio)WE, Bolla! del 26/12/2013

Buon giovedì a tutti! Come procedono le festività? Io sono riuscita a rotolare fino al PC per l'ultimo, piccolo aggiornamento del 2013 per quel che riguarda le nuove uscite cinematografiche italiane... pochissima roba, almeno a Savona! Per quest'anno è tutto, ci si risente nel 2014 e... ENJOY!

Piovono polpette 2 - La rivincita degli avanzi
Reazione a caldo: non dev'essere male!
Bolla, rifletti!: Ammetto di essermi persa il primo capitolo, uscito nel 2009, quindi non saprei cosa aspettarmi dal seguito, ma dal trailer sembra carino e sicuramente molto ben fatto e coloratissimo, anche se forse un po' troppo infantile. Magari recupero entrambi tra qualche anno, nel frattempo devo ancora guardare Frozen e I sogni segreti di Walter Mitty quindi questo finirà in fondo alla lista delle priorità!

martedì 24 dicembre 2013

Voglia di tenerezza (1983)

Qualche giorno fa, non chiedetemi perché, ho deciso di guardare Voglia di tenerezza (Terms of Endearment), tratto dall’omonimo libro di Larry McMurtry e diretto e sceneggiato nel 1983 dal regista James L. Brooks. Mi aspettavo una mattonata melensa e invece ho trovato un simpatico film per omaggiare degnamente lo spirito Natalizio quindi... AUGURI!!!!


Trama: il film racconta la vita di Aurora, vedova rompiscatole e restia a risposarsi, di sua figlia Emma, sposata con un uomo che la tradisce nonché madre di tre pargoletti, e dei pochi, cari amici e amanti che rimarranno con loro nel corso degli anni…


Voglia di tenerezza è un film strano, popolato da personaggi imprevedibili. Non segue le banali dinamiche di una normale commedia romantica ma racconta la strana vita di persone davvero difficili da catalogare, talmente complesse nella loro cronica incapacità di esprimere al meglio i propri sentimenti da risultare, paradossalmente, fuori dal mondo e allo stesso tempo molto reali. Le due protagoniste di Voglia di tenerezza, Aurora e la figlia Emma, sono due donne legate da un rapporto di amore e odio, costantemente in litigio eppure in grado di sostenersi l’una con l’altra, confidarsi e sfogarsi. La forza di Emma e la testardaggine con la quale rimane aggrappata al marito Flap, un mezzo fallito e donnaiolo impenitente, è direttamente proporzionale all’incapacità della madre Aurora di decidersi tra i suoi tanti pretendenti e alla sua costante insicurezza nei confronti di ogni aspetto della vita; le due donne si compensano così l’una con l’altra e ad ogni bizza infantile di Aurora si contrappone una più sofferta e matura scelta della povera Emma, che cerca in ogni modo di fuggire all’opprimente ficcanasare della madre egoista. La storia delle due protagoniste si dipana in un arco di tempo lungo quasi vent’anni e offre allo spettatore la possibilità di  vedere come entrambe riescano ad evolversi e cambiare, arrivando sul finale, inevitabilmente e tragicamente, a scambiarsi i ruoli.


Ad affiancare queste due donne così peculiari ci sono ovviamente anche gli uomini, tre in particolare: Flap, marito di Emma, l’amante di quest’ultima, Sam, e infine Garrett, vicino di casa e riluttante fidanzato di Aurora. Flap è un mollo di prim'ordine, giustamente odiato dalla suocera che, per ripicca, non va nemmeno al matrimonio della figlia; ho passato molto del tempo che utilizzo di solito per elaborare il film e scrivere la recensione per capire cosa spinga Emma a rimanere insieme a quest'essere nel corso degli anni e posso solo desumere che il motivo sia proprio l'odio che la madre nutre nei confronti di lui, il desiderio forse di avere accanto una persona fredda e disinteressata per contrastare le manie di controllo di Aurora. D'altra parte, è anche vero che una persona, per parafrasare il titolo italiano, vuole "tenerezza", quindi a un certo punto del film nel cuore di Emma si fa strada il povero, imbarazzato, dolcissimo Sam interpretato da un meraviglioso e stralunato John Lithgow; il personaggio migliore dell'intero film, purtroppo liquidato in brevissimo tempo in quanto anche lui marito fedifrago e impossibilitato a seguire Emma negli spostamenti a cui la constringe l'indegno Flap. A completare questo trio di uomini decisamente inaffidabili arriva il Garett di Jack Nicholson; altro personaggio peculiare, l'unico in grado di scuotere Aurora perché, a differenza degli altri pretendenti, non la idolatra né la coccola, anzi, la tratta per la maggior parte del tempo con invidiabile incostanza e freddezza, rinunciando anche alle sue pose da macho conquistatore.


L'interazione tra tutti questi strani personaggi da vita ad uno spaccato di vita assai interessante, spesso vissuto sul filo del telefono, in un continuo alternarsi di confidenze eccessive e testarde reticenze, pochi momenti di gioia e tante dolorose situazioni, che non smettono per un solo secondo di interessare lo spettatore che si ritrova, incontrollabilmente, a gioire, arrabbiarsi e piangere assieme ai protagonisti della pellicola. Il merito va in gran parte ai favolosi interpreti, ma anche la bella colonna sonora e la sceneggiatura di James L. Brooks, mai troppo sbilanciata né verso la commedia né verso la tragedia, concorrono a rendere Voglia di tenerezza estremamente piacevole da guardare... e lo dice una che, normalmente, questi film li schifa a prescindere. Se non vi ho convinti, pensate che la pellicola ha vinto ben cinque Oscar: miglior film, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista, miglior regia e miglior sceneggiatura non originale. Dopo 30 anni, Voglia di tenerezza mi è sembrato ancora fresco e moderno, ve lo consiglio caldamente!


Di Jack Nicholson (Garrett Breedlove, ruolo per il quale ha vinto l'Oscar come miglior attore non protagonista), Danny DeVito (Vernon Dahlart) e John Lithgow (Sam Burns) ho già parlato ai rispettivi link.

James L. Brooks è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, famoso per essere una delle menti dietro la nascita de I Simpson, ha diretto film come Dentro la notizia e Qualcosa è cambiato. Anche produttore, attore e animatore, ha 73 anni.


Shirley MacLaine (vero nome Shirley MacLean Beaty) interpreta Aurora Greenway, ruolo che le è valso l'Oscar come miglior attrice protagonista. Americana, ha partecipato a film come Il giro del mondo in 80 giorni, Colpo grosso, Irma la dolce, Oltre il giardino, Fiori d'acciaio, Cara insopportabile Tess, Conflitti del cuore, Vita da strega e I sogni segreti di Walter Mitty. Anche sceneggiatrice, produttrice e regista, ha 79 anni e quattro film in uscita.

  
Debra Winger (vero nome Mary Debra Winger) interpreta Emma Horton. Americana, ha partecipato a film come Ufficiale e gentiluomo, La vedova nera, Il te ne deserto e a serie come Wonder Woman. Anche produttrice, ha 58 anni e un film in uscita.


Jeff Daniels (vero nome Jeffrey Warren Daniels) interpreta Flap Horton. Americano, lo ricordo per film come La rosa purpurea del Cairo, Heartburn - Affari di cuore, Qualcosa di travolgente, Radio Days, Aracnofobia, Speed, Scemo & più Scemo, La carica dei 101 - Questa volta la magia è vera, Ancora più scemo, Pleasantville, The Hours, Good night, and good luck. e fuga Looper - In fuga dal passato. Anche sceneggiatore e regista, ha 58 anni e un film in uscita, l'evitabile Scemo & + scemo 2.


E adesso, un paio di curiosità. Nonostante Debra Winger sia stata candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista assieme a Shirley MacLaine (che per partecipare a Voglia di tenerezza ha rinunciato a Poltergeist - Demoniache presenze), è stata quest'ultima a vincere l'ambita statuetta; chissà se la cosa sarebbe andata diversamente se Sissy Spacek avesse accettato il ruolo di Emma, che in origine era stato scritto per lei. E per un'attrice che "abbandona" un personaggio comunque presente nel libro, abbiamo anche un attore che, per impegni pregressi, non riesce ad interpretare un personaggio creato apposta per lui: è il caso di Burt Reynolds, che avrebbe dovuto farsi carico del ruolo di Garrett Breedlove, rifiutato in seguito anche da Harrison Ford e Paul Newman. Altre rinunce eccellenti sono state quelle di Kim Basinger per il ruolo di Patsy e Jodie Foster per quello di Emma. Nel 1996, infine, è uscito il seguito di Voglia di tenerezza, Conflitti del cuore. Sinceramente, non voglio guardarlo perché ho paura che rovinerebbe la bellissima atmosfera di questo piccolo gioiellino quindi, se Voglia di tenerezza vi fosse piaciuto, vi consiglio piuttosto di recuperare Fiori d'acciaio. ENJOY!

lunedì 23 dicembre 2013

Get Babol! #91

Buon lunedì a tutti! Eccoci arrivati al penultimo appuntamento del 2013 con la rubrica dedicata alle uscite USA consigliate dal sito Get Glue. Oggi si apre col botto, per un 2014  che, filmicamente parlando, non potrebbe cominciare meglio... ENJOY!!

The Wolf of Wall Street
Di Martin Scorsese
Con Leonardo DiCaprio, P.J. Byrne, Jon Favreau
Trama (da Imdb): Basato sulla storia vera di Jordan Belfort, dalla sua ascesa come ricco broker dalla bella vita alla sua caduta legata a crimine, corruzione e governo federale.

Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti Il grande Gatsby e Heat - La sfida. Se anche il sito non mi avesse consigliato il film, sai che dolore: andrei a vedere una pellicola di Scorsese anche se fosse la recita di Natale degli uandairecscions. The Wolf of Wall Street, già nominato ai Golden Globe come miglior film (commedia o musical), vede Leonardo DiCaprio protagonista quasi assoluto e nuovamente candidato come miglior attore; ce la farà Leo a vincere l'Oscar quest'anno o Scorsese dovrà confezionargli addosso un'altra pellicola su misura? Ai posteri l'ardua sentenza... ma dal trailer (che mostra anche un meraviglioso Matthew McConaughey e un inaspettato Jonah Hill) 'sta roba sembra più sregolata di Casinò, non supervedo l'oraaaa!!!! Ah, in Italia il nuovo capolavoro scorsesiano uscirà il 24 gennaio.

August: Osage County
Di John Wells
Con Meryl Streep, Dermot Mulroney, Julia Roberts
Trama (da Imdb): Uno sguardo sulle vite delle donne della famiglia Weston, le cui vite si sono divise finché una crisi familiare non le riporta in Oklahoma, nella casa dove vive la donna squilibrata che le ha cresciute.

Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti Voglia di tenerezza e The Help. Nonostante io non ami molto Julia Roberts, pare che questo film sia un titanico scontro tra lei e la Streep per chi delle due si sia profusa nell'interpretazione migliore, visto che entrambe hanno ricevuto una candidatura ai Golden Globe. Effettivamente, la Streep nel trailer è streepitosa come sempre e anche il marchio di produzione George Clooney mi porta a pensare che questo I segreti di Osage County, titolo con cui la pellicola verrà distribuita in Italia a partire dal 6 febbraio, sia molto valido. Poi insomma, ci sono Ewan McGregor, Chris Cooper, Juliette Lewis, Benedict Cumberbatch... all'anima del cast! Imperdibile sulla fiducia.

domenica 22 dicembre 2013

Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013)

Con l'animo fiaccato dalle recensioni negative, giovedì sono andata a vedere Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (The Hobbit: The Desolation of Smaug), diretto dal regista Peter Jackson. Tante volte è bene non dar retta a quel che si legge in giro...


Trama: la compagnia dei Nani, Gandalf e l'hobbit Bilbo continuano il loro viaggio verso Erebor, ora dimora del terribile drago Smaug. Nel cammino, dovranno guardarsi da mostri, ragni giganti, elfi e da un'oscura minaccia che sta prendendo forma...


Leggendo qua e là le recensioni di La desolazione di Smaug vien da farsi solo una domanda: ma cosa diamine vi aspettavate? Se Un viaggio inaspettato già non vi era piaciuto non proseguite con la lettura del post perché il nuovo film della trilogia de Lo Hobbit è essenzialmente identico al precedente, solo più virato in chiave horror, maggiormente legato alla trilogia de Il signore degli anelli e, manco a dirlo, maggiormente distaccato dal libro da cui è stato tratto. Come già accadeva con Un viaggio inaspettato, La desolazione di Smaug non arriva ai livelli epici della precedente trilogia Tolkeniana ed è essenzialmente un lento racconto di formazione focalizzato sulla crescita dell'hobbit Bilbo contrapposta alla progressiva corruzione del nano Thorin che, da valoroso condottiero, sta diventando un monarca disposto a sacrificare chiunque rischi di rallentare la sua impresa; qui e là, ovviamente, la storia è inframmezzata da battaglie, intrighi, inseguimenti, incantesimi, complotti e persino improbabili ma assai apprezzate storie d'amore, il tutto immerso nel solito, splendido paesaggio neozelandese ed arricchito dagli effetti speciali della WETA, come sempre una spanna sopra quelli realizzati per molti altri film simili. Quindi, cos'altro c'è da dire rispetto a Un viaggio inaspettato?


Le note positive sono che, archiviata l'introduzione del primo capitolo, la storia qui fa un passo avanti, la sceneggiatura si concentra su pochi personaggi relegando quelli più deboli a mere comparse e il tutto risulta molto più dinamico e "adulto": in tal senso, ho trovato molto belle, per quanto da pelle d'oca, le sequenze dove i nostri sono costretti a combattere i ragni, la battaglia sul fiume tra elfi ed orchi (magnificamente coreografata) e l'incontro tra Gandalf e il Necromante. Simpatico il ritorno, a mo' di omaggio, di un inquartato Orlando Bloom nei panni di Legolas, abbastanza tosta (per quanto stereotipata) la rossa elfa Tauriel, l'unico personaggio non tolkeniano introdotto giusto per dare la svolta romantica e aggiungere un altro nano fico oltre a Thorin e, ovviamente, oltre ogni dire la bellezza dello Smaug del titolo, un drago talmente ben fatto che ad ogni sua apparizione rimanevo a bocca aperta come una scema (e non oso immaginare cosa sia visto in originale con la voce di Benedict Cumberbatch!!), soprattutto nel momento in cui si scrolla di dosso una cascata di oro liquido, lasciando gli spettatori con un bel cliffhanger lungo un anno intero.


D'altra parte, la pellicola non è esente nemmeno da difetti. Si sente molto la mancanza di una colonna sonora adeguata, per esempio: col film precedente mi ero riuscita a commuovere immergendomi nell'effetto nostalgia del Tema della Contea o della melodia che si associa sempre a Gollum, stavolta ne ho sentito solo un assaggio e il resto delle musiche non sono riuscite ad imprimersi nel mio cuoricino di spettatrice. Un altro grande difetto è la durata eccessiva, raggiunta inserendo sequenze inutili o troppo legate alla vecchia trilogia, con dettagli che rischiano di mettere a dura prova la pazienza di chi o non la conosce affatto o non rientra nel novero degli appassionati all'utimo stadio. Ritengo sarebbe stato meglio curare gli aspetti più legati a Lo Hobbit cartaceo, magari approfondendo i personaggi già esistenti come il povero Beorn, messo quasi da parte come un novello Tom Bombadil, oppure evitando di dare all'elfo Thranduil quell'inquietante aspetto da Sirenetta incrociata con Elio che mi ha strappato la risata isterica in più di un'inquadratura. Insomma, Jackson poteva sicurmaente ridurre l'aspetto essenzialmente commerciale della pellicola e rispettare maggiormente la furbizia e l'affetto degli spettatori, ma La desolazione di Smaug resta comunque un film ben fatto e godibile, che invoglia a vedere come andrà a finire l'anno prossimo.


Del regista Peter Jackson ho già parlato qui. Ian McKellen (Gandalf), Martin Freeman (Bilbo), Richard Armitage (Thorin), Ken Stott (Balin), Graham McTavish (Dwalin), James Nesbitt (Bofur), Orlando Bloom (Legolas), Evangeline Lilly (Tauriel), Cate Blanchett (Galadriel), Luke Evans (Bard e Girion) e Stephen Fry (Governatore di Lungolago) li trovate invece ai rispettivi link.

Aidan Turner interpreta Kili. Irlandese, ha partecipato a film come Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Shadowhunters - Città di ossa e a serie come I Tudors e Being Human. Ha 30 anni e anche lui, come gli altri interpreti, tornerà nel 2014 con Lo Hobbit - Racconto di un ritorno.


Benedict Cumberbatch (vero nome Benedict Timothy Carlton Cumberbatch) presta la voce sia al Necromante che a Smaug.  Inglese, ha partecipato a film come La talpa, Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Into Darkness - Star Trek, 12 anni schiavo, Il quinto potere e alla serie Sherlock, inoltre ha doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore, ha 37 anni e sette film in uscita, tra cui Lo Hobbit - Racconto di un ritorno e The Penguins of Madagascar.


Peter Jackson compare in un piccolo cammeo all'inizio del film, come hobbit mangiacarote. Detto questo, se La desolazione di Smaug vi fosse piaciuto, recuperate ovviamente Un viaggio inaspettato e l'intera Trilogia de Il signore degli anelli. ENJOY!

venerdì 20 dicembre 2013

Ho voglia di votare il Bollalmanacco!

Buon venerdì! Oggi avrei dovuto parlare di Lo Hobbit – La desolazione di Smaug (molto bello, tra l’altro, non capisco perché scagliarsi tanto contro questa pellicola, bieca operazione commerciale a parte) o di Voglia di tenerezza, Jackie Brown, Orphan, insomma tutti quei film che sono riuscita a vedere in questi giorni… ma la mia natura di grinchoso elfo natalizio in questi giorni ha preso il sopravvento e, complici anche cene, uscite e quant’altro non sono riuscita a dedicarmi al Bollalmanacco come avrei dovuto.

ARGH!!!
Per riempire il vuoto e prendere tempo, dunque, ecco un bel post di servizio con il quale potrete farmi un bel regalo di Natale.
Il blog Ho voglia di cinema, anche quest’anno, ha indetto i Voglia di cinema Awards ai quali il Bollalmanacco è candidato.
Già un sacco di gente è stata costr… ehm… ha dato con gioia il voto, quindi chiedo anche ad altri lettori di passaggio di fare altrettanto!
I premi sono onori, fama, gloria, una cena cannibale con Eli Roth (no, forse è troppo).. insomma, clikkate sul banner qui sotto e votate, votate, votate!!
GRAZIE!!!

http://hovogliadicinema.blogspot.it/2013/12/vota-il-tuo-blog-di-cinema-preferito.html

giovedì 19 dicembre 2013

(Gio)WE, Bolla! del 19/12/2013

Buon giovedì a tutti! Entriamo nella settimana di Natale e i temuti film a tema si sprecano, ahimé... riusciranno i nostri eroi a trovare qualcosa da salvare? Io dico di sì! ENJOY!

Frozen - Il regno di ghiaccio
Reazione a caldo: QUESTO è il cartone di Natale che aspettavo!
Bolla, rifletti!: come ho già detto QUI non vedo l’ora di guardarlo. Purtroppo dovrò aspettare dopo Natale, mannaggia!

Indovina chi viene a Natale?
Reazione a caldo: Natale con i tuoi..
Bolla, rifletti!: a Natale so chi viene e dove vado, sicuramente, pur col bene che posso volere a Bisio e Abatantuono, non andrò a vedere l’ennesima commedia corale italiana che, ormai, è arrivata a sostituire il vituperato cinepanettone. Oppure l’odiata minaccia sarà dietro l’angolo, cammuffata?

I sogni segreti di Walter Mitty
Reazione a caldo: incrocio le dita perché lo tengano più di una settimana…
Bolla, rifletti!: sì perché qui è puro calcolo matematico ormai e devo essere in grado di capire se, dal multisala, sparirà prima Frozen o l’epopea del sognatore Ben Stiller, film che aspettavo da parecchio visto quanto adoro l’attore. Non sarà sicuramente il nuovo Forrest Gump, come dicono nei trailer, ma sono quasi certa sarà molto gradevole.

Colpi di fortuna
Reazione a caldo: l’unico colpo di fortuna sarebbe che lo togliessero e mettessero Walter Mitty in due sale…
Bolla, rifletti!: eccolo il cinepanettone travestito!! Gli elementi ci sono tutti: De Sica, il Nongiovane, Luca e Paolo, una trama che, almeno per metà, ricalca Ho vinto la lotteria di Capodanno… Gesùmmio, che sadness!!! Boicottare, boicottare subito!

Al cinema d’élite si punta su un mix di italiano e inglese…

Still Life
Reazione a caldo: Questo mi ispira parecchio..
Bolla, rifletti!: sì mi ispira ma già non riuscirò a vedere il film del multisala, figuriamoci quelli tenuti tre giorni. La trama mi ricorda tanto quella di un episodio del mio adorato Six Feet Under ed Eddie Marsan con la sua faccetta dolce mi è sempre piaciuto da morire come caratterista. Tutto questo fa di Still Life un sicuro candidato al recupero, nonostante la storia probabilmente melensa!

mercoledì 18 dicembre 2013

Steven Spielberg Day: Lo squalo (1975)


Tornano, dopo la parentesi dedicata al cinema zamarro, i festeggiamenti in occasione di compleanni eccellenti. Il festeggiato di Dicembre è nientemeno che il Señor Spilbergo, alias Steven Spielberg, che oggi compie la bellezza di 67 anni. Dedicare una giornata a lui era il minimo visto che, nonostante un paio di passi falsi recenti, il regista americano è uno di quelli che ha cresciuto chi, come me, è figlio degli anni ’80 tra regie, sceneggiature e produzioni. A tal proposito, mi andava di omaggiarlo tirando fuori un classicone del genere “uomo contro natura”, ovvero Lo squalo (Jaws), da lui diretto nel lontano 1975 e tratto dal romanzo di Peter Benchley. ENJOY!


Trama: all’alba del 4 luglio, un enorme squalo bianco comincia a mietere vittime nel mare di una cittadina balneare americana. Nonostante la reticenza del sindaco, il capo della polizia, un giovane biologo marino e un rude lupo di mare si alleano per cercare di porre fine alla minaccia zannuta…


Può un film girato nel 1975 e avente per protagonista uno squalo bianco fare paura oggi come allora? All'anima se può! E se alla paura si aggiunge la nostalgia che colpisce forte come un pugno chiuso su una madeline, con l'odore di sigaretta che emanava un papà allora fumatore incallito, io seduta sulle sue ginocchia oppure sdraiata in terra su un plaid, gli occhietti semichiusi con il cuore che batteva forte in gola all'udire il terribile "Turun! TurunturunturunturunTURUNUUUN!!!" che accompagnava ogni apparizione del zannuto bestione, mi viene una voglia pazza di prendere un aereo, volare da Spielberg e abbracciarlo forte ringraziandolo per come ha aiutato i miei genitori ad offrirmi un'infanzia felice. Dimenticate gli Sharknado, tutti i seguiti de Lo squalo e tutti gli emuli che cambiano giusto le bestiole coinvolte (quel The Bay che tanto mi è piaciuto è praticamente identico! Come ho fatto a non accorgermene!!) perché le Jaws più potenti le ha solo il pupazzone Spielberghiano, in grado di far sorridere, emozionare e terrorizzare come se non fossero passati quasi quarant'anni dalla sua realizzazione. Sdraiata sul letto, dopo una giornata devastante, non ho chiuso gli occhi per un secondo e alla fine, nonostante tutti i peggio horror che vedo mensilmente, sono persino andata a dormire con la tachicardia.


Ma basta tentennare per evitare di affrontare un argomento (la regia) sul quale non sono minimamente preparata (maledetti blogger io volevo Buscemi!!) e parliamo delle manine d'oro del festeggiato. Lo squalo, per più di metà film, è un costante alternarsi di solari riprese balneari o simpatici quadretti familiari e momenti ansiogeni quasi tutti ripresi sott'acqua o col favore delle tenebre; mirabile esempio di quello che sarà poi lo schema di tutta questa prima parte è la sequenza iniziale, che stacca senza soluzione di continuità dalla placida fattanza del solito "tipo da spiaggia" alla frenetica quanto inutile lotta per la sopravvivenza della solita "tipa da spiaggia" che urla di dolore mentre l'amichetto se la dorme sulla riva. Un bell'inizio shock dunque, che porta il cuore dello spettatore a fermarsi in gola ogni volta che viene inquadrato uno specchio d'acqua e un paio di gambette che si agitano senza contare che, durante la spedizione notturna del Capo e del Biologo, ci si imbatte in uno dei "salti sulla poltrona" più tremendi della storia del Cinema. Quando poi i tre protagonisti partono per uccidere lo squalo, l'atmosfera del film cambia ulteriormente: dove c'erano le masse di turisti e la pur temporanea sicurezza della terraferma subentra la solitudine di tre uomini che, per quanto siano guidati dal pugno di ferro di un burbero veterano, sono pur sempre dei bruscolini davanti alla potenza della Natura, che non è solo incarnata dall'incubo zannuto ma anche dalla crudeltà e pericolosità del mare. Lo squalo gioca con i nostri cacciatori, li prende in giro mentre la mano del regista segue la corsa forsennata di tre barili gialli oppure inquadra i protagonisti proprio mentre alle loro spalle, non visto, sbuca l'inespressivo e paurosissimo muso del mostro, senza clamore, quasi il pasto gli fosse dovuto. Lo squalo però è come il mare: lì per lì è tranquillo, poi all'improvviso si agita. E a farne le spese sono gli spettatori, che rischiano di morire di tachicardia negli ultimi, concitati 10 minuti di pellicola, tra urla, bombe, sangue e gabbie. Ma che spettacolo, ragazzi! Ancora grazie, Steven e auguri!

Hook - Capitan Uncino (1991), gradevole ma un classico come Peter Pan meritava qualcosina di più.


Le avventure di Tin Tin: Il segreto dell'unicorno (2011), un capolavoro di animazione e avventura, un ritorno ai vecchi fasti per il buon Steven.


Lincoln (2012); imponente, epico, posso dire un po' incompreso? Un grande film per una grande figura storica.

Non dimenticate di leggere le recensioni degli altri amici blogger ovviamente, per rendere questo Steven Spielberg Day ancor più universale e memorabile!

Aloha los pescadores
Cinquecentofilminsieme
Cooking movies
Director's Cult
Il Bollalmanacco di cinema
Il Cinema Spiccio
Ho voglia di cinema
In central perk
Le maratone di un bradipo cinefilo
Life functions terminated





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