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martedì 31 luglio 2018

Ocean's 8 (2018)

Per una volta il cinemino albisolese mi è venuto in soccorso e domenica sera sono riuscita a vedere Ocean's 8, diretto e co-sceneggiato da Gary Ross, alla faccia delle ferie del multisala savonese.


Trama: dopo essere uscita di prigione, Debbie Ocean organizza un audace colpo al Metropolitan Museum di New York.


Doverosa premessa: sono passati 17 anni da Ocean's Eleven e io credo di non averlo mai più riguardato dopo quella lontanissima sera al cinema del 2001, ergo se sperate che durante la visione di Ocean's 8 abbia colto non solo i riferimenti al suo predecessore (salvo il nome Danny Ocean, grazie al piffero!) ma anche le somiglianze a livello di trama (c'era un cinese acrobata anche lì mi pare, giusto?) cascate malissimo e, sempre in virtù di ciò, non riuscirei nemmeno a confrontare la qualità dei due film. Di fatto, non sono andata a vedere Ocean's 8 per una sorta di nostalgia o per vedere "come mi avessero rovinato l'infanzia anche se all'epoca avevo già 20 anni" ma solo per il cast zeppo di attrici che adoro, salvo la Bullock, e perché in generale mi piacciono gli heist movies, come ama chiamarli oggi la critica, benché quelli americani finiscano per assomigliarsi un po' tutti. Come da programma, quindi, sono andata al cinema giusto per godermi un furto perpetrato da un gruppo di donne cool e quello ho avuto, niente di più e niente di meno; Ocean's 8 fila dritto e liscio dall'inizio alla fine, con qualche complicazione all'acqua di rose, un paio di garbati "colpi di scena", una lunga e necessaria introduzione per presentare tutte le otto protagoniste e qualche forzatura della trama che probabilmente sfuggirà agli spettatori meno spaccapalle e che, effettivamente, in questo genere di pellicola deve necessariamente finire in secondo piano. Si potrebbe definire Ocean's 8 un film "leggero", un divertissement estivo che lascia il tempo che trova, non entusiasmante quanto ci si potrebbe aspettare da un ensemble di prime donne potenzialmente carismatico e quindi facilmente dimenticabile nel giro di un paio di settimane o anche meno, con parecchie potenzialità sprecate e fiaccato da una mancanza di coraggio imperdonabile. Banalmente, giusto per fare un esempio, manca un villain degno di questo nome (oh, quanto avrei sperato che "qualcuna" facesse il doppio gioco, invece ciccia, bisogna accontentarsi di una sciapa vendetta ai danni di un povero sfighé...), manca un po' di sano pericolo, manca, per citare Alex De Large, una sana dose di ultraviolenza e un po' di dolce su e giù i quali, se non rammento male, mancavano anche nei vari Ocean's precedenti ma perlomeno c'era l'umorismo guascone e fighetto di Clooney e compagnia a farla da padrone.


Ocean's 8 è invece un vorrei ma non posso. Non so come spiegarmi al meglio ma pare davvero pensato e realizzato "solo" per un pubblico femminile, a partire da quelle sequenze palesemente imperniate su lusso e glamour, fatte di gioielli da sogno e abiti da capogiro, come se le spettatrici stessero sfogliando una di quelle riviste alla Vanity Fair invece di vedere un film; non è che le protagoniste non siano carismatiche, intelligenti o toste, però mi è sembrato che queste tre caratteristiche fossero subordinate ad una superficialità concretizzata nell'apparenza, in sogni di evasione fatti di cinema, gossip, lavori a contatto col mondo della moda ecc. e questo non accadeva in Ocean's Eleven, fatto per piacere e divertire a partire dal "gender" dello spettatore. Detto questo, le donne che passano sullo schermo sono effettivamente lontane anni luce da noi povere mortali quindi forse ci sta che alle spettatrici venga lasciata giusto la possibilità di sognare. La boss Sandra Bullock non ha il carisma del "fratello" George Clooney ma comunque il personaggio di Debbie Ocean è un perfetto esempio di criminale veterana che riesce a farsi rispettare dal gruppo pur mantenendo i suoi piccoli segretucci, ed è degnamente spalleggiata da una Cate Blanchett alla quale vengono riservate le mise migliori nonostante la sua Lou non spicchi come dovrebbe, vincendo la palma di co-protagonista sprecata e tenuta stupidamente nell'ombra; divertentissima Anne Hathaway nei panni di un'attrice oca, ignorante e superba, un ruolo sciocchino che tuttavia l'attrice interpreta con incredibile grazia, e sorprendente Rihanna che risulta una gnocca colossale anche conciata come l'ultima delle streppone di Piazza del Popolo (con l'unico difetto di un adattamento italiano imbarazzante, come sempre accade quando si è costretti a riportare uno slang "cciofane"), mentre Helena Bonham Carter passa alla cassa senza impegnarsi più di tanto, portando a casa la solita interpretazione da weirdo un po' attempata. La Paulson, il motivo principale che mi ha spinta al cinema, è invece una signora come sempre, attrice tra le più duttili esistenti, brava sia nei ruoli drammatici che in quelli leggeri come questo. Definirla passepartout non le rende giustizia, visto tutto il bene che le voglio, sta di fatto che ogni volta che la vedo a me pare perfetta e calzante, a prescindere dal ruolo. In soldoni, quindi, non è che Ocean's 8 sia un brutto film ma forse è un po' anonimo e piatto, incapace di sfruttare al meglio tutti gli elementi positivi di cui è dotato, un budget della Madonna e un incredibile cast in primis. E poi, mi chiedo: ma perché Richard Armitage è figo solo quando fa il nano?


Del regista e co-sceneggiatore Gary Ross ho già parlato QUI. Sandra Bullock (Debbie Ocean), Griffin Dunne (Responsabile libertà vigilata), Cate Blanchett (Lou), Elliott Gould (Reuben), Richard Armitage (Claude Becker), Anne Hathaway (Daphne Kluger), Helena Bonham Carter (Rose Weil), Dakota Fanning (Penelope Stern), Sarah Paulson (Tammy) e James Corden (John Frazier) li trovate invece ai rispettivi link.

Mindy Kaling interpreta Amita. Americana, ha partecipato a film come 40 anni vergine, Una notte al museo 2 - La fuga e Facciamola finita, come doppiatrice ha lavorato invece in Cattivissimo me, Ralph Spaccatutto ed Inside Out. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 39 anni e un film in uscita.


Rihanna (Robyn Rihanna Fenty) interpreta Palla Nove. Nativa delle Barbados, ovviamente famosissima come cantante, ha partecipato a film come Battleship, Facciamola finita, Valerian e la città dei mille pianeti e a serie come Bates Motel; come doppiatrice ha lavorato in Home - A casa. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 30 anni.


Tra le celebrità che hanno partecipato non accreditate nel ruolo di loro stesse ci sono Katie Holmes, Kim Kardashian, Jaime King, Olivia Munn, Serena Williams, Anna Wintour e Common; tra quelle che invece "non ce l'hanno fatta" ci sono Jennifer Lawrence, rimpiazzata da Anne Hathaway a causa di impegni pregressi, ed Elizabeth Banks. Siccome Ocean's 8 è lo spin-off di Ocean's Eleven - Fate il vostro gioco, se il genere vi piace recuperatelo e aggiungete Ocean's Twelve, Ocean's Thirteen e magari anche Colpo grosso e The Italian Job. ENJOY!

domenica 30 marzo 2014

Captain America - Il primo vendicatore (2011)

Siccome il divino Leo Ortolani nel suo blog ha magnificato le lodi di Captain America – The Winter Soldier e siccome c’è già la fila di amici che mi chiedono “Andiamo?”, per ogni evenienza ho recuperato Captain America – Il primo vendicatore (Captain America: The First Avenger), diretto nel 2011 dal regista Joe Johnston e all’epoca pesantemente snobbato dalla sottoscritta.


Trama: Steve Rogers è un ragazzo che, a causa del fisico a dir poco sottosviluppato, non riesce ad arruolarsi nell’esercito per andare a combattere al fronte durante la seconda guerra mondiale. Un giorno però uno scienziato lo seleziona per testare un siero in grado di rendere le persone dei supersoldati ed ecco nascere Capitan America, l’ultimo baluardo contro i piani del folle nazista Teschio Rosso…


Poteva andare peggio. Captain America non mi ha entusiasmata come hanno fatto Iron Man o The Avengers ma pensavo mi sarei trovata davanti un’insopportabile e cosmica camurrìa, invece alla fine la pellicola è un action abbastanza dignitoso con gli ovvi limiti che il genere comporta. La cosa buona, innanzitutto, è che l’abbondanza di umorismo (che sarebbe fuori luogo per il personaggio Capitan America tanto quanto lo è stata per Thor) tipica dei film Marvel è stata limitata a qualche battuta di spirito qui e là e poi anche la trama è molto semplice e lineare, priva di spiegoni e con pochi personaggi chiave, così che anche i neofiti possano approcciarsi alla pellicola senza maledirne i realizzatori. D’altronde Captain America – Il primo vendicatore doveva innanzitutto presentare il protagonista in modo chiaro ed immediato e, secondariamente, fare da apripista a The Avengers, quindi non credo si potesse fare diversamente e il risultato è un film raccontato come un lungo flashback che spiega chi sia il fantomatico capitano, cosa l'abbia spinto a fregiarsi di un nome così altisonante e, soprattutto, perché diamine lo ritroveremo negli Avengers quando le sue vicende risalgono all'epoca della seconda guerra mondiale. A proposito del periodo storico, forse è proprio quest'ambientazione vintage che rende Captain America un po' diverso dai soliti cinecomic; è vero che le armi tecnologiche del Teschio Rosso si sprecano e che qualche laser andava messo oppure gli adolescenti sarebbero usciti dal cinema, tuttavia per buona parte della pellicola le atmosfere sono quelle di un film di guerra ed è molto divertente vedere questo patriota sbeffeggiato e utilizzato a mo' di mascotte per la bieca propaganda dell'industria bellica. Anzi, considerata la comprensibile antipatia che si porta dietro Steve Rogers, un ometto patriottico, coraggioso, retto, probo, giusto, noioso, petulante, per dirla con le parole del Doc Manhattan un "precisino della fungia", che diventa un supereroe mantenendo queste caratteristiche fatali, vederlo perculato mentre è avvolto nella bandiera americana è praticamente il punto più alto, intelligente e pregevole del film. Il resto, alla fine, sa tanto di già visto in mille altre pellicole simili.


Per quel che riguarda attori e realizzazione, Chris Evans è un blocco di tufo. Già per quel poco che conosco il Capitan America del fumetto mi era parso che il personaggio avesse effettivamente la varietà emotiva di un gatto di marmo ma perlomeno è un omone che ispira rispetto: Evans ispira il ceffone con annesso lo "Svegliati!!! Santoddio!", ma questo l'avevo già capito guardando The Avengers. I comprimari sono un po' meglio, sempre nei limiti di quello che la trama può offrire, e sono vivacizzati dalla bravura di grandi attori o caratteristi come Tommy Lee Jones e Stanley Tucci, mentre quel povero cristo di Hugo Weaving, come al solito nascosto per buona parte del film da un trucco che lo rende irriconoscibile, è costretto in un malvagio talmente da operetta che gli mancano solo le pantomime alla Raul Cremona. Toby Jones ne esce meglio, perlomeno è più verosimile e "naturale" per azioni ed intenzioni, tuttavia Arnim Zola lo ricordavo assai simile al Kraang delle Tartarughe Ninja, un megafaccione infilato in un robot, non un ometto grassottello e basso che passa il tempo a sospirare e fuggire maledicendo il giorno in cui ha incontrato il Teschio Rosso. A dirigere questi attori di qualità altalenante c'è Joe Johnston che, a differenza degli sbulacconi Branagh, Favreau (che originariamente avrebbe dovuto dirigere Captain America, non Iron Man) e Whedon (che, tra l'altro, ha rimaneggiato un po' lo script del film) parrebbe quasi trattenersi e preferire un approccio classico, centellinando sia le scene d'azione che gli effetti speciali, proprio come se si trovasse tra le mani un film d'altri tempi. Personalmente avrei spinto un po' più l'accelleratore sulla tamarreide, nel senso che nelle mani di un Vuorensola o uno Snyder molto probabilmente l'Hydra, il Teschio Rosso e tutti i loro mezzi si sarebbero incupiti e "infighiti" parecchio, così come l'atmosfera dell'intera pellicola e, molto probabilmente, Captain America sarebbe risultato un film da ricordare e non solo un mero riempitivo pre-Avengers. Comunque, per una serata ignorante tra amici ci sta, l'importante è non essere fan del fumetto perché temo si rischi il diludendo massimo.

 
Del regista Joe Johnston ho già parlato qui. Chris Evans (Steve Rogers/Capitan America), Tommy Lee Jones (Colonnello Chester Phillips), Hugo Weaving (Johann Schmidt/Teschio Rosso), Dominic Cooper (Howard Stark), Richard Armitage (Heinz Kruger), Stanley Tucci (Dr. Abraham Erskine), Samuel L. Jackson (Nick Fury), Toby Jones (Dr. Arnim Zola), Neal McDonough (Timothy "Dum Dum" Dugan) e Natalie Dormer (Soldato Lorraine) li trovate invece ai rispettivi link.

Hayley Atwell interpreta Peggy Carter (ruolo che riprenderà anche in Captain America: The Winter Soldier). Inglese, ha partecipato a film come La duchessa e a serie come I pilastri della Terra e Black Mirror. Ha 32 anni e un film in uscita, Cenerentola di Kenneth Branagh!!


Sebastian Stan interpreta James Buchanan “Bucky” Barnes (ruolo che riprenderà anche in Captain America: The Winter Soldier). Romeno, lo ricordo per essere stato il Cappellaio Matto della serie Once Upon A Time, inoltre ha partecipato a film come Il cigno nero e ad altri telefilm come Gossip Girl. Ha 32 anni.


Immancabile come sempre il cameo di Stan Lee nei panni di un generale mentre sono saltati quello di Scarlett Johansson come Vedova Nera e ovviamente quelli di Hugh Jackman e Ian McKellen nei panni di Logan ed Erik Lehnsherr, sempre per quei problemi di diritti che dividono da anni l'universo cinematografico Marvel in tre realtà ben distinte ed impermeabili. Sono rimasti fuori anche Sam Worthington, Will Smith, Channing Tatum, Mike Vogel, Jensen Ackles, Kellan Lutz, Ryan Phillippe ed Alexander Skarsgård, tutti contattati, a diversi stadi di produzione, per interpretare il protagonista (anche Sebastian Stan era tra i candidati ma è alla fine gli è stato assegnato il ruolo di Bucky), mentre per quel che riguarda Peggy Carter sono rimaste fuori sia Gemma Arterton che Keira Knightley. Captain America - Il primo vendicatore, inoltre, non è stato il primo film girato su Cap: nel 1944 c'è stata la serie Captain America, 15 episodi che potete trovare tranquillamente in rete, nel 1979 sono arrivati il film TV Captain America e il suo seguito, Captain America II: Death Too Soon e infine nel 1990 Capitan America, distribuito anche in Italia. Se volete scavare nel vintage potete recuperare questi titoli altrimenti, se preferite invece cose un po' più moderne, sappiate che nel Blu Ray di Iron Man 3 è contenuto un corto dal titolo Agent Carter, ambientato un anno dopo gli eventi di Captain America - Il primo vendicatore ed interamente incentrato su Peggy Carter, Dum Dum Dugan e Howard Stark, con gli stessi attori coinvolti. Altrimenti, nell'attesa che escano Captain America: The Winter Soldier, Guardians of the Galaxy, Avengers: Age of Ultron e gli ancor lontanissimi Ant-Man, Captain America 3 Thor 3, se il film vi fosse piaciuto recuperate Iron Man, Iron Man 2, Iron Man 3, Thor, Thor: The Dark World e The Avengers. ENJOY!

domenica 22 dicembre 2013

Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013)

Con l'animo fiaccato dalle recensioni negative, giovedì sono andata a vedere Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (The Hobbit: The Desolation of Smaug), diretto dal regista Peter Jackson. Tante volte è bene non dar retta a quel che si legge in giro...


Trama: la compagnia dei Nani, Gandalf e l'hobbit Bilbo continuano il loro viaggio verso Erebor, ora dimora del terribile drago Smaug. Nel cammino, dovranno guardarsi da mostri, ragni giganti, elfi e da un'oscura minaccia che sta prendendo forma...


Leggendo qua e là le recensioni di La desolazione di Smaug vien da farsi solo una domanda: ma cosa diamine vi aspettavate? Se Un viaggio inaspettato già non vi era piaciuto non proseguite con la lettura del post perché il nuovo film della trilogia de Lo Hobbit è essenzialmente identico al precedente, solo più virato in chiave horror, maggiormente legato alla trilogia de Il signore degli anelli e, manco a dirlo, maggiormente distaccato dal libro da cui è stato tratto. Come già accadeva con Un viaggio inaspettato, La desolazione di Smaug non arriva ai livelli epici della precedente trilogia Tolkeniana ed è essenzialmente un lento racconto di formazione focalizzato sulla crescita dell'hobbit Bilbo contrapposta alla progressiva corruzione del nano Thorin che, da valoroso condottiero, sta diventando un monarca disposto a sacrificare chiunque rischi di rallentare la sua impresa; qui e là, ovviamente, la storia è inframmezzata da battaglie, intrighi, inseguimenti, incantesimi, complotti e persino improbabili ma assai apprezzate storie d'amore, il tutto immerso nel solito, splendido paesaggio neozelandese ed arricchito dagli effetti speciali della WETA, come sempre una spanna sopra quelli realizzati per molti altri film simili. Quindi, cos'altro c'è da dire rispetto a Un viaggio inaspettato?


Le note positive sono che, archiviata l'introduzione del primo capitolo, la storia qui fa un passo avanti, la sceneggiatura si concentra su pochi personaggi relegando quelli più deboli a mere comparse e il tutto risulta molto più dinamico e "adulto": in tal senso, ho trovato molto belle, per quanto da pelle d'oca, le sequenze dove i nostri sono costretti a combattere i ragni, la battaglia sul fiume tra elfi ed orchi (magnificamente coreografata) e l'incontro tra Gandalf e il Necromante. Simpatico il ritorno, a mo' di omaggio, di un inquartato Orlando Bloom nei panni di Legolas, abbastanza tosta (per quanto stereotipata) la rossa elfa Tauriel, l'unico personaggio non tolkeniano introdotto giusto per dare la svolta romantica e aggiungere un altro nano fico oltre a Thorin e, ovviamente, oltre ogni dire la bellezza dello Smaug del titolo, un drago talmente ben fatto che ad ogni sua apparizione rimanevo a bocca aperta come una scema (e non oso immaginare cosa sia visto in originale con la voce di Benedict Cumberbatch!!), soprattutto nel momento in cui si scrolla di dosso una cascata di oro liquido, lasciando gli spettatori con un bel cliffhanger lungo un anno intero.


D'altra parte, la pellicola non è esente nemmeno da difetti. Si sente molto la mancanza di una colonna sonora adeguata, per esempio: col film precedente mi ero riuscita a commuovere immergendomi nell'effetto nostalgia del Tema della Contea o della melodia che si associa sempre a Gollum, stavolta ne ho sentito solo un assaggio e il resto delle musiche non sono riuscite ad imprimersi nel mio cuoricino di spettatrice. Un altro grande difetto è la durata eccessiva, raggiunta inserendo sequenze inutili o troppo legate alla vecchia trilogia, con dettagli che rischiano di mettere a dura prova la pazienza di chi o non la conosce affatto o non rientra nel novero degli appassionati all'utimo stadio. Ritengo sarebbe stato meglio curare gli aspetti più legati a Lo Hobbit cartaceo, magari approfondendo i personaggi già esistenti come il povero Beorn, messo quasi da parte come un novello Tom Bombadil, oppure evitando di dare all'elfo Thranduil quell'inquietante aspetto da Sirenetta incrociata con Elio che mi ha strappato la risata isterica in più di un'inquadratura. Insomma, Jackson poteva sicurmaente ridurre l'aspetto essenzialmente commerciale della pellicola e rispettare maggiormente la furbizia e l'affetto degli spettatori, ma La desolazione di Smaug resta comunque un film ben fatto e godibile, che invoglia a vedere come andrà a finire l'anno prossimo.


Del regista Peter Jackson ho già parlato qui. Ian McKellen (Gandalf), Martin Freeman (Bilbo), Richard Armitage (Thorin), Ken Stott (Balin), Graham McTavish (Dwalin), James Nesbitt (Bofur), Orlando Bloom (Legolas), Evangeline Lilly (Tauriel), Cate Blanchett (Galadriel), Luke Evans (Bard e Girion) e Stephen Fry (Governatore di Lungolago) li trovate invece ai rispettivi link.

Aidan Turner interpreta Kili. Irlandese, ha partecipato a film come Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Shadowhunters - Città di ossa e a serie come I Tudors e Being Human. Ha 30 anni e anche lui, come gli altri interpreti, tornerà nel 2014 con Lo Hobbit - Racconto di un ritorno.


Benedict Cumberbatch (vero nome Benedict Timothy Carlton Cumberbatch) presta la voce sia al Necromante che a Smaug.  Inglese, ha partecipato a film come La talpa, Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Into Darkness - Star Trek, 12 anni schiavo, Il quinto potere e alla serie Sherlock, inoltre ha doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore, ha 37 anni e sette film in uscita, tra cui Lo Hobbit - Racconto di un ritorno e The Penguins of Madagascar.


Peter Jackson compare in un piccolo cammeo all'inizio del film, come hobbit mangiacarote. Detto questo, se La desolazione di Smaug vi fosse piaciuto, recuperate ovviamente Un viaggio inaspettato e l'intera Trilogia de Il signore degli anelli. ENJOY!

mercoledì 19 dicembre 2012

Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012)

Lunedì mi sono gettata a capofitto nella visione (che doveva essere alle 21 ma è stata spostata alle 22,15 CON occhialetto 3D della morte, mannaggia al multisala!!!) de Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, la pellicola che ha segnato il ritorno del regista Peter Jackson nella Terra di Mezzo creata da Tolkien.


Trama: 60 anni prima degli eventi narrati ne Il Signore degli Anelli, troviamo un giovane Bilbo Baggins alle prese con una spedizione organizzata dal mago Gandalf e da un pugno di Nani che desiderano riprendersi la loro dimora, usurpata dal feroce Drago Smaug.


"Ma... sei emozionata??". Questa la prima domanda postami all'inizio del film dal buon Toto, che ha accettato di buon grado di accompagnarmi a vedere Lo Hobbit. La risposta è giunta naturalissima: sì!! E non per una questione di amore nerd o incredibile passione per i film della trilogia dedicata al Signore degli Anelli, ma per l'inspiegabile sensazione che mi ha presa nel vedere la primissima inquadratura della casa di Bilbo, accompagnata dalla meravigliosa musica "della Contea" che inevitabilmente associo alla paciosa, coraggiosissima e splendida figura di Samvise Gamgee: è stato come incontrare nuovamente degli amici che non vedevo da tempo o, meglio, andare a casa loro, una casa che è rimasta esattamente come me la ricordavo. Per questo non crederei mai ad una recensione scritta da una persona che, dopo aver visto la trilogia e averla amata, arrivasse a dire che Lo Hobbit è un brutto film oppure "non è come Il Signore degli Anelli". Perché non è davvero cambiato nulla per quanto riguarda attori, colonna sonora, regia ed effetti speciali: parliamo di un prodotto confezionato al meglio, che annienta lo spettatore con splendide riprese di paesaggi naturali a dir poco mozzafiato, lo incanta con battaglie epiche ed effetti speciali all'avanguardia, lo diverte con personaggi destinati a diventare icone, lo commuove con canti e musiche in grado di sottolineare alla perfezione il momento per cui sono stati scritti (il canto iniziale dei Nani mette i brividi) e, infine, mette sullo stesso piano sia i fan del libro che quelli della trilogia Jacksoniana, consentendo ai primi di godere di un adattamento minuziosissimo de Lo Hobbit e ai secondi di trovare alcuni dei personaggi più amati dei "vecchi" film e maggiori riferimenti all'epico tomo Il Signore degli Anelli.


Infatti, l'unica critica che si può muovere all'ex ciccione neozelandese è: bimbo bello, ma come hai potuto tirare fuori due ore e mezza di film dalle prime pagine di un romanzo che ne conterrà si e no quattrocento?? Eh, come si dice, "volere è potere". La struttura de Lo Hobbit viene rispettata dall'inizio alla fine, ma regista e sceneggiatori si sono presi, pur senza snaturare troppo il materiale di partenza, parecchie libertà, prendendo spunto dalle Appendici de Il Signore degli Anelli e ricollegando il nuovo film a quelli vecchi: la caduta del regno dei Nani viene narrata con un intensissimo e drammatico flashback iniziale (dove Smaug viene prefigurato, in maniera deliziosa, da un aquilone a forma di Drago...), l'avventura di Bilbo viene introdotta da un'intera sequenza nella quale compare anche Frodo, riusciamo finalmente a vedere il mago Radagast il bruno nonché un indizio della nascita di Sauron, assistiamo a un conciliabolo tra Gandalf, Saruman, Galadriel ed Elrond di cui ne Lo Hobbit non si fa affatto menzione ma che serve comunque a costituire una sorta di "prequel" dei tre film precedenti. Il materiale nuovo non stona con quello originale e l'inserimento non risulta forzato ma, sicuramente, osservandolo con un occhio disincantato si vede che è stato messo per allungare parecchio il brodo e giustificare una nuova trilogia. Tuttavia, personalmente, mi sento di perdonare l'avidità di Peter Jackson e di tutti i coinvolti, perché le quasi tre ore di film sono passate in un lampo.


D'altronde, è impossibile non farle passare, soprattutto in modo assolutamente soddisfacente. Ammetto che l'inizio, nonostante l'innegabile simpatia dei personaggi (e la bellezza del nano Thorin, porca misera, non me l'aspettavo!!!), il film risulta un po' troppo lento e che l'apparizione di Radagast, con la sua slitta trainata da conigli, sfiora i limiti del trash ma, a parte questi due aspetti, il resto del film è un trionfo. Assolutamente epiche la fuga dal sotterraneo dei Goblin e la battaglia tra i giganti di pietra, mozzafiato il volo finale delle aquile, splendide le scenografie che rappresentano Gran Burrone. I personaggi nuovi sono ben caratterizzati e la trama del primo film mira a concludere un percorso di formazione per il giovane hobbit Bilbo e anche per il nano Thorin: il primo deve cercare di diventare parte integrante di un gruppo in cui è stato inserito con l'inganno (a fin di bene, ma pur sempre inganno) e di aprire gli occhi sul mondo che lo circonda e sulle proprie, enormi potenzialità, mentre il secondo deve imparare a diventare un vero re e una guida a prescindere dalla sua forza morale e fisica, mettendo da parte pregiudizi e diffidenze legate ai torti passati e a un distorto senso di superiorità razziale. Ovvio, il punto più alto della pellicola si tocca con l'apparizione di Gollum, con il solito Andy Serkis che, pur nascosto dall'orrido sembiante della creatura (e il film abbonda di bestie inguardabili, a cominciare dal Re dei Goblin dotato di pappagorgia mastodontica!), riesce a mangiarsi in un sol boccone tutti gli altri bravissimi interpreti con un'interpretazione magistrale, inquietante e pietosa allo stesso tempo. Roba che mette i brividi, son sincera. E per concludere, altrettanto sinceramente e come lo direbbe Gandalf, vi dico: andate a vedere Lo Hobbit, sciocchi!!


Del regista Peter Jackson ho già parlato qui, mentre Martin Freeman (il giovane Bilbo), James Nesbitt (Bofur), Ian Holm (il vecchio Bilbo), Hugo Weaving (Elrond), Christopher Lee (Saruman) ed Andy Serkis (Gollum) ho già parlato nei rispettivi link.

Ian McKellen interpreta Gandalf, ruolo ripreso dalla trilogia de Il Signore degli Anelli. Grandissimo attore inglese, lo ricordo anche per film come The Last Action Hero - L'ultimo grande eroe, L'uomo ombra, Demoni e dei, L'allievo, X-Men, X-Men 2, Il codice Da Vinci, X-Men - Conflitto finale e Stardust. Anche sceneggiatore e produttore, ha 73 anni e film in uscita, tra cui i seguiti di Lo Hobbit e X-Men - Giorni di un futuro passato, dove riprenderà il ruolo di Erik "Magneto" Lehnsherr.


Richard Armitage interpreta Thorin. Inglese, ha partecipato a film come Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma e Capitan America – Il primo vendicatore.  Ha  42 anni e  tre film in uscita, tra cui ovviamente i due seguiti di Lo Hobbit.


Ken Stott interpreta Balin. Scozzese, ha partecipato a film come Piccoli omicidi tra amici, King Arthur Le Cronache di Narnia: il principe Caspian. Ha 57 anni e due film in uscita, i seguiti di Lo Hobbit.


Elijah Wood interpreta Frodo, ruolo che lo ha reso famoso per la trilogia de Il Signore degli Anelli. Americano, lo ricordo per Ritorno al futuro – Parte II, Affari sporchi, Amore per sempre, L’innocenza del diavolo, Tempesta di ghiaccio, Deep Impact, The Faculty, Se mi lasci ti cancello e Sin City, inoltre ha doppiato episodi delle serie American Dad! e Robot Chicken. Anche produttore e assistente alla regia, ha 31 anni e otto film in uscita, tra cui i due seguiti di Lo Hobbit.


Cate Blanchett interpreta Galadriel, ruolo ripreso dalla trilogia de Il Signore degli Anelli. Splendida e assai capace attrice australiana, la ricordo per film come Elizabeth, Il talento di Mr. Ripley, The Gift - Il dono, The Shipping News - Ombre dal profondo, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, The Aviator (ruolo che le è valso l'Oscar per la miglior attrice non protagonista), Hot Fuzz, Elizabeth: The Golden Age, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo e Il curioso caso di Benjamin Button; inoltre, ha doppiato Granmamare nella versione USA di Ponyo sulla scogliera e un episodio de I Griffin. Anche produttrice e regista, ha 44 anni e nove film in uscita, tra cui i due seguiti di Lo Hobbit.


Jed Brophy, che interpreta Nori, aveva già partecipato alla trilogia del Signore degli Anelli e ad altri film di Peter Jackson come Splatters – Gli schizzacervelli e Creature dal cielo, mentre Sylvester McCoy, che interpreta il bizzarro stregone Radagast, è stato il settimo Dottor Who. Per chi, come me, non conosce benissimo l’universo Tolkieniano, aggiungo che questo Radagast viene solo citato nella versione cartacea de Lo Hobbit, ma compare nel libro Il Signore degli Anelli  come ingenua pedina di Saruman e nel Silmarillion; l’orco Azog, invece, che passa per eterna nemesi del nano Thorin, viene appena menzionato in un’appendice de Il signore degli anelli nella quale si racconta di come l’orco sia stato decapitato da Dain Piediferro come vendetta per l’uccisione di Thror, nonno appunto di Thorin. Probabilmente non ci avrete capito una mazza, ma vi consiglio comunque di leggere questi libri perché sono un capolavoro della letteratura fantasy e non... inoltre, se Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato vi fosse piaciuto, nell'attesa che escano Lo Hobbit: La desolazione di Smaug nel 2013 e Lo Hobbit: Andata e ritorno nel 2014 vi consiglio di riguardare la trilogia de Il signore degli anelli. ENJOY!

  


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