Non posso farne a meno, lo sapete. Quando sento dire "tratto da un racconto di Stephen King" mi butto a pesce. Seguendo questa massima ho deciso di guardare A Good Marriage, diretto dal regista Peter Askin e sceneggiato dal Re partendo dall'omonimo racconto contenuto nella raccolta Notte buia, niente stelle.
Trama: Darcy e Bob sono sposati da 25 anni e il loro, come da titolo, è un bel matrimonio. Una sera in cui Bob è fuori per lavoro Darcy scoprirà però qualcosa che manderà in frantumi tutte le sue convinzioni...
Per parlare degnamente di A Good Marriage bisognerebbe partire dal racconto da cui è tratto, ovviamente con tutta l'onestà possibile. E' necessario quindi che io indossi un dolorosissimo cilicio e ammetta, senza troppi giri di parole, che A Good Marriage NON è il racconto migliore scritto da Stephen King o, meglio, si legge bene proprio perché la scritto lui, con i suoi tic, la sua capacità di rendere vivi i personaggi, le sue adorabili lungaggini e i suoi sproloqui ma il "succo" del racconto è troppo inconsistente per poterne trarre un film degno di questo nome. Non posso e non voglio togliere alcuna sorpresa a chi non avesse mai letto Un bel matrimonio, tuttavia devo per forza specificare che il racconto funziona essenzialmente in virtù della sua natura letteraria, che porta il lettore a vivere diversamente i tempi ristretti della vicenda e ad angosciarsi assieme ad una protagonista che, di punto in bianco, vede la sua vita sprofondare in un'oscurità terribile ed inaspettata senza avere l'impressione di leggere una grottesca sceneggiata. Ovviamente, trasponendo Un bel matrimonio su pellicola il gioco non regge e spuntano fuori tutti i limiti di una storia che, privata di ogni vezzo Kinghiano, diventa la versione triste dei peggiori thriller del ciclo Alta Tensione, con l'aggravante di avere per protagonista un pirla e una povera sfigata. Anzi, no. La cosa più grave è che sia stato King stesso a scrivere la sceneggiatura, dimostrando ancora una volta come il mio Re non riesca ad utilizzare al meglio il mezzo cinematografico, un'incapacità congenita che lo porta ad distruggere le sue stesse opere con clamorosi passi falsi (l'introduzione iniziale, per esempio, rivela subito il twist alla base dell'intero racconto, quanto al finale mi chiedo come sia possibile far passare per accidentale una caduta non dalle scale, ma dalla balaustra in cima alle stesse...) che sicuramente non invogliano dei neofiti a recuperare i suoi romanzi!
Siccome non voglio dire altro sulla trama, passo subito alla realizzazione, sebbene ci sia pochissimo da aggiungere. La regia di Peter Askin è piatta e televisiva (non televisiva a livello Breaking Bad ma a livello Il segreto), tanto che le scene più paurose non sono quelle "thriller", che sono poche e di una banalità sconcertante, bensì quelle delle feste a cui partecipano i due coniugi, tristi come solo i ricevimenti USA all'interno dei telefilm possono essere. Parlando dei due protagonisti, Joan Allen non è male, anzi, è perfetta per il ruolo di una normalissima signora benestante di mezz'età e bell'aspetto, non particolarmente intelligente né forte (è molto carina e credibile quando si ingozza di caramelle o quando crea l'"atmosfera" in camera da letto coprendo la lampada con un foulard rosso...) e, fortunatamente, la sua presenza sullo schermo è preponderante rispetto a quella del co-protagonista Anthony LaPaglia. Mollo, inespressivo e leppego, l'attore australiano è veramente terribile a vedersi e a sentirsi, anche perché quei dialoghi che funzionavano così bene su carta, ascoltati in un film risultano terribilmente sciocchi e banali. L'inquietante riflessione sulla banalità del male, sullo "specchio oscuro" della borghesia e del matrimonio, sui misteriosi meccanismi che regolano la vita coniugale, tutto viene inghiottito dal tedio e trasformato in uno scontatissimo thriller privo di emozione alcuna. Evitate A Good Marriage senza remore, datemi retta!
Di Kristen Connolly, che interpreta Petra, ho già parlato QUI mentre Stephen Lang, che interpreta il detective Holt Ramsey, lo trovate QUA.
Peter Askin è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Una spia per caso e il documentario Trumbo. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 74 anni.
Joan Allen interpreta Darcy. Americana, ha partecipato a film come Manhunter - Frammenti di un omicidio, Peggy Sue si è sposata, Gli intrighi del potere - Nixon, Tempesta di ghiaccio, Face/Off, Pleasantville, Hachiko - Il tuo migliore amico e a serie come Ai confini della realtà. Anche produttrice, ha 58 anni.
Anthony LaPaglia interpreta Bob. Australiano, ha partecipato a film come Amore all'ultimo morso, Il cliente, Mosche da bar e a serie come Magnum P.I., Ai confini della realtà, Hunter, Racconti di mezzanotte, Frasier, CSI - Scena del crimine e Senza traccia. Anche produttore e sceneggiatore, ha 56 anni e cinque film in uscita.
Piccola curiosità: quella di A Good Marriage è la seconda sceneggiatura scritta direttamente da Stephen King partendo da un suo romanzo, la prima è stata Pet Sematary che, decisamente, gli è venuta meglio! ENJOY!
Anche io sono rimasta dilusa da un film tratto da un libro, ma volete che muoriamo???
RispondiEliminaChe film era?
EliminaKing e il cinema sono due rette parallele che non si incontreranno mai...
RispondiEliminaNah, ogni tanto si incontrano (vedi Pet Sematary), per il resto aria!!
EliminaPeccato, veramente peccato.
RispondiEliminaSebbene so già che lo guarderò comunque.
Il racconto comunque a me è piaciuto molto, forse un tantino poco credibile per quel che concerne il rapporto di coppia successivo alla scoperta, ma ci sono passato sopra tranquillamente. :-)
Spero per l'altro film della stessa raccolta, Maxicamionista. :-)
Il racconto a me non era dispiaciuto ma indubbiamente King ha scritto di meglio.
EliminaIo credo che la raccolta Full Dark no Stars sia il punto più basso di tutta la carriera di King. E che A good Marriage sia il racconto più brutto della raccolta.
RispondiEliminaFiguriamoci poi un film fatto da un regista sconosciuto e sceneggiato dallo stesso King che, lo sappiamo, è meglio che stia lontanissimo dal cinema.
L'unico motivo per cui potrei vederlo e la Allen, sempre meravigliosa.
La Allen è brava, ovviamente, però è penalizzata da tutto quello che le sta attorno.
EliminaOnestamente, Full Dark No Stars è una raccolta minore del Re, sembra proprio che non si sia levato la pelle di dosso per scriverlo...
Da parecchio tempo ormai leggo soprattutto le antologie kinghiane, perché nelle sue raccolte di racconti qualche perla la si trova sempre, ma né Notte buia niente stelle né, per esempio, Tutto è fatidico mi avevano colpito particolarmente. Non ho granché voglia di recuperare questo film...
RispondiEliminaIn risposta a Lucia, che mi ha incuriosito: io non ho letto tutto di King, ma tra le opere che conosco la sua Waterloo, a mio parere, è quella ciofeca immane di Cell (un vero trauma, nonché il motivo per cui sono diventata estremamente diffidente dei suoi nuovi romanzi). Se lo hai letto mi piacerebbe sapere che ne pensi ^^
Non sono riuscita a portarlo a termine, per quanto mi dava fastidio... E sì, secondo me se la batte con Notte Buia niente stelle. Mentre invece Tutto e Fatidico ha ancora qualcosa che si salva.
EliminaPerò il problema è che, come dici tu, nelle antologie si trova sempre la zampata, quel racconto che vale il prezzo del biglietto. Nei romanzi invece l'elefantiasi kinghiana prende il sopravvento. Notte buia niente stelle è davvero una delusione totale.
Più che Cell io avevo sofferto parecchio Lisey's Story, forse perché lo avevo letto in inglese ed era complicatuccio per quel che riguarda la trama.
EliminaComunque sì, tutte le opere che avete citato rientrano nel periodo di "stasi" Kinghiano anche se concordo con Lucia, in Tutto è fatidico qualcosa di pregevole c'è (mai ai livelli delle altre raccolte!!) :)
Forse non è il primo film tratto da una storia non brillante di Stephen King.
RispondiEliminaSinceramente mi sembra qualcosa di "già visto". Mi ha sorpreso poco.
No ce ne sono parecchi ma questo effettivamente è uno dei più brutti visti ultimamente...
EliminaVisto stasera,non mi è piaciuto per niente,a tratti demenziale oserei dire(non volutamente).Che poi l'incipit non era manco male,forse sviluppato come commedia nera o commedia horror avrebbe reso di più, chissà.
RispondiEliminaSu carta rende, è visto sullo schermo che perde ogni forza. In più recitato in maniera così cagnesca e con la regia televisiva... brr!
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