martedì 25 febbraio 2020

Cattive acque (2019)

Messo di fronte ad una scelta, per il cinema della domenica il Bolluomo ha optato per Cattive acque (Dark Waters) diretto nel 2019 dal regista Todd Haynes.



Trama: Un giovane avvocato si ritrova dover intentare una causa milionaria all'azienda chimica DuPont, rea di aver inquinato le acque di svariate cittadine del West Virginia.



Se devo essere onesta, stavolta devo ringraziare il Bolluomo per aver proposto di guardare Cattive acque, perché non ero granché ispirata. Dal trailer, nel quale spiccava un Mark Ruffalo particolarmente bolso, si evinceva la solita mattonata americana di denuncia, tratta da una storia vera, a base di avvocati ed indagini, ma guardando il film si può capire che questi aspetti sono solo la punta dell'iceberg di una pellicola molto umana, costruita più come un thriller che come legal drama, ancor più angosciante di questi tempi in cui la gente ha perso la testa per il Coronavirus. La vicenda è tratta dall'articolo The Lawyer Who Became DuPont's Worst Nightmare di Nathaniel Rich e il titolo del pezzo in questione dà proprio l'idea di come il fulcro di tutto sia la testardaggine di Rob Bilott, avvocato che, benché all'inizio riluttante, non si è mai tirato indietro una volta addentata la carne nera di un'azienda chimica tra le più potenti in America, restando tenacemente attaccato alla preda non tanto per la gloria (anzi, ha rischiato più volte vita, carriera e famiglia) quanto piuttosto per l'indignazione e il desiderio di impedire che l'azienda continuasse ad avvelenare gli ignari americani e il resto degli ancor più ignari abitanti del pianeta Terra. L'"incubo" per la DuPont consiste tuttora in una lotta di nervi e soldi, in cui a fronte di scappatoie legali, tentativi di corruzione e di far perdere tempo, Billot non si è mai arreso e ha trovato, a sua volta, vie traverse per impedire che la DuPont uscisse pulita dall'intera faccenda, a costo di prendere le migliaia di persone ammalatesi di cancro a seguito dell'inquinamento delle falde acquifere e aiutarle a far causa, una per una, all'azienda. L'intera vicenda è poi costruita come un incubo, ma per Billot e persone come Wilbur Tennant, allevatore di mucche che ha progressivamente visto il suo bestiame mutare e marcire dentro, una sorte orribile toccata nel tempo a lui e a molti altri abitanti della zona e lavoratori; guardando Cattive acque si ha infatti la netta sensazione del tempo che scorre inesorabile, di un morbo che minaccia di divorare ogni cosa, di una corsa per evitare non solo che la DuPont la scampi ma soprattutto per far sì che la scampino i poveri abitanti delle zone inquinate.


Colpisce, di Cattive acque, una fotografia per l'appunto acquosa e putrida, di luoghi immersi in un inverno perenne, dove però l'aria stessa è cattiva, e colpisce la precisione chirurgica di una regia che si priva di ogni orpello e ogni distrazione che potrebbe accattivarsi il pubblico; l'unica concessione è la vista della famiglia di Billot, che sullo sfondo cresce e muta, scandendo il tempo che scorre e anche raccontando qualcosa di più di un uomo allevato con valori cristiani e in cerca di un posto da chiamare davvero casa, senza trasformarlo né in un santo né in un martire ma sottolineando la sua natura di persona semplice, di uomo comune dai saldi principi. Semplice non sarà, ma anche i principi di Mark Ruffalo parrebbero ben saldi, tanto che, oltre ad offrire un'ottima performance come attore, il nostro si è impegnato anche come produttore, affermando ancora una volta la sua natura di "star" impegnata in battaglie sociali, ambientali e persino politiche (lo stesso vale per Tim Robbins, ovviamente). Per il resto, ovviamente, fa molto la vostra predisposizione d'animo verso questo genere di film "d'inchiesta". Personalmente, nel corso della visione ho rasentato più volte quel magone "da frustrazione" che mi accompagna quando guardo pellicole di denuncia particolarmente sentite e riuscite, anche perché Cattive acque non lesina i colpi bassi pur senza risultare mai stucchevole o volutamente patetico; detto questo, sapere che in ognuno di noi c'è un po' di DuPont è davvero angosciante e non posso che augurare ogni bene al vero Rob Billot, pur tristemente consapevole di come il pover'uomo, a differenza di Bruce Banner, morirà ben prima di aver debellato la spaventosa Idra delle multinazionali che hanno irrimediabilmente corrotto la Terra e la nostra salute, un mostro innominabile di cui la DuPont forse non è nemmeno la propaggine peggiore.


Del regista Todd Haynes ho già parlato QUI. Mark Ruffalo (Rob Bilott), Anne Hathaway (Sarah Barlage Bilott), Tim Robbins (Tom Terp), Bill Pullman (Harry Dietzler), Bill Camp (Wilbur Tennant) e Victor Garber (Phil Donnelly) li trovate invece ai rispettivi link.

Mare Winningham interpreta Darlene Kiger. Americana, ha partecipato a film come Turner e il casinaro, Biancaneve e a serie quali Starsky & Hutch, Uccelli di rovo, Ai confini della realtà, Innamorati pazzi, E.R. Medici in prima linea, Six Feet Under, Grey's Anatomy, CSI:NY, Cold Case, 24, Criminal Minds, Under the Dome, American Horror Story e The Outsider. Ha 61 anni.


Se Cattive acque vi fosse piaciuto recuperate A Civil Action. ENJOY!

4 commenti:

  1. Anche io guardando il trailer ho avuto le tue stesse sensazioni. Però effettivamente sembrerebbe che, invece, meriti una chance.

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    1. E' solidissimo, come direbbero i cinèfili, senza una sbavatura. Ovvio, deve piacere il genere.

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  2. Il titolo italiano è orribile, ma il film è più che dignitoso: è una pellicola volutamente classica, lineare, che punta più sul messaggio che sul lato artistico. L'hanno prodotta gli stessi Ruffalo e Robbins, due attori da sempre politicamente schierati su posizioni liberali e ambientaliste. Il risultato è molto buono, verrebbe da chiedersi come mai in Italia film del genere non si riescono più a fare...

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    1. Eh, chi lo sa. Forse perché alla gente non interesserebbe, forse perché verrebbe fuori una puntata di Report girata male, forse perché le denunce sono ormai appannaggio delle fiction... chissà.

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