domenica 2 febbraio 2020

Judy (2019)

Trascinato dalla febbre per gli Oscar, il film Judy del regista Rupert Goold è uscito in Italia ben prima della data di distribuzione prevista fino a poche settimane fa e, per amor di completezza (è candidato per la Miglior Attrice Protagonista e il Miglior Make-up) mi sono ritrovata a guardarlo.


Trama: negli ultimi anni della sua esistenza, Judy Garland è costretta ad abbandonare i figli e imbarcarsi in una serie di concerti londinesi, funestati da problemi di alcoolismo e depressione.


Due premesse. Sono una brutta persona e sono una brutta persona che di Judy Garland sa poco o nulla. So che è stata una delle molte "attrici prodigio" rovinate negli anni da una vita fatta di eccessi e depressione, che tutti la ricordano per Il mago di Oz ma ha quasi vinto un Oscar vent'anni dopo con E' nata una stella, che la sua carriera in realtà non si è quasi mai interrotta ma la sua stella si è purtroppo spenta e più non dimando, al momento, anche se vorrei leggere una sua biografia, se qualcuno potesse consigliarmene una valida. Purtroppo, non rientra nel mio concetto di "validità" il film Judy, biopic costruito interamente sulla performance di Renée Zellweger (sulla quale poi tornerò) apposta per accalappiare i soliti Oscar legati all'imitazione perfetta di personaggi famosi defunti, senza alcun nerbo né sorpresa, focalizzando l'attenzione dello spettatore su un'inevitabile parabola discendente fatta di piccoli, sconvolgenti episodi negativi, flashback di una carriera invidiabile, pochi momenti costruiti ad hoc per scaldare il cuore del pubblico e gran finale celebrativo atto a far sentire in colpa chiunque, perché di fatto la morte della Garland "è colpa anche un po' tua / se non ti batti per un mondo migliore". Grazie al piffero che sul finale ci si commuove: i realizzatori si tengono ben stretto l'asso nella manica Over the Rainbow schiaffandola all'ultimo con tanto di standing ovation aperta da due "diversi", una deliziosa coppietta gay infilata nella trama alla bisogna, per sottolineare l'empatia della protagonista verso chi, come lei (occhiolino, occhiolino), non riesce a trovare spazio nella società, ma per il resto la noia e la banalità regnano sovrane. Come già Bohemian Rhapsody, che almeno aveva dalla sua il ritmo travolgente delle canzoni dei Queen, il difetto di Judy è quello di santificare la protagonista nonostante i suoi mille difetti rendendo chiunque la circondi o quasi un mostro di malvagità. Non c'è modo, dunque, di vedere come esseri umani l'ex marito ed ex manager o la nuova fiamma Mickey, men che meno il babau Louis B. Meyer (ma forse lui era davvero così), e in generale anche coloro che dovrebbero essere alleati di Judy hanno spesso sguardi di disprezzo da rivolgerle.


Vero è che il film non è proprio una biografia della Garland ma un'opera ispirata alla pièce teatrale End of the Rainbow, che tocca gli ultimi anni di vita dell'attrice, ma a questi punti avrei preferito allora qualcosa di più fantasioso e affine a Rocketman invece di questo biopic freddo e stantio. Tanto, canzoni nel film ce ne sono già e questo è da apprezzare per quel che riguarda l'interpretazione della Zellweger: durante i numeri musicali l'attrice è molto coinvolgente e canta davvero benissimo (per quel che ne posso capire io di canto e musica), trasmettendo tutta la voglia di riscatto e di essere amata dal pubblico di Judy Garland, ma nominarla all'Oscar solo per questo è davvero poco. Siccome infatti, e qui torniamo all'inizio del post, sono una brutta persona, per il resto Renée Zellweger mi ha messo ansia e anche un po' di disgusto. L'attrice è un campionario ininterrotto di smorfiette, sguardi strabuzzati e tic imbastiti all'interno di un involucro di plastica, con quel terrificante taglio tra il naso e il labbro superiore che non riuscivo a smettere di guardare senza sentirmi male, tanto da farmi giurare che MAI mi metterò nelle mani di un chirurgo plastico se nemmeno i soldi delle attrici riescono ad ottenere un lavoro fatto bene; dal mio umilissimo punto di vista un'interpretazione più misurata avrebbe giovato al personaggio, con tutto questo overacting la povera Garland sembra spesso una caricatura, una QuasimodA per la quale è facile provare pietà ma per i motivi sbagliati. Sicuramente sono io ad essere limitata visto che Judy e la Zellweger stanno riscuotendo consensi ovunque, ma di tutti i film visti in preparazione agli Oscar direi che questo è uno dei più deboli. Non odiatemi, per questo.  


Di Renée Zellweger (Judy Garland), Finn Wittrock (Mickey Deans), Rufus Sewell (Sid Luft), Michael Gambon (Bernard Delfont) e Andy Nyman (Dan) ho già parlato ai rispettivi link.

Rupert Goold è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come True Story. Anche sceneggiatore e produttore, ha 48 anni. 


Se Judy vi fosse piaciuto recuperate Rocketman e Florence. ENJOY!

5 commenti:

  1. Io tifo per Scarlett, ma ho trovato lei comunque bravissima. Ho visto video della Garland, e la somiglianza, nella voce e nei gesti, è assurda: non la conoscevo. Al contrario dell'orrido Malek, lei ci mette pure l'ugola.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E Taron anche in quel Rocketman citato dalla Bolla😊

      Elimina
    2. Ma infatti avrei preferito fosse tutto musical. Purtroppo i momenti macchietta con lei che va in overacting costante non li ho sopportati.
      Molto ma molto meglio Egerton!

      Elimina
  2. Questa volta, nonostante io non abbia visto il film e non abbia nemmeno intenzione di farlo (così come per Bohemian Rhapsody), mi trovi d'accordo. Cioè tutto quello che hai scritto io lo percepisco già dal trailer e dal tipo di film.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, se non ti piace il genere non ha senso guardarlo, in effetti, ma i trailer spesso sono ingannevoli :)

      Elimina

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...