Lo so, era uscito ad Haloween su Paramount + il prequel di Rosemary's Baby, ovvero Apartment 7A, diretto e co-sceneggiato dalla regista Natalie Erika James. Ma io ne parlo sotto Natale, dandovi appuntamento a venerdì prossimo per le consuete classifiche di fine anno e facendovi tanti auguri di Buone Feste, visto che il Bollalmanacco se ne va un po' in pausa! ENJOY!
Trama: Terry, giovane ballerina caduta in disgrazia dopo un infortunio, viene presa in simpatia dagli anziani coniugi Castevet, che le offrono di andare a vivere nel loro stesso palazzo, in un appartamento di loro proprietà. Dopo un primo periodo di felicità, Terry comincia a temere che il prezzo da pagare per una simile fortuna sia troppo alto...
Adoro Rosemary's Baby. E' uno di quei film che ho visto tante di quelle volte da saperlo quasi a memoria, eppure ogni volta me lo godo come se fosse la prima. Nonostante questo, l'idea che fosse in produzione un prequel non mi ha né sconvolta né indispettita e, appena Apartment 7A è diventato disponibile, mi sono fiondata a guardarlo. Forse mi dava delle buone vibrazioni l'idea che dietro la macchina da presa e alla sceneggiatura ci fosse Natalie Erika James, già molto apprezzata per il suo Relic, forse ero davvero curiosa di sapere cosa fosse successo al Bramford prima dell'arrivo di Rosemary e Guy; sia come sia, la mia fiducia è stata ricompensata da un film ottimo, che riguarderei volentieri anche una seconda volta. Per carità, qualche difetto ce l'ha. Il secondo atto è facilone a livello imbarazzante, perché Terry deve in qualche modo "investigare" su quello che le sta succedendo e quindi si ritrova ad incrociare persone anche troppo esperte di Satana e compagnia danzante per essere verosimili, mentre Jim Sturgess, che dovrebbe interpretare un affascinante e ambiguo seduttore, ha il carisma di un termosifone e non riesce a reggere la scena assieme alla brava Julia Garner. Questi difetti, pur presenti, per quanto mi riguarda non hanno inficiato la riuscita dell'opera, che è una dignitosissima rilettura/prequel del romanzo di Ira Levin e del film di Roman Polanski, omaggiato apertamente sul finale. Apartment 7A "rivela" il modus operandi della congrega impegnata a garantire la nascita dell'Anticristo, e mostra ciò che nelle opere precedenti è stato solo accennato, ovvero il modo in cui gli accoliti più o meno consenzienti arrivano ad ottenere ciò che desiderano. Certo, Guy giocava col culo degli altri, nella fattispecie della moglie Rosemary, mentre giustamente Apartment 7A si focalizza sulla forte volontà di rivalsa prima, e sulla disperazione poi, di una ragazza che, dalla vita, ha ricevuto solo merda, e che si scopre incinta di una persona che le fa palesemente schifo nel momento esatto in cui le cose cominciano ad andare per il verso giusto. Peggio ancora, la congrega si approfitta di Terry perché il destino l'ha privata dell'unico modo per avere il completo controllo di se stessa e della realtà, ovvero la danza, e per riottenerlo la riducono a mero burattino ed incubatrice del maligno, sottolineando più volte la natura esterna di un suo eventuale successo.
Proprio la danza diventa, così, un mezzo espressivo che rappresenta la dimensione d'orrore in cui viene a ritrovarsi Terry. Sono tanti i numeri musicali all'interno di Apartment 7A, ed è uno degli aspetti del film che ho più apprezzato, soprattutto per l'ironia nera e la sottile inquietudine che veicolano. L'idea di rappresentare la classica violenza del demonio come un elegante numero sulle note di Heart di Peggy Lee, come nemmeno Ryan Murphy avrebbe osato nelle stagioni più camp di American Horror Story, è vincente, e la coreografia che vede impegnata Julia Garner sul finale, accompagnata da Be My Baby delle Ronettes, è un miracolo di tensione, soprattutto per chi ha visto Rosemary's Baby, ma in generale l'ambiente della danza, con tutta la crudeltà di cui è pervaso, è rappresentato davvero molto bene. Se però volete un solo motivo per dare una chance ad Apartment 7A senza pensarci due volte, è l'interpretazione di Dianne Wiest. Minnie Castevet, nel film di Polanski, era una vecchiaccia impicciona che fungeva da "schermo" per un marito ben più insidioso, ms qui è un vero mostro, e i suoi sorrisi falsi, le maniere leziose, la voce acuta, mettono i brividi. La Wiest ricorderebbe un po' la Annie Wilkes delle scene iniziali di Misery non deve morire, ma probabilmente l'attrice ha deciso di mollare il freno a mano e dare sfogo a tutto l'orrore nascosto nella vecchia proprio perché la maggior parte degli spettatori sa cosa rappresenti in realtà Minnie, e giocare a carte coperte non avrebbe avuto molto senso. Meglio così, ripeto, perché Dianne Wiest è la cosa migliore di Apartment 7A, film che, per inciso, riguarderei di nuovo; non è originale, non è una pietra miliare, ma per il tempo che dura è davvero "gradevole", se così si può dire!
Della regista e co-sceneggiatrice Natalie Erika James ho già parlato QUI. Dianne Wiest (Minnie Castevet), Kevin McNally (Roman Castevet) e Jim Sturgess (Alan Marchand) li trovate invece ai rispettivi link.
Julia Garner interpreta Terry Gionoffrio. Americana, ha partecipato a film come Sin City - Una donna per cui uccidere. Ha 30 anni e un film in uscita, Wolfman.
Se Apartment 7A vi fosse piaciuto recuperate Rosemary's Baby e 1BR. ENJOY!
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