Visualizzazione post con etichetta a real pain. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta a real pain. Mostra tutti i post

venerdì 7 marzo 2025

A Real Pain (2024)

Poche ore prima della Notte degli Oscar ho recuperato gli ultimi due film candidati che ancora mi mancavano. Uno era A Real Pain, scritto e diretto nel 2024 da Jesse Eisenberg e vincitore di una statuetta per il Migliore attore non protagonista, Kieran Culkin.


Trama: dopo la morte della nonna, due cugini decidono di andare in Polonia, per visitare il paese di nascita dell'anziana parente...


A Real Pain
. Un dolore reale, vero, profondo. Ma potrebbe anche stare per "A Real Pain in the Ass", cosa che, in effetti, è Benji, cugino del precisissimo David. I due non potrebbero essere più diversi ma sono cugini separati alla nascita giusto da pochi giorni, e sono sempre stati molto legati, finché la vita non ci ha messo lo zampino, distanziandoli sempre di più. L'occasione per riconnettersi è la morte della nonna, alla quale Benji era molto affezionato; la donna (fuggita all'Olocausto ed emigrata in America, sopravvissuta grazie ad una serie di non specificati "miracoli") ha chiesto, nel testamento, che i due andassero a fare visita al suo paese natale, in Polonia, quindi i due cugini decidono di fare un viaggio insieme, unendosi a un tour. Una simile trama, tipica di un road movie, normalmente darebbe il la ad uno sviluppo dei personaggi che si concluderebbe con una catarsi e la risoluzione di tutti i loro problemi. D'altronde, la Polonia è la terra d'origine della famiglia di David e Benji, e l'obiettivo finale del viaggio è pregno di simbolismi, per non parlare di tutte le situazioni al limite dell'assurdo, o profondamente spirituali, che i due si ritroveranno a vivere durante il tour. Ma quando il dolore è reale, e non ha una chiara origine o, ancora peggio, ci sembra non sia minimamente paragonabile al dolore di un popolo torturato e distrutto; quando le imprese eclatanti non possono compensare un'assenza durata anni, né quei piccoli gesti necessari a far sì che le persone percepiscano la realtà dei nostri sentimenti o, perlomeno, la nostra presenza; quando il dolore altrui è una misteriosa, tremenda rottura di coglioni perché non lo capiamo quanto capiamo i nostri problemi, soprattutto quando noi tendiamo a tenerceli dentro mentre altri li sbandierano ai quattro venti; in questi casi, quando il dolore ci toglie ogni speranza e l'amicizia quasi fraterna è talmente zeppa di crepe da stare in piedi giusto per miracolo, a cosa serve un ultimo viaggio riparatore? Probabilmente, ci lascerebbe con una serie di belle parole e un ultimo, stupido gesto eclatante prima che tutto torni esattamente come prima, ognun per sé, nella gioia, nel dolore e, soprattutto, nella pigrizia e nella volontà di nascondere la testa sotto la sabbia. Sono cose di cui siamo consapevoli, eppure è così triste e vergognoso vedercelo spiattellare in faccia da un film. Il cinema, in fondo, non dovrebbe farci evadere dalla spiacevole realtà? E nonostante la tristezza, tremenda, che mi ha presa guardando A Real Pain, è proprio la sua franchezza che me lo ha fatto amare. 


D'altronde, da un autore particolare come Jesse Eisenberg non mi sarei aspettata un compitino consolatorio. Però non mi sarei nemmeno aspettata una sceneggiatura che mescolasse così abilmente il dramma ad una farsa quasi triviale, né che il solito personaggio "sfattone" presente in questo genere di film riuscisse a risultare contemporaneamente respingente e meritevole di tutto l'amore del mondo. Benji è davvero un "pain in the ass"; imprevedibile, maleducato, noncurante, privo di filtri tra cervello e bocca, eppure, in tutto ciò che fa, c'è quel fondo di sincerità genuina tipico di chi non agisce per fare male agli altri o prenderli in giro, ma proprio per volontà di fare del bene. Ognuno dei due cugini fugge, a suo modo, dalla realtà, ma David ha scelto la via più "sana", sradicando da sé tutto ciò che lo rendeva strano, mentre Benji ha abbracciato la propria stranezza, facendosi divorare al punto da non avere più nient'altro. Concentrarsi sull'Olocausto, su un orrore tangibile che ha condizionato anche il loro posto nel mondo, è un modo per rimettere le cose in prospettiva. Anche lì, però, non è facile. E non è solo la scrittura di Eisenberg a dimostrarlo, ma anche la regia. Guardando A Real Pain, infatti, ho rivissuto le terribili visite fatte anni fa ai campi di concentramento, come se mi fossi trovata lì coi personaggi. Eisenberg cattura l'orrore di chi non ha mai provato sulla sua pelle esperienze così definitive e traumatiche, la solennità di quei luoghi, la vergogna di trovarsi al loro interno non da sopravvissuti, ma da estranei, quasi da "guardoni", passatemi il termine. E allo stesso modo, attraverso lunghe carrellate panoramiche, fa rivivere gli oziosi giri turistici prima e dopo la visita al campo di concentramento, il modo in cui il cervello dimentica, in un attimo, già proiettato sulle attrattive architettoniche, culinarie, "esotiche" del paese straniero ospitante. Come attore, Eisenberg è un'ottima spalla a un Kieran Culkin travolgente, giustamente meritevole dell'Oscar che gli è stato tributato, e che, di fatto, è protagonista tanto quanto lui, se non addirittura di più. Di fronte a una sovrabbondanza di film che si sbrodolano addosso, dove ogni dettaglio deve venire spiegato e sviscerato raggiungendo lunghezze titaniche, film piccolini come A Real Pain sono gli antidoti che preferisco e che riescono a riconciliarmi con un Cinema per cui faccio sempre più fatica ad entusiasmarmi. Recuperatelo, prima che lo tolgano dalle sale!


Del regista e sceneggiatore Jesse Eisenberg, che interpreta David Kaplan, ho già parlato QUI mentre Kieran Culkin, che interpreta Benji Kaplan, lo trovate QUA.

Jennifer Grey interpreta Marcia. Famosa per avere interpretato il ruolo di Baby in Dirty Dancing, la ricordo per altri film come Una pazza giornata di vacanza; inoltre, ha partecipato a serie quali Friends, Dr. House, Grey's Anatomy e, come doppiatrice, ha lavorato in Si alza il vento, Phineas e Ferb e American Dad!. Americana, anche produttrice, ha 65 anni.


Kurt Egyiawan
, che interpreta Eloge, era Padre Bennett nella serie L'Esorcista. Se A Real Pain vi fosse piaciuto recuperate Little Miss Sunshine e The Farewell - Una bugia buona. ENJOY!


lunedì 3 marzo 2025

Oscar 2025

Buon lunedì a tutti! Stanotte gatta Sandy ha pensato di svegliarmi in tempo per i premi più succulenti, consentendomi di testimoniare il ritorno di un Quentin in grandissima forma. Ero onestamente poco interessata, quest'anno, agli Academy Awards, consapevole che i due film per i quali facevo il tifo (The Substance e Nosferatu) sarebbero rimasti a bocca asciutta o quasi. La mia previsione si è rivelata, ovviamente, azzeccata, ma qualche sorpresa interessante c'è stata, tra cui il ridimensionamento di film che mi hanno lasciata un po' freddina, quali A Complete Unknown, giustamente snobbato, Conclave e il favoritissimo The Brutalist. Sono molto contenta per il successo di Anora, ma non mi nascondo dietro a un dito: la marea di premi piovuti sul film di Sean Baker, soprattutto quelli per miglior film e miglior attrice protagonista, derivano da crudissime polemiche sulle quali non mi sento nemmeno di spendere due parole, che hanno tolto dai giochi Emilia Pérez (che pur non ho amato), Fernanda Torres e lo stesso The Brutalist. La cosa buona è che finalmente, forse, Anora godrà di una ri-distribuzione migliore qui in Italia e magari, come auspicato da Baker, il cinema indipendente e le sale cinematografiche ritroveranno l'importanza perduta... Sognare non costa nulla. ENJOY!


Alla faccia di Brady Corbet (credo non dimenticherò MAI il modo in cui si è alzato in piedi, convinto che Quentin stesse per pronunciare il suo nome come miglior regista, un istante prima che il cameramen inquadrasse precipitosamente Sean Baker, reale vincitore), Anora ha vinto la statuetta come miglior film e Baker quella come miglior regista. I due importantissimi premi sono arrivati dopo le statuette per Mikey Madison come miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio. Ribadisco, sono MOLTO contenta delle vittorie di Anora ma trovo francamente esagerati i riconoscimenti di miglior regia e miglior attrice protagonista. Il premio di miglior film dipende da una serie di fattori talmente soggettivi che non sto nemmeno a discuterli, ma la regia della Fargeat e quella di Corbet mi sono sembrate nettamente migliori, e a stringere la statuetta come miglior attrice avrebbe dovuto essere Demi Moore, pochi cazzi. La Madison è bravissima ma non c'era paragone col mix di fascino, disgusto e pietà veicolato dalla povera Elizabeth. 


Nessuna sorpresa invece per la vittoria di Adrien Brody come miglior attore protagonista in The Brutalist (film di cui parlerò domani). Bravissimi Fiennes e Sebastian Stan, bellissimo ed intenso Colman Domingo mentre Chalamet può andare a mangiare ancora un po' di pane e Nutella, per quel che mi riguarda, ma non c'era paragone con l'intensità di Brody, visibilmente commosso sul palco. The Brutalist esce fortemente ridimensionato rispetto ai pronostici e alle candidature ricevute, vincendo solo altri due Oscar, quello per la miglior colonna sonora (che io avrei dato a Il robot selvaggio, ma vedere il giovanissimo Daniel Blumberg salire sul palco a mo' di novello Nosferatu di Murnau, talmente emozionato che sembrava dover scoppiare in lacrime da un momento all'altro, mi ha fatto tanta tenerezza) e quello, prevedibilissimo ma scandaloso, per la miglior fotografia. Quelle di Maria e Nosferatu, a mio parere, erano nettamente superiori.

Non riuscivo a staccare gli occhi dalla spilla della designer Elsa Jin. Splendida.

Vince l'Oscar come miglior attrice non protagonista Zoe Saldaña. Questo premio era sicuro quanto quello andato al suo "collega" di categoria e quello all'attore protagonista, anche se, come al solito, deriva dalla furba scelta di non candidare l'attrice come miglior protagonista, nonostante lo fosse. Comunque, un premio dovuto, la Saldaña è la "cosa" più bella di Emilia Pérez, film che a me ha detto davvero poco, al punto che ho dovuto riascoltare El mal, vincitrice del premio alla miglior canzone originale, per ricordare in quale scena fosse. 


Altro Oscar prevedibile ma graditissimo è quello andato a Kieran Culkin come migliore attore non protagonista in A Real Pain (anche se vale lo stesso discorso fatto per la Saldaña. E' protagonista Culkin quanto Jesse Eisenberg!), un film di cui parlerò nei prossimi giorni e che vi consiglio di recuperare, visto che è al cinema proprio adesso. Mi spiace per il dolcissimo Yura Borisov e per il mefistofelico Mark Strong, ma quest'anno non c'erano speranze, signori.


Conclave
, altro stra-favorito lasciato quasi a bocca asciutta, vince la miglior sceneggiatura non originale. E che vi devo dire; non è che gli altri candidati fossero granché, ma quello di Peter Straughan mi è sembrato un lavoro parecchio banale e svogliato.


E a proposito di favoriti caduti in disgrazia, Io sono ancora qui si "accontenta" del premio come miglior film straniero. Fernanda Torres, davanti alla vittoria della Madison, era incazzata nera, ma se non altro la statuetta è andata a un film bello ed importante. Ovviamente, avrei preferito una vittoria di The Girl with the Needle, ma era una speranza vana fin dall'inizio.


La vera sorpresa della serata è stata la vittoria di Flow, di cui parlerò nei prossimi giorni, come miglior lungometraggio animato. Mi ha lasciata basita non perché non mi sia piaciuto, anzi, l'ho adorato e sono felicissima della sua vittoria, ma a livello di animazioni era molto migliore Il robot selvaggio. Comunque, spero che il premio spinga più gente possibile a recuperare questo delizioso capolavoro!


Per concludere, riassumo (con la morte nel cuore, ve lo giuro) i premi "tecnici" andati ad altre pellicole. Perché con la morte nel cuore? Perché The Substance ha vinto un ridicolo contentino per il Miglior make-up, evidentemente l'unica categoria a cui possono ambire gli horror che non dissimulano la loro vera natura e osano "esagerare". Wicked si accontenta della Miglior scenografia e dei costumi (e se posso dirlo, ancora grazie!), mentre al grandioso Dune - Parte 2 sono stati "concessi" Miglior sonoro e Migliori effetti speciali. Aggiungo, come ogni anno, quelle categorie di cui non ho assolutamente conoscenza: No Other Land vince come Miglior documentario, In the Shadow of the Cypress come Miglior corto animato, I'm not a Robot come miglior corto live action e The Only Girl in the Orchestra: la storia di Orin O'Brien come Miglior corto documentario. E anche questi Oscar se li semo levati dalle... : da domani vi puppate i post dei film che ho visto durante l'Oscar Death Race e che non sono riuscita a pubblicare ma, per fortuna, tornerò anche a parlare di horror!

Il momento migliore della serata! aMMore!


Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...