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mercoledì 1 giugno 2022

Bolla Loves Bruno: Intrigo a Hollywood (1988)

Come avevo promesso, si continua con l'omaggio a Bruce Willis, che, vista la sterminata filmografia del nostro, sarà molto lungo. Oggi tocca a Intrigo a Hollywood (Sunset), diretto e co-sceneggiato nel 1988 dal regista Blake Edwards.


Trama: all'alba del sonoro, l'attore western Tom Mix incontra Wyatt Earp e insieme cercano di trovare il colpevole di una serie di omicidi commessi nel sottobosco criminale di Hollywood...


Intrigo a Hollywood era un film che non conoscevo e che segna la seconda e ultima collaborazione di Bruce Willis col regista e sceneggiatore Blake Edwards, ahimé già nella fase calante della sua carriera. Il film in questione, in effetti, è stato stroncato dal pubblico e dalla critica dell'epoca ma, nonostante un inizio lento e i suoi mille difetti, a me non è dispiaciuto in toto, per un paio di motivi. Intanto, ho apprezzato la ricostruzione storica degli ultimi anni del cinema muto, più a livello di regia, scenografia e costumi che di sceneggiatura, anche se il film, "give or take a lie or two", è basato su personaggi realmente esistiti: Tom Mix, l'attore western interpretato da Bruce Willis, è stato davvero un famoso attore hollywoodiano ed è diventato molto amico del leggendario eroe americano Wyatt Earp, che in età da pensione era stato anche consulente per alcuni western dell'epoca. Il villain del film, l'"Happy Hobo" psicopatico Alfie Alperin, è invece una versione di Charlie Chaplin e onestamente nono sono riuscita a capire se abbiano scelto un personaggio simile perché Chaplin nascondeva una natura di folle violento (non conosco granché la biografia dell'attore) oppure perché il contrasto tra reale e finzione rendeva particolarmente bene. D'altronde, Intrigo a Hollywood è un thriller interamente basato sugli intrecci tra realtà e cinema, tra fatti realmente accaduti e leggende inventate ad hoc, e la transizione dal set alla vita reale talvolta ha dei confini assai sottili oppure la realtà diventa talmente assurda da assomigliare a un film. Probabilmente, uno dei maggiori difetti di Intrigo a Hollywood è proprio la difficoltà di percepire ciò che viene narrato sullo schermo come "verosimile", e l'assenza di uno stacco definitivo tra il Tom Mix (o anche il Wyatt Earp, se è per questo) che recita e quello che si ritrova invischiato suo malgrado in un tentacolare caso di corruzione e omicidio concorre alla difficoltà di empatizzare coi personaggi.


Purtroppo, l'altro aspetto positivo del film non è Bruce Willis (e mi duole molto dirlo perché siamo qui per celebrare lui!), bensì James Garner. Il suo Wyatt Earp è "suave" nel senso inglese del termine, un gentiluomo d'altri tempi che ha una sola parola e, con calma signorile, induce ai più miti consigli tutti i grebani che vorrebbero discutere con lui o essere violenti con innocenti fanciulle; è difficile non rimanere affascinati dalla sua aura di leggenda e la sua presenza è comunque un jolly in grado di scombinare le carte in tavola e a rendere un po' più interessante un thriller che parte moscio ma poi si riprende anche grazie a questo personaggio. Lo stesso, ahimé, non si può dire di Tom Mix, caratterizzato in un modo probabilmente perfetto per l'epoca (e parlo sia degli anni '20 sia degli anni '80) ma assai fastidioso per l'annus domini 2022. L'attore/cowboy passa il tempo a limonare fanciulle, ad ostentare ricchezza e sicumera, a guardare amici e nemici con sorrisetto sprezzante o a dimostrare quanto diamine è figo (per carità, parliamo di Willis, quindi ne ha ben donde) ma dopo un po' anche basta, non c'è un minimo di verosimiglianza in questo super uomo del west. Certo, non mancano i momenti in cui da fan della prima ora del buon Bruce mi sono venuti gli occhi a cuore, nella fattispecie davanti al (inutile, trashissimo, sessista e pure razzista) sensualissimo tango in cui a un certo punto l'attore si profonde, oppure davanti a un sorrisone particolarmente smagliante che mi ha portata a mettere il film in pausa e rimanere lì, in contemplazione, ma generalmente il povero Bruno è sacrificato all'interno di mise talmente improbabili che è dura anche trovarlo sexy. Alla fine della visione ho dunque capito perché, all'interno della filmografia di Bruce Willis ma anche di un altro grande, Malcom McDowell, Intrigo a Hollywood non viene praticamente ricordato: non è un'opera orribile, ma neppure bella o memorabile, e probabilmente mette troppa carne sul fuoco a livello di stile, tanto da sembrare una scheggia impazzita che non è né una commedia, né un dramma, né un thriller, né un film nostalgico eppure è anche tutte queste cose messe insieme. O, forse, è troppo raffinato per essere capito in toto, chissà.  


Del regista e co-sceneggiatore Blake Edwards ho già parlato QUI. Bruce Willis (Tom Mix), Malcom McDowell (Alfie Alperin), Kathleen Quinlan (Nancy Shoemaker), M. Emmet Walsh (Capo Marvin Dibner), Dermot Mulroney (Michael Alperin) e Glenn Shadix (Roscoe Arbuckle) li trovate ai rispettivi link.

James Garner interpreta Wyatt Earp. Americano, ha partecipato a film come La grande fuga, Victor/Victoria e Space Cowboys; come doppiatore ha lavorato in Atlantis - L'impero perduto. Anche produttore e regista, è morto nel 2014 all'età di 86 anni.


Joe Dallesandro interpreta Dutch Kieffer. Americano, ha partecipato a film come Flesh, Trash - I rifiuti di New York,  Il mostro è in tavola... barone Frankenstein, Dracula cerca sangue di vergine e... morì di sete!!!,  Cry Baby e a serie quali Miami Vice. Anche sceneggiatore e produttore, ha 74 anni e un film in uscita.


Nei panni di Victoria Alperin c'è Jennifer Edwards, figlia del regista e di Julie Andrews; quest'ultima avrebbe dovuto interpretare Christina Alperin, ma ha rifiutato il ruolo perché Christina ha un figlio adulto. Intrigo a Hollywood ha ricevuto, all'epoca, una candidatura all'Oscar per i migliori costumi, dov'è stato giustamente battuto da Le relazioni pericolose, e ha vinto anche un Razzie per la peggior regia (condiviso col film Il mio amico Mac, una sorta di scopiazzatura di E.T.), mentre Mariel Hemingway l'ha scampata, lasciando il dubbio onore di vincere quello per la peggior attrice non protagonista a Kristy McNichol per il dramma erotico Congiunzione di due lune. ENJOY!

domenica 24 marzo 2019

Schegge di follia (1988)

Dopo anni, è arrivato il momento di recuperare Schegge di follia (Heathers), diretto nel 1988 dal regista Michael Lehmann.


 Trama: Veronica, "outsider" del gruppo più in della scuola, le Heathers, finisce coinvolta in una spirale di suicidi dopo aver conosciuto il bel J.D.


Benché adori questo genere di commedie ambientate nei licei americani, quei film in cui il gruppo dominante di bitches viene ridotto a più miti consigli da chi rifiuta di sottostare al loro esilarante giogo, non avevo mai visto Schegge di follia, che di questo tipo di pellicole può essere considerato un po' il papà. Definirlo commedia, però, sarebbe improprio, perché Schegge di follia è soprattutto una folle e nerissima riflessione su un fenomeno tristemente diffuso come quello dei suicidi adolescenziali, causati da problemi apparentemente futili che, nella mente di un ragazzo o ragazza delle superiori, arrivano a diventare degli scogli insormontabili, alimentati da una pressione sociale spietata e costante. Diversamente da quello che accade nella realtà, però, in Schegge di follia a suicidarsi non sono i ragazzini deboli ed emarginati, bensì le reginette e i fighetti della scuola, a cominciare dalla bionda e stronzissima Heather, capo di un trio formato da altre due fanciulle con lo stesso nome, al quale la mora Veronica vorrebbe appartenere pur consapevole della pochezza di spirito dei suoi membri . Quando Veronica commette l'errore di sfogarsi con J.D., bello e maledetto, il ragazzo decide di aiutarla nel modo peggiore possibile, ovvero inscenando il suicidio di Heather e scatenando, di fatto, un'epidemia (una moda?) di gente pronta a togliersi la vita per diventare ancora più benvoluta e famosa. Il suicidio, dunque, come mezzo per ripulirsi da tutte le imperfezioni e assurgere a idolo da ricordare con deferenza e affetto, perché la morte, come dice J.D., è l'unico mezzo per far sì che tutti, dalle cheerleader ai nerd ai metallari alle prom queen, vadano d'accordo e dimentichino le differenze sociali. Un concetto tanto orribile quanto perfetto per fare presa sulle menti malleabili, che lo sceneggiatore Daniel Waters riesce a rendere assurdo, grottesco ma non meno credibile, dissimulandolo grazie a una cricca di personaggi incredibilmente borderline e caricaturali, a partire dalla stessa protagonista.


La strana Veronica, infatti, sarebbe da prendere a ceffoni dall'inizio del film e non si capisce perché,nonostante il carisma naturale che la porta a scontrarsi da subito con la capa delle Heathers, decida non solo di rimanere nel gruppo ma anche di farsi plagiare da un ragazzo palesemente matto come un cavallo, che se la giostra e la percula come vuole. Per buona parte del film, Veronica è dunque vittima più o meno inconsapevole di eventi sempre più allucinati e allucinanti, un incubo di morte che si alterna a quanto di più squallido esista all'interno della tipica vita di un liceo americano, tra festini a base di alcool dove gli universitari tentano di approfittare delle ragazze più giovani e imbecilli che stuprano le ragazze al primo appuntamento, il tutto sotto l'occhio "vigile" di genitori da operetta, più amici e complici che educatori (per non parlare degli insegnanti...). La regia di Michael Lehmann segue la frenesia di questa vicenda andando a fissare gli stilemi che sarebbero diventati cifra stilistica di questo genere di commedia, ovvero ralenti del trio/quartetto di sgallettate protagoniste mentre camminano per i corridoi, inquadrature insistenti sui dettagli del loro guardaroba iconico e all'ultimo grido, carrellate di studenti alternativamente annoiati o in fibrillazione per qualche sciocchezza, e in più confeziona esilaranti scene da incubo ambientate ai funerali, con tanto di citazioni burtoniane annesse (come sempre, Glenn Shadix compare poco ma è impossibile da dimenticare) e riesce a far risaltare tutta la futilità delle morti presenti nel film, recidendo la vita di adolescenti come se fosse un gioco. Schegge di follia si conferma quindi un film sempre fresco e tristemente attuale, a patto che lo spettatore moderno si sforzi di ignorare le orride mise di fine anni '80 e le pettinature ridicole di Winona Ryder, Shannen Doherty e delle due bionde che le affiancano. Ma tanto, quel periodo storico sta tristemente tornando di moda, no?  Gesù, meglio il suicidio!


Di Winona Ryder (Veronica), Christian Slater (J.D.), Shannen Doherty (Heather Duke) e Glenn Shadix (Padre Ripper) ho già parlato ai rispettivi link.

Michael Lehmann è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Hudson Hawk - Il mago del furto, Airheads - Una band da lanciare ed episodi di serie quali Dexter, American Horror Story, True Blood, Californication, Scream Queens e Jessica Jones. Anche produttore, attore e sceneggiatore, ha 62 anni.


Brad Pitt aveva sostenuto l'audizione per il ruolo di J.D. ma era stato scartato perché "troppo carino" mentre i genitori di Heather Graham le hanno impedito di partecipare come una delle Heather a causa dell'argomento troppo cupo del film. Jennifer Connelly ha invece rifiutato il ruolo di Veronica, scritto apposta per lei. Jennifer Rhodes, che interpreta la madre di Veronica, sarebbe diventata la nonna delle sorelle Halliwell in Streghe, a cui ha partecipato proprio Shannen Doherty. Per la cronaca, Christian Slater dice di aver mollato Kim Walker (Heather Chandler) durante le riprese del film proprio per mettersi con Winona Ryder ma quest'ultima dice di non essere mai uscita con Slater. SPOILER SUL FINALE: Nella sceneggiatura originale Veronica uccideva J.D. con un colpo di pistola e poi si imbottiva di esplosivo, facendosi saltare in aria; le parole pronunciate dal ragazzo alla fine del film venivano riportate su un biglietto d'addio ritrovato nell'armadietto di Veronica. Il film si concludeva con un prom ambientato in Paradiso dove finalmente, come profetizzato da J.D., tutti ballavano con tutti dimenticando le differenze sociali annullate dalla morte. Ovviamente, i produttori hanno messo il veto ritenendo questo finale troppo cupo per un target di adolescenti. FINE SPOILER. Sono anni che lo sceneggiatore di Schegge di follia ha in mente un sequel nel quale Veronica diventa il portaborse di una senatrice chiamata Heather e interpretata da Meryl Streep ma al momento non ci sono novità all'orizzonte per quanto riguarda questo folle progetto. In compenso, Schegge di follia ha dato origine a un musical e ad una serie TV andata in onda nel 2018, quindi se il film vi fosse piaciuto potreste recuperarla e aggiungere l'immancabile Ragazze a Beverly Hills, Giovani streghe, Amiche cattive, Cruel Intentions, Mean Girls, Jennifer's Body e All Cheerleaders Die. ENJOY!

sabato 21 gennaio 2012

Beetlejuice - Spiritello porcello (1988)

E’ arrivato finalmente il momento di scrivere una recensione su uno dei miei film preferiti in assoluto, l’esilarante, grottesco, fantasiosissimo Beetlejuice – Spiritello porcello (Beetlejuice), diretto nel 1988 da uno sfolgorante Tim Burton.


Trama: Adam e Barbara sono due sposini felici che, un brutto giorno, muoiono a causa di un incidente. Come fantasmi, tornano nella loro casa solo per vederla invasa dai Deetz, una famiglia di eccentrici yuppies con una figlia malinconica e darkettona, Lydia. Incapaci di scacciare gli “invasori” con le loro sole forze, Adam e Barbara sono costretti a chiedere l’aiuto di Beetlejuice, famigerato e strampalato bio-esorcista…


Beetlejuice è uno dei motivi per cui mi verrebbe voglia di picchiare Burton, ora come ora. Agli inizi della sua oscura, particolare, splendida carriera il buon Tim era all’apice della creatività, in grado di confezionare film assolutamente imprevedibili, popolati da personaggi indimenticabili e meravigliosi, oltre che di gettare i semi per quelle che sarebbero poi diventate le sue pellicole più popolari (fanatici di The Nightmare Before Christmas, ditemi voi se i vermi della sabbia non sono identici ad un paio di pupazzi costruiti da Jack e company, e se la cima della giostra che ad un certo punto compare in testa a Beetlejuice non è uguale alla faccetta dello stesso Jack!!). Adesso, e mi fa male dirlo, il regista ricicla spesso e volentieri sé stesso, come mostrano le foto dal set del nuovo Dark Shadows, dove Johnny Depp è un incrocio tra il Cappellaio Matto di Alice in Wonderland, il Willy Wonka de La fabbrica di cioccolato e il Joker di Batman. Asciugo una lacrima di frustrazione e vado avanti.


Cosa c’è di bello in questo Beetlejuice? Tutto. Tutto, tutto, tutto. E’ innanzitutto geniale l’idea di ribaltare il comune cliché horror della casa infestata, dove sono i morti che “disturbano” i vivi, e decidere di mostrarci un’ingenua coppia di fantasmi la cui non-vita viene messa sottosopra dall’arrivo dei chiassosi, antipatici viventi. E’ divertente vedere un aldilà anche troppo reale, fatto di sale d’attesa, uffici, noiosa burocrazia, libri che sembrano manuali d’istruzioni più che esoterici tomi su quel che ci aspetta dopo la morte. E’ fondamentale l’uso della stop – motion, a partire dai già citati vermi della sabbia per arrivare alle statue semoventi di Delia o al Beetlejuice serpente. E questo solo per cominciare, perché le due cose che rendono davvero unico questo film sono la bravura di Michael Keaton e la colonna sonora.


Keaton mette tutto sé stesso nell’interpretare l’essere assolutamente schifoso e divertente che è Beetlejuice. Sotto un trucco che lo rende letteralmente irriconoscibile (altro che Johnny Depp!!), nonostante il tempo in cui il personaggio compare nel film sia minore rispetto a quello concesso agli altri, l’attore regala ai posteri uno dei “mostri” più indimenticabili del cinema fantastico. Logorroico, laido, cialtrone, a tratti anche pericoloso, da il suo meglio nelle indimenticabili sequenze dell’esumazione all’interno del plastico (altro colpo di genio di sceneggiatori e registi) e durante il matrimonio forzato con Lydia, quando prima del fatidico sì riesce a rievocare in due secondi netti tutta la felice vita da single. E poi, si diceva, la colonna sonora. Oltre al preponderante, bellissimo score del solito Danny Elfman quello che è davvero importante in Beetlejuice è l’utilizzo delle canzoni di Harry Belafonte, del “calypso”. Oltre ad essere un genere decisamente inusuale da inserire all’interno di un horror, da vita ad una delle sequenze più belle della storia del cinema (senza esagerare, davvero!!), quella in cui gli “invasori” umani vengono posseduti durante la cena e cominciano a cantare e ballare al ritmo della Banana Boat Song, Day – O, prima di venire aggrediti dal cocktail di gamberi! Senza dimenticare il bellissimo finale scandito dall’altrettanto divertente e trascinante Jump in the Line, una delle mie canzoni preferite. Mi sembra strano che chi legge questo blog non abbia mai visto Beetlejuice, ma in caso ve lo consiglio caldamente, come avrete capito. Chi invece ha già avuto l’onore, lo riguardi, che non fa mai male!


Del regista Tim Burton, Michael Keaton (Beetlejuice), Winona Ryder (Lydia), Glenn Shadix (Otho) e Catherine O’Hara (Delia) ho già parlato nei rispettivi link.

Alec Baldwin (vero nome Alexander Rae Baldwin III) interpreta Adam. Uno dei più famosi attori americani e membro di una famiglia assai attiva in campo cinematografico (i fratelli sono Stephen, William e Daniel Baldwin, tutti attori), lo ricordo per film come Una vedova allegra… ma non troppo, Una donna in carriera, Talk Radio, Caccia a Ottobre Rosso, Bella, bionda.. e dice sempre sì, Il sospetto, Americani, L’uomo ombra, L’urlo dell’odio, Codice Mercury, I Tenenbaum, Il gatto… e il cappello matto, … e alla fine arriva Polly, The Aviator, Elisabethtown e Dick e Jane – Operazione furto. Ha inoltre doppiato Come cani e gatti, Spongebob il film, episodi delle serie Due fantagenitori, I Simpson, Spongebob Squarepants e partecipato a telefilm come Friends, Nip/Tuck, Will & Grace e 30 Rock. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 53 anni e cinque film in uscita, tra cui il Bop Decameron di Woody Allen.


Geena Davis (vero nome Virginia Elisabeth Davis) interpreta Barbara. Attrice famosissima negli anni ’80 e primi ’90, ex moglie dell’altrettanto famoso attore Jeff Goldblum, la ricordo per film come l’inquietante La mosca, il cult Le ragazze della terra sono facili, Thelma & Louise (che le è valso l’Oscar come migliore attrice protagonista), Ragazze vincenti e Stuart Little – Un topolino in gamba (con i suoi due seguiti), inoltre ha partecipato a serie come Supercar, Fantasilandia, Riptide, Casa Keaton e Will & Grace. Americana, anche produttrice e sceneggiatrice, ha 55 anni.


Jeffrey Jones interpreta Charles Deetz. Ottimo caratterista americano, lo ricordo per film come Amadeus, Howard … e il destino del mondo, Caccia a Ottobre Rosso, Ed Wood, L’avvocato del diavolo, il bellissimo L’insaziabile, Il mistero di Sleepy Hollow, Stuart Little – Un topolino in gamba e Heartbreakers – vizio di famiglia, inoltre ha partecipato a serie come Il tenente Kojak, Ai confini della realtà, Oltre i limiti. Ha 65 anni e un film in uscita.


Sylvia Sidney (vero nome Sofia Kosow) interpreta Juno. Attrice americana, famosissima negli anni ’30 e attiva comunque fino ai ’90, ha partecipato a film come La maledizione di Damien e Mars Attacks!, oltre a serie come Starsky & Hutch, Love Boat e Magnum P.I. E’ morta nel 1999 per un cancro alla gola (profetico Burton!!), all’età di 88 anni.


Robert Goulet interpreta Maxie. Caratterista americano che avrete visto almeno 1000 volte durante gli anni ‘80/’90, lo ricordo aver partecipato a Una pallottola spuntata 2 e ½: l’odore della paura e a serie come Love Boat, Fantasilandia, La signora in giallo, L’ispettore Tibbs. E’ morto nel 2007 per una fibrosi polmonare, all’età di 73 anni.


E ora un paio di curiosità. Originariamente, Beetlejuice doveva essere un horror tout court e il personaggio del titolo un demone alato che scendeva sulla terra in forma umana per uccidere i Deetz. Il ruolo di Lydia sarebbe stato molto ridimensionato, in quanto avrebbe dovuto essere la sorella di sei anni (personaggio assente dalla versione definitiva) quella in grado di vedere i fantasmi; inoltre, tra le sequenze previste ci sarebbe stata la trasformazione della piccola in un topo rabbioso e il tentativo di stupro da parte di Beetlejuice ai danni di Lydia. Francamente, preferisco il Beetlejuice che conosco! Ma rimaniamo in tema “quel che avrebbe potuto essere”. Tim Burton avrebbe voluto il suo idolo d’infanzia Sammy Davis Jr. nel ruolo di Beetlejuice, ma si è beccato il veto dagli studios; per quanto riguarda Catherine O’Hara, la sua scelta deriva dal fatto che Anjelica Huston in quel periodo aveva problemi di salute, mentre in lizza per il ruolo di Lydia c’erano nomi come Juliette Lewis (che ha fatto il provino ed è stata scartata), Sarah Jessica Parker, Brooke Shields e Jennifer Connelly (che hanno direttamente rifiutato la parte). Dal film è stata tratta nell’89 la serie animata Beetlejuice che, se non ricordo male, è arrivata anche in Italia. Più che cercare la serie in questione, però, se vi fosse piaciuto il film vi consiglio di recuperare tre capisaldi della commedia horror come La morte ti fa bella, Gremlins e La famiglia Addams. ENJOY!

domenica 15 gennaio 2012

I sonnambuli (1992)

Finalmente comincio ad addentrarmi nella mia collezione "vintage" di horror e spuntano fuori titoli come questo I sonnambuli (Sleepwalkers), diretto nel 1992 dal regista Mick Garris e tratto da un racconto inedito di Stephen King. Non lo vedevo da un po' di tempo, ma oggi come allora rimane uno dei migliori.


Trama: Charles e la madre sono due "sonnambuli", una razza di uomini felini che, per sopravvivere, devono cibarsi dell'essenza vitale di giovani vergini. Praticamente invulnerabili, solo il graffio del gatto può ferirli e ucciderli...


I sonnambuli era una delle punte di diamante di Notte Horror, senza se e senza ma, almeno per me. E' vero che da kingomane non sono molto obiettiva quando si parla del Re, ma è anche vero che riesco a riconoscere come la maggior parte dei film tratti dalle sue opere siano delle mezze ciofeche, soprattutto quando di mezzo c'è la mano "santa" di Mick Garris. Eppure, nonostante tutte le sue imperfezioni, questo I sonnambuli mi è sempre piaciuto, tanto che la cassetta si era abbastanza rovinata a furia di riguardarlo di tanto in tanto. Sarà perché scorre rapido e vivace fino alla fine, sarà perché nel 60% delle inquadrature ci sono gatti gnaulanti e io adoro i felini, sarà perché ci troviamo di fronte ad una di quelle pellicole "guest star friendly" dove è possibile vedere interagire tra loro gente come Stephen King, Tobe Hooper, Clive Barker, John Landis, Joe Dante e persino Mark Hamill in piccoli e simpatici ruoli, sarà perché in questo rilassato ed amichevole contesto risulta accettabile anche un omicidio compiuto usando una pannocchia... insomma, forse perché sono un'inguaribile nostalgica ritengo ancora oggi che I sonnambuli sia un valido horror un po' sottovalutato.


Certo, oggettivamente, ha i suoi limiti. Innanzitutto la regia è quasi televisiva, pochi movimenti di macchina, pochi virtuosismi, gran staticità (d'altronde, stiamo parlando di Mick Garris). Gli interpreti, per contro, sono abbastanza validi, con una giovanissima Mädchen Amick praticamente agli esordi costretta nel ruolo della povera verginella sacrificale, un Brian Krause sufficientemente marmoreo per il ruolo che interpreta e un'affascinante Alice Krige nel ruolo della madre di Charles, senza contare un paio di meravigliosi caratteristi come Glenn Shadix e Ron Perlman, purtroppo poco sfruttati. Gli effetti speciali non sono male, il makeup delle creature, due gatti giganti rugosi e senza pelo, è veramente disgustoso e ci sono un paio di scene splatter abbastanza interessanti, anche se la maggior parte di quelli che sembrerebbero omicidi non sono tali, ma solo ferimenti. Incredibilmente curata la colonna sonora: nei titoli di coda c'è la bellissima Boadicea di Enya, adattissima per un horror "malinconico" come questo, la scatenata Do You Love Me e, ovviamente, Sleepwalk.


Al di là quindi dell'aspetto tecnico, obiettivamente direi che I sonnambuli patisce un po' dal punto di vista della storia, soprattutto perché la caratterizzazione dei personaggi è un po' incoerente: madre e figlio (con tutte le perversioni legate alla loro razza, eh, non ultimo il loro rapporto incestuoso) all'inizio vengono mostrati quasi come dei reietti di cui avere pietà e soprattutto Charles parrebbe quasi propenso ad innamorarsi di Tanya, poi verso metà film cambia completamente personalità. Altro personaggio discutibile è quello dello stronzissimo professore interpretato da Glenn Shadix: capisco che un tuo studente ha mentito sul suo paese d'origine, ma da qui a metterlo al muro trattandolo come se avesse ucciso una persona ne passa! Altra cosa assurda, la capacità che ha il giovane Charles di cambiare col pensiero non solo il colore della macchina, ma persino il modello. Comodo, quando si è giovani e in cerca di donne!! Ma a parte questo, consiglio I sonnambuli a tutti, soprattutto ai nostalgici che, come me, lo hanno visto a Notte Horror. Gli amanti dell'horror tout court si astengano.


Del regista Mick Garris ho già parlato qui, Ron Perlman (il capitano Soames) invece lo trovate qua.

Brian Krause interpreta Charles. Attore americano che ricordo soprattutto per il ruolo dell'angelo Leo nella serie Streghe, ha partecipato a film come Ritorno alla laguna blu e a serie come Walker Texas Ranger e CSI: Miami. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 43 anni e dieci film in uscita.


Mädchen Amick interpreta Tanya. Anche lei famosa per un ruolo televisivo, ovvero la bistrattata cameriera Shelly Johnson di Twin Peaks, ha partecipato a film come Fuoco cammina con me e a serie come Baywatch, Dawson's Creek, Una mamma per amica, E.R. - Medici in prima linea e CSI: NY. Americana, ha 42 anni.


Alice Krige interpreta la madre di Charles, Mary. Sudafricana, ha partecipato a film come Momenti di gloria e Silent Hill, oltre a serie come La signora in giallo, Beverly Hills 90210, Six Feet Under e The 4400. Anche produttrice, ha 58 anni e un film in uscita.


Glenn Shadix (vero nome William Glenn Scott) interpreta Mr. Fallows. Caratterista americano che ha avuto l’onore di interpretare l'enigmatico Otho di Beetlejuice e doppiare il folle Sindaco dello splendido The Nightmare Before Christmas, lo ricordo anche per altri film come Il postino suona sempre due volte e Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie. Ha inoltre partecipato a serie come Pappa e Ciccia, Seinfeld, Willy il principe di Bel Air, Hercules, Sabrina vita da strega, E.R. medici in prima linea, doppiato episodi di The Mask, Quack Pack, Mucca e Pollo, Jackie Chan’s Adventures e il delizioso corto burtoniano The World of Stainboy. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2010 per un trauma cranico, all’età di 58 anni.


Come ho già detto, ci sono una marea di guest star in questo film: Stephen King interpreta il custode del cimitero, John Landis e Joe Dante li vedrete assieme come tecnici di laboratorio, Clive Barker e Tobe Hooper come membri della scientifica e, all'inizio, uno dei due sbirri che entra nella casa abbandonata è Mark Hamill, ovvero il Luke Skywalker dei primi Star Wars. Se il film vi fosse piaciuto vi consiglio di recuperare altri horror kingiani d'annata, come Cujo o Grano rosso sangue. ENJOY!

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