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martedì 13 settembre 2022

Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo (2022)

Ho lasciato scemare un po' le orde di pargoli in vacanza, quindi ho recuperato con calma Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo (Minions: Rise of Gru), diretto dai registi Kyle Balda, Brad Ableson e Jonathan del Val.


Trama: un undicenne Gru tenta di entrare nei Malefici 6, la sua squadra di supercattivi preferita. Quando il piano va a rotoli, i Minions devono cercare di salvare il loro mini-boss.


Avevamo lasciato i Minions, alla fine del film a loro dedicato, pronti a seguire il piccolo ma già cattivissimo Gru, e Minions 2 comincia per l'appunto con gli omini gialli al servizio del giovane wannabe villain, segregati in una cantina casalinga non ancora trasformata in laboratorio segreto e pronti a combinare disastri. Come da titolo originale, Minions 2 non è dunque la storia di "come Gru diventa cattivissimo", ché la malvagità c'è ed è innegabile, bensì dell'"ascesa" di Gru da aspirante a supercattivo a tutti gli effetti, a partire dal legame con un mentore (per quanto involontario) fino ad arrivare all'accettazione dei suoi stranissimi e pasticcioni collaboratori, i quali questa volta, a differenza della precedente, condividono il titolo col loro boss. Ciò rende Minions 2 molto più legato alla trilogia da cui deriva e, di conseguenza, più articolato, a livello di trama, rispetto al suo predecessore, poiché diventa un altro tassello posto a formare la personalità di Gru, presentato nel primo Cattivissimo me come malvagio tout court ma, in realtà, dotato di saldi principi (im)morali: all'interno della pellicola viene data molta importanza alla lealtà verso i propri compagni o amici, si insegna a non guardare agli altri con superficialità e persino a fare tesoro di chi è dotato di maggiore esperienza, grazie all'introduzione di un nonno "sui generis" che si rivelerà importantissimo per il futuro del giovane protagonista. 


E i Minions, in tutto questo? I buffi omini gialli sono, come al solito, veicolo di gag infinite affidate al già collaudato trio composto da Stuart, Bob e Kevin, con le loro rispettive e strabordanti personalità, ai quali si aggiunge l'ancor più pasticcione e logorroico Otto, il vero portatore di caos della pellicola. L'allegro quartetto si ritrova ad avere a che fare con moltissimi topoi del cinema "di serie Z" anni '70 e di altrettanti titoli cult della Nuova Hollywood, il che offre allo spettatore adulto la possibilità di divertirsi parecchio con citazioni e parodie che, come al solito, rischiano di non arrivare ai bambini: i riferimenti a Easy Rider, L'aereo più pazzo del mondo e le pellicole di arti marziali che spopolavano all'epoca in cui il film è ambientato sono solo la punta dell'iceberg, perché, al di là della colonna sonora vintage, ogni fotogramma è zeppo di riferimenti ironici alle mode di quegli anni, per non parlare della mamma di Gru, in fissa con Tupperware e strani metodi di rilassamento psicofisico. Altro elemento parodico che, ahimé, è andato perduto nella versione italiana, risiede nel doppiaggio. Mezza squadra dei Malefici 6 è stata infatti affidata alle voci di durissimi eroi (spesso anti-eroi o direttamente malvagi) del cinema action internazionale, quali Jean-Claude Van Damme, Dolph Lundgren e Danny Trejo, cosa che mi porta a sottolineare come l'unico vero difetto del film sia l'avere sprecato il potenziale di un gruppo di supercattivi che, di fatto, non risultano particolarmente efficaci... ma siccome il pubblico va al cinema per vedere i Minions, è innegabile che, anche questa volta, i realizzatori abbiano centrato l'obiettivo con un film perfetto per una serata in famiglia.   


Del regista Kyle Balda ho già parlato QUI. Steve Carell (voce originale di Gru), Pierre Coffin (Minions), Alan Arkin (Willy Krudo), Taraji P. Henson (Belle Bottom), Michelle Yeoh (Maestra Chow), Julie Andrews (Mamma di Gru), Russell Brand (Nefario), Jean-Claude Van Damme (Claude-Chelà), Dolph Lundgren (Svendicator), Danny Trejo (Mano di Ferro), RZA (Motociclista), Will Arnett (Mr. Perkins) e Steve Coogan (Silas Caprachiappa) li trovate invece ai rispettivi link. 

Lucy Lawless è la voce originale di Monachacku. Neozelandese, indimenticabile Xena, la ricordo per film come Spider-Man, Boogeyman - L'uomo nero e per altre serie quali Hercules, X-Files, Tarzan, Due uomini e mezzo, Veronica Mars, CSI: Miami, Agents of S.H.I.E.L.D. Ash vs. Evil Dead; come doppiatrice, ha lavorato in I Simpson, Celebrity Deathmatch e American Dad!. Anche produttrice, ha 54 anni. 


Ad aiutare Kyle Balda come co-registi ci sono Brad Ableson, che aveva già diretto il corto Minions Holiday Special, e Jonathan del Val, che invece aveva co-diretto Pets 2 - Vita da animali. Il film segue Minions e, come quest'ultimo, è un prequel di Cattivissimo me, Cattivissimo me 2 e Cattivissimo me 3; ovviamente, e vi piace il genere, recuperateli tutti! ENJOY!

domenica 7 luglio 2019

Aquaman (2018)

L'avevo perso al cinema e ora ho recuperato Aquaman, diretto nel 2018 dal regista James Wan.


Trama: nato dalla Regina di Atlantide e da un essere umano, Arthur conduce la sua tranquilla vita da supereroe "per caso", finché gli atlantidei non cominciano ad attaccare il mondo di superficie...



Cosa ho visto, santo Cielo. No, aspettate, non è mica una critica. Cioé, lo sarebbe anche ma, boh, ho il cervello talmente pieno di roba che non so come farò a scrivere il post. E io che pensavo che Thor: Ragnarok fosse zamarro e sfacciato. Ingenua, non avevo pensato che Aquaman avrebbe preso la creatura di Taika Waititi e le avrebbe riso in faccia per quasi tre ore che scorrono come se fossero mezza, unendo una marea di cretinate a livello di sceneggiatura (ci si sono messi in quattro, se non sbaglio, a scriverla, bastavano le mie due cuginette o anche solo la più piccola) a un delirio visivo continuo. E quando dico continuo intendo che non c'è un solo momento di stasi riflessiva, ogni tanto sullo schermo accadono settanta cose contemporaneamente, per almeno due ore la gente salta in aria, si mena, spara, nuota e corre come se non avesse un domani; quando questo non succede arrivano mostri marini, delfini, mante, cavallucci cavalcabili, aragoste (aramostre) e persino il polpo Paul bonanima a suonare i bonghi manco fossimo sul set live action de La sirenetta (Spoiler: la Disney non riuscirebbe a creare un mondo sommerso così nemmeno a impegnarsi mille anni), per non parlare di luci al neon, improbabili architetture subbaQue, vestitini fatti di meduse sbrilluccicanti e tridenti d'oro. Insomma, poteva uscire fuori una cafonata ed effettivamente lo è, ma è una cafonata che (in qualche modo che ancora non riesco a capire) James Wan è riuscito a gestire in modo talmente fluido che non mi è nemmeno venuto da vomitare o da strapparmi gli occhi per la sovrabbondanza di computer graphic utilizzata, anzi. Non si fa neppure in tempo a pensare "macheccazz, quello è Dolph con la parrucchetta ross..." che esplode qualcosa, arriva un cavalluccio marino a morderti le chiappe e tu ti sei già dimenticato la castroneria di piazzare un tridente in mezzo al deserto del Sahara. O La Banca di Fiducia nell'Italia più da cartolina ever, per dire.


Tutto questo perché Aquaman è un film cucito interamente addosso a Jason Momoa, lo one man show di un uomo buffo, nescio, incredibilmente gnocco nella sua zamarreide e nessuno ha fatto nulla per gettarlo in mezzo a qualcosa di meno cafone... tranne affidarlo a un regista che sa fare il suo mestiere e che, quindi, è riuscito a regolare la zamarraggine dandole paradossalmente un senso. Come si fa a non parteggiare, tra l'altro, per questo Aquaman compagnone, che salva il mondo tra una pinta di birra e l'altra, che piscerebbe sui monumenti della sua gente e lascia lì i nemici a morire senza troppi complimenti, che se deve diventare re vabbé, magari è divertente, cazzucene, l'importante è poter limonare con la rossa Amber Heard e far casino? Non si può resistere, perché Aquaman è ignorante quanto Sharknado ma realizzato benissimo, zeppo di attori con le palle che hanno accettato di finire all'interno della parodia di un episodio dei Power Rangers o dei Cavalieri dello Zodiaco EPPURE non hanno perso la loro dignità. Perché l'unica cosa davvero orrenda del film, alla fine, è quel terrificante filtro computerizzato messo in ogni inquadratura subacquea, un'offesa agli occhi che se la gioca con l'ancora più orribile "filtro piallante" che ringiovanisce Willem Dafoe, Nicole Kidman e rende il solitamente adorabile Patrick Wilson una maschera di cera (a tratti, davvero, non sembra nemmeno lui).  Ma poi, honestly, chissenefrega del filtro pialla? Jason Momoa è seminudo per buona parte del metraggio, abbiamo davvero bisogno di altri motivi per guardare Aquaman e farci esplodere la psiche? I don't think so.


Del regista James Wan ho già parlato QUI. Amber Heard (Mera), Willem Dafoe (Vulko), Patrick Wilson (Re Orm), Nicole Kidman (Atlanna), Dolph Lundgren (Re Nereus), Graham McTavish (Re Atlan), Leigh Whannell (Pilota del cargo), Julie Andrews (voce di Karathen), John Rhys-Davies (voce di Re Brine) e Djimon Hounsou (voce di Re Ricou) li trovate ai rispettivi link.

Jason Momoa interpreta Arthur. Hawaiiano, ha partecipato a film come Batman vs Superman: Dawn of Justice, The Bad Batch, Justice League e a serie quali Baywatch Il trono di spade; come doppiatore ha lavorato in Lego Movie 2: Una nuova avventura. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 40 anni e un film in uscita, Dune.


Aquaman era già comparso in Batman vs Superman: Dawn of Justice e Justice League, quindi se il film vi fosse piaciuto recuperateli. ENJOY!


martedì 30 gennaio 2018

Bollalmanacco On Demand: S.O.B. (1981)

Torna, a fatica causa mancanza atavica di tempo, il Bollalmanacco On Demand! Lo fa alla grande, accontentando finalmente l'amico Toto (proprio in occasione del suo compleanno) con un capolavoro di Blake Edwards, S.O.B., da lui diretto e sceneggiato nel 1981. Il prossimo film On Demand sarà Il club delle prime mogli. ENJOY!


Trama: un produttore abbattuto dall'insuccesso della sua ultima fatica cinematografica ha all'improvviso un illuminazione e decide di stravolgere interamente l'opera trasformandola in una storia a base di sesso e perversioni...


Le pellicole che, nel corso del tempo, hanno cercato di appannare un po' lo splendore di Hollywood, tirando fuori tutte le magagne di quella che è più una fabbrica di soldi che di sogni, sono tante quante le stelle in cielo e spaziano in vari registri, dal drammatico, all'horror, alla commedia. In quest'ultima categoria rientra S.O.B., che mette alla berlina i meccanismi hollywoodiani legati alla produzione e distribuzione di un film, con particolare attenzione a tutte le beghe legali e i cavilli che decretano la "proprietà" di una determinata opera e anche al compiacimento del pubblico, somma e volubile divinità dai gusti indiscutibili oggi come allora. In trent'anni quest'ultimo aspetto non è cambiato molto, lo dimostrano le petizioni volute dai fanZ per togliere dal canon l'ultimo episodio di Star Wars oppure il calcio in culo dato a Kevin Spacey per questioni più economiche/d'immagine che di reale preoccupazione per le sue vittime, e ciò rende S.O.B. un film senza tempo, invecchiato alla perfezione. Ho scritto all'inizio che S.O.B. è una commedia ma forse sarebbe meglio definirlo una tragicommedia, permeata da un umorismo nero che si affaccia fin dalle prime sequenze, dove un uomo (che si scoprirà poi essere un grande attore quasi dimenticato) muore sulla spiaggia nell'indifferenza generale, almeno finché la gente comincia ad accorgersi del suo cane disperato; l'attore in questione diventa così l'emblema di una macchina economica che mastica e sputa chi è tanto (s)fortunato da finire nei suoi ingranaggi, dove tutti sgomitano per avere un minimo di attenzione senza preoccuparsi troppo del prossimo e dove ognuno deve pensare non solo al proprio godimento ma anche e soprattutto a parare le proprie chiappe nella previsione di tempi bui. La follia di Felix, produttore messo in ginocchio dall'insuccesso commerciale del suo ultimo film, è quella di un uomo che si dibatte per non annegare e che sceglie di mettere in gioco tutto per compiacere il pubblico, dalla moglie simbolo di innocente purezza ai soldi, fino ad arrivare alla vita ("Forse così il film venderà di più!"), sfruttando nel più paradossale dei modi dinamiche realmente esistenti: non vorrei sempre mettere in mezzo il povero Kevin Spacey ma quanti spettatori "non cinefili" sarebbero andati a vedere l'ultimo film di Ridley Scott se non fossero stati incuriositi dal caso che gli è stato montato sopra? Appunto.


Nel dipingere questa critica corrosiva verso il sistema Hollywoodiano Blake Edwards va ben oltre la mera presa in giro impersonale e ci mette del suo, soprattutto dal punto di vista autobiografico, arrivando persino a scegliere la moglie Julie Andrews per il ruolo di Sally Miles, protagonista del film di Felix nonché moglie in procinto di chiedere il divorzio. In questo caso, personaggio e attrice reale si sovrappongono in quanto anche Sally è considerata da tutti il simbolo immacolato del cinema per famiglie e l'idea di vederla mostrare il seno in un film a sfondo sessuale è la provocazione massima sia di Felix che dello stesso Edwards (dev'essere stato un tale shock all'epoca che persino Seth MacFarlane ha ricordato la visione di "Mary Poppins con le tette al vento" in un episodio de I Griffin). E' esilarante vedere il numero musicale che apre entrambi i film, uno zuccheroso sogno disneyano in cui la protagonista si ritrova in un mondo da fiaba, venire completamente stravolto e trasformato in un incubo a base di simboli fallici e diavoli infoiati, una sequenza che Sally riesce ad affrontare solo perché completamente in botta ed è effettivamente sconvolgente l'immagine di Mary Poppins che si "abbassa" al livello delle altre signorine (e signorini) compiacenti che popolano le ville hollywoodiane, all'interno delle quali sesso, droga e alcool diventano allegre monete di scambio e veicolo di favori reciproci. Nonostante tutta la depravazione che viene mostrata nel film, tuttavia, Edwards riesce a non essere mai volgare e a diventare persino poetico sul finale, dove le Standard Operational Bullshit del titolo originale vengono smascherate da tre adorabili cialtroni ubriachi (William Holden, Robert Preston e Robert Webber, semplicemente favolosi), gli unici ad avere davvero a cuore Felix come amico e persona; l'amara conclusione di S.O.B. è l'affermazione dello spettacolo che deve continuare, della realtà che si fa essa stessa spettacolo e viene scandita da riti sempre più vuoti, per il mero gusto del gossip e di una celebrazione ipocrita dei cosiddetti "grandi nomi", dove tutti vissero felici e contenti come in una fiaba e zeppi di soldi e premi Oscar... almeno fino al prossimo film o al prossimo scandalo, ovviamente.


Del regista e sceneggiatore Blake Edwards ho già parlato QUI. Julie Andrews (Sally Miles), William Holden (Tim Culley), Marisa Berenson (Mavis), Shelley Winters (Eva Brown) e Rosanna Arquette (Babs) li trovate invece ai rispettivi link.

Larry Hagman interpreta Dick Benson. Meglio conosciuto come J. R. Ewing della soap Dallas, ha partecipato a film come Superman, Gli intrighi del potere - Nixon e ad altre serie quali Strega per amore, Nip/Tuck e Desperate Housewives. Come doppiatore ha invece lavorato in un episodio de I Simpson. Anche produttore e regista, è morto nel 2012 all'età di 81 anni.


Robert Loggia interpreta Herb Maskowitz. Americano, ha partecipato a film come Lassù qualcuno mi ama, La più grande storia mai raccontata, Porgi l'altra guancia, La vendetta della Pantera Rosa, Piedone d'Egitto, Ufficiale e gentiluomo, Sulle orme della Pantera Rosa, Psycho II, Pantera Rosa - Il mistero Clouseau, Scarface, L'onore dei Prizzi, Doppio taglio, Over the Top, Su e giù per i Caraibi, Big, Bella, bionda... e dice sempre sì, Amore all'ultimo morso, Independence Day, Strade perdute, Independence Day - Rigenerazione e a serie quali Alfred Hitchcock presenta, Il tenente Kojak, Colombo, Wonder Woman, La donna bionica, L'uomo da sei milioni di dollari, Starsky & Hutch, Charlie's Angels, Fantasilandia, La signora in giallo, Magnum P.I., Pandora's Clock: La Terra è in pericolo, Oltre i limiti, Dharma & Greg, Malcom, I Soprano e Monk; come doppiatore ha lavorato per il film Oliver & Company ed episodi de I Griffin. Anche regista, è morto nel 2015 all'età di 85 anni.


Richard Mulligan interpreta Felix Farmer. Americano, ha partecipato a film come Sulle orme della Pantera Rosa e a serie quali Strega per amore, Charlie's Angels, Hunter, Love Boat, Bolle di sapone e Ai confini della realtà; come doppiatore ha lavorato per il film Oliver & Company. E' morto nel 2000 all'età di 67 anni.


Robert Preston interpreta il Dr. Irving Finegarten. Americano, ha partecipato a film come Victor Victoria e Giochi stellari. E' morto nel 1987 all'età di 68 anni.


Robert Vaughn interpreta David Blackman. Meglio conosciuto come Napoleon Solo della serie Organizzazione U.N.C.L.E., ha partecipato a film come I dieci comandamenti, I magnifici sette, L'inferno di cristallo, Superman III, Renegade un osso troppo duro e ad altre serie quali Zorro, Alfred Hitchcock presenta, Colombo, Love Boat, A-Team, Hunter, La signora in giallo, Walker Texas Ranger, La tata, Sentinel e Little Britain USA. Anche regista, è morto nel 2016 all'età di 83 anni.


Nei panni di Lila, l'autostoppista bionda, c'è Jennifer Edwards, figlia del regista. L'acronimo S.O.B., lungi dall'essere Son Of a Bitch come tutti pensano (e com'è stato tradotto in italiano), sta per Standard Operational Bullshit , in riferimento a tutto ciò che accade al protagonista sul finale; a proposito di bullshit,  la pellicola (basata in parte sull'esperienza di Blake Edwards sui set di Operazione crepes suzette e Uomini selvaggi) è stata candidata ai Razzie Awards per la peggior regia e peggior sceneggiatura ma quell'anno vinsero rispettivamente Michael Cimino per I cancelli del cielo e Mammina cara, tratto dalla biografia al vetriolo scritta dalla figlia di Joan Crawford sull'attrice. In compenso, S.O.B. era stato anche candidato per un Golden Globe alla Miglior Commedia o Musical, strappatogli dal film Arturo. Detto questo, se S.O.B. vi fosse piaciuto recuperate 10 e Hollywood Party, sempre dello stesso regista. ENJOY!

venerdì 1 settembre 2017

Cattivissimo me 3 (2017)

E con Cattivissimo me 3 (Despicable Me 3), diretto dai registi Kyle Balda, Pierre Coffin e Eric Guillon, si conclude la tripletta di novità viste questa settimana. Come sarà andata la rimpatriata con Gru e soci? Mah...


Trama: dopo essere stato licenziato dalla Lega Anti-Malvagi e aver perso il supporto dei Minion, Gru si riunisce al gemello perduto Dru, un ricchissimo allevatore di maiali che vorrebbe intraprendere la carriera di supercattivo.


Sono andata a vedere Cattivissimo me 3 con tre bambini (due cuginette e il Bolluomo, anche se quest'ultimo vi direbbe che la bambina ero io) e siccome era la prima volta che portavo al cinema con me le cuginette, rispettivamente di quasi 12 e quasi 9 anni, ero un po' nervosa e più che guardare il film ho cercato di capire se le piccole si stessero divertendo. La grande, più schiva e, per l'appunto, "adulta", ha riso ben poco mentre la piccola s'è divertita soprattutto davanti ai Minion o nei momenti di comicità più "fisica" però entrambe hanno detto che il film gli era piaciuto; il bambino Mirco, invece, mi ha confessato in privata sede di non aver trovato Cattivissimo 3 divertente come i film che lo hanno preceduto perché, a suo dire, "mancava qualcosa". Mettendo assieme queste tre opinioni e considerato che io ho riso come una matta solo davanti al baffuto e trashissimo Balthazar Bratt, posso dire che stavolta i signori della Illumination hanno un po' mancato l'obiettivo o, meglio, hanno raggiunto quello di fare ancora una volta soldi a palate ma dubito siano riusciti ad invogliare gli spettatori ad attendere un altro, inevitabile sequel della storia di Gru. Anche perché, ammettiamolo, non c'è più molto da dire in merito ed è qui che Mirco (e anche io) ha rilevato la "mancanza". Nel primo Cattivissimo Me il protagonista seguiva un percorso formativo che alla fine lo portava dall'essere cattivo all'essere buono e a trovare uno scopo nella vita, nel secondo capitolo Gru doveva invece fare i conti col suo nuovo stile di vita e scoprire l'amore; nel terzo episodio della saga non esiste invece un'evoluzione dei personaggi (se non contiamo i problemi materni all'acqua di rose di Lucy o la scoperta della disillusione da parte della piccola Agnes) e la trama conseguentemente si "siede", trasformandosi in una serie di gag e storie parallele malamente tenuta assieme da un debole filo conduttore, il gemello perduto Dru, personaggio tra il loffio e l'imbarazzante, sicuramente poco divertente sia per gli adulti che per i bambini i quali, in sostanza, vogliono solo i Minion. E qui casca l'asino perché gli esserini gialli si vedono davvero poco in Cattivissimo me 3, lasciando spazio alle vicende scioccherelle di tre bambine che in tre film non sono cambiate di una virgola e, peggio ancora, non vengono mai inserite costruttivamente all'interno della trama e si limitano a fare le damsel in distress della situazione. A dimostrazione di come gli sceneggiatori non sapessero proprio bene che pesci pigliare, basti solo dire che il Dottor Nefario è stato messo da parte grazie a un barbatrucco nerd che ben pochi bambini potranno capire e che la nuova capa della Lega Anti-Cattivi, introdotta con gran fanfara, scompare dopo un paio di minuti.


Il villain Balthazar Bratt è un altro punto a sfavore del divertimento dei più piccini. Benché io fossi piegata sulla poltrona dal ridere, il personaggio dell'ex bambino prodigio della TV non può necessariamente fare presa su un pubblico di giovanissimi, che al limite potranno trovarlo buffo per il suo aspetto. Come fanno creature dai sei ai quindici anni a capire che Balthazar Bratt è un povero sfigato ancorato alle mode di fine anni '80/inizio '90 e che proprio per questo è esilarante vederlo combattere sulle note di I'm Bad o Into the Groove oppure seguire i video di aerobica di Jane Fonda mentre parla con un robottino assai simile al vecchio Emilio? Persino il mullet coi baffoni sfoggiato dal villain, "impreziosito" da una bella chiazza pelata in cima alla capoccia, è geniale nella sua spietatezza. Eppure, giustamente, le mie cuginette lì non hanno riso e non capivano perché io mi sbellicassi. Cosa rimane quindi di universalmente apprezzabile in questo Cattivissimo me 3? Beh, a me è piaciuta molto la resa visiva del Paese inventato di Freedonia, dove vive Dru. Mix di Bavaria, Europa Orientale, Spagna, Francia, Italia e Grecia, la Freedonia è un posto vivace e zeppo di colori, un luogo suggestivo che ricorda mille immagini da cartolina e raccoglie in sé altrettanti stereotipi, il che probabilmente è anche un modo per mettere alla berlina l'ignoranza crassa degli americani. Altro punto a favore, ovviamente, i Minion. Proprio in virtù del poco tempo a loro disposizione, i creaturini gialli riescono a non nauseare lo spettatore e si fanno desiderare, cosa che li rende ancora più simpatici: certo, la sottotrama a loro dedicata non serve a un'emerita cippa ma è sempre divertente ascoltare Pierre Coffin esprimersi nel folle Minionese (cercando ovviamente di tradurlo) e assistere a numeri musicali sempre più elaborati, che vanno a incastrarsi alla perfezione in una colonna sonora deliziosa e zeppa di successi vintage. In soldoni, Cattivissimo me 3 è il secondo film MEH che vedo questa settimana: non è abbastanza brutto per odiarlo, né abbastanza bello per consigliarlo, a meno che non siate dei CattivissimoMe Addicted. In tal caso, che lo sforzo sia con voi, non sarò certo io a dissuadervi dall'andare al cinema.


Dei registi Kyle Balda e Pierre Coffin (anche doppiatore dei Minion) ho già parlato ai rispettivi link e lo stesso vale per Steve Carell (voce originale di Gru e Dru), Kristen Wiig (Lucy), Steve Coogan (Fitz/Silas Caprachiappa), Julie Andrews (Mamma di Gru) e Andy Nyman (Clive il robot).

Eric Guillon è il co- regista della pellicola, alla sua prima esperienza. Probabilmente Francese, ha lavorato soprattutto come character designer nei film Cattivissimo me (e seguiti) e Lorax - Il guardiano della foresta.


Trey Parker è la voce originale di Balthazar Bratt. Co-creatore di South Park, ha lavorato soprattutto come doppiatore per lo show (sue le voci di Stan e Cartman, per esempio) e per altre serie quali Team America. Americano, anche musicista, sceneggiatore, produttore, animatore e regista, ha 48 anni.


Le voci italiane sono sempre quelle di Max Giusti per Gru/Dru e Arisa (bleagh!) per Lucy, alle quali si aggiunge quella di Paolo Ruffini che doppia invece Balthazar Bratt. Cattivissimo me 3 segue direttamente Minions, Cattivissimo me e Cattivissimo me 2 quindi se vi fosse piaciuto recuperate tutti i suoi "fratelli", nell'attesa che esca Minions 2 nel 2020 (bisogna aspettare un po' in quanto, come si evince dalla maglia indossata da Margo, il prossimo film della Illumination sarà una versione animata de Il Grinch, prevista per l'anno prossimo). ENJOY!

giovedì 6 marzo 2014

Mary Poppins (1964)

Ed ecco a voi la seconda puntata del Crossposting con Prevalentemente Anime e Manga, dedicata stavolta alla fonta d'ispirazione del bellissimo Saving Mr. Banks, ovvero Mary Poppins, diretto nel 1964 dal regista Robert Stevenson e tratto dai libri della scrittrice P.L. Travers. Il film ha vinto ben cinque Oscar: Julie Andrews come Miglior Attrice Protagonista, Miglior Montaggio, Migliori Effetti Speciali, Miglior Canzone (Chim Chim Cher-ee) e Miglior Colonna Sonora. Come sempre il post della mia collega potete trovarlo QUI. ENJOY!


Trama: dopo la fuga dell'ennesima tata, il signore e la signora Banks decidono di cercare un'altra istitutrice in grado di tenere testa ai piccoli Jane e Michael, ignorati sia dal padre che dalla madre. Trasportata dal Vento dell'Est, arriva invece Mary Poppins, che riuscirà non solo a farsi accettare dai piccoli, ma ad aiutare l'intera famiglia...


Povera P.L. Travers, come si fa a darle torto e non simpatizzare con l'atavico terrore di vedere le sue opere trasformate in un musicarello frivolo e zuccheroso? Dopo decenni passati dall'ultima visione, e mi vergogno a dirlo visto che da piccina Mary Poppins era uno dei miei film preferiti, mi vien da pensare: all'anima se è invecchiato male!! Sarà che dopo avere visto Saving Mr. Banks ho capito quale sarebbe il vero fulcro delle opere della scrittrice e la vera funzione della tata volante, ma la visione del classico Disney mi è pesata come un macigno. La pellicola, innanzitutto, è TROPPO lunga e poco coesa. Vanno bene i numeri musicali, sono la prima a cantare in coro Supercalifragilistichespiralidoso, Can Caminì, Com'è bello passeggiar con Mary o Sopra i tetti di Londra, tuttavia le sequenze dei balletti vengono trascinate per un tempo che mi è sembrato eterno, ed effettivamente il film dura più di due ore in cui succede non poco... pochissimo!!! Mary Poppins arriva, porta a passeggio i pargoli, entrano nel quadro con Bert, vanno a trovare lo zio volante, Mr. Banks decide di correre ai ripari e portare i figli in banca per liberarli dalla nefasta influenza della tata, i bimbi scappano e vengono trovati da Bert che, assieme a Mary Poppins, li trascina a ballar sui tetti, Mr. Banks viene licenziato, capisce di essere stato un uomo dimmerda per tutta la vita, si redime, Mary se ne va. DUE. ORE. E la parte davvero importante, la redenzione e la presa di coscienza di Mr. Banks, il tema che più premeva alla Travers, si riduce agli ultimi dieci minuti di pellicola, tanto che sembra quasi di guardare due film distinti: la supercazzola Disneyana che dura un'ora e mezza e i 30 minuti di contentino dati alla scrittrice australiana. Che cattiveria, Walt!!!


Ok, calma. Cerchiamo di metterci nei panni del pubblico dell'epoca. Indubbiamente, Julie Andrews canta come un usignolo, ascoltarla è un piacere incredibile e Dick Van Dyke è un mattatore di prim'ordine, semplicemente spettacolare nei panni del dinoccolato Bert e nel divertentissimo ruolo del vecchio banchiere. La tanto vituperata sequenza animata è un trionfo di colori e personaggini simpatici (la mano del divino Hamilton Luske si vede eccome!) e, ancora oggi, gli esseri umani riescono ad amalgamarsi alla perfezione con l’universo animato che danza loro intorno; sicuramente, quest’effetto speciale regge assai meglio di quelli utilizzati nella sequenza in cui, sulle note famosissime di Con un poco di zucchero, Mary e i pargoli rimettono a posto la stanza, dove lo stacco tra i personaggi e lo sfondo è molto netto. Le coreografie, per quanto decisamente lunghissime, sono molto curate e mettono istantaneamente allegria, per non parlare dei costumi, particolarissimi ma allo stesso tempo credibili, soprattutto per quel che riguarda le ormai storiche mise di Mary Poppins. Ovviamente, anche la “divisa d’ordinanza” di Mr. Banks è fondamentale nella sua inglesità: ammetto che, alla mia veneranda età, la sequenza che più mi ha colpita e fatta ridere è quella in cui il figlio del vecchio bancario distrugge tutti i segni distintivi del povero George, con i soci della banca che inorridiscono davanti allo scempio perpetrato ai danni dell’ombrello!


Effettivamente, ora come ora quello che ho apprezzato maggiormente riguardando Mary Poppins non è tutto il florilegio di canzoni e colori ma il modo “irriverente” e quasi nostalgico con cui gli americani hanno dipinto quella che, in definitiva, è la loro madre patria (viene persino citato il famoso Boston Tea Party!!). Dalla vecchina che chiede i due penny per i piccioni, ai tetti ricoperti di fumo nero, al peculiare capitano che, senza muovere un baffo, ogni giorno spara cannonate sulle quali si basa l’ora di Greenwich, fino ad arrivare all’atteggiamento da maestrina educata ma molto witty della perfetta Mary Poppins, tutto nel film emana un’aria di incredibile, parodistica dignità inglese. Non a caso i personaggi migliori, accanto a Mary e Bert, sono proprio i Signori Banks (prima ancora di quei due tonni che hanno per figlioli, soprattutto il roscio, con quell’espressione da baccalà, che non si può guardare e che, pare, fosse autentica visto che spesso i poveri virgulti erano all'oscuro di quello che sarebbe successo sul set!): lui è talmente tenero e sciocco nel suo freddo desiderio di conformarsi alle regole, da non accorgersi che chi gli sta intorno lo tratta come un burattino da manovrare a seconda dei suoi ormai prevedibili tic, mentre lei è una donnetta tutta pepe che lancia uova al primo ministro al grido di “Voto alle donne!” ma, in realtà, è la peggiore delle casalinghe, completamente devota al marito ed incapace di donare le necessarie attenzioni ai figli. Se il film si fosse concentrato soprattutto su questo piccolo nucleo di personaggi e sulla loro naturale evoluzione, invece di perdersi in ninne nanne e giochini, molto probabilmente non sarebbe diventato il grande classico di oggi, ma indubbiamente avrebbe reso più felice la Travers e, forse, avrebbe anche retto meglio l’usura del tempo. Ciò nonostante, Mary Poppins è uno dei film che mi ha cresciuta e, giusto l'anno scorso, è stato inserito nel Registro Nazionale Americano dei Film da preservare, quindi non posso essere così tanto cattiva: basta solamente un poco di zucchero, ovvero la bellissima e bravissima Julie Andrews che canta la struggente La cattedrale (la canzone preferita di Walt Disney, tra l'altro) o si commuove sul finale, oppure l’aria contemporaneamente guascona e malinconica di Dick Van Dyke e tutti i difetti si stemperano nelle lacrime che ho versato come ha fatto Emma Thompson in Saving Mr. Banks.


Di Julie Andrews, che interpreta Mary Poppins e che ha vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista per il ruolo in questione (sebbene fosse riluttante a partecipare, poiché sperava di essere chiamata ad interpretare Eliza Doolittle in My Fair Lady), ho già parlato qui, mentre Elsa Lanchester, che interpreta Katie Nanna, la trovate qua.

Robert Stevenson è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Zanna gialla, Darby O' Gill e il re dei folletti, Un professore tra le nuvole, F.B.I. Operazione gatto, The Gnome-Mobile, un maggiolino tutto matto, Pomi d'ottone e manici di scopa, Herbie il maggiolino sempre più matto, Quello strano cane di papà ed episodi delle serie Zorro e Alfred Hitchcock presenta. Anche sceneggiatore, produttore e attore, è morto nel 1986, all'età di 81 anni.


Dick Van Dyke (vero nome Richard Wayne Van Dyke) interpreta Bert e, con lo pseudonimo Navckid Keyd, anche Mr. Dawes padre. Americano, lo ricordo per film come Citty Citty Bang Bang, Dick Tracy e Una notte al museo, inoltre ha partecipato a serie come Alfred Hitchcock presenta, Colombo, Sabrina vita da strega Scrubs. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 89 anni e un film in uscita.


David Tomlinson (vero nome David Cecil MacAlister Tomlinson) interpreta Mr. Banks e presta la voce a parecchi personaggi animati, tra cui uno dei pinguini, uno dei fantini e l'ombrello parlante di Mary Poppins. Inglese, lo ricordo per film come Un maggiolino tutto matto, Pomi d’ottone e manici di scopa e Diabolico complotto del Dr. Fu Manchu. E’ morto nel 2000, all’età di 83 anni.


Due parole sugli altri attori presenti nella pellicola. Hermione Baddeley, che interpreta la domestica Ellen, avrebbe poi dato voce alla Madame de Gli Aristogatti, lo "zio Albert" Ed Wynn aveva doppiato il Cappellaio Matto in Alice nel paese delle meraviglie e Arthur Malet (Mr. Dawes Junior) avrebbe partecipato a Hook - Capitan Uncino nei panni di Tootles, mentre i due piccoli Karen Dotrice e Matthew Garber, che avevano già recitato insieme l’anno prima in Le tre vite della gatta Tomasina, si sarebbero riuniti nel 1967 per The Gnome-Mobile; la Dotrice recita ancora mentre lo sfortunato Matthew Garber è morto a soli 21 anni dopo aver contratto una forma di epatite in Africa. Tra i doppiatori dei vari personaggi animati figura inoltre anche Alan Napier che, come la cara Acalia dovrebbe sapere, è stato lo storico Alfred della serie vintage di Batman. Per quel che riguarda gli scartati, invece, inizialmente Walt Disney aveva pensato ad Angela Lansbury o addirittura Bette Davis per il ruolo di Mary Poppins che, effettivamente, nel libro è descritta come fredda e assai sbrigativa, non come dolce e materna; il vecchio Walt è stato poi folgorato dalla performance di Julie Andrews nello spettacolo teatrale Camelot e il resto, come si dice, è storia! Per il ruolo di Mr. Banks invece tra i candidati c'erano anche Richard Harris, James Mason e Donald Sutherland, mentre per quel che riguarda Bert si era brevemente pensato a Fred Astaire o Cary Grant. Ci sono ovviamente stati dei “caduti” anche per quel che riguarda le sequenze musicali da inserire nel film (per fortuna!!). Tolta la canzone scritta apposta per il Capitano (la cui melodia, tuttavia, si può ancora sentire nel corso del film), una di queste sequenze, chiamata La bussola magica, era formata da quattro canzoni: tra queste, Negli abissi del mar (The Beautiful Briny) è poi finita in Pomi d’ottone e manici di scopa mentre la melodia di un’altra canzone, The Land of Sand, è stata usata come base per Spera in me (Trust in Me), la ninna nanna del serpente Kaa ne Il libro della giungla. Concludendo con questo lunghissimo elenco di curiosità, sappiate che, dal 2004, esiste anche il musical Mary Poppins e che nel 1983 è stato girato un film per la TV russo dal titolo Meri Poppins, do svidaniya che è più o meno basato sui libri della Travers. Non vi dico di recuperarlo, in caso Mary Poppins vi fosse piaciuto, tuttavia potete sempre buttarvi su Nanny McPhee - Tata Matilda, Madeline – Il diavoletto della scuola, Matilda 6 mitica, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (quello originale, ovviamente!!), Tutti insieme appassionatamente, Il mago di Oz, Pomi d’ottone e manici di scopa e, naturalmente, Saving Mr. Banks. ENJOY!! 

giovedì 21 ottobre 2010

Cattivissimo me (2010)

E’ bello vedere che i cartoni animati, da che mondo è mondo, non ti ingannano mai. Se un trailer ispira fiducia, al 99% anche il cartone animato sarà bello, mentre se il trailer è un’idiozia si sa già che la pellicola potrà essere evitata a pié pari, cosa che purtroppo non è sempre possibile fare con i film. Nel caso di Cattivissimo me (Despicable me), dei registi Pierre Coffin e Chris Renaud, il film mantiene quel che il trailer promette: momenti esilaranti, personaggi geniali e una storia molto bella.

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Trama: Gru è un supercattivo che si ritrova in una fase di empasse, con le nuove generazioni di criminali che riescono ad eseguire furti molto più spettacolari dei suoi. Per recuperare un’arma indispensabile al suo nuovo piano decide di adottare tre adorabili bimbette, con l’intenzione di sbarazzarsene una volta raggiunto lo scopo, ma col tempo anche il cattivissimo Gru scopre di avere ancora un cuore…

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Il primo esponente dell’”invasione dei supercattivi animati” (sotto Natale uscirà Megamind) merita davvero anche più di una visione. Dopo Monsters & co. e il più recente Mostri contro Alieni, che raccontavano il punto di vista di mostri comunque buoni, ora finalmente gli animatori hanno fatto il salto di qualità e hanno deciso di raccontare la storia dal punto di vista di un cattivo vero e proprio, creando una storia godibile a più livelli, allo stesso tempo più adulta ma anche più infantile rispetto a quelle dei suoi due “predecessori”. Gru è davvero despicable, ovvero spregevole più che cattivissimo: scoppia palloncini ai bambini, ghiaccia le persone in coda davanti a lui, spacca le macchine parcheggiate, inquina l’aria, minaccia i vicini, ruba e chi più ne ha più ne metta, senza contare che non si vergogna assolutamente del suo modo di essere. Però c’è qualcosa, oltre alla “mostruosità”, che lo lega ai protagonisti degli altri due film che ho citato: oltre che uno stile di vita quello di essere malvagio per lui è anche un lavoro. E qui la sceneggiatura apre la via a una feroce ed acutissima satira legata all’attuale crisi globale e USA, presentandoci un’inquietantissima Banca del male (ex Lehman Brothers, ovviamente!), uno stuolo di collaboratori stipendiati dallo stesso Gru per aiutarlo nelle sue imprese criminali (i meravigliosi Minions, presenza preponderante del film, il cui nome è proprio quello con cui si indicano comunemente i tirapiedi in inglese) e l’incubo della disoccupazione e del licenziamento per mancanza di fondi. Questa satira, ovviamente, viene addolcita dalla parte più infantile e formativa del film, quella in cui Gru, grazie all’arrivo delle tre meravigliose pesti che è costretto ad adottare per seguire uno dei suoi piani, si riscopre umano e molto più abile come papà che come cattivo, insegnando così ai piccoli spettatori che il calore di una famiglia, per quanto strana, è la cosa più importante nella vita. Credo sia la prima volta che mi capita di vedere il passato del protagonista di un cartone animato, segnato dalla presenza di una madre insensibile e distante, utilizzato come giustificazione del suo carattere: Gru si commuove nel leggere la storia dei tre micini e della loro dolce mamma e si rifiuta fino all’ultimo di dare il bacio della buonanotte alle bimbe, memore di un’infanzia priva di affetto. L’ovvia catarsi finale porta anche la mamma di Gru a ravvedersi, ma non troppo in fin dei conti.

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Al di là dei significati più seri, però, parliamo di quello che alla fine mi attira inevitabilmente al cinema a vedere questo tipo di cartoni: lo sterminato numero di gag. Cattivissimo me è popolato da personaggi secondari uno più esilarante e meglio caratterizzato dell’altro, che sono un degno complemento dello splendido protagonista e che, spesso, gli rubano la scena. Le tre bimbette sono deliziose e ognuna di loro racchiude in sé un aspetto di Gru: la più grande è caustica ed intelligente, quella di mezzo è “malvagia” quanto lui e la piccoletta, pucciosetta da morire, incarna tutta l’infantile innocenza che il Cattivissimo nasconde nel cuore. L’interazione della strana famigliola crea delle situazioni divertentissime (la scena in cui Gru, dopo aver abbandonato le piccole, si trova una testa di bambola nel letto, come succede ad uno dei protagonisti del Padrino, ha rischiato di uccidermi dalle risate), ma mai divertenti come quelle a cui danno vita lo sterminato numero di Minions. Questi esserini giallini, dal vocabolario ridottissimo e dall’intelligenza ancora più ridotta, entrano nel cuore, tanto che questo è l’unico cartone animato che merita i soldi del 3D solo per come consente di vedere il siparietto di queste creature che cercano, durante i titoli di coda, di raggiungere il pubblico in sala inventandosi mille modi per uscire dallo schermo. I miei momenti preferiti comunque sono quelli in cui i Minions al supermercato si mettono a cantare Copacabana versione karaoke, quando si mettono in fila per ricevere il bacino di Gru e tutte le volte che si picchiano o si fanno i dispetti. Dovrebbero emanare una legge che obblighi la presenza nelle case di almeno dieci o venti di queste bestiette, sul serio.

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Vorrei spendere due parole anche per lo sfigatissimo villain Vector, con le sue armi lancia – piranha e seppie, la panza che esce dalla tutina attillata e il mega impianto per la Wii sopra una gigantesca vasca per gli squali, per il geniale Dottor Nefarius, che con la sua sordità crea invenzioni impagabili come i disco – robot e lo sparapuzzette, per l’infamissima direttrice dell’orfanotrofio che infila le bambine nella scatola della vergogna e si emoziona quando Gru la chiama “burro” in spagnolo, dandole dell’asino, e infine per le cariatidi che reggono le colonne del corridoio della banca del male, sempre più gobbe mano a mano che Gru lo percorre, finché l’ultima è definitivamente spiaccicata sotto il loro peso. Spettacolare poi l’inizio, un’impietosa satira del turista americano medio e una stilettata cattivissima agli australiani, il cui monumento nazionale parrebbe essere un’enorme lattina di birra. Non è tutto oro quello che luccica, ovviamente. Per esempio, per quanto non disdegni mai un tocco di sano trash, le citazioni musicali anni ’70 ormai hanno fatto il loro tempo, e il balletto finale dei personaggi sulle note di You Should Be Dancing dei Bee Gees è un po’ troppo tirato per i capelli e risulta decisamente banale, quasi un riempitivo per allungare il cartone. E cacca a piene mani sulla versione italiana di Cattivissimo me: dopo un bellissimo doppiaggio e un’accettabile canzone di Giorgia mi ci mettete un’orrida patacca del Mercatone Uno a coprire l’insegna del supermercato dove vanno a comprare i Minions??? Ma è come se al posto dell’insegna del Kwick – e – mart di Apu ci mettessero quella del Dìperdì! Vorrei davvero sapere chi è l’imbecille che ha tirato fuori una simile idea solo per raccattare due soldi di sponsor, visto che l’immagine che ne risulta è decisamente imbarazzante… Ma, a parte questo, Cattivissimo me è un altro film che mi sento di consigliare vivamente.

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Di Julie Andrews, che in originale doppia la stronzissima madre di Gru, ho già parlato qui, mentre Will Arnett, che presta la voce al cupo Mr. Perkins, lo trovate qua.

Pierre Coffin è uno dei due registi del film, al suo secondo lavoro. Francese, ha 43 anni.

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Chris Renaud è l’altro regista del film, anche lui al secondo lavoro dopo aver già diretto un corto che ha per protagonista lo Scrat de L’era glaciale. Americano, ha 44 anni.

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Steve Carell doppia Gru nella versione originale. Ammetto di non amare troppo quello che è uno dei più “nuovi” comici americani, anche se la sua interpretazione in Little Miss Sunshine è fenomenale, però qualche film dove compare l’ho visto, come Una settimana da Dio e Anchorman: The Legend of Ron Burgundy. Ha 48 anni e due film in uscita. 

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Jason Segel presta la voce a Vector nella versione originale. Questo attore rimarrà sempre nel mio cuore per il ruolo del tontolone Marshall nella serie How I Met Your Mother (no, il titolo italiano non me lo farete mai dire, mi fa schifo!), ma ha anche altri titoli all’attivo come Giovani pazzi e svitati e Ore 11:14 – Destino fatale. Ha partecipato alle serie Alias e CSI, oltre ad aver doppiato un episodio de I griffin. Americano, ha 30 anni e quattro film in uscita, tra cui un probabile film dei Muppet.

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Del film è già in cantiere un seguito, i cui dettagli sono ancora top secret, che dovrebbe uscire nel 2013, e sicuramente un paio di corti che avranno per protagonisti i meravigliosi Minion. E ora, vi lascio con il trailer originale del film, così potrete sentire come Gru, nella versione USA, abbia un meraviglioso accento à la Bela Lugosi che, purtroppo, nell’interpretazione italiana del pur bravo Max Giusti si perde. ENJOY!




lunedì 13 settembre 2010

Shrek - E vissero felici e contenti

E come tutte le belle cose, anche le serie cinematografiche finiscono. A dire il vero la saga di Shrek avrebbe dovuto già finire col terzo episodio, ma evidentemente la Dreamworks ci ha ripensato e ha deciso di produrne quest’anno un quarto, Shrek – E vissero felici e contenti (Shrek – Forever After), diretto dal regista Mike Mitchell.

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La trama: l’orcone verde non ne può più. La vita familiare, all’inizio piacevole, gli sta stretta. La goccia che fa traboccare il vaso è la festa di compleanno dei tre figlioletti, a seguito della quale, dopo un litigio con la mogliettina Fiona, Shrek decide di fare un patto con l’infido Tremotino (in originale Rumpelstiltskin, ecco perché sulle proprietà del nanetto si legge la lettera R, anziché T): un giorno da orco libero in cambio di un giorno della sua infanzia. Purtroppo per l’orco, l’incauto desiderio genera un universo in cui lui non è mai nato, dove Tremotino regna sovrano.. e dove gli orchi sono fuorilegge!

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Nei fumetti della Marvel, quando le idee languono, gli scrittori ricorrono talvolta a storie ambientate nel futuro o ai cosiddetti “What if…?”, letteralmente “Cosa succederebbe se…?”. Ne nascono storie più o meno interessanti, che possono o meno inserirsi nella continuity regolare se i personaggi e il mondo in cui si muovono entrano a far parte degli innumerevoli universi alternativi, dove un minimo evento (faccio l’esempio della morte del Prof. Xavier prima di fondare gli X-Men, che ha dato vita alla devastante Era di Apocalisse) cambia tutto quello che conosciamo. Questo è quello che accade nell’ultimo capitolo di Shrek: prosciugate le idee legate al solito mondo di fiaba, gli sceneggiatori hanno deciso di dare un bel colpo di spugna e ricominciare da capo introducendo il personaggio di Tremotino, gnometto malefico capace di esaudire i desideri altrui a fronte di clausole decisamente infami, e consentendo così allo spettatore di godersi gli amati protagonisti di Shrek in versioni rivedute, corrette.. ed esilaranti. Abbiamo così un obeso Gatto con gli stivali (“Sfamami… se osi!!”) che vale da solo il prezzo del biglietto, una Fiona guerriera e uno Zenzy gladiatore, il tutto inserito nel solito gioco citazionista e parodico che nasconde il solito messaggio profondo e “serio”: mai disprezzare ciò che abbiamo, perché potremo perderlo da un momento all’altro.

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Personalmente, direi che ben venga la perdita di ciò che abbiamo avuto finora dalla saga di Shrek. Sarà che del terzo film non rammento nulla, sarà che il primo ed il secondo episodio sono inarrivabili, sarà che il montaggio iniziale di questo Shrek – E vissero felici e contenti fa tanto Ricomincio da capo e si arriva a compatire l’orco verde per il tedio di una vita sempre uguale, sempre felice, senza nemici né problemi, ma l’arrivo di un universo alternativo dona nuova linfa vitale a personaggi che ormai avevano già detto tutto quello che potevano dire. La Fiona guerriera è mille volte meglio della Fiona mammina, e anche personaggi come il Gatto, Ciuchino o addirittura Zenzy all’inizio sprofondano in gag banalotte e già viste. Per quanto riguarda i nuovi villain, sono abbastanza carini e divertenti; Tremotino viene descritto come una sorta di “boss” della mala (dotato di parrucche intercambiabili che lo rendono assai simile a uno di quei mini troll) circondato da scagnozze streghe che sono un incrocio tra quelle del Mago di Oz e il Goblin dell’Uomo Ragno, mentre la presenza del Pifferaio Magico garantisce la riuscita degli esilaranti numeri musicali che hanno fatto la fortuna dei capitoli precedenti (il ballo collettivo degli Orchi è geniale, una delle gag più belle di tutto il film).

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Tra le cose negative di un film che alla fine merita e supera comunque la sufficienza c’è un finale troppo rapido, che lascia davvero il tempo che trova e che ci riporta, molto banalmente, alla situazione iniziale con il solito party/karaoke/ballo di gruppo conclusivo che ormai non fa quasi nemmeno più ridere. Non c’è il senso di addio definitivo che si percepiva in Toy Story 3, solo la sensazione di un capitolo aggiunto tanto per accontentare i fan e concedere anche a Shrek l’ambito “trattamento 3D” (inutile come per tutti gli altri cartoni animati, ma che due palle!!). E poi, una cosa che ho notato: ma gli orchi che popolano il quarto episodio e che spuntano tutt’a un tratto dopo che il desiderio di Shrek ha cambiato la storia di Molto Molto Lontano dove diamine erano nei film precedenti? Com’è che alla fine di questo capitolo ballano e cantano assieme agli altri personaggi nel finale come se ci fossero sempre stati? E su questa inquietante domanda.. chiudo la recensione!!

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Di Mike Myers, che in originale da la voce ad uno Shrek assai scozzese, ho già parlato qui. Cameron Diaz, che doppia l’orchessa Fiona, la trovate qua.

Mike Mitchell è il regista del film. Americano, ha già diretto Gigolò per sbaglio e Natale in affitto, oltre che ad alcuni episodi di Greg The Bunny. Ha 40 anni.

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Eddie Murphy in originale presta la voce a Ciuchino. Comico americano che mi ha praticamente cresciuta negli anni ’80, attualmente un po’ in declino se devo proprio dirlo, lo ricordo per film come 48 ore, Una poltrona per due, Un piedipiatti a Beverly Hills, Il bambino d’oro, Un piedipiatti a Beverly Hills 2, Il principe cerca moglie, Ancora 48 ore, Un piedipiatti a Beverly Hills 3, l’imbarazzante Vampiro a Brooklyn, Il professore matto, Il dottor Dolittle, La famiglia del professore matto, Shrek, Il dottor Dolittle 2, La casa dei fantasmi, Shrek 2 e Shrek terzo. Aveva già lavorato come doppiatore del traghetto Mushu in Mulan mentre per la tv lo troviamo in un episodio di Star Trek: The Next Generation. Ha 49 anni e un film in uscita.

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Antonio Banderas è il doppiatore originale del Gatto con gli Stivali. Geniale e versatile attore spagnolo scoperto dal regista Pedro Almodovar, è da parecchio una star internazionale. Tra i suoi film ricordo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Legami!, lo splendido La casa degli spiriti, Philadelphia, Intervista col vampiro, Desperado, Four Rooms, Evita, La maschera di Zorro, Spy Kids, Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti, Missione 3-D: Game Over, C’era una volta in Messico, Shrek 2, The Legend of Zorro e Shrek terzo. Ha 50 anni e sei film in progetto, tra cui un film dedicato interamente al Gatto con gli stivali che dovrebbe uscire nel 2011, dal titolo Puss in Boots, per il quale è prevista anche la presenza di Salma Hayek come doppiatrice.

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Julie Andrews in originale presta la voce alla Regina, madre di Fiona. Alzi la mano e, come sempre, si vergogni, chi non ha mai visto Mary Poppins; purtroppo noi italiani non abbiamo mai avuto l’onore di sentire la splendida voce originale di questa attrice e cantante inglese, ma la protagonista che dava il titolo al film era lei. Moglie del geniale regista Blake Edwards, che per scioccare l’audience volle l’ex babysitter canterina a seno nudo per il suo S.O.B., la ricordo per altri film come Tutti insieme appassionatamente, Victor Victoria, Shrek 2 e Shrek terzo, senza contare che presterà la voce alla mamma di Gru in Cattivissimo me. Ha 75 anni.

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John Cleese in originale doppia il Re, padre di Fiona. Meraviglioso attore inglese ed ex membro dei Monty Python, segnalo tra i suoi film Brian di Nazareth, Monty Python: il senso della vita, Un pesce di nome Wanda, Frankenstein di Mary Shelley, Mowgli – Il libro della giungla, Creature selvagge, Sperduti a Manhattan, Il mondo non basta, Rat Race, Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, La morte può attendere, Charlie’s angels: più che mai, Shrek 2, Il giro del mondo in 80 giorni, Shrek terzo e La pantera rosa 2. Per la tv ha recitato in episodi di Agente Speciale, Monty Python’s Flying Circus, Monty Python, Doctor Who, Fawlty Towers, il meraviglioso Una famiglia del terzo tipo e Will & Grace, mentre come doppiatore aveva già lavorato nei film Fievel conquista il West, L’incantesimo del lago, George re della giungla…?, Charlotte’s Web, e alla versione inglese del Pinocchio di Benigni, nei panni del Grillo Parlante. Ha 71 anni e due film in uscita.

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Inutile dire che, se vi è piaciuto il quarto episodio, vi consiglio di vedere anche i primi tre, se non lo avete già fatto. Vi lascio ora con il trailer originale del film... ENJOY!!




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