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mercoledì 30 dicembre 2020

Bolla's Top 5: Best of 2020

L'anno è praticamente finito e dopo i pochi film brutti del 2020 è giunto il momento di parlare di quelli bellissimi. Come al solito, signore e signori, vi prego di non infierire: questo è stato un anno orribile per molti, anche per me; nella fattispecie, come ho già detto millemila volte, io sono una di quelle alle quali, per fortuna o purtroppo, la pandemia non ha giovato, anzi, mi ha privata ancor più del già scarso tempo libero e come al solito per me le feste (sì, anche quelle in zona rossa) significa stare in famiglia e ignorare qualunque tipo di "distrazione". Quindi no, non ho ancora visto Wolfwalkers, se volete infilarli di diritto in una delle prime posizioni, beati voi che l'avete guardato, che vi devo dire, e lo stesso vale per molti altri film che troverete nelle classifiche di chi ha tempo a profusione per guardare tutto (sì, so che manca Kaufman. Ribadisco, quando volete faccio a cambio con voi, gradirei molto un mese o due di riposo). A casa Bolla, purtroppo, si fa quel che si può con quello che si ha. E dopo questo invito, per dirla alla bonanima di Proietti, a "non rompe er ca'", via che si va! ENJOY!


5. The Gentlemen

Ebbene sì. In mancanza di grandi Autori, mi attacco anche a Ritchie quest'anno. Che ci posso fare, il suo ritorno alla gangster story piaciona mi ha conquistata.



4. Soul

Visto giusto pochi giorni fa (ne parlerò a breve, spero), mai film della Pixar è riuscito a parlarmi come se fosse stato scritto per me. L'invito a godere della vita, a non focalizzarsi su una "scintilla", su una "specialità" che rischia di far perdere di vista il senso delle cose, spero possa accompagnarmi nel 2021 e, soprattutto, spero di riuscire a non dimenticarlo alla minima difficoltà.



Visto per caso, probabilmente mai distribuito da nessuna parte, eppure è uno dei film più intensi che ho avuto la fortuna di guardare quest'anno. Spero che la storia di questo sfortunato ballerino georgiano, magnificamente interpretato, possa arrivare presto su qualche servizio streaming.


2. For Sama

E' la prima volta che un documentario finisce in una mia top qualcosa, ma For Sama lo merita. Angosciante, triste e pieno di speranza, è una delle cose più emozionanti viste quest'anno e di sicuro la migliore vista a un Torino Film Festival online e tristemente sottotono.


1. Shirley

Film vergognosamente dimenticato dalla distribuzione italiana. Ma come fate ad essere così ciechi, signori miei? L'interpretazione di Elisabeth Moss è da Oscar, l'unione tra regia e colonna sonora semplicemente perfetta, i personaggi "secondari" sono indimenticabili. Ho capito che qui da noi Shirley Jackson non la conosce nessuno, ma suvvia, questo film è apprezzabilissimo anche da chi non ne ha mai sentito parlare!


Menzioni speciali, ovvero film che entrerebbero di diritto nella lista dei primi "diesci": Jumbo, Mank, Antebellum, Over the Moon e Birds of Prey (giuro. Non prendetemi in giro). E ora passiamo ai top 5 horror, in un anno che è stato ricco e bello come non mai per il genere! Anche in questo caso, vista tutta la ricchezza è stato per me impossibile stare dietro ai film che a un certo punto hanno cominciato a uscire settimanalmente, soprattutto grazie a quella miniera di gioia che è Shudder. Quindi, per una completezza pressoché totale, vi invito ad andare QUI e a ringraziare Lucia di esistere. 

5. Swallow

Uno dei mille, splendidi horror indipendenti usciti durante la pandemia legati alla figura di una donna schiacciata dalle convenzioni, imprigionata in una gabbia dorata. Angosciante e bellissimo.


4. Color Out of Space

Che meraviglioso delirio viola. L'unico film in cui l'overacting di Nicolas Cage arricchisce il tutto senza esagerare, ANCHE quando c'è di mezzo Lovecraft. E gli alpaca, ovviamente.


3. Hosts

E' un film piccino picciò, sicuramente derivativo e girato con due sterline, ma mi ha messo un'angoscia tale che dimenticarlo mi riesce davvero difficile.


2. The Mortuary Collection

Divertentissimo, ben fatto, schifoso quanto basta e con uno strepitoso Clancy Brown. Se cercate una nuova antologia horror da amare l'avete trovata.


1. The Dark and the Wicked

E dopo l'ironica allegria di The Mortuary Collection, arriva il film che ha deciso di uccidervi, di privarvi di ogni gioia e di mettervi addosso una paura bestiale. L'ultimo film di Bertino è puro horror ma anche puro orrore per la vita e la morte, la cosa più sconvolgente vista quest'anno. 


Menzioni speciali in ordine sparso: ImpetigoreL'uomo invisibile, The Hunt, Vivarium, Gretel e Hansel, Little Joe, Soul, 1BR, His House, The Swerve, Nocturne, Host, The Beach House, Relic e In Fabric, tutti bellissimi, a modo loro, e meritevoli di essere guardati più di una volta. Menzione specialissima, fuori scala: Benny Loves You. Questo era oltre la top 5, è piezz'e core.

domenica 7 giugno 2020

And Then We Danced (2019)

Sempre in virtù del mio scellerato metodo di scelta film, sono incappata in And Then We Danced (Da chven vitsekvet), diretto e sceneggiato nel 2019 dal regista Levan Akin.


Trama: Merab è un giovane ballerino che sogna di entrare nel corpo di ballo nazionale georgiano. L'arrivo del talentuoso Irakli gli sconvolgerà l'esistenza.



La Georgia, questa sconosciuta. Non sapevo che avesse un corpo di ballo nazionale, per esempio, né che la danza tradizionale si diramasse in così tante forme, ognuna delle quali manifesta un determinato aspetto della cultura georgiana, con molte forme prettamente maschili, a simboleggiare una profonda virilità e un orgoglio quasi "militaresco", se mi passate il termine. Non avevo idea, inoltre, che l'omosessualità venisse vista ancora oggi come un crimine, anche se, almeno quello, avrei potuto immaginarlo visti i vicini di casa che hanno i georgiani. Sono rimasta sconvolta che, nell'anno del signore 2019, un film come And Then We Danced sia stato boicottato in patria al punto che cast e membri della troupe hanno dovuto pagarsi di tasca loro il viaggio a Cannes, dove il film è stato presentato, che alle anteprime a Tblisi ci siano stati cordoni di polizia per evitare il peggio agli spettatori paganti e che la condanna alla pellicola di Levan Akin sia stata quasi unanime. E pensare che non c'è nulla di pornografico o sbagliato in And Then We Danced, un film che sicuramente non incita alla "gaiezza" e non manca di rispetto a nessuna forma di religione o arte, anzi. E' "solo" la storia di un ragazzo nato nel luogo sbagliato per coltivare la sua passione per la danza, un'eredità dei genitori, a loro volta ballerini un tempo assai famosi, costretto fin da bambino ad un percorso di vita legato alla storia e alla dignità della Georgia, "spinto" verso l'eterosessualità non solo dalla società ma anche da suoi stessi insegnanti di ballo. Un ragazzo, Merab, dalla sensibilità profonda e dalla fisicità aggraziata, inadatto alla mascolinità di quel determinato tipo di ballo eppure spinto da un fuoco di passione a volerci provare comunque, frenando il suo estro e la sua bravura, almeno finché nella scuola di danza non arriva Irakli. Bello, virile e abilissimo, Irakli conquista gli insegnanti e soprattutto Merab, che dapprima lo vede come un rivale e un ostacolo al suo sogno di far parte del corpo di ballo nazionale, e poi, a poco a poco, comincia ad esserne attratto fino a perdere il controllo della propria vita, inebriato dalla libertà e dalla felicità.


And Then We Danced è uno splendido racconto di formazione che parla di amore, desiderio ed amicizia, declinato sulle note di melodie e canzoni che vorrei conoscere, perlomeno capire il testo, che in alcuni casi mi è parso fondamentale. Dalla stupidera delle canzonette "pop" che ascoltano i ragazzi, alla esterofilia di una Take a Chance on Me riservata alla cricca di eletti un po' più ricchi (lo status di Mary si manifesta non tanto nella sua villa ma nelle sigarette inglesi che offre agli amici o nei milkshake che pretenderebbe da Merab), dalla trasgressione della musica truzza da discoteca alla tristezza malinconica dei canti popolari, simbolo in questo caso di una sottile ma pressante repressione, l'intera colonna sonora di And Then We Danced è parte fondamentale del film come la regia che indugia sui corpi atletici dei protagonisti e sul volto svagato, innocente e addolorato del bravissimo esordiente Levan Gelbakhiani, già ballerino professionista al suo primo ruolo sul grande schermo. L'attore si presta ad un paio di scene che sicuramente avranno fatto ad urlare allo scandalo in Georgia e che, personalmente, ho ritenuto molto più realistiche, intime e delicate di tutto quello mostrato da Guadagnino in Chiamami col tuo nome, anche perché Gelbakhiani ha un'espressività fuori dal comune e trasuda vulnerabilità ad ogni inquadratura; la sua sola presenza basta ad illuminare tutto il resto del cast, conferendo ulteriore spessore a personaggi già scritti ed interpretati benissimo. Non solo Irakli salta all'occhio, ma anche il fratello scapestrato di Merab e la dolce Mary la quale, da "fidanzata" tradita si riappropria del ruolo di donna consapevole e indispensabile amica, facendo da testimone commossa alla splendida scena finale, capace di sciogliere il cuore e strappare la lacrima anche a chi non si intende di danza come me. Cinque minuti di pura bellezza, di emozione intensa e di una dignità tangibile che solo persone profondamente ignoranti scambierebbero per ostentazione di una vuota ribellione "peccaminosa". Cinque minuti che rientrano nel novero delle sequenze più belle viste quest'anno, per un film che è riuscito inaspettatamente a fare breccia nel mio cuore.

Levan Akin è il regista e sceneggiatore della pellicola. Svedese, ha diretto film come Il cerchio. Anche attore e produttore, ha 41 anni.


Se And Then We Danced vi fosse piaciuto recuperate Billy Elliott e Chiamami col tuo nome. ENJOY!


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