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venerdì 22 novembre 2024

My Old Ass (2024)

Attirata dalla presenza nel cast di Aubrey Plaza, ho recuperato su Prime Video il film My Old Ass, diretto e sceneggiato dalla regista Megan Park

Disclaimer con spoiler: il post (che ho ritenuto opportuno non modificare per non alterarne la natura super partes) è stato scritto subito dopo aver guardato il film, visto senza sapere nulla relativamente alle mille controversie che circondano Percy Hynes White, accusato di razzismo e violenza sessuale. Mi sono documentata dopo avere sbirciato una serie di recensioni negative che accusavano My Old Ass di whitewashing, di avere scelto un mostro come love interest della protagonista e di avere usato il personaggio per "instradare" la lesbica Elliott verso l'eterosessualità. Quest'ultimo aspetto è una grossa puttanata, perché la protagonista arriva a definirsi pansessuale (come lo è, del resto, l'attrice che la interpreta), mentre capisco che alcuni spettatori possano provare disagio e disgusto di fronte ad accuse abbastanza pesanti, sebbene ancora non provate. Quindi, prendete sia il mio post che il film con le pinze della vostra sensibilità personale. 


Trama: il giorno del suo 18simo compleanno, strafatta di funghi allucinogeni, Elliott incontra la se stessa adulta. I pochi consigli della donna cambieranno l'ultima estate che Elliott passerà prima di andare a vivere lontana dalla sua famiglia...


Non di solo horror vive la Bolla, lo sapete, anche se avrete notato che ho saltato a piè pari tutte o quasi le ultime uscite d'Autore, tra Sorrentino, Coppola e Scott. La verità è che è un periodo svogliato ma anche pieno di belle cose da fare nei weekend, zeppi di viaggi e occasioni di socializzare con gli amici, come non accadeva da un po'. E in settimana, senza nessuno che mi accompagni al cinema, mi viene il culo pesante ad andare da sola. Ma questo non c'entra nulla con My Old Ass, tranne il fatto di avere, per l'appunto, un "ass" che non solo è "heavy" ma anche "old", e di essermi ritrovata una sera con la voglia di ammirare l'adorata Aubrey Plaza. Purtroppo, l'unica attrice che potrebbe convincermi a cambiare sponda si vede poco in My Old Ass, giusto all'inizio e alla fine. Il secondo film di Megan Park, infatti, si concentra sui cambiamenti che Elliott, diciottenne lesbica in procinto di andare via dall'odiato paesino in cui è nata, subisce a seguito dell'incontro allucinato con la sua versione adulta. All'inizio del film Elliott è una teenager sicura del suo futuro radioso e consapevole di ciò che le fa schifo, vittima di quel disprezzo verso le nostre radici che abbiamo avuto tutti a quell'età; non sopporta i suoi strani fratelli minori, è insofferente verso i genitori, non ha intenzione di fare la loro stessa vita, ovvero vivere ai margini delle foreste canadesi nella fattoria di famiglia, a coltivare mirtilli (certo, è anche vero che non sa assolutamente cosa voglia diventare una volta trasferitasi nella grande città. Ma anche questo è tipico di quell'età). Durante i festeggiamenti per il suo diciottesimo compleanno, complice una tisana allucinogena, Elliott si ritrova faccia a faccia con la sua versione quasi quarantenne, la quale, senza troppo esagerare, le dà qualche consiglio che si rivelerà prezioso per trasformare l'ultima estate prima di trasferirsi in città in un percorso di maturazione e comprensione. Da uno spunto quasi fantascientifico, che si sviluppa in modo ancor più surreale sfruttando la tecnologia, Megan Park confeziona un altro slice of life, meno tragico di The Fallout ma comunque attento ad indagare nell'animo di adolescenti a un passo dall'età adulta, frastornati da cambiamenti sui quali non possono avere alcun controllo, con conseguente, somma frustrazione. La Park, però, stavolta parla anche ai nostri vecchi culi, ricordandoci che crogiolarci nella malinconia del passato per evitare di guardare con ottimismo al futuro, confondendo l'incoscienza entusiasta della gioventù per stupidità, è la via più rapida per diventare adulti tristi e pavidi, gli stessi che criticavamo con veemenza a 18 anni. Il risultato è una rom com dolceamara, che a quelli della mia età ricorderà, per qualcosa che non sto a spoilerarvi, uno dei film più spaccacuore di sempre (e, se vorrete, vi dirò quale nei commenti).


My Old Ass
alterna momenti assai divertenti, tra i quali il geniale utilizzo della canzone One Less Lonely Girl di Justin Bieber (a tal proposito, il mio ass è veramente old e meno male, mi sono venuti i brividi al pensiero di aver potuto essere una delle beliebers dell'epoca, eeew!!!) e le interazioni tra Aubrey Plaza e Maisy Stella, ad altri commoventi al punto che mi sono ritrovata a spendere copiose lacrime, anche se in questo ho trovato la sceneggiatura leggermente scorretta, salvo ovviamente sul finale. Il punto è che mentre Elliott e Chad sono ben caratterizzati, e Maisy Stella interpreta la protagonista con verve e credibilità sorprendenti, quella famiglia di cui dovrebbe importarci rimane evanescente e in sottofondo fino al momento dei confronti "emotivi", che ci strappano pianti commossi pur non avendo dietro una base solida, a meno che per "base solida" non si intendano gli splendidi paesaggi che Elliott è pronta ad abbandonare. Molto interessante, invece, far sì che la Elliott del futuro imponga solo un divieto alla sua giovane controparte; questo, unito a un dettaglio linguistico assai importante relativamente all'oggetto del divieto, spinge lo spettatore a seguire con maggiore curiosità la vicenda e a chiedersi, come la protagonista, il motivo dietro alla categorica richiesta. Quanto ad Aubrey Plaza, che è poi il motivo che mi ha spinta a recuperare My Old Ass, sfrutta al massimo il poco tempo concessole ed incarna alla perfezione le due anime del film, creando un'adulta imperfetta, cinica e amara, con la quale mi sono rispecchiata parecchio. Anzi, spero vivamente che il messaggio positivo di questo delizioso film mi spinga a cambiare un po' il mio atteggiamento già "vinto" nei confronti dell'esistenza, ché qui la nostalgia del tempo passato e sprecato, oltre alla volontà di fermarlo, è ormai diventata una costante dalla quale è difficile uscire, per di più ottimisti. Anche per questo, vi sconsiglierei di recuperare My Old Ass in un periodo di sconforto, perché la parte drammatica rischierebbe di abbattervi senza possibilità di venire sollevati dai tanti momenti lieti. Vi ho avvisati, ma sappiate che sarebbe comunque un peccato perderlo!


Della regista e sceneggiatrice Megan Park ho già parlato QUI mentre Aubrey Plaza, che interpreta la Elliott cresciuta, la trovate QUA.


Percy Hynes White
, che interpreta Chad, era lo Xavier della serie Mercoledì mentre Maddie Ziegler, che interpreta Ruthie, era la co-protagonista di The Fallout. ENJOY!

mercoledì 28 giugno 2023

Operation Fortune (2023)

Potevo perdermi l'ultimo lavoro da regista e co-sceneggiatore di Guy Ritchie, Operation Fortune (Operation Fortune: Ruse de guerre)?


Trama: il governo britannico ingaggia un'agenzia investigativa per recuperare un misterioso oggetto rubato da un gruppo di criminali. L'agente di punta, Orson Fortune, dovrà ricorrere a metodi poco ortodossi per scoprire la natura dell'oggetto e l'identità del committente del furto...


Guy Ritchie è uno di quei registi ai quali do sempre fiducia a prescindere, vuoi perché da bambina ero fan di Madonna, vuoi perché i sui primi film mi sono piaciuti da morire. Non è uno dei miei autori preferiti, perché anche lui, soprattutto ultimamente, ha realizzato le sue ciofeche, però quando leggo il suo nome nei trailer mi scatta sempre la molla, anche se l'ultima volta non ci eravamo lasciati granché bene con Wrath of Man, per me un po' noiosino. Il cast corale di Operation Fortune mi ha subito richiamato alla mente quella divertente goduria di The Gentlemen, e onestamente un po' speravo in un ritorno a un certo tipo di malavita rozza che desse un po' di pepe ai manigoldi inamidati, invece stavolta Ritchie è tornato ai giochi di spie in stile Operazione U.N.C.L.E., dandosi agli ambienti di lusso e alle location fighette, confezionando un film derivativo e poco memorabile. La storia è quella di Orson Fortune, super agente segreto infallibile salvo per un paio di punti deboli (ha il senso dell'orientamento di Zoro, adora il vino, è agorafobico e non ricordo cos'altro), che viene richiamato in servizio dal suo capo per recuperare un macguffin misterioso che, nel corso del film, fa talmente tanti giri da essermici un po' persa. La cosa non è importante, anche perché l'atmosfera da spy movie lascia dopo poco spazio a quello che, credeteci o no, è praticamente il remake de Il talento di Mr. C, quando Orson decide di ingaggiare un attore vero per avvicinarsi a un criminale, suo grandissimo fan, con tutti gli imprevisti che ne conseguono (c'è persino il "villain" che si scopre un simpaticone meno pericoloso di altri, come già succedeva nel film con Nicolas Cage); l'unica differenza è che Jason Statham è ancora un grande nome di richiamo per il genere action, quindi il gioco si fa un po' più violento e meno cartoonesco, oltre al fatto che il protagonista è per l'appunto Statham, non Josh Hartnett, il che riduce sensibilmente lo screentime di quest'ultimo. Per il resto, almeno a livello di trama, Operation Fortune è prevedibile dall'inizio alla fine e, dovessi dire, anche un po' moscerello, questo a causa di problemi di ritmo dovuti non solo a una struttura "a microepisodi" ma anche ad attori non granché in parte.


La più spaesata, mi duole dirlo, è Aubrey Plaza, che tra l'altro è il secondo motivo che mi ha spinta a vedere il film. L'attrice mi aveva fatta letteralmente innamorare durante le prime due stagioni di Legion, interpretando un personaggio folle ed intrigante che era uno dei maggiori pregi di una serie già di per sé splendida; ritrovarla qui nel ruolo di donna "forte" ma comunque dipendente dal catzo (il corteggiamento, se così si può chiamare, che porta avanti con Orson è imbarazzante), fatalona con la parlantina di un portuale e sexy solo in virtù dell'omaggio a I guerrieri della notte, insomma una sorta di mostro di Frankestein incerto su quale direzione fare prendere al personaggio, mi ha sconcertata a più livelli. Molto meglio Hugh Grant, il quale con Guy Ritchie sembra aver trovato una seconda giovinezza fatta di personaggi caricaturali e laidi, amorali eppure in qualche modo adorabili, come già accadeva nel più riuscito The Gentlemen. Al confronto di quest'ultimo film, Operation Fortune sembra un anonimo prodotto girato da un signor nessuno dotato di soldi ma privo di personalità: avrebbe tutte le carte per osare e sorprendere e, in effetti, è ben realizzato sotto ogni aspetto, però risulta lo stesso un compitino laccato perfetto per le piattaforme e il maledetto "algoritmo", una di quelle pellicole buone per passare una sera a rilassarsi sul divano (magari anche divertendosi anche se, come ho detto, qualche attimo di noia l'ho patito più del dovuto) ma dimenticabile già dal giorno dopo. Certo, ormai da Ritchie il capolavoro non me lo aspetto più, ma questi svogliati prodotti di caratura medio-alta, che non sviluppano appieno il loro potenziale, forse mi fanno ancora più tristezza.


Del regista e co-sceneggiatore Guy Ritchie ho già parlato QUI. Jason Statham (Orson), Aubrey Plaza (Sarah), Cary Elwes (Nathan), Hugh Grant (Greg), Josh Hartnett (Danny) e Eddie Marsan (Knighton) li trovate invece ai rispettivi link.


Bugzy Malone, che interpreta JJ, aveva già lavorato con Guy Ritchie in The Gentlemen, film che vi consiglio di recuperare (lo trovate su Prime Video) se Operation Fortune: Ruse de guerre vi fosse piaciuto, magari assieme a Operazione U.N.C.L.E., Il talento di Mr. C e The Nice Guys (anche questo disponibile su Prime Video). ENJOY!

venerdì 28 giugno 2019

La bambola assassina (2019)

Fresca dell'ennesimo recupero del film originale, mercoledì sono andata a vedere La Bambola assassina (Child's Play), diretto dal regista Lars Klevberg. Siccome seguono SPOILER, se non volete continuare a leggere sappiate che il film è delizioso e merita di essere visto, e tanto vi basti!


Trama: Andy, ragazzino solitario reduce da un recente trasloco, riceve come regalo di compleanno il bambolotto Buddy, un trionfo di tecnologia interattiva. Il bambolotto adora il suo nuovo amico Andy ma ha un difetto fatale, che lo porterà a comportarsi in maniera sempre più inquietante...


La bambola assassina del 2019 ha due falle, diciamolo subito. Un doppiaggio italiano che non rende giustizia alla splendida, seSSissima voce di Mark Hamill (ascoltabile nel corso dei titoli di coda, giusto per far venire il nervoso al pubblico italiano) e un bambolotto dal sembiante orrido. Come si possa, nell'anno del signore 2019, realizzare una bruttura simile quando negli anni '80 Chucky, per quanto terrificante, aveva dei lineamenti regolari, da bambolotto e non da aborto zeppo di rughe, è qualcosa che mi sfugge, tuttavia alla lunga ci si abitua anche alla brutta faccia del nuovo Chucky e a me è sembrato che i realizzatori marciassero molto su questa sua bruttezza inguardabile, facendomi spesso ridere. Bon, difetti finiti, passiamo a parlare di quanto è carino il nuovo La bambola assassina. A livello di trama è interessante vedere come lo sceneggiatore Tyler Burton Smith si sia appoggiato non tanto a quella del film di Tom Holland, quanto piuttosto al concept originale (e poi scartato) del primo La bambola assassina; niente killer incarnati attraverso riti voodoo all'interno di un guscio di pezza ma un bambolotto un po' troppo ligio a quella che è la sua missione, ovvero rendere felice il piccolo padroncino. Andy è un ragazzino solitario e schivo, rifugge il contatto coi suoi coetanei, ha una madre giovanissima dotata di un fiuto particolare per portare a casa fidanzati di dubbio gusto e il bambolotto Chucky si fa carico di liberare Andy dalla tristezza e dalla solitudine, perseguendo intenti assolutamente lodevoli, anche se con metodi discutibili. Ci sono momenti, nel nuovo La bambola assassina, durante i quali si prova pietà per Chucky, bambolotto reo di essere difettoso, più innocente di un bambino e per questo permeabile a qualsiasi suggestione, positiva o negativa che sia: davanti a ragazzini che si spanciano dal ridere guardando Non aprite quella porta 2, perché mai un Candido voltaireano non dovrebbe volerli far divertire armandosi di coltello e tentando di ucciderne uno, così, per ridere? D'altronde, è ciò che sta succedendo a buona parte dei millenials, vittime di una desensibilizzazione che viaggia sul filo dello smartphone (il film è pieno di mocciosi isolati nel loro mondo virtuale) e che li rende sì più furbi di quanto non fossimo noi alla loro età (Andy e i suoi amici conoscono i meccanismi dell'horror e sul finale li mettono in pratica) ma anche, troppo spesso, incapaci di empatizzare col prossimo, perennemente annoiati ed egoisti.


Per fortuna i protagonisti di La bambola assassina, che pur è ambientato in un quartiere talmente squallido e degradato che al confronto il ritrovo di barboni dell'88 è il Ritz, sono tutti simpatici e carini, partendo da Andy e i suoi amici, passando per la tostissima mamma interpretata dall'adorabile Aubrey Plaza, fino ad arrivare ai personaggi secondari, per i quali, salvo giusto due che dovrebbero morire male fin dalla prima inquadratura, si arriva a provare un dispiacere raro per questo genere di film. Lontano dallo sboccatissimo Charles Lee Ray dei vecchi film, il nuovo Chucky interagisce alla perfezione coi piccoli protagonisti, a tratti sembra anche lui un bambino vero oltre che un ottimo compagno di giochi, ed è quindi ancor più scioccante la sua discesa verso la progressiva follia che, a tratti, mi ha ricordato quella raccontata in un altro gran caposaldo delle notti horror estive, ovvero quella del robot B.B. in Dovevi essere morta. A proposito del film di Craven, che aveva un bodycount esiguo ma alcune scene splatter di tutto rispetto, parliamo un po' del tasso di gore presente in La bambola assassina. E' vietato ai minori di 14 anni, penso per la brutta fine fatta dal povero Mickey Rooney e per l'utilizzo creativo di una maschera in pelle umana, ed è sicuramente più splatter rispetto al film di Tom Holland, tuttavia il regista poteva fare molto peggio, soprattutto nel prefinale ambientato all'interno dei grandi magazzini (qualcuno ha detto Phantasm?) ed essere un po' più cattivello e creativo sfruttando appieno tutte le potenzialità multimediali di Chucky, capace di diventare un Grande Fratello di proporzioni nazionali. Nonostante questo, non mi lamento. La nuova Bambola Assassina è un gradevolissimo frullato estivo di sangue ed umorismo (il moccioso che interpreta Pugg, in particolare, è esilarante), capace di superare la soglia minima di ignoranza richiesta a questo genere di operazioni, il che è più di quanto chiederei mai a qualsiasi remake horror. Non perdetelo!


Del regista Lars Klevberg ho già parlato QUI. Mark Hamill (voce originale di Chucky)e Tim Matheson (Henry Kaslan) li trovate invece ai rispettivi link.

Aubrey Plaza interpreta Karen Barclay. Americana, la ricordo per film come Scott Pilgrim vs The World, Damsels in Distress, inoltre ha partecipato a serie quali Criminal Minds, Legion e lavorato come doppiatrice per La collina dei papaveri, Monsters University e Spongebob Squarepants. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 35 anni e un film in uscita.


Gabriel Bateman interpreta Andy Barclay. Americano, ha partecipato a film come Annabelle, Lights Out - Terrore nel buio e a serie quali Grey's Anatomy e Outcast. Ha 15 anni e due film in uscita.


Brian Tyree Henry interpreta il Detective Mike Norris. Americano, ha partecipato a film come Hotel Artemis, Widows: Eredità criminale e Se la strada potesse parlare, inoltre ha lavorato come doppiatore in BoJack Horseman e Spiderman - Un nuovo universo. Ha 37 anni e sette film in uscita, tra i quali Joker e A Quiet Place 2.


Beatric Kitsos, che interpreta Falyn, ha partecipato all'ultima serie de L'esorcista nei panni della piccola Harper. Questo La bambola assassina è un remake dell'originale del 1988 ma non ha alcun legame né con lui né con i sequel, tanto meno con l'imminente serie TV di cui ho parlato QUI. Vi consiglio tuttavia di recuperare la saga de La bambola assassina e vi segnalo anche il crowfunding, ora chiuso, del fan movie Charles, che chissà se vedrà mai la luce. ENJOY!


mercoledì 5 aprile 2017

Il Bollodromo #28 - Legion (Stagione 1)

Torna oggi la rubrica del Bollodromo, quella in cui parlo di cose che esulano dal cinema, in quanto mi sono innamorata della serie Legion e volevo condividere questo aMMore con i pochi lettori che mi seguono! La prima stagione di Legion, creata dall'autore di Fargo Noah Hawley, è finita negli USA giovedì scorso ed è andata in onda sul canale FX ma nel 2018 dovrebbe tornare per una seconda stagione quindi recuperatela, che avete tempo, e... ENJOY!


Di cosa parla?
Legion è la storia di David Haller, mutante potentissimo con seri problemi psichici, che nei fumetti Marvel è figlio del telepate Charles Xavier. La serie si concentra sulla sua lotta per raggiungere un equilibrio mentale, tra misteriose organizzazioni che cercano di farlo fuori e un altro gruppo di mutanti che vorrebbe invece educarlo al controllo dei suoi immensi poteri, così da consentirgli di condurre una vita normale.

Cose che mi sono piaciute
Ci vorrebbe un libro di 1200 pagine per elencare tutto ciò che fa di Legion la serie dell'anno ma, siccome il Bollodromo nasce come spazio "ridotto", mi limiterò a concentrarmi solo su un paio, dalla più superficiale alla più "profonda". Innanzitutto, Dan Stevens, che interpreta David Haller, è un figo incredibile, bello bello in modo assurdo. Già quello, in quanto donna, è stato un particolare non da poco che mi ha attirata fin dalla prima puntata ma magari ci fosse "solo" quello. Legion è un capolavoro di scrittura, scenografie, costumi, colonna sonora (Dio, la colonna sonora meriterebbe di venire ascoltata in loop continuo) e attori della Madonna. Gli sceneggiatori hanno mandato alle ortiche l'approccio classico verso l'universo supereroistico Marvel e hanno creato ciò che in parecchi hanno definito mindfuck. Dimenticate lunghi spiegoni, villain mefistofelici dai colori sgargianti, costumini di spandex e quant'altro vi aspettereste da Avengers e X-Men: le prime due puntate di Legion sono un trip coi controcoglioni, puro delirio in cui immergersi e accettare di stare guardando qualcosa dove i confini del reale e dell'immaginario sono annientati. COSA è vero e COSA è frutto della mente folle di David? Dalla terza puntata in poi la questione diventa meno ingarbugliata ma questa è la domanda che vi farete per tutti gli otto episodi, persino se, come me, avrete capito chi è il burattino che manipola i fili in quanto lettori di vecchia data degli albi mutanti Marvel. Altra genialata, solo due personaggi della serie sono legati a doppio filo alle storie a fumetti degli X-Men, gli altri sono inventati e sono alcuni dei mutanti più interessanti visti finora sullo schermo; assieme a David, saltano all'occhio il favoloso Oliver di Jemaine Clement (bisogna aspettarlo un po' ma quando arriva...), la coppia Kerry/Carey, la bionda e bellissima Syd e l'ambigua Lenny di Aubrey Plaza (assieme a Clement e Stevens l'attrice più memorabile della serie, meritevole di almeno 20 Emmy Awards).

Cose che non mi sono piaciute
Siccome non ce ne sono, continuo con quelle che mi sono piaciute. La fatica mentale che proverete cercando di sbrogliare la matassa che è la trama di Legion verrà ricompensata da uno spettacolo per gli occhi a dir poco incredibile (oltre che dalla sensazione di avere davanti un prodotto che non insulta l'intelligenza dello spettatore, cosa non da poco di questi tempi). I costumi, se così si possono chiamare, dei vari personaggi si ispirano vagamente a quelli anni '70 mostrati in X-Men - First Class e in generale l'atmosfera che si respira è assimilabile ad un film di "supereroi" come lo girerebbe Wes Anderson ma con molta più "ciccia" e momenti di terrore reale (provate a guardare le puntate imperniate sul "mostro con gli occhi gialli" o sul "bambino più arrabbiato del mondo" da soli, al buio, poi fatemi sapere a quanto arriva il vostro battito cardiaco); la stanza bianca di Syd e David, il rifugio dei mutanti, il manicomio, persino la casa dell'"inquisitore" sono un trionfo di scenografia e, a proposito di quest'ultimo, finalmente un villain viene tratteggiato con umanità e profondità in pochissimi fotogrammi. Gli effetti speciali sono pochi, ben dosati e ben realizzati, e si integrano alla perfezione con delle scelte narrative e di regia mai banali, capaci di rendere al meglio lo strano universo che si cela nella mente di David, sul quale giustamente i realizzatori hanno preferito puntare piuttosto che giocare a "chi mostra i poteri mutanti più assurdi". Lo dico da anni, meglio caratterizzare a puntino personaggi dall'aspetto umano, insistendo non tanto sui loro poteri ma sulle loro fisime, i loro tic, le loro paure, le interazioni, i dialoghi e persino il loro stile particolarissimo (Oliver, parlo sempre di te. Mi sono innamorata, lo ammetto) piuttosto che schiaffare improbabili parrucche oppure orride protesi di lattice in faccia a degli attori solo per dare il contentino ai fan. Finalmente qualcuno mi ha ascoltata e io non posso che ringraziare tutti i realizzatori di Legion, aspettando con ansia una seconda stagione che spero non perda di qualità.

E quindi?
E quindi Legion va visto. A prescindere che siate o meno fan dell'universo Marvel, SOPRATTUTTO se Avengers, X-Men, persino i supereroi Netflix vi hanno stufato, e cercate qualcosa che appaghi occhi e cervello. Non spaventatevi, lasciate passare le prime due puntate e vedrete che non potrete più farne a meno. Se invece cercate banalità e/o linearità rivolgetevi altrove, ché Legion non fa per voi!


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