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lunedì 30 dicembre 2024

Bolla's Top 5 - Best of 2024

Quest'anno mi sono persa TANTISSIMA roba. Coppola, Sorrentino, Almodovar, Anora, Love Lies Bleeding, tante altre cose che non sono uscite dalle mie parti e che, ovviamente, avendo poco tempo per i recuperi casalinghi, alla fine ho lasciato indietro (anzi, se avete dei suggerimenti cercherò di guardare almeno un film al mese di quelli che reputate imprescindibili visioni del 2024 e prima che lo chiediate no, Perfect Days non è in classifica volutamente, sorry not sorry). La mia top 5 sarà, pertanto, più lacunosa del solito e sicuramente discutibile, me ne rendo conto. Sopportate, andrà meglio con gli horror! Buon 2025 a tutti, che possa portarvi solo cose belle, in ogni ambito!

5. Il ragazzo e l'airone

L'anno scorso l'anno è cominciato così. Non so se sia l'opera animata migliore del 2024, perché dalle mie parti hanno avuto vista brevissima e orari orrendi sia Il robot selvaggio che Flow, ma non potevo non mettere in classifica il complesso, affascinante testamento (forse) filosofico del Sensei Miyazaki.


4. La sala professori

E' un film che, ne sono certa, non compare in molte classifiche (anche perché è del 2023, ma in Italia è uscito solo quest'anno). Ma siccome, oltre alla bellezza formale, vorrei tenere in conto anche l'impatto emotivo e la capacità di un film di rimanere impresso nella memoria, La sala professori ha meritato un posto perché lo ricordo molto bene anche dopo quasi un anno di distanza, in quanto specchio di una triste realtà sociale che, purtroppo, coinvolge molti dei miei più cari amici insegnanti.


3. Challengers

Altro film che si è sedimentato nella mia mente in maniera del tutto inaspettata. E pensare che, lì per lì, l'ho trovato anche buffo e grottesco, a tratti, ma è uno dei pochi film visti in questo 2024 che avrei voglia di riguardare.


2. Civil War

Se dovessi parlare di una sorpresa, vista quanta poca amicizia mi ha legata al regista negli ultimi anni, direi che Civil War rientra nella definizione. Lucido, inquietante, terribilmente attuale, un film da vedere assolutamente. Anche solo per prepararsi a quello che potrebbe arrivare.


1. Horizon: An American Saga - Capitolo 1

Credo che Horizon non figurerà primo in classifica per NESSUNO. E allora ci penso io al povero, bistrattato Kevin Costner e al suo epico western che non vedrà mai una fine. Il primo posto se lo merita, sperando gli porti fortuna e consenta, a me e a chi ha voluto bene ad Horizon, di godersi il seguito della storia. Per il resto del pubblico, c'è solo Largo all'avanguardia degli Skiantos.


Gli horror, invece, non li ho persi, anzi. Questo è stato un anno splendido, vario, incredibilmente vivo per il mio genere preferito e ho fatto tanta fatica a stilare una top 5! Tra i film che sono rimasti fuori davvero solo per un soffio consiglio spassionatamente, in ordine sparso, Lisa Frankenstein, MadS, Late Night with the Devil, Humane, Abigail, Stopmotion, A Quiet Place - Giorno 1, Blink Twice, MaXXXine, In a Violent Nature, Cuckoo, Smile 2, Strange Darling e, per l'anno prossimo, il favoloso Heretic! Ricordatevi che il 2025 inizierà con Nosferatu (non per me, ovviamente: Savona non pervenuta, Genova orari di merda e senza v.o., ma cosa devo fare per sopravvivere???), e se il buongiorno si vede dal mattino, sarà un anno horror ancora più ricco!

5. Immaculate

E' stato veramente faticoso decidere il quinto posto. Se per i primi quattro non avevo dubbi, il mio cuore si è spezzato al pensiero di togliere l'onore ad alcuni film che ho amato tantissimo. Siccome, però, Immaculate è l'unico che ho visto due volte, ed è quello che, alla prima visione, mi ha divertita e scioccata più di altri, alla fine mi sono convinta. Anche solo per ripagarlo del pessimo adattamento italiano che, come al solito, lo ha trasformato in un'indegna monnezza. 


4. Oddity

La stranezza di Damien Mc Carthy è uno dei pochi film quest'anno ad avermi messo una paura del diavolo, inoltre è una delle opere più originali che ho visto. Si merita quindi un bel posto in classifica!


3. I Saw the TV Glow

Amato fin dalla prima visione, da brava Buffy addicted. Stratificato, commovente, pieno di immagini indimenticabili e con un finale al cardiopalma. Lo trovate in italiano col titolo Ho visto la TV brillare, ma onestamente è meglio l'originale, più evocativo.


2. Longlegs

Anche questo l'ho visto due volte e, anche in questo caso, il doppiaggio italiano non rende minimamente la potenza dell'originale (l'adattamento è anche fatto bene ma i dialoghi sono inevitabilmente meno "musicali", ritmati e, nel caso della Shipka, si perdono completamente le sfumature della sua parlata sgrammaticata). Le immagini, in compenso, inchiodano alla poltrona, così come l'aura di grottesco pessimismo che permea le vicende del film dall'inizio alla fine. Avrebbe meritato il primo posto, se non fosse arrivato...


1. The Substance

Eccolo, il mio horror preferito del 2024. Il sogno di ogni donna che sta invecchiando, trasformato in incubo capace di veicolare disgusto, commozione, persino isteriche risate. Una bomba da vedere e rivedere, sia per le performance delle attrici che per la regia pop, colorata ed elegantissima (anche nei momenti più grotteschi) della Fargeat. Spero vivamente che faccia sfracelli ai Golden Globes!!




venerdì 12 luglio 2024

Horizon: An American Saga - Capitolo 1 (2024)

Lo scorso venerdì ho trascinato il povero Bolluomo al cinema per vedere Horizon: An American Saga - Capitolo 1 (Horizon: An American Saga - Chapter 1), il mastodonte di tre ore diretto e co-sceneggiato da Kevin Costner.


Trama: a partire dal 1859, i destini di diverse persone si legano a Horizon, città di frontiera dell'Arizona, terra contesa tra coloni e Apache...


Da che mondo e mondo, io di western non so veramente nulla. Tuttavia, sono anche una bimba degli anni '80 e sono cresciuta con Kevin Costner e i suoi successi del decennio successivo, quindi un po' gli voglio bene, inoltre mi aveva incuriosita l'idea che tenesse così tanto a portare Horizon su grande schermo da arrivare persino a indebitarsi. Sono dunque andata al cinema colma di curiosità ma senza aspettarmi granché, e adesso mi ritrovo qui con una scimmia colossale, che mi saltella impaziente sulla schiena continuando a chiedermi "quando arriva agosto?" e che sbraita terrorizzata all'idea che il multisala chiuda per ferie proprio in quei giorni, impedendomi di sapere come continuerà la saga imbastita in questo primo capitolo di Horizon. Per scrivere un post imparziale e corretto sulla fatica di Kevin Costner dovrò dunque, innanzitutto, sedare la scimmia ricordandole che non si può giudicare un libro dalla copertina (o meglio, dalla prima parte di una saga potenzialmente divisa in quattro) e secondariamente che sono la persona meno adatta per parlare di western. Ne avrò visti un paio in tutta la mia vita, per di più contaminati con lo "spaghetti", non conosco minimamente i numi tutelari del genere come John Ford, di conseguenza non ho gli strumenti necessari per ritrovare la poetica tipica del genere all'interno del film di Costner o per capire eventuali omaggi tributati dal regista. Ciò nonostante, divoro libri e romanzi da quando ho memoria, ho una passione per le saghe zeppe di personaggi che si evolvono nel tempo e i cui destini si intrecciano (poi mi spiegherete perché faccio così fatica con quelle schifezze scritte da Martin, ma questa è un'altra faccenda...) e, mio malgrado, qualcosa nella storia dell'America, Paese che pur disprezzo, mi ha sempre affascinata. Horizon sarebbe una perfetta saga letteraria, ha il respiro epico e grandioso di quei romanzi fiume spessi come mattoni, eppure non ha la stessa pesantezza fisica di un blocco di cemento: tre ore sono passate come se fossero state una, e appena ho capito che la scena finale coincideva con l'inizio delle "anticipazioni della prossima puntata", ho bestemmiato ogni divinità conosciuta, per il dolore di dover abbandonare quei personaggi appena conosciuti e i cui destini mi avevano già irrimediabilmente coinvolta, senza sapere che ne sarebbe stato di loro e di Horizon, la città di frontiera del titolo. 


Horizon è il punto da cui si dipanano e verso cui convergono le esistenze dei protagonisti, nonché il simbolo di tutte le contraddizioni su cui è stato fondato il sogno americano. Territorio degli indiani Apache, vede scontrarsi due popoli ugualmente disperati, ognuno per motivi diversi. Gli indiani vorrebbero mantenere la propria libertà e la pace all'interno delle tribù, entrambe minacciate e minate irreparabilmente dall'espansionismo dei bianchi, che li costringono a lotte intestine per il cibo sempre più scarso; i coloni vedono territori immensi ed inesplorati, dove stanziarsi e prosperare, così da fuggire dalla povertà e far avverare tutte le promesse di una "gloriosa nazione" fondata sulla libertà del singolo e sull'autorealizzazione. C'è chi fugge da Horizon, segnato dalla tragedia, c'è chi si mette in cammino verso l'insediamento spinto dalla speranza, c'è chi è costretto a pensarlo come punto d'arrivo di una fuga precipitosa, c'è chi sparge sangue a causa di Horizon, c'è chi ci lucra senza farsi troppi problemi. Alla fine, neanche fosse Roma, tutte le strade portano a Horizon e Costner costruisce un affresco composto da tutte queste strade, concentrandosi sulle vicende individuali senza (per ora) perdere di vista la totalità dell'universo in cui sono ambientate. Ce n'è davvero per tutti i gusti, perché la sceneggiatura attinge ad archetipi immediatamente riconoscibili, e qualcuno potrebbe dire che le azioni e il carattere dei personaggi sono ampiamente prevedibili, ma non trovo nulla di male in questo, perché sembra di stare accanto al fuoco, ad ascoltare le storie che ci raccontavano i nonni, oppure in salotto davanti alla TV, a guardare film assieme a loro e ai nostri genitori.


Poi, per quanto me ne posso intendere io, ho trovato Horizon proprio bello da vedere. Costner indulge in gloriose panoramiche di paesaggi mozzafiato, accentuando la vastità delle pianure bruciate dal sole e anche la sensazione di sentirsi sperduti e vulnerabili in un luogo pieno di insidie, ma ha occhio anche per le foreste e l'inospitale freddo dei luoghi più a nord. Se, a tratti, la scelta di spezzettare la pellicola in tante microstorie, i cui fili si riallacciano in maniera non necessariamente consequenziale, può confondere e stordire lo spettatore (vittima di una miriade di nomi che sarà un casino ricordare da qui ad agosto), c'è comunque da dire che il montaggio è assai dinamico e le scene più concitate mettono un'ansia tremenda. Accompagnate da una colonna sonora che definirei epica, le tragedie e le stragi che passano su grande schermo stringono il cuore tanto quanto piccoli, inusuali gesti di umanità, e all'interno del nutrito cast c'è soltanto da scegliere il proprio preferito o quello che vorremmo vedere morto. Per quanto mi riguarda, non ho dubbi che la palma dell'abiezione vada a Jamie Campbell Bower e al suo "simpaticissimo" Caleb, campione indiscusso di una famiglia di facce di merda, mentre preferiti ne ho parecchi, anche se non saprei dire se il mio amore nasca dall'effettivo valore dei personaggi o dall'affetto che nutro per attori tirati fuori spesso dal genere che più mi si confà, l'horror. Senza dubbio, la versione "vecchietta" di Michael Rooker e quella saggia di Danny Huston mi hanno colpito più di altri, ma faccio davvero fatica a stilare una classifica, ora come ora (l'unica cosa che non perdono alla sceneggiatura, e che ha fatto ridere me e Mirco, è la quasi venerazione tributata a Frances e figlia, solo perché sono le uniche sopravvissute bionde all'interno di un insediamento fatto di poveracce dall'aspetto trasandato). Aspetterò dunque che le storie dei vari protagonisti si sviluppino ulteriormente, sperando che continuino in crescendo e che Kevin Costner non mi spezzi il cuore per la delusione, lasciandomi magari sospesa ad aspettare un terzo e un quarto film che non si faranno mai! 


Del regista e co-sceneggiatore Kevin Costner, che interpreta anche Hayes Ellison, ho già parlato QUI. Sienna Miller (Frances Kittredge), Sam Worthington (Trent Gephart), Jena Malone ('Ellen' Harvey), Giovanni Ribisi (Pickering), Danny Huston (Col. Albert Houghton), Abbey Lee (Marigold), Michael Rooker (Sergente maggiore Thomas Riordan), Will Patton (Owen Kittredge), Douglas Smith (Sig), Luke Wilson (Matthew Van Weyden), Isabelle Fuhrman (Diamond Kittredge), Dale Dickey (Mrs. Sykes), Jeff Fahey (Tracker) e Jamie Campbell Bower (Caleb Sykes) li trovate invece ai rispettivi link. 

Tom Payne interpreta Hugh Proctor. Inglese, lo ricordo come Jesus di The Walking Dead ma ha partecipato ad altre serie come Fear the Walking Dead e a film quali Imaginary. Anche produttore, ha 42 anni e due film in uscita, tra cui ovviamente Horizon: An American Saga - Capitolo 2.


Jon Beaver
s, che interpreta Junior Sykes, era il marito della pazza protagonista di Soft and Quiet mentre Ella Hunt, che interpreta Juliette Chesney, era la Anna di Anna and the Apocalypse. Hayes Costner, invece, è il figlio di Kevin ed ha esordito proprio qui col ruolo dello sfortunato Nathaniel Kittredge. Il film è stato pensato come il primo di quattro capitoli, ma chissà se gli ultimi due verranno mai alla luce... nel frattempo, ad agosto dovrebbe uscire Horizon: An American Saga - Capitolo 2 e io non vedo l'ora!

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