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venerdì 6 dicembre 2024

Bollalmanacco on Demand: Mary Reilly (1996)

Un po' mi addolora affrontare l'On Demand di oggi, perché Mary Reilly, diretto nel 1996 da Stephen Frears, è l'ultimo film richiesto da Arwen Lynch, ed è triste pensare che non mi chiederà di guardare più nulla. Oggi, più che mai, la sua natura profondamente cinefila mi manca tantissimo.


Trama: la giovane cameriera Mary Reilly si innamora del suo datore di lavoro, il dottor Henry Jekyll, e rimane turbata dall'arrivo del suo violento, ferale assistente, Edward Hyde...


Non ho mai letto il romanzo originale di Valerie Martin, pubblicato anche in Italia col titolo La governante del Dottor Jekill, ma mi è venuta in soccorso Lucia con un suo vecchio, prezioso articolo che mi ha fatta venire voglia di andare a caccia della versione Bompiani, mai vista su nessuna bancarella. Leggere il post di Lucia mi ha fatta anche un po' vergognare della mia ignoranza; non riguardavo Mary Reilly dai tempi dell'università ma l'ho sempre considerato (e l'opinione, dopo quasi 20 anni, non è cambiata) un bellissimo film, un gotico dalle sfumature sensuali con degli ottimi attori (salvo la protagonista, ahimé), che fa uno splendido uso della cupa fotografia, delle scenografie, persino degli oggetti di scena. In realtà, da ciò che ho letto mi sembra di capire che la sceneggiatura di Christopher Hampton banalizzi un po' il romanzo della Martin, trasformando le riflessioni di una donna del suo tempo nella classica battaglia tra innocenza e oscurità; in effetti, per chi come me ha amato Le relazioni pericolose (sempre frutto del sodalizio tra Frears e Hampton), il legame che si viene a creare tra Mary Reilly e Jekyll/Hyde, soprattutto quando subentra l'alter ego malvagio del dottore, ricorda molto quello tra la pura Madame de Tourvel e Valmont, fatto di assalti e resistenze sempre più deboli, ma anche di crisi di coscienza da parte del "cattivo", frastornato dalla dignitosa purezza dell'avversaria. Questo, nonostante Mary Reilly non sia cresciuta nella bambagia come Madame de Tourvel, anzi, l'esatto contrario. Mary ha subito, fin dall'infanzia, tutto l'orrore di avere a che fare con un uomo incapace di controllare i propri istinti violenti, e ne porta evidenti cicatrici sulla pelle. Il suo naturale distacco nei confronti di Jekyll deriva non solo dal rispetto dei rigidi codici vittoriani ma, probabilmente, anche da un'inevitabile terrore nei confronti degli uomini. Da qui, però, nasce anche l'attrazione verso un padrone di casa gentile, colto, che la sceglie, proprio in virtù del suo acume, come confidente privilegiata, elevandola dal resto del personale di servizio. Il naturale riserbo di Mary fa breccia anche nel violento alter ego di Jekyll, Hyde, e, anche in questo caso, l'impressione è che la cameriera venga "blandita" da una condizione di esclusività che nasce dall'essere l'unica ad avere avuto contatto diretto con l'uomo e la sola ad avere il potere di instillargli scrupoli morali. 


Lo "scontro" tra Mary e Jekyll deriva soprattutto da una diversa concezione di "male". Mary accetta l'oscurità del mondo, il dolore, come qualcosa di naturale, dignitoso ed inevitabile quanto la gioia; non lo subisce, ma neppure si dispera quando ne viene colpita, seguendo una mentalità molto pratica. Viceversa, Jekyll richiama Hyde per non soccombere all'orrore dell'esistenza (si parla di una "malattia", ma non è dato sapere se ci si riferisca alle tendenze licenziose di Jekyll, testimoniate dal suo rapporto di lunga data con Mrs. Farraday, o alla perdita di una persona amata), cercando un modo per diventare puro istinto e non venire più turbato da scrupoli di coscienza o vincoli legati alla morale o alle convenzioni sociali. Mentre John Malkovich incarna perfettamente questo dualismo, convincente com'è sia nei panni di tormentato, elegante gentiluomo, che in quelli di demone depravato, quella che fatica di più è Julia Roberts. Dopo il successo ottenuto con commedie romantiche palesemente a lei più consone, l'attrice ha cercato probabilmente di dimostrare che poteva anche reggere altri ruoli (e in futuro ci sarebbe riuscita); purtroppo, Mary Reilly non era forse il personaggio giusto, e per me è la Roberts l'unico, grande difetto del film. L'attrice non riesce a veicolare la naturalezza con cui Mary vive ed accetta le regole della sua società, la rende o un burattino rigido e perennemente immusonito, oppure uno spirito libero che scalpita per diventare altro, e anche i momenti di intimità con Malkovich funzionano poco, tanto è il carisma che l'attore trasuda anche nei panni del dimesso Jekyll. Ho sempre amato molto, invece, la regia di Frears, coadiuvata dalla fotografia plumbea di Philippe Rousselot, che imprigiona i personaggi all'interno della falsa sicurezza di quattro mura claustrofobiche e rappresenta alla perfezione l'ipocrisia dell'epoca vittoriana; la fredda, rigorosa gestione delle ville borghesi rispecchia l'esteriorità della gente perbene, ma appena girato l'angolo c'è lo schifo di sangue e sporcizia che infesta i vicoli della città, pronto ad esplodere ad ogni momento, come i sentimenti negativi che si nascondono nei suoi abitanti. Per tutti questi motivi, Mary Reilly è uno di quei film che rivedo sempre volentieri, e che mi rapiscono nonostante le imperfezioni. Recuperatelo, se non vi è mai capitato di guardarlo, soprattutto se vi piacciono le opere gotiche. Io intanto cercherò il romanzo!


Del regista Stephen Frears ho già parlato QUI. Julia Roberts (Mary Reilly), John Malkovich (Dr. Henry Jekyll / Mr. Edward Hyde), Michael Gambon (padre di Mary), Glenn Close (Mrs. Farraday), Michael Sheen (Bradshaw) e Ciarán Hinds (Sir Danvers Carew) li trovate invece ai rispettivi link.


Tim Burton
avrebbe dovuto dirigere il film ma ha rifiutato per scazzi produttivi, portando con sé anche la possibilità di una Winona Ryder protagonista. Niente di fatto anche per Daniel Day-Lewis, che ha declinato l'offerta di interpretare Jekyll/Hyde, e per Uma Thurman, che ha perso non solo il ruolo titolare ma anche la possibilità di venire candidata a un Razzie Award, onore invece toccato sia a Julia Roberts (quell'anno vinse però Demi Moore per Striptease) che al regista Stephen Frears. Il prossimo film On Demand sarà Little Sister. ENJOY!


domenica 26 novembre 2017

Linea mortale (1990)

In occasione dell'uscita del remake ho deciso di riguardare Linea mortale (Flatliners), diretto nel 1990 dal regista Joel Schumacher.


Trama: un gruppo di studenti di medicina decide di indagare su cosa si nasconda nell'aldilà e, attraverso un pericoloso esperimento, alcuni di loro fermano il proprio battito cardiaco per pochi minuti, di fatto "morendo" prima di venire rianimati. Il ritorno alla vita, però, porta con sé degli strascichi inquietanti...


Linea mortale era uno di quei film che passavano spessissimo in TV quando ero ragazzina ed è figlio dell'ondata di storie sovrannaturali a base di visioni e spettri che imperversavano a fine anni '80. Inquietante ma non particolarmente sanguinolento o pauroso era perfetto per il brivido richiesto dagli spettatori televisivi occasionali e l'abbondanza di bei faccini famosi presenti nel cast probabilmente non guastava, eppure nonostante l'abbia sicuramente visto più di una volta non ricordavo moltissimo della pellicola, tranne forse la bellezza un po' zamarra di Sutherland e Bacon. In effetti, visto oggi Linea mortale ha tanti pregi quanti difetti e risulta un film "medio", forse un po' agée, nonostante parta da un presupposto interessante che, non sto scherzando, quando mi ritrovo a ragionarci su mi tiene sveglia per parecchio; i protagonisti del film vogliono capire cosa si nasconda dietro al velo che separa la vita dalla morte, se ci sono tunnel di luce o angeliche voci guida, mentre io quando ragiono sulla morte trovo difficile agguantare il concetto di "non pensare/esserci più" e della non-consapevolezza del buio, al punto che quando ci penso il mio cervello si ritrova bloccato in un loop, mi vengono i brividi e ciao, devo smettere altrimenti sai che ansia. Ma lasciamo perdere, torniamo a Linea mortale che è meglio. Ovviamente il film la fa più facile e questi bellissimi dottorini dal futuro radioso scoprono che nell'aldilà qualcosa c'è, qualcosa di diverso per ognuno di loro, qualcosa che i poveracci si camallano nell'aldiqua passando poi i giorni cercando di sfuggirgli. Ed è, paradossalmente, proprio l'elemento sovrannaturale/horror a risultarmi moscio dopo vent'anni, oltre che poco sensato, perché se ciò che comincia a perseguitare Sutherland e la Roberts ha un suo motivo per farlo e mette ancora i brividi, così non è per Kevin Bacon e William Baldwin, che tornano in vita portandosi dietro cose che con la morte hanno ben poco a che fare. Le allucinazioni di Baldwin in particolare, per quanto anticipate da una sequenza molto artistica, fanno davvero ridere i polli e danno l'idea di un personaggio (anzi due se contiamo anche la "spalla" Oliver Platt) che lo sceneggiatore non sapeva bene come gestire, inoltre tutte queste aggiunte perplimenti concorrono ad ammosciare il ritmo del film, che da metà in poi comincia a sembrare lunghissimo.


Mi sono accorta che il post sta virando verso la stroncatura ma ho affermato all'inizio che i difetti del film si equivalgono ai pregi quindi parliamo un po' di questi ultimi, interamente legati ad un aspetto prettamente registico e scenografico. Per chi apprezza lo stile gotico-zamarro del Joel Schumacher anni '90 (ve li ricordate i suoi Batman? No, vero? Forse è meglio così...) qui c'è da essere felici. Innanzitutto, gli ambienti universitari dove si muovono i protagonisti sono realizzati con un'interessante commistione tra profano/scientifico e sacro/artistico, pieni di statue di angeli che paiono voler testimoniare il lavoro "blasfemo" dei dottori e di vetrate che ricordano molto il laboratorio di Frankenstein; seconda cosa, le luci molto cariche, quasi al neon, che squarciano l'oscurità in cui spesso si trovano i protagonisti, non sono messe a mo' di mera decorazione ma acquisiscono un significato particolare che solo proseguendo nella visione del film risulterà chiaro. Probabilmente nel tempo le visioni ultraterrene sono diventate un po' kitsch ma le sequenze in cui vengono a poco a poco rivelati l'incubo di Nelson e il passato traumatico di Rachel mettono ancora oggi una discreta ansia e sono girate molto bene. Gli anni passati non hanno nuociuto neppure al carisma degli interpreti, nonostante l'orrore di capigliature che definire inguardabili sarebbe poco. Kiefer Sutherland, Kevin Bacon e Julia Roberts sono bellissimi e, ognuno a modo suo, "maledetti", col primo dotato di un carisma invidiabile e uno sguardo che rende il suo personaggio borderline e spesso ambiguo; i tre vengono affiancati da un Oliver Platt che, pur nei panni di poco carismatico benché simpatico cicciottello, si fa ricordare volentieri mentre il già citato William Baldwin è di una tristezza incredibile, nonostante sia senza dubbio perfetto per il ruolo di tombeur de femmes. Forse Linea mortale è uno di quei film che effettivamente abbisognava di una rinfrescata, soprattutto a livello di trama e personaggi, tuttavia temo che l'imminente remake possa soffrire anche di mancanza di originalità per quel che riguarda la messa in scena e la regia, mentre degli attori nuovi salvo solo Ellen Page, la cui presenza mi farebbe sperare in una svolta più "femminista" della faccenda. Staremo a vedere. Nel frattempo, un recupero dell'originale non fa male anche se ci sono film più iconici per gli anni '90.


Del regista Joel Schumacher ho già parlato QUI. Kiefer Sutherland (Nelson Wright), Julia Roberts (Dr. Rachel Mannus), Kevin Bacon (David Labraccio), Oliver Platt (Randy Steckle) e Hope Davis (Anne Coldren) li trovate invece ai rispettivi link.

William Baldwin interpreta Joe Hurley. Quarto rampollo della famiglia Baldwin, ha partecipato a film come Nato il quattro luglio, Fuoco assassino, Sliver, The Broken Key e a serie quali 30 Rock e MacGyver. Anche produttore e stuntman, ha 54 anni e cinque film in uscita.


Linea Mortale è stato il film che ha fatto innamorare Julia Roberts e Kiefer Sutherland, un fidanzamento durato due o tre anni e rotto dall'attrice che poi avrebbe sposato un altro; e pensare che al posto di Sutherland avrebbe dovuto esserci Val Kilmer e in quello della Roberts una giovane Nicole Kidman. Storie d'amore a parte, se Linea mortale vi fosse piaciuto, nell'attesa di vedere se Flatliners - Linea mortale sia meglio o peggio dell'originale, recuperate L'uomo senza ombra, Ghost - Fantasma e Allucinazione perversa. ENJOY!

venerdì 7 febbraio 2014

I segreti di Osage County (2013)

Continua imperterrita la visione dei film che, in qualche modo, potrebbero diventare i protagonisti dell’ormai imminente Notte degli Oscar. Stavolta è toccato a I segreti di Osage County (August: Osage County), diretto nel 2013 dal regista John Wells e tratto dalla pièce teatrale di Tracy Letts.


Trama: i membri della famiglia Weston si riuniscono dopo la scomparsa del patriarca Beverly. La vicinanza forzata e la tossicodipendenza della madre rinfocoleranno rancori e rimpianti...


Tutto mi sarei aspettata meno che I segreti di Osage County mi piacesse così tanto. Voglio dire, il cast era fenomenale già sulla carta (sebbene la Pretty Woman Roberts non mi abbia mai fatta impazzire) ma temevo una discreta mattonella familiare fatta di lacrime e spiegoni. E invece, I segreti di Osage County è una tragicommedia grottesca, un Carnage elevato a livello familiare zeppo di cattiveria, punzecchiature al vetriolo e momenti letteralmente scioccanti. Ambientato in una Terra di nessuno ai limiti della frontiera USA, il film da vita ad una sorta di cabin fever alimentata dalle torride temperature d'Agosto, che contribuiscono ad infervorare gli animi e rendere ancor più fastidiosa la convivenza con una donna che, se la pellicola fosse stata girata 50 anni fa, avrebbe potuto venire tranquillamente interpretata da Bette Davis: la Violet di Meryl Streep, infatti, non è solo una drogata, ma è una madre terribile, una moglie anche peggiore, un'avara di prim'ordine, una pettegola come poche, impicciona, insinuante, criticona e pure razzista. Sarà stata anche tormentata da un'infanzia poco serena ma come personaggio è uno dei più abietti e insopportabili mai visti su grande schermo e lo stesso vale per tutti coloro che la circondano, che formano un bel campionario di casi umani tra i quali si salvano giusto il cognato di Violet e la povera badante che viene costretta a rimanere nella casa come ultimo "atto riparatore" o ripensamento del marito, un uomo, a sua volta, non privo di difetti... che fin dall'inizio cita T.S. Eliot e il suo The Hollow Men affermando "Life is very long". Non stento a crederlo, poveraccio.


Come avrete capito I segreti di Osage County è un film peculiare ma anche molto teatrale e dialogato, quindi se già in partenza non amate questo genere di pellicole stategli alla larga e non continuate nemmeno la lettura. Per chi invece non disdegna il genere, il film si distingue per un uso smodato del turpiloquio e per un continuo scambio di battute al fulmicotone, in un vortice di dialoghi che strappano alternativamente la risata (il momento "Eat the fucking fish!" è mortale) o la depressione incredula e che riescono a mantenere desta l'attenzione dello spettatore fino a quel finale bruttarello voluto dalla produzione, che palesemente stona con quella che credevo fosse invece l'ultima, commovente scena. Stupidi produttori americani e stupidi spettatori che si sono lamentati! A parte questo, le interpretazioni degli attori sono di altissimo livello e valgono da sole il prezzo del biglietto (certo, I segreti di Osage County andrebbe visto in lingua originale!): accanto alla "solita" Meryl Streep, perfetta come sempre, tanto che dirlo risulta ormai quasi superfluo, spicca una Julia Roberts che mi ha fatta ricredere su ogni remora che avrei potuto avere nei suoi confronti e che spero possa strappare l'Oscar come miglior attrice non protagonista dalle manine d'oro di Jennifer Lawrence. Il personaggio di Barbara, coi lineamenti scavati ed induriti, i modi rozzi e i nervi a fior di pelle è infatti scritto ed interpretato talmente bene che spesso e volentieri ruba la scena a tutti quelli che la circondano... e devo ammettere che c'è un certo perverso piacere nel vedere la Roberts prendere a schiaffi e male parole un mostro sacro come Meryl Streep. Non sarà magari il film dell'anno (visivamente purtroppo non offre nulla di nuovo o particolarmente esaltante) ma I segreti di Osage County, col suo stile retrò e i suoi assurdi protagonisti, merita almeno una visione!


Di Meryl Streep (Violet Weston), Julia Roberts (Barbara Weston), Chris Cooper (Charlie Aiken), Ewan McGregor (Bill Fordham), Dermot Mulroney (Steve Huberbrecht), Abigail Breslin (Jean Fordham) e Benedict Cumberbatch (Little Charles Aiken) ho già parlato ai rispettivi link.

John Wells (vero nome John Marcum Wells) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto The Company Man e alcuni episodi della serie E.R. Medici in prima linea. Anche produttore e sceneggiatore, ha 61 anni. 


Margo Martindale interpreta Mattie Fae Aiken. Americana, ha partecipato a film come Giorni di tuono, L’olio di Lorenzo, Il socio, Dead Man Walking – Condannato a morte, La stanza di Marvin, Amori & incantesimi, In Dreams, The Hours, Milion Dollar Baby, Orphan e a serie come Medium e Dexter. Ha 63 anni e un film in uscita. 


Sam Shepard (vero nome Samuel Shepard Rogers) interpreta Beverly Weston. Americano, ha partecipato a film come I giorni del cielo, Fiori d'acciaio, Il rapporto Pelican, La promessa, Codice: Swordfish, Cogan - Killing Them Softly Mud. Anche sceneggiatore e regista, ha 70 anni e due film in uscita.


Julianne Nicholson interpreta Ivy Weston. Americana, ha partecipato a film come Snatch - Lo strappo e a serie come La tempesta del secolo, Ally McBeal, E.R. Medici in prima linea e Broadwalk Empire. Ha 43 anni e un film in uscita. 


Juliette Lewis interpreta Karen Weston. Americana, la ricordo per film come Ho sposato un'aliena, Cape Fear - Il promontorio della paura, Buon compleanno Mr. Grape, Natural Born Killers, Dal tramonto all'alba, Blueberry e Starsky & Hutch; inoltre, ha partecipato a serie come Dharma & GregMy Name Is Earl. Anche regista e produttrice, ha 40 anni e un film in uscita.


I segreti di Osage County ha ottenuto due nomination all'Oscar, una per Meryl Streep come miglior Attrice Protagonista e una per Julia Roberts  come Miglior Attrice Non Protagonista, che speriamo vinca. Non ce l'hanno fatta a partecipare invece Chloe Moretz, alla quale è stata preferita Abigail Breslin per il ruolo di Jean; Jim Carrey, che era stato preso in considerazione per quello di Steve mentre Juliette Lewis ha rimpiazzato Andrea Riseborough, che ha dovuto rinunciare per impegni pregressi. Dopo queste piccole curiosità, se I segreti di Osage County vi fosse piaciuto guardate anche Little Miss Sunshine, Carnage o Voglia di tenerezza. ENJOY!

mercoledì 11 luglio 2012

Hook - Capitan Uncino (1991)

In questi giorni caldi ho deciso di riguardare quello che è praticamente diventato un classico della programmazione televisiva natalizia, ovvero Hook – Capitan Uncino (Hook), diretto nel 1991 dal regista Steven Spielberg.


Trama: Peter Banning è un avvocato che mette sempre la carriera davanti alla famiglia e, soprattutto, ai figli. Durante un viaggio in Inghilterra questi ultimi vengono rapiti da Capitan Uncino; trascinato dalla fatina Trilly sull’Isola che non c’è, Peter arriverà a ricordare che il suo vero cognome non è Banning… ma Pan.


Hook rappresenta uno di quegli incredibili casi in cui, guardando alcuni spezzoni di film, si viene assaliti da una nostalgia canaglia e da un ricordo meraviglioso della pellicola in questione, accompagnati da una potentissima voglia di rivederla. Poi, quando si prende il DVD e ci si immerge nella visione, si rimane inevitabilmente delusi. Intendiamoci, Hook è sempre un film diretto da Spielberg, interpretato da attori della madonna, basato su una delle storie per l’infanzia più belle di sempre… ma la delusione deriva proprio dal fatto che, con tutti questi elementi per le mani, sarebbe dovuto uscire fuori un capolavoro, e invece la sensazione che ho avuto è stata quella di trovarmi davanti ad un’occasione sprecata. L’idea su cui si basa la sceneggiatura è molto intrigante: Peter Pan un giorno ha deciso di andarsene dall’Isola che non c’è e crescere, diventando l’antitesi di tutti i valori promossi nel suo luogo di origine. Ci troviamo quindi davanti un avvocato noioso, tutto lavoro e niente divertimento, talmente impegnato da non avere neppure il tempo di fare il padre e, soprattutto, assolutamente dimentico della sua infanzia. Su queste premesse gli sceneggiatori costruiscono il confronto tra la natura dei due personaggi protagonisti, Peter Pan e Capitan Uncino, che rispettivamente incarnano il desiderio di vivere la vita senza pensare al domani e la paura del tempo che passa, della vecchiaia che incombe; mentre Peter, pur sbagliando durante il percorso, ha deciso di crescere e allontanarsi dall’Isola che non c’è per vivere un’avventura imprevedibile, Uncino ha deciso di rimanere testardamente ancorato alla sua vecchia vita, diventando una sorta di spauracchio eterno, immutabile e inevitabilmente annoiato. A fare da corollario a questo interessante confronto, però, ci sono degli elementi che sgonfiano inevitabilmente la pellicola, banalizzandola.


Accanto, infatti, a momenti esilaranti come i confronti tra Uncino e Spugna o ad immagini poetiche e commoventi come le sequenze in cui Peter ricorda la sua infanzia, il suo stupore nel vedere Wendy invecchiare sempre di più, l’incontro con la sua futura moglie addormentata, oppure quelle in cui i Bimbi Sperduti lo riconoscono e lo accettano come Peter Pan, c’è tutto un corollario di bambinate e secchiate di melassa francamente inutili (Trilly che confessa il suo amore a Peter, tanto per dirne una, o la pedante e ridondante moraletta finale). Anche la regia di Spielberg e le sequenze d’azione sembrano fiacche, quasi dei banali riempitivi attaccati alla bell’e meglio all’ossatura della trama, che senza un attimo di dubbio o incertezza ci scodella un paio di prove organizzate dai bimbi ai danni del vecchio Peter, qualche scontro con il galletto Rufio (talmente “simpatico” che sfido chiunque a piangere davanti al destino che gli prospetta il finale…), una triste canzoncina disneyana e una battaglia contro i pirati priva di suspance e molla quanto il parrucchino del povero Uncino. Quanto agli effetti speciali, ormai il tempo ha lasciato il segno anche su di loro; la lucetta soffusa intorno a Trilly è ancora molto naturale, ma le scene in cui i personaggi volano cominciano a risultare fasulle quanto delle monete da 5 euro.


Sul piano delle scenografie, dei costumi e degli attori, invece, bisogna levarsi il cappello. Le icone dell’Isola che non c’è, come la nave di Uncino, il covo dei Pirati e quello dei Bambini Sperduti, vengono riprodotti in modo splendido, e anche la metamorfosi di Peter da Banning a Pan ha dell’incredibile nella sua semplicità: calzamaglia a parte, il trucco che lo ringiovanisce rispetto all’inizio non è affatto teatrale o pesante, inoltre fa in modo che la naturale vivacità degli occhi di Robin Williams risalti ancora di più, mentre basta solo un’acconciatura leggermente diversa per dare l’impressione che all’attore siano venute le orecchie a punta. Anche la mise di Dustin Hoffman, superbo e malvagio Capitan Uncino, è perfetta perché, pur rifacendosi all’iconografia disneyana del personaggio, lo fa lasciando intravedere il vecchio, debole e patetico essere umano che si nasconde sotto la nera e boccolosa parrucca in stile Re Sole. Tra gli attori inoltre, assieme ai due colossi già nominati, spicca una meravigliosa Maggie Smith che da sola varrebbe la visione dell’intera pellicola: all’età di soli 57 anni l’attrice inglese è stata costretta a vestire i panni della novantaduenne e lo fa con una sensibilità, una grazia, una dignità tali che verrebbe voglia di prendere la malinconica nonna Wendy, costretta a lasciare l’amato Peter Pan alla figlia abbandonando per sempre le avventure vissute sull’Isola che non c’è, e abbracciarla forte. In conclusione, se non avete mai visto Hook ve lo consiglio nonostante le imperfezioni, mentre se, come me, ne conservate un meraviglioso ricordo, forse è il caso di non recuperarlo a meno che non vogliate guardarlo con i vostri bimbi, che sicuramente ne rimarranno deliziati!


Del regista Steven Spielberg (che interpreta anche un pirata) ho già parlato qui, mentre Dustin Hoffman (Capitan Uncino), Julia Roberts (Campanellino) e Maggie Smith (nonna Wendy) li potete trovare ai rispettivi link.

Robin Williams interpreta Peter Banning. Sicuramente uno dei più grandi attori americani viventi (anche se da parecchi anni la sua carriera ha subito un discreto declino), lo ricordo per film come Popeye – Braccio di ferro, Good Morning, Vietnam, L’attimo fuggente, Cadillac Man, Mister occasionissima, Risvegli, La leggenda del re pescatore, Toys – Giocattoli, Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre, Nine Months – Imprevisti d’amore, A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar, Jumanji, Piume di struzzo, Jack, L’agente segreto, Hamlet, Harry a pezzi, Flubber – Un professore fra le nuvole, Will Hunting – Genio ribelle (che gli è valso l’Oscar come miglior attore non protagonista), Al di là dei sogni, Patch Adams, L’uomo bicentenario, A.I. Intelligenza Artificiale, One Hour Photo e Insomnia; inoltre ha partecipato alle serie La famiglia Bradford, Happy Days, Mork e Mindy, Friends e doppiato il personaggio del Genio nel film Aladdin. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 61 anni e tre film in uscita. 


Bob Hoskins (vero nome Robert William Hoskins) interpreta Spugna, ruolo che ha ripreso inoltre nella miniserie Neverland. Altro grandissimo attore americano, sicuramente uno dei miei preferiti, lo ricordo per film come Brazil, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Sirene, Super Mario Bros., Gli intrighi del potere, L’agente segreto e Michael; ha doppiato inoltre uno dei personaggi di Balto. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 70 anni e un film in uscita. 


Caroline Goodall interpreta Moira. Inglese, ha partecipato a film come Cliffhanger, Schindler’s List e serie come Oltre i limiti, CSI e Alias. Ha 53 anni e un film in uscita.


Charlie Korsmo (vero nome Charles Randolph Korsmo) interpreta Jack. Americano, ha partecipato a film come Dick Tracy e Giovani, pazzi e svitati. Ha 34 anni.


Nel 1992 il film ha ricevuto cinque nomination agli Oscar: miglior scenografia, migliori costumi, migliori effetti speciali, miglior trucco e miglior canzone originale per la melensa When You’re Alone, unica canzone superstite del musical Hook che John Williams aveva cominciato a scrivere nel 1985 prima di abbandonare il progetto. Tra le guest star figurano nomi parecchio famosi, come Phil Collins (è l’ispettore che investiga sul rapimento di Jack e Maggie), una diciannovenne e non ancora famosa Gwyneth Paltrow (Wendy da giovane), una Glenn Close ben camuffata nei panni del pirata che viene chiuso nella cassa con gli scorpioni, e per finire Carrie Fisher e George Lucas che si baciano sul ponte mentre Campanellino porta via un infagottato Peter verso l’Isola che non c’è.  Kevin Kline avrebbe dovuto interpretare proprio Peter Pan, ma le riprese del demenziale Bolle di sapone glielo hanno impedito mentre invece David Bowie, purtroppo, ha rifiutato il ruolo di Capitan Uncino. Infine se, come me, vi siete sempre chiesti che significato avesse il “Bangarang” urlato spesso dai bimbi sperduti, pare sia slang giamaicano e che significhi semplicemente “Casino!” E con questo concludo dicendo che, se il film vi fosse piaciuto, potreste recuperare Jumanji, Inkheart - La leggenda del cuore d'inchiostro, Stardust e, per approfondire l'argomento, Peter Pan (il cartone Disney e la versione del 2003 con Jason Isaacs) e Neverland - Un sogno per la vita. ENJOY!!!


martedì 10 aprile 2012

Biancaneve (2012)

Per chiudere in bellezza la giornata di Pasqua, domenica sera sono andata a vedere Biancaneve (Mirror, Mirror), rilettura dell'omonima fiaba ad opera del regista Tarsem Singh.


Trama: Per rimanere giovane e bella, la Regina ha mandato il regno in bancarotta e i sudditi non riescono più a far fronte alle ingenti tasse. La figliastra Biancaneve, che è riuscita a scoprire come stanno le cose, viene mandata a morire nella Foresta Nera. Come racconta la favola, la fanciulla tuttavia sopravvive e incontra i sette nani, con i quali si allea per spodestare la perfida Matrigna e riprendersi il Principe concupito dalla donna...


Tutto mi aspettavo da questo Biancaneve, ma non una pellicola così ironica e divertente, incentrata quasi interamente sull'esilarante figura della Matrigna, magistralmente interpretata da una Julia Roberts in stato di grazia (non a caso il titolo originale è Mirror, Mirror, non Snow White). L'invidia per la bellezza della principessa "dalle labbra rosse come il sangue e la pelle bianca come la neve" è il fulcro anche di questa versione della fiaba, ma la Matrigna non viene dipinta come una megera dedita alla magia bensì, soprattutto, come una "coguara" che ha mandato in rovina il regno per pagarsi feste e cure di bellezza tra le più atroci, una fancazzista il cui unico scopo è trovare un ricco marito, possibilmente giovane, che la mantenga. Biancaneve, come viene chiarito all'inizio, non è altro che un optional (anche se il finale, ovviamente, smentirà ironicamente la Matrigna), una ragazzetta irritante che la donna si è trovata nel Castello e che riesce, senza troppo sforzo, a tenere a bada... almeno finché non arriva il Principe che, in quanto bello, aitante e ricco (senza contare che sarebbe un alleato prezioso per spodestare l'una o l'altra donna) viene bramato da entrambe.


Dal momento in cui la povera Biancaneve viene mandata nella Foresta Nera per evitarle un incontro col Principe, la trama della pellicola si distacca ancora di più da quella della fiaba: i sette nani sono sette ladri (dai pittoreschi nomi di Macellaio, Risata, Napoleone, Lupo, Mezzapinta, Grimm e Mangione) che vagano per la Foresta armati di trampoli per sembrare più alti, briganti che prendono Biancaneve sotto la loro ala protettiva e le insegnano tutte le loro furberie, trasformandola non in una guerriera, ma in una scafata ragazzina in grado di riprendersi quel che è suo di diritto. Non pensate a qualcosa di "zen" o alla Matrix, però. Il film, infatti, non perde mai, nemmeno per un istante, il suo dichiarato intento di essere supercazzola, sfacciatamente in bilico tra artistico trionfo di costumi e scenografie (splendidi e particolarissimi) oppure esilarante trashata. I momenti di puro divertimento si sprecano, tra un Principe trasformato in cucciolo fedele o lasciato in mutande dai nani, gli incredibili siparietti tra la Matrigna e il consigliere Brighton, gli assurdi costumi indossati dagli invitati al ballo (uno su tutti: Biancaneve col copricapo a forma di cigno) e al matrimonio, le cure di bellezza a base di guano, vermi, vespe, scorpioni, bisce e quant'altro, il duello con fior di sculacciate in punta di spada e il finale bollywoodiano con tanto di balletto e canzone. Paradossalmente, la parte meno riuscita del film è quella dichiaratamente fantasy, che implica l'utilizzo delle arti magiche della regina e di troppa Computer Graphic: il passaggio dallo specchio al rifugio sul lago è spettacolare, ma l'attacco del burattino gigante e soprattutto quello della Chimera sono decisamente bruttini.


Mi rendo conto che sarebbe impossibile fare un confronto tra questo Biancaneve e il film che uscirà a luglio, Biancaneve e il cacciatore, però due parole vorrei spenderle. Nonostante sia una commedia divertentissima, il film di Tarsem mi è sembrato qualcosa di molto più adulto e particolare, assai distante dagli ultimi adattamenti gotici (leggasi: per bimbiminkia) delle fiabe più famose, come Cappuccetto Rosso sangue o Beastly, una pellicola girata non per racimolare incassi, nonostante la presenza di una star come Julia Roberts, ma semplicemente per il gusto di rileggere in modo diverso una fiaba amata e conosciutissima. A tal proposito, è sicuramente un film che non consiglierei ai bambini, che si romperebbero le scatole e capirebbero pochissimo della storia, né a chi si aspetta una storia d'amore convenzionale, una moraletta spicciola, una pellicola seria o chissà quale capolavoro. Biancaneve, per essere apprezzato, dev'essere vissuto come qualcosa di non etichettabile, un film a sé stante da godere sul momento, una follia di un'ora e mezza. Se andrete al cinema consapevoli di questo, non ve ne pentirete!!


Di Armie Hammer, che interpreta il principe Alcott, ho già parlato qui.

Tarsem Singh (vero nome Tarsem Dandhwar Singh) è il regista della pellicola. Indiano, ha diretto film come The Cell - La cellula, The Fall e Immortals. Anche sceneggiatore e produttore, ha 51 anni.


Julia Roberts (vero nome Julia Fiona Roberts) interpreta la Regina. Una delle attrici più famose di Hollywood, la ricordo per film come Mystic Pizza, Fiori d'acciaio, Pretty Woman, Linea mortale, A letto con il nemico, Hook - Capitan Uncino, Qualcosa di cui... sparlare, Mary Reilly, Michael Collins, Il matrimonio del mio migliore amico, Nemiche amiche, Notting Hill, Se scappi ti sposo, Erin Brokovich - Forte come la verità (per il quale ha vinto l'Oscar come migliore attrice protagonista), The Mexican, I perfetti innamorati, Ocean's Eleven - Fate il vostro gioco, Confessioni di una mente pericolosa, Ocean's Twelve; ha inoltre doppiato Ant Bully - Una vita da formica, e partecipato a episodi di Miami Vice e Friends. Anche produttrice, ha 45 anni e due film in uscita.


Lily Collins (vero nome Lily Jane Collins) interpreta Biancaneve. Inglese, figlia del cantautore Phil Collins, ha partecipato a film come Priest e ad episodi della serie 90210. Ha 23 anni e quattro film in uscita.


Nathan Lane (vero nome Joseph Lane) interpreta Brighton. Americano, lo ricordo per film come La famiglia Addams 2, Piume di struzzo, Un topolino sotto sfratto, Stuart Little - Un topolino in gamba e Austin Powers in Goldmember; inoltre ha doppiato Timon ne Il re leone e partecipato a serie come Miami Vice, Innamorati pazzi e Sex and the City. Anche produttore, ha 56 anni e un film in uscita.


Sean Bean (vero nome Shaun Mark Bean) interpreta il Re. Attore inglese che ricorderò sempre per aver interpretato il meraviglioso Boromir nella trilogia de Il Signore degli Anelli, ha partecipato a film come Goldeneye, Ronin, Equilibrium, Il mistero dei Templari, North Country, Silent Hill e a serie come Game of Thrones. Ha 53 anni e due film in uscita.


Saoirse Ronan era stata presa in considerazione per il ruolo di Biancaneve, ma la differenza di età tra lei e Armie Hammer era troppo grande; Lily Collins, invece, avrebbe dovuto recitare col ruolo dello stesso personaggio in Biancaneve e il cacciatore, ma le è stata preferita (ohibò...) Kristen Stewart. Destino inverso per il Principe: nel film con la Stewart ci sarà l'attore che è stato scartato durante il casting di Biancaneve. Ribadisco il mio fermo proposito di non andare a vedere il secondo film dedicato alla "più bella del reame" e vi saluto... ENJOY!!

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