Trama: per fare una sorpresa alla fidanzata sordomuta, un ragazzo acquista on line un computer così da sviluppare un’app che possa tradurre il linguaggio corrente in quello dei segni. Purtroppo il computer in questione nasconde terribili segreti che finiranno per distruggere la vita del ragazzo e dei suoi amici.
Unfriended era un filmettino simpatico e scorrevole, ottimo per passare un’oretta e mezza in deliziosa tensione. Partendo da una piaga pericolosa e diffusa come quella del cyberbullismo, Unfriended ci catapultava letteralmente all’interno del desktop dei protagonisti, sfruttando un punto di vista comune della nostra quotidianità e trasformando lo schermo televisivo o cinematografico in quello di un PC per raccontare una storia di fantasmi giustamente vendicativi. Come da titolo, invece, Dark Web abbandona l’elemento sovrannaturale e preferisce sfruttare i meandri oscuri della rete, famigerati quanto leggendari, fatti di filmati snuff e perversioni, sette segrete ed hacker infernali il cui solo scopo è quello di danneggiare, spesso anche fisicamente, ignari utenti. I protagonisti stavolta non sono degli odiosi e frivoli teenager ma ragazzi tra i venti e i trent’anni con un lavoro, una vita e anche delle ambizioni che vanno oltre la speranza di rimediare un fidanzatino al prom, cosa che concorre a renderceli un po’ più simpatici (anche perché alcuni di loro non sono proprio delle figurine monodimensionali tagliate con l’accetta, per fortuna) benché tutto nasca, anche stavolta, dall’errore stupido di un singolo che finisce per mettere in pericolo tutto il gruppo. Avidità, incoscienza ed ignoranza sono i motori che dipanano la vicenda, paradossale di sicuro, con qualche momento un po’ surreale, ma comunque capace di tenere avvinto lo spettatore alla sedia, soprattutto quando le cose cominciano a farsi molto serie e il dark web del titolo si scatena contro i protagonisti.
A differenza di Unfriended, se vogliamo, Dark Web non porta lo spettatore a riflettere sulle conseguenze della propria eventuale cattiveria verso il prossimo anche perché, come ho scritto sopra, la situazione a un certo punto diventa paradossale. Forse, al limite, si può parlare dell’incoscienza con la quale si utilizza uno strumento tanto utile quanto infido, che offre a chi sta “nascosto” nell’ombra tutta la nostra decantata privacy, ma non credo fosse questo l’obiettivo dei realizzatori del film. Detto questo, come thriller-horror d’intrattenimento la pellicola funziona e, nonostante la ripetizione del modello di Unfriended, che lo rende indubbiamente poco innovativo a livello di “regia” (ma si può parlare di regia o montaggio quando l’intera vicenda viene proposta in presa reale attraverso chat Skype, Facebook Messenger e altre finestre e pop up assortiti?), presenta un paio di soluzioni che oserei definire geniali per quanto riguarda l’inventiva dei villain e costringe lo spettatore a rivalutare un paio di dettagli iniziali che rischiano di sfuggire a un occhio disinteressato. Per contro, altre scelte di sceneggiatura fanno un po’ sorridere, così come l'idea di dotare i malvagi membri dell’organizzazione segreta di una sorta di “distorsore” che li rende assimilabili a disturbi statici, più paranormali che umani, cosa che mi ha fatto un po’ storcere il naso perché tende ad allontanare il film dalla pretesa di realismo che lo accompagna fin dall’inizio a differenza del primo Unfriended. Pare che negli USA Dark Web sia stato distribuito con due finali, in maniera del tutto casuale, e sinceramente spero che quello scartato sia un po' meglio di quello che ho visto io ma, a parte questo, come intrattenimento Dark Web per me è promosso. Attenzione, però: se già non vi era piaciuto Unfriended lo eviterei perché la “solfa” è più o meno la stessa e rischiate di odiarlo.
Colin Woodel, che interpreta Matias, è nel cast della pregevole serie The Purge, distribuita su Amazon Prime Video; al franchise de La notte del giudizio è legata anche Betty Gabriel, qui nei panni di Nari, già apparsa ne la Notte del giudizio - Election Year anche se i più la ricorderanno come l'inquietante Georgina di Scappa: Get Out. Come già detto nel post, Unfriended: Dark Web è il sequel (benché le storie siano completamente diverse) di Unfriended, che vi consiglio di recuperare aggiungendo magari anche The Den o Ratter: Ossessione in rete. ENJOY!
Sai che il primo non lo ricordo per niente? o.o
RispondiEliminaAnyway, questo, che pare aver riscosso un gran successo Oltreoceano, mi incuriosisce: potrebbe essere la scelta giusta per una serata non troppo pesante con un pizzico di tensione. Se poi si riesce a distinguere dall'interminabile sfilza di film di questo genere.. potrebbe essere perfetto :)
Il primo si lascia ricordare giusto per il modo in cui è stato "girato", ovvero seguendo sempre il POV di chi sta davanti al pc per tutta la sua durata.
EliminaQuesto è girato nello stesso modo ma non ha il risvolto sovrannaturale dell'altro.
Unfriended è stata terribile visione, ho dovuto guardarmi sette film di zombie nelle sette sere successive (scherzo, su quest'ultima cosa).
RispondiEliminaE' stato terribile perché era lento, con tempi morti, silenzioso...non mi ha trasmesso veramente nulla...Classico esempio di film che cerca di essere realistico per fare paura, ma fallisce l'obiettivo :D
Pensa che invece a me era piaciuto parecchio, l'avevo trovato dinamico anche nel suo essere sciocchino, e abbastanza imprevedibile.
EliminaNon è che ti confondi con l'altra schifezza simile, Friend Request - La morte ha il tuo profilo? Quello era davvero aberrante...
E no, non mi è piaciuto Unfriended, eppure mai dire mai ;)
RispondiEliminaTi consiglio allora di non guardare questo!
Eliminapeccato, il primo Unfriended mi era proprio piaciuto, ma qui siamo oltre la ***ata pazzesca, mi sa...
RispondiEliminaDirei invece che più o meno si equivalgono :)
EliminaIo sia il primo Unfriended sia questo Darkweb me li sono proprio gustati. Forse a livello di storia ho preferito il primo, che almeno la buttava subito in caciara paranormale, mentre in DW gli hacker onnipotenti sono poco verosimili (oltre a ricordare troppo quelli di THE DEN). Peró entrambi i film viaggiano che é un piacere e questo secondo me é merito di un grande lavoro registico. Hanno saputo rendere avvincente la comunicazione digitale quotidiana quando in tantissimi altri film anche solo vedere il protagonista che manda un'email fa cascare le braccia. Devo recuperare il finale alternativo di DW, io ho visto il finale 'No'!
RispondiEliminaIo ho visto il finale della macchina, che obiettivamente mi ha lasciata un po' perplessa.
EliminaAnche io ho preferito il primo, forse perché il paranormale mi attira di più e questo, come hai scritto, assomiglia molto a The Den, però in generale sono due film molto gradevoli.