Se è vero che
Stephen King è il mio scrittore preferito, allora il romanzo che più amo tra quelli da lui scritti è
IT, del 1984. Ma prima che ne scoprissi la versione cartacea ero già stata ampiamente terrorizzata da quella televisiva, diretta nel 1990 da
Tommy Lee Wallace.
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Trama:
nel 1958 la cittadina di Derry viene funestata da una serie di brutali infanticidi e un gruppo di sette bambini scopre che l’assassino è un mostro dalle sembianze di clown. In qualche modo, riescono a sconfiggerlo e giurano di riunirsi se mai dovesse tornare. Trent’anni dopo, giunge purtroppo per loro il momento di mantenere la promessa…
La recensione deve cominciare con una dovuta premessa. Pretendere di paragonare questo film per la tv di quasi quattro ore al romanzo da cui è tratto sarebbe come fare un confronto tra
Lady Oscar e una bella ragazza che ne fa il
cosplay: può sicuramente imitarla per molti aspetti, ma non sarà mai la stessa cosa. L’
It scritto da
Stephen King è, prima ancora che una meravigliosa storia horror, uno splendido romanzo di formazione e un’opera certosina che racconta la nascita e la morte di una città le cui radici affondano così tanto nel Male da essere arrivata ad integrarlo nel suo tessuto e prosperare solo grazie alla sua presenza. Lo scrittore del Maine, qui più che nel resto delle sue opere, tratteggia dei personaggi talmente vivi ed indimenticabili che, arrivati all’ultima pagina, rimpiangiamo amaramente che non ci siano altri quindici tomi per continuare a seguire la loro vita, i loro pensieri, i loro sogni… e soprattutto le loro paure. Questo, ovviamente, nel film non succede, ma dire che ci troviamo davanti ad una brutta pellicola sarebbe essere ingiusti ed impietosi. Chiudiamo quindi gli occhi, facciamo finta che il libro non sia mai esistito e cerchiamo di valutare il film tv per i suoi (molti) pregi e anche per qualche (ovvio) difetto.
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Innanzitutto, lodi lodi lodi (
Michele Guardì, ESCA dal mio corpo, grazie!) agli sceneggiatori. Costretti, com’è ovvio, a condensare la mattonella di mille e fischia pagine che è il romanzo originale, hanno scelto innanzitutto di omettere le parti legate alla “mitologia” kinghiana de
La Torre Nera, troppo complessa per un pubblico di non fan, assieme a tutte quelle scene stupende da leggere ma oggettivamente improponibili in un film per la tv. Non sto parlando delle sequenze più splatter o di quella, tanto controversa, in cui i giovanissimi protagonisti trovano il modo di rimanere “uniti” nelle gallerie, ma di rumenta trash come la statua semovente di Paul Bunyan o il lebbroso che chiede il servizietto ad Eddie, etc. etc. Nello
Shining di
Mick Garris si vedevano le siepi muoversi, se qui avessi visto la statua in plastica cercare di uccidere Richie con un’accetta probabilmente non sarei qui a parlare di
IT, quindi ben vengano certi tagli. In compenso, vengono mantenute le scene maggiormente d’impatto, come la famigerata sequenza del sangue nel lavandino, il terribile omicidio di Georgie, l’epica battaglia a sassate contro la banda di Bowers e il dolcissimo episodio dell’
haiku, solo per fare qualche esempio. Il film riesce comunque a rendere l’idea del profondissimo rapporto che lega i protagonisti, di un’estate allo stesso tempo favolosa e terrificante, della tristezza di un tempo che passa per non tornare più, cancellando persino i ricordi, di una città corrotta dal male. E rende, terribile, l’immagine del mostro più potente mai creato da
King, quel Bob Gray alias Pennywise il clown ballerino che tanto ha funestato gli incubi di tutti noi.
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Il film stesso, infatti, non esisterebbe se non ci fosse stato qualcuno in grado di interpretare degnamente questo maledettissimo clown. E chi meglio di
Tim Curry, il Dio dei
transvestites della galassia, l’unico uomo in grado di scomparire sotto il trucco del Diavolo in persona, avrebbe potuto raccogliere questo scomodo scettro? La sua interpretazione è sicuramente ciò che ha elevato il film dalla mediocrità e lo ha fissato nell’immaginario di generazioni di terrorizzati fan, facendo rimpiangere amaramente il finale, dove il clown scompare e It mostra il suo vero (deludente, lo so) volto. Ma dei difetti parleremo dopo, concentriamoci un attimo sugli interpreti. Come gli sceneggiatori, anche il casting ha fatto un lavoro egregio, scegliendo dei bambini che innanzitutto sapessero recitare (e che sarebbero diventati delle star, uno su tutti
Seth Green, qui nei panni di Richie) e degli adulti che non facessero rimpiangere le loro giovani controparti, sebbene sia sempre un po’ duro dare un volto “reale” a dei personaggi che si sono amati senza conoscerne il viso. Purtroppo i realizzatori hanno scelto di concentrarsi essenzialmente sui protagonisti, con il risultato che il vecchio Henry Bowers è bolso e moscio da morire, il “povero” marito di Beverly, Tom, viene ridotto all’infima comparsata di un uomo che non ha nemmeno la metà del carisma necessario per interpretarlo e persino
Olivia Hussey, nei panni di Audra, non spicca per bravura. Il che ci porta, inesorabilmente, ai difetti.
It patisce infatti della divisione televisiva in due parti. La prima, nella quale i protagonisti da adulti ricevono la chiamata di Mike e rivivono il loro passato prima di riunirsi a Derry, è praticamente perfetta ed accumula ininterrottamente tensione fino alla scioccante scena finale. La seconda parte è invece più “fiacca”, a tratti ripetitiva (si perde nelle costanti discussioni relative allo scendere o meno nelle fogne per sconfiggere definitivamente It) e si sgonfia nella rivelazione finale della natura del mostro, un maffissimo ragno uscito dritto dritto da un film anni ’50, che toglie pathos persino alla scena più triste dell’intera storia, quella che nel libro mi magona per ore, quando non mi porta direttamente a piangere come una fontana. Gli sceneggiatori hanno inoltre deciso di optare per un
happy ending definitivo che, se da un lato apprezzo (almeno per quanto riguarda la storia di Ben e Beverly, perché alla fine sono una tenerona), dall’altro snatura purtroppo il senso reale del libro, che si conclude in maniera dolceamara, quasi malinconica, affermando il definitivo scioglimento della banda dei “perdenti”. Insomma, a riguardarlo oggi ci si rende conto che l’
IT televisivo racconta, molto banalmente, una storia di mostri e, comprensibilmente, concede molto poco ad un’eventuale riflessione sul senso reale di quel che viene in essa mostrato. Poteva andare molto peggio, comunque, e se non avete mai visto questo piccolo gioiellino televisivo, graziato anche da una splendida ed evocativa colonna sonora, vi consiglio di recuperarlo immantinente. Magari prima che ci facciano un più dettagliato ma sicuramente più brutto remake senza
Tim Curry. Eresia.
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Di
Tim Curry, che interpreta Pennywise, ho già parlato
qui,
Richard Masur, che interpreta Stan da adulto, lo trovate
qua, il compianto
John Ritter, qui nei panni di Ben da adulto, è già stato nominato in
questi post e anche
Olivia Hussey (Audra) ha avuto modo di comparire
qui.
Tommy Lee Wallace è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come
Halloween III: Il signore della notte, Ammazzavampiri 2 ed episodi di serie tv come
Ai confini della realtà, Baywatch e
Flipper. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 62 anni.
Annette O’ Toole (vero nome Annette Toole) interpreta Beverly da adulta. Americana, la ricordo per film come
Il bacio della pantera, 48 ore e
Superman III, inoltre ha partecipato alle serie
Alfred Hitchcock presenta, Oltre i limiti, Nash Bridges e
Smallville. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 59 anni.
Jonathan Brandis interpreta il giovane Bill. Americano, lo ricordo soprattutto per avere interpretato Bastian ne
La storia infinita II, inoltre ha partecipato a film come
Attrazione fatale e
Il patrigno II, doppiato film come
Oliver & Company e serie come
Aladdin; inoltre, ha partecipato ad episodi di
Troppo forte, La signora in giallo e
Flash. Anche regista, produttore e sceneggiatore, si è impiccato nel 2003, all’età di 27 anni.
Seth Green (vero nome Seth Benjamin Gesshel – Green) interpreta il giovane Richie. Se mi puntassero la pistola alla tempia e mi dicessero, umanamente, chi è il mio attore preferito in tutto il mondo non avrei dubbi: lui. E dico umanamente, perché questo “scimmiottino verde” (come lo chiamano confidenzialmente i miei amici e parenti!) è davvero l’amico nerd che tutti vorrebbero avere. L’aMMore per quest’uomo è nato mentre guardavo
Buffy the Vampire Slayer, precisamente la seconda serie, ed è continuato grazie a perle come Scott, il figlio del Dr. Male nei tre film di
Austin Powers, il doppiaggio originale di Chris ne
I Griffin e la geniale serie
Robot Chicken, ma se volete vederlo in azione in qualche altro film segnalo
Hotel New Hampshire, Radio Days, Ho sposato un’aliena, Buffy - l’ammazza vampiri, Rollerblades – Sulle ali del vento, A Gillian, per il suo compleanno, Giovani pazzi e svitati, Nemico pubblico, il geniale Giovani diavoli, I perfetti innamorati, Rat Race, Compagnie pericolose, The Italian Job e
Scooby Doo 2: mostri scatenati, solo per citare quelli che ho visto. Inoltre, ha partecipato alle serie
Beverly Hills 90210, X – Files, Innamorati pazzi, Angel, That’s 70s Show, Will & Grace, Grey’s Anatomy, My Name is Earl, Heroes e doppiato alcuni episodi di
American Dad!. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 37 anni e tre film in uscita.
Emily Perkins interpreta la giovane Beverly. Canadese, la ricordo per film come
Licantropia Evolution – Ritorno al presente, Insomnia, Ginger Snaps: Unleashed, Licantropia e
Juno, inoltre ha partecipato alle serie
X- Files e
Supernaturals. Ha 34 anni.
Dennis Christopher, che interpreta Eddie Kaspbrak da adulto, sarà tra gli attori che parteciperanno all’imminente nuovo film dello zio
Quentin,
Django Unchained, mentre
Richard Thomas, che invece interpreta Bill da adulto, è tornato a frequentare il “kingverso” durante una puntata della serie
Incubi e deliri. Inoltre, una delle mocciose che prende in giro Beverly a inizio film è
Laura Harris, che poi avrebbe partecipato al meraviglioso
Severance – Tagli al personale, mentre il preside con cui si scontra Richie nella scena della mensa (l’attore
William B. Davis) sarebbe diventato il bastardissimo Uomo che fuma della serie
X – Files. Se vi fosse piaciuto
It, non sto nemmeno a dirlo, recuperate altre miniserie tratte dalle opere di
Stephen King, per esempio
I Langolieri, che se non erro era abbastanza interessante, oppure gli inquietanti
Tommyknockers. ENJOY!