mercoledì 30 maggio 2018

It Comes at Night (2017)

Spinta dalle ottime critiche ricevute oltreoceano ho recuperato It Comes at Night, diretto e sceneggiato dal regista Trey Edward Shults, riscoprendomi ben poco americana nelle mie opinioni...


Trama: mentre la gente muore a causa di un pericoloso morbo, Paul e la sua famiglia, composta da moglie e figlio, hanno trovato un equilibrio isolandosi in una casa in mezzo al bosco. Un giorno però uno sconosciuto riesce a penetrare all'interno dell'abitazione...



A casa mia, chi veniva di notte era la Befana, con le scarpe tutte rotte. Poi ci sono gli Alien che "molto spesso vengono di notte. Molto spesso", come diceva Cartman in una storica puntata di South Park. Insomma, non è molto chiaro chi è questo It che arriva di notte (si sa solo che non è Pennywise), quindi è bastato probabilmente questo titolo ambiguo per mandare in sbattimento il pubblico americano e farlo gridare al miracolo, quando bisognava solo aprire la Bibbia per scoprire che "Il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte", primo indizio dell'allegria di cui è permeato It Comes at Night. Il film di Shults è infatti la storia di persone che aspettano il Giorno del Signore, o la fine del mondo conosciuto, tanto sanno che prima o poi la malattia le coglierà nonostante tutte le loro precauzioni, che sia notte o che sia giorno, alla faccia di tutte le (poche) speranze che possono covare. La pellicola si apre con una sequenza mortifera e si conclude con un'altra parimenti, in un cerchio perfetto che racchiude nel mezzo la quotidianità di un nucleo familiare all'interno del quale i membri non comunicano, affrontano il dolore in solitudine e soprattutto avvolti da un pessimismo cosmico che farebbe invidia a Leopardi. Tutto cambia, si fa per dire, quando un giorno penetra nella casa fortificata un uomo che, dopo la prima e comprensibile reazione di diffidenza, conquista la fiducia della famigliola e si trasferisce con loro assieme alla moglie e al figlioletto. Punto. Questa è la trama di It Comes at Night, dopodiché tutto ciò che resta da fare allo spettatore è rimanere in attesa del momento in cui, com'è ovvio, la convivenza tra le due famiglie degenererà in tragedia, tra incomprensioni, cose taciute, pericoli esterni e l'inevitabile terrore della malattia. Uno scampolo di post-apocalisse già visto e rivisto mille volte ma non sarebbe questo il problema se lo spettatore riuscisse ad empatizzare un minimo coi protagonisti e a dispiacersi per una loro eventuale dipartita. Peccato che durante la visione di It Comes at Night verrebbe solo voglia di prendere a ceffoni Paul, scrollare forte la moglie e soprattutto il figlio adolescente mollo come la panissa e al limite compiangere Will, Kim e il piccolo Andrew che hanno avuto la sfiga di incappare in questo trio di depressi cronici; la vicenda, filtrata dal punto di vista "diffidente" di Paul e focalizzata sulle silenti turbe adolescenziali del figlio Travis, vorrebbe un po' fare il verso a The Witch, coi boschi minacciosi e l'isolamento ad influenzare negativamente i personaggi, ma la verità è che è ben distante dal causare la benché minima inquietudine.


Non bastano infatti sprazzi di visioni splatter, rumori notturni, incubi fusi con la realtà, corridoi claustrofobici e boschi cupi per realizzare un thriller/horror memorabile, soprattutto quando le dinamiche familiari vengono esaminate con così tanta superficialità, per il solo gusto di regalare allo spettatore una "riflessione" artistica che mostri la raffinatezza del regista e sceneggiatore. Lo stile di Shults non è malvagio, anzi, è molto suggestivo e si vede che il regista puntava a realizzare un film curato e pieno di belle immagini, con particolari in grado di saltare all'occhio come la porta rossa in fondo al corridoio o quel sangue nero come la pece che spurga dai malati, tuttavia una pellicola che parla agli occhi e non al cuore (o alla "pancia" dello spettatore, se è per quello, per non parlare del cervello) mi lascia come mi trova. Posso forse avere un problema con Joel Edgerton, più che col regista o la sceneggiatura? Può darsi. La sua passione per i personaggi "stundai" è qualcosa che non comprendo, 'sti uomini ruzzi che non spiccicano parola manco a morire e sono sempre pronti a grugnire guardando in cagnesco non solo gli estranei ma persino i propri familiari mi allontanano dai loro problemi più che coinvolgermi e lo stesso vale per i comprimari sottomessi che si limitano a subire questo atteggiamento del menga. I dialoghi sussurrati, la fotografia cupa, le emozioni così trattenute mi spengono il cervello e l'unico momento in cui ho sentito davvero qualcosa è stato durante lo sfogo finale di Riley Keough, anche se viste le circostanze lì si è trattato di vincere abbastanza facile, insomma, non ho mica un cuore di pietra. Francamente, non so davvero cosa abbia spinto gli americani ad accogliere con così tanta gioia un film come It Comes at Night, seppellito di lodi e recensioni positive quando a me è sembrato di una banalità senza pari, l'ennesimo prodotto medio arrivato dalla scena horror USA, senza infamia né lode, ma da parte mia non mi sento di consigliarlo proprio a nessuno.


Di Joel Edgerton, che interpreta Paul, ho già parlato QUI mentre Carmen Ejogo, che interpreta Sarah, la trovate QUA.

Trey Edward Shults è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto un altro film dal titolo Krisha e un paio di corti. Anche produttore e attore, ha 29 anni.


Riley Keough interpreta Kim. Americana, ha partecipato a film come Magic Mike, Kiss of the Damned e Mad Max: Fury Road. Anche produttrice, ha 28 anni e cinque film in uscita.


Se It Comes at Night vi fosse piaciuto recuperate The Divide, Viral e Contagious: Epidemia mortale. ENJOY!


8 commenti:

  1. Pensavo lo avessi già visto e, soprattutto, che ti fosse già piaciuto.
    Per me derivativo, prevedibile, ma interessante: un horror sociologico, quasi, diverso da come lo avevano presentato.

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    1. L'ho visto in effetti parecchio tempo fa ma ho pubblicato il post solo oggi :)
      Con me l'interesse ha lasciato il posto alla noia, sarà proprio la faccia di Edgerton che non tollero, chissà...

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  2. Non amo le storie di morbi e contagi, son sincero.
    Mi aspettavo (avrei preferito) che lo sconosciuto entrato in casa fosse quasi una metafora (tipo La mascherata della Morte Rossa di Poe).

    Moz-

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  3. Brava, ogni tanto bisogna saper dire un secco "no". Non importa se tutti gli altri applaudono.
    Al momento ,a me capita che gente intorno a me stia applaudendo convinta "Cargo"il lungometraggio. Già il corto del 2013 si era ritrovato un bel pò di fans. Per me il corto era "meh" e il film è decisamente "bleah". Mi sto beccando un coro di "capisci niente". Erica adesso dimmi anche tu che Cargo ti è piaciuto , così mi deprimo un pò ....😁😁😁 Ciao!

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    1. Cargo è il film di zombie su Netflix, giusto? Non ho ancora avuto tempo di vederlo ma a me non ne hanno parlato benissimissimo... infatti sto un po' tentennando, anche perché ci sono altri film che vorrei vedere prima :)
      E poi, come dicevano a Zelig, "se non piace... Piacenza!" XD

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    2. Sì è su Netflix. Il corto è invece qui :
      https://youtu.be/gryenlQKTbE

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    3. Allora appena riesco lo guardo! :)

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