Trama: Alla morte del padre, Megan è costretta ad aiutare la madre con un pericoloso rituale atto a riportarlo in vita...
Ho messo The Surrender nella lista delle priorità perché, guardando la serie The Boys, mi sono innamorata di Colby Minifie, attrice dotata di una bellezza decisamente non canonica e capace di abbracciare diversi registri che spaziano dal comico, al grottesco, al drammatico. In particolare, ero curiosa di capire come se la sarebbe cavata con un horror serio e la risposta è stata "benissimo", soprattutto perché la prima parre di The Surrender è un dramma da camera molto umano e triste. Colby Minifie interpreta Megan, thirtysomething che da tempo ha abbandonato la famiglia, in primis per stare lontana dalla madre, con la quale non ha mai avuto un gran rapporto. Megan torna a casa a causa della malattia del padre, afflitto da un tumore in stadio avanzato; poco dopo il suo ritorno, a causa di un momento di disattenzione, l'uomo muore e la madre di Megan le rivela di avere avviato tutte le pratiche necessarie per compiere un rito che lo riporterà in vita. Il titolo inglese del film, The Surrender, ha un significato fisico, importantissimo per la riuscita del rito (ovvero la "rinuncia" a tutto ciò che è materiale e, nello specifico, a un paio di appendici), ma anche un significato più metaforico, di "resa" di fronte a tutto ciò contro cui la protagonista ha lottato per buona parte della vita. Nello specifico, Megan ha lottato contro la madre, rea di essere dura, testarda, prevaricatrice, mentre il padre era un alleato e un compagno di giochi, sempre pronto a offrirle un consiglio amico o a tenderle una mano. Con la morte del padre, gli equilibri tra Megan e la madre si spezzano, e la protagonista è costretta non solo ad assecondare e tutelare una donna anziana apparentemente impazzita, ma anche a guardare dentro di sé e nelle pieghe di una famiglia che credeva di conoscere, scoprendo molte verità celate o, forse, volutamente dimenticate. Il film racconta quindi, in primis, l'elaborazione del lutto attraverso il confronto tra due donne che covano un risentimento reciproco abbastanza importante, benché nascosto per amor del padre, ed è molto interessante in questo aspetto, meno in quello horror.
Non è che la parte horror, quella legata al rito e a tutto quello che accade dopo, non sia efficace, ma percorre sentieri già battuti in film più originali, come per esempio A Dark Song (con il quale ha in comune l'attenzione a riti esoterici molto verosimili, oltre che umilianti e pericolosi), ed offre una visione dell'aldilà simile a quella di tante altre pellicole. C'è di buono che il focus, anche quando il film vira nell'horror, è sempre il legame tra Megan e la madre, e un altro aspetto positivo è che Julia Max riesce agevolmente ad aggirare i limiti di budget senza mai mostrare il fianco alla sciatteria di eventuali effetti speciali da cartoleria o CGI farlocca. La regista, infatti, cerca per quanto possibile di limitare i dettagli degli ambienti in cui i personaggi interagiscono tra loro, arrivando a un minimalismo totale nell'ultima parte del film, ed offre scorci di un orrore che veste, letteralmente, la pelle delle persone più care per ingannare chi è vinto da un dolore vivo e recente. La cosa che più ho apprezzato del film, però, oltre all'ottimo setting e a un utilizzo coinvolgente della fotografia, è proprio l'alchimia che si viene a creare tra Colby Minifie e Kate Burton, le quali danno vita a scambi vivaci e plausibili, arricchendo una sceneggiatura fatta di dialoghi intensi e solenni, ma anche triviali, divertenti, talvolta ridicoli, tipici degli attimi che precedono e seguono un evento traumatico come la morte di una persona amata. Personalmente, mi sono commossa più di una volta guardando The Surrender, e ho provato simpatia (ma anche un inevitabile, temporaneo fastidio) per entrambe le umanissime donne protagoniste. Shudder ha dunque aggiunto l'ennesima uscita interessante al suo già vasto catalogo; augurandomi che, prima o poi, qualcuno faccia arrivare il film anche in Italia, vi consiglio la visione di The Surrender, magari non se siete reduci dalla morte di qualcuno a cui volevate bene o, anche se è passato del tempo, state ancora soffrendo molto.
Julia Max è la regista e sceneggiatrice del film, al suo primo lungometraggio. E' anche produttrice e attrice.