Per una volta il cinemino albisolese mi è venuto in soccorso e domenica sera sono riuscita a vedere Ocean's 8, diretto e co-sceneggiato da Gary Ross, alla faccia delle ferie del multisala savonese.
Trama: dopo essere uscita di prigione, Debbie Ocean organizza un audace colpo al Metropolitan Museum di New York.
Doverosa premessa: sono passati 17 anni da Ocean's Eleven e io credo di non averlo mai più riguardato dopo quella lontanissima sera al cinema del 2001, ergo se sperate che durante la visione di Ocean's 8 abbia colto non solo i riferimenti al suo predecessore (salvo il nome Danny Ocean, grazie al piffero!) ma anche le somiglianze a livello di trama (c'era un cinese acrobata anche lì mi pare, giusto?) cascate malissimo e, sempre in virtù di ciò, non riuscirei nemmeno a confrontare la qualità dei due film. Di fatto, non sono andata a vedere Ocean's 8 per una sorta di nostalgia o per vedere "come mi avessero rovinato l'infanzia anche se all'epoca avevo già 20 anni" ma solo per il cast zeppo di attrici che adoro, salvo la Bullock, e perché in generale mi piacciono gli heist movies, come ama chiamarli oggi la critica, benché quelli americani finiscano per assomigliarsi un po' tutti. Come da programma, quindi, sono andata al cinema giusto per godermi un furto perpetrato da un gruppo di donne cool e quello ho avuto, niente di più e niente di meno; Ocean's 8 fila dritto e liscio dall'inizio alla fine, con qualche complicazione all'acqua di rose, un paio di garbati "colpi di scena", una lunga e necessaria introduzione per presentare tutte le otto protagoniste e qualche forzatura della trama che probabilmente sfuggirà agli spettatori meno spaccapalle e che, effettivamente, in questo genere di pellicola deve necessariamente finire in secondo piano. Si potrebbe definire Ocean's 8 un film "leggero", un divertissement estivo che lascia il tempo che trova, non entusiasmante quanto ci si potrebbe aspettare da un ensemble di prime donne potenzialmente carismatico e quindi facilmente dimenticabile nel giro di un paio di settimane o anche meno, con parecchie potenzialità sprecate e fiaccato da una mancanza di coraggio imperdonabile. Banalmente, giusto per fare un esempio, manca un villain degno di questo nome (oh, quanto avrei sperato che "qualcuna" facesse il doppio gioco, invece ciccia, bisogna accontentarsi di una sciapa vendetta ai danni di un povero sfighé...), manca un po' di sano pericolo, manca, per citare Alex De Large, una sana dose di ultraviolenza e un po' di dolce su e giù i quali, se non rammento male, mancavano anche nei vari Ocean's precedenti ma perlomeno c'era l'umorismo guascone e fighetto di Clooney e compagnia a farla da padrone.
Ocean's 8 è invece un vorrei ma non posso. Non so come spiegarmi al meglio ma pare davvero pensato e realizzato "solo" per un pubblico femminile, a partire da quelle sequenze palesemente imperniate su lusso e glamour, fatte di gioielli da sogno e abiti da capogiro, come se le spettatrici stessero sfogliando una di quelle riviste alla Vanity Fair invece di vedere un film; non è che le protagoniste non siano carismatiche, intelligenti o toste, però mi è sembrato che queste tre caratteristiche fossero subordinate ad una superficialità concretizzata nell'apparenza, in sogni di evasione fatti di cinema, gossip, lavori a contatto col mondo della moda ecc. e questo non accadeva in Ocean's Eleven, fatto per piacere e divertire a partire dal "gender" dello spettatore. Detto questo, le donne che passano sullo schermo sono effettivamente lontane anni luce da noi povere mortali quindi forse ci sta che alle spettatrici venga lasciata giusto la possibilità di sognare. La boss Sandra Bullock non ha il carisma del "fratello" George Clooney ma comunque il personaggio di Debbie Ocean è un perfetto esempio di criminale veterana che riesce a farsi rispettare dal gruppo pur mantenendo i suoi piccoli segretucci, ed è degnamente spalleggiata da una Cate Blanchett alla quale vengono riservate le mise migliori nonostante la sua Lou non spicchi come dovrebbe, vincendo la palma di co-protagonista sprecata e tenuta stupidamente nell'ombra; divertentissima Anne Hathaway nei panni di un'attrice oca, ignorante e superba, un ruolo sciocchino che tuttavia l'attrice interpreta con incredibile grazia, e sorprendente Rihanna che risulta una gnocca colossale anche conciata come l'ultima delle streppone di Piazza del Popolo (con l'unico difetto di un adattamento italiano imbarazzante, come sempre accade quando si è costretti a riportare uno slang "cciofane"), mentre Helena Bonham Carter passa alla cassa senza impegnarsi più di tanto, portando a casa la solita interpretazione da weirdo un po' attempata. La Paulson, il motivo principale che mi ha spinta al cinema, è invece una signora come sempre, attrice tra le più duttili esistenti, brava sia nei ruoli drammatici che in quelli leggeri come questo. Definirla passepartout non le rende giustizia, visto tutto il bene che le voglio, sta di fatto che ogni volta che la vedo a me pare perfetta e calzante, a prescindere dal ruolo. In soldoni, quindi, non è che Ocean's 8 sia un brutto film ma forse è un po' anonimo e piatto, incapace di sfruttare al meglio tutti gli elementi positivi di cui è dotato, un budget della Madonna e un incredibile cast in primis. E poi, mi chiedo: ma perché Richard Armitage è figo solo quando fa il nano?
Del regista e co-sceneggiatore Gary Ross ho già parlato QUI. Sandra Bullock (Debbie Ocean), Griffin Dunne (Responsabile libertà vigilata), Cate Blanchett (Lou), Elliott Gould (Reuben), Richard Armitage (Claude Becker), Anne Hathaway (Daphne Kluger), Helena Bonham Carter (Rose Weil), Dakota Fanning (Penelope Stern), Sarah Paulson (Tammy) e James Corden (John Frazier) li trovate invece ai rispettivi link.
Mindy Kaling interpreta Amita. Americana, ha partecipato a film come 40 anni vergine, Una notte al museo 2 - La fuga e Facciamola finita, come doppiatrice ha lavorato invece in Cattivissimo me, Ralph Spaccatutto ed Inside Out. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 39 anni e un film in uscita.
Rihanna (Robyn Rihanna Fenty) interpreta Palla Nove. Nativa delle Barbados, ovviamente famosissima come cantante, ha partecipato a film come Battleship, Facciamola finita, Valerian e la città dei mille pianeti e a serie come Bates Motel; come doppiatrice ha lavorato in Home - A casa. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 30 anni.
Tra le celebrità che hanno partecipato non accreditate nel ruolo di loro stesse ci sono Katie Holmes, Kim Kardashian, Jaime King, Olivia Munn, Serena Williams, Anna Wintour e Common; tra quelle che invece "non ce l'hanno fatta" ci sono Jennifer Lawrence, rimpiazzata da Anne Hathaway a causa di impegni pregressi, ed Elizabeth Banks. Siccome Ocean's 8 è lo spin-off di Ocean's Eleven - Fate il vostro gioco, se il genere vi piace recuperatelo e aggiungete Ocean's Twelve, Ocean's Thirteen e magari anche Colpo grosso e The Italian Job. ENJOY!
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martedì 31 luglio 2018
venerdì 30 giugno 2017
Free State of Jones (2016)
L'avevo perso, non so per quale motivo, all'uscita cinematografica ma in questi giorni ho deciso di recuperare Free State of Jones, diretto e co-sceneggiato nel 2016 dal regista Gary Ross.
Trama: nel corso della guerra di secessione, il medico da campo Newton Knight decide di disertare per difendere i contadini dalle ingiuste richieste dei Confederati, unendo sotto la stessa bandiera di libertà bianchi e neri...
Quando gli Oscar si avvicinano cominciano a spuntare come funghi film più o meno "patriottici", o comunque legati a doppio filo ad una parte di storia Americana, possibilmente quella scomoda legata a schiavismo, guerre e tensioni razziali. Non è esente da questo cliché Free State of Jones che racconta, come da titolo, la rapida nascita e declino del cosiddetto "Stato libero di Jones", in cui un gruppo di contadini ribelli era riuscito ad affrancarsi dalle ingiuste leggi della Confederazione e a creare una sorta di paradiso dove i poveri potevano tenersi i frutti del loro duro lavoro e dove bianchi e neri collaboravano apparentemente senza conflitti. Apparentemente, ovvio, ché al primo segno di cambiamento presidenziale una delle leggi su cui si fondava lo staterello (o sarebbe meglio dire contea?), ovvero quella che recitava "siamo tutti uomini, senza distinzione", ha cominciato a venire ignorata da quelli che erano fondamentalmente un branco di redneck burini i quali, una volta finita la guerra e riottenuto quello che volevano, hanno mandato al diavolo Knight e tutti i suoi amici di colore, gettando i semi del Ku Klux Clan nella felicissima terra del Mississippi. Nelle quasi due ore e mezza di film, Gary Ross infila quindi tutte le contraddizioni del sud degli Stati Uniti, tra poveracci che combattono i ricconi possidenti e contemporaneamente il nemico nordista, tra contadini che hanno praticamente gli stessi non-diritti degli schiavi di colore e che tuttavia li odiano, offrendo il ritratto di un popolo pavido, umorale e retrogrado (l'eredità razzista del sud si ripercuoterà ottant'anni dopo su un pro-nipote di Knight, per un ottavo di colore, ma l'uomo riuscirà ad evitare il carcere per timore di ritorsioni da parte della Corte Suprema) e di un eroe duro e puro costretto a combattere contro i mulini a vento dell'ignoranza e della paura. La storia funziona, nonostante un senso di "incompletezza" e confusione dato dall'eccessiva attenzione conferita alla parte iniziale, quella in cui i ribelli dimorano in paludi trasformate a poco a poco in zona residenziale, alla quale si affiancano sei o sette postille finali che paiono appiccicate con lo sputo perché "bisognava raccontarle ma non ci stavano più" e perché sono appunto funzionali ai flash forward che mostrano il già citato pro-nipote di Knight.
Incrocio tra Robin Hood, un padre pellegrino e un cowboy, Newton Knight è ovviamente il fulcro della pellicola e nonostante Free State of Jones patisca una lunghezza eccessiva e un punto di vista univoco, non c'è dubbio che il personaggio sia in grado di coinvolgere lo spettatore col suo carisma e col suo sguardo indignato. Questo è quindi uno di quei casi in cui si può ben dire che un attore regge da solo un intero film: in barba alla presenza di un cast composto da ottimi attori e caratteristi, a spiccare su tutti è Matthew McConaughey, convincente sia nei panni del dottore dimesso che in quelli del combattivo proprietario terriero, nei momenti in cui gli tocca anticipare l'occhio spiritato di Randall Flagg e in quelli dove alla foga vendicativa si sostituisce la natura quasi solenne di un padre fondatore. E' anche vero che accanto a Matthew non spiccano altri nomi particolarmente eccellenti, anzi, viene un po' da sorridere perché praticamente mezzo cast di 12 anni schiavo è finito ad ingrossare le fila dei co-protagonisti e buona parte dei discendenti del vero Newton Knight ha ottenuto una particina nel film, comunque Free State of Jones mi è parso ben recitato e nel complesso anche ben diretto, sia nelle parti statiche che in quelle dinamiche, pur essendo privo di sequenze particolarmente memorabili. A mio avviso, il difetto più grande del film (che pur mi è piaciuto) è la sua natura un po' didascalica e, come si diceva sopra, disomogenea, cosa che non mi ha portata ad entusiasmarmi per le vicende narrate, come accade di solito con questo genere di pellicole, né a farmi venire voglia di saperne di più su Newton Knight e questo singolare episodio di storia americana. Sarà mica che dopo Silence pretendo una perfezione e una profondità fuori dal comune? Può essere. A prescindere, se vi piace il genere, un'occhiata a Free State of Jones la consiglio!
Del regista e co-sceneggiatore Gary Ross ho già parlato QUI. Matthew McConaughey (Newton Knight), Gugu Mbatha-Raw (Rachel), Mahershala Ali (Moses) e Sean Bridgers (Will Sumrall) li trovate invece ai rispettivi link.
Keri Russell interpreta Serena. Americana, ha partecipato a film come Tesoro, mi si è allargato il ragazzino, Mission: Impossible III, Dark Skies - Oscure presenze, Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie e a serie quali Scrubs. Ha 41 anni.
Se Free State of Jones vi fosse piaciuto recuperate 12 anni schiavo, Lincoln e The Birth of a Nation (che devo ancora vedere). ENJOY!
Trama: nel corso della guerra di secessione, il medico da campo Newton Knight decide di disertare per difendere i contadini dalle ingiuste richieste dei Confederati, unendo sotto la stessa bandiera di libertà bianchi e neri...
Quando gli Oscar si avvicinano cominciano a spuntare come funghi film più o meno "patriottici", o comunque legati a doppio filo ad una parte di storia Americana, possibilmente quella scomoda legata a schiavismo, guerre e tensioni razziali. Non è esente da questo cliché Free State of Jones che racconta, come da titolo, la rapida nascita e declino del cosiddetto "Stato libero di Jones", in cui un gruppo di contadini ribelli era riuscito ad affrancarsi dalle ingiuste leggi della Confederazione e a creare una sorta di paradiso dove i poveri potevano tenersi i frutti del loro duro lavoro e dove bianchi e neri collaboravano apparentemente senza conflitti. Apparentemente, ovvio, ché al primo segno di cambiamento presidenziale una delle leggi su cui si fondava lo staterello (o sarebbe meglio dire contea?), ovvero quella che recitava "siamo tutti uomini, senza distinzione", ha cominciato a venire ignorata da quelli che erano fondamentalmente un branco di redneck burini i quali, una volta finita la guerra e riottenuto quello che volevano, hanno mandato al diavolo Knight e tutti i suoi amici di colore, gettando i semi del Ku Klux Clan nella felicissima terra del Mississippi. Nelle quasi due ore e mezza di film, Gary Ross infila quindi tutte le contraddizioni del sud degli Stati Uniti, tra poveracci che combattono i ricconi possidenti e contemporaneamente il nemico nordista, tra contadini che hanno praticamente gli stessi non-diritti degli schiavi di colore e che tuttavia li odiano, offrendo il ritratto di un popolo pavido, umorale e retrogrado (l'eredità razzista del sud si ripercuoterà ottant'anni dopo su un pro-nipote di Knight, per un ottavo di colore, ma l'uomo riuscirà ad evitare il carcere per timore di ritorsioni da parte della Corte Suprema) e di un eroe duro e puro costretto a combattere contro i mulini a vento dell'ignoranza e della paura. La storia funziona, nonostante un senso di "incompletezza" e confusione dato dall'eccessiva attenzione conferita alla parte iniziale, quella in cui i ribelli dimorano in paludi trasformate a poco a poco in zona residenziale, alla quale si affiancano sei o sette postille finali che paiono appiccicate con lo sputo perché "bisognava raccontarle ma non ci stavano più" e perché sono appunto funzionali ai flash forward che mostrano il già citato pro-nipote di Knight.
Incrocio tra Robin Hood, un padre pellegrino e un cowboy, Newton Knight è ovviamente il fulcro della pellicola e nonostante Free State of Jones patisca una lunghezza eccessiva e un punto di vista univoco, non c'è dubbio che il personaggio sia in grado di coinvolgere lo spettatore col suo carisma e col suo sguardo indignato. Questo è quindi uno di quei casi in cui si può ben dire che un attore regge da solo un intero film: in barba alla presenza di un cast composto da ottimi attori e caratteristi, a spiccare su tutti è Matthew McConaughey, convincente sia nei panni del dottore dimesso che in quelli del combattivo proprietario terriero, nei momenti in cui gli tocca anticipare l'occhio spiritato di Randall Flagg e in quelli dove alla foga vendicativa si sostituisce la natura quasi solenne di un padre fondatore. E' anche vero che accanto a Matthew non spiccano altri nomi particolarmente eccellenti, anzi, viene un po' da sorridere perché praticamente mezzo cast di 12 anni schiavo è finito ad ingrossare le fila dei co-protagonisti e buona parte dei discendenti del vero Newton Knight ha ottenuto una particina nel film, comunque Free State of Jones mi è parso ben recitato e nel complesso anche ben diretto, sia nelle parti statiche che in quelle dinamiche, pur essendo privo di sequenze particolarmente memorabili. A mio avviso, il difetto più grande del film (che pur mi è piaciuto) è la sua natura un po' didascalica e, come si diceva sopra, disomogenea, cosa che non mi ha portata ad entusiasmarmi per le vicende narrate, come accade di solito con questo genere di pellicole, né a farmi venire voglia di saperne di più su Newton Knight e questo singolare episodio di storia americana. Sarà mica che dopo Silence pretendo una perfezione e una profondità fuori dal comune? Può essere. A prescindere, se vi piace il genere, un'occhiata a Free State of Jones la consiglio!
Del regista e co-sceneggiatore Gary Ross ho già parlato QUI. Matthew McConaughey (Newton Knight), Gugu Mbatha-Raw (Rachel), Mahershala Ali (Moses) e Sean Bridgers (Will Sumrall) li trovate invece ai rispettivi link.
Keri Russell interpreta Serena. Americana, ha partecipato a film come Tesoro, mi si è allargato il ragazzino, Mission: Impossible III, Dark Skies - Oscure presenze, Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie e a serie quali Scrubs. Ha 41 anni.
Se Free State of Jones vi fosse piaciuto recuperate 12 anni schiavo, Lincoln e The Birth of a Nation (che devo ancora vedere). ENJOY!
domenica 6 maggio 2012
Hunger Games (2012)
Appunto mentale: mai andare al cinema la domenica pomeriggio. Innanzitutto, è zeppo di bambini con genitori incoscienti che li portano a vedere film simili, seconda cosa perché è l'equivalente di una pennichella pomeridiana, da cui esci ancora più distrutto. Detto questo, oggi sono appunto andata a vedere Hunger Games (The Hunger Games) di Gary Ross, preparata a vedere una roba ben peggiore di quanto in effetti non sia stato.
Trama: in un futuro non troppo distante, i membri di quella che sembrerebbe una dittatura selezionano annualmente dodici ragazzi e dodici ragazze per farli combattere fino alla morte nei cosiddetti Hunger Games. Katniss, una dei ragazzi selezionati, dovrà cercare di sopravvivere per tornare a casa dalla sorella, alla quale si è sostituita offrendosi volontaria...
Hunger Games può dividersi tranquillamente in due parti: quella che precede i giochi e gli Hunger Games stessi. La prima parte è sicuramente la migliore, perché introduce l'universo assurdo in cui vivono i personaggi, un mondo, peraltro, non dissimile da quello descritto in mille altre distopie come 1984 e financo nei miti della Grecia antica: potere nelle mani di pochi riccastri che costringono il resto della popolazione alla povertà, tenendoli sotto controllo e rendendoli idioti e impotenti grazie a dei "giochi" che, in fin dei conti, non sono altro che un tributo e una punizione per una ribellione passata. E' interessante comprendere i meccanismi che governano le interazioni tra i personaggi (i due "concorrenti" Katniss e Peeta in primis), le famiglie, i cosiddetti "mentori" che dovranno guidare i contendenti, tutto il kitschissimo entourage che introduce questi poveri paesanotti alle meraviglie della città, della fama, della gloria e ai pericoli del gioco mortale; è una goduria vedere i completini inguardabili indossati da Elizabeth Banks, la parrucca blu dell'incredibile Stanley Tucci, la barba effetto fiammante del fighissimo Wes Bentley, l'ombretto oVo di quell'altro bonazzo di Lenny Kravitz e, soprattutto, percepire il potenziale bastardo e fascista dell'inquietante Presidente interpretato dal grande vecchio Donald Sutherland. Tutto molto bello, sì... peccato che poi comincino gli Hunger Games che danno il titolo al film e che, paradossalmente, sono la parte più debole della pellicola.
Intanto, diciamo subito che chi si è guardato Battle Royale potrebbe anche evitare di comprare un biglietto per Hunger Games perché il ricordo della pellicola nipponica rischierebbe di sottoporre lo spettatore ad un costante ed impari confronto. Ma poi, ragazzi, che survival game sarebbe questo? A parte che la furbizia imporrebbe degli allenamenti pregressi ai giovinetti (dico, tutti gli anni organizzano i giochi e al vostro paese non siete buoni a fortificarvi un po' in previsione del fatto che potrebbero sorteggiarvi? Allora ve la cercate...), oltre la mattanza iniziale e qualche imprevisto messo in mezzo dai realizzatori del gioco i personaggi coinvolti sono sconcertanti: ho capito che la protagonista "dovrebbe" mantenere un'aura di positività, bontà e purezza che la farà probabilmente diventare la chiave di una rivolta contenuta nei prossimi episodi, ma questo è davvero troppo. In un gioco in cui tutti devono uccidersi a vicenda e che consente un solo vincitore (tranne alcuni casi in cui venga deciso altrimenti: ma ci arriviamo!), una fa la santa che uccide solo se necessario, altri cinque fanno branco inutilmente, tanto poi vi toccherà ammazzarvi tra voi, no?, un'altra elegge la protagonista a sorella maggiore sperando che la protegga, un'altra si trova davanti l'avversaria e decide di passare oltre lasciandola in vita. Bambini, quale parte del regolamento non avete capito? E questo solo per la parte "edulcoriamo un po' la violenza".
Per la parte "deus ex machina", invece, l'elenco dei modi in cui la protagonista viene aiutata va dal sottilmente astuto all'incredibilmente paraculo, dove il primo risiede in toto nel personaggio di Woody Harrelson che, in quanto mentore, deve cercare di convincere gli sponsor esterni ad aiutare la fanciulla in difficoltà, mentre il secondo consiste, direttamente, nel cambiare le regole dei Games per almeno due volte. Senza contare, ovviamente, gente che riscopre un'umanità alla vista della Ragazza di Fuoco, folli assassini che chissà perché tentennano giusto alla fine, bacche velenose messe ad hoc per creare il colpo di scena finale, calabroni che a volte sono mortali altre volte no, gente che s'innamora all'improvviso, etc. etc. Comunque, se non volete esser troppo pignoli diciamo che Hunger Games ha il pregio di far passare molto rapidamente le oltre due ore di durata e anche di invogliare ad acquistare i libri di Suzanne Collins da cui è tratto. Se, invece, pezzi grossi già citati a parte, cercate un minimo di bravura attoriale o di suspance con colpi di scena a non finire, evitate pure: la vicenda è "telefonata" fin dall'inizio e i giovani attori coinvolti, Jennifer Lawrence a parte che va benissimo per il ruolo un po' di rozza campagnola che diventa Cenerentola, hanno la verve di un mucchio di blocchi di tufo in forma umana, soprattutto Josh Hutcherson, sfigatissimo coprotagonista a cui va la palma d'oro del trash per il coraggio con cui gli sceneggiatori lo fanno cammuffare da sasso in un fiume: vedere per credere!!
Di Stanley Tucci (Caesar Flickerman), Wes Bentley (Seneca Crane), Elizabeth Banks (Effie Trinket), Woody Harrelson (Haymitch Abernathy), Toby Jones (Claudius Templesmith), Donald Sutherland (Presidente Snow) ho già parlato nei rispettivi link.
Gary Ross è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come il carinissimo Pleasantville e Seabiscuit - Un mito senza tempo. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 56 anni e un film in uscita.
Jennifer Lawrence interpreta Katniss. Americana, la ricordo innanzitutto per aver interpretato Mystica in X - Men: l'inizio (ruolo in cui dovrebbe tornare nel prossimo sequel in cantiere), inoltre ha partecipato a film come Mr. Beaver e serie come Monk, Cold Case e Medium. Ha 22 anni e cinque film di prossima uscita, tra cui il seguito di Hunger Games, Catching Fire.
Oltre alla presenza di Lenny Kravitz nei panni dello stilista Cinna, segnalo quella di Isabelle Fuhrman, ovvero la Esther di Orphan, in quelli della cattivissima mocciosa Clove. Rimanendo sempre in tema di attori, per il ruolo di Katniss si era pensato a Chloe Moretz, Hailee Steinfeld, Saoirse Ronan ed Emily Browning. Essendo Hunger Games la prima parte di una trilogia, il prossimo anno dovrebbe uscire la seconda parte, dal titolo Catching Fire, diretto non più da Gary Ross ma dal regista di Constantine e Io sono leggenda, Francis Lawrence. Dovrebbero poi uscire The Hunger Games 3 e 4 (ultimo film diviso in due parti? Va tanto di moda...!). Se il film vi fosse piaciuto, infine, vi consiglio di cercare e guardare Battle Royale. ENJOY!!
Trama: in un futuro non troppo distante, i membri di quella che sembrerebbe una dittatura selezionano annualmente dodici ragazzi e dodici ragazze per farli combattere fino alla morte nei cosiddetti Hunger Games. Katniss, una dei ragazzi selezionati, dovrà cercare di sopravvivere per tornare a casa dalla sorella, alla quale si è sostituita offrendosi volontaria...
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Maria De Filippi e un membro qualsiasi del cast di Amici... |
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Qui sta dicendo addio a Lenny Kravitz. Sarei molto triste anche io. |
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Voto 11 alla parrucca blu di Stanley |
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Ma il primo premio se l'aggiudica senza dubbio la barba (vera!!) di Wes |
Gary Ross è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come il carinissimo Pleasantville e Seabiscuit - Un mito senza tempo. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 56 anni e un film in uscita.
Jennifer Lawrence interpreta Katniss. Americana, la ricordo innanzitutto per aver interpretato Mystica in X - Men: l'inizio (ruolo in cui dovrebbe tornare nel prossimo sequel in cantiere), inoltre ha partecipato a film come Mr. Beaver e serie come Monk, Cold Case e Medium. Ha 22 anni e cinque film di prossima uscita, tra cui il seguito di Hunger Games, Catching Fire.
Oltre alla presenza di Lenny Kravitz nei panni dello stilista Cinna, segnalo quella di Isabelle Fuhrman, ovvero la Esther di Orphan, in quelli della cattivissima mocciosa Clove. Rimanendo sempre in tema di attori, per il ruolo di Katniss si era pensato a Chloe Moretz, Hailee Steinfeld, Saoirse Ronan ed Emily Browning. Essendo Hunger Games la prima parte di una trilogia, il prossimo anno dovrebbe uscire la seconda parte, dal titolo Catching Fire, diretto non più da Gary Ross ma dal regista di Constantine e Io sono leggenda, Francis Lawrence. Dovrebbero poi uscire The Hunger Games 3 e 4 (ultimo film diviso in due parti? Va tanto di moda...!). Se il film vi fosse piaciuto, infine, vi consiglio di cercare e guardare Battle Royale. ENJOY!!
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