Trama: Un banco di pericolosissimi piranha geneticamente modificati viene liberato per sbaglio nelle acque di un fiume di montagna. Un eremita alcolizzato e un'investigatrice privata correranno contro il tempo per impedire una strage...
C'è stato un periodo, da bambina, in cui Pirahna e Piraña paura passavano sistematicamente in TV. Mio padre, ovviamente, non se li perdeva mai e ancora oggi ricordo il suo "piranha piranha!" con tanto di battito di denti quando si passava vicino a un fiume o un lago. A me facevano parecchia paura quei film, ma li guardavo con gioia perché erano l'unico modo che avevo per fruire di qualcosa di simile all'horror, genere che mmadre ha bandito almeno finché non sono entrata in possesso di un videoregistratore e di una tessera del videonoleggio. Ora, saranno stati almeno vent'anni, se non di più, che non guardavo Piranha e lo ricordavo come una commedia horror assai divertente; in realtà, il film di Joe Dante è come Fantozzi, una di quelle pellicole di cui si coglie la tristezza, il pessimismo di fondo solo con l'età e l'esperienza, e ammetto di non essermi divertita granché, guardandolo per la challenge. O meglio, la prima parte può trarre in inganno, soprattutto grazie allo scoppiettante personaggio di Maggie, investigatrice privata dal piglio deciso che viene inviata in una località turistica ad indagare sulla scomparsa di due ragazzi. Maggie trascina nella sua indagine un alcolista solitario, Paul Grogan, e insieme raggiungono un comprensorio militare abbandonato, all'interno del quale c'è un'enorme piscina dove (ma lo sappiamo solo noi spettatori) i due ragazzi scomparsi sono stati aggrediti e uccisi da qualcosa nascosto nell'acqua. Lì, scoprono che l'esercito americano sta ancora compiendo esperimenti genetici atti a trasformare creature viventi in potenti armi di sterminio, non prima di liberare per sbaglio un banco di piranha geneticamente modificati, aprendo loro la via per un fiume che confluisce nelle due principali attrazioni turistiche del luogo: un campo estivo per bambini e l'Aquarena resort. In generale, la struttura principale di Piranha è quella di un eco-horror prodotto da Roger Corman, il che si traduce in personaggi tagliati con l'accetta, una divisione tra buoni e cattivi abbastanza netta, qualche sporadica nudità (in realtà Corman, durante le scene di massacro sul pre-finale, ha chiesto a Dante di toglierne parecchia, con sommo stupore del regista) e, ovviamente, sangue e violenza. Sotto la superficie, però, c'è la rappresentazione di un'umanità triste e solitaria, di un tessuto sociale fatto di speculatori industriali che condannano le persone alla povertà, di militari che distruggono l'ambiente non per riportare la pace, ma per prepararsi alla guerra, alimentando un circolo vizioso di morte e noncuranza per la vita, umana o animale che sia (d'altronde, l'unica soluzione al problema piranha è ulteriore inquinamento. Alla faccia del cane che si morde la coda).
Mentre il remake di Aja buttava tutto in supercazzola, tanto che uno aveva proprio piacere a vedere masticati gli sciocchi protagonisti, il Pirahna di Joe Dante è fin troppo realistico nella sua rappresentazione dei traumi mentali associati al dolore fisico e alla morte; l'orribile destino di un paio di personaggi innocenti, tra i quali la povera Betty, colpisce lo spettatore, ma personalmente ho trovato molto più angoscianti lo sguardo perso di Bradford Dillman, "curato" da una figlia in lacrime con l'inseparabile borraccia colma di superalcolico, lo sconforto di Dick Miller davanti ai giornalisti sciacalli, e il primo piano finale di Barbara Steele, agghiacciante monolite imperturbabile, che sceglie nuovamente di ignorare la portata mortale della minaccia da lei stessa creata, condannando l'umanità a versare sangue nelle acque degli oceani. Saranno le onde che si tingono di rosso, sarà la malinconica colonna sonora dell'elegantissimo Pino Donaggio, ma onestamente non mi veniva da ridere, né mi sono divertita come mi succedeva da bambina. E da piccoli, si sa, non si hanno neppure gli strumenti per apprezzare l'arte, o i primi passi dei grandi. Un film nato come opera di serie Z, come "parodia" de Lo squalo (al punto da beccarsi un paio di denunce per plagio, fatte scomparire da un illuminato Steven Spielberg) è in realtà una fucina di giovani talenti che avrebbero fatto strada. Il primo, ovviamente, è Joe Dante, al suo primo lungometraggio in solitaria. La fantasia del regista, all'epoca poco più che trentenne, è stata limitata giusto dal budget irrisorio, che ha permesso di conservarne una scintilla in guisa di creaturina in stop-motion che si aggira nel laboratorio militare per poi non farsi più vedere in tutto il resto del film; in realtà, Dante avrebbe voluto che la creatura tornasse nel corso di Piranha, ogni volta un po' più grande, fino ad averne una versione gigante pronta a distruggere un porticciolo. Purtroppo non se n'è fatto nulla, ma ci sono comunque i pesci zannuti e tanto, tanto sangue. Anche qui, le mani dietro alle mattanze dei piranha sarebbero diventate famosissime, perché gli orridi pescetti sono stati realizzati da Phil Tippett, mentre, su suggerimento di Rick Baker, il make-up è stato affidato a un altro mago degli effetti speciali, l'allora diciassettenne Rob Bottin. La loro arte, unita al terribile effetto sonoro che accompagna la masticazione dei piranha, è l'ennesima riprova della tristezza della CGI odierna, che sicuramente non induce lo stesso raccapriccio, né la sensazione tangibile di morsi e ferite dolorosissime, se non addirittura mortali. Quindi, il mio consiglio è riguardare Piranha con occhi più maturi, perché è un film invecchiato molto bene ed è assai meno stupido di quanto ricordavate. Provare per credere!
Del regista Joe Dante ho già parlato QUI. Kevin McCarthy (Dr. Robert Hoak), Dick Miller (Buck Gardner) e Barbara Steele (Dr. Mengers) li trovate invece ai rispettivi link.
Piranha ha avuto un seguito, Piraña paura, e un paio di remake, ovvero il film TV Piranha - La morte viene dall'acqua e Piranha 3D. Se il film vi fosse piaciuto, recuperateli e aggiungete Lo squalo. ENJOY!