L'Oscar Death Race mi aveva portata a vedere anche Sing Sing, diretto nel 2023 dal regista Greg Kwedar e candidato a tre premi Oscar: Miglior attore protagonista, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior canzone originale.
Trama: Divine G è in carcere per un delitto non commesso. Nell'attesa di dimostrare la sua innocenza, diventa il pilastro del programma RTA, che mira a riabilitare i carcerati coinvolgendoli nella realizzazione di spettacoli teatrali...
Non sono razzista, ma. No, davvero, non lo sono, ma gli Oscar, ogni tanto, mi portano a diventarlo, con la loro ipocrita volontà di premiare eroi americani di colore e storie edificanti di "vinti" che sono riusciti a sollevarsi dal pantano in cui si trovavano e a diventare un fondamentale aiuto per altri nella loro stessa condizione. Se questi importantissimi racconti venissero messi in scena in modo originale, interessante e coinvolgente, sarei la prima a chiedere che ne realizzassero mille, e che venissero ricoperti da innumerevoli premi. Purtroppo, raramente è così, e mi chiedo se non ci fossero pellicole meno banali di questo Sing Sing, da candidare, soprattutto in premi importanti come Miglior attore protagonista e Miglior sceneggiatura non originale. Sing sing racconta la messa in scena di uno spettacolo teatrale ad opera dell'RTA, il programma Rehabilitation Through the Arts, operativo nel carcere di massima sicurezza che porta il nome del film. Come spesso accade in questi film "carcerari", la sceneggiatura si concentra su due facce della stessa medaglia. Da una parte abbiamo Divine G, vittima innocente del sistema, acculturato e coinvolto, pronto a dare una mano ai compagni di prigionia e, soprattutto, drammaturgo e attore provetto; dall'altra abbiamo Divine Eye, finito in carcere per spaccio, nonché gretto stereotipo del gangsta, che viene coinvolto nel progetto RTA da Divine G e finisce dapprima per scontrarsi con lui, disgustato dall'approccio "ottimista" dell'uomo alla vita e alla recitazione, poi a diventarne amico e sostegno. Se vi è mai capitato di vedere un dramma carcerario, banalmente anche solo Le ali della libertà, riuscirete a prevedere ogni snodo narrativo di Sing Sing, con l'unica differenza (alla quale si aggiunge l'assenza di "villain") che questo film, essendo tratto da una storia vera, punta molto sul percorso di crescita dei protagonisti e sul teatro come forma di catarsi, di libertà, per quanto momentanea. Ciò dovrebbe rendere interessanti i personaggi presenti sullo schermo; in realtà, purtroppo, sembrano quasi tutti stereotipi e macchiette, tranne i due protagonisti un po' più definiti e il regista teatrale, e la cosa ha dell'incredibile anche per un altro motivo.
Tranne Colman Domingo, che interpreta Divine G, Sean San Jose che interpreta Mike Mike (ed è, nella realtà, il migliore amico di Domingo da anni, e qui si spiega perché la chimica tra i due e così forte, al punto da essere la parte migliore del film), Paul Raci che interpreta Brent Buell e pochi altri, quasi tutti gli attori presenti in Sing Sing non recitano, ma partecipano nei panni di loro stessi, in primis Clarence 'Divine Eye' Maclin. Anzi, considerato che quest'ultimo ha praticamente lo stesso screentime di Domingo, è alla sua prima parte "seria" ed è costretto nel difficile compito di recitare "se stesso", forse avrei candidato lui come Miglior attore non protagonista, piuttosto che dare l'ennesima candidatura al pur bellissimo e bravissimo Colman (che, di riffa o di raffa, è sempre uno dei protagonisti della Oscar Death Race, visto che spunta nei film come il prezzemolo anche quando non è direttamente nominato). Ad essere onesta, non mi è dispiaciuto neppure lo stile di Greg Kwedar, che mescola immagini molto cinematografiche e poetiche, quasi tutte legate all'afflato di libertà respirato durante le produzioni teatrali o al contrasto tra l'esterno del carcere e le recinzioni, a riprese che parrebbero fatte con la camera a mano, quasi a voler riproporre un mix di documentario, spettacolo teatrale dilettantesco e confessione davanti alla telecamera. La mia idea è che, come spesso accade ai film candidati agli Oscar, anche questo parli più al pubblico americano, a chi può toccare con mano non solo il tipo di realtà rappresentata, ma anche il modo di parlare, di atteggiarsi, di chi vive di criminalità (anche se, in questo caso, Domingo è anche troppo "raffinato" per risultare verosimile). Magari se avessi visto lo stesso film ambientato in un carcere italiano, ne sarei stata entusiasta, ma così, per quanto mi riguarda, è l'ennesima, dimenticabile pellicola acchiappa Oscar. Importante quanto volete, ma con ben poca emozione reale: per dire che persino la canzone finale mi sembrava un motivo già sentito, invece ho scoperto solo durante la stesura del post che è stata composta apposta per Sing Sing!
Di Colman Domingo, che interpreta John "Divine G" Whitfield ho già parlato QUI.
Greg Kwedar è il rgista della pellicola. Americano, ha diretto solo un altro film, Transpecos. E' anche produttore e sceneggiatore.