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martedì 10 giugno 2025

2025 Horror Challenge: Fear Street: Prom Queen (2025)

Sto recuperando un paio di uscite perse durante il viaggio in Campania e siccome per la challenge di oggi c'era un free pick, ne ho approfittato per guardare l'atteso Fear Street: Prom Queen, diretto e co-sceneggiato dal regista Matt Palmer a partire dal romanzo omonimo di R.L. Stine


Trama: Lori si candida come reginetta del ballo per cambiare la sua vita e riabilitare la sua famiglia, distrutta da un tragico evento passato. La ragazza, però, deve vedersela non solo con le acerrime rivali del Wolfpack, capitanate dall'odiosa Tiffany, ma anche con un assassino che sembra avere preso di mira le candidate...


Prom Queen
è, purtroppo, un passo indietro rispetto alla trilogia di Fear Street che ci aveva conquistati qualche anno fa su Netflix. Per motivi imperscrutabili, vi sono solo sparute tracce della lore messa in piedi da Leigh Janiak, e i collegamenti con la saga si riducono a qualche piccolissimo omaggio (più un blink and you'll miss it) e alla reiterazione della rivalità tra Shadyside, dove si ambienta il film, e Sunnyvale, nominata qui e là come luogo ideale dove vivere. Tolti questi pochi dettagli, Prom Queen sembra uno slasher qualsiasi al quale è stato imposto, in fretta e furia, di fare parte ANCHE di una saga, e da questo punto di vista è sbagliato fare paragoni con i tre Fear Street che lo hanno preceduto. I film della Janiak, infatti, erano un tornado di depistaggi e idee innovative, che giocavano a fare a pezzi le aspettative dei personaggi e dello spettatore, mentre Prom Queen segue pedissequamente tutte le regole dello slasher anni '80 e ne ripropone i topoi con un rispetto quasi filologico. Preso per quel che è, il film non è affatto aberrante (ovviamente, deve piacervi il genere) e si propone come una confortevole coperta di Linus per passare un'ora e mezza in letizia, tra uno smembramento e l'altro. L'importante è non cercare i significati più o meno profondi dei primi Fear Street, perché qui i personaggi sono tagliati, talvolta letteralmente, con l'accetta e, salvo un personaggio a mio avviso sprecato (ciao, Melissa!), non hanno né il tempo né il modo di evolversi. I buoni, come la protagonista in cerca di riscatto dopo una vita di prese in giro crudeli per la morte del padre e lo spettro di una madre omicida, rimangono buoni e, al limite, si rendono conto che non basta una coroncina di alluminio per cambiare la triste realtà; i cattivi sono delle facce di merda da primato, le tipiche high school bitches che non esitano a sputare in faccia ad etica, compassione e buon senso, pur di far stare male il prossimo. Nel mezzo, ci sono un paio di "personaggi", nel vero senso della parola, ovvero qualche comprimario caratterizzato da comportamenti eccentrici, e i soliti adulti clueless o matti come cavalli, gente che si permette di riprendere una ragazzetta perché balla al ritmo di Gloria o si scambia sguardi timidi col belloccio di turno. 


Come in uno slasher di cassetta che si rispetti, dunque, non importa chi, importa come. E c'è parecchio "come" in Prom Queen. A differenza dei film per adolescenti della Blumhouse, spesso PG-13, Prom Queen non si tira indietro nel mostrare teste spaccate, gole tagliate, gente impalata e sangue a profusione, con degli effetti speciali anche belli a vedersi, senza grande ingerenza di CGI. Si sono sforzati un po' poco con l'aspetto che killer, che mi ha ricordato il Red Devil della serie Scream Queens, e francamente ho trovato stupidissima la rivelazione dell'identità dietro la maschera, ma il percorso per arrivare alla fine me lo sono abbastanza goduto. L'unico, vero difetto di Prom Queen, per quanto mi riguarda, sono gli attori, soprattutto quelli scelti per interpretare i giovani protagonisti e, in particolare, la final girl Lori e la queen bee Tiffany. Il volto di quest'ultima è anonimo e lei è del tutto inespressiva; non fosse per i dialoghi al veleno che le vengono messi in bocca, il personaggio non avrebbe nemmeno un briciolo del carisma necessario per essere davvero la reginetta stronza della scuola. Quanto a Lori, Dio me ne scampi. Siccome Silvia ha apprezzato, ribadisco anche qui la definizione di "pittima" della final girl. Intanto, si innamora di un mollo senza speranza, poi passa il 70% del film o a piangere o a guardare nel vuoto col sappìn' di chi sta per farlo, senza mai rivolgere una parola scortese o prendere a giuste sberle le ragazze del Wolfpack, limitandosi a subire in silenzio con la lacrima nell'occhio. Due marroni, figlia mia, a un certo punto speravo che il killer prendesse anche te, sono sincera. Voto dieci, invece, alla migliore amica di Lori. E' un po' assurdo pensare che una diciottenne possa avere un'esperienza tale da poter rivaleggiare con Sergio Stivaletti ma, a parte questo e l'inutile marchetta queer che non trova sbocco, se non altro possiamo goderci un'horror geek anni '80, con tanti piccoli oggetti di scena e filmati che fanno sicuramente la felicità degli appassionati! In conclusione, Prom Queen è, purtroppo, un passo indietro che rischia di mettere a repentaglio l'eventuale futuro della saga ma, se vi piace lo slasher e avete voglia di passare una serata divertente, ve lo consiglio perché è sanguinolento e non si perde in orpelli inutili che ne rallenterebbero il ritmo.


Del regista e co-sceneggiatore Matt Palmer ho già parlato QUI. Lili Taylor (Vicepreside Dolores Brekenridge) e Katherine Waterston (Nancy Falconer) le trovate invece ai rispettivi link. 


Chris Klein
, che interpreta Dan Falconer, era l'Oz di American Pie mentre Ariana Greenblatt, che interpreta Christy, era la figlia di America Ferrera in Barbie; quanto ad Ella Rubin, che interpreta Melissa, l'abbiamo vista poche settimane fa come protagonista di Until Dawn. Se Fear Street: Prom Queen vi fosse piaciuto, recuperate Fear Street Parte 1: 1994, Fear Street Parte 2: 1978 e Fear Street Parte 3: 1666. ENJOY!

domenica 5 aprile 2020

Edison - L'uomo che illuminò il mondo (2017)

Giorni di Covid19, giorni di chiusura forzata dei cinema, giorni in cui si recupera quello che si può su Netflix o, come in questo caso, su Prime Video, dove è uscito Edison - L'uomo che illuminò il mondo (The Current War), diretto nel 2017 dal regista Alfonso Gomez-Rejon.


Trama: alla fine del XIX secolo, Thomas Edison e George Westinghouse cominciano una lotta serratissima per determinare chi riuscirà a portare la corrente elettrica nelle città americane.



Edison - L'uomo che illuminò il mondo era un film che già aveva attirato l'attenzione mia e del Bolluomo, non necessariamente in modo positivo; il trailer che passava nei cinema, infatti, complice anche l'abbondanza di attori che il film condivide col MCU o con altri cinecomic, era montato come quello di un film di supereroi e onestamente ci siamo ritrovati spesso a riderne, visto l'argomento "scientifico" trattato. In realtà, quello che pensavamo fosse un film molto serioso e tecnico, è stato davvero realizzato come un dramma all'interno del quale due personalità ambiziose si fanno la guerra (come da titolo originale) senza risparmiare colpi bassi e, benché il risultato sia ovviamente molto distante da un cinecomic, è comunque abbastanza dinamico e coinvolgente da riuscire a far passare una bella serata anche ai non addetti ai lavori, insegnando qualcosina, che male non fa. A dirla tutta, nonostante il titolo italiano sottolinei la preponderanza di Edison, lo scienziato non ne esce benissimo: dipinto come un matto geniale il cui motto è "non realizzerò mai qualcosa che possa nuocere agli esseri umani", viene comunque mostrata anche la sua volontà di ricorrere a mezzi scorretti e diffamazione per screditare la reputazione dell'avversario George Westinghouse, fautore dell'utilizzo della corrente alternata (mentre Edison utilizzava quella continua) e suo rivale nella "corsa all'elettricità". Certo, gli sceneggiatori inseriscono anche tutti gli elementi necessari per rendere più accattivante Edison rispetto a Westinghouse, per esempio mostrando il forte attaccamento alla moglie e il contributo all'arte mondiale attraverso invenzioni come il fonografo o il cinetoscopio, tuttavia è il meno conosciuto Westington a risultare il più corretto e lungimirante tra i due, benché "sminuito" da una patina di uomo d'affari vecchio stampo.


In tutto questo, viene dato anche un contentino ai fan di Tesla, la scheggia impazzita che, di fatto, si autodanneggia in virtù del suo carattere da bohemien e dei suoi problemi relazionali, contribuendo a modo suo alla guerra tra Edison e Westinghouse senza godere dei frutti economici che ne sono derivati. A voler essere pedanti, il trattamento riservato a Tesla è indice della superficialità della sceneggiatura del film, che romanza parecchio gli eventi accorsi ai protagonisti e a un certo punto si imbarca anche in una tirata anti sedia elettrica, ma come ho scritto più su per chi ignora molti degli eventi reali e vuole solo passare un'ora e mezza con qualcosa di coinvolgente ma poco impegnativo va anche bene (al limite, esistono libri sull'argomento, se poi necessitiamo di approfondire). Edison - L'uomo che illuminò il mondo è comunque ben realizzato: innanzitutto mette in campo attori di sicuro richiamo, adatti al ruolo che interpretano (anche se Cumberbatch sembrerebbe sempre un po' legato al suo Sherlock e a confermarsi più camaleontico è il bravissimo Michael Shannon) inoltre la regia di Alfonso Gomez-Rejon è ben lungi dall'essere piatta o legata a uno stile "biografico", e il regista si diverte a ricercare prospettive sghembe, ad inserire flashback dallo stile particolare, persino a citare il cinetoscopio di Edison inserendo sequenze a tema che si fondono con immagini più "moderne". Insomma, Edison - L'uomo che illuminò il mondo non è sicuramente il film più interessante sul catalogo Prime ma un'occhiata in questi tempi di Coronavirus avverso ai cinefili gliela si può anche dare, soprattutto se siete in quarantena secca e avete un sacco di tempo libero.


Del regista Alfonso Gomez-Rejon ho già parlato QUI. Benedict Cumberbatch (Thomas Edison), Katherine Waterston (Marguerite Westinghouse), Michael Shannon (George Westinghouse), Tom Holland (Samuel Insull) e Nicholas Hoult (Nikola Tesla) li trovate invece ai rispettivi link.


Jake Gyllenhaal era stato scelto per il ruolo di Westinghouse ma alla fine ha rinunciato ed è stato sostituito da Michael Shannon; nel ruolo del figlio di Edison c'è invece Louis Ashbourne Serkis, figlio di Andy Serkis. Se Edison - L'uomo che illuminò il mondo vi fosse piaciuto recuperate The Imitation Game e The Prestige. ENJOY!

mercoledì 21 novembre 2018

Animali fantastici: I crimini di Grindelwald (2018)

Ho rischiato di non vederlo, ché il multisala savonese in questi giorni ha qualche palese problemino tecnico e di programmazione, ma alla fine lunedì sono riuscita a guardare Animali fantastici: I crimini di Grindelwald (Fantastic Beasts: The Crimes of Grindelwald), diretto da David Yates e sceneggiato dalla stessa J.K.Rowling.


Trama: benché gli sia stato revocato il permesso di espatriare, Newt Scamander viene mandato a Parigi da Albus Silente per salvare l'Obscurus Credence dalle mire del Ministero della Magia britannico e da quelle dell'evaso Grindelwald...


Animali fantastici e dove trovarli era stato una deliziosa botta di aria fresca non solo per chi, come me, bramava ancora vicende tratte dal fantomatico Potterverse, ma anche un bel film da vedere per chi di Harry Potter non conosceva ancora nulla; punto di forza della pellicola era l'ingenuo personaggio di Newt Scamander, dolce mago fuori dal mondo impegnato nella salvaguardia delle bestie magiche, degnamente spalleggiato da un "babbano" (o no mag) che si faceva portatore del punto di vista dello spettatore "ignorante" e scopriva assieme a lui tutte le meraviglie dell'universo magico. Era anche un film godibilissimo di per sé, altro enorme punto a favore, ma la Rowling ha deciso di farne un punto di partenza per una saga di cinque film ed ecco arrivare quindi I crimini di Grindelwald. Attesissimo, da parte mia, ovvio. Come ho scritto in più posti, non che me ne fregasse una mazza dei crimini del biondocrinito Johnny Depp, ma la love story tra Jacob e Queenie mi era rimasta nel cuore e, insomma, c'era anche la voglia di vedere altri animali fantastici, quindi sono corsa al cinema a vedere I crimini di Grindelwald con una marea di aspettative, in parte esaudite ma in parte, purtroppo, disattese. I pregi del secondo capitolo della saga, infatti, sopperiscono a fatica ai molti difetti di cui soffre, soprattutto a livello di sceneggiatura. Tra le cose positive c'è un ulteriore approfondimento della figura di Newt Scamander, con un Eddie Redmayne sempre più a suo agio nei panni dell'eccentrico, disadattato mago, approfondimento concretizzato in scorci della sua famiglia, del suo rifugio londinese, di ulteriori animali fantastici deliziosi (lo Snaso e gli Snasini in primis ma anche il mostro-gatto cinese, mentre le pantere multiple sul finale sono imbarazzanti a livello di CGI); c'è lo scontro a distanza tra Silente e Grindelwald, due figure incredibilmente carismatiche, ognuna a modo suo, con quel tocco di bromance (più romance che bro) che noi lettori maliziosi abbiamo sempre un po' subodorato; ci sono tanti piccoli rimandi agli adorati libri di Harry Potter e un ritorno ad Hogwarts in pompa magna oltre all'introduzione di un vecchio personaggio in guisa inaspettata; c'è, per concludere, un pre-finale emozionante e commovente che porta lo spettatore a non poter aspettare il 2020 e che bilancia, anche a livello di regia, un inizio che sulla carta sarebbe anche stato molto valido ma che sullo schermo risulta cupo, confuso, mal girato e mal tagliato.


Il resto, spiace dirlo, ma risulta fuffosino. Innanzitutto, I crimini di Grindelwald è troppo imperniato sulla ricerca delle origini di Credence (interpretato da un Ezra Miller ormai fisicato e fatto uomo ma meno interessante rispetto al film precedente), fatta di molti tempi morti e giri a non finire che mettono in mezzo un personaggio sfruttato malissimo (la fantomatica Leta Lestrange, la quale avrebbe avuto molto da dire ancora) e un altro talmente mal caratterizzato che arriva a non fregarne nulla a nessuno (il mago di colore Yusuf); ciò porta la povera Tina ad avere ben poco spazio e a ridurre la sua presenza a livello di sottotrama amorosa fatta di piccole schermaglie con Newt e, stranamente, porta a togliere importanza anche a Grindelwald e Silente, il che è un peccato perché sia Johnny Depp che Jude Law sono ammalianti e particolarmente in ruolo, il che da Jude Law me lo aspettavo ma, onestamente, non da Depp. Ma la cosa più orribile, una roba che mi stupisce vista la cura con cui la Rowling tratta i suoi personaggi, è l'involuzione della meravigliosa Queenie da ragazza un po' svampita ma con le palle a bimbo decerebrata nel giro di quattro/cinque sequenze: SPOILER Già è assurdo cominciare il film con Queenie che scaglia su Jacob un incantesimo d'amore ma posso sorvolare visto che lui semplicemente non vuole sposare la ragazza per non farla finire in prigione, scelta magari poco coraggiosa ma bellissima, coerente col personaggio di Jacob, e lei reagisce di conseguenza. I due litigano, ci sta anche questo  e forse ci sta anche che Queenie, sola in un paese dove non capisce la lingua, rimanga stordita dal suo potere di Legilimens al punto da finire alla mercé dell'inutile tirapiedi di Grindelwald... ma il resto è davvero aria fritta che culmina nella resa di Queenie al mago oscuro "perché è l'unico che mi darebbe la libertà di sposare Jacob", soprattutto dopo aver visto gli altri maghi sterminati dal potere del biondo. Va bene, nel prossimo film si combatterà una guerra per l'anima di Queenie, è palese, ma tirarla così per i capelli è assurdo quanto inserire un secondo fratello di Silente che nessuno ha mai sentito nominare. E dai, J.K.! FINE SPOILER Per il resto, nulla da dire. I crimini di Grindelwald è il "tipico" film di Harry Potter fatto di ottimi effetti speciali, musiche evocative, costumi della madonna e scenografie interessanti che si uniscono ai bei paesaggi naturali. Risulta tuttavia come film "di passaggio", in preparazione dei prossimi, infatti mi è sembrato quasi che la Rowling abbia aggiustato un po' il tiro per rendere la storia più cupa e complicata rispetto al primo capitolo tirando fuori un prodotto né carne né pesce. Niente di male in questo, di merchandising e saghe si vive, solo mi aspetto una maggiore onestà nel terzo episodio che, lo so già, correrò a vedere a prescindere.


Del regista David Yates ho già parlato QUI. Johnny Depp (Grindelwald), Carmen Ejogo (Seraphina Picquery), Eddie Redmayne (Newt Scamander), Zoë Kravitz (Leta Lestrange), Ezra Miller (Credence Barebone), Jude Law (Albus Silente), Dan Fogler (Jacob Kowalski), Katherine Waterston (Tina Goldstein) e Jamie Campbell Bower (Giovane Grindelwald) li trovate invece ai rispettivi link.


Tra gli attori presi in considerazione per interpretare Albus Silente c'erano Christian Bale, Benedict Cumberbatch e Jared Harris. Detto questo, nell'attesa che escano i prossimi capitoli della saga (previsti, rispettivamente, per il 2020, 2022 e 2024), se Animali fantastici: I crimini di Grindelwald vi fosse piaciuto recuperate ovviamente Animali fantastici e dove trovarli aggiungendo l'intera saga di Harry Potter, così da capire meglio i vari riferimenti. ENJOY!


venerdì 1 giugno 2018

La truffa dei Logan (2017)

Ieri è uscito in Italia La truffa dei Logan (Logan Lucky), diretto nel 2017 dal regista Steven Soderbergh. Siccome ne ho letto bene un po' ovunque ho deciso di dargli una chance...


Trama: dopo essere stato licenziato, Jimmy Logan decide di tentare un furto alla Charlotte Motor Speedway durante una delle corse più importanti dell'anno, affiancato dai fratelli e da altri peculiari figuri, in barba alla famigerata "sfortuna" dei Logan...



Avevo un po' lasciato perdere Soderbergh dopo aver visto l'ammorbante Knockout - Resa dei conti e più che La truffa mi sarei aspettata quindi La FUFFA dei Logan, motivo che mi ha spinta a non recuperare subito il film in questione nonostante fosse disponibile da mesi in rete. Poi hanno cominciato a proiettare i trailer al cinema e, nonostante la solita imbecillità del titolo italiano che ignora la sottotrama per cui i Logan avrebbero delle enormi botte di sfiga proprio quando tutto per loro comincia a girare bene, mi sono fatta attirare dall'immagine di un Daniel Craig tatuato e ossigenato e mi sono gettata nella visione. Il motivo per cui La truffa dei Logan andrebbe snobbato al cinema e visto in lingua originale non appena disponibile in DVD, Bluray o streaming legale, è la sua natura di "Ocean's Seven-Eleven", radicato in quel West Virginia magnificato nella canzone di John Denver dove gli abitanti sono grezzi e "provinciali", a voler far loro un complimento (altrimenti si può utilizzare il raffinato termine "Hillbilly", più calzante); tra una canzone folk e un concorso di bellezza alla Little Miss Sunshine, tra signore in viola e birra, tra delinquentelli di campagna e lavoratori precari, si dipana la trama di questo heist movie che manca della raffinatezza, per l'appunto, di un Ocean's Eleven ma non della suo sottile umorismo o della capacità di avvincere il pubblico. A onor del vero, ci vuole un po' prima di affezionarsi a Jimmy e ai suoi compari, perché la costruzione dei personaggi è assai simile a quella di un film dei Coen, con protagonisti malinconici e un po' stundai affiancati da spalle mai abbastanza weird o strabordanti da riuscire a colpire subito l'attenzione dello spettatore. Anche Clyde e Joe Bang, gli unici che spiccherebbero per le loro peculiarità fisiche o per lo "stile", sono infatti figure che vanno "fatte decantare" e che acquistano spessore man mano che il film procede, mai troppo esagerate, perfettamente amalgamate all'interno di quest'opera corale dove chiunque ha una sua importanza fondamentale, anche il personaggio apparentemente più inutile. Come raramente accade in questo genere di pellicole, il piano che porta al furto è plausibile e logico, non richiede personaggi con abilità fuori dal comune, ed è perfettamente inserito all'interno di una realtà che più USA non si può, quella delle corse NASCAR, che ogni anno inchiodano davanti allo schermo milioni di americani e che sono delle istituzioni intoccabili (non a caso, Jack e il fratello alla fine sono sconvolti all'idea di profanare una simile icona americana!).


Per quanto mi riguarda, l'unica cosa che non ho apprezzato troppo è proprio la location del furto, che sicuramente ha consentito a Soderbergh di sfoggiare la sua abilità di regista  ma mi ha anche costretta a "subire" una paio di giri di pista in auto (se c'è una cosa che non sopporto è la Formula 1 e qualunque cosa le somigli anche solo vagamente...), e per fortuna le sequenze incriminate sono poche, degnamente surclassate da una delle evasioni più esilaranti della storia del cinema e persino da un momento di commozione in cui la canzone Country Road la fa da padrone. Ma a parte tutto, ciò che mi ha stupita di La truffa dei Logan sono gli interpreti, anche perché sia Channing Tatum che Adam Driver non rientrano nel novero dei miei preferiti, invece qui danno veramente il bianco. Zoppo, barbuto e appesantito, addosso a Jimmy Logan persino la monoespressività di Channing Tatum diventa funzionale e si annulla nella generale rappresentazione del personaggio, mentre con la sua naturale bruttezza e l'aria di chi non capisce mai quello che gli sta succedendo, Adam Driver è meglio come loser senza braccio (anzi, senza mano e avambraccio) piuttosto che come malvagio intergalattico. Detto questo, anche il resto del cast è validissimo. Daniel Craig, col capello ossigenato e ricoperto di tatuaggi, è meraviglioso come avevo sperato guardando il trailer e in mezzo a tutto il cucuzzaro di attori più o meno riconoscibili, "mascherati" come sono da bifolchi, spunta persino Seth McFarlane, impegnato nell'offrire al pubblico il suo strepitoso accento british con un personaggio che avrei visto benissimo indosso ad Andy Nyman. L'unica domanda che mi pongo, alla fine del film, è: ma perché una volta Hilary Swank era una delle attrici più quotate del mondo e adesso si limita a fare delle comparsate che a momenti non accetterebbero nemmeno dei caratteristi? Mah, mistero della fede! Comunque datemi retta, recuperate La truffa dei Logan perché è molto ben fatto e divertente.


Del regista Steven Soderbergh ho già parlato QUI. Channing Tatum (Jimmy Logan), Riley Keough (Mellie Logan), Katie Holmes (Bobbie Joe Chapman), Adam Driver (Clyde Logan), Seth McFarlane (Max Chilblain), Daniel Craig (Joe Bang), Brian Gleeson (Sam Bang), Katherine Waterston (Sylvia Harrison), Sebastian Stan (Dayton White) e Hilary Swank (Agente Speciale Sarah Grayson) li trovate invece ai rispettivi link.

David Denman interpreta Moody Chapman. Americano, ha partecipato a film come Big Fish - Le storie di una vita incredibile, Chiamata da uno sconosciuto, Shutter - Ombre dal passato, Regali da uno sconosciuto - The Gift e serie quali E.R. - Medici in prima linea, Jarod il camaleonte, X-Files, CSI: Miami, Angel, Senza traccia, Bones, Grey's Anatomy, Due uomini e mezzo, True Detective e Outcast. Ha 45 anni.


Jack Quaid interpreta Fish Bang. Americano, ha partecipato a film come Hunger Games, Hunger Games: La ragazza di fuoco e Tragedy Girls. Anche sceneggiatore e produttore, ha 26 anni e un film in uscita, inoltre interpreterà Hughie nell'imminente serie The Boys.


Michael Shannon e Matt Damon erano entrati a far parte del cast ma hanno entrambi dovuto rinunciare perché impegnati in altri progetti. Detto questo, se La truffa dei Logan vi fosse piaciuto recuperate Ocean's Eleven e i suoi sequel! ENJOY!

martedì 23 maggio 2017

Alien: Covenant (2017)

Confortata da un paio di pareri entusiasti tirati fuori dalle persone che più stimo in campo di cVitica cinematogVafica, mercoledì ho deciso di dare una chance ad Alien: Covenant, diretto da Ridley Scott.


Trama: l'equipaggio della nave spaziale Covenant intercetta un messaggio proveniente da un pianeta molto simile alla Terra. Convinti di potervi stabilire una colonia, gli astronauti atterrano solo per scoprire che il pianeta non è ospitale come pensavano...


Probabilmente l'ho già scritto nel post su Prometheus ma in tempi di haters e troll non fa mai male ripeterlo: i film della saga di Alien li ho visti tutti, almeno una volta, ma non hanno mai segnato il mio percorso cinematografico e mi sono limitata ad apprezzarli (qualcuno più, qualcuno meno) senza diventare uno di quei fan capaci di citarli a memoria o addirittura di scovare gli errori di continuity. Per me, insomma, Ridley Scott può fare un po' quello che vuole con la "sua" creatura e non mi offendo se sceglie di cancellare ciò che è venuto dopo il primo Alien con un colpo di spugna preferendo attingere più a Prometheus che al film del 1979. A proposito di Prometheus, della trama rammentavo poco e nulla e ho quindi passato la pausa tra primo e secondo tempo di Alien: Covenant a spulciare Wikipedia scatenando lampi di memoria nel mio cervellino provato dalle continue visioni, cosa che mi ha spinto a considerare una cosa: di sicuro Prometheus era ridondante da morire, con una trama al limite del fastidioso, a tratti incomprensibile, ma diamine le immagini che aveva! Non a caso, alla prima riga di ogni paragrafo del riassunto di Wikipedia smettevo di leggere in quanto i miei neuroni riuscivano a produrre il ricordo delle sequenze perfette di Prometheus, capaci di rimanere impresse più di mille spiegoni ed intrecci, e non a caso sono tornata alla magione pensando "A Ridley Scott non dovete ca*are il ca**o" (cit.). Perché è vero che Alien: Covenant ha una trama facilona, personaggi al limite della stupidità abbozzati alla bell'e meglio (tutti tranne uno) e twist che lo spettatore medio potrebbe riuscire ad anticipare almeno due ore prima che accadano, ma è soprattutto uno spettacolo per gli occhi, la dimostrazione che un regista di ottant'anni è in grado di dare tanta di quella mer*a ai suoi colleghi più giovani da seppellirli per l'eternità, come se non fosse bastato l'esempio di George Miller con Mad Max: Fury Road. Alien: Covenant, forse il film della saga più horror di sempre (ma potrei sbagliarmi), desta ammirazione grazie ai campi lunghi che mostrano spazio profondo e pianeti, sconvolge per la grandiosità con cui viene resa una civiltà ormai morta, emoziona durante una concitata fuga e lascia a bocca aperta per una sequenza bellissima che sfrutta alla perfezione l'assenza di gravità e rende poetico persino l'utilizzo improprio di un modulo spaziale... e questo solo per fare pochi esempi che persino il mio occhio becero è riuscito ad apprezzare ma poi c'è tutta la costruzione della tensione di cui parlare, una roba che il 90% degli horror recenti può solo sognarsi.


E il 90% degli horror recenti può sognarsi Fassbender, ça va sans dire. 
Hic sunt SPOILER, mi spiace
Se in Prometheus ho accolto ogni azione del personaggio David con un enorme punto interrogativo sulla capoccia qui ho provato molto più terrore ad ogni sua comparsa piuttosto che davanti alle zanne dello xenomorfo/neomorfo. E sì, la storia del doppio e di come sarebbe andata a finire la questione era telefonata fin dal taglio di capelli dell'androide (ma come hanno fatto a crescergli??), così come l'utilizzo improprio del chiodo, ma non importa: proprio la convinzione che la faccenda si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi ha reso Fassbender una figura demoniaca e glaciale, un folle dal sembiante accattivante e raffinato, una creatura desiderosa di imporre la sua superiorità ai creatori e persino ai creatori dei creatori, e pazienza se la sua progenie e l'incarnazione stessa di un incubo.
FINE SPOILER
Alien: Covenant meriterebbe quindi la visione già "solo" per la bravura di Fassbender ma la verità è che come horror, prima ancora che come parte di una saga, funziona e fa il suo dovere anche al netto di quei necessari "momenti Prometheus" giustamente messi alla berlina da Leo Ortolani. La tensione si taglia col coltello, ci sono sequenze incredibilmente splatter, quel disperato senso di claustrofobica ineluttabilità che è proprio dei migliori horror ambientati nello spazio "dove nessuno può sentirti urlare" e con un paio di personaggi, nella fattispecie Daniels e Tennessee, si può anche empatizzare... basta far finta di non vedere l'inutile Oram di Billy Crudup, forse l'elemento più inutile e dannoso del film. Insomma, non sono una fan di Alien quindi non posso sapere perché questo Alien: Covenant è diventato in poco tempo uno dei film più odiati di sempre (nell'attesa che esca l'ultimo di Nolan, ovvio, o qualche altro remake di intoccabili cult anni '80) ma dall'alto della mia ignoranza crassa posso dire che a me è piaciuto davvero molto. Bravo Ridley Scott, continua così e, come si dice in Liguria, battitene u belin.


Del regista Ridley Scott ho già parlato QUI. Michael Fassbender (David/Walter), Katherine Waterston (Daniels), Billy Crudup (Oram), Danny McBride (Tennessee), Demián Bichir (Lope), Carmen Ejogo (Karine), Callie Hernandez (Upworth), James Franco (Branson), Guy Pearce (Peter Weyland) e Noomi Rapace (Elizabeth Shaw) li trovate invece ai rispettivi link.

Amy Seimetz interpreta Faris. Americana, ha partecipato a film come You're Next, The Sacrament e a serie come Stranger Things. Anche sceneggiatrice, regista, produttrice e costumista, ha 36 anni e tre film in uscita.


Alien: Covenant è preceduto da due corti che dovreste poter trovare su Youtube; uno è Alien: Covenant - Prologue: Last Supper (che mostra l'equipaggio della Covenant prima del sonno criogenico), l'altro è Alien: Covenant - Prologue: The Crossing e mostra cos'è successo a David e alla dottoressa Shaw dopo Prometheus, di cui Alien: Covenant è ovviamente il sequel e sarebbe meglio che lo guardaste prima di recarvi in sala. Nell'attesa che esca l'ultimo capitolo della trilogia promessa da Ridley Scott, se Alien: Covenant vi fosse piaciuto recuperate Alien, Aliens - Scontro finale, Alien³ e Alien - La clonazione e magari aggiungete Life: Non oltrepassare il limite. ENJOY!

venerdì 25 novembre 2016

Animali fantastici e dove trovarli (2016)

Dopo gli Animali notturni di Tom Ford è arrivato il momento degli Animali fantastici e dove trovarli (Fantastic Beasts and where to Find Them), diretto da David Yates e sceneggiato da J.K. Rowling in persona!


Trama: il mago inglese Newt Scamander approda a New York con una valigia piena di Bestie Magiche proprio quando in città comincia a manifestarsi un pericoloso Oscuro. I sospetti del Ministero della Magia Americano ricadono ovviamente su Newt ma la verità sull'origine dell'Oscuro è ben più pericolosa...


Chiusa la parentesi Harry Potter e la maledizione dell'erede (che, peraltro, ho letto senza trovarlo abominevole come tanti avrebbero voluto far credere) è giunta di nuovo l'ora, per gli appassionati, di tornare ad immergersi nelle atmosfere magiche create da J.K. Rowling e il viaggio questa volta non parte proprio da Hogwarts, bensì dal libriccino Gli animali fantastici: dove trovarli, scritto dalla Rowling nel 2001 a scopi benefici. Il libro in questione è uno dei testi che Harry, Ron ed Hermione vengono costretti a studiare nei romanzi e, alla faccia degli scopi benefici, la Rowling ha deciso di trarne una serie di cinque film legati anche ad alcuni avvenimenti che si trovano solo sul sito Pottermore, ampliando di fatto la sua ormai tentacolare presa sui nerd di tutto il mondo e aumentando esponenzialmente le proprie finanze. Sospendo un attimo la critica morale sulla natura bieca di questa operazione chinando il capo con vergogna perché, pur consapevole di tutto ciò che ho detto sopra, Animali fantastici e dove trovarli mi è piaciuto molto, per un paio di motivi. Innanzitutto, Animali fantastici e dove trovarli è fruibile anche da un neofita poiché è stato scritto sfruttando il punto di vista privilegiato del no-mag Jacob, dell'englishman in New York Newt Scamander e di un mondo magico ancora privo dell'agevole manuale di quest'ultimo e, seconda cosa ma non meno importante, fa piazza pulita di tutte le trame legate al Prescelto e Colui-che-non-deve-essere-nominato, offrendo qualcosa di nuovo e fresco anche per gli appassionati. Il gusto della "scoperta" è dunque l'emozione che governa il film dall'inizio alla fine e che rende giustizia al titolo in quanto, al di là dell'indispensabile sotto-trama "oscura" che spero verrà sviluppata meglio nei prossimi capitoli della saga, sotto i riflettori ci sono principalmente gli Animali Fantastici. Quello di Newt è un personaggio molto delicato, un outsider capace di rendersi speciale e unico in virtù del rapporto privilegiato che ha con le bestie del mondo magico, rapporto coltivato grazie ad un'incredibile dose di sensibilità combinata con pazienza, passione e sincero amore per queste creature; accompagnati dalla mano esperta dello zoologo, noi spettatori ci mettiamo nei panni del no-mag Jacob e testimoniamo incantati un mondo precluso non solo ai normali esseri umani ma anche alla maggior parte dei maghi i quali, come abbiamo già avuto modo di evincere dai romanzi di Harry Potter e come viene ulteriormente chiarito in questo film, formano una comunità di individui elitari, diffidenti, superbi e crudeli. Nel mondo magico degli anni ’20, afflitto dallo spauracchio di Grindelwald, le bestie amate da Newt vengono bollate semplicemente come mostri, vige il divieto di sposare babbani e la pena di morte viene elargita con un sorriso, tanto che il cieco terrore mostrato dai cosiddetti Salemiani non appare poi così infondato: quello di Newt Scamander è pertanto un universo più “adulto”, dove i ricordi di scuola sono ormai lontani e mitizzati e chi non riesce ad adeguarsi alle severe leggi vigenti oppure ad usare al meglio la magia viene trattato da reietto se non addirittura obliviato e ucciso.


Aggiungere qualcos’altro relativamente alla trama imbastita dalla Rowling è peccato mortale, il bello di Animali fantastici e come trovarli è proprio quello di godersi una storia nuova, all’interno della quale le dinamiche tra i personaggi principali e la natura dei villain (sotto alcuni aspetti prevedibili, per altri meno) sono tutte da scoprire per poi cominciare a ricamare tutta una serie di congetture, pensieri e speranze. Quello che posso dire è che il bestiario messo in piedi dai tecnici degli effetti speciali è delizioso; accanto all’inevitabile omaggio ad animaletti già comparsi nei film precedenti che però in questa pellicola ottengono un ruolo maggiore, come per esempio l’asticello, compaiono finalmente bestiole mitiche come lo Snaso (mattatore indiscusso di buona parte del primo tempo) e il Purvincolo e si aggiungono quegli animali che i lettori del libro della Rowling aspettavano da tempo di vedere portati in vita. Da bambina quale sono, mi sono innamorata sia del mondo nascosto all’interno della valigia di Newt, un trionfo di CG combinata alla bellezza artigianale delle scenografie classiche, sia delle adorabili bestie piumate e pelose che i nostri devono recuperare (lo scimmiesco Demiguise è tenerissimo ma il premio dolcezza va agli Occamy e, soprattutto, al meraviglioso Tuono Alato di nome Frank, che interagisce assieme ad Eddie Redmayne con una naturalezza incredibile), e ammetto che anche se il film fosse stato carente per quel che riguarda il reparto “battaglie a colpi di bacchetta magica” sarei uscita comunque molto soddisfatta. Da fangirl quale sono (quindi non solo bimbaminkia), mi sono anche ritrovata a fare un tifo spaventoso per la buona riuscita di una relazione sentimentale tratteggiata magnificamente, scritta da una Rowling particolarmente ispirata e interpretata da due attori che, non me ne vogliano quelli principali e soprattutto le fan di Redmayne che mi pare sempre più assimilabile per aspetto fisico al rospo Demetan, mi sono rimasti nel cuore più di tutti gli altri, ovvero il cicciotto Dan Fogler e la svampita Alison Sudol, che spero verranno riconfermati anche nel prossimo film. Redmayne, come ho detto, continua a non piacermi ma per il personaggio schivo di Newt Scamander sfodera un linguaggio corporeo e un'interpretazione a dir poco perfetti mentre se devo proprio trovare un difetto al film lo ricercherei nell’insipienza di Tina e dell’attrice che la interpreta, difetto superato solo da un diludendo finale con tanto di occhi roteati che ovviamente non spoilero. A parte questo, mi unisco all’inaspettato applauso spontaneo partito in sala durante i titoli di coda e confermo quello che ho scritto su Facebook appena uscita dalla visione: cinematograficamente parlando, Animali fantastici e dove trovarli è MOLTO meglio di Harry Potter. E ora, resta "solo" da aspettare il 2018!  


Del regista David Yates ho già parlato QUI. Eddie Redmayne (Newt Scamander), Colin Farrell (Graves), Katherine Waterston (Tina Goldstein), Dan Hedaya (Red), Jon Voight (Shaw senior) e Ron Perlman (Gnarlack) li trovate invece ai rispettivi link.

Samantha Morton interpreta Mary Lou. Inglese, la ricordo per film come Minority Report, The Libertine e Elizabeth: The Golden Age. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 41 anni e un film in uscita.


Dan Fogler interpreta Kowalski. Americano, ha partecipato come doppiatore a film quali Kung Fu Panda e a serie come American Dad! e Robot Chicken; come attore, è comparso in serie quali Hannibal. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 40 anni e tre film in uscita.


Ezra Miller interpreta Credence Barebone. Americano, ha partecipato a film come ... e ora parliamo di Kevin, Noi siamo infinito e Suicide Squad. Ha 24 anni e tre film in uscita, ovvero Justice League, The Flash e Animali fantastici e dove trovarli 2.


Carmen Ejogo interpreta Seraphina Piquery. Inglese, ha partecipato a film come The Avengers - Agenti speciali, Anarchia - La notte del giudizio e Selma - La strada per la libertà. Ha 43 anni e due film in uscita tra cui Alien: Covenant.


Una curiosità divertente sul film: Eddie Redmayne aveva fatto il provino per interpretare Tom Riddle in Harry Potter e la camera dei segreti ma era stato subito scartato mentre, una volta arrivato il successo, è stato la prima ed unica scelta per il ruolo di Newt Scamander. Michael Cera invece ha rinunciato a partecipare come Jacob Kowalski, preferendo lavorare come doppiatore di Robin nell'imminente The Lego Batman Movie. Nell'attesa che esca Animali fantastici e dove trovarli 2, previsto per il 2018, se il film vi fosse piaciuto consiglio di recuperare tutti gli Harry Potter scritti e cinematografici. ENJOY!

martedì 26 gennaio 2016

Steve Jobs (2015)

Prosegue il mio lento percorso di preparazione per gli Oscar e oggi parlerò di Steve Jobs, diretto nel 2015 dal regista Danny Boyle e tratto dalla biografia omonima di Walter Isaacson.


Trama: il film racconta la vita di Steve Jobs a partire dalla sua espulsione dal consiglio d'amministrazione della Apple per arrivare ai rinnovati fasti moderni e la definitiva consacrazione a genio dell'informatica..



Quello biografico è un genere che mi piace molto quando riguarda personaggi di mio interesse ma che tendo un po' ad evitare quando si tratta di persone che non hanno mai solleticato la mia curiosità. Dopo il suo "Stay Hungry, Stay Foolish" chissà perché mi immaginavo Steve Jobs come una sorta di John Keating del mondo dell'informatica ed ero quindi pronta ad una specie di "agiografia" atta a glorificare questa figura fondamentale per l'epoca moderna, conseguentemente a morire di noia. Per fortuna il film di Danny Boyle, sceneggiato da Aaron Sorkin a partire dalla biografia di Walter Isaacson, dipinge uno Steve Jobs insopportabile, geniale ma caratterizzato dagli incredibili, fastidiosi difetti che chiunque lavori come dipendente avrà riconosciuto almeno una volta nei propri capi: impaziente, inconsapevole dei ritmi della realtà che lo circonda, incapace di riconoscere ai suoi sottoposti e in generale alle persone la dignità di essere umani (gli unici due a sottrarsi in minima parte a questo trattamento sono la segretaria Joanna e l'ex mentore John Sculley), bizzoso, maleducato, egocentrico, truffaldino ed egoista, Steve Jobs schiaccia come una pressa tutto quello che si pone davanti al raggiungimento del suo obiettivo e dismette come inutile tutto ciò che non è funzionale ad esso. La pellicola è divisa in tre tempi, anni '80, anni '90 e secondo millennio, e racconta l'ascesa, la caduta e il successivo trionfo del protagonista, teso alla creazione di una società dove i computer fungono da migliori amici dell'uomo, perfetti non solo internamente ma soprattutto per quel che riguarda il design; per Steve Jobs il progresso passava innanzitutto dagli occhi e dal desiderio dell'utente di possedere qualcosa di esclusivo, una "forma d'arte" casalinga impossibile da modificare ed incompatibile con gli altri dispositivi comuni. La sceneggiatura è interamente incentrata sulla sua ossessione verso l'immagine, i mass media e la pubblicità e si snoda partendo dall'acuta citazione di un'intervista ad un esperto ai tempi dell'uscita di 2001: Odissea nello spazio (continuamente citato nel corso del film) mostrando progressivamente l'avverarsi delle profezie tecnologiche dell'intervistato, soprattutto ad opera di Steve Jobs. Lo stesso protagonista viene praticamente descritto come una futuristica macchina antropomorfa, difficile e talvolta pericolosa da gestire, e la rappresentazione della sua "umanità" viene interamente affidata ai confronti (purtroppo spesso mai avvenuti nella realtà) con le figure chiave della sua esistenza, soprattutto con la figlia Lisa, riconosciuta solo all'età di 9 anni e frutto di una relazione assai burrascosa.


La connotazione negativa del protagonista e il conseguente desiderio di capire cosa lo abbia reso perfetto ed immortale agli occhi dei suoi tanti estimatori è ciò che rende Steve Jobs incredibilmente interessante e dinamico, anche grazie a dialoghi vivaci e poco legati all'aspetto tecnico del suo lavoro, capaci di sviscerare la personalità di personaggi che vediamo descritti in un periodo ben particolare della loro vita. Cotanto lavoro di sceneggiatura viene affidato ad attori incredibilmente bravi. Michael Fassbender è un mostro (no, beh, è un figo pauroso ma capite cosa intendo...) e la sua presenza scenica è fondamentale per questa pellicola, anche perché l'attore mescola sapientemente una freddezza teutonica ad un fascino incredibile, che tuttavia spesso soccombono alla palese goffaggine del personaggio, almeno per quanto riguarda le questioni relative alle interazioni sociali. A spalleggiarlo ci sono una brava Kate Winslet (alla quale però non darei l'Oscar. Ora come ora la mia favorita è Rooney Mara ma devo ancora vedere le performance delle altre candidate...), il camaleontico Michael Stuhlbarg (l'unico il cui personaggio cambia radicalmente aspetto fisico nel corso del tempo), il gradevole Jeff Bridges (tornato finalmente ad un ruolo serio e ambiguo, con un personaggio allo stesso tempo abietto ma malinconico, degno di un minimo di pietà) e l'adorato Seth Rogen, per la prima volta alle prese con un ruolo misurato e "ingombrante" come quello di Steve Wozniak, ex socio di Jobs ritiratosi gradualmente dalle scene ma considerato uno dei "padri" degli attuali personal computer: i dialoghi tra Rogen e Fassbender, l'idea di un'amicizia difficile da tenere in piedi e lo scontro tra due personalità che più diverse non si può sono alcuni dei punti più alti del film ma la sequenza che mi ha più emozionata è stata quella che descrive il primo incontro tra Jobs e la figlia Lisa, durante la quale l'odio per il protagonista è salito a livelli insuperati. Buona infine la prova di Danny Boyle, un po' impersonale però agli occhi di un profano: onestamente, se non avessi letto che il regista ha scelto di filmare gli anni '80 in 16 mm, i '90 in 35 e i tempi recenti in digitale, per rispecchiare l'evoluzione nel tempo della tecnologia Apple, non ci avrei mai fatto caso. A parte questa botta d'ignoranza, Steve Jobs è un film davvero notevole, emozionante ed interessante anche per chi come me non si è mai curata troppo di un mito dell'epoca moderna. Che siate appassionati di Jobs o semplicemente amanti del buon cinema, non potete davvero perderlo!


Del regista Danny Boyle ho già parlato QUI. Michael Fassbender (Steve Jobs), Kate Winslet (Joanna Hoffman), Seth Rogen (Steve Wozniak), Jeff Daniels (John Sculley), Michael Stuhlbarg (Andy Hertzfeld) e Sarah Snook (Andrea Cunningham) li trovate invece ai rispettivi link.

Katherine Waterston interpreta Chrisann Brennan. Inglese, ha partecipato a film come Vizio di forma e a serie come Broadwalk Empire. Anche produttrice, ha 36 anni e tre film in uscita tra cui Animali fantastici e dove trovarli e Alien: Covenant.


Il film avrebbe dovuto essere diretto da David Fincher ma la Sony ha rinunciato ad ingaggiarlo a causa degli esosi compensi richiesti e la ferma volontà del regista di avere l'intero controllo dell'opera; Fincher avrebbe voluto Christian Bale nel ruolo di protagonista ma quando è subentrato Danny Boyle il regista ha chiesto la presenza di Leonardo Di Caprio, il quale ha rinunciato per girare Revenant. E' tornato così in lizza Bale ma è stato proprio lui a declinare l'offerta, ritenendosi inadatto al ruolo e spianando così la via a Fassbender. Come ho scritto nel corso del post, alcuni degli eventi salienti del film non sono mai accaduti e purtroppo di questo gruppo fanno parte alcuni tra i più emozionanti, come la sequenza in cui Lisa usa il computer per disegnare, la riconciliazione tra Jobs e Sculley, molti litigi con Wozniak e la scena finale tra Jobs e la figlia ormai maggiorenne, effettivamente la più "posticcia". Detto questo, se Steve Jobs vi fosse piaciuto consiglierei il recupero di Jobs, che pur non ho mai visto. ENJOY!

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