Trama: Gary Johnson è un professore universitario che, per arrotondare, aiuta la polizia come consulente informatico. Un giorno è costretto a sostituire il "falso killer" utilizzato dalla polizia per arrestare chi pensa di far uccidere qualcuno e la sua vita diventerà molto più complicata...
Gary Johnson, persona realmente esistita, è passato alla storia come uomo in grado di assumere qualunque identità durante il suo lavoro come "falso killer" per la polizia. Un trasformista dalla vita interessante, che ha attirato l'attenzione di Linklater al punto da spingerlo a realizzare un film basato su di essa, con alcune ovvie licenze poetiche e, ricamata tutt'intorno, una riflessione sulle diverse pulsioni che governano l'animo umano. Banalmente, volendo trovare un messaggio a Hit Man, il film è un invito a non porsi dei limiti e cercare, per quanto possibile, di essere chi vogliamo, di costruirci un personaggio che possa farci stare bene e migliorare la vita, magari osando un po' di più, qualche volta, ché svolte impreviste possono portarci a futuri interessanti. Se posso dire, non saranno mai interessanti come quelli del Gary Johnson cinematografico, che si abbandona per amore a una delle sue tante identità di "falso killer", ovvero quella del duro dal cuore tenero Ron. Venendo meno alla tacita regola per cui i finti killer sotto copertura dovrebbero solamente assecondare i "clienti" e inchiodarli una volta ottenuta una somma fisica di denaro, Gary decide di aiutare la bella Madison e di dissuaderla dal far uccidere il marito; quando lei lo ricontatta, Gary si ritrova a dover indossare sempre più spesso i panni di Ron, tanto che la personalità di quest'ultimo arriva ad influenzare quella mite e solitaria dello sciapo professore universitario anche nella vita di tutti i giorni. Le vicende del protagonista sono molto coinvolgenti e la sceneggiatura di Linklater e Glen Powell è un giusto mix di commedia romantica, thriller e dramma, con esilaranti picchi di grottesco, soprattutto quando Gary è costretto a rapportarsi con un allucinante bestiario di squinternati americani, convinti dell'esistenza degli assassini su commissione. Al di là di alcuni interessanti discorsi freudiani sull'animo umano, ciò che mi ha fomentata di più guardando Hit Man è stato riflettere sulle implicazioni morali di simili, reali operazioni di polizia, che invece di "recuperare" o aiutare persone pronte a far uccidere qualcuno (quindi vittime di turbe psichiche oppure esasperate da violenze e situazioni disperate, non credo tutti siano pericolosi mostri pronti ad arrecare danno alla società), cercano di farle cadere in trappola. Per quanto il personaggio di Jasper sia deprecabile, è indubbio che Gary abbia aiutato Madison solo per il suo bel faccino, quindi tutte le accuse di ipocrisia lanciate dal poliziotto all'indirizzo del professore sono giuste e doverose, soprattutto perché tutti gli altri "clienti" del protagonista sono fortemente connotati in senso negativo, e questo è l'unico neo che mi ha impedito di parteggiare al 100% per Gary.
Detto questo, Gary è molto difficile da odiare. Dovete sapere che io ho una passione per Glen Powell, fin dai tempi del suo esilarante Chad di Scream Queens, uno di quei personaggi la cui assenza ha condannato la serie ad una drastica perdita di mordente nell'ultima stagione. Dovete anche sapere, però, che non l'ho mai considerato un grande attore, quanto piuttosto un simpatico babbeo dallo sguardo fisso, buono appunto per i ruoli da piacione ma niente più. Sono quindi rimasta estasiata nel poter testimoniare che quest'uomo sa recitare, e non solo ho apprezzato tantissimo i suoi mille travestimenti, ma anche e soprattutto i suoi tempi comici, gli aspetti drammatici del personaggio e le interazioni con la bellissima Adria Arjona. Tra i due attori c'è un'alchimia che li rende una delle coppie più credibili (ed invidiabili) viste di recente nello schermo, un giusto mix di sensualità e complicità, che esplode sia nella caldissima sequenza di seduzione al bar, sia nella mia scena preferita, quella della "doppia recita" via SMS, in cui entrambi danno il meglio, coadiuvati anche da una regia e un montaggio validissimi. Dopo tutto ciò che ho scritto, la cosa davvero importante da dire su Hit Man è che, almeno per quanto mi riguarda, ho ottenuto qualcosa che da parecchio non trovavo in un film visto al cinema, ovvero del sano divertimento. Hit Man è uno di quei film "semplici", ma non perché sia fatto a tirar via o tratti lo spettatore da scemo, quanto piuttosto perché è davvero di facile fruizione, è costruito e limato per fare venire voglia di riguardarlo, di trasformarlo in un piccolo instant cult, per regalare un po' di leggerezza e la soddisfazione di una sceneggiatura in cui torna tutto, anche il minimo dettaglio. Qui lo dico e qui lo nego, non lo ritengo il film dell'anno (e probabilmente non lo inserirei nemmeno tra i primi dieci), però posso dire di avere trovato una pellicola che consiglierei senza remore a chiunque, per una rilassante serata di divertimento intelligente che possa riconciliare col cinema anche i più refrattari!
Del regista e co-sceneggiatore Richard Linklater ho già parlato QUI mentre Glen Powell, che interpreta Gary Johnson ed è co-sceneggiatore, lo trovate QUA.
Austin Amelio, che interpreta Jasper, era il Dwight di The Walking Dead. Se Hit Man - Killer per caso vi fosse piaciuto recuperate The Killer, In Bruges e Un piccolo favore. ENJOY!