mercoledì 3 luglio 2024

Hit Man - Killer per caso (2023)

Siccome ne parlavano tutti piuttosto bene, domenica sono andata a vedere Hit Man - Killer per caso (Hit Man), diretto e co-sceneggiato nel 2023 dal regista Richard Linklater a partire dall'articolo omonimo di Skip Hollandsworth.


Trama: Gary Johnson è un professore universitario che, per arrotondare, aiuta la polizia come consulente informatico. Un giorno è costretto a sostituire il "falso killer" utilizzato dalla polizia per arrestare chi pensa di far uccidere qualcuno e la sua vita diventerà molto più complicata...


Gary Johnson, persona realmente esistita, è passato alla storia come uomo in grado di assumere qualunque identità durante il suo lavoro come "falso killer" per la polizia. Un trasformista dalla vita interessante, che ha attirato l'attenzione di Linklater al punto da spingerlo a realizzare un film basato su di essa, con alcune ovvie licenze poetiche e, ricamata tutt'intorno, una riflessione sulle diverse pulsioni che governano l'animo umano. Banalmente, volendo trovare un messaggio a Hit Man, il film è un invito a non porsi dei limiti e cercare, per quanto possibile, di essere chi vogliamo, di costruirci un personaggio che possa farci stare bene e migliorare la vita, magari osando un po' di più, qualche volta, ché svolte impreviste possono portarci a futuri interessanti. Se posso dire, non saranno mai interessanti come quelli del Gary Johnson cinematografico, che si abbandona per amore a una delle sue tante identità di "falso killer", ovvero quella del duro dal cuore tenero Ron. Venendo meno alla tacita regola per cui i finti killer sotto copertura dovrebbero solamente assecondare i "clienti" e inchiodarli una volta ottenuta una somma fisica di denaro, Gary decide di aiutare la bella Madison e di dissuaderla dal far uccidere il marito; quando lei lo ricontatta, Gary si ritrova a dover indossare sempre più spesso i panni di Ron, tanto che la personalità di quest'ultimo arriva ad influenzare quella mite e solitaria dello sciapo professore universitario anche nella vita di tutti i giorni. Le vicende del protagonista sono molto coinvolgenti e la sceneggiatura di Linklater e Glen Powell è un giusto mix di commedia romantica, thriller e dramma, con esilaranti picchi di grottesco, soprattutto quando Gary è costretto a rapportarsi con un allucinante bestiario di squinternati americani, convinti dell'esistenza degli assassini su commissione. Al di là di alcuni interessanti discorsi freudiani sull'animo umano, ciò che mi ha fomentata di più guardando Hit Man è stato riflettere sulle implicazioni morali di simili, reali operazioni di polizia, che invece di "recuperare" o aiutare persone pronte a far uccidere qualcuno (quindi vittime di turbe psichiche oppure esasperate da violenze e situazioni disperate, non credo tutti siano pericolosi mostri pronti ad arrecare danno alla società), cercano di farle cadere in trappola. Per quanto il personaggio di Jasper sia deprecabile, è indubbio che Gary abbia aiutato Madison solo per il suo bel faccino, quindi tutte le accuse di ipocrisia lanciate dal poliziotto all'indirizzo del professore sono giuste e doverose, soprattutto perché tutti gli altri "clienti" del protagonista sono fortemente connotati in senso negativo, e questo è l'unico neo che mi ha impedito di parteggiare al 100% per Gary.


Detto questo, Gary è molto difficile da odiare. Dovete sapere che io ho una passione per Glen Powell, fin dai tempi del suo esilarante Chad di Scream Queens, uno di quei personaggi la cui assenza ha condannato la serie ad una drastica perdita di mordente nell'ultima stagione. Dovete anche sapere, però, che non l'ho mai considerato un grande attore, quanto piuttosto un simpatico babbeo dallo sguardo fisso, buono appunto per i ruoli da piacione ma niente più. Sono quindi rimasta estasiata nel poter testimoniare che quest'uomo sa recitare, e non solo ho apprezzato tantissimo i suoi mille travestimenti, ma anche e soprattutto i suoi tempi comici, gli aspetti drammatici del personaggio e le interazioni con la bellissima Adria Arjona. Tra i due attori c'è un'alchimia che li rende una delle coppie più credibili (ed invidiabili) viste di recente nello schermo, un giusto mix di sensualità e complicità, che esplode sia nella caldissima sequenza di seduzione al bar, sia nella mia scena preferita, quella della "doppia recita" via SMS, in cui entrambi danno il meglio, coadiuvati anche da una regia e un montaggio validissimi. Dopo tutto ciò che ho scritto, la cosa davvero importante da dire su Hit Man è che, almeno per quanto mi riguarda, ho ottenuto qualcosa che da parecchio non trovavo in un film visto al cinema, ovvero del sano divertimento. Hit Man è uno di quei film "semplici", ma non perché sia fatto a tirar via o tratti lo spettatore da scemo, quanto piuttosto perché è davvero di facile fruizione, è costruito e limato per fare venire voglia di riguardarlo, di trasformarlo in un piccolo instant cult, per regalare un po' di leggerezza e la soddisfazione di una sceneggiatura in cui torna tutto, anche il minimo dettaglio. Qui lo dico e qui lo nego, non lo ritengo il film dell'anno (e probabilmente non lo inserirei nemmeno tra i primi dieci), però posso dire di avere trovato una pellicola che consiglierei senza remore a chiunque, per una rilassante serata di divertimento intelligente che possa riconciliare col cinema anche i più refrattari!


Del regista e co-sceneggiatore Richard Linklater ho già parlato QUI mentre Glen Powell, che interpreta Gary Johnson ed è co-sceneggiatore, lo trovate QUA.


Austin Amelio
, che interpreta Jasper, era il Dwight di The Walking Dead. Se Hit Man - Killer per caso vi fosse piaciuto recuperate The Killer, In Bruges e Un piccolo favore. ENJOY!

martedì 2 luglio 2024

I Saw the TV Glow (2024)

Era un film che mi attirava tantissimo fin dal titolo, così, appena è stato reso disponibile, ho recuperato I Saw the TV Glow, diretto e sceneggiato dalla regista Jane Schoenbrun.


Trama: il dodicenne Owen, dal carattere schivo, rimane affascinato da Maddy, ragazza più grande e appassionata del telefilm The Pink Opaque. Proprio questo show li fa diventare amici, finché Maddy non scompare in concomitanza con la sua cancellazione...


Non sono particolarmente esperta di indie horror e non ho mai guardato il primo lungometraggio di Jane Schoenbrun, We're All Going to the World Fair, tuttavia questo I Saw the TV Glow mi ha attirata a causa del titolo particolare e di un paio di locandine tutte giocate sui toni del rosa fluo, che mi ricordavano un po' quelle di The Stuff. Ammetto, dunque, di essere giunta impreparata allo stile di Schoenbrun e a una pellicola che viene classificata come horror quando, per buona parte della sua durata, si affida tantissimo a suggestioni, immagini di spazi liminali, personaggi scollegati dalla realtà che trasmettono disagio anche solo vivendo, distanti come sono dai tipici adolescenti e solitari nella loro battaglia contro il peso dell'esistenza. Sì, sparuti lettori, We're All Going to the World Fair richiede impegno e tantissima pazienza da parte dello spettatore, perché il rischio che decidiate di non finirlo dopo mezz'ora buona di ragazzini che interagiscono attraverso dialoghi scarni e impercettibili shift temporali è concreto; per quanto mi riguarda, probabilmente mi sono intestardita nel voler capire dove andasse a parare il film quindi ho resistito persino al sonno (giuro, non mi è calata la palpebra nemmeno per un secondo) e sono stata ripagata con un'angoscia che mi ha presa da metà pellicola per non lasciarmi più. D'altronde, dev'essere molto angosciante scoprire che la propria identità sessuale non corrisponde al genere che ci è stato assegnato alla nascita e probabilmente il risultato degli stadi iniziali della disforia sarà quello di percepirsi "distaccati" dal proprio corpo e dalla realtà, e I Saw the TV Glow è, come dichiarato da Schoenbrun, una sorta di metafora della transizione e di tutto ciò che comporta in termini di traumi psicologici. I Saw the TV Glow non tratta direttamente di questi temi (alcuni dialoghi sono comunque rivelatori) e ci arriva per vie traverse raccontando la strana amicizia, o non-amicizia, tra Owen e Maddy. Sconnessi dagli altri coetanei e dalle loro famiglie, i due si avvicinano grazie a un telefilm intitolato The Pink Opaque, che Owen, essendo più piccolo e per giunta maschio (lo show viene percepito dal padre assente come destinato a un pubblico femminile), non ha il permesso di vedere. The Pink Opaque, che racconta di due amiche unite da un legame psichico e in lotta contro terribili mostri, diventa il collegamento tra i protagonisti ma anche la loro ossessione, un telefilm "proibito" ed accattivante che parla a entrambi molto più di quanto facciano scuola, genitori e società, contribuendo allo stesso tempo ad alienarli maggiormente. La scomparsa di Maddy, che coincide con l'improvvisa cancellazione dello show, non sprona Owen a crescere e cambiare, anzi, il tempo sembra perdere ogni significato mentre le giornate si ripetono sempre uguali, squallide e tristi come solo la quotidianità di un'anonima cittadina di provincia sa essere.   


Questa generale immobilità dei personaggi e la malinconia che sembra volerli inghiottire dal primo minuto di pellicola, viene enfatizzata dalla natura estremamente inquietante del mondo di finzione in cui vanno a rifugiarsi. The Pink Opaque, i cui titoli di testa richiamano prepotentemente quelli di Buffy the Vampire Slayer (ripetutamente citata, assieme a mille altre serie anni' 90) ha la qualità onirica e, di nuovo, liminale della serie protagonista della prima stagione di Channel Zero. Allo spettatore vengono dati in pasto suggestioni, un'idea generale degli episodi o della trama, ma le immagini rovinate tipiche delle vecchie VHS aprono squarci su uno show da incubo, fatto di personaggi grotteschi usciti dalla mente di un pazzo e trame crudeli; The Pink Opaque è privo degli aspetti "cool" che alleggerivano uno show come Buffy e l'atmosfera generale che circonda le due protagoniste e di angoscia costante e tragedia ineluttabile. Lo stesso colore rosa che tanto mi aveva attirata dalla locandina è la rappresentazione fasulla di un ingannevole potere salvifico e serve solo ad enfatizzare le ombre di camere da letto, case e ambienti bui, l'aspetto spoglio di strade deserte, la presenza di un'entità malevola che osserva Owen e Maddy. Più in generale, questo "TV Glow" è il barlume di qualcosa di indefinito, un disagio al quale i due protagonisti non riescono a dare un nome ma che diventa sempre più reale e concreto. I Saw the TV Glow, infatti, è uno di quei film che acquistano significato a fine visione e che ne richiedono una seconda. E' come avere un prurito che non si riesce a grattare, o vedere qualcosa di familiare (oh, hi, Amber!) reso sbagliato da un dettaglio stridente che, lì per lì, non riusciamo a mettere a fuoco, per poi rimanere agghiacciati col proverbiale senno di poi. Oppure no, ché Jane Schoenbrun non dà risposte univoche e non solleva mai quel velo che separa la realtà dalla fantasia, la sanità mentale dalla follia, la triste consapevolezza da una terribile speranza. Se avete voglia di stare al gioco e lasciarvi trasportare da I Saw the TV Glow, rischiate di incappare in una delle opere più soddisfacenti dell'anno. Viceversa, c'è anche la possibilità che vi faccia talmente schifo da chiedervi se non sono diventata finalmente pazza a consigliarlo, giusto per rimanere in tema di incertezza. Provate e fatemi sapere!


Di  Fred Durst (Frank) e Amber Benson (la mamma di Johnny Link) ho già parlato ai rispettivi link.

Jane Schoenbrun ha diretto e sceneggiato la pellicola. Di origine americana, ha diretto film come We're All Going to the World Fair. Oltre a dirigere e sceneggiare, produce e recita. Ha 37 anni. 


Justice Smith
interpreta Owen. Americano, ha partecipato a film come Jurassic World - Il regno distrutto, Pokémon Detective Pikachu e Jurassic World Il dominio. Ha 29 anni e tre film in uscita. 


Ian Foreman
, che interpreta Owen da bambino, era parte del cast della serie tratta da Let the Right One In; la coreografa Emma Portner, ex moglie di Eliott Page, interpreta invece i villain della serie The Pink Opaque e anche l'amica di Maddy, Amanda. ENJOY!


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