Alé, si ricomincia. Dopo la scimmia estiva per le scimmie il buon proposito per il 2018 sarà recuperare quanti più assurdi film Disney possibile cercando di ritrovare quello in cui "due bambini con gli occhi bianchi stanno fermi davanti a un cancello". Film che, per la cronaca, non era questo Gli occhi del parco (The Watcher in the Woods), diretto nel 1980 dal regista John Hough e tratto dal romanzo omonimo di Florence Engel Randall.
Trama: una famiglia si trasferisce in un maniero inglese e le due figlie cominciano a venire perseguitate da una presenza sconosciuta, legata ad un terribile evento accorso decenni prima...
Gli occhi del parco è universalmente conosciuto come il primo (e forse unico, se non contiamo Qualcosa di sinistro sta per accadere e Nel fantastico mondo di Oz, quest'ultimo sì più terrificante di qualsiasi Nightmare) horror Disney, scritto e diretto proprio per offrire qualche brivido ai ragazzini dell'epoca. Sinceramente, di tutti i film Disney visti negli anni '80 e '90, questo, nonostante fossi convinta del contrario, non credo di averlo mai guardato prima di oggi e se l'ho fatto non ne ricordavo comunque un singolo fotogramma, a dimostrazione che la pellicola in questione è ben poca roba. Nonostante un nome interessante come quello di John Hough, non proprio avulso al genere, e altre due presenze intriganti come Bette Davis e Caroll Baker, Gli occhi del parco è infatti uno degli "horror" più mosci che mi siano capitati di vedere, altro che "Esorcista in salsa Disney" e la verità è che la pellicola aveva schifato parecchio persino il pubblico dell'epoca, ottenendo poi un inaspettato successo sul mercato dell'home video a causa di finali rimaneggiati, presunte scene tagliate ed introduzioni scomparse. In soldoni, abbiamo un gotico all'inglese dove una famiglia composta da padre, madre e due figlie cambia casa e si ritrova ad avere a che fare con un'eccentrica Lady la cui figlia è scomparsa anni prima. Grazie allo sguardo penetrante di Bette Davis e agli hagsploitation che l'hanno vista protagonista nel corso degli anni, Mrs. Aylwood risulta subito una presenza inquietante agli occhi dello spettatore ma la faccenda peggiora quando una delle ragazze, Jan, comincia a vedere "cose" negli specchi e nella foresta mentre la piccola Ellie rischia di fare la fine di Reagan McNeil, solo con meno vomito e makeup. Poste le basi di un'interessante trama in bilico tra ghost story e possessione demoniaca, il film prosegue però moscio seguendo le indagini sempre più frenetiche di Jan, convinta di essere perseguitata dalla figlia di Mrs. Aylwood, scomparsa in circostanze mai chiarite, e pronta ad aiutare la fanciulla nonostante qualcosa cerchi di farla fuori in maniera neppure troppo sottile (e, aggiungo, senza mai suscitare un briciolo di inquietudine o paura). L'incaponimento di Jan, motivato probabilmente dalla noia e da un vago senso di ribellione giovanile, è il motore di una vicenda che inizia in maniera sensata ma si fa sempre più confusa, con una sceneggiatura incapace di gestire i pochi personaggi presenti e 'sto guardiano del bosco che, alla fine, non è altro che un'occasione sprecata a causa probabilmente dell'impossibilità di usare effetti speciali decenti.
I limiti di budget, al di là del finale rigirato a causa del risultato esilarante degli effetti speciali più seri, si percepiscono tutti così come è chiaro il desiderio della produzione di "trattenersi" puntando più sul parlato che sul visto, chissà se per tutelare i giovani spettatori o perché metteva male realizzare qualche sequenza horror in più. Il problema principale del film è però la tremenda interpretazione dell'attrice principale, tale Lynn-Holly Johnson, pattinatrice professionista che aveva debuttato un paio d'anni prima nel dramma sportivo Castelli di ghiaccio e che sarebbe ricomparsa l'anno dopo nel bondiano Solo per i tuoi occhi prima di sparire praticamente dalle scene; immagino che l'allora pregevole doppiaggio italiano ci avesse messo una pezza ma santo cielo guardare in lingua originale il film equivale a farsi trapanare per due ore le orecchie dalla voce di questa finta mocciosa che non smette per un istante di parlare a volume altissimo, persino quando non sarebbe necessario. Jan strilla, strilla di lungo, perennemente preoccupata per qualcosa, convince non si sa come le tre persone presenti il giorno della scomparsa di Karen a rimediare pur ottenendo da parte loro sguardi vacui e risposte scazzate perché, siamo seri, anche il resto del cast non brilla. Tolte le già citate Bette Davis e Carroll Baker, alle quali va aggiunta anche la piccola Kyle Richards, gli altri attori vanno dal poco carismatico (David McCallum oppure il moccioso che va dietro a Jan) al tremebondo, con menzione speciale per lo scozzese Ian Bannen, il quale aggiunge nuovi significati alla locuzione "cane imbarazzante". Quanto al finale della pellicola... vabbé, sarò più specifica nel paragrafo dedicato alle curiosità ma è bellissimo come la vicenda finisca lasciando lo spettatore con un bellissimo "AH" stampato in fronte, variamente interpretabile come "Ah, tutto qui?" oppure anche come "Ah, bellammerda" ma anche come "Ah, sticazzi". Insomma, mi spiace parlare male dell'unico horror Disney ma davvero ho rischiato di addormentarmi in più di un'occasione e se non fosse stato per la speranza di vedere due bambini con gli occhi bianchi davanti a un cancello (SPOILER: non ci sono) e il dispiacere di mancare di rispetto a Bette Davis probabilmente avrei abbandonato il film più o meno a metà.
Di Bette Davis, che interpreta Mrs. Aylwood, ho già parlato QUI mentre Kyle Richards, che interpreta Ellie Curtis, la trovate QUA.
John Hough è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Le figlie di Dracula, L'isola del tesoro, Dopo la vita, Zozza Mary, pazzo Gary ed episodi di serie quali Agente speciale. Anche produttore, attore e sceneggiatore, ha 76 anni.
Carroll Baker (vero nome Karolina Piekarski) interpreta Helen Curtis. Americana, ha partecipato a film come Il gigante, Babydoll - La bambola viva, La più grande storia mai raccontata, Il dolce corpo di Deborah, Orgasmo, Così dolce... così perversa, Paranoia, Baba Yaga, Un poliziotto alle elementari, The Game - Nessuna regola e a serie quali I racconti della cripta, La signora in giallo e Roswell. Ha 86 anni.
David McCallum, che interpreta Paul Curtis, era famoso negli anni '60 per il ruolo di Illya Kuriakin nella serie Operazione U.N.C.L.E. Nella versione televisiva di The Watcher in the Woods uscita negli USA qualche mese fa sul canale Lifetime (all'interno della quale Mrs. Aylwood viene interpretata da Anjelica
Huston) è tornato uno dei protagonisti de Gli occhi del parco, l'attore Benedict Taylor (il giovane Mike Fleming), stavolta col ruolo di John Keller; a proposito del personaggio, gli esterni del maniero in cui lo si vede abitare sono gli stessi utilizzati per la "Hill House" de Gli invasati, ovvero l'odierno Ettington Park Hotel nel Warwickshire. Due parole ora sulle traversie legate al famigerato finale del film (e al prologo)! La versione originale proiettata nei cinema nel 1980 cominciava con una scena in cui l'Osservatore spaventava una bambina ed inceneriva con un lampo blu la sua bambola, scena eliminata nelle edizioni successive. Per quel che riguarda il finale, quello originale mostrava Jan sparire all'improvviso per poi ricomparire con una Karen mai invecchiata, senza fornire troppe spiegazioni al pubblico; davanti alle reazioni negative, nel tentativo di dare un senso agli avvenimenti si era deciso per le versioni successive di aggiungere delle scene in cui un demoniaco Osservatore prendeva Jan e la portava nell'"altra dimensione", una navicella spaziale in cui Karen era stata messa in animazione sospesa ma a causa degli effetti speciali orribili il risultato era stato avere un audience piegata in due dalle risate e dei critici impietosi. Il finale definitivo, ovvero quello visibile ancora oggi, è stato quindi affidato al non accreditato regista Vincent McEveety (lo stesso di Herbie al Rally di Montecarlo e Herbie sbarca in Messico) in quanto John Hough non era più disponibile. Insomma, un bel casino! A parte tutto, se Gli occhi del parco vi fosse piaciuto potreste dare un'occhiata al già citato The Watcher in the Woods con Anjelica Huston e recuperare Nel
fantastico mondo di Oz, Qualcosa
di sinistro sta per accadere, Ballata
macabra, Scarlatti
- Il thriller e Gli invasati, tenendo però presente che gli ultimi tre sarebbe meglio non farli vedere a dei bambini! ENJOY!
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martedì 26 dicembre 2017
venerdì 17 luglio 2015
Ballata macabra (1976)
Continua l'informale "rassegna Dance Macabre", discontinua ma sempre presente nel mio cuore! Oggi tocca a Ballata macabra (Burnt Offerings), diretto e co-sceneggiato nel 1976 dal regista Dan Curtis partendo dal racconto omonimo di Robert Marasco.
Trama: una famiglia decide di affittare una villa per le vacanze estive. Presto cominciano ad accadere cose strane e pericolose ed in particolare mamma Marian inizia a risentire dell'atmosfera negativa del luogo, diventando morbosamente attaccata all'edificio...
Il buon Stephen King mi sta facendo scoprire delle perle che nella mia ignoranza crassa nemmeno sapevo esistessero e, soprattutto, sta risvegliando in me il gusto per l'horror vintaggio anni '60-'70. Alla strafaccia della censura vigente, quelli erano gli anni in cui il cinema assestava allo spettatore le stilettate più cattive ed inaspettate, senza rispettare nessuno, nemmeno donne, vecchi o bambini e nell'attesa che arrivassero i Signori dello slasher o degli zombie ci pensavano onesti mestieranti come Dan Curtis a rendere insonni le notti degli americani. Pur essendo privo dei soliti fantasmi infestanti o di momenti da spavento facile Ballata macabra (il cui titolo americano si rifà ai sacrifici votivi ed è ovviamente molto più calzante anche se magari meno elegante di quello italiano) è infatti molto inquietante, tanto che ho avuto un po' di difficoltà a guardarlo da sola e al buio, soprattutto per la terrificante presenza di un terribile becchino ghignante ma non solo. L'orrore di Ballata macabra è di quelli che penetrano sotto la pelle, un'inquietudine sottile fatta di comportamenti bizzarri, improvvisi scoppi di violenza, eventi inspiegabili e silenzi, è il disagio derivante da legami familiari ed amicizie che si sgretolano poco a poco senza che i protagonisti possano fare nulla per impedirlo. E tutto perché un giorno papà e mamma decidono di passare le vacanze in una Casa. Le solite, maledette quattro mura tanto care alla tradizione gotica, a Shirley Jackson e a Stephen King, questi ultimi convinti sostenitori dell'idea che un edificio possa essere malvagio e pericoloso più di qualsiasi altro mostro partorito da mente umana. I membri della famiglia Rolf a poco a poco si lasciano condizionare dall'atmosfera di questa villa enorme, dove le serre sono piene di piante appassite e al piano superiore vive la misteriosa Mrs. Allerdyce, ottantenne con problemi di deambulazione e un'infinita collezione di ritratti fotografici, e cominciano a rimanere vittime di malesseri fisici e soprattutto mentali, in un'escalation di follia che raggiungerà l'apice nell'angosciante finale.
La Casa è la protagonista assoluta del film, un essere maligno con un sembiante ricco ed elegante che seduce la natura piccolo borghese dei protagonisti con promesse di lusso ad un prezzo troppo bello per essere vero. Gli arredi, le suppellettili, l'architettura degli interni e degli esterni diventano elementi fondamentali di Ballata macabra, tanto che la cinepresa di Dan Curtis indugia spesso in dettagli "di design" solo apparentemente insignificanti; importantissimi anche gli abiti ed il trucco di Karen Black che mutano impercettibilmente nel corso del film e diventano espressione della follia che sta prendendo il sopravvento nella mente della donna. A tal proposito, gli elementi più disturbanti di Ballata Macabra sono proprio gli attori. Non tanto la divina Bette Davis, nel ruolo spezzacuore di zia Elizabeth, quanto soprattutto Oliver Reed e la già citata Karen Black, due attori, mi si permetta la mancanza di rispetto, dotati di volti che ispirano ben poca simpatia o sicurezza; Reed ha già di suo un'espressione allucinata e una stazza imponente che lo rende inquietante mentre la Black, coi suoi lineamenti sensuali e lo sguardo cupo, è molto poco convincente nei panni della madre di famiglia. Questi due iconici artisti mettono in scena l'angosciante distruzione di un rapporto di coppia che forse cominciava già a mostrare delle crepe prima degli eventi portati sullo schermo (effettivamente Curtis aveva girato un'introduzione ambientata a New York, eliminata poi dallo stesso regista perché "troppo noiosa"), come se la vacanza fosse una sorta di riparazione, mentre un veleno invisibile si spande arrivando a contaminare anche il figlio e la zia, gli unici con in quali i protagonisti si mostrano rilassati, almeno all'inizio. A completare l'atmosfera cupa di Ballata Macabra c'è infine una bella colonna sonora che accompagna con insistenza lo spettatore fino ai titoli di coda, lasciandolo a fissarli impotente e con un discreto peso sullo stomaco, degno coronamento di un film che comincia lento, è vero, ma a poco a poco cattura proprio come la Casa che ne è protagonista. Recuperatelo, si trova tranquillamente su Youtube!
Di Karen Black (Marian Rolf), Oliver Reed (Ben Rolf), Burgess Meredith (Arnold Allardyce), Eileen Heckart (Roz Allardyce) e Bette Davis (Zia Elizabeth) ho già parlato ai rispettivi link.
Dan Curtis (vero nome Daniel Mayer Cherkoss) è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto episodi delle serie Dark Shadows e Venti di guerra. Anche produttore, è morto nel 2006 all'età di 78 anni.
Qualche anno dopo la casa utilizzata per questo film (la Dunsmuir Hellman House a Oakland) sarebbe diventata l'agenzia di pompe funebri di Fantasmi. Dan Curtis non ha mai apprezzato il finale aperto del racconto di Robert Marasco, che si interrompe con la sequenza della piscina in cui Ben guarda impotente il figlio mentre quest'ultimo cerca di non annegare, e ne ha inventato un'altro per il film che, tra l'altro, modifica leggermente anche la natura di Mrs. Allerdyce. Detto questo, se Ballata macabra vi fosse piaciuto recuperate Gli invasati, Sentinel, Changeling e Amityville Horror. ENJOY!
Trama: una famiglia decide di affittare una villa per le vacanze estive. Presto cominciano ad accadere cose strane e pericolose ed in particolare mamma Marian inizia a risentire dell'atmosfera negativa del luogo, diventando morbosamente attaccata all'edificio...
Il buon Stephen King mi sta facendo scoprire delle perle che nella mia ignoranza crassa nemmeno sapevo esistessero e, soprattutto, sta risvegliando in me il gusto per l'horror vintaggio anni '60-'70. Alla strafaccia della censura vigente, quelli erano gli anni in cui il cinema assestava allo spettatore le stilettate più cattive ed inaspettate, senza rispettare nessuno, nemmeno donne, vecchi o bambini e nell'attesa che arrivassero i Signori dello slasher o degli zombie ci pensavano onesti mestieranti come Dan Curtis a rendere insonni le notti degli americani. Pur essendo privo dei soliti fantasmi infestanti o di momenti da spavento facile Ballata macabra (il cui titolo americano si rifà ai sacrifici votivi ed è ovviamente molto più calzante anche se magari meno elegante di quello italiano) è infatti molto inquietante, tanto che ho avuto un po' di difficoltà a guardarlo da sola e al buio, soprattutto per la terrificante presenza di un terribile becchino ghignante ma non solo. L'orrore di Ballata macabra è di quelli che penetrano sotto la pelle, un'inquietudine sottile fatta di comportamenti bizzarri, improvvisi scoppi di violenza, eventi inspiegabili e silenzi, è il disagio derivante da legami familiari ed amicizie che si sgretolano poco a poco senza che i protagonisti possano fare nulla per impedirlo. E tutto perché un giorno papà e mamma decidono di passare le vacanze in una Casa. Le solite, maledette quattro mura tanto care alla tradizione gotica, a Shirley Jackson e a Stephen King, questi ultimi convinti sostenitori dell'idea che un edificio possa essere malvagio e pericoloso più di qualsiasi altro mostro partorito da mente umana. I membri della famiglia Rolf a poco a poco si lasciano condizionare dall'atmosfera di questa villa enorme, dove le serre sono piene di piante appassite e al piano superiore vive la misteriosa Mrs. Allerdyce, ottantenne con problemi di deambulazione e un'infinita collezione di ritratti fotografici, e cominciano a rimanere vittime di malesseri fisici e soprattutto mentali, in un'escalation di follia che raggiungerà l'apice nell'angosciante finale.
La Casa è la protagonista assoluta del film, un essere maligno con un sembiante ricco ed elegante che seduce la natura piccolo borghese dei protagonisti con promesse di lusso ad un prezzo troppo bello per essere vero. Gli arredi, le suppellettili, l'architettura degli interni e degli esterni diventano elementi fondamentali di Ballata macabra, tanto che la cinepresa di Dan Curtis indugia spesso in dettagli "di design" solo apparentemente insignificanti; importantissimi anche gli abiti ed il trucco di Karen Black che mutano impercettibilmente nel corso del film e diventano espressione della follia che sta prendendo il sopravvento nella mente della donna. A tal proposito, gli elementi più disturbanti di Ballata Macabra sono proprio gli attori. Non tanto la divina Bette Davis, nel ruolo spezzacuore di zia Elizabeth, quanto soprattutto Oliver Reed e la già citata Karen Black, due attori, mi si permetta la mancanza di rispetto, dotati di volti che ispirano ben poca simpatia o sicurezza; Reed ha già di suo un'espressione allucinata e una stazza imponente che lo rende inquietante mentre la Black, coi suoi lineamenti sensuali e lo sguardo cupo, è molto poco convincente nei panni della madre di famiglia. Questi due iconici artisti mettono in scena l'angosciante distruzione di un rapporto di coppia che forse cominciava già a mostrare delle crepe prima degli eventi portati sullo schermo (effettivamente Curtis aveva girato un'introduzione ambientata a New York, eliminata poi dallo stesso regista perché "troppo noiosa"), come se la vacanza fosse una sorta di riparazione, mentre un veleno invisibile si spande arrivando a contaminare anche il figlio e la zia, gli unici con in quali i protagonisti si mostrano rilassati, almeno all'inizio. A completare l'atmosfera cupa di Ballata Macabra c'è infine una bella colonna sonora che accompagna con insistenza lo spettatore fino ai titoli di coda, lasciandolo a fissarli impotente e con un discreto peso sullo stomaco, degno coronamento di un film che comincia lento, è vero, ma a poco a poco cattura proprio come la Casa che ne è protagonista. Recuperatelo, si trova tranquillamente su Youtube!
Di Karen Black (Marian Rolf), Oliver Reed (Ben Rolf), Burgess Meredith (Arnold Allardyce), Eileen Heckart (Roz Allardyce) e Bette Davis (Zia Elizabeth) ho già parlato ai rispettivi link.
Dan Curtis (vero nome Daniel Mayer Cherkoss) è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto episodi delle serie Dark Shadows e Venti di guerra. Anche produttore, è morto nel 2006 all'età di 78 anni.
Qualche anno dopo la casa utilizzata per questo film (la Dunsmuir Hellman House a Oakland) sarebbe diventata l'agenzia di pompe funebri di Fantasmi. Dan Curtis non ha mai apprezzato il finale aperto del racconto di Robert Marasco, che si interrompe con la sequenza della piscina in cui Ben guarda impotente il figlio mentre quest'ultimo cerca di non annegare, e ne ha inventato un'altro per il film che, tra l'altro, modifica leggermente anche la natura di Mrs. Allerdyce. Detto questo, se Ballata macabra vi fosse piaciuto recuperate Gli invasati, Sentinel, Changeling e Amityville Horror. ENJOY!
domenica 10 giugno 2012
Che fine ha fatto Baby Jane? (1962)
Ecco un film che mi ha sempre incuriosita e che, fino ad ora, non avevo mai avuto occasione di vedere, Che fine ha fatto Baby Jane? (What Ever Happened to Baby Jane?), diretto nel 1962 dal regista Robert Aldrich.
Trama: il film racconta la storia di due sorelle che vivono assieme nella stessa casa. Jane è un'ex bambina prodigio, ormai vecchia e alcolizzata, mentre Blanche è un'ex diva del cinema costretta su una sedia a rotelle dopo essere stata investita dalla sorella ubriaca. Il loro rapporto, ovviamente, non è dei più normali...
La mia "storia d'amore" con Che fine ha fatto Baby Jane? è cominciata con un meraviglioso albo di Dylan Dog dal titolo La scogliera degli spettri. Lì si raccontava la storia di due anziane sorelle modellate sull'aspetto delle divine Bette Davis e Joan Crawford, legate da un'orribile vicenda di sangue, gelosia, morte e vendetta. Premesso che la trama dell'albo, per fortuna, era completamente diversa da quella del film, rimanevano comunque parecchie inquietanti suggestioni tratte direttamente dalla pellicola di Aldrich, quindi la cosa ha sempre suscitato il mio interesse e l'insano desiderio di vedere questo famosissimo thriller. La lunga attesa ha pagato, perché Che fine ha fatto Baby Jane? è un particolarissimo capolavoro di suspance, humor nero e psicosi che non sfigurerebbe accanto ad un acclamato classico come Psyco, e che andrebbe guardato anche solo per l'incredibile interpretazione di Bette Davis nei panni della folle Baby Jane Hudson.
La storia dell'insano legame che unisce Jane e Blanche affonda le radici in uno squallido passato di vaudeville, impietosamente tratteggiato dal regista attraverso la triste esibizione di questa piccola sosia di Shirley Temple che si profonde in una lacrimevole canzonetta dal titolo "I've Written a Letter to Daddy", prima di distribuire delle orrende ed inquietanti bambole con le sue fattezze agli spettatori. Un passato in cui Jane, nonostante il carattere viziato e stronzetto, era la diva, sia nel cuore del pubblico che in quello del "daddy", mentre la povera e bruttarella Blanche rosicava; con un rapido fast forward il regista ci mostra poi come i ruoli si siano invertiti col tempo e come la rivalità tra le due sorelle si sia acuita, alimentata dall'alcol, dall'invidia e dalla frustrazione. Una breve ma necessaria introduzione prima che allo spettatore venga mostrato il presente, fotografato in un nitido ed impietoso bianco e nero: l'ex bambina prodigio è diventata una vecchia sfatta dal trucco pesante e dalla doppia, inquietante personalità, mentre Blanche parrebbe sempre rimasta la umile e quasi rassegnata brava persona di un tempo, costretta dalla menomazione a subire le sevizie di una sorella sempre più pazza.
Il meccanismo che scatena l'inevitabile tensione è assai simile a quello che verrà poi sfruttato da Stephen King in Misery non deve morire, poiché abbiamo un personaggio sulla sedia a rotelle, impossibilitato a muoversi o mangiare da solo, relegato in una stanza piena di barriere architettoniche e perseguitato dalla sfiga (o da uno sceneggiatore bastardo) al punto tale che ogni tentativo di liberarsi dal giogo della follia risulta impossibile. Dall'altra parte, poi, abbiamo un altro personaggio totalmente imprevedibile: Jane viene spesso dipinta, soprattutto all'inizio, come una crudele vecchia ubriacona, tenacemente attaccata al suo glorioso passato al punto da non riuscire a perdonare la sorella per averle rubato il successo, ma talvolta il regista ce la mostra come una delicata e sensibile bambina, sia nei modi che nei vezzosi abiti, desiderosa solo di ricevere amore, amicizia, ammirazione. Questa inquietante metamorfosi si farà sempre più evidente man mano che il film si avvierà verso l'incredibile e rivelatorio finale sulla spiaggia, a sottolinerare l'inevitabile e progressivo distacco di Jane dalla realtà e l'incombere di una spirale di follia sempre più oscura e terribile. In Che fine ha fatto Baby Jane?, infatti, non è il dramma familiare a farla da padrone, ma sono l'orrore e la crudeltà, psicologici prima ancora che fisici.
Come ho detto all'inizio, Bette Davis (che non a caso ha ricevuto una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista) è semplicemente favolosa, in grado di interpretare un personaggio biasimevole ma allo stesso tempo pietoso, quasi triste. La cattiveria gratuita che Jane mostra nell'affamare Blanche durante la prima parte del film viene resa dall'attrice con un'interpretazione dura e delle espressioni di puro odio e disprezzo (alimentate anche dalla rivalità che c'era sul set e nella vita tra le due dive), ma questo suo sembiante assai simile a quello di una strega viene cancellato come se non fosse mai esistito in altre sequenze, dove i grandi occhi dell'attrice diventano innocenti come quelli della bimba di un tempo, il sorriso e la voce dolci ed inconsapevoli. Joan Crawford offre un'interpretazione altrettanto valida anche se più misurata, incarnando un personaggio stranamente remissivo, incapace di liberarsi dal giogo della sorella e allo stesso tempo, tuttavia, calcolatore, macchinoso, riflessivo. Anche i comprimari sono molto bravi e la loro presenza è indispensabile per aiutarci a capire ciò che si nasconde dietro la storia di Jane e Blanche; d'altronde, Che fine ha fatto Baby Jane? è un thriller hollywoodiano, nel senso che ogni rivelazione sulle due sorelle andrebbe presa con le pinze in quanto frutto di vecchi gossip che le madri raccontano ai figli dopo averle lette in qualche vecchio giornale scandalistico dell'epoca (emblematiche, in tal senso, le discussioni tra il viscido Edwin e la madre, o quella iniziale tra le vicine di casa delle sorelle Hudson). Voi, però, non prendete con le pinze questa recensione e fidatevi, vale davvero la pena cercare e guardare Che fine ha fatto Baby Jane?.
Robert Aldrich (vero nome Robert Burgess Aldrich) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Piano... piano dolce Carlotta, Quella sporca dozzina e Quella sporca ultima meta. Anche produttore, sceneggiatore e attore, è morto nel 1983, all'età di 65 anni.
Bette Davis (vero nome Ruth Elizabeth Davis) interpreta Jane Hudson. Una delle più grandi dive del cinema americano, la ricordo per film come Paura d'amare, Figlia del vento (due film per cui ha ricevuto l'Oscar come migliore attrice protagonista), il meraviglioso Eva contro Eva, Angeli con la pistola, Piano... piano dolce Carlotta, Lo scopone scientifico e Assassinio sul Nilo, inoltre ha partecipato alle serie Alfred Hitchcock presenta e Perry Mason. Anche produttrice, è morta per un tumore al seno nel 1989, all'età di 81 anni.
Joan Crawford (vero nome Lucille Fay LeSueur) interpreta Blanche. Altra grandissima diva del cinema americano, la ricordo per film come Grand Hotel, Il romanzo di Mildred (che le è valso l'Oscar come miglior attrice protagonista) e Johnny Guitar. Anche produttrice e sceneggiatrice, è morta per un attacco cardiaco nel 1977, all'età di 72 anni.
Del film esistono due remake, un omonimo film TV americano del 1991 con Vanessa e Lynn Redgrave nei panni delle due sorelle Hudson, e un altro film TV tedesco del 2002 dal titolo Fahr zur Hölle, Schwester! (che, se il mio tedesco farlocco non mi inganna, potrebbe voler dire Addio, sorella!). Non dimentichiamoci inoltre la parodia nostrana con il grande Totò, Che fine ha fatto Totò Baby?, che però dovrei rivedere perché ero davvero troppo piccola per ricordarlo. ENJOY!!
Trama: il film racconta la storia di due sorelle che vivono assieme nella stessa casa. Jane è un'ex bambina prodigio, ormai vecchia e alcolizzata, mentre Blanche è un'ex diva del cinema costretta su una sedia a rotelle dopo essere stata investita dalla sorella ubriaca. Il loro rapporto, ovviamente, non è dei più normali...
La mia "storia d'amore" con Che fine ha fatto Baby Jane? è cominciata con un meraviglioso albo di Dylan Dog dal titolo La scogliera degli spettri. Lì si raccontava la storia di due anziane sorelle modellate sull'aspetto delle divine Bette Davis e Joan Crawford, legate da un'orribile vicenda di sangue, gelosia, morte e vendetta. Premesso che la trama dell'albo, per fortuna, era completamente diversa da quella del film, rimanevano comunque parecchie inquietanti suggestioni tratte direttamente dalla pellicola di Aldrich, quindi la cosa ha sempre suscitato il mio interesse e l'insano desiderio di vedere questo famosissimo thriller. La lunga attesa ha pagato, perché Che fine ha fatto Baby Jane? è un particolarissimo capolavoro di suspance, humor nero e psicosi che non sfigurerebbe accanto ad un acclamato classico come Psyco, e che andrebbe guardato anche solo per l'incredibile interpretazione di Bette Davis nei panni della folle Baby Jane Hudson.
La storia dell'insano legame che unisce Jane e Blanche affonda le radici in uno squallido passato di vaudeville, impietosamente tratteggiato dal regista attraverso la triste esibizione di questa piccola sosia di Shirley Temple che si profonde in una lacrimevole canzonetta dal titolo "I've Written a Letter to Daddy", prima di distribuire delle orrende ed inquietanti bambole con le sue fattezze agli spettatori. Un passato in cui Jane, nonostante il carattere viziato e stronzetto, era la diva, sia nel cuore del pubblico che in quello del "daddy", mentre la povera e bruttarella Blanche rosicava; con un rapido fast forward il regista ci mostra poi come i ruoli si siano invertiti col tempo e come la rivalità tra le due sorelle si sia acuita, alimentata dall'alcol, dall'invidia e dalla frustrazione. Una breve ma necessaria introduzione prima che allo spettatore venga mostrato il presente, fotografato in un nitido ed impietoso bianco e nero: l'ex bambina prodigio è diventata una vecchia sfatta dal trucco pesante e dalla doppia, inquietante personalità, mentre Blanche parrebbe sempre rimasta la umile e quasi rassegnata brava persona di un tempo, costretta dalla menomazione a subire le sevizie di una sorella sempre più pazza.
Il meccanismo che scatena l'inevitabile tensione è assai simile a quello che verrà poi sfruttato da Stephen King in Misery non deve morire, poiché abbiamo un personaggio sulla sedia a rotelle, impossibilitato a muoversi o mangiare da solo, relegato in una stanza piena di barriere architettoniche e perseguitato dalla sfiga (o da uno sceneggiatore bastardo) al punto tale che ogni tentativo di liberarsi dal giogo della follia risulta impossibile. Dall'altra parte, poi, abbiamo un altro personaggio totalmente imprevedibile: Jane viene spesso dipinta, soprattutto all'inizio, come una crudele vecchia ubriacona, tenacemente attaccata al suo glorioso passato al punto da non riuscire a perdonare la sorella per averle rubato il successo, ma talvolta il regista ce la mostra come una delicata e sensibile bambina, sia nei modi che nei vezzosi abiti, desiderosa solo di ricevere amore, amicizia, ammirazione. Questa inquietante metamorfosi si farà sempre più evidente man mano che il film si avvierà verso l'incredibile e rivelatorio finale sulla spiaggia, a sottolinerare l'inevitabile e progressivo distacco di Jane dalla realtà e l'incombere di una spirale di follia sempre più oscura e terribile. In Che fine ha fatto Baby Jane?, infatti, non è il dramma familiare a farla da padrone, ma sono l'orrore e la crudeltà, psicologici prima ancora che fisici.
Come ho detto all'inizio, Bette Davis (che non a caso ha ricevuto una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista) è semplicemente favolosa, in grado di interpretare un personaggio biasimevole ma allo stesso tempo pietoso, quasi triste. La cattiveria gratuita che Jane mostra nell'affamare Blanche durante la prima parte del film viene resa dall'attrice con un'interpretazione dura e delle espressioni di puro odio e disprezzo (alimentate anche dalla rivalità che c'era sul set e nella vita tra le due dive), ma questo suo sembiante assai simile a quello di una strega viene cancellato come se non fosse mai esistito in altre sequenze, dove i grandi occhi dell'attrice diventano innocenti come quelli della bimba di un tempo, il sorriso e la voce dolci ed inconsapevoli. Joan Crawford offre un'interpretazione altrettanto valida anche se più misurata, incarnando un personaggio stranamente remissivo, incapace di liberarsi dal giogo della sorella e allo stesso tempo, tuttavia, calcolatore, macchinoso, riflessivo. Anche i comprimari sono molto bravi e la loro presenza è indispensabile per aiutarci a capire ciò che si nasconde dietro la storia di Jane e Blanche; d'altronde, Che fine ha fatto Baby Jane? è un thriller hollywoodiano, nel senso che ogni rivelazione sulle due sorelle andrebbe presa con le pinze in quanto frutto di vecchi gossip che le madri raccontano ai figli dopo averle lette in qualche vecchio giornale scandalistico dell'epoca (emblematiche, in tal senso, le discussioni tra il viscido Edwin e la madre, o quella iniziale tra le vicine di casa delle sorelle Hudson). Voi, però, non prendete con le pinze questa recensione e fidatevi, vale davvero la pena cercare e guardare Che fine ha fatto Baby Jane?.
Robert Aldrich (vero nome Robert Burgess Aldrich) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Piano... piano dolce Carlotta, Quella sporca dozzina e Quella sporca ultima meta. Anche produttore, sceneggiatore e attore, è morto nel 1983, all'età di 65 anni.
Bette Davis (vero nome Ruth Elizabeth Davis) interpreta Jane Hudson. Una delle più grandi dive del cinema americano, la ricordo per film come Paura d'amare, Figlia del vento (due film per cui ha ricevuto l'Oscar come migliore attrice protagonista), il meraviglioso Eva contro Eva, Angeli con la pistola, Piano... piano dolce Carlotta, Lo scopone scientifico e Assassinio sul Nilo, inoltre ha partecipato alle serie Alfred Hitchcock presenta e Perry Mason. Anche produttrice, è morta per un tumore al seno nel 1989, all'età di 81 anni.
Joan Crawford (vero nome Lucille Fay LeSueur) interpreta Blanche. Altra grandissima diva del cinema americano, la ricordo per film come Grand Hotel, Il romanzo di Mildred (che le è valso l'Oscar come miglior attrice protagonista) e Johnny Guitar. Anche produttrice e sceneggiatrice, è morta per un attacco cardiaco nel 1977, all'età di 72 anni.
Del film esistono due remake, un omonimo film TV americano del 1991 con Vanessa e Lynn Redgrave nei panni delle due sorelle Hudson, e un altro film TV tedesco del 2002 dal titolo Fahr zur Hölle, Schwester! (che, se il mio tedesco farlocco non mi inganna, potrebbe voler dire Addio, sorella!). Non dimentichiamoci inoltre la parodia nostrana con il grande Totò, Che fine ha fatto Totò Baby?, che però dovrei rivedere perché ero davvero troppo piccola per ricordarlo. ENJOY!!
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