venerdì 28 febbraio 2020

Memorie di un assassino (2003)

La Joon Bong Ho mania non accenna a diminuire, tanto che in Italia è stato distribuito al cinema, proprio in questi giorni, Memorie di un assassino (Sarinui chueok), da lui diretto e co-sceneggiato.


Trama: nel 1986, in un paesino sudcoreano un assassino comincia a violentare ed uccidere giovani ragazze senza lasciare indizi, con sommo scorno dei poliziotti assegnati al caso.



La Joon Bong Ho mania, si diceva. Sì perché il film era già arrivato in Italia qualche anno fa, straight to video (un DVD venduto ora a prezzi esorbitanti su eBay, per la cronaca), ed ora è stato portato nelle sale, almeno in quelle non chiuse a causa del Coronavirus. Val la pena correre al cinema a vederlo? Secondo me, se non lo avete mai visto, sì, perché è un film che dimostra come Bong Joon Ho avesse le idee chiarissime già diciassette anni fa e fosse già proiettato all'interno di quell'adorabile gioco di contaminazioni di genere e di atmosfere che lo ha consacrato poi con Parasite pochi mesi or sono. Tratto da una storia vera risoltasi, guarda caso l'ironia, proprio l'anno scorso, Memorie di un assassino racconta dei terribili omicidi perpetrati ai danni di giovani donne in un piccolo paese della Corea del Sud, sul finire degli anni '80. Il racconto è profondamente radicato all'interno del clima repressivo della quinta repubblica, un periodo di aspre proteste contro un governo presidenziale che era, di fatto, una dittatura e in cui le forze dell'ordine venivano giustamente criticate per i loro metodi violenti, sconfinanti spesso nella tortura; le indagini dei poliziotti vengono spesso intervallate oppure addirittura si svolgono durante coprifuoco, proteste, esercitazioni militari, simulazioni di attacchi terroristici o chimici, tutti eventi "straordinari" che sono stati ormai inglobati nell'apparente "tranquillità" del paesino che funge da ambientazione e dove l'unica cosa che fa davvero paura è questo serial killer a piede libero. Come spesso accade nei film di Joon Bong Ho, almeno in quelli che ho visto, la pellicola comincia in un'atmosfera grottesca e surreale, più legata ai toni della commedia. I poliziotti capitanati da Park Doo-man, agente superficiale ed ignorante, che si vanta di saper riconoscere i colpevoli "guardandoli negli occhi", sono sbirri da operetta costretti ad operare in un paese di cretini e ficcanaso, e non si fanno scrupoli a torturare dei poveracci per dare finalmente un volto a un assassino infido ed abile; la situazione all'interno della stazione di polizia si fa esplosiva dal momento in cui arriva, da Seul, un giovane investigatore i cui metodi sono molto più ortodossi e, apparentemente, efficaci, il che causa inevitabili attriti tra lui e Park. I due sono accomunati, tuttavia, dal desiderio di arrestare il killer e nel corso del film entrambi cambieranno radicalmente, arrivando persino ad invertire i ruoli, così come cambia, inevitabilmente, il registro della narrazione.


Al di sotto della superficie grottesca e quasi comica delle sgangherate indagini di Park e Seo c'è infatti una tragedia reale, ma non solo. Ogni personaggio, anche il più strambo, cela in sé una profondità insospettabile che gli consente di bucare lo schermo e una frustrazione che comincia a prendere sempre più campo, alterando l'equilibrio dei registri narrativi, così che, da metà film in poi, il dramma comincia a farla da padrone, fino a raggiungere l'insostenibile tensione del pre-finale e la malinconica tristezza dell'ultima sequenza. Come già accadeva in The Host, i protagonisti di Memorie di un assassino non sono i tipici "superpoliziotti" americani; anche Seo, che viene da Seul ed è tra tutti il più serio e competente, si ritrova a un certo punto a dover affrontare la sua natura di essere umano, il comprensibile (benché sbagliato) desiderio di dare la colpa a qualcuno, di dare un senso a mesi di indagini infruttuose, di vendicare donne innocenti che non avevano alcun motivo di venire uccise e profanate in modo così barbaro. Non esiste nulla di risolutorio in Memorie di un assassino, né lo spettatore può trovare consolazione in eventi casuali e salvifici; il poetico finale, in cui Kang-Ho Song guarda dritto in camera dopo che il suo personaggio è stato beffato una volta di più, sottolinea la banalità del male, che indossando una faccia "normale" può nascondersi ovunque, persino all'interno di un cinema sudcoreano nel 2003, dato che l'assassino di Hwaseong è stato scoperto solo nel 2019. I registri che si mescolano passano anche per la regia di Bong Joon Ho, ovviamente. Se è vero che per buona parte del film il taglio è quello che si potrebbe dare a una commedia oppure a un film poliziesco, sfido chiunque a non trattenere il fiato davanti ai due delitti mostrati e al flashback dell'unica sopravvissuta, fatti di sequenze al cardiopalma che mescolano soggettive degne di un giallo all'italiana a stilemi che potrebbero tranquillamente trovarsi all'interno di un k-horror, con tutto il dinamismo di un thriller "americano". Potrei scrivere ancora altri 10 paragrafi, tuttavia descrivere a parole un'opera stratificata come Memorie di un assassino serve a poco: vedere per credere!


Del regista e co-sceneggiatore Bong Joon Ho ho già parlato QUI mentre Kang-Ho Song, che interpreta il detective Park Doo-man, lo trovate QUA.

Hee-Bong Byun interpreta il sergente Koo-He Bong. Sud Coreano, ha partecipato a film come The Host e Okja. Ha 78 anni.


Se Memorie di un assassino vi fosse piaciuto recuperate Prisoners, Se7en e Zodiac. ENJOY!

giovedì 27 febbraio 2020

(Gio)WE, Bolla! - Coronavirus Edition

Buon giovedì a tutti! Come saprete, ormai, questa settimana la distribuzione cinematografica italiana si è fermata, colpita anch'essa dal pandemic panic che sta accompagnando la presenza del Coronavirus all'interno del suolo italico. Lungi da me criticare le scelte di chi ha deciso di chiudere cinema, musei ecc. quando i centri commerciali rimangono aperti (e non sono, pure quelli, luoghi di aggregazione? Dai, basta che la singola persona agisca con un minimo di crit... ah già, siamo in Italia, scusate): sappiate solo che il multisala savonese persiste e continua a fornire cinema agli abitanti, ma purtroppo è rimasto coi film della settimana scorsa visto che Verdone, Lupin III, Volevo nascondermi, The Grudge e molte altre pellicole sono state rimandate a data da destinarsi (chissà se riusciremo a vedere Onward e soprattutto L'uomo invisibile...), mentre il cinema d'élite, riaperto dopo qualche giorno di chiusura, è riuscito a cambiare la programmazione. ENJOY!

Criminali come noi
Reazione a caldo: Hmm.
Bolla, rifletti!: La trama sembra molto interessante, le persone "normali" che si ribellano improvvisandosi criminali hanno sempre il loro fascino. Una commedia divertente, radicata tuttavia in un passato argentino nemmeno troppo lontano, pronta a far riflettere lo spettatore.

Alice e il sindaco
Reazione a caldo: Meh.
Bolla, rifletti!: Storia di un sindaco senza idee e di una giovane filosofa chiamata ad aiutarlo (ma perché proprio la filosofa??). La sua natura di film francese e verboso non mi intriga molto, lo ammetto, tra i due preferirei Criminali come noi.

mercoledì 26 febbraio 2020

Color Out of Space (2019)

Non so come ho potuto permettermi di aspettare così tanto per vedere Color Out of Space, diretto e sceneggiato nel 2019 dal regista Richard Stanley partendo dal racconto Il colore dallo spazio di H.P.Lovecraft.


Trama: dopo che un meteorite si schianta sul suolo della proprietà dei Gardner, la flora e la fauna dei dintorni cominciano a mutare e lo stesso vale per la mente degli abitanti della casa...



Non sono affatto un'esperta di Lovecraft, di cui avrò letto sì e no una decina di racconti, probabilmente i più conosciuti, ma sono familiare con le sue atmosfere e apprezzo molto tutte le opere che omaggiano a piene mani lo scrittore di Providence (mi vengono in mente tra le mie preferite Il seme della follia di Carpenter, il racconto N di Stephen King, ovviamente i fumetti Neonomicon e Providence di Alan Moore, giusto per citarne qualcuna). In questo caso, parliamo proprio di un film che adatta una delle opere più famose di Lovecraft, per anni considerata "infilmabile" anche se ci sono stati parecchi registi che ci hanno provato, e il risultato, visto con gli occhi di una quasi profana, è un horror con le contropalle che mette angoscia dall'inizio alla fine, qualcosa che contrasta con quel delizioso rosa shocking utilizzato per incarnare il "colore" e con una delle cose più tenere e morbide del mondo: gli alpaca. Nell'apparente idillio bucolico di una famiglia radicata in città che desidera sperimentare "la campagna" onde superare il trauma del cancro al seno di mammà (ovviamente, tutto deciso da papino, ché il più traumatizzato dalla cosa è lui) entra a gamba tesa un asteroide che prima crea una voragine nel giardino dei Gardner e poi scompare, lasciando dietro di sé l'orrore cosmico. Passano i decenni e, se i personaggi di Lovecraft non avevano gli strumenti per difendersi dall'incomprensibile ignoto, la loro versione moderna sceglie di fare orecchie da mercante per non essere costretta ad affrontare l'ennesimo fallimento di una vita che DEVE necessariamente essere perfetta. Il narratore esterno, unica voce della ragione, ci prova ad avvertirli, forte di inconfutabili prove scientifiche; il custode del terreno, già bruciato da droghe psicotrope, non ci pensa nemmeno e accetta l'inevitabile supremazia dell'inconoscibile con un'arrendevolezza che mette paura più di ogni altra cosa. Nel mezzo, ci sono i Gardner, vittime più o meno innocenti di qualcosa che non può essere guardato negli occhi pena la pazzia e da cui non ci si può difendere, qualcosa che corrompe irrimediabilmente i corpi e annichilisce la mente, ingannando attraverso la bellezza di prodigi fuori dal comune oppure tirando sadicamente fuori tutto il marciume che cerchiamo di nascondere dietro una patina di ragionevole civiltà.


L'incubo lovecraftiano diventa dunque un'alternanza di elementi visivi ripresi in tutta la loro inquietante "bellezza" (i fiori, la vegetazione lussureggiante, persino il grazioso insettino dal colore accattivante che attira lo sguardo del piccolo Jack) o insostenibile disgusto (nel film ci sono sequenze di body horror talmente raccapriccianti da far accapponare la pelle), e di "cose" che la cinepresa non vuole riprendere, che rimangono appena fuori dall'inquadratura, come se una presenza costante, maligna ed indefinibile, non smettesse mai di osservare i membri della famiglia Gardner, tessendo i suoi fili invisibili per muoverli come burattini. Ma la cosa più insostenibile di Color Out of Space è l'ineluttabilità di un orrore innominabile e cieco, che travalica la comune ragione umana e non fa sconti alle simpatie del pubblico, così come non ne fa Richard Stanley. Noi tentiamo di aggrapparci alla speranza, accattivati dall'innegabile bellezza della giovane Madeleine Arthur (dove sei stata finora? Perché non sei nel cast del nuovo Giovani streghe???) e della sua affascinante conoscenza delle arti "magiche", ma non c'è protezione che tenga davanti a qualcosa che è "messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito, al di là della natura che conosciamo". E Nicolas Cage, in tutto questo, direte voi (lo so che state leggendo il post solo per capire il livello di cageanitudine del film)? L'adorabile Nicolas è contenuto, molto, una bomba senza spoletta che sta lì, pronta ad esplodere. Si dice che Richard Stanley abbia chiesto all'attore di ricordarsi la sua "favolosa" performance in Stress da vampiro e di modellare Nathan proprio su quella; il risultato è un uomo tranquillo ma odioso, che sbotta contro moglie (altrettanto odiosa ma, dai, Joely Richardson ormai è abbonata a questi ruoli) e figlia per delle solenni cretinate, forte del suo desiderio di divenire uomo bucolico ed autosufficiente, e che ovviamente perde la testa a poco a poco quando quel mondo idillico e perfetto si sgretola sotto le silenziose risate dell'entità cosmica, fino a regalarci un ottimo finale in cui Cage è unleashed ma, nonostante questo, non offusca mai e poi mai il terrore vero di quello che al momento è l'horror più bello dell'anno. Vedere per credere.


Di Nicolas Cage (Nathan Gardner), Joely Richardson (Theresa) e Tommy Chong (Ezra) ho parlato ai rispettivi link.

Richard Stanley è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Sudafricano, ha diretto film come Hardware - Metallo letale e Demoniaca. Anche attore e produttore, ha 54 anni.


Julian Hilliard interpreta Jack. Americano, lo ricordo per film come Greener Grass e serie quali Hill House. Ha 8 anni e un film in uscita: The Conjuring - Per ordine del diavolo.


Se Color Out of Space vi fosse piaciuto recuperate tutti i film di Richard Stanley (io lo farò), aggiungendo anche il disastroso L'isola perduta, per piangere su cosa avrebbe potuto essere se non avessero licenziato il regista dopo 4 giorni. ENJOY!

martedì 25 febbraio 2020

Cattive acque (2019)

Messo di fronte ad una scelta, per il cinema della domenica il Bolluomo ha optato per Cattive acque (Dark Waters) diretto nel 2019 dal regista Todd Haynes.



Trama: Un giovane avvocato si ritrova dover intentare una causa milionaria all'azienda chimica DuPont, rea di aver inquinato le acque di svariate cittadine del West Virginia.



Se devo essere onesta, stavolta devo ringraziare il Bolluomo per aver proposto di guardare Cattive acque, perché non ero granché ispirata. Dal trailer, nel quale spiccava un Mark Ruffalo particolarmente bolso, si evinceva la solita mattonata americana di denuncia, tratta da una storia vera, a base di avvocati ed indagini, ma guardando il film si può capire che questi aspetti sono solo la punta dell'iceberg di una pellicola molto umana, costruita più come un thriller che come legal drama, ancor più angosciante di questi tempi in cui la gente ha perso la testa per il Coronavirus. La vicenda è tratta dall'articolo The Lawyer Who Became DuPont's Worst Nightmare di Nathaniel Rich e il titolo del pezzo in questione dà proprio l'idea di come il fulcro di tutto sia la testardaggine di Rob Bilott, avvocato che, benché all'inizio riluttante, non si è mai tirato indietro una volta addentata la carne nera di un'azienda chimica tra le più potenti in America, restando tenacemente attaccato alla preda non tanto per la gloria (anzi, ha rischiato più volte vita, carriera e famiglia) quanto piuttosto per l'indignazione e il desiderio di impedire che l'azienda continuasse ad avvelenare gli ignari americani e il resto degli ancor più ignari abitanti del pianeta Terra. L'"incubo" per la DuPont consiste tuttora in una lotta di nervi e soldi, in cui a fronte di scappatoie legali, tentativi di corruzione e di far perdere tempo, Billot non si è mai arreso e ha trovato, a sua volta, vie traverse per impedire che la DuPont uscisse pulita dall'intera faccenda, a costo di prendere le migliaia di persone ammalatesi di cancro a seguito dell'inquinamento delle falde acquifere e aiutarle a far causa, una per una, all'azienda. L'intera vicenda è poi costruita come un incubo, ma per Billot e persone come Wilbur Tennant, allevatore di mucche che ha progressivamente visto il suo bestiame mutare e marcire dentro, una sorte orribile toccata nel tempo a lui e a molti altri abitanti della zona e lavoratori; guardando Cattive acque si ha infatti la netta sensazione del tempo che scorre inesorabile, di un morbo che minaccia di divorare ogni cosa, di una corsa per evitare non solo che la DuPont la scampi ma soprattutto per far sì che la scampino i poveri abitanti delle zone inquinate.


Colpisce, di Cattive acque, una fotografia per l'appunto acquosa e putrida, di luoghi immersi in un inverno perenne, dove però l'aria stessa è cattiva, e colpisce la precisione chirurgica di una regia che si priva di ogni orpello e ogni distrazione che potrebbe accattivarsi il pubblico; l'unica concessione è la vista della famiglia di Billot, che sullo sfondo cresce e muta, scandendo il tempo che scorre e anche raccontando qualcosa di più di un uomo allevato con valori cristiani e in cerca di un posto da chiamare davvero casa, senza trasformarlo né in un santo né in un martire ma sottolineando la sua natura di persona semplice, di uomo comune dai saldi principi. Semplice non sarà, ma anche i principi di Mark Ruffalo parrebbero ben saldi, tanto che, oltre ad offrire un'ottima performance come attore, il nostro si è impegnato anche come produttore, affermando ancora una volta la sua natura di "star" impegnata in battaglie sociali, ambientali e persino politiche (lo stesso vale per Tim Robbins, ovviamente). Per il resto, ovviamente, fa molto la vostra predisposizione d'animo verso questo genere di film "d'inchiesta". Personalmente, nel corso della visione ho rasentato più volte quel magone "da frustrazione" che mi accompagna quando guardo pellicole di denuncia particolarmente sentite e riuscite, anche perché Cattive acque non lesina i colpi bassi pur senza risultare mai stucchevole o volutamente patetico; detto questo, sapere che in ognuno di noi c'è un po' di DuPont è davvero angosciante e non posso che augurare ogni bene al vero Rob Billot, pur tristemente consapevole di come il pover'uomo, a differenza di Bruce Banner, morirà ben prima di aver debellato la spaventosa Idra delle multinazionali che hanno irrimediabilmente corrotto la Terra e la nostra salute, un mostro innominabile di cui la DuPont forse non è nemmeno la propaggine peggiore.


Del regista Todd Haynes ho già parlato QUI. Mark Ruffalo (Rob Bilott), Anne Hathaway (Sarah Barlage Bilott), Tim Robbins (Tom Terp), Bill Pullman (Harry Dietzler), Bill Camp (Wilbur Tennant) e Victor Garber (Phil Donnelly) li trovate invece ai rispettivi link.

Mare Winningham interpreta Darlene Kiger. Americana, ha partecipato a film come Turner e il casinaro, Biancaneve e a serie quali Starsky & Hutch, Uccelli di rovo, Ai confini della realtà, Innamorati pazzi, E.R. Medici in prima linea, Six Feet Under, Grey's Anatomy, CSI:NY, Cold Case, 24, Criminal Minds, Under the Dome, American Horror Story e The Outsider. Ha 61 anni.


Se Cattive acque vi fosse piaciuto recuperate A Civil Action. ENJOY!

domenica 23 febbraio 2020

Diamanti grezzi (2019)

E' stata una fatica ma finalmente, dopo un'ordalia durata giorni, ho concluso la visione di Diamanti grezzi (Uncut Gems) il film scritto e diretto da Benny e Josh Safdie che TUTTI i cinefili hanno adorato. E io...


Trama: Howard commercia diamanti e altri oggetti preziosi ma è subissato da debiti derivanti dalla sua passione per le scommesse. Un giorno si ritrova per le mani degli opali grezzi, che diventano fulcro delle attenzioni del campione di basket Kevin Garnett e la fonte di parecchi casini...


Aiuto. Prima di imbarcarmi in un post su Diamanti grezzi fatemi dire che l'ho odiato dall'inizio alla fine, col cuore. Ho detestato ogni parola, ogni gesto e ogni pensiero dello stupidissimo Howard Ratner interpretato da Adam Sandler, probabilmente il gioielliere ebreo più scemo ed irritante della storia del cinema, con quella faccia da cazzo (sì, sono volgare, me ne frego) resa ancora più cretina da quei denti posticci che hanno fatto indossare a Sandler, un uomo talmente stronzo e testardo da continuare a scommettere anche con una pistola puntata alla testa. Che nessuno mi venga a parlare di moralette come "l'importante è morire col sorriso sulle labbra dopo avercela fatta, almeno una volta" perché comincio ad urlare e a tirare giù improperi come ogni, maledetto singolo personaggio del film, popolato da bonobi urlanti incapaci di portare avanti un discorso senza farsi esplodere i polmoni oppure, Dio non voglia, parlarsi addosso senza smettere un secondo. Lo so, i personaggi di Scorsese che io tanto adoro, se andiamo a vedere, sono altrettanto stronzi perché non accettano l'effimera "vittoria" e si rovinano la vita con le loro mani, eppure a loro sono sempre riuscita (a chi più, a chi meno) a volere bene; ma Howard (leggetelo come lo pronuncerebbe la madre di Wolowitz in The Big Bang Theory, con lo stesso disprezzo) è pittima, infingardo, piagnone, mollo, untuoso, sfigato, fastidioso, inutile, uno che andrebbe preso a schiaffi dal mattino alla sera, e benché i suoi "avversari" siano odiosi quanto lui, non avete idea della soddisfazione che ho avuto vedendogli esplodere il naso sotto un pugno ben assestato, fosse la volta buona che stava zitto, 'st'idiota. Respiro. Diamanti grezzi è stato molto difficile da sopportare anche perché fatica ad ingranare all'inizio, soprattutto per chi, come me, detesta le parlate nigga e qualunque cosa faccia anche solo un vago richiamo allo sport (dopo mezz'ora, alla prima visione, mi sono addormentata), poi però accelera e diventa impossibile da guardare perché ogni sequenza, ogni dialogo, ogni urlo diventano fonte d'ansia. E io in questo periodo non ho proprio bisogno di agitarmi ulteriormente, quindi vai di mezz' ora in mezz'ora (anche qui. Il primo che scrive che i film vanno visti senza interruzioni verrà cortesemente invitato a lavorare, spicciare casa, fare la spola tra medici e gestire l'ansia al posto mio).


Da quanto letto finora avrete concluso che Diamanti grezzi mi ha fatto più che schifo. *Wrong*. Mi è piaciuto, quindi oltre ad essere ansiosa sono anche diventata schizofrenica. Arrivata a un certo punto non sopportavo più di guardarlo ma mi dispiaceva interrompere la visione perché volevo capire dove andasse a parare, trascinata da quello stesso flow di montaggio rapidissimo, riprese allucinate e fiumi di parole, fiumi di parole tra noi, messo in piedi dai fratelli Safdie. Una volta superato il letargismo della prima mezz'ora, in effetti, la vicenda, per quanto sgradevole, è riuscita ad agganciarmi e mi sono ritrovata spesso e volentieri sul ciglio della poltrona con gli occhi spalancati, a mangiarmi le unghie per la tensione provocata dalle continue disavventure di Howard; verso la fine, sono persino arrivata a chiedere a Mirco di guardare al posto mio la partita di basket "risolutiva", perché non avrei retto all'idea di vedere quel gran demente di Howard beffato dalla sfiga e dalla sua stupidità per l'ennesima volta. Obiettivamente, le riprese e il montaggio del film sono entrambi efficacissimi. Se, da un lato, il "lirismo" di una cinepresa che zooma su pietre, buchi e orifizi fino a svelare la vastità di un universo cupo a cui fregacazzi delle vicende dei comuni mortali è quel momento di necessario autocompiacimento cinèfilo che si richiede a queste produzioni, dall'altra parte c'è una frenesia che non cessa un secondo, una perfetta resa di ciò che accade quotidianamente nell'animo di Howard e nell'ambiente che gli gravita attorno, che si traduce in una cacofonia di suoni spesso soverchiati da una colonna sonora invasiva ma calzante (però quella zamarrata di L'amour toujour alla fine proprio no, dai). Avrete infine letto che tutti si sono spellati le mani per l'interpretazione di Sandler. Mi unisco al coro unanime di apprezzamenti, per carità, ma dico anche "grazie al piffero": quello detestabile è nelle commedie e detestabile rimane nei panni di un personaggio tragicomico, anzi. Più diventa tragico, arrivando persino ai pianti sconsolati, più a me viene voglia di prenderlo a badilate nella faccia. Provare per credere, il film lo trovate su Netflix e io non posso che consigliarvelo, anche solo per provare sulla vostra pelle tutte le sensazioni contrastanti che ho provato io e apprezzare ancor più la strana, perversa magia del cinema!


Di Adam Sandler (Howard Ratner), LaKeith Stanfield (Demany), Eric Bogosian (Arno), Tilda Swinton (voce di Anne, auction manager di Adley) e Natasha Lyonne (voce, Boston Player Personnel) ho già parlato ai rispettivi link.

Benny Safdie e Josh Safdie sono i registi e co-sceneggiatori della pellicola. Americani, hanno diretto film come Go Get Some Rosemary, Heaven Knows What e Good Times. Anche attori e produttori, Benny ha 34 anni e Josh 36.


Pom Klementieff, la Mantide del MCU, interpreta Lexus mentre Idina Menzel, che interpreta Dinah Ratner, è la voce originale della Elsa di Frozen; John Amos, ovvero il vicino di casa di colore che rifiuta di far usare il bagno al figlio di Howard, ha recitato davvero sia in Il principe cerca moglie che nella serie Good Times, come detto nel film. Inizialmente, Sandler aveva rifiutato il ruolo di Howard e i due registi/sceneggiatori avevano pensato di darlo a Harvey Keitel oppure Sacha Baron Cohen, per poi preferire un attore più giovane, come Jonah Hill e, infine, nuovamente Sandler, convinto dal successo di Good Time, il film precedente dei Safdie, che probabilmente recupererò giusto per curiosità. ENJOY!


venerdì 21 febbraio 2020

The Host (2006)

Il giorno di San Valentino dovevo trascinare il Bolluomo a vedere Memorie di un assassino, poi per una serie di circostanze non avevo più voglia di uscire di casa e Mirco, con infinita pazienza, mi ha comunque tenuto compagnia guardando assieme a me The Host (Gwoemul), diretto e co-sceneggiato nel 2006 dal regista Bong Joon Ho.


Trama: a seguito dell'inquinamento delle acque del fiume Han, un terrificante mostro dalle sembianze di pesce comincia a mietere vittime sulla terraferma e rapisce la piccola Hyun-Seo. Il padre e i parenti, dopo averla creduta erroneamente morta, si mettono alla sua ricerca...



Forse The Host non era proprio il film migliore per passare San Valentino, per quanto io e il Bolluomo non lo festeggiamo a prescindere. Il fatto è che ultimamente sono parecchio giù per svariati problemi e sperare di risollevarsi un po' il morale guardando un horror (o meglio: un kaiju movie) che all'inizio sembrerebbe la quintessenza del weird esilarante non è stata proprio una grande idea. Non avevo tenuto in conto, infatti, della facilità con cui Bong Joon Ho riesce a cambiare registro senza creare fratture all'interno della sceneggiatura, passando dall'introdurre personaggi strani e quasi caricaturali, le cui vicende sono più tragicomiche che tragiche, al sottoporre questi stessi personaggi a un'ordalia che non si augurerebbe a nessuno, men che meno a persone alle quali siamo arrivati a voler bene, tanto che ogni episodio negativo equivale ad una coltellata al cuore. E colpi ne vengono inferti molti da Bong Joon Ho, che infila i suoi protagonisti all'interno di situazioni talmente surreali da risultare angoscianti; non bastasse un kaiju terrificante sul quale nessuno sembra avere il controllo e nato, come tutti i migliori kaiju, dalla stupidità e dall'incuria umane, a rendere impossibile la vita di Gang-Doo e della sua sgangherata famiglia si aggiungono autorità e medici kafkiani che non riescono (o non vogliono) ascoltarli abbastanza da aiutarli nell'impresa di salvare Hyun - Seo e anche quando sembra che i nostri possano contare sul loro coraggio, sulla testardaggine e sull'unione familiare... beh, si arriva a scoprire che tutte queste cose bellissime e positive rischiano di non essere abbastanza, perché chi nasce reietto non può diventare, all'improvviso e per quanto sarebbe indispensabile ed incredibilmente cinematografico, un supereroe. Gang-Doo, fin dall'inizio, paga lo scotto di essere considerato, a torto o a ragione, lo scemo del villaggio, e lo stesso vale per sua sorella (campionessa olimpionica di tiro con l'arco, destinata sempre ad essere terza perché priva della velocità necessaria a colpire il bersaglio in tempo), suo fratello (un ubriacone) e un padre ormai troppo avanti con l'età per essere preso sul serio; basta un piccolissimo errore, un'incredibile botta di sfortuna, e i quattro si ritrovano a dover lottare per recuperare l'elemento più importante della famiglia, soli contro l'ottusità di un'intera nazione.


Altro sulla trama sarebbe meglio non dire. Al pari di un film shyamalano qualsiasi (solo molto più bello), The Host ha un finale inspoilerabile pena la decapitazione dell'incauto spoileratore, quindi potrei banalmente parlarvi dell'Host del titolo e sottolineare, se ancora non fossero bastati quattro Oscar vinti recentemente, la bravura di Bong Joon Ho dietro la macchina da presa, chè il modo in cui il kaiju viene introdotto nel bel mezzo di una tranquilla giornata di ozio coreano, con quel piano sequenza che lo vede arrivare in corsa da lontano sulla riva del fiume facendosi man mano più grosso e pericoloso mentre la gente comincia a scappare, mi ha messo letteralmente i brividi, per non parlare delle scene finali, zeppe di tossico fumo giallo e sangue. Quanto al pescione da incubo sputato dalle acque del fiume Han, ci sono un paio di considerazioni da fare. La prima, è che ormai il film ha quattordici anni sul groppone, abbastanza perché il bestio risulti un po' posticcio d'aspetto, soprattutto nei campi lunghi, tuttavia ancora oggi alla sua bruttezza si accompagnano fluidità di movimenti e la perfetta sincronizzazione con gli ambienti in cui è costretto a muoversi e con gli attori coi quali si ritrova ad interagire, alla faccia di molte mega-produzioni USA che questi risultati spesso non li raggiungono nemmeno ora. A proposito di attori, li ho trovati tutti ugualmente adorabili, oltre al fatto che infondere tragicità in figure potenzialmente ridicole, riempendole di dignità umana e degne di empatia e pietà, non è solo questione di sceneggiatura, ma anche di grande abilità recitativa. Quindi, ancora una volta, bravo Bong Joon Ho e bravi tutti quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui. Trovate il film su Netflix, quindi non avete scuse per non guardarlo, e ricordate che non è la solita, stupida storia di mostri.


Del regista e co-sceneggiatore Bong Joon Ho ho già parlato QUI mentre Kang-ho Song (Park Gang-Doo) lo trovate QUA.


Nella parte del dottore americano della morgue compare Scott Wilson, alias Hershel della serie The Walking Dead. Detto questo, se The Host vi fosse piaciuto recuperate Train to Busan. ENJOY!


giovedì 20 febbraio 2020

(Gio)WE, Bolla! del 20/2/2020

Buon giovedì a tutti! Il film Cats ha recensioni talmente brutte che al multisala se lo sono direttamente fumato, preferendo puntare, piuttosto, sul trash italiano da affiancare a tre pellicole USA che coprono un po' tutti i gusti... ENJOY!

Cattive acque
Reazione a caldo: Boh...
Bolla, rifletti!: Onestamente, nonostante l'orribile storia vera che sta alla base di questo film, mi sembra una pellicola prevedibile e poco interessante. Detto questo, le recensioni che leggo sono molto buone e forse val la pena di dargli una chance.

Il richiamo della foresta
Reazione a caldo: Uddio ç_ç
Bolla, rifletti!: Non so se mi farebbe più piangere la storia, straconosciuta e amata, o il fatto che il cane sia realizzato al computer. Magari lo recupererò più avanti.

Bad Boys for Life
Reazione a caldo: Meh.
Bolla, rifletti!: Non avendo visto i precedenti, lascio la palla a chi ama la saga, che spero si troverà davanti un bel film!

La mia banda suona il pop
Reazione a caldo: Buargh...
Bolla, rifletti!: Storia di residuati bellici musicali, tra reunion in Russia e rapine. Anche no, grazie.

Al cinema d'élite continua la JoonBongHomania, con Parasite e Memorie di un assassino che, finalmente, dovrei riuscire ad andare a vedere coi nuovi orari!! 

mercoledì 19 febbraio 2020

Ed's Corner: Beyond the image, journey through the hidden meaning of movies - Twin Peaks

L'appuntamento con Edoardo e le sue digressioni filmiche tocca oggi il suo apice con quello che per me è il capolavoro di David Lynch: Twin Peaks. Si parlerà delle prime due stagioni, di Fuoco cammina con me e della serie evento che abbiamo coperto anche io e Alessandra, anche se non in maniera così seria e competente. Altro non dico se non "buona lettura"! ENJOY!


Dear readers, even if I think Lost is the best TV series ever made so far, it is nothing revolutionary.
The reason is simple, the revolution had started many years ago, in 1990, with this immortal masterpiece: Twin Peaks by David Lynch, written with the screenwriter Mark Frost.
It was truly a tv revolution, because all the series that came later have taken from it: Lost, The Sopranos, Black Mirror, Fargo, X-Files, Breaking Bad, Stranger Things, just to list some.
Twin Peaks was released in 1990, and since the beginning it was a major success, even the title soundtrack became a cult. Of course it’s easy to turn a title song into a cult when it’s written by the same genius who wrote the whole soundtrack, and who followed Lynch along all his career: Angelo Badalamenti (to be clear, he is the one that spits the coffee on the napkin in Mulholland Drive).
Related to that, I’ll add below the link to the video on how Twin Peaks’s soundtrack was born, to make you better understand who I’m talking about and how extraordinary his musical inspiration is: https://www.youtube.com/watch?v=e-eqgr_gn4k.

Let’s talk about the plot, which I advise you to not avoid. Read it carefully, because inside it I put some clarifier elements. If you haven’t seen the series though, stop here with the reading, because there will be spoilers.
Twin Peaks is a fair city in Washington, close to Canada, where one day, by the river (or a lake, I can’t remember) the corpse of a girl is found. Her name is Laura Palmer (Sheryl Lee).


This is the main event of the first two seasons, and all the strange characters and side events revolve around it. First of all, FBI agent Dale Cooper (Kyle MacLachlan), sent to Twin Peaks to investigate the murder.


Then we meet the citizens: Peter “Pete” Martell (who found Laura’s body, played by Jack Nance), Bobby Briggs (Laura’s “boyfriend”, and main suspect, played by Dana Ashbrook), sheriff Truman (Michael Ontkean), waitress Shelly Johnson (Mädchen Amick), Donna Hayward (Lara Flynn Boyle), Laura’s parents, etc, etc, etc, I won’t introduce all of them to you (also because it’ll take me half a day). I can tell you though, every character (or almost every character) is unforgettable due to its own construction and interpretation.
During the investigations Ronette Pulaski, one of Laura’s school friends, is found in a confusional state and precarious health. She’ll shortly go into a coma.
The plot goes on and we meet new characters, and everything relates to the investigation on the murder of Laura Palmer.
The first episode ends with Sarah Palmer (Grace Zabriskie), Laura’s mother, that has a vision of a long-haired man while looking at the mirror.

Starting from the second episode a topic particularly dear to the director begins to unroll, the one of dreams, during a speech that Laura’s best friend Donna gives to her mother: “It's like I'm having the most beautiful dream...and the most terrible nightmare all at once”.
And in the third episode, when Cooper talks of his dream about Tibet, or when, for the first time, close to the end of the episode a dream is shown, where we see a man with a beard that talks in metaphors (his name is MIKE), and another man with long hair. The name of this man is BOB (Frank Silva).

Then an old white-haired Cooper appears, sitting in a room with red curtains, and next to him a dwarf dressed in red and Laura Palmer. The two speak in metaphors, giving him clues on where the girl was murdered.


For the first time we can admire the room with the red curtains and that odd floor, imprinted on everyone’s mind when talking about Twin Peaks.
By the way, that floor, doesn’t it remind you of anything?


The first three episodes were written and directed by David Lynch and Mark Frost.
The events carry on with Laura’s funeral, the arrival of agent Albert Rosenfield (Miguel Ferrer) to help Cooper with the investigation, a small piece of plastic with the letter J written on, found inside Laura’s stomach during the autopsy, the letter found under the nail, the strange doctor Jacoby, Ed who is in love with Norma but married to Nadine, Andy and Lucy, Laura’s cousin (Maddy Ferguson) which looks exactly like her, she falling in love with James Hurley (Laura’s lover), the fake bills of Catherine Martell’s sawmill, the one-armed man (who we’ll find to be MIKE), Leo Johnson’s (Shelly’s violent husband) shirt with blood stains, the One Eyed Jack’s and the shady Jacques Renault (suspected of Laura’s murder), Norma’s husband that gets out of jail and doesn’t seem to have changed, Log Lady that has strange premonitions, Audrey Horne that get hired at the One Eyed Jack’s to investigate on the murder …
Those are the events depicted on episodes 4 – 5 – 6 – 7 (it’s very reductive to say that, but it simplify things for me), episodes written and directed by first time directors, but still following the main line setup by the two creators of the series.
In the last episode of the season (directed by Mark Frost), Jacques Renault gets arrested by the police (Andy shoots him), and whilst in hospital, Leland Palmer (Laura’s father) suffocates him with a pillow. In the meanwhile Leo Johnson ties his wife to the sawmill to get revenge from her cheating and set the building on fire. In the ending a mysterious person shoots agent Cooper.

This first season was an absolute success, in USA and abroad. A success where every kind of cinematographic genre is combined together: from horror, to comedy, to soap opera, to mystery, to detective, to thriller, to demential comedy, to weird, in a terrific technique exercise. As to say: “I can do whatever I want”.
And to better explain the quality of the series, I’ll tell you a curious episode: the first season was over, USA and Russia (ex Soviet Union) had ended Cold War and started commercial exchanges, including tv shows and films, this series too.
The Russian president at that time was Michail Gorbachev, he got so stunned by the series that he wanted to know who killed Laura Palmer.
So he decided to phone call the new USA president George Bush to ask him about Laura’s killer. Bush answered that he didn’t know anything about that, but because he was a huge fan of the series too, he decided they had to find out. So he called Carl Lindner, who bought half of Aaron Spelling Production; but Linder didn’t know either, and called Aaron Spelling, the founder; but he didn’t know who killed Laura Palmer, and called Jules Haimovitz, the main promoter of the series; however he was not aware of that, so he called David Lynch directly, telling him about the situation. But, despite all the bustle, Lynch didn’t say anything to him.
“I don’t care if it’s a big deal. I can’t tell who killed Laura Palmer” was the answer.

Let’s talk about the second season. The first episode starts with Cooper having a vision (or dream) while he is lying on the floor, wounded by a gunshot. A giant appears to him, and tells him three clues: “There’s a man… in a smiling bag”, “The owls are not what they seem”, “Without chemicals… he points”. Every clue is going to occur sooner or later during the season (the first one is related to Jacques Renault’s corpse, the second one to BOB and the third one to MIKE). Than another clue comes: "Leo locked inside a hungry horse”, referring to the night when Leo Johnson was locked inside a prison called Hungry Horse, on February 19th 1988, same day when Teresa Bank was killed at Deer Meadow by Laura’s same murderer (the letter under her nail proves that). Ergo, if Leo was in prison he couldn’t have killed the two girls.


So if Leo and Jacques Renault were with Laura and Ronette the night of the murder, but none of them is the murderer, we need to find out who the third man was. The real murderer.

The plot continues: Catherine and Josie Packard disappear in a mysterious way after the fire at the sawmill, Benjamin Horne hires Hank to kill Leo (who goes in a coma), Ronette Pulaski wakes up from the coma and identifies her attacker on one of the drawings shown to her by Cooper, Windom Earle (Cooper’s psychopath ex colleague) escapes from the mental hospital, Donna meets Mrs. Tremond and her nephew Pierre (who seems to have unusual powers), then she meets an agoraphobic boy named Harold Smith. In the meanwhile Audrey Horne gets discovered and taken as hostage at the One Eyed Jack’s by Jacques Renault’s brother: Jean, who wants to kill Cooper (he thinks he’s responsible of his brother’s death). Then Lucy, sheriff Truman’s secretary, finds out she’s pregnant, doctor Jacoby confesses to Cooper that he saw Leland Palmer killing Jacques Renault, Nadine wakes up from the coma and thinks she’s a teenager, Harold Smith holds a secret diary owned by Laura Palmer.
Leland Palmer’s interrogation for Jacques Renault’s murder takes place. Benjamin Horne, forced by Jean Renault, asks Cooper to personally bring Audrey’s ransom money. Josie gets back to Seattle with her cousin Jonathan. Donna gets jealous because of the relationship between James and Maddy and starts seeing Harold Smith.
Cooper manages to save Audrey, but Jean Renault runs away (he’ll get killed later).
Gordon Cole (David Lynch), Cooper’s chief at the FBI, comes to town to bring a paper to Cooper, probably given by Windom Earle, with a chess move written on top, while MIKE speaks to Cooper about BOB, describing him like a demon that feeds on pain and suffering of other living beings.
After a while we discover that major Briggs is working on a secret military project, with the purpose of getting in touch with extraterrestrial living forms (this series is extraordinary: it can mix thriller, detective, then romance, then again horror with a taste of spiritualism and supernatural, then aliens aagain… whenever the viewer thinks he has been given a clear answer, Lynch scrambles things out all over again). The Log Lady takes Cooper to the Roadhouse, where the giant tells him that something terrible is happening again. In fact in that moment Leland Palmer, possessed by BOB, is killing Maddy Ferguson. After discovering Maddy’s death, James Hurley leaves town. Now Cooper, willing to find the murderer, calls everyone around to the Roadhouse, even Leland Palmer, Ben Horne, Leo Johnson, Bobby Briggs and an old waiter of the Great Northern. He revives the first dream (season 1 episode 3), and hears Laura that whispers into his ear the words “my father”.


With an excuse Leland Palmer is taken into a cell, and gets locked inside. It’s time for BOB to appear in front of everyone, and he forces the man to commit suicide, smashing his head against the door. Before dying, Leland sees his daughter Laura again. The mystery is revealed.
Shocked for what just happened, Cooper, Truman, Albert and major Briggs get off the building, and once and for all they clarify BOB’s nature, evil of course.
It’s clear now that there are two mystic places, that bring back to an ancient Native legend: White Lodge and Black Lodge. The room with red curtains is a sort of purgatory, where spirits await before going to the White or Black Lodge. In particular, using simple words, the “good side” of a person will end up to the White Lodge, the “evil side” (doppelganger) to the Black Lodge.

The next day is Leland’s funeral, Josie Packard comes back to Twin Peaks and meets up with sheriff Truman. During the night, while Cooper and major Briggs are in the woods for a walk, the second one disappears mysteriously. This is basically the plot till the 10th episode.
From here on, maybe due to audience drop, the series horribly lowered his quality (the peak gets reached with Windom Earl’s character, so embarrassing). Few events need to be mentioned: Josie’s mysterious interests, the return of Catherine’s brother (who faked his death), Nadine going back to high school, the revelation that Josie was the one who shot Cooper, Josie’s sudden death (where BOB is involved).
The last episode (directed by Lynch) takes the season back on track; Cooper manages to get into the Black Lodge, and there he finds Laura Palmer again (she tells him they’ll meet again in 25 years) and the dwarf (he tells him that when they’ll meet again his appearance will be different). Both premises seem to be designed for the return of this beloved series, exactly 25 years later.
Cooper is trapped into the Black Lodge, and BOB possesses his body (Cooper’s doppelganger, his “evil twin”, escapes, while he gets trapped).
Memorable is the scene where the  doppelganger chases him and finally catches him. A tribute to the masterpiece Kill, Baby, Kill! by the great Mario Bava. Chasing ourselves.
At the same time Pete Martell gets killed by an explosion in the bank where he came with his brother in law to do a cash out, and Audrey Horne (who chained herself there as a protest), gets into a coma. The episode ends with Cooper that hits the mirror with the head, and sees BOB sneering in the reflection.


At the end of the season, ABC shut down the series, due to audience drop. The beginning of the Gulf War focused the audience towards the news (also due to the fact that Laura Palmer’s killer was revealed too soon), and even if the last episode was a success, it wasn’t enough to renew the contract. Despite so, Twin Peaks had become already a worldwide cult, destined to remain in people’s mind.
Even The Simpsons, which to me is “the greatest creation ever appeared on screen”, tributes this piece of art twice.

That's damn fine coffee you have here in Twin Peaks...
Burn's suit


Fire, Walk with Me

“Through the darkness of future’s past, the magician longs to see. One chants out between two worlds. Fire, walk with me”.

Here we get to the film, which is actually a prequel, made in 1992, with the purpose of explaining the events before Laura Palmer’s murder. Unlike the series, where Lynch was restricted in expressing his cinema (particularly on the abstract side) because of marketing reasons (the series targeted a very wide audience of different age), this time he can use all his inspiration, and can shoots his own way: weird, dark, metaphoric, deconstructed, wonderful.
Fun fact: the actress Lara Flynn Boyle couldn’t take part at the shooting, because she was working on another film, so Donna Hayward was played by Moira Kelly. I didn’t really appreciate this choice because I’ve always been against changing the actor for a character. It’s like changing his identity.

The film starts at Deer Meadow, where FBI agent Chester Desmond gets called by Gordon Cole in order to investigate around the murder of Teresa Banks.
Soon starts the obsessive symbolism of the film, where the FBI agents meet a dancer, who gives them informations dancing instead of talking. After that scene, agent Desmond explains to his colleague the meaning of that dance, and the reason why the dancer had a blue rose on her dress (this is the first time the blue rose gets nominated).
At the obituary, on the girl’s body is found a little piece of paper with a T letter written on top, under the nail of a hand. Investigation will lead to the caravan field where the girl used to live (handled by Carl, Harry Dean Stanton). Here agent Desmond finds a mysterious green ring, and suddently disappears.

In the meantime in Philadelphia long time missing agent Phillip Jeffries (David Bowie), reappears and tells Gordon Cole and Cooper that he has been in a sort of nightmare for two years. He’s talking about the Black Lodge, where he was trapped in (in fact we see there BOB, the dwarf, Mrs. Tremond and her nephew, all evil spirits of the Black Lodge, while the giant is part of the White Lodge).
Here are many enigmatic scenes too, like Cooper’s image that embeds on the security camera right before Jeffries comes. Or the weird things that Jeffries says: “Well now, I'm not gonna talk about Judy. In fact, we're not gonna talk about Judy at all, we're gonna keep her out of it”.

"Who do you think this is, there?"
Events then go straight to a year later, at Twin Peaks, during the days before Laura Palmer’s murder. The film shows us the girl’s attitude towards her family, her friends, her school friends. She suffers deeply, to the point that she decides to become a prostitute. Her father is the source of her suffering: possessed by BOB, he’s been raping her since she were 12 years old.
One night the girl dreams of being with agent Cooper and the dwarf, inside the Black Lodge. It is now that the dwarf reveals he’s MIKE’s arm, which he cut off by himself as sign of his “conversion” to the good side (on his arm he tattooed the phrase “Fire, walk with me”).
Later on in the film we see that it was Leland Palmer the one who killed Teresa Banks in Washington (always possessed by BOB), who was his lover during his business travels to the city (the girl was an addict that used to sell herself in order to get a dose). The green ring found is a sign left by the spirits of the Black Lodge (in this case Mrs. Tremond and her nephew) to the current victim. So it was for Teresa Banks, so it’ll be for Laura Palmer, killed by her own father, after interrupting an orgy with Leo Johnson, Jacques Renault and Ronette Pulanski (the last one will manage to escape thanks to the help of MIKE).
The girl’s body will be found by Pete Martell (the beginning of Twin Peaks). Laura’s suffering (garmonbozia) will feed the spirits in the Black Lodge.


Relevant in this film is the constant presence of electricity, as it was in the second season of the series (light’s drops of tension, lightnings, electricity noise, etc, etc, etc).


The return

In 2015, Showtime network decides to produce the return of this big project, this time giving to the director maximum freedom.
The result is pure Lynch, is pure cinema, a revolutionary product, one of the best visual manifestations ever made, light years ahead of any other tv series.
This time there are no brakes, episodes are entirely shot by him and he decides what to do, as it’s always been with his films. The only thing that concerned me at the beginning was the early departure of some of the cast, like Frank Silva (BOB), Jack Nance (Peter Martell), David Bowie, or the fact that some actors decided not to take part to this third season, like Michael Ontkean (sheriff Truman) or Laura Flynn Boyle (Donna Hayward), the first one because he had retired from scenes, the second one because of her alcohol addiction. Without mentioning the exclusion of Michael J. Anderson.
Despite so, Lynch fixed those drawbacks in a clever way, using digital effects and introducing new characters, like sheriff Truman’s brother, who take his place while his brother is healing from his disease (it’s clear that the director wants to try to convince him to be in the fourth season, and it would be great if he’ll accept, mostly after having seen the result).
We find almost the totality of the characters left 25 years ago: Cooper trapped in the Black Lodge, where time and space don’t matter (“Is it future? Or is it past?”), while his evil side (his doppelganger) is busy with murders and shady business; the sheriff’s brother who, as said before, has taken his place; vice sheriff Hank, Lucy and Andy (they are married and had a baby), Benjamin Horne and his brother, Log Lady, doctor Jacoby (even more strange than he used to be), Hank, Norma, Sheryll, and so on.
Action is now not limited to the town of Twin Peaks only, but it also involves many other characters and locations, basically the whole world (New York, Las Vegas, Montana, New Mexico, South Dakota, Brazil).
It’s soon clear that the director is trying to give the series a universal dimension, and this includes actors. This time the cast is extremely various, from its glorious names (Laura Dern, Naomi Watts, Harry Dean Stanton, etc…), to James Belushi, Ashley Judd, ex UFC athlete Michael Bisping, Ethan Suplee, Meg Foster, Tim Roth, Jennifer Jason Leigh, and so on, all fans of this extraordinary tv series, all longing to be part of this great return (and I think that for the fourth season they will be even more).
Fun fact: almost all the episodes of the third season end with a gig at the Roadhouse, showing good performances and making an amazing tribute to music, a basic element in all the works of the director.

Wonderful tribute to Marlon Brando
The action moves to the city of Buckhorn, in a flat where the head of a librarian, Ruth Davenport, is found on top of the beheaded corpse of an unknown man. Meanwhile in New York a strange experiment is performed: in a room, a young man is paid to watch a glass box; one night a girl comes in with him and they start having sex, while a mysterious entity appears, killing both of them.
In the meantime Cooper’s doppelganger kills some of his business partners, after finding out that an unknown person had ordered them to kill him.

Tomorrow, I'm supposed to be pulled back into what they call the Black Lodge
The real Dale Cooper meets MIKE, Laura Palmer and Leland Palmer at the Black Lodge, and MIKE takes him to the evolution of the arm. On the internet I found many time the use of the term “talking tree”, and I’m really surprised that no one noticed the strong symbolism that is in this figure: it’s not a talking tree, it’s a central nervous system, a brain that through electric impulses controls the body, what looks like branches are nerves. The arm has no power without the brain, it’s only matter, it can’t do evil.


Once again electricity has an important role, and so will be along all the season.
The giant (who introduces himself this time: his name is Fireman) sees everything from the White Lodge, and calls Cooper telling him that he must come back to the world to stop BOB. So he ends up teleported inside the glass box in New York, before the young lovers came into the room and before the appearance of the evil entity. From there he get teleported again into the Black Lodge, where he meets a woman with no eyes (who looks Asian), she protects him from a mysterious entity (great scene this one). Then they both end up in what looks like a Space station, where the woman pulls a lever, releasing an electrical discharge (maybe the electric chair is on).

The electric chair is on
In outer space, Cooper sees the face of major Briggs, who mentions the Blue Rose.


From here, the real Cooper trades places with another doppelganger, Dougie Jones, created by MIKE. So he goes back to the “real world”, while in the Black Lodge the doppelganger will become a little metal sphere.
In the meantime his evil twin gets sick whilst driving a car, than throws up and passes out.

Doesn't it remind you of anything?

The electric chair is on
In Las Vegas, as Dougie, Cooper’s brain is blank, it looks like he lost his memory and the faculty of speaking. A prostitute gives him a lift and leaves him to the casino. Here he plays slot machines, guided by an avatar of the Black Lodge, and wins more than 400,000 dollars. The metaphor for Hell is beautiful.

HELL-ooooooo
Meanwhile in Philadelphia, Gordon Cole receives a phone call: Cooper (Evil Cooper) was arrested in South Dakota; Dougie/Cooper comes back home (he’s married with Janey-E, Naomi Watts), while in Twin Peaks Bobby Briggs (who became vice sheriff) informs Frank Truman that Cooper was the last person to have seen his father before he died in a fire at the station; Gordon Cole and Albert go to see Evil Cooper in jail, and he tells them that he used to work for Phillip Jeffries; Janey-E takes her husband to his office, where it seems like a colleague of him is playing dirty; at the same time some hitmen are trying to kill Dougie, by putting a bomb under his car (Dougie owes them money, and the debt will be paid by his wife).


Mitchum brothers fire the casino’s manager, because they think he’s partner with Cooper; in Twin Peaks Shelly lends some money to her daughter, who spends it to sniff cocaine with her boyfriend; doctor Jacoby owns a show where he talks about conspiracy theories and sells golden shovels; in Buckhorn the beheaded corpse comes out to be major Briggs’s, with Dougie Jones’s ring inside the stomach; Evil Cooper breaks down the electrical system of the prison using a phone; in Buenos Aires an electric device self-destroyes; a dwarf killer receives a parcel with a black mark, containing a picture of Dougie and one of Lorraine. He kills Lorraine but he can’t kill Dougie.
After that, for the very first time it’s shown the face of the person that till now the viewers only knew by name: Diane (Laura Dern).
Cole convinces her to talk to Cooper, and takes her to the prison where he’s locked. When they meet she gets stunned, telling that that guy is not Dale Cooper. After that Evil Cooper blackmails the prison’s manager, and escapes from the place, escorted by Ray, an ex henchman of his that was ordered to kill him.

Those the events in a nut shell, till the 8th episode, when the series reaches a level of weirdness that could make the whole Lynch filmography jealous (except for INLAND EMPIRE of course).
Evil Cooper tries to kill Ray, but this one manages to shoot first. He thinks he killed him, but suddenly two ghosts of woodsmen appear (spirits from the Black Lodge), and bring him back to life.
At this point the deconstruction reaches very high levels, both for what concerns space and time (from the first nuclear test performed in 1945, to a petrol station “colonized” by those spirits, to the strange messages that the woodsman says on the radio, the birth of a weird bug in 1956, a mysterious entity that becomes BOB, the origins of the universe, with supernovas and nebulas… and electricity again).

Gotta light?

“This is the water and this is the well. Drink full and descend. The horse is the white of the eyes, and dark within".

The white horse is brought many times in the series, maybe a sign of doom


After some investigation on Dougie, the police finds out that there’s no trace of him before 1997, and in the meantime Bobby, sheriff Truman and Hawk go to visit Bobby’s mother to talk to her about major Briggs; the woman says that her husband had predicted their coming and gives them a cylinder: written inside are a place, a date and the name of Cooper repeated twice (the touch point between Black Lodge and real world); Hawk guesses that there are two Cooper.
Meanwhile in Las Vegas, Mitchum brothers find out that the dwarf killer got arrested, and they recognise Cooper in the news; FBI finds the beheaded body of Ruth Davenport with some coordinates written on her arm, while in Twin Peaks sheriff Trumanand Hawk are studying an ancient Native map.
Then we see Gordon and Albert hiring Tammy (a new officer that proved her value) as an active member of the Blue Rose, and they explain her the meaning of Blue Rose: in the past, when they were investigating on a woman, they found out there were two versions of her, and in the crucial moment one of them shot to the other; that one, before shooting, said she’s like the Blue Rose, a rose that doesn’t exist in reality. Ergo, she was a doppelganger created by the Black Lodge. A presence, result of someone’s imagination.

For the first time we see Audrey Horne again, she didn’t die during the explosion 25 years ago. She’s married with a man afflicted with dwarfism, but their relationship seems to have some issues.
In the meantime Evil Cooper finds Ray and his gang, kills their boss (the arm wrestling scene is memorable) and then he kills Ray too.
Sarah Palmer still seems to be disturbed, since she keeps watching the same boxing match all over again, or documentaries on animals that kill other animals (we are back to a topic that started in Blue Velvet, the overcoming of the limited human trouble, the cruel nature of the world, where it’s necessary to kill someone in order to survive). At the Roadhouse James Hurley dedicates to Renee (the woman he loves) the same song that one day he sang to Donna and Maddy (Just You, written by that genius which is Angelo Badalamenti).

Following the coordinates on the beheaded woman’s arm, Bobby, Andy, Frank and Hawk find the woman with no eyes passed out in the woods, and they take her to the police station; then we meet Freddie, James’s co-worker, and his green glove that gives him a supernatural strength. Now the tribute is easy to get: the name of the boy, the glove that he wears on his right hand, James that goes to check out the boiler room… This is A Nightmare on Elm Street  by the great Wes Craven, and it’s not a casual reference, given that the series is constantly filled with dreams and … the rest you can read later on.

Freddie...
A Nightmare on Elm Street
Then we see that what we thought was Sarah Palmer is actually an evil spirit from the Black Lodge.
Finally, after more than 25 years, Nadine set Ed free from his marriage’s promise, and let him stay with Norma. Evil Cooper goes to visit Philip Jeffries (who became a sort of teapot that blows steam) to ask him about Judy, and he answers that they’ve already met.


In the same moment Dougie Jones stick a fork up into an electric socket (electricity again) and goes into a coma, while the Log Lady calls Hawk on the phone telling him that the electricity is the key (always electricity) and to watch for the one under the moon on Blue Pine Mountain, before leaving forever (the actress was really dying, and wanted to say goodbye to the tv audience that loved her so much).
Finally Cooper gets out of the coma and comes back to himself, calls Gordon and heads over to Twin Peaks.

I am the FBI
In the meantime, Diane turns out to be a doppelganger, gets shot and goes back to the Black Lodge, under the form of a golden ball. Audrey Horne goes to the Roadhouse with her husband, starts dancing, but suddenly a fight breaks out. When she begs the man to take her home, the scene changes: she wakes up in a white room and looks at a mirror terrified. Probably Audrey is in a mental health hospital: after her last confrontations with her father, her already unstable mind (also due to the mysterious birth of her son, whose father probably is Cooper’s doppelganger) had finally broken down.


Gordon dreams of Monica Bellucci, then tells Albert about the existence of Jowday (or Judy): Judy is a demon.
In the last two episodes, Evil Cooper turns out to be BOB, and starts a fight with Freddie, who thanks to his glove “beats” him. The true Diane reappears, and rejoins Cooper.
Cooper goes searching for Laura Palmer, and finds a woman that looks just like her, but that tells him she’s not Laura Palmer. The events go on and on till the great, memorable ending.


I couldn’t spend much words on the events shown in the single episodes, they are too many and deconstructed over space and time. Lynch opened a million windows, that generates an equal number of theories, all leading to a cinematographic triumph, so it’d be pointless describing every episode scene by scene (also because it’d take me too much time).
I’m going to say again that this series is something incredible, maybe the best tv series in terms of quality ever made. I can’t really tell whether it is or not better than Lost or Breaking Bad, because it’s not finished yet.
The only regret I have is to have known about the premature departure of other members of the cast, carried forever in the hearts of the audience: Harry Dean Stanton (he died right after the end of the shootings), Catherine E. Coulson (Log Lady, she died right after the end of the shootings), Warren Frost (Donna’s father, who died recently), the majestic David Bowie, Robert Foster, Miguel Ferrer and Peggy Lipton (who also died recently. I’ll miss you so much, Norma).
It breaks my heart, but that’s life, that’s the world.

So I can now tell you why this is probably going to be the last cinematographic work of the great David Lynch, and maybe it’ll be not just his best movie, but also the best TV series ever made.
I’ll tell you that, to date, I can only make theories about a possible explanation. Because unlike his films, the series is not finished yet. So what you’ll read from here on are just hypothesis of mine, something that came out of my mind. I don’t even know if this can be considered as spoiler, so it’s up to you whether carrying on with the reading or not. Now enjoy the THEORY OF THE ENDING.

THE THEORY OF THE ENDING

As said at the beginning, since the second episode of the first season dreams have become part of the series: inside dialogues, inside reflections, and inside Cooper’s own dreams. As the series goes on, those recall to dreams become more frequent, till episode 14 of the third season, where Monica Bellucci reveals us what Twin Peaks is.

"We are like the dreamer who dreams, and then lives inside the dream. But who is the dreamer?"
And then the same Dale Cooper, in episode 17.

"We live inside a dream"
Having said that, ladies and gentlemen, the solution is right there: Twin Peaks is a dream.
In the article about INLAND EMPIRE I gave you the trick to understand the meaning inside Lynch’s films, but I’ll say it again: there are two parallel layers (or “dimensions”), where one represents the reality, and the other is represented by the mind of one of the characters, that filters the reality. The trick is understanding who that character is. So we’ve got to find out WHO IS THE DREAMER.
Always keeping in mind that this series has a visual, oniric and symbolic quality that is something unbelievable, however this solution would be something already seen, and would make Twin Peaks look good, yes, but yet another clone with an already-written-ending for the ones who know David Lynch’s filmography. And Lynch is too smart to fall into that mistake, making an ending that wouldn’t be different from the one of Eraserhead or Mulholland Drive.
So I got to the conclusion that there are only two valid theories that would make ends meet and that will take the series to the heights of the Hall of Fame. If everything will be as expected Twin Peaks will become his absolute masterpiece, a work that has never been attempted before in the history of cinema, that would overhang any other tv series and will forever be one of the most important and great cinematographic works of all times.

First theory

To understand this theory you’ll have to read my article about Blue Velvet first, which you can find HERE. In this case, the solution is this: the dreamer would be found in Cooper’s character, but it’s not Cooper himself. The sentence told by Jeffries (David Bowie) in “Fire, walk with me”, while he’s pointing to him is explanatory: “Who do you think this is, there?”. In reality Cooper is Jeffrey, the main character in Blue Velvet (played by the same Kyle MacLachlan).

Second theory

This is probably the most likely one, which also contains the first one. So we can say that both theories are actually a single one.
If you got to this point with the reading, you probably noticed that the floor of the Black Lodge is identical to the one in Eraserhead. Then you also probably noticed the references to Lost Highway, like when Evil Cooper is driving his car, or when the woman with no eyes pull the lever (electric chair is on).
But it’s only the beginning. Please, follow me.

Log Lady, while speaking with Hawk, tells him that they have to watch for the one under the moon on Blue Pine Mountain.




And all the steam that every now and then appears in Twin Peaks, is basically everywhere in The Elephant Man. Do you remember the ending scene, with the open space?


Do you remember the scene with the Guild Navigator in Dune, when it prepares for the teleport, generating a sort of ray from its mouth? And the first manifestation of Judy (or Jowday), in episode 8, right before becoming BOB?

Dune
Judy
And because it’s not necessary that I quote Blue Velvet (maybe his most important film from this point of view, and not only), I’ll go straight to Wild at Heart, his tribute to The Wizard of Oz. The sex scene between Cooper and Laura Dern (with Kyle MacLachlan instead of Nicolas Cage), the puke on the room’s floor…

Twin Peaks
Wild at Heart
The horse, omen of doom
Laura Palmer is not dead
I’ve already shown during the article some references to Lost Highway, but there are many others. For instance when Evil Cooper in jail speaks to Diane after many years, and when she asks him when was the last time they saw each other, he answers: “At your house”.


At your house
And James, near the end of the season, says he’s in love with Renee, who is already married… Doesn’t it remind you of anything?


Alice, who? Her name is Renee
The intro of The Straight Story is very similar to Twin Peaks's, without mentioning the analogies related to the main character Richard Farnsworth, who played the part while he was dying for a terminal illness, giving to the audience his best performance ever. He was suffering while shooting the film, just like Catherine E. Coulson (Log Lady) and Harry Dean Stanton (who in The Straight Story plays the main character’s brother, the one he meets at the end), as they wanted to give a last goodbye to their audience that loved them so much. And the ending of the film there’s a frame of the Universe again. “A riveder le stelle” - “To see the stars again”.

Richard Farnsworth
Harry Dean Stanton
Catherine E. Coulson
Also is no coincidence that Janey-E (Dougie’s wife) is played by Naomi Watts, the unforgettable protagonist of Mulholland Drive. And the name Diane is not coincidence, either.

Mulholland Drive



And at the end we come to INLAND EMPIRE. Did you notice that the dwarf killer kills using a screwdriver? And the chocolate rabbits that Lucy eats? And Jack Rabbit’s palace? And the playing card that should represent Judy? And is not coincidence either that Diane (Jane-E’s sister) is played by Laura Dern (my cousin comes from Pomona... she looks very good in her blonde wig... just like a movie star).


The atomic bomb was dropped on Hiroshima, Nagasaki, the desert… and there’s nothing we can do about it, the past makes the future.


So, after all I explained, this series can only be the last cinematographic work of the great director, because it contains all his previous works within. The past makes the future.
Still didn’t get who is the dreamer?
As a coincidence, once finished to watch this third season, I looked up on the internet who was the actress playing the owner of Palmer’s house, and soon I saw something curious: she’s the real owner of the house, the one who lives there in real life. The forth wall has been broken, the ending is already been written.
So I can just bow in front of an immortal masterpiece, unique in the history of cinema, that will be remembered as the greatest tv series of all times.
But seriously you still didn’t get who is the dreamer?
At the end of what will be the fourth and last season of Twin Peaks, every single actor will face towards Gordon Cole, and in the background there will be music, the music that the series has honored in any possible way (maybe a Pink Floyd song, to symbolize the definitive break of the wall, of that fourth wall that divides cinema and reality).
SEE YOU AT THE CURTAIN CALL.
Standing ovation and hats off, to the mind that created all of this.
The dreamer is DAVID LYNCH.

EDOARDO ROMANELLA

Special thanks to Alessandro Cardena and Glenda Fontana for the translation.

Versione italiana: http://ilbuioinsala.blogspot.com/2019/07/oltre-limmagine-viaggio-nel-significato.html

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