giovedì 31 agosto 2017

(Gio) WE, Bolla! del 31/8/2017

Buon giovedì a tutti!! Il gran giorno è arrivato, il film più bello dell'anno è q... no, beh, momento. Per il film più bello dell'anno noi italiani dovremo aspettare il 19 ottobre, oggi però esce IL film che tutti i cinefili stavano aspettando... ENJOY!

Dunkirk
Reazione a caldo: *inserire aggettivo iperbolico a caso*
Bolla, rifletti!: Sappiate che andrò a vedere Dunkirk con lo stesso stato d'ansia col quale ho affrontato La La Land: tra anteprime, festival, recensioni, commenti su FB (commenti? Chiamiamoli flame...), articoli dedicati e quant'altro, tutti atti a magnificare la bellezza assoluta della pellicola e scritti persino da chi il film in questione non l'aveva ancora nemmeno visto, se non uscirò dalla sala con un santino di Nolan in una mano e un accendino per bruciare quelli di Scorsese, Kubrick e Tarantino nell'altra, mi sentirò completamente imbecille. Grazie, internet!! Si stava meglio quando c'era solo Ciak!

Open Water 3 - Cage Dive
Reazione a caldo: No, ve prego.
Bolla, rifletti!: Sono stata già male durante il trailer. Dopo The Shallows e 47 metri me lo risparmio volentieri un altro film claustrofobico sugli squali. Ma sono sicura che per i meno sensibili sarà bellissimo! E ora, siccome il cinema d'élite è ancora in modalità estiva, vi saluto!

mercoledì 30 agosto 2017

Amityville - Il risveglio (2017)

Spinta dall'entusiasmo post-riapertura multisala e dal fatto che il film in questione è stato distribuito praticamente solo in Europa quindi chissà quando cavolo avrei potuto trovarlo in rete, giovedì sono andata a vedere Amityville - Il risveglio (Amityville: Awakening), diretto e sceneggiato dal regista Franck Khalfoun.


Trama: una famiglia composta da madre, figlia piccola e figlia adolescente con un gemello ridotto a uno stato vegetativo a causa di un incidente, si trasferisce nella vecchia casa dove, negli anni '70, Ronald De Feo aveva trucidato tutta la sua famiglia spinto dall'influenza di "voci". Non passa molto tempo prima che fenomeni inspiegabili comincino a sconvolgere i nuovi inquilini...


E' passata già quasi una settimana dalla visione di Amityville - Il risveglio e nel frattempo ho avuto modo di venire disgustata dal Death Note di Netflix e vagamente delusa da Cattivissimo me 3 (di cui scriverò nei prossimi giorni), col risultato che della pellicola di Franck Khalfoun ricordo ormai poco o nulla, banale com'è. Cercherò di ricostruire brevemente la serata passata al cinema, presa da sconforto crescente, ma non garantisco di arrivare al secondo paragrafo né di offrire un'opinione illuminata o fondamentale sull'argomento. Anche perché, effettivamente, c'è ben poco di cui parlare. Amityville - Il risveglio, film vessato da vicissitudini produttive di proporzioni bibliche nonché devastato in fase di montaggio per farlo passare dal rating R ad un più innocuo e spendibile PG-13, è l'ennesimo, stanco rimasticamento della storia dell'"orrore di Amityville", dove la solita famigliola americana si trasferisce nella casa maledetta appartenuta prima ai De Feo poi ai Lutz e viene sconvolta da inquietanti fenomeni paranormali. L'inizio di Amityville - Il risveglio, in verità, faceva anche ben sperare. A differenza di ciò che accade negli altri film "basati sulla storia vera" dell'omonimo luogo i protagonisti vivono nella nostra "dimensione", ovvero nella realtà in cui è stato già girato Amityville Horror (persino il suo remake) e dove Jay Anson ha scritto il libro da cui è stato tratto, quindi sono consapevoli della terrificante leggenda che circonda la loro dimora e vengono presi alcuni da scetticismo, altri da fascinazione, altri ancora da una segreta quanto imbecille speranza. E questo, signori miei, è l'unico aspetto che diversifica Il risveglio dagli altri capitoli della serie Amityville, perché i riferimenti metacinematografici non bastano a rinnovare una storia vecchia, stravista e raccontata mille volte meglio altrove, anche in tempi recenti. Al di là dell'assenza di jump scare quello che infastidisce di Amityville - Il risveglio è infatti la presenza di personaggi mal caratterizzati anche per gli standard di un horror e di un montaggio fatto coi piedi, senza alcun senso apparente, che trascina per i capelli il film verso un finale sbrigativo ed insoddisfacente.


Probabilmente, da quel che si può evincere anche dalla fotografia "sfumata", l'intento di Khalfoun e soci era quello di girare un horror dalle connotazioni oniriche, dove la realtà e l'incubo si sarebbero mescolati senza soluzione di continuità; tuttavia, i sogni della protagonista sono ben distinti dalla realtà, tagliati con l'accetta al punto che alcuni risultano incomprensibili o addirittura inutili (a che pro sognare la sorellina infilata in un armadio quando poi della sorellina non si ha più traccia per i venti minuti seguenti e la protagonista nel frattempo è tornata alla sua vita di tutti i giorni?) e non c'è mai modo di provare incertezza o dubbio relativamente a ciò che passa sullo schermo. Anche l'escamotage narrativo del gemello in coma cerebrale è abbastanza prevedibile, anche per chi non avesse visto lo spoileroso trailer, tra l'altro il paragone tra l'inespressività richiesta da copione all'attore che lo interpreta e quella congenita della protagonista è quantomeno impietoso. Non solo il personaggio di Belle è la quintessenza della banalità (bella e maledetta, vestita da darkettona di giorno e da lucciola quando deve andare a dormire, così che il pubblico maschile possa apprezzarne le chiappe costantemente al vento, afflitta da un passato dolorosissimo, adorabile con la sorellina minore ma zeppa di odio verso la madre) ma l'interpretazione di Bella Thorne rasenta l'imbarazzante, pare di avere davanti una Kristen Stewart ANCORA meno espressiva e un pelo più scazzata. L'unica nota positiva per quel che riguarda gli attori è la presenza di una Jennifer Jason Leigh assai più inquietante rispetto alle presenze che dovrebbero aleggiare nella casa, purtroppo penalizzata sia da un minutaggio inconsistente che dall'incredibile stupidità del personaggio che interpreta, sul quale non ricamo troppo per non fare spoiler. Tutto ciò, unito al finale tirato via e "raccontato", così da lasciare lo spettatore ancora più disinteressato all'intera questione, fa di Amityville - Il risveglio un film né brutto né bello, semplicemente inutile e sfigato. Se persino gli americani stentano a farlo uscire nei cinema un motivo c'è.


Del regista e sceneggiatore Franck Khalfoun ho già parlato QUI. Jennifer Jason Leigh (Joan), Jennifer Morrison (Candice) e Kurtwood Smith (Dr. Milton) li trovate invece ai rispettivi link.

Bella Thorne (vero nome Annabella Avery Thorne) interpreta Belle. Cantante e attrice americana diventata famosa con la serie Disney A tutto ritmo, ha partecipato a film come L'A.S.S.O. nella manica, Alvin Superstar - Nessuno ci può fermare e ad altre serie quali The O.C., I maghi di Waverly, CSI - Scena del crimine e Scream, inoltre ha lavorato come doppiatrice nella serie Phineas e Ferb. Anche produttrice, ha 20 anni e sei film in uscita.


La piccola Mckenna Grace, che interpreta Juliet, era stata la versione bambina di Jennifer Morrison nella serie C'era una volta, dove la Morrison interpreta la protagonista Emma Swan. Tornando a questioni un po' più "serie", la natura poco interessante del film era già nell'aria a seguito di una serie di complesse vicissitudini produttive, che hanno fatto slittare Amityville - Il risveglio dal 2012 ad oggi (tra l'altro la Dimension Film continua a rimandare la data di uscita americana). Allora l'idea era di realizzare un film chiamato Amityville: The Lost Tapes, un found footage avente per protagonista una giornalista incaricata di ricostruire il caso di Amityville ma i vari ritardi hanno portato i produttori ad abbandonare il progetto; peraltro Daniel Farrands, uno degli sceneggiatori del progetto scartato, sta realizzando in questo periodo proprio un film intitolato The Haunting on Long Island: The Amityville Murders, incentrato non sui Lutz bensì su ciò che è accaduto ai De Feo prima degli omicidi. Nell'attesa che esca, se Amityville - Il risveglio vi fosse piaciuto o vi interessasse il genere potete sempre recuperare l'Amityville Horror citato nel film (assieme al remake del  2005) e aggiungere Amityville Possession, Amityville 3-D e gli straight-to-video Amityville Horror - La fuga del diavolo, Amityville: Il ritorno, Amityville 1992 (o Amityville: It's About Time), Amityville: A New Generation, Amityville Dollhouse e The Amityville Haunting. ENJOY!

martedì 29 agosto 2017

Death Note (2017)

Oggi avrei voluto parlare di Amityville - Il risveglio ma siccome venerdì è uscito su Netflix il lungometraggio live action su Death Note, diretto dal regista Adam Wingard e tratto dal manga omonimo di Takeshi Obata e Tsugumi Oba, ho pensato fosse meglio scrivere due righe su questo scempio...


Trama: lo studente liceale Light Turner entra in possesso del cosiddetto "quaderno della morte" appartenente al Dio della morte Ryuk. Grazie al quaderno il ragazzo può uccidere le persone soltanto scrivendone il nome sulle pagine, così decide di utilizzare questo potere per eliminare i peggiori criminali della società... almeno all'inizio.


Allora, siccome Death Note è stato "liberamente tratto" dal manga omonimo, dal quale prende giusto lo spunto iniziale, non parlerò del film paragonandolo all'opera cartacea (Benché l'abbia letta. Più di una volta. E mi sia piaciuta molto. Tra l'altro ne ho parlato già QUI) ma come creatura a sé stante. Una creatura sciocca, che mescola ogni possibile cliché dell'horror adolescenziale per offrire in pasto allo spettatore una storia poco appassionante, dei personaggi da mettere al rogo dopo quindici minuti dall'inizio del film e persino una regia poco entusiasmante, cosa che francamente da Wingard non mi sarei mai aspettata. Le premesse sono le stesse del manga (ho detto che non avrei fatto paragoni ma alcuni fatti vanno comunque spiegati): un adolescente più intelligente della norma trova un quaderno zeppo di regole che permette di uccidere chiunque, a patto che vengano scritti sulle sue pagine nome e cognome della vittima tenendo ben a mente il suo volto. Padrone del quaderno, un Dio della morte dall'aspetto mostruoso e ghiotto di mele il quale, per motivi tutti suoi, sceglie di affidarlo a un umano e divertirsi a sue spese, rimanendo fondamentalmente a fare da spettatore mentre il nuovo proprietario del Death Note utilizza l'oggetto con tutte le conseguenze del caso. Detta così, è una premessa MOLTO intrigante. Un quaderno simile, se esistesse, potrebbe raddrizzare molti torti e togliere di mezzo persone deprecabili, che è poi lo scopo principale per cui viene utilizzato, almeno inizialmente, da Light, sia nel film che nel manga; da qui, è proprio interessante la riflessione che si viene a creare relativamente al CHI debba ergersi a giudice e boia dei propri simili e soprattutto per quale motivo, in virtù di quale superiorità morale, oltre ovviamente a domandarsi come reagirebbero le masse davanti all'esistenza di un Dio "Kira". Questo Dio che porta morte ai criminali verrebbe adorato oppure osteggiato? E ancora, quali crimini meritano o meno la morte? Ci sarebbe di che ragionarci per settimane, altro che un'ora e mezza, quindi per non sbagliare gli sceneggiatori della versione americana di Death Note hanno tagliato la testa al toro offrendo due minuti di sbrigativa riflessione e trasformando Light da anti-eroe tormentato sempre più folle... ad adolescente infoiato affamato di pilu, che giusto sul finale mostra un minimo della machiavellica e terrificante intelligenza della sua controparte cartacea.


Il Death Note di Netflix non si sviluppa come un thriller tesissimo dalle forti connotazioni poliziesche, bensì come un banalissimo horror dove il protagonista non è nemmeno tale, ma si limita a fare da marionetta alla vera psicopatica della situazione, la cheerleader Mia Sutton. Una tizia talmente cretina, signori miei, che sentendosi inutile in quanto cheerleader decide di consacrare la sua esistenza ad uccidere gente, arrivando ovviamente a scopazzarsi Light onde approfittare del quaderno. "Ti amo ma sono stronza quindi devi morire" rappresenta un ottimo riassunto della personalità di Mia, l'unica cheerleader col cervello di una tenia ma capace di mettere ko un agente dell'FBI nel picco più WTF dell'intera sceneggiatura, una sorta di "vorrei mettere in piedi una roba arzigogolata come farebbero i giapponesi ma non posso". Eccomi di nuovo a nominare il manga, lo so, sono una persona male, ma è una cosa che davvero non capisco. Agli sceneggiatori, giustamente o meno, non va di riproporre pedissequamente una cosa già portata al cinema dai nipponici ma sono attratti dal concept della vicenda in se? Va benissimo ma, perdiana, NON andatevi a impelagare con uscite cretine girando un film incomprensibile! Senza fare troppi spoiler, all'inizio il Dio Ryuk dice a Light che il quaderno non può garantire morti improbabili, per esempio far morire un tizio sul cesso masticato da uno squalo... ma il finale di Death Note E' improbabile a questi livelli, perché se non puoi controllare uno squalo fino a farlo finire negli scarichi, allora non puoi neppure controllare le pagine di un quaderno affinché vadano da sole ad incenerirsi nell'unica fiamma presente nei dintorni (oltre a mille altre "alterazioni di probabilità" da fare invidia alla Scarlet dei Vendicatori). E su. Se non siete capaci di creare qualcosa di nuovo e logico, chinate il capo e lasciate fare ai giapponesi, che ne sanno a pacchi.


La cosa imbarazzante è che gli americani hanno scelto di distaccarsi dal manga per quel che riguarda la trama ma hanno voluto dare comunque dei contentini ai fan (probabilmente rendendosi conto del fatto che gli stessi, soprattutto gli "estremisti", sono facilmente gabbabili), introducendo per esempio il personaggio del superinvestigatore L, che peraltro ha fatto infuriare gli estremisti di cui sopra già ai tempi del casting in quanto nero, classico esempio di chi si indigna per la pagliuzza senza vedere la trave. L è bellino, per carità, con l'attore più bravo del mucchio dotato di una fisicità perfetta, ma onestamente perché mai l'investigatore più abile del mondo dovrebbe impegnarsi tanto per un ragazzetto che manco sa allacciarsi le scarpe, soprattutto dopo averlo sgamato a metà pellicola? La rivalità tra Light e L, che nel manga è uno scontro di intelletti talmente raffinato da risultare scioccante, qui è fondamentalmente inutile e l'astio di L viene scatenato semplicemente dall'ennesimo, grossolano errore di Light e dalla stronzaggine congenita di Mia, sempre per l'assunto fondamentale che le cheerleader sono talmente autoconsapevoli della loro inutilità da scegliere di mettersi con lo sfigato della scuola (!!) dopo che quest'ultimo racconta loro di parlare con un essere mostruoso che vede solo lui e di poter ammazzare la gente con l'ausilio di un quaderno. Vabbè. E poi la scema era Misa Amane, poverella. Dell'intera baracca, in definitiva, salvo solo il sembiante e la voce di Ryuk. Va bene, il Dio della morte si vede poco, va bene che è fondamentalmente inutile pure lui (ma nel manga è anche più ignavo, quindi...) ma vederlo prendere a coppini verbali quel cretino di Light e soprattutto farlo con la splendida voce di Willem Dafoe è da applauso compulsivo. Per il resto, avrete capito che Death Note è davvero pochissima roba. Anzi, visto il risultato finale forse sarebbe meglio farsi una bella maratona di Final Destination, perlomeno lì ci sono morti fantasiose, gore e una stupidità accettabile e, soprattutto, all american. Non come in questo triste ibrido nippoamericano.


Del regista Adam Wingard ho già parlato QUI. Lakeith Stanfield (L), Willem Dafoe (voce originale di Ryuk) e Shea Whigham (James Turner) li trovate invece ai rispettivi link.

Nat Wolff interpreta Light Turner. Americano, ha partecipato a film come Colpa delle stelle. Anche compositore e produttore, ha 23 anni e quattro film in uscita.


Margaret Qualley, che interpreta Mia Sutton, aveva già partecipato al film The Nice Guys mentre Masi Oka, ovvero l'Hiro di Heroes, compare nel film nei panni del detective Sasaki ma è anche e purtroppo uno dei produttori dell'intera baracca; a proposito di produttori, la Warner Bros. ci aveva visto lungo e aveva abbandonato il progetto, che Wingard ha poi dirottato verso Netflix. Gli altri due che hanno capito quale schifezza sarebbe uscita sono i registi Shane Black e Gus Van Sant, che hanno abbandonato l'impresa. Detto questo, se vi interessasse approfondire il discorso Death Note sappiate che, oltre al manga edito in Italia da Planet Manga, esistono una serie animata giapponese del 2006 (che ha generato film TV quali Death Note Relight - Visions of a God e Death Note Relight 2 - L's Successors) e una serie di live action che comprendono il film Death Note (2006), Death Note: The Last Name (2006), L: Change the World (2008) e Death Note: Light Up the New World (2016) seguiti da una miniserie televisiva del 2016 intitolata Death Note: New Generation. Potete quindi guardare tutta questa roba, oppure l'intera saga di Final Destination. ENJOY!

lunedì 28 agosto 2017

Tobe Hooper (1943 - 2017)


Quante estati passate a guardare The Mangler. So che è brutto ricordarti per questo e non per Non aprite quella porta ma uno dei primi amori, per quanto trucido, non si scorda mai. You'll be missed.

domenica 27 agosto 2017

Il Bollodromo #39 - Le pagelle di Twin Peaks - Episodio 3x15

Meno tre. Mancano solo tre episodi alla conclusione del revival di Twin Peaks e, non so voi, ma personalmente dubito che in sole tre puntate David Lynch riuscirà a concludere la sua ambiziosissima opera. Ma bando alle riflessioni serie, che qui si deve ridere: Alessandra di Director's Cult è pronta ad assegnare assieme a me voti a tradimento a personaggi più o meno amati!! HELLOOO-OOO!!

Per cominciare, diamo una rinfrescata ad una vecchia love story che dura da ben più di 25 anni! Dopo aver parlato col Dr. Amp e aver deciso di "spalarsi fuori dalla mer*a", la monocola Nadine ha scelto di lasciare il marito Ed libero di coronare il suo sogno d'aMMore con la bella Norma. Brava Nadine, il Premio Tempismo (o Bafangule!) è tutto tuo! Alessandra le assegna invece il Premio Due Piccioni con la Sua Fava: non ho osato chiederle se la fava fosse quella del Dr. Amp, in tal caso bRRRRividi, aMMisci!


Diretta conseguenza degli eventi di cui sopra è il Premio Alla Buon'Ora/Premio Meglio Tardi che Mai conferito ad Ed e Norma. Conoscendo Lynch, come minimo uno dei due morirà prima di coronare le nozze ma nel frattempo, auguri da entrambe alla bella coppietta!


Per dirvi quanto a Lynch piaccia disilludere gli spettatori, la settimana scorsa speravamo tutti in un ritorno di Phillip Jeffries, magari con qualche immagine inedita di David Bowie. Beh, il misterioso Jeffries è tornato ma non proprio come pensavamo, quindi il Premio Sono la Teiera Pazza Sì, il Manico è Questo il Beccuccio è Qui va a lui. Alessandra ha riflettuto sulla questione "universi alternativi intersecabili" e giustamente gli ha assegnato il Premio La Bestia Ha Preferito Mrs. Bricks a Me e Mi Tocca Lavorare Qui. Poi quella della caffettiera/teiera Lynch ce la dovrà spiegare. O anche no, chissà.


Per un campione di fascino che ci lascia ecco che ne arriva un al... no, scusate. Il povero James Hurley ormai non si può proprio più vedere. Nell'attesa di capire cosa diamine gli sia successo (Alessandra gira la domanda in forma di Award, appioppando al buon James il Premio Sicuri Che Sia Caduto dalla Moto e Non dal Seggiolone da Piccolo?) per esser diventato così scemo gli assegno il Premio Forrest Gump.


Alessandra ha scelto di inserire tra i premiati di oggi anche la strana coppia Audrey Horne/Charlie (io non ce la faccio, sono ancora scioccata ma mi vien da pensare SPOILER e se Audrey fosse ancora in coma e il fatto di non potere/volere uscire di casa non fosse altro che la manifestazione della sua prigione mentale? FINE SPOILER), assegnando alla prima il Premio Desperate Housewife, al secondo, che abbiamo scoperto non essere nano ma solo ovettoKinderiforme!, quello Faccio Disperare la Mia Housewife.


Concludiamo con un dolorosissimo momento di metacinema, durante il quale a Hawk e soci è toccato accomiatarsi da Margaret Lanterman, l'adorata Signora del Ceppo, commiato che è diventato anche quello degli spettatori, che salutano per l'ultimissima volta Catherine E. Coulson. Siccome mi sono ritrovata a singhiozzare sul divano non posso non conferire all'attrice il Premio Cascate del Niagara mentre Alessandra la omaggia con un So Long, My Dear Award.


Asciughiamo le lacrime e passiamo a cose più facete, andando a premiare personaggi "nuovi" e tutti ugualmente detestabili. Un bel Premio Tuffattiicazzitua va a Richard Horne, che finalmente ha confessato di essere figlio di Audrey Horne dopo essere stato preso a calci e sputi da colui che gli auguro esserne il padre. Vah che bella famiglia! Al mio desiderio di vederlo morto presto si aggiunge quello di Alessandra, che gli assegna il Premio Curiosity Kills the Bastard. Ma magari!!


Ai due cretini che rispondono al nome di Steven e Gersten va invece il mio Premio Angst Giovanile e quello Gioventù di Merda di Alessandra; col primo ci può stare ma la seconda ha più di quarant'anni quindi vergogna e comunque ad entrambi i personaggi auguro di morire malissimo.


Alessandra ha deciso di dare un premio speciale anche a Billy, nella fattispecie il Premio Ma Chi 'mminchia è Billy? Bah, io un'idea ce l'avrei e voto per l'ubriacone sanguinolento nascosto nelle celle della Stazione di Polizia. Sarebbe l'ennesima conferma dei bei gusti di Audrey in fatto di uomini, eh!

Ossignore, arieccolo! Billy, togliti, non stiamo parlando di te! (forse)
Torna fortunatamente la rubrica che amiamo di più, anche se temo possa essere una delle ultime volte!


Dougie questa settimana sceglie consapevolmente di fare qualcosa che i nostri genitori ci hanno vietato fin dalla più tenera infanzia: infilare i rebbi della forchetta nei buchi di una presa di corrente, yay! Speriamo che questo gesto scellerato non segni il ritorno dell'adorabile Agente Cooper, Dougie ci mancherebbe troppo!


venerdì 25 agosto 2017

Morgan (2016)

L'avevo perso per i soliti disagi distributivi ma ora sono finalmente riuscita a recuperare Morgan, esordio alla regia di Luke Scott, figlio di Ridley Scott.


Trama: dopo un sanguinoso incidente, la consulente di una misteriosa ditta viene incaricata di indagare una struttura segretissima dove è rinchiusa Morgan, essere umano creato artificialmente in laboratorio che sta sfuggendo al controllo dei suoi creatori...



Nonostante il regista sia figlio d'arte, Morgan è passato un po' sotto silenzio e sinceramente non ricordo di avere visto qualche recensione in proposito (se ce ne sono sui blog che seguo abitualmente mi scuso, segnalatemele, grazie!). Ne ho quindi affrontato la visione memore dei pochi trailer passati al cinema, convinta che mi sarei trovata davanti un horror tout court. Invece, come spesso succede ultimamente, il trailer è stato realizzato meglio del film o, per essere più precisi, veicola delle atmosfere ben precise che in Morgan ho ritrovato soltanto nella prima parte, per poi perdersi miseramente nella seconda. Non sto dicendo che il film di Luke Scott sia brutto, per carità, solo che sfrutta male i concetti che stanno alla base della sceneggiatura e non solo per quel che riguarda la creazione di determinati momenti di tensione ma anche per le riflessioni scaturite dalla natura di Morgan. Può un essere creato artificialmente, con delle direttive di programmazione ben precise, sviluppare una coscienza di sé al punto da poter arrivare a dire "sono finalmente me stesso"? Da dove nascono le emozioni o, meglio, come può una creatura non umana distinguere tra amore reale e amore indotto semplicemente dalle buone azioni altrui? Questi interrogativi vengono sì posti durante il film ma diventano a poco a poco delle mere domande oziose, utili solo per scatenare la fuga di Morgan della struttura e lasciate un po' lì a morire per concentrarsi sulla sete di sangue dell'essere che da il titolo alla pellicola. E' un peccato perché l'inizio, con il team di dottori legato da una sorta di vincolo di parentela, faceva presagire l'approfondimento di tematiche molto importanti e la stessa figura della comportamentista Amy (o dei "papà e mamma" Ziegler e Cheng) avrebbe potuto essere sviluppata meglio invece di ridursi all'animaletto terrorizzato e pigolante mostrato sul finale. Anche l'aspetto horror della vicenda, concentrato sulla misteriosa figura di Morgan e di quelli che dovrebbero essere i suoi poteri, si perde per diventare un'accozzaglia di cat fight e scene d'azione che di inquietante hanno davvero poco o nulla.


Un altro aspetto particolare di Morgan, anche lì poco sfruttato, è l'abbondanza di attori della madonna che hanno accettato di partecipare con ruoli purtroppo risibili. Jennifer Jason Leigh e Brian Cox avrebbero potuto anche non venire coinvolti nel film in quanto i loro personaggi non apportano nulla di particolare alla trama e sarebbero stati identici anche con l'ausilio di attori meno blasonati; va un po' meglio a Toby Jones, Michelle Yeoh e Paul Giamatti, anche se sinceramente non capisco il motivo del piglio astioso che il Dottor Shapiro, interpretato da quest'ultimo, utilizza durante la valutazione psichica di Morgan, che in teoria avrebbe dovuto essere condotta con calma e perizia invece che da un pazzo umorale. Kate Mara e Anya Taylor-Joy sono invece molto brave e perfette per i personaggi che interpretano. L'espressione "talmente antipatica da spingere i container ad andarsene da soli" (cit.) della Mara è l'ideale per un personaggio che fa della mancanza di empatia e dell'efficienza a tutti i costi un punto d'onore mentre Anya Taylor-Joy conferisce a Morgan tutta l'inquietudine nervosa del suo sguardo particolare, già apprezzato in Split e The Witch, ma purtroppo a causa della sceneggiatura banalotta non riesce a rendersi memorabile come nelle altre sue performance. Per quel che riguarda la regia, Scott se la cava bene nella pluricitata "prima parte", tra immagini riflesse che allo spettatore attento rivelano più di quanto facciano i dialoghi, ambienti claustrofobici e momenti di quiete quasi onirica ma in generale non regala emozioni particolari né sequenze capaci di consacrarlo ai posteri come degno figlio/nipote di tanto padre/zio. Pur non essendo giovanissimo, c'è solo da sperare che il ragazzo si possa fare col tempo, anche se non tratterrò il fiato nell'attesa!


Kate Mara (Lee Weathers), Anya Taylor-Joy (Morgan), Rose Leslie (Dr. Amy Menser), Toby Jones (Dr. Simon Ziegler), Boyd Holbrook (Skip Vronsky), Michelle Yeoh (Dr. Lui Cheng), Brian Cox (Jim Bryce), Jennifer Jason Leigh (Dr. Kathy Grieff) e Paul Giamatti (Dr. Alan Shapiro) li trovate ai rispettivi link.

Luke Scott è il regista della pellicola. Inglese, figlio di Ridley Scott, è al suo primo e finora unico lungometraggio. Anche attore, ha 49 anni.


Se Morgan vi fosse piaciuto recuperate Ex Machina. ENJOY!

giovedì 24 agosto 2017

(Gio)WE, Bolla! del 23/8/2017

Buon giovedì a tutti! Dopo la pausa estiva torna l'appuntamento con le uscite (savonesi) della settimana, visto che il multisala ha riaperto. In cartellone ci sono ancora i bellissimi Atomica Bionda e Annabelle Creation assieme a quella ciofeca de La Torre Nera mentre le novità della settimana sono due, vediamo quali. ENJOY!

Amityville: Il risveglio
Reazione a caldo: Va bene così o sarà stato meglio rimanessero tutti a dormire?
Bolla, rifletti!: Ennesima rivisitazione del "caso" Amityville, la prima ad aver avuto una distribuzione cinematografica (perlomeno europea visto che in America non è ancora uscito...) dai tempi del remake del 2005. Ammetto che da Franck Khalfoun, autore di -2 Livello del terrore, non mi aspetto tantissimo ma siccome davanti agli horror proiettati al cinema non dico mai di no credo andrò già a vederlo stasera.

Cattivissimo me 3
Reazione a caldo: Non c'è due senza tre...
Bolla, rifletti!: ... e il quattro, di fatto, era già arrivato con Minions. Nonostante mi renda conto che la qualità della serie stia inesorabilmente calando, non posso ignorare il richiamo di Gru, Agnes e dei Minions. Nemmeno se tra i doppiatori continua a figurare Arisa. E con questo, siccome il cinema d'élite è ancora chiuso per ferie, concludo. Alla settimana prossima!

mercoledì 23 agosto 2017

Link (1986)

Avrei tanto voluto continuare la settimana scimmiesca cominciata in occasione dell'uscita di The War - Il pianeta delle scimmie ma purtroppo la programmazione del blog e la mia atavica lentezza nel guardare i film hanno fatto sì che il post su Link, diretto nel 1986 dal regista Richard Franklin, venisse pubblicato solo oggi. Con un po' di fortuna, già che ormai mi sono data al monkey horror, la prossima recensione potrebbe essere quella di Shakma - La scimmia che uccide ma chi lo sa?


Trama: una studentessa decide di andare a lavorare come governante a casa del Dr. Phillip, eminente professore di antropologia. Lì, la ragazza scopre che il professore vive assieme a tre primati, uno dei quali è uno scimpanzé super intelligente di nome Link, utilizzato a mo' di maggiordomo. Quando il Dr. Phillip minaccia di sopprimerlo per vecchiaia il tranquillo Link diventa però un mostro malvagio...



Perché mi sto fissando con 'sti horror a base di scimmie? La risposta la trovate a queste coordinate (a proposito, addio George, mi mancherai tantissimo!) ma purtroppo mi sono resa conto che nemmeno Link è il film che guardavo da piccola in quanto rivederlo non mi ha fatto squillare nessun campanello nel cervellino: la storia del primate maggiordomo amante del fuoco mi è sembrata totalmente nuova (o quasi, magari mi sarà capitato di vederlo passare in TV una volta, chissà...) ma siccome rammento bene invece corridoi oscuri e gente braccata da una scimmia cattivissima, non vorrei che il film che sto cercando da mesi fosse Shakma. Detto questo, com'è questo Link? Mah, oserei dire una trashata coi fiocchi, nobilitata giusto dall'interpretazione magistrale delle tre scimmie impiegate sul set, ovvero due scimpanzé e un orango fatto passare per tale. Non è che qui manchino i primati cattivi e i momenti claustrofobici però, a differenza del già recensito Monkey Shines - Esperimento nel terrore, la tensione viene stemperata da abbondante dose di humour, inglesitudine e dalle espressioni buffe dell'orango del titolo. Insomma, qui non ci sono i risvolti psicologici di Romero bensì un assunto pseudo-ecologista o persino antropologico che da il la ad una vicenda che fa della natura misteriosa e violenta dell'"animale" il suo punto di forza; il Dottor Phillip è una persona abbastanza deprecabile e vanesia, sostanzialmente convinto della superiorità umana nei confronti dell'animale, e viene punito per i modi poco urbani coi quali si rivolge alle scimmiette che tiene in casa, soprattutto quando minaccia di sopprimere Link per vecchiaia. Ed effettivamente, il maggiordomo è la versione scimmiesca di un vecchio ormai rincoglionito e persino un po' laido, al punto che quest'ultimo si invaghisce della bionda e giovane Jane (nomen omen), arrivando ad impedirle di uscire di casa e persino a spiarla nuda mentre fa il bagno, in una sequenza che avrebbe fatto inorridire persino Edvige Fenech.


Purtroppo, vale per Link la stessa cosa che valeva per Monkey Shines: nonostante i momenti concitati e la presenza di una magione dalla quale non si può uscire (alla quale si aggiunge, in questo caso, l'ulteriore disagio di vivere lontani dalle città, circondati da mare, ripide scogliere e persino famelici cani selvatici), le scimmie utilizzate nel film sono troppo carine per fare davvero paura. Link in primis è un animaletto simpatico da morire, dotato di un'enorme presenza scenica capace di eclissare gli attori umani, e fa persino un po' pena vederlo vestito da maggiordomo oppure profondersi in numeri da circo con l'accendino. Le sue due  "colleghe", d'altro canto, non mettono ansia nemmeno per un secondo, neppure quando comincia a scorrere il sangue e i gatti morti si sprecano. Il tono ironico della pellicola viene inoltre sottolineato fin dall'inizio, che mostra le sequenze di Venere bionda nelle quali Marlene Dietrich balla travestita da gorilla, e si mantiene alto con l'interpretazione molto caricaturale di Terence Stamp (peraltro bravissimo e molto divertente, uno dei mad doctor, se così si può definire, più ambigui che abbia mai visto sullo schermo) e con una Elisabeth Shue costretta ad esclamare "Scimmia cattiva!" ogni due battute, beccandosi occhiate eloquenti da parte dei poveri primati costretti a sottostare ai voleri di questa stalker bionda, studentessa talmente affascinata dal professore da scegliere di andare a lavorare come schiava nella sua magione inglese senza porre troppe domande. Riassumendo, Link non è un film imperdibile però profuma di un'ingenuità anni '80 che potrebbe anche piacere e probabilmente come film estivo vintage per passare una serata a farsi delle grasse risate è perfetto. Basta solo non prenderlo troppo sul serio, via.


Di Elisabeth Shue (Jane Chase) e Terence Stamp (Dr. Steven Phillip) ho già parlato ai rispettivi link.

Richard Franklin è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto film come Patrick, Psycho II e F/X 2 - Replay di un omicidio. Anche produttore, sceneggiatore e attore, è morto nel 2007, all'età di 58 anni.


L'unica curiosità del film è che il ruolo del Dr. Phillip era stato offerto ad Anthony Perkins quindi mi limito ad aggiungere che se Link vi fosse piaciuto potete recuperare Monkey Shines - Esperimento nel terrore. ENJOY!

martedì 22 agosto 2017

Atomica bionda (2017)

Scrolliamo dal blog la ruggine da ferie con l’esplosivo film Atomica Bionda (Atomic Blonde), diretto dal regista David Leitch e tratto dalla graphic novel La città più fredda di Antony Johnston e Sam Hart. Pronti a spararvi in cuffia la migliore musica di fine anni ’80?


Trama: l’agente del MI6 Lorraine Broughton viene mandata a Berlino per recuperare una lista zeppa di segreti bramata da inglesi, americani, russi e francesi… proprio mentre i giorni del muro sono agli sgoccioli!


Alla mia veneranda età, dopo aver visto un buon numero di film, fatico ormai a ricordare nomi di registi e attori "secondari". Alla fine di Atomica Bionda mi è capitato di sussurrare al Bolluomo, col sorrisone sulle labbra, una cosa tipo "Ah ma questo è il modo in cui avrebbero dovuto girare quella mer*a di John Wick 2!" per poi scoprire, in effetti, che David Leitch era il co-regista non accreditato del primo, bellissimo John Wick, il cui secondo capitolo è stato diretto solo da Chad Stahelski. Da qui ho avuto modo di capire che, a son di guardare film, ho imparato qualcosa relativamente non solo a cosa viene raccontato bensì anche al "come", ma soprattutto di riflettere un po' sul Cinema di Menare (non me ne vogliano i fan de I 400 calci se utilizzo un loro termine), genere che, per quanto bistrattato dalla cVitica, ha un suo modo di essere e una sua dignità se realizzato bene, al punto che persino chi si intende di regia, montaggio e stunt tanto quanto un fermacarte (tipo la sottoscritta) riesce a capire facilmente la differenza tra un John Wick 2 e una meraviglia come Atomica Bionda: qui ci sono cuore, tecnica e gusto estetico, là c'è solo la pigrizia con la quale si prende per il naso lo spettatore. Perché a me (come ad altri spettatori, spero) frega poco di vedere Keanu Reeves ammazzare gente se le coreografie che lo vedono impegnato sono sempre le stesse e se il montaggio o la regia non mi esaltano, altrimenti non si parlerebbe, appunto, di coreografie, regia e montaggio e rimarremmo fermi a Van Damme o Steven Seagal al nadir delle loro carriere. In Atomica Bionda ci si mena ma lo si fa con un senso estetico superiore, col desiderio di costruire una scena, coccolando l'occhio dello spettatore con una bellezza che non è solo quella di una Charlize Theron che sarebbe gnocca persino avvolta in un sacco di juta e sfigurata dai lividi ma è anche e soprattutto quella di scontri all'arma bianca/pugni/calci/quello che volete così ben fatti da sembrare dei balletti, altro che La La Land. Questi sono film realizzati da gente che conosce benissimo il genere, lo ama e lo rispetta, da artigiani e stuntman che scelgono di renderlo appetibile anche per un pubblico di gente meno di nicchia, coinvolgendo grandi nomi e puntando tantissimo su scenografie, musiche, costumi e qualsiasi altro elemento possa risultare gradevole anche a chi non mastica pane e tamarreide dal mattino alla sera. A inizio 2000 c'erano i wu-xia occidentalizzati, oggi ci sono questi... come chiamarli? Action fortemente estetici? Non saprei ma, a prescindere da come vogliamo chiamarli, non ci si può lamentare della loro presenza sul mercato.


Sorvolando un attimino su una trama che a tratti si perde in un tourbillon di nomi in codice e passaggi di testimone, Atomica bionda ha tutto quello che serve per rendere la Bolla una bimba felice. Innanzitutto, ha una protagonista carismatica (e sapete quanto io ADORI le donne forti nel Cinema) interpretata da un'attrice che, ora come ora, è una delle migliori in circolazione. Non mi sento di scrivere altre righe sulla bellezza di Charlize Theron, quella donna è gnocca e bravissima, ma è innanzitutto una macchina da guerra credibile e stilosa da matti: le mise che la Theron indossa nel corso del film, non tanto quelle per me inarrivabili sfoggiate nei club berlinesi ma proprio quelle "da tutti i giorni", le sognerò nei mesi a venire, spulciando i siti di shopping on line per scovare qualche capo autunnale da mettere a mia volta. Magari con risultati diversi, ma l'importante è provare. Seconda cosa, Atomica bionda ha una serie di personaggi "di contorno" da paura. Ormai James McAvoy ha superato il noiosino Fassbender nella mia personalissima classifica di figaggine e quando lo sfruttano per ruoli da alcoolizzato/pazzo mi si scioglie il cuoricino; per gli ometti (o per le fanciulle amanti dello stesso sesso) c'è una Sofia Boutella sempre più affascinante, impegnata in una paio di scene capaci di lasciare letteralmente a bocca aperta il Bolluomo. Non potevo nemmeno prenderlo a schiaffi, visto che la Boutella e la Theron sono talmente sensuali assieme da far vacillare la mia eterosessualità come non erano riuscite nemmeno Natalie Portman e Mila Kunis ne Il cigno nero. Il parterre di attori ovviamente non finisce lì: vedere John Goodman, Toby Jones, Eddie Marsan e il futuro Pennywise Bill Skarsgård condividere lo schermo con la protagonista è sempre una gioia, così come è splendido vederli camminare per le due Berlino un attimo prima del crollo del maledetto muro. L'ambientazione è il terzo elemento vincente di Atomica Bionda, con le due anime di Berlino, la est più "straccionata" ma viva in un modo che la ovest può solo sognare, riportate perfettamente su pellicola e la storia reale che si insinua prepotentemente all'interno della finzione, segnando la sconfitta (non definitiva) di tutti i giochi di spie, traditori ed assassini che coi loro segreti hanno scritto una delle pagine più nere della storia mondiale. Immancabile infine, per mantenere il mood berlinese di fine anni '80, una colonna sonora stupenda che spazia da David Bowie a Blue Monday, passando per immancabili hit tedesche come 99 Luftballons e la sempre adorabile Der Commissar per poi finire con London Calling e Under Pressure, sempre per non dimenticare il divino Starman e l'altro divino Freddie Mercury. Volete altri motivi per andare a vedere Atomica bionda? Io sinceramente non perderei tempo e correrei al cinema prima che lo tolgano!


Del regista David Leitch ho già parlato QUI. Charlize Theron (Lorraine Broughton), James McAvoy (David Percival), Eddie Marsan (Spyglass), John Goodman (Emmett Kurzfeld), Toby Jones (Eric Gray) e Sofia Boutella (Delphine Lasalle) li trovate invece ai rispettivi link.

Bill Skarsgård interpreta Merkel. Svedese, figlio di Stellan e fratello di Alexander, lo ricordo per il film Anna Karenina, inoltre ha partecipato a serie quali Hemlock Grove. Ha 27 anni e tre film in uscita tra cui, ovviamente, IT, dove ricoprirà il ruolo di Pennywise!


I più accaniti fan di Tarantino avranno riconosciuto nei panni dell'orologiaio l'attore Til Schweiger, ovvero l'Hugo Stiglitz di Bastardi senza gloria. Detto questo, se Atomica bionda vi fosse piaciuto vi consiglio di recuperare Nikita e il primo John Wick. ENJOY!

domenica 20 agosto 2017

Il Bollodromo #38 - Le pagelle di Twin Peaks - Episodio 3x14

Eccoci arrivati all'appuntamento settimanale che non viene fermato né dal caldo né dalle lacrime napulitane di nostalgia, ovvero quello con le pagelle del nuovo Twin Peaks curate da me e Alessandra di Director's Cult. Nell'episodio quattordici ne sono successe di ogni quindi non indugiamo, limitiamoci a piangere la mancanza del Dougie Weekly Best e... HELLOOO-OOOO!!!

La prima "vittima" della settimana è il povero Andy, prescelto dal Vigile del Fuoco come veicolo di sapienza (non a caso Alessandra gli assegna il Premio Tengo il Destino del Mondo). Molto meno fiduciosa della mia collega, lo insignisco del Premio #Ciaone. A bello, non abbiamo capito una ceppa noi figurati tu!! Tra parentesi, alla combriccola di scout in gita formata da lui, Hawk, Sceriffo Truman e Bobby Alessandra assegna il Premio Cheesy Cheese Gang a causa dei loro gusti in materia di sandwich.


A Sarah Palmer va il mio Premio My Bloody Mary Brings All the Boys to My Yard and They're Like It's Better Than Yours, rafforzato da Alessandra che le assegna il Premio Organic Bloody Mary 100% Pure Sangue Umano. Ribadisco che questa donna fa una paura fotonica, per non dire fo**uta.


Un paio di premi speciali vengono assegnati da Alessandra al sempre pregiato Gordon, nella fattispecie ben TRE, ammisci! Il primo è il Premio WTF in virtù della telefonata tra lui e Lucy, il secondo è un giusto Premio Marpione (sempre circondato di belle donne il nostro, persino nei sogni!) e il terzo viene condiviso con Dale Cooper ed è il Premio Juvenalia per il meraviglioso flashback che li vedeva giovani e fiQui.


Last but not least David Bowie, a cui l'episodio è stato dedicato. Il Duca Bianco torna nei panni di Philip Jeffries in un favoloso flashback e mi unisco ad Alessandra nell'assegnargli il Premio Starman, con tutto l'aMMore di cui siamo capaci.


Passiamo ai personaggi nuovi!! L'abbiamo aspettata per quindici settimane e Monicona nostra è arrivata, con tutta la sua bravura attoriale! Talmente di alta qualità, in effetti, che io ho deciso di assegnarle il Premio Bracchetto Umbro per rimembrare le belle recensioni di Stefano Disegni, Alessandra invece omaggia Boris con un Premio Corinna Negri. Il risultato è lo stesso, direi!


Non andiamo troppo nello specifico per non fare spoiler ma Diane si becca il Premio Mononmelaspettavoveramente! e quello Che Fine Ha Fatto Baby Jane(y-E)? di Alessandra. Diane è sempre fonte di colpi di scena assurdi!


All'inglesotto Freddie, autore di uno spiegone devastante ai danni del già sfigato James Hurley va il mio Premio Ho i Pugni Nelle Mani mentre Alessandra lo nomina come novello Iron Fist. Bah, in effetti è meglio di quello titolare! E con questo ci salutiamo, alla settimana prossima!!




venerdì 18 agosto 2017

La Torre Nera (2017)

Nonostante le critiche negative pensavate mica che avrei rinunciato a vedere La Torre Nera (The Dark Tower), diretto dal regista Nikolaj Arcel e tratto dall'omonimo ciclo di romanzi di Stephen King? Mai. Sapete che amo farmi male fino in fondo...


Trama: un ragazzino newyorkese di nome Jake Chambers ha continui incubi su un uomo in nero, su una torre che crolla e su un pistolero. Trovatosi in pericolo di vita, il ragazzo scopre che i suoi incubi sono reali e che l'intero mondo rischierebbe di venire distrutto se la Torre dovesse crollare...


Può un'opera composta da sette volumi, uno spin-off e rimandi riscontrabili all'interno di mille altri romanzi venire ridotta a un fantasy per ragazzini da un'ora e quaranta minuti? Beh, tenuto conto che Peter Jackson è riuscito a gonfiare Lo Hobbit spalmandolo in tre film da due ore l'uno si potrebbe anche pensare che un'eventualità simile non sarebbe neppure da prendere in considerazione, invece a Hollywood ci sono riusciti e a rimetterci, come sempre, è stata un'opera di Stephen King. Anzi, non proprio una sua creatura a caso, bensì quella a cui il Re si è consacrato più di tutte, raggiungendo talvolta risultati opinabili (soprattutto negli ultimi due libri) ma, in generale, creando un universo pieno di idee e personaggi interessanti, da seguire con l'entusiasmo riservato alle più grandi saghe epiche. D'altronde, parliamo di sette romanzi ispirati da una poesia di Robert Browning, un delirio che mescola metanarrativa, personaggi di altri romanzi kinghiani, riferimenti a cinema e letteratura horror, fantasy e western, qualcosa che virtualmente potrebbe accontentare i gusti di tutti. Sbagliare così clamorosamente impostazione, atmosfere e caratterizzazioni dell'intera operazione era maledettamente difficile, persino lavorando di lima come matti (d'altronde, il primo libro era molto breve e conteneva i personaggi mostrati nel film quindi non era impossibile basarsi su quello e stop), eppure ci sono riusciti anche questa volta, signori miei. E pensare che all'inizio l'intera rete è insorta per la scelta di un attore di colore come Idris Elba, chiamato ad interpretare un personaggio che lo stesso King descrive nei libri come assai somigliante a Clint Eastwood (un neCro nei panni di un bianGo, Signora mia!!). Quando vi dico che Idris Elba è il male minore e che, se il personaggio di Roland Deschain non fosse stato scritto sul retro della lista della spesa degli sceneggiatori, il buon Idris sarebbe stato perfetto, vi prego di credermi, grazie-sai, come direbbero nei libri, perché La Torre Nera è un pasticciaccio brutto realizzato da gente che ha dimenticato non solo il volto dei propri padri, ma pure quello dell'intera loro famiglia. E' un pasticciaccio brutto realizzato da gente paracula, il che è anche peggio, e ora vi spiego il perché.


Caro sceneggiatore, regista e scenografo, che tu scelga di dare il contentino al fan medio di Stephen King piazzando riferimenti casuali e non necessari a It, 1408, Shining, Cujo, Christine - La macchina infernale, Le ali della libertà e Le notti di Salem è già una presa in giro bella e buona ma che tu decida di metterci il carico da undici e aggiungere mille altre citazioni da La Torre Nera senza contestualizzarle o renderle in qualche modo funzionali alla trama, mi fa venire semplicemente voglia di tirarti un colpo di pistola in testa. Non mi servono la Tet Corporation, la Sombra, la Rosa, l'inno al Re Rosso e la vista del Pompelmo di Maerlyn e della Tredici Nera o la battuta scema sul bimbolo Oy per mettermi a sbavare come una cretina e perdonare il fatto che la risoluzione finale della pellicola sia stata presa pari pari dall'episodio Carambola vincente di Lupin III, manco l'Uomo in Nero e la Torre fossero degli elementi accessori, ma stiamo scherzando? Questo è il modo in cui Hollywood è arrivata a considerare i cosiddetti fanZ che dimostrano tanto cervello quanto un Frangitore dopo che è stato prosciugato, gli stessi che vorrebbero l'"orgia" nell'It di Muschietti, tanto per intenderci, e se il futuro degli adattamenti Kinghiani dev'essere un mettersi a 90 per accontentare i "comic book guys" simpsoniani della rete preferisco che non esca più neppure una pellicola tratta da un libro di King. Ciò che non perdono a questa versione de La Torre Nera non è tanto la realizzazione, ché al netto del solito montaggio del menga (atto a guadagnargli un PG-13 in patria per cui il pistolero spara a la qualunque ma non esce una goccia di sangue e i bersagli si limitano semplicemente a volare via) la reimmaginazione del Medio-Mondo è carina e anche gli effetti speciali non sono male, ma proprio la faciloneria con cui una saga epica popolata da personaggi interessanti e complessi sia diventata un BRUTTO fantasy per ragazzini. SPOILER: l'uomo in nero uccide la madre di Jake e quest'ultimo, alla fine di un'esperienza dolorosa e traumatica, va a mangiarsi un hot dog con Roland per poi seguirlo col sorriso sulle labbra nel Medio - Mondo. Cioè, un ragazzino ha appena perso una madre alla quale era molto legato, spende giusto due lacrime ma dimentica tutto per seguire un tizio mai conosciuto e dotato della gamma emotiva di un comodino. E peraltro a fare che, di grazia, visto che è bastato un colpo di pistola per uccidere Walter O'Dim, distruggere l'intero luogo dove venivano sfruttati i Frangitori e magari anche fermare il decadimento di un mondo che "è andato avanti"? Sette libri col finale sospeso? Stephen King, sei proprio scemo, bastava UN COLPO DI PISTOLA. FINE SPOILER


Lo stesso affascinante Walter O' Dim, alias Marten Broadcloak, alias Randall Flagg, alias Matthew McCoso gode giusto del rinnovato fascino ambiguo dell'attore ma si ferma lì. Altro che "L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì", a me è sembrato più un ritorno del Gabriel de L'ultima profezia, con Christopher Walken in guisa di angelo nero che uccideva le persone intimando loro di stare zitte, al quale è stato aggiunto sul finale un tocco di Doctor Strange per creare un ultimo confronto ai limiti dell'imbarazzante, dove il povero Walter O' Dim è ridotto a muoversi come il Mago Otelma e imporre le mani sul pistolero. Altra scelta sbagliatissima è stata quella di raccontare la vicenda dal punto di vista di Jake, ragazzino Gary Stu al quale mancava solo di saper volare o di avere sangue di Super Sayan per essere semplicemente perfetto, come Milla Jovovich ne Il quinto elemento: è talmente bellino, simpatico, intraprendente, "dotato del Tocco", potente, intelligente e potenzialmente abile con le pistole lui che il Pistolero semplicemente scompare, ridotto ad una figura vendicativa ma comunque in grado di portare quel minimo di sollievo comico necessario a un film per ragazzi. Ah, e una figura paterna, ovviamente. Ché nella saga ci vogliono sei libri per far sì che Jake arrivi a considerare Roland un padre (partendo da una famiglia che non ha alcun interesse per lui, sia ben chiaro) e venga ricambiato dal "brutto muso" ma qui manca soltanto che il Pistolero si travesta da Babbo Natale e gli porti i regali dopo un paio d'ore. Insomma, per chi ha letto la saga de La Torre Nera il film di Nikolaj Arcel si riconferma l'ennesima porcata tratta da un'opera di King, realizzata da gente che o non l'ha letta o l'ha fatto ma ha pensato "cazzumene". Per i "vergini" come il Bolluomo risulterà semplicemente uno dei tanti, dimenticabili fantasy che non fanno nemmeno venire voglia allo spettatore di recuperare la fonte originale. Altro che ka-tet del diciannove, qui ormai i servi del Re Rosso imperano!!


Di Matthew McConaughey (Walter O' Dim), Idris Elba (Roland Deschain), Dennis Haysbert (Steven), Jackie Earl Haley (Sayre) e Fran Kranz (Pimli) ho già parlato ai rispettivi link.

Nikolaj Arcel è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Danese, ha diretto film come A Royal Affair. Anche attore e produttore, ha 45 anni.


Abbey Lee interpreta Tirana. Australiana, la ricordo per film come Mad Max: Fury Road e The Neon Demon. Ha 30 anni e quattro film in uscita.


José Zúñiga interpreta il Dr. Hotchkiss. Nato in Honduras, lo ricordo per film come Alive - Sopravvissuti, Striptease, Con Air, The Hunted - La preda, Constantine e Twilight, inoltre ha partecipato a serie quali Innamorati pazzi, ER - Medici in prima linea, Alias, Bones, 24, Dexter, Prison Break, Numb3rs, The OC, CSI: Miami, Grey's Anatomy, Medium, Nip/Tuck, CSI - Scena del crimine, Ghost Whisperer, Dr. House, Desperate Housewives, 666 Park Avenue, Criminal Minds, Dal tramonto all'alba - La serie, Agents of SHIELD e American Crime Story. Ha 52 anni e due film in uscita.


Nei panni di Lucas Hanson, il bulletto che cerca di rubare l'album da disegno a Jake nella scuola, c'è un giovane attore che tornerà nell'universo Kinghiano come Harry Bowers nell'imminente It, ovvero l'attore Nicholas Hamilton, già apparso nel bellissimo Captain Fantastic. Giusto per fare infoiare ancor più i detrattori di Idris Elba, nella rosa di interpreti papabili per il ruolo di Roland c'erano Viggo Mortensen, Mads Mikkelsen, Daniel Craig, Javier Bardem e Christian Bale. Qualche cambiamento c'è stato anche a livello di regia: il film avrebbe dovuto inizialmente essere diretto da J.J. Abrams, poi da Ron Howard (rimasto in veste di produttore) e infine è arrivato a Nikolaj Arcel, che in teoria dovrebbe occuparsi anche dell'eventuale serie tratta dal film in uscita l'anno prossimo e scritta come prequel de La Torre Nera (prepariamoci quindi a vedere vilipesi personaggi come Susan Delgado, Cuthbert e Alain, per non parlare di Rhea del Coos...). Personalmente non tratterrò il fiato per vedere cosa ne uscirà fuori ma se a voi La Torre Nera fosse piaciuto vi consiglio il recupero dell'intera saga cartacea (così poi magari ne riparliamo). ENJOY!



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