Dopo aver visto ed apprezzato Frozen - Il regno di ghiaccio, era inevitabile il recupero, per quanto molto tardivo, di Rapunzel - L'intreccio della torre (Tangled), diretto nel 2010 dai registi Nathan Greno e Byron Howard.
Trama: Rapunzel è una ragazza dai lunghissimi e magici capelli biondi che ha sempre vissuto rinchiusa in un'altissima torre a causa della "madre". Il suo desiderio di uscire diventa realtà allorché il ladruncolo Flynn Rider si rifugia casualmente nella prigione della fanciulla...
Ma quanto è terapeutico, ogni tanto, abbandonarsi alla semplicità di una favola targata Disney? Soprattutto se la favola in questione è un carosello di momenti esilaranti, avventurosi e commoventi popolata da personaggi adorabili e per nulla melensi che imboccano una gag dietro l'altra. La storia di Rapunzel è quanto di più tradizionale ci possa essere, ci sono una principessa maledetta e costretta ad una vita da reclusa, la matrigna cattiva, il cavaliere pronto al salvataggio, i soliti animaletti graziosi che fungono da spalla e l'edificante messaggio positivo per cui chiunque deve poter seguire il proprio cuore e avere un desiderio da realizzare; quello che non è ortodosso però è il modo in cui tutti questi cliché vengono rappresentati, a partire dai due protagonisti. Rapunzel è un'ingenua, deliziosa piccola selvaggia dai capelli prensili, che scorazza per il bosco a piedi nudi comportandosi come una teenager, il suo principe è un guasconetto piacione che ha parecchi guai con la legge e persino gli animaletti (un camaleonte e un combattivo cavallo di nome Maximus) sono inusuali e rubano spesso e volentieri la scena ai loro padroni. Prefigurando quello che sarebbe stato il rapporto tra Anna e Kristoff (che è poi quello sdoganato dal mio amatissimo La bella e la bestia), non c'è nessun colpo di fulmine tra i due protagonisti, anzi! All'inizio volano anche parecchie botte ma le esperienze comuni e le avventure riusciranno poi ad avvicinarli, seppur in tempo brevissimo; alla modernità della coppia fa eco inoltre un modo tutto particolare ed esilarante di intendere il gruppetto di malviventi che hanno come base l'osteria, mentre purtroppo anche Rapunzel, come Frozen, è carente dal punto di vista dei villain. La "madre" di Rapunzel si profonde in una paio di numeri canori a dir poco epici ed è favolosa nella sua immensa stronzaggine ma non è temibile e crudele quanto gli altri suoi illustrissimi predecessori, sembra più una casalinga frustrata con ambizioni da strega, mentre i fratelli Stabbington sono poco più di due scimmioni dagli antenati irlandesi.
La realizzazione del cartone animato invece è davvero splendida. Adoro il character design di Glen Keane e, soprattutto, ho adorato la versatilità dei biondi capelli di Rapunzel, che credo siano stati difficilissimi da animare senza farli risultare ridicoli. I colori pastello che predominano nella maggior parte delle scene danno quasi l'illusione di avere davanti un quadro in movimento e ripropongono fedelmente il mondo da sogno con cui la protagonista decora le pareti della torre, inoltre la sequenza dove le lanterne vengono liberate nel cielo notturno che sovrasta il regno mi ha mozzato il fiato sullo schermo piccolo, non oso immaginare quale meraviglia debba essere stata al cinema! Altro elemento imprescindibile di Rapunzel sono le splendide musiche di Alan Menken; per quanto sia trascurabile il solito duetto amoroso rivelatorio, le melodie dal sapore folk e medievaleggiante che accompagnano l'arrivo della protagonista in città e le già citate Mother Knows Best (cantata perlappuntamente da Gothel) e I've Got a Dream (delirante canzone corale dei grettissimi tavernieri) sono dei capolavori che verrebbe voglia di ascoltare in loop continuo e che impreziosicono ancora di più questo vivace gioiellino. In due parole, Rapunzel - L'intreccio della torre è un film semplice, carino e delizioso, adattissimo per i piccoli (forse più per le piccole?) spettatori perché l'umorismo non è troppo pesante né troppo al di fuori della loro portata... ma è adattissimo anche per i grandi che, sicuramente, non avranno di che annoiarsi, anzi!
Di Zachary Levi (voce originale di Flynn Rider), Ron Perlman (voce originale dei Fratelli Stabbington) e Jeffrey Tambor (il malvivente col naso grosso) ho già parlato ai rispettivi link.
Nathan Greno è uno dei due registi della pellicola. Americano, è al suo primo e finora unico lungometraggio, inoltre ha co-diretto il corto Rapunzel – Le incredibili nozze. Anche doppiatore, sceneggiatore e animatore, dovrebbe avere sui 40 anni e ha un film in uscita.
Byron Howard è uno dei due registi della pellicola. Americano, ha diretto Bolt – Un eroe a quattro zampe e co-diretto il corto Rapunzel – Le incredibili nozze. Anche animatore, doppiatore, sceneggiatore e produttore, ha 45 anni un film in uscita.
Mandy Moore è la voce originale di Rapunzel. Attrice e cantante americana, ha partecipato a film come Il dottor Dolittle 2, Romance & Cigarettes e a serie come Scrubs, How I Met Your Mother e Grey’s Anatomy, inoltre ha doppiato un episodio de I Simpson. Ha 30 anni.
M.C. Gainey (vero nome Mike Connor Gainey) doppia il Capitano delle guardie. Americano, lo ricordo per film come The Fan - Il mito, Con Air, Haunting - Presenze, Terminator 3 - Le macchine ribelli, Wake Up Ron Burgundy: The Lost Movie, Hazzard e Django Unchained, inoltre ha partecipato a serie come Dinasty, Happy Days, Hazzard, A-Team, Supercar, Hunter, Willy il principe di Bel Air, Nash Bridges, Jarod il camaleonte, Walker Texas Ranger, X-Files, CSI - Scena del crimine, Criminal Minds, Desperate Housewives, Lost, Bones, Cold Case, E.R. -Medici in prima linea e Glee. Ha 65 anni e un film in uscita.
Natalie Portman era stata presa in considerazione per il ruolo di Rapunzel (infatti la registrazione della sua audizione è stata usata come modello per una prova d'animazione a matita) mentre David Schwimmer e Burt Reynolds erano stati ingaggiati per doppiare un paio di personaggi che, alla fine, non sono stati inclusi nella versione finale del film. Detto questo, sappiate che esiste un "seguito" del film, ovvero Rapunzel - Le incredibili nozze (Tangled Ever After), uscito nel 2012 assieme alla versione 3D de La bella e la bestia. Se Rapunzel - L'intreccio della torre vi fosse piaciuto recuperatelo assieme a La principessa e il ranocchio, Shrek, La bella e la bestia e Frozen - Il regno di ghiaccio. ENJOY!
venerdì 28 febbraio 2014
giovedì 27 febbraio 2014
(Gio)WE, Bolla! del 27/02/2014
Buon giovedì a tutti!! Questa settimana le uscite cinematografiche sono spruzzate di francesità, mon dieu! Vediamo perché... ENJOY!
Una donna per amica
Reazione a caldo: uff.
Bolla, rifletti!: Fabio De Luigi mi fa sempre ridere, almeno nei trailer. Letizia Casta me la ricordavo più bella, sinceramente, ma sto divagando. Il punto è che l’ennesima commedia italiana fatta di equivoci amorosi non la reggerei, quindi eviterò tranquillamente.
La bella e la bestia
Reazione a caldo: YeeeeeeHH!!!
Bolla, rifletti!: Sciocca Bolla, che credeva che a Savona l’ultima pellicola con Vincenzo Cassola non sarebbe mai approdata!! Per fortuna mi sbagliavo, perché tra lui, la regia di Christophe Gans che non mi dispiace punto e, soprattutto, la storia adorata della Bella e della Bestia, mi sarebbe scocciato perdere questa favola in salsa franzosa. Sperando non sia IL diludendo dell’anno!
Al cinema d'élite continua la programmazione del bellissimo 12 anni schiavo, quindi ci si risente la prossima settimana!
Una donna per amica
Reazione a caldo: uff.
Bolla, rifletti!: Fabio De Luigi mi fa sempre ridere, almeno nei trailer. Letizia Casta me la ricordavo più bella, sinceramente, ma sto divagando. Il punto è che l’ennesima commedia italiana fatta di equivoci amorosi non la reggerei, quindi eviterò tranquillamente.
La bella e la bestia
Reazione a caldo: YeeeeeeHH!!!
Bolla, rifletti!: Sciocca Bolla, che credeva che a Savona l’ultima pellicola con Vincenzo Cassola non sarebbe mai approdata!! Per fortuna mi sbagliavo, perché tra lui, la regia di Christophe Gans che non mi dispiace punto e, soprattutto, la storia adorata della Bella e della Bestia, mi sarebbe scocciato perdere questa favola in salsa franzosa. Sperando non sia IL diludendo dell’anno!
Al cinema d'élite continua la programmazione del bellissimo 12 anni schiavo, quindi ci si risente la prossima settimana!
mercoledì 26 febbraio 2014
12 anni schiavo (2013)
Aspettando la fatidica notte degli Oscar sono riuscita a recuperare anche l'attesissimo 12 anni schiavo (12 Years a Slave), diretto nel 2013 dal regista Steve McQueen e tratto dall'omonima biografia di Solomon Northup.
Trama: Solomon Northup è un violinista di colore che viene rapito con l'inganno, privato dell'identità e venduto come schiavo. La sua terribile odissea testimonierà orrori indicibili e ben pochi momenti di serenità...
L'anno scorso c'erano Django Unchained e Lincoln a raccontare, ognuno a modo loro, la terribile vergogna dello schiavismo americano, quest'anno ci sono 12 anni schiavo e The Butler (per quanto quest'ultima pellicola affronti un tema diverso ma altrettanto vergognoso, quello della segregazione razziale), segno che l'America continuerà ancora per molti anni e, si spera, secoli a ricordare uno dei suoi momenti più bui. Steve McQueen è un englishman in New York, per così dire, e ciò gli ha consentito di realizzare 12 anni schiavo senza ricorrere a patriottismo o sermoni buonisti e focalizzando l'attenzione, molto semplicemente, su un uomo. Non sull'umanità in generale ma su un uomo anche troppo ingenuo e gentile che, suo malgrado e senza un perché, viene spogliato dell'identità, trasformato letteralmente in un oggetto e privato di una famiglia, di una casa, della dignità che dovrebbe essere propria di ogni essere umano. Senza fare sconti, il regista ci mostra il tortuoso cammino di Solomon Northup verso una libertà bramata ma irraggiungibile, un agghiacciante viaggio fatto di stupore, rabbia, paura, ribellione, diffidenza e, soprattutto, triste rassegnazione, dove non esistono eroi che si battono per una giusta causa ma solo persone crudeli o timorose e campi “minati” dove l'insidia si nasconde dietro ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo. 12 anni schiavo è un film d'orrore ben più efficace di ogni pellicola di genere perché la morte e la paura diventano compagne di Solomon dal momento stesso in cui viene rapito e, automaticamente, si insinuano nell'animo dello spettatore che non può fare a meno di immedesimarsi nel protagonista e in tutti i suoi sfortunati compagni.
Steve McQueen costruisce un affresco soffocante ed inquietante e lo fa innanzitutto partendo dalle immagini, sia quelle terribili che si imprimono indelebilmente nella mente dello spettatore sia quelle di "raccordo". Mi ha particolarmente colpita, infatti, il modo in cui i luoghi dove viene condotto Solomon non vengano mai mostrati per intero; all'inizio vediamo una cella e il cortile di una prigione (con Washington che, beffardamente, si staglia sullo sfondo ad indicare quanto sia lontana ma allo stesso tempo vicina la salvezza), poi l'interno di un'imbarcazione e, soprattutto, l'acqua del fiume, ripresa in modo quasi ossessivo, dopodiché boschi, campi sterminati e interni di abitazioni. Gli occhi degli schiavi non si posano mai sul cielo o su orizzonti ampi, perché il loro mondo viene brutalmente delimitato dai confini imposti dal padrone e dalla consapevolezza di dover non vivere, ma sopravvivere un giorno dopo l'altro. Diversamente da quanto succedeva col pornografico La passione di Cristo, inoltre, McQueen non indugia sui corpi martoriati e frustati, sebbene il sangue non manchi, come conferma il terribile piano sequenza che documenta la punizione di Lupita Nyong'o, bensì si sofferma sulla violenza psicologica e sull'orrore di chi accetta simili atti come parte della propria quotidianità, come quando il protagonista viene lasciato appeso a una corda per l'intera giornata mentre alle sue spalle i bimbi giocano. Ad accompagnare queste sequenze scioccanti ce ne sono altre più "sottili" ma non per questo meno angoscianti e la mia preferita, in tal senso, è quella che mostra il confronto notturno tra Solomon ed il crudele Epps, costruita con maestria e degna di comparire nel più teso dei thriller per la sua capacità di lasciare lo spettatore col fiato sospeso.
Un'altra scena bellissima è quella in cui Solomon, finalmente, si unisce agli altri schiavi nel canto, forse per disperazione, forse perché ormai è riuscito a perdere completamente la sua individualità; il primo piano di Chiwetel Ejiofor è incredibilmente intenso e l'attore, bravissimo per tutta la durata della pellicola, qui tocca indubbiamente l'apice della sua interpretazione. Lo stesso vale per ogni attore presente in 12 anni schiavo, fenomenali tutti tranne Brad Pitt, che compare pochissimi minuti in un ruolo fondamentale ma esibendo un fastidiosissimo accento fasullo. Purtroppo lui è l'unica guest star a deludere perché, differenza di The Butler che sfoderava assi, re e regine come se piovessero, sprecandoli, in 12 anni schiavo anche i piccoli ruoli di Paul Giamatti, Paul Dano e Benedict Cumberbatch diventano importantissimi ed indimenticabili. A farla da padrone e mangiarsi l'intero cast però è il cattivissimo, disgustoso Fassbender che, in tempo zero, è riuscito a farsi perdonare quello scherzo della natura che era The Counselor, ma anche le interpretazioni di Sarah Paulson (se Jessica Lange in American Horror Story le ha insegnato qualcosa, è stato come interpretare una stronza di prim'ordine!!) e della commovente Lupita Nyong'o sono a dir poco incredibili. Insomma, avrete capito che 12 anni schiavo è un film che mi è piaciuto molto e che ho apprezzato soprattutto, come già era successo con Dallas Buyers Club, per l'onestà con cui si rapporta allo spettatore, senza cercare di accattivarselo ma conquistandolo con una storia già di per sé terribile, che non necessita di essere "gonfiata" ulteriormente. Non è magari il capolavoro che mi aspettavo e patisce di qualche ingenuità, ma è sicuramente un film che VA visto, senza se e senza ma.
Di Dwight Henry (Zio Abram), Quvenzhané Wallis (Margaret Northup), Paul Giamatti (Freeman), Benedict Cumberbatch (Ford), Paul Dano (Tibeats), Michael Fassbender (Edwin Epps) e Brad Pitt (Bass) ho già parlato ai rispettivi link.
Steve McQueen (vero nome Steve Rodney McQueen) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Hunger e Shame. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 45 anni.
Chiwetel Ejiofor interpreta Solomon Northup. Inglese, ha partecipato a film come Love Actually, Melinda e Melinda, Serenity, I figli degli uomini, Parla con me, American Gangster, 2012 e Salt. Anche regista e sceneggiatore, ha 37 anni e due film in uscita.
Sarah Paulson (vero nome Sarah Catharine Paulson) interpreta la Signora Epps. Incredibile interprete di tre gloriose stagioni di American Horror Story, la ricordo per film come What Women Want, Bug, Serenity, The Spirit, Mud e altre serie come American Gothic, Nip/Tuck, Grey’s Anatomy e Desperate Housewives. Ha 40 anni e un film in uscita.
Alfre Woodard interpreta la Signora Shaw. Americana, ha partecipato a film come S.O.S. Fantasmi, 4 fantasmi per un sogno, Mumford, Lost Souls – La profezia e a serie come Frasier, Desperate Housewives, Grey’s Anatomy e True Blood. Anche produttrice, ha 62 anni e tre film in uscita.
Garret Dillahunt interpreta Armsby. Americano, ha partecipato a film come Non è un paese per vecchi, L’ultima casa a sinistra, Cogan – Killing Them Softly, Looper- In fuga dal passato e a serie come NYPD, X-Files, Millenium, CSI: NY, The 4400, E.R. – Medici in prima linea, Numb3rs, Terminator: The Sarah Connor Chronicles, Criminal Minds, CSI – Scena del crimine e Lie To Me. Ha 50 anni e tre film in uscita.
Il film ha ottenuto ben nove nomination all'Oscar: miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista (Michael Fassbender), migliore attrice non protagonista (Lupita Nyong'o), migliori costumi, miglior regia, miglior montaggio, miglior scenografia e miglior sceneggiatura non originale. Leggenda vuole che il bravissimo Chiwetel Ejiofor abbia tentennato fino all'ultimo e rifiutato il ruolo di protagonista perché non si sentiva all'altezza, mentre la cattivissima Sarah Paulson è stata praticamente "scelta" dalla figlia del regista, inquietata dalla registrazione del suo provino. A parte queste facezie, se 12 anni schiavo vi fosse piaciuto, recuperate anche Django Unchained, The Help, The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca, Amistad e magari lo storico sceneggiato Radici. ENJOY!!
Trama: Solomon Northup è un violinista di colore che viene rapito con l'inganno, privato dell'identità e venduto come schiavo. La sua terribile odissea testimonierà orrori indicibili e ben pochi momenti di serenità...
L'anno scorso c'erano Django Unchained e Lincoln a raccontare, ognuno a modo loro, la terribile vergogna dello schiavismo americano, quest'anno ci sono 12 anni schiavo e The Butler (per quanto quest'ultima pellicola affronti un tema diverso ma altrettanto vergognoso, quello della segregazione razziale), segno che l'America continuerà ancora per molti anni e, si spera, secoli a ricordare uno dei suoi momenti più bui. Steve McQueen è un englishman in New York, per così dire, e ciò gli ha consentito di realizzare 12 anni schiavo senza ricorrere a patriottismo o sermoni buonisti e focalizzando l'attenzione, molto semplicemente, su un uomo. Non sull'umanità in generale ma su un uomo anche troppo ingenuo e gentile che, suo malgrado e senza un perché, viene spogliato dell'identità, trasformato letteralmente in un oggetto e privato di una famiglia, di una casa, della dignità che dovrebbe essere propria di ogni essere umano. Senza fare sconti, il regista ci mostra il tortuoso cammino di Solomon Northup verso una libertà bramata ma irraggiungibile, un agghiacciante viaggio fatto di stupore, rabbia, paura, ribellione, diffidenza e, soprattutto, triste rassegnazione, dove non esistono eroi che si battono per una giusta causa ma solo persone crudeli o timorose e campi “minati” dove l'insidia si nasconde dietro ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo. 12 anni schiavo è un film d'orrore ben più efficace di ogni pellicola di genere perché la morte e la paura diventano compagne di Solomon dal momento stesso in cui viene rapito e, automaticamente, si insinuano nell'animo dello spettatore che non può fare a meno di immedesimarsi nel protagonista e in tutti i suoi sfortunati compagni.
Steve McQueen costruisce un affresco soffocante ed inquietante e lo fa innanzitutto partendo dalle immagini, sia quelle terribili che si imprimono indelebilmente nella mente dello spettatore sia quelle di "raccordo". Mi ha particolarmente colpita, infatti, il modo in cui i luoghi dove viene condotto Solomon non vengano mai mostrati per intero; all'inizio vediamo una cella e il cortile di una prigione (con Washington che, beffardamente, si staglia sullo sfondo ad indicare quanto sia lontana ma allo stesso tempo vicina la salvezza), poi l'interno di un'imbarcazione e, soprattutto, l'acqua del fiume, ripresa in modo quasi ossessivo, dopodiché boschi, campi sterminati e interni di abitazioni. Gli occhi degli schiavi non si posano mai sul cielo o su orizzonti ampi, perché il loro mondo viene brutalmente delimitato dai confini imposti dal padrone e dalla consapevolezza di dover non vivere, ma sopravvivere un giorno dopo l'altro. Diversamente da quanto succedeva col pornografico La passione di Cristo, inoltre, McQueen non indugia sui corpi martoriati e frustati, sebbene il sangue non manchi, come conferma il terribile piano sequenza che documenta la punizione di Lupita Nyong'o, bensì si sofferma sulla violenza psicologica e sull'orrore di chi accetta simili atti come parte della propria quotidianità, come quando il protagonista viene lasciato appeso a una corda per l'intera giornata mentre alle sue spalle i bimbi giocano. Ad accompagnare queste sequenze scioccanti ce ne sono altre più "sottili" ma non per questo meno angoscianti e la mia preferita, in tal senso, è quella che mostra il confronto notturno tra Solomon ed il crudele Epps, costruita con maestria e degna di comparire nel più teso dei thriller per la sua capacità di lasciare lo spettatore col fiato sospeso.
Un'altra scena bellissima è quella in cui Solomon, finalmente, si unisce agli altri schiavi nel canto, forse per disperazione, forse perché ormai è riuscito a perdere completamente la sua individualità; il primo piano di Chiwetel Ejiofor è incredibilmente intenso e l'attore, bravissimo per tutta la durata della pellicola, qui tocca indubbiamente l'apice della sua interpretazione. Lo stesso vale per ogni attore presente in 12 anni schiavo, fenomenali tutti tranne Brad Pitt, che compare pochissimi minuti in un ruolo fondamentale ma esibendo un fastidiosissimo accento fasullo. Purtroppo lui è l'unica guest star a deludere perché, differenza di The Butler che sfoderava assi, re e regine come se piovessero, sprecandoli, in 12 anni schiavo anche i piccoli ruoli di Paul Giamatti, Paul Dano e Benedict Cumberbatch diventano importantissimi ed indimenticabili. A farla da padrone e mangiarsi l'intero cast però è il cattivissimo, disgustoso Fassbender che, in tempo zero, è riuscito a farsi perdonare quello scherzo della natura che era The Counselor, ma anche le interpretazioni di Sarah Paulson (se Jessica Lange in American Horror Story le ha insegnato qualcosa, è stato come interpretare una stronza di prim'ordine!!) e della commovente Lupita Nyong'o sono a dir poco incredibili. Insomma, avrete capito che 12 anni schiavo è un film che mi è piaciuto molto e che ho apprezzato soprattutto, come già era successo con Dallas Buyers Club, per l'onestà con cui si rapporta allo spettatore, senza cercare di accattivarselo ma conquistandolo con una storia già di per sé terribile, che non necessita di essere "gonfiata" ulteriormente. Non è magari il capolavoro che mi aspettavo e patisce di qualche ingenuità, ma è sicuramente un film che VA visto, senza se e senza ma.
Di Dwight Henry (Zio Abram), Quvenzhané Wallis (Margaret Northup), Paul Giamatti (Freeman), Benedict Cumberbatch (Ford), Paul Dano (Tibeats), Michael Fassbender (Edwin Epps) e Brad Pitt (Bass) ho già parlato ai rispettivi link.
Steve McQueen (vero nome Steve Rodney McQueen) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Hunger e Shame. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 45 anni.
Chiwetel Ejiofor interpreta Solomon Northup. Inglese, ha partecipato a film come Love Actually, Melinda e Melinda, Serenity, I figli degli uomini, Parla con me, American Gangster, 2012 e Salt. Anche regista e sceneggiatore, ha 37 anni e due film in uscita.
Sarah Paulson (vero nome Sarah Catharine Paulson) interpreta la Signora Epps. Incredibile interprete di tre gloriose stagioni di American Horror Story, la ricordo per film come What Women Want, Bug, Serenity, The Spirit, Mud e altre serie come American Gothic, Nip/Tuck, Grey’s Anatomy e Desperate Housewives. Ha 40 anni e un film in uscita.
Alfre Woodard interpreta la Signora Shaw. Americana, ha partecipato a film come S.O.S. Fantasmi, 4 fantasmi per un sogno, Mumford, Lost Souls – La profezia e a serie come Frasier, Desperate Housewives, Grey’s Anatomy e True Blood. Anche produttrice, ha 62 anni e tre film in uscita.
Garret Dillahunt interpreta Armsby. Americano, ha partecipato a film come Non è un paese per vecchi, L’ultima casa a sinistra, Cogan – Killing Them Softly, Looper- In fuga dal passato e a serie come NYPD, X-Files, Millenium, CSI: NY, The 4400, E.R. – Medici in prima linea, Numb3rs, Terminator: The Sarah Connor Chronicles, Criminal Minds, CSI – Scena del crimine e Lie To Me. Ha 50 anni e tre film in uscita.
Il film ha ottenuto ben nove nomination all'Oscar: miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista (Michael Fassbender), migliore attrice non protagonista (Lupita Nyong'o), migliori costumi, miglior regia, miglior montaggio, miglior scenografia e miglior sceneggiatura non originale. Leggenda vuole che il bravissimo Chiwetel Ejiofor abbia tentennato fino all'ultimo e rifiutato il ruolo di protagonista perché non si sentiva all'altezza, mentre la cattivissima Sarah Paulson è stata praticamente "scelta" dalla figlia del regista, inquietata dalla registrazione del suo provino. A parte queste facezie, se 12 anni schiavo vi fosse piaciuto, recuperate anche Django Unchained, The Help, The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca, Amistad e magari lo storico sceneggiato Radici. ENJOY!!
martedì 25 febbraio 2014
Nel fantastico mondo di Oz (1985)
Oggi mi accingo a parlare di uno dei cult della mia infanzia. Anzi, forse IL cult per eccellenza. Sto parlando di Nel fantastico mondo di Oz (Return to Oz), diretto nel 1985 dal regista Walter Murch.
Trama: Dopo le sue avventure nel Regno di Oz, Dorothy Gale è tornata a casa dagli zii ma nessuno crede ai suoi racconti. Preoccupata per la salute mentale della piccola, la zia decide di ricoverarla in una clinica psichiatrica ma, durante una notte di tempesta, Dorothy scappa e si ritrova in un Regno di Oz profondamente cambiato...
Alla veneranda età di 32 anni posso dire con certezza assoluta che pochi film "infantili" sono ancora inquietanti come Nel fantastico mondo di Oz (che, se mi passate il termine, di fantastico ha davvero poco, è terrificante!!) né ne esistono altri che sono riusciti ad insediarsi così profondamente nella mia testa e nei miei ricordi. I malefici rotanti, la strega Mombi, il Re degli Gnomi sono tre figure spaventose che non smettono di mettermi i brividi, le loro parole indimenticabili come se le avessi sentite ieri (sono quasi convinta che siano passati almeno una quindicina d'anni dall'ultima volta che ho visto il film...), l'angoscia di non poter uscire da un regno pieno di pericoli come il Deserto Mortale, la sala dei trabocchetti del Re degli Gnomi o le rovine dove ballerine senza testa sono immobilizzate in una danza eterna è palpabile oggi come allora. E il tutto viene gettato in faccia al piccolo spettatore attraverso gli occhi, giganteschi, azzurri e bellissimi, di una tenerissima Fairuza Balk con vestitino, treccine e gallinella annessi, roba che ti si stringe il cuore a vederla da adulto ma, da bambino, è praticamente impossibile non identificarcisi. E così tu ti copri gli occhi, l'ansia a mille, terrorizzata all'idea che Jack Testa di Zucca muoia, che TickTock non ritorni più come prima, sentendo echeggiare nella stanza un "Doooorothyyyy Gaaaaleeeeee!!!" strillato da un mucchio di teste mozzate nelle teche, udendo il cigolìo dei Rotanti ovunque attorno a te, sbirciando attraverso le mani solo per trovarti davanti un terrificante gnomo in stop motion che sembra uscito dai tuoi peggiori incubi mentre si scioglie sbraitando "Veeleeeenooooo!!!!". Oddio, mi sono fatta trasportare. Cerchiamo di razionalizzare un attimo o passo per pazza.
Adoro Nel fantastico mondo di Oz perché è un film Disney che non sembra Disney, è la pellicola a cui avrebbe dovuto ispirarsi Raimi per il suo diludente Il grande e potente Oz, è lo schiaffo low budget e anni '80 a tutte le bambinate zeppe di effettacci CG che vengono prodotte di questi tempi. Soprattutto, lo amo per la sua modernissima ambiguità. Le bizzarre avventure vissute da Dorothy nella pellicola possono venire accettate come tali, ma possono essere tranquillamente viste anche come la reale follia di una bimba traumatizzata dal tifone che le ha portato via la casa, perché ogni elemento della realtà trova il suo corrispettivo nel mondo di Oz: l'infermiera/Mombi, il Dottore/Re degli Gnomi, la ragazzina/Ozma, i barellieri con le lettighe uniti nella figura dei Rotanti, l'apparecchio per l'elettroshock trasformato in TickTock, ogni cosa vista da Dorothy prima di fuggire dal manicomio viene riproposta ad Oz riflessa ma distorta, come se la piccola vedesse attraverso lo specchio (oggetto che viene mostrato continuamente all'interno della pellicola) della sua mente scombussolata. Più che un seguito del fortunato film della MGM, Nel fantastico mondo di Oz mi è sempre sembrato una favola nera con un lieto fine fasullo popolata non da personaggi canterini e a loro modo valorosi che desiderano quel che hanno già nel cuore (per problemi di budget lo Spaventapasseri, l'Omino di latta e il Leone codardo compaiono solo alla fine) ma da loser rabberciati alla bell'e meglio, galline petulanti ed automi che si appoggiano completamente alla spaesata protagonista, praticamente lasciata da sola a cavarsela in un mondo ostile che nemmeno le favolose scarpine di rubino riescono a rendere più gestibile o meno inquietante. Insomma, una metafora meravigliosa e terribile per la fine dell'infanzia. Forse è per questo che, in realtà, mi aveva angosciata così tanto da bambina, non tanto per gli elementi palesemente horror. E forse è per questo che, ancora oggi, Nel fantastico mondo di Oz è uno dei miei film preferiti.
Di Fairuza Balk (Dorothy) e Piper Laurie (Zia Em) ho già parlato ai rispettivi link.
Walter Murch è il regista della pellicola. Alla sua prima e unica prova “in solitaria” come regista, è stato soprattutto montatore del suono (ha vinto due Oscar, con Apocalypse Now e Il paziente inglese) e anche sceneggiatore. Ha 70 anni.
Nicol Williamson intepreta il Dr. Worley e il Re degli Gnomi. Scozzese, ha partecipato a film come Hamlet, Robin e Marian, Excalibur, La vedova nera, L'Esorcista III e Spawn. E' morto nel 2011 all'età di 75 anni.
Jean Marsh (vero nome Jean Lyndsey Torren Marsh) interpreta sia l'infermiera Wilson che Mombi. Inglese, ha partecipato a film come Cleopatra, Frenzy, Changeling, Willow e alle serie Ai confini della realtà, Love Boat, Dottor Who e La signora in giallo. Anche sceneggiatrice, ha 80 anni.
E ora un paio di curiosità. La voce originale di Jack testa di zucca è quella di Brian Henson, figlio del creatore dei Muppet, Jim Henson, mentre nei panni dell'Uomo di latta c'è l'ex Oompa Loompa Deep Roy. Non ce l'hanno fatta invece Christopher Lloyd, che avrebbe dovuto interpretare il Re degli Gnomi, e Louise Fletcher, presa in considerazione per il ruolo di Mombi. Il film non è un vero e proprio seguito de Il mago di Oz con Judy Garland (nonostante riprenda le stesse scarpette di rubino, cosa che è costata alla Disney uno sproposito in diritti da pagare alla MGM!), tuttavia si basa su due opere di L. Frank Baum ambientate sempre a Oz, Il meraviglioso paese (o regno, dipende dalle edizioni) di Oz e Ozma, regina di Oz (o Ozma di Oz, idem come sopra), dai quali riprende molti elementi. Oltre a consigliarvi di recuperare tutta l'opera cartacea, se Nel fantastico mondo di Oz vi fosse piaciuto cercate anche Il mago di Oz, Il grande e potente Oz, La storia infinita, La storia infinita 2, Chi ha paura delle streghe?, Labirynth e Alice nel Paese delle Meraviglie. ENJOY!
Trama: Dopo le sue avventure nel Regno di Oz, Dorothy Gale è tornata a casa dagli zii ma nessuno crede ai suoi racconti. Preoccupata per la salute mentale della piccola, la zia decide di ricoverarla in una clinica psichiatrica ma, durante una notte di tempesta, Dorothy scappa e si ritrova in un Regno di Oz profondamente cambiato...
Alla veneranda età di 32 anni posso dire con certezza assoluta che pochi film "infantili" sono ancora inquietanti come Nel fantastico mondo di Oz (che, se mi passate il termine, di fantastico ha davvero poco, è terrificante!!) né ne esistono altri che sono riusciti ad insediarsi così profondamente nella mia testa e nei miei ricordi. I malefici rotanti, la strega Mombi, il Re degli Gnomi sono tre figure spaventose che non smettono di mettermi i brividi, le loro parole indimenticabili come se le avessi sentite ieri (sono quasi convinta che siano passati almeno una quindicina d'anni dall'ultima volta che ho visto il film...), l'angoscia di non poter uscire da un regno pieno di pericoli come il Deserto Mortale, la sala dei trabocchetti del Re degli Gnomi o le rovine dove ballerine senza testa sono immobilizzate in una danza eterna è palpabile oggi come allora. E il tutto viene gettato in faccia al piccolo spettatore attraverso gli occhi, giganteschi, azzurri e bellissimi, di una tenerissima Fairuza Balk con vestitino, treccine e gallinella annessi, roba che ti si stringe il cuore a vederla da adulto ma, da bambino, è praticamente impossibile non identificarcisi. E così tu ti copri gli occhi, l'ansia a mille, terrorizzata all'idea che Jack Testa di Zucca muoia, che TickTock non ritorni più come prima, sentendo echeggiare nella stanza un "Doooorothyyyy Gaaaaleeeeee!!!" strillato da un mucchio di teste mozzate nelle teche, udendo il cigolìo dei Rotanti ovunque attorno a te, sbirciando attraverso le mani solo per trovarti davanti un terrificante gnomo in stop motion che sembra uscito dai tuoi peggiori incubi mentre si scioglie sbraitando "Veeleeeenooooo!!!!". Oddio, mi sono fatta trasportare. Cerchiamo di razionalizzare un attimo o passo per pazza.
Adoro Nel fantastico mondo di Oz perché è un film Disney che non sembra Disney, è la pellicola a cui avrebbe dovuto ispirarsi Raimi per il suo diludente Il grande e potente Oz, è lo schiaffo low budget e anni '80 a tutte le bambinate zeppe di effettacci CG che vengono prodotte di questi tempi. Soprattutto, lo amo per la sua modernissima ambiguità. Le bizzarre avventure vissute da Dorothy nella pellicola possono venire accettate come tali, ma possono essere tranquillamente viste anche come la reale follia di una bimba traumatizzata dal tifone che le ha portato via la casa, perché ogni elemento della realtà trova il suo corrispettivo nel mondo di Oz: l'infermiera/Mombi, il Dottore/Re degli Gnomi, la ragazzina/Ozma, i barellieri con le lettighe uniti nella figura dei Rotanti, l'apparecchio per l'elettroshock trasformato in TickTock, ogni cosa vista da Dorothy prima di fuggire dal manicomio viene riproposta ad Oz riflessa ma distorta, come se la piccola vedesse attraverso lo specchio (oggetto che viene mostrato continuamente all'interno della pellicola) della sua mente scombussolata. Più che un seguito del fortunato film della MGM, Nel fantastico mondo di Oz mi è sempre sembrato una favola nera con un lieto fine fasullo popolata non da personaggi canterini e a loro modo valorosi che desiderano quel che hanno già nel cuore (per problemi di budget lo Spaventapasseri, l'Omino di latta e il Leone codardo compaiono solo alla fine) ma da loser rabberciati alla bell'e meglio, galline petulanti ed automi che si appoggiano completamente alla spaesata protagonista, praticamente lasciata da sola a cavarsela in un mondo ostile che nemmeno le favolose scarpine di rubino riescono a rendere più gestibile o meno inquietante. Insomma, una metafora meravigliosa e terribile per la fine dell'infanzia. Forse è per questo che, in realtà, mi aveva angosciata così tanto da bambina, non tanto per gli elementi palesemente horror. E forse è per questo che, ancora oggi, Nel fantastico mondo di Oz è uno dei miei film preferiti.
Di Fairuza Balk (Dorothy) e Piper Laurie (Zia Em) ho già parlato ai rispettivi link.
Walter Murch è il regista della pellicola. Alla sua prima e unica prova “in solitaria” come regista, è stato soprattutto montatore del suono (ha vinto due Oscar, con Apocalypse Now e Il paziente inglese) e anche sceneggiatore. Ha 70 anni.
Nicol Williamson intepreta il Dr. Worley e il Re degli Gnomi. Scozzese, ha partecipato a film come Hamlet, Robin e Marian, Excalibur, La vedova nera, L'Esorcista III e Spawn. E' morto nel 2011 all'età di 75 anni.
Jean Marsh (vero nome Jean Lyndsey Torren Marsh) interpreta sia l'infermiera Wilson che Mombi. Inglese, ha partecipato a film come Cleopatra, Frenzy, Changeling, Willow e alle serie Ai confini della realtà, Love Boat, Dottor Who e La signora in giallo. Anche sceneggiatrice, ha 80 anni.
E ora un paio di curiosità. La voce originale di Jack testa di zucca è quella di Brian Henson, figlio del creatore dei Muppet, Jim Henson, mentre nei panni dell'Uomo di latta c'è l'ex Oompa Loompa Deep Roy. Non ce l'hanno fatta invece Christopher Lloyd, che avrebbe dovuto interpretare il Re degli Gnomi, e Louise Fletcher, presa in considerazione per il ruolo di Mombi. Il film non è un vero e proprio seguito de Il mago di Oz con Judy Garland (nonostante riprenda le stesse scarpette di rubino, cosa che è costata alla Disney uno sproposito in diritti da pagare alla MGM!), tuttavia si basa su due opere di L. Frank Baum ambientate sempre a Oz, Il meraviglioso paese (o regno, dipende dalle edizioni) di Oz e Ozma, regina di Oz (o Ozma di Oz, idem come sopra), dai quali riprende molti elementi. Oltre a consigliarvi di recuperare tutta l'opera cartacea, se Nel fantastico mondo di Oz vi fosse piaciuto cercate anche Il mago di Oz, Il grande e potente Oz, La storia infinita, La storia infinita 2, Chi ha paura delle streghe?, Labirynth e Alice nel Paese delle Meraviglie. ENJOY!
Harold Ramis (1944 - 2014)
E un altro pezzo della mia infanzia e della commedia USA anni '80 se n'è andato. Che tristezza incredibile.
"There's something very important I forgot to tell you."
"What?"
"Don't cross the streams."
"There's something very important I forgot to tell you."
"What?"
"Don't cross the streams."
domenica 23 febbraio 2014
Rabid - Sete di sangue (1977)
Torniamo un po' a parlare di horror serio occupandoci di Rabid - Sete di sangue (Rabid), diretto nel 1977 dal maestro David Cronenberg.
Trama: Dopo un terribile incidente stradale, Rose entra in coma e viene sottoposta a dei trapianti di pelle sperimentali. Quando la ragazza si risveglia, scopre che qualcosa in lei è cambiato e a farne le spese saranno innanzitutto i pazienti e i dottori della clinica...
Dopo il disturbante Il demone sotto la pelle, il regista e sceneggiatore David Cronenberg è tornato a parlare di una scienza "malata" che stravolge il corpo umano e conseguentemente la mente. Se nel film del 1975 gli abitanti di un condominio venivano letteralmente penetrati da tenie che li portavano a perdere ogni inibizione sessuale, con Rabid - Sete di sangue Cronenberg offre la sua personale interpretazione del vampirismo e della figura dello zombi, espandendo fin da subito l'epidemia a livello nazionale e condannando l'umanità ad un'apocalisse inarrestabile. La protagonista viene sottoposta a dei trapianti di pelle a dir poco da brivido (i tessuti vengono infatti prelevati dai cadaveri) da parte di un dottore dotato di un nome assai poco rassicurante: come accadrà in Videodrome con il dottor O'Blivion, anche Keloid ha un significato ben preciso in quanto il cheloide è, in poche parole, una cicatrice rimarginata male che deturpa il fisico e questo è ciò che succede a Rose. Il suo corpo viene stravolto, diventa non-morto come quello dei vampiri e, come loro, la ragazza è costretta a succhiare sangue e ad infettare le sue vittime, in un circolo vizioso che si alimenta della stessa morte. Non c'è nulla di "liberatorio" nella mutazione mostrata in Rabid, la pellicola è MOLTO più pessimista ed opprimente de Il demone sotto la pelle, in quanto Rose diventa schiava dei propri bisogni e della propria "sete" e le sue vittime possono solo infettare altre persone prima di morire tra atroci dolori; non assistiamo alla creazione di una società, per quanto perversa, perché alla fine c'è solo morte e desolazione.
Anche la regia di Cronenberg si fa più asciutta ed essenziale, le situazioni mostrate sono quasi ripetitive e la telecamera indugia spesso sulla figura dell'attrice Marilyn Chambers, portatrice "sana" del virus. Il regista non lesina inquadrature disturbanti che ci mostrano come la protagonista sia diventata praticamente un essere androgino: ad affiancare la sua indubitabile apparenza di donna sensuale c'è il terribile frutto dell'immorale operazione del dottor Keloid, una protuberanza appuntita che fuoriesce dal corpo di Rose (dalle ascelle? Dagli avambracci? Non ho mai capito, giuro...) ogni volta che il suo appetito viene eccitato. Cronenberg più volte si sofferma con la cinepresa su questo dettaglio raccapricciante e, fidatevi, non saprei se mi fa più senso questo "artiglio" retrattile (che, lode agli effetti speciali, sembra vero) o le tenie de Il demone sotto la pelle. Per quel che riguarda il trucco degli infetti, il make up è semplice ma efficace perché molto realistico, infatti non ci sono mutazioni evidenti, semplicemente occhi molto cerchiati e la schiuma della "rabbia" dalla bocca, così che gli zombie possano mescolarsi tranquillamente tra la folla ignara e mettere ancor più inquietudine allo spettatore. Come horror, se amate l'effettaccio splatter e l'azione ininterrotta, Rabid - Sete di sangue sarebbe assolutamente da evitare ma se, come me, preferite l'atmosfera vintage, il contenuto e la lenta tortura derivata da un terribile senso di disastro incombente combinato a pochi ma efficaci dettagli raccapriccianti, allora avete trovato il film che fa per voi!
Di David Cronenberg, regista e sceneggiatore della pellicola, ho già parlato qui.
L'attrice Marilyn Chambers, che interpreta Rose, è stata una famosa attrice porno, conosciuta soprattutto per aver partecipato a Dietro la porta verde che, pare, sia stato il primo, per l'epoca scioccante, film a luci rosse interraziale; per il ruolo, Cronenberg avrebbe voluto Sissy Spacek ma alla fine il produttore Ivan Reitman ha messo il veto. L'attore Joe Silver, che interpreta Murray Cypher, aveva invece partecipato ad un altro film di Cronenberg, Il demone sotto la pelle che, se Rabid - Sete di sangue vi fosse piaciuto, vi consiglierei di recuperare assieme a The Addiction, Brain Damage - La maledizione di Elmer e Brood - La covata malefica. ENJOY!
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Trama: Dopo un terribile incidente stradale, Rose entra in coma e viene sottoposta a dei trapianti di pelle sperimentali. Quando la ragazza si risveglia, scopre che qualcosa in lei è cambiato e a farne le spese saranno innanzitutto i pazienti e i dottori della clinica...
Dopo il disturbante Il demone sotto la pelle, il regista e sceneggiatore David Cronenberg è tornato a parlare di una scienza "malata" che stravolge il corpo umano e conseguentemente la mente. Se nel film del 1975 gli abitanti di un condominio venivano letteralmente penetrati da tenie che li portavano a perdere ogni inibizione sessuale, con Rabid - Sete di sangue Cronenberg offre la sua personale interpretazione del vampirismo e della figura dello zombi, espandendo fin da subito l'epidemia a livello nazionale e condannando l'umanità ad un'apocalisse inarrestabile. La protagonista viene sottoposta a dei trapianti di pelle a dir poco da brivido (i tessuti vengono infatti prelevati dai cadaveri) da parte di un dottore dotato di un nome assai poco rassicurante: come accadrà in Videodrome con il dottor O'Blivion, anche Keloid ha un significato ben preciso in quanto il cheloide è, in poche parole, una cicatrice rimarginata male che deturpa il fisico e questo è ciò che succede a Rose. Il suo corpo viene stravolto, diventa non-morto come quello dei vampiri e, come loro, la ragazza è costretta a succhiare sangue e ad infettare le sue vittime, in un circolo vizioso che si alimenta della stessa morte. Non c'è nulla di "liberatorio" nella mutazione mostrata in Rabid, la pellicola è MOLTO più pessimista ed opprimente de Il demone sotto la pelle, in quanto Rose diventa schiava dei propri bisogni e della propria "sete" e le sue vittime possono solo infettare altre persone prima di morire tra atroci dolori; non assistiamo alla creazione di una società, per quanto perversa, perché alla fine c'è solo morte e desolazione.
Anche la regia di Cronenberg si fa più asciutta ed essenziale, le situazioni mostrate sono quasi ripetitive e la telecamera indugia spesso sulla figura dell'attrice Marilyn Chambers, portatrice "sana" del virus. Il regista non lesina inquadrature disturbanti che ci mostrano come la protagonista sia diventata praticamente un essere androgino: ad affiancare la sua indubitabile apparenza di donna sensuale c'è il terribile frutto dell'immorale operazione del dottor Keloid, una protuberanza appuntita che fuoriesce dal corpo di Rose (dalle ascelle? Dagli avambracci? Non ho mai capito, giuro...) ogni volta che il suo appetito viene eccitato. Cronenberg più volte si sofferma con la cinepresa su questo dettaglio raccapricciante e, fidatevi, non saprei se mi fa più senso questo "artiglio" retrattile (che, lode agli effetti speciali, sembra vero) o le tenie de Il demone sotto la pelle. Per quel che riguarda il trucco degli infetti, il make up è semplice ma efficace perché molto realistico, infatti non ci sono mutazioni evidenti, semplicemente occhi molto cerchiati e la schiuma della "rabbia" dalla bocca, così che gli zombie possano mescolarsi tranquillamente tra la folla ignara e mettere ancor più inquietudine allo spettatore. Come horror, se amate l'effettaccio splatter e l'azione ininterrotta, Rabid - Sete di sangue sarebbe assolutamente da evitare ma se, come me, preferite l'atmosfera vintage, il contenuto e la lenta tortura derivata da un terribile senso di disastro incombente combinato a pochi ma efficaci dettagli raccapriccianti, allora avete trovato il film che fa per voi!
Mi fa senso. TANTO senso. |
L'attrice Marilyn Chambers, che interpreta Rose, è stata una famosa attrice porno, conosciuta soprattutto per aver partecipato a Dietro la porta verde che, pare, sia stato il primo, per l'epoca scioccante, film a luci rosse interraziale; per il ruolo, Cronenberg avrebbe voluto Sissy Spacek ma alla fine il produttore Ivan Reitman ha messo il veto. L'attore Joe Silver, che interpreta Murray Cypher, aveva invece partecipato ad un altro film di Cronenberg, Il demone sotto la pelle che, se Rabid - Sete di sangue vi fosse piaciuto, vi consiglierei di recuperare assieme a The Addiction, Brain Damage - La maledizione di Elmer e Brood - La covata malefica. ENJOY!
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venerdì 21 febbraio 2014
Monuments Men (2014)
Mercoledì sera sono andata a vedere Monuments Men (The Monuments Men), diretto e sceneggiato da George Clooney a partire dal libro The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History di Robert M. Edsel.
Trama: sul finire della seconda guerra mondiale un plotone di critici d’arte, architetti, restauratori ecc. si riunisce col nome di Monuments Men per recuperare le opere rubate dai nazisti ed impedire che, al momento della disfatta, quelle già trafugate vengano distrutte…
Dopo aver letto critiche tra il tiepido e il disgustato, mi sono accinta alla visione di Monuments Men a dir poco prevenuta, nonostante la presenza di due beniamini come Bill Murray e John Goodman. Alla fine non è andata male come temevo ma è indubbio che in Monuments Men qualcosa non abbia girato per il verso giusto e me ne sono accorta persino io che il libro di Edsel non l’ho mai letto (ma ho intenzione di farlo). Sulla carta, la storia vera di questi “eroi dell’arte” non è affascinante, di più: immaginatevi un gruppo di esperti che si sono giustamente incaponiti per salvare quanto di più prezioso abbia prodotto l’ingegno umano nel corso dei secoli, quelle opere che dovrebbero renderci orgogliosi e che, senza troppi giri di parole, assieme alle meraviglie della natura possono farci arrivare persino a credere nei miracoli ed elevarci dalle brutture della vita. Immaginatevi non tanto la piccineria di un ometto che voleva queste opere tutte per sé in un museo personale ma l’orrore derivante dalla scellerata decisione di DISTRUGGERE questi inestimabili tesori, patrimonio dell’umanità intera, nel caso l’ometto in questione avesse perso la guerra. La missione dei Monuments Men, lo capirebbe anche un bambino, è giusta, importante e legittima quanto quella di qualsiasi altro soldato, perché a che servirebbe la pace senza la bellezza e la cultura? Il problema però è che, come ha detto meglio di me Andrea Lupia nel suo articolo , sembra quasi che Clooney si scusi di continuo con lo spettatore medio per aver scelto di raccontare la storia di questi eroi poco convenzionali e che cerchi di giustificare la loro esistenza e ogni loro azione attraverso dialoghi, voci fuori campo, postille, lettere strappalacrime e quant'altro. Questi spiegoni giustificativi non solo rallentano mortalmente la prima parte della pellicola, ma dopo un po' suonano forzati e fastidiosi. Ma non è questo l'unico problema del film.
Come già accadeva nel più surreale L'uomo che fissava le capre, non a caso diretto dal produttore e co-sceneggiatore di Monuments Men, Grant Heslov, la pellicola non sa se essere seria o faceta e stenta a trovare un equilibrio tra la sua natura di storia vera e le esigenze di spettacolo. Alcuni momenti sono sinceramente emozionanti, come la sequenza in cui Bill Murray (il più bravo assieme a John Goodman e un inaspettato Bob Balaban) piange nella doccia o le terribili scene in cui i nazisti bruciano alcune tra le più belle opere d'arte esistenti, altri sono ironici al punto giusto, si veda la cena a lume di candela tra Damon e la Blanchett o l'incontro di Murray e Balaban con il giovane soldato tedesco, ma altre cose sono al limite del WTF. Nella fattispecie non capisco perché mai i francesi debbano sempre venire dipinti come dei poveri cretini sentimentali che vivono in un mondo tutto loro: va bene l'inesperienza del plotone, ma non puoi in mezzo alla guerra soffermarti ad ammirare la natura o imitare Chaplin quando ti stanno spianando dei mitra contro! E ci sarebbero tanti altri momenti in cui la simpatica guasconeria o il fine umorismo si trasformano in attentati contro l'intelligenza dello spettatore. A parte questo, comunque, gli attori sono tutti in gran forma e Clooney ci mette del suo, come regista, a non privare splendidi edifici e ancor più meravigliose opere d'arte (per quanto ricostruite) del loro naturale fascino: diciamo che, per quel che riguarda la scenografia, Monuments Men è talmente ben curato che varrebbe la pena vederlo anche solo per questo. Non sarà il film dell'anno, anzi, è stato sicuramente un po' deludente, ma racconta un importante pezzo di storia poco conosciuta... e se vi farà venire la curiosità, com'è successo a me, di leggere il libro da cui è stato tratto, tanto meglio!
Di George Clooney, regista, sceneggiatore della pellicola e interprete di Frank Stokes, ho già parlato qui. Di Matt Damon (James Granger), Bill Murray (Richard Campbell), Cate Blanchett (Claire Simone), John Goodman (Walter Garfield), Jean Dujardin (Jean Claude Clermont), Bob Balaban (Preston Savitz) e Grant Heslov (il dottore) ho già parlato invece ai rispettivi link.
Hugh Bonneville (vero nome Hugh Richard Bonneville Williams) interpreta Donald Jeffries. Inglese, ha partecipato a film come Frankenstein di Mary Shelley, Il domani non muore mai, Notting Hill, Ladri di cadaveri – Burke & Hare e alle serie Doctor Who e Downtown Abbey. Ha 51 anni e due film in uscita.
Nei panni del vecchio Stokes compare nientemeno che Nick Clooney, padre di George. Al posto di Matt Damon, invece, avrebbe dovuto esserci Daniel Craig, che però ha rinunciato per impegni pregressi. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Il treno e, ovviamente, Inglorious Basterds! ENJOY!
Trama: sul finire della seconda guerra mondiale un plotone di critici d’arte, architetti, restauratori ecc. si riunisce col nome di Monuments Men per recuperare le opere rubate dai nazisti ed impedire che, al momento della disfatta, quelle già trafugate vengano distrutte…
Dopo aver letto critiche tra il tiepido e il disgustato, mi sono accinta alla visione di Monuments Men a dir poco prevenuta, nonostante la presenza di due beniamini come Bill Murray e John Goodman. Alla fine non è andata male come temevo ma è indubbio che in Monuments Men qualcosa non abbia girato per il verso giusto e me ne sono accorta persino io che il libro di Edsel non l’ho mai letto (ma ho intenzione di farlo). Sulla carta, la storia vera di questi “eroi dell’arte” non è affascinante, di più: immaginatevi un gruppo di esperti che si sono giustamente incaponiti per salvare quanto di più prezioso abbia prodotto l’ingegno umano nel corso dei secoli, quelle opere che dovrebbero renderci orgogliosi e che, senza troppi giri di parole, assieme alle meraviglie della natura possono farci arrivare persino a credere nei miracoli ed elevarci dalle brutture della vita. Immaginatevi non tanto la piccineria di un ometto che voleva queste opere tutte per sé in un museo personale ma l’orrore derivante dalla scellerata decisione di DISTRUGGERE questi inestimabili tesori, patrimonio dell’umanità intera, nel caso l’ometto in questione avesse perso la guerra. La missione dei Monuments Men, lo capirebbe anche un bambino, è giusta, importante e legittima quanto quella di qualsiasi altro soldato, perché a che servirebbe la pace senza la bellezza e la cultura? Il problema però è che, come ha detto meglio di me Andrea Lupia nel suo articolo , sembra quasi che Clooney si scusi di continuo con lo spettatore medio per aver scelto di raccontare la storia di questi eroi poco convenzionali e che cerchi di giustificare la loro esistenza e ogni loro azione attraverso dialoghi, voci fuori campo, postille, lettere strappalacrime e quant'altro. Questi spiegoni giustificativi non solo rallentano mortalmente la prima parte della pellicola, ma dopo un po' suonano forzati e fastidiosi. Ma non è questo l'unico problema del film.
Come già accadeva nel più surreale L'uomo che fissava le capre, non a caso diretto dal produttore e co-sceneggiatore di Monuments Men, Grant Heslov, la pellicola non sa se essere seria o faceta e stenta a trovare un equilibrio tra la sua natura di storia vera e le esigenze di spettacolo. Alcuni momenti sono sinceramente emozionanti, come la sequenza in cui Bill Murray (il più bravo assieme a John Goodman e un inaspettato Bob Balaban) piange nella doccia o le terribili scene in cui i nazisti bruciano alcune tra le più belle opere d'arte esistenti, altri sono ironici al punto giusto, si veda la cena a lume di candela tra Damon e la Blanchett o l'incontro di Murray e Balaban con il giovane soldato tedesco, ma altre cose sono al limite del WTF. Nella fattispecie non capisco perché mai i francesi debbano sempre venire dipinti come dei poveri cretini sentimentali che vivono in un mondo tutto loro: va bene l'inesperienza del plotone, ma non puoi in mezzo alla guerra soffermarti ad ammirare la natura o imitare Chaplin quando ti stanno spianando dei mitra contro! E ci sarebbero tanti altri momenti in cui la simpatica guasconeria o il fine umorismo si trasformano in attentati contro l'intelligenza dello spettatore. A parte questo, comunque, gli attori sono tutti in gran forma e Clooney ci mette del suo, come regista, a non privare splendidi edifici e ancor più meravigliose opere d'arte (per quanto ricostruite) del loro naturale fascino: diciamo che, per quel che riguarda la scenografia, Monuments Men è talmente ben curato che varrebbe la pena vederlo anche solo per questo. Non sarà il film dell'anno, anzi, è stato sicuramente un po' deludente, ma racconta un importante pezzo di storia poco conosciuta... e se vi farà venire la curiosità, com'è successo a me, di leggere il libro da cui è stato tratto, tanto meglio!
Di George Clooney, regista, sceneggiatore della pellicola e interprete di Frank Stokes, ho già parlato qui. Di Matt Damon (James Granger), Bill Murray (Richard Campbell), Cate Blanchett (Claire Simone), John Goodman (Walter Garfield), Jean Dujardin (Jean Claude Clermont), Bob Balaban (Preston Savitz) e Grant Heslov (il dottore) ho già parlato invece ai rispettivi link.
Hugh Bonneville (vero nome Hugh Richard Bonneville Williams) interpreta Donald Jeffries. Inglese, ha partecipato a film come Frankenstein di Mary Shelley, Il domani non muore mai, Notting Hill, Ladri di cadaveri – Burke & Hare e alle serie Doctor Who e Downtown Abbey. Ha 51 anni e due film in uscita.
Nei panni del vecchio Stokes compare nientemeno che Nick Clooney, padre di George. Al posto di Matt Damon, invece, avrebbe dovuto esserci Daniel Craig, che però ha rinunciato per impegni pregressi. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Il treno e, ovviamente, Inglorious Basterds! ENJOY!
giovedì 20 febbraio 2014
(Gio)WE, Bolla! del 20/2/2014
Buon giovedì a tutti! Questa settimana nell'amena città di Savona potete assistere ad un clamoroso autogol messo in atto dal Multisala, a cui va bene giusto il fatto che ci siano in circolazione altre uscite più mainstream ma comunque gradevoli... ENJOY!
Lego Movie
Reazione a caldo: Oddei!
Bolla, rifletti!: Il sogno bagnato nerd della settimana. Sinceramente, sarei curiosa di vedere cos'hanno tirato fuori da questo pilastro dell'infanzia del 60% dei bambini terrestri, ma non mi scapicollerò per andarlo a vedere.
Lone Survivor
Reazione a caldo: Noia.
Bolla, rifletti!: Diciamo che dopo Zero Dark Thirty ho capito che questo genere di film che trattano operazioni militari recenti non fa per me. Se a voi piacciono, però, pare che il film in questione non grondi solo patriottismo ma sia anche scritto, diretto e recitato molto bene. A prescindere, io sicuramente passerò!
Saving Mr Banks
Reazione a caldo: Eccolo!!!
Bolla, rifletti!: Lo aspettavo con ansia, come già preannunciato QUI. Nel frattempo l'hype è aumentato tantissimo, così come la curiosità di vedere come avranno realizzato questo "dietro le quinte" di uno dei capisaldi Disneyani per eccellenza!
Pompei
Reazione a caldo: Please.
Bolla, rifletti!: L'ennesima versione tamarra di un pezzo di storia non USA. Così almeno poi i ragazzini aMMeregani si faranno chissà quali flash sui manzi dell'epoca, verranno a scoprire posti esotici come Pompei e l'Italia non sarà più solo pizza, spaghetti e mandolino, ma anche vulcano. Che béllo.
Ed ecco come il cinema d'élite, spernacchiando allegramente il multisala, si accaparra L'uscita della settimana e forse dell'anno!
12 anni schiavo
Reazione a caldo: E porc....
Bolla, rifletti!: IL film della settimana relegato al cinema d'élite, ma com'è possibile??? Certe volte credo che i responsabili del multisala non siano esseri umani ma scimmie urlatrici. Vabbé, dell'ultima pellicola di Steve McQueen hanno detto tutti meraviglie, è candidato a nove premi Oscar e dev'essere talmente crudo e doloroso che potrei anche evitare di vederlo... oppure accettare di passare i prossimi mesi a piangere come un vitello vergognandomi di essere bianca. Credo che, o di riffa o di raffa, sceglierò la seconda opzione.
Lego Movie
Reazione a caldo: Oddei!
Bolla, rifletti!: Il sogno bagnato nerd della settimana. Sinceramente, sarei curiosa di vedere cos'hanno tirato fuori da questo pilastro dell'infanzia del 60% dei bambini terrestri, ma non mi scapicollerò per andarlo a vedere.
Lone Survivor
Reazione a caldo: Noia.
Bolla, rifletti!: Diciamo che dopo Zero Dark Thirty ho capito che questo genere di film che trattano operazioni militari recenti non fa per me. Se a voi piacciono, però, pare che il film in questione non grondi solo patriottismo ma sia anche scritto, diretto e recitato molto bene. A prescindere, io sicuramente passerò!
Saving Mr Banks
Reazione a caldo: Eccolo!!!
Bolla, rifletti!: Lo aspettavo con ansia, come già preannunciato QUI. Nel frattempo l'hype è aumentato tantissimo, così come la curiosità di vedere come avranno realizzato questo "dietro le quinte" di uno dei capisaldi Disneyani per eccellenza!
Pompei
Reazione a caldo: Please.
Bolla, rifletti!: L'ennesima versione tamarra di un pezzo di storia non USA. Così almeno poi i ragazzini aMMeregani si faranno chissà quali flash sui manzi dell'epoca, verranno a scoprire posti esotici come Pompei e l'Italia non sarà più solo pizza, spaghetti e mandolino, ma anche vulcano. Che béllo.
Ed ecco come il cinema d'élite, spernacchiando allegramente il multisala, si accaparra L'uscita della settimana e forse dell'anno!
12 anni schiavo
Reazione a caldo: E porc....
Bolla, rifletti!: IL film della settimana relegato al cinema d'élite, ma com'è possibile??? Certe volte credo che i responsabili del multisala non siano esseri umani ma scimmie urlatrici. Vabbé, dell'ultima pellicola di Steve McQueen hanno detto tutti meraviglie, è candidato a nove premi Oscar e dev'essere talmente crudo e doloroso che potrei anche evitare di vederlo... oppure accettare di passare i prossimi mesi a piangere come un vitello vergognandomi di essere bianca. Credo che, o di riffa o di raffa, sceglierò la seconda opzione.
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mercoledì 19 febbraio 2014
Philip Seymour Hoffman Day: Boogie Nights - L'altra Hollywood (1997)
Il 2 febbraio di quest'anno è stato un giorno funesto per tutti i cinefili perché se n'è andato uno dei più grandi attori dei nostri tempi, Philip Seymour Hoffman. Per celebrare come si conviene il giovane attore (nonostante le apparenze aveva solo 46 anni), il solito gruppetto di Blogger di cui faccio parte ha deciso di dedicare una giornata a chi, in così breve tempo, è riuscito ad entrare nei cuori di gran parte degli amanti del Cinema. Il film che ho scelto per l'occasione è Boogie Nights - L'altra Hollywood (Boogie Nights), diretto nel 1997 da Paul Thomas Anderson.
Trama: Eddie Adams è un giovane cameriere di night club che, un giorno, viene notato dal regista di film porno Jack Horner. Eddie prende così il nome d'arte di Dirk Diggler e diventa una star, ma il tempo passa e comincia l'inevitabile declino...
Ammetto di avere scelto un film in cui il povero Philip Seymour Hoffman si vede davvero poco ma è stato anche il primo ad avermi fatto notare questo meraviglioso attore che, giusto un paio di anni dopo e sempre con Anderson, avrebbe dato prova di essere molto più di un semplice caratterista ciccione sullo sfondo. A 30 anni Hoffman incarnava comunque il lato "innocente" e "puro" dell'industria del porno e racchiudeva in sé buona parte dell'aria familiare che il regista aveva cercato di ricreare in Boogie Nights. Scottie J., il personaggio interpretato dall'attore, è il gay un po' ritardato che la troupe del regista Horner si porta dietro a mo' di mascotte e che, rimanendo sempre in ombra ma costantemente presente, arriva ad innamorarsi del protagonista e a stargli disperatamente accanto, pur senza riuscire ad aiutarlo, anche nei momenti peggiori della sua esistenza. Outsider tra gli outsider (probabilmente anche nell'industria del porno essere palesemente gay era tabù a fine anni '70), è una figura a suo modo tragica che rimane impressa non solo per il terribile modo di vestire, ma sopratutto per la debolezza tutta umana con cui tiene nascosti i suoi sentimenti fino a farli esplodere nel peggiore dei modi; mentre tutti si divertono a Capodanno, il poveraccio gioca le sue carte, o almeno ci prova, e finisce per rimanere da solo a piangere in una delle scene più tristi e meno grottesche dell'intera pellicola.
Il film in sé invece è un trionfo di ironica e graffiante sceneggiatura impreziosito da una colonna sonora della Madonna, popolato da personaggi indimenticabili, assurdi ed emblematici di un'epoca molto più ingenua, dove le perversioni e i vizi venivano vissuti in maniera anche troppo giocosa, nel pieno rispetto dello spirito americano (secondo cui CHIUNQUE nasce con qualcosa che lo rende speciale, come successo a Dirk Diggler), e dove la squallida realtà veniva nascosta sotto tonnellate di glamour, soldi e droga. Il regista Jack Horner viene rappresentato come un benevolo papà che salva i ragazzi dalla strada e li rende non solo pornostar ma anche parte di una grande famiglia composta da madri, sorelle e fratelli che all'occasione diventano anche amanti; da buon patriarca, Horner incoraggia i suoi "bambini" e cerca di preservarli dalle brutture della vita reale instillando nelle loro menti dei valori distorti ma in qualche modo positivi, purtroppo però talvolta i due mondi vengono in contatto creando deflagranti cortocircuiti (emblematica la sequenza che vede coinvolto un grandissimo William H. Macy). Il passaggio dai gloriosi '70 agli anni '80 dello yuppismo e del profitto a tutti i costi divide il film in due parti ben distinte, una più allegra e movimentata e una seconda più cupa e drammatica, dove i protagonisti vedono crollare miseramente il loro modo di vivere ormai anacronistico. Gli interpreti sono semplicemente perfetti e, tra tutti, spiccano un'indimenticabile Heather Graham perennemente sui pattini e un Burt Reynolds incredibile nei panni del vecchio e scafatissimo regista porno, mentre il finale con Mark Whalberg dotato di "protuberanza" è ancora oggi scioccante.
Dopo tanti anni dalla prima visione, però, ho trovato Boogie Nights sempre geniale ma un po' discontinuo, troppo lungo e sfilacciato. Il declino di Dirk Diggler e il contemporaneo degrado dell'industria del porno, asservita al mercato dei video amatoriali e sempre più squallida ed impersonale col passare degli anni, è coerente ed interessante nella prima parte della pellicola ma si perde sul finale; se da un lato la sequenza che segna la definitiva caduta di Horner e Rollergirl con lo squallido reality on the road è densa di significato ed importante, quella che vede coinvolti Dirk e soci in casa del ricco spacciatore sembra messa quasi lì per caso, giusto per fornire al protagonista un valido motivo (non fossero bastate le percosse e la mancanza di soldi) per tornare all'ovile e rimettersi in carreggiata. A parte questo, sono comunque stata contentissima di rivedere Boogie Nights e di reimmergermi nel folle mondo omaggiato da Paul Thomas Anderson, fosse anche solo per godere degli incredibili costumi vintage che arricchiscono ogni istante della pellicola... e per rivedere sullo schermo l'indimenticabile Philip Seymour Hoffman, la cui perdita è ancora troppo viva e fresca per non fare ancora male. Se non avete mai avuto modo di guardare Boogie Nights, questo è il periodo migliore per farlo! Intanto recuperate anche questi due film recensiti sul Bollalmanacco:
I Love Radio Rock (2009), l'indimenticabile Conte.
The Master (2012), il carismatico ed ambiguo Lancaster Dodd.
e non dimenticate gli omaggi degli altri Blogger:
In Central Perk
White Russian
Viaggiando Meno
Non c'è Paragone
Cinquecento Film Insieme
Pensieri Cannibali
Montecristo
Director's Cult
50/50
Scrivenny 2.0
Combinazione Casuale
martedì 18 febbraio 2014
Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe (2013)
Qualche sera fa mi sono messa a guardare, senza troppa convinzione, Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe (Hansel and Gretel: Witch Hunters), diretto nel 2013 dal regista Tommy Wirkola. Well, suprise, surprise...
Trama: dopo essere stati abbandonati nel bosco e avere ucciso la strega che abitava nella storica casetta di marzapane, Hansel e Gretel crescono per diventare veri e propri cacciatori di streghe. Un giorno, la loro caccia li conduce ad un villaggio dove i bambini scompaiono misteriosamente...
Sto impazzendo, mi sa. Mi preparavo a stroncare un'epica belinata e invece questo Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, pur con tutti i suoi difetti, mi ha divertita un sacco e ho dovuto anche chinare il capo davanti a un paio di trovate gustosamente sanguinose! La cosa che lo ha salvato da eventuali critiche troppo impietose è che, innanzitutto, la regia non è fracassona e baracconesca come mi sarei aspettata (una "roba" tipo I Tre Moschettieri di Anderson o, peggio, tipo La leggenda del cacciatore di vampiri) ma tiene il ritmo del racconto ed asseconda le tamarreidi dei personaggi senza spaccare in due il cranio del povero spettatore o fargli scoppiare gli occhi come due acini d'uva. Un'altra cosa che mi ha spiazzata e che ho molto apprezzato è la natura ambigua del film. Superficialmente è una supercazzola più vicina all'action fantasy che all'horror e, indubbiamente, strappa grasse risate e non mette paura o inquietudine nemmeno per un secondo... tuttavia spesso e volentieri le scene vengono contaminate da dosi di gore perlomeno inusuali per il genere, il tasso di violenza è altissimo e un paio di sequenze lasciano intendere antefatti o conseguenze particolarmente spiacevoli, decisamente inadatte all'atmosfera che caratterizza il resto della pellicola. Questo guazzabuglio, assieme alla trama sicuramente banale ma comunque frizzante, contribuisce a divertire lo spettatore poco esigente o desideroso di un po' di sano e semplice entertainment per tutta la durata del film.
Per quel che riguarda la caratterizzazione dei due fratellini cacciatori, è simpatica l'idea di presentare una Gretel bellissima ma gretta e mascolina al punto da riuscire a trovarsi solo con un troll e un Hansel burbero, impacciato... e diabetico! La cosa sembra stupida ma mi ha fatto riflettere su come il folle Tommy Wirkola abbia trasformato la favola originale di Hansel e Gretel in qualcosa di totalmente non convenzionale ma anche, in qualche modo, coerente e neppure troppo campato in aria. Certo, le banalità non mancano e nemmeno i personaggi tagliati con l'accetta (nel senso metaforico del termine ma non solo...), le streghe e lo sceriffo in primis, ma considerata la natura di prodotto di intrattenimento sono difetti accettabili e sui quali è facile sorvolare col cervello staccato. Gli attori portano a casa la pagnotta senza metterci troppo impegno e senza distaccarsi dai cliché in cui si sono impantanati nel corso degli anni (Famke Janssen è la solita fatalona pericolosa mentre Peter Stormare il solito villain dalla morale infima) ma anche loro hanno l'aria di essersi divertiti parecchio, quindi sembra quasi di respirare un'aria di totale relax. Il trucco delle streghe non è particolarmente esaltante, sembra più adatto ad una serie televisiva che ad un film e, sinceramente, non ho idea di come le armi di Hansel e Gretel o le varie scene d'azione siano state rese col 3D cinematografico, ma per quel che riguarda gli effetti speciali non mi è sembrato che la CG fosse invadente come spesso accade. Insomma, Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe non è nulla di trascendentale ma funziona, stranamente. Un'occhiata disimpegnata gliela darei!
Di Jeremy Renner (Hansel), Famke Janssen (Muriel), Derek Mears (Edward) e Peter Stormare (Sceriffo Berringer) ho già parlato ai rispettivi link.
Tommy Wirkola è il regista e sceneggiatore della pellicola. Norvegese, ha diretto film come Dead Snow e il suo seguito. Anche attore e produttore, ha 34 anni e un film in uscita.
Gemma Arterton interpreta Gretel. Inglese, ha partecipato a film come Rocknrolla, Quantum of Solace, I Love Radio Rock, Scontro fra Titani, Prince of Persia – Le sabbie del tempo e Byzantium. Ha 27 anni e tre film in uscita.
La stunt tarantiniana Zoe Bell compare durante il sabba come una delle streghe mentre il regista Tommy Wirkola fa una comparsata come uno degli assistenti dello sceriffo. Tra le “scartate” per il ruolo di Gretel figurano invece attrici del calibro di Diane Kruger, Eva Green e Noomi Rapace. Come si evince dal finale aperto, Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe ha da qualche tempo il sequel in produzione ma, per ora, non si conoscono né il regista né gli eventuali interpreti. Nell’attesa, sappiate che potete recuperare un’extended version della pellicola un bel po’ più esplicita e sanguinolenta e, se Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe vi fosse piaciuto, potete sempre guardare I fratelli Grimm e l’incantevole strega e magari, perché no, L’armata delle tenebre. ENJOY!
Trama: dopo essere stati abbandonati nel bosco e avere ucciso la strega che abitava nella storica casetta di marzapane, Hansel e Gretel crescono per diventare veri e propri cacciatori di streghe. Un giorno, la loro caccia li conduce ad un villaggio dove i bambini scompaiono misteriosamente...
Sto impazzendo, mi sa. Mi preparavo a stroncare un'epica belinata e invece questo Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, pur con tutti i suoi difetti, mi ha divertita un sacco e ho dovuto anche chinare il capo davanti a un paio di trovate gustosamente sanguinose! La cosa che lo ha salvato da eventuali critiche troppo impietose è che, innanzitutto, la regia non è fracassona e baracconesca come mi sarei aspettata (una "roba" tipo I Tre Moschettieri di Anderson o, peggio, tipo La leggenda del cacciatore di vampiri) ma tiene il ritmo del racconto ed asseconda le tamarreidi dei personaggi senza spaccare in due il cranio del povero spettatore o fargli scoppiare gli occhi come due acini d'uva. Un'altra cosa che mi ha spiazzata e che ho molto apprezzato è la natura ambigua del film. Superficialmente è una supercazzola più vicina all'action fantasy che all'horror e, indubbiamente, strappa grasse risate e non mette paura o inquietudine nemmeno per un secondo... tuttavia spesso e volentieri le scene vengono contaminate da dosi di gore perlomeno inusuali per il genere, il tasso di violenza è altissimo e un paio di sequenze lasciano intendere antefatti o conseguenze particolarmente spiacevoli, decisamente inadatte all'atmosfera che caratterizza il resto della pellicola. Questo guazzabuglio, assieme alla trama sicuramente banale ma comunque frizzante, contribuisce a divertire lo spettatore poco esigente o desideroso di un po' di sano e semplice entertainment per tutta la durata del film.
Per quel che riguarda la caratterizzazione dei due fratellini cacciatori, è simpatica l'idea di presentare una Gretel bellissima ma gretta e mascolina al punto da riuscire a trovarsi solo con un troll e un Hansel burbero, impacciato... e diabetico! La cosa sembra stupida ma mi ha fatto riflettere su come il folle Tommy Wirkola abbia trasformato la favola originale di Hansel e Gretel in qualcosa di totalmente non convenzionale ma anche, in qualche modo, coerente e neppure troppo campato in aria. Certo, le banalità non mancano e nemmeno i personaggi tagliati con l'accetta (nel senso metaforico del termine ma non solo...), le streghe e lo sceriffo in primis, ma considerata la natura di prodotto di intrattenimento sono difetti accettabili e sui quali è facile sorvolare col cervello staccato. Gli attori portano a casa la pagnotta senza metterci troppo impegno e senza distaccarsi dai cliché in cui si sono impantanati nel corso degli anni (Famke Janssen è la solita fatalona pericolosa mentre Peter Stormare il solito villain dalla morale infima) ma anche loro hanno l'aria di essersi divertiti parecchio, quindi sembra quasi di respirare un'aria di totale relax. Il trucco delle streghe non è particolarmente esaltante, sembra più adatto ad una serie televisiva che ad un film e, sinceramente, non ho idea di come le armi di Hansel e Gretel o le varie scene d'azione siano state rese col 3D cinematografico, ma per quel che riguarda gli effetti speciali non mi è sembrato che la CG fosse invadente come spesso accade. Insomma, Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe non è nulla di trascendentale ma funziona, stranamente. Un'occhiata disimpegnata gliela darei!
Di Jeremy Renner (Hansel), Famke Janssen (Muriel), Derek Mears (Edward) e Peter Stormare (Sceriffo Berringer) ho già parlato ai rispettivi link.
Tommy Wirkola è il regista e sceneggiatore della pellicola. Norvegese, ha diretto film come Dead Snow e il suo seguito. Anche attore e produttore, ha 34 anni e un film in uscita.
Gemma Arterton interpreta Gretel. Inglese, ha partecipato a film come Rocknrolla, Quantum of Solace, I Love Radio Rock, Scontro fra Titani, Prince of Persia – Le sabbie del tempo e Byzantium. Ha 27 anni e tre film in uscita.
La stunt tarantiniana Zoe Bell compare durante il sabba come una delle streghe mentre il regista Tommy Wirkola fa una comparsata come uno degli assistenti dello sceriffo. Tra le “scartate” per il ruolo di Gretel figurano invece attrici del calibro di Diane Kruger, Eva Green e Noomi Rapace. Come si evince dal finale aperto, Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe ha da qualche tempo il sequel in produzione ma, per ora, non si conoscono né il regista né gli eventuali interpreti. Nell’attesa, sappiate che potete recuperare un’extended version della pellicola un bel po’ più esplicita e sanguinolenta e, se Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe vi fosse piaciuto, potete sempre guardare I fratelli Grimm e l’incantevole strega e magari, perché no, L’armata delle tenebre. ENJOY!
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