venerdì 31 maggio 2013

Clint Eastwood Day: Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997)


A distanza di pochi giorni dall'Helena Bonham Carter Day eccomi a festeggiare, in questo mese zeppo di nascite importanti, nientemeno che il Texano dagli occhi di ghiaccio, alias Clint Eastwood, che oggi compie ben 83 anni. Ci sarebbero molti modi di celebrare quest'uomo tutto d'un pezzo, nato come attore di western conosciutissimi: io ho scelto di celebrarlo attraverso l'attività in cui più si è distinto in questi ultimi anni, quella di regista, che gli ha fruttato già due Oscar (per Gli spietati e Million Dollar Baby) e innumerevoli nomination. Mezzanotte nel giardino del bene e del male (Midnight in the Garden of Good and Evil), da lui diretto nel 1997, non ha mai portato a casa premi importanti, ma si è trovato un posto saldo tra i miei film preferiti.



Trama: nella pittoresca cittadina di Savannah, il famoso ed esclusivo party natalizio del milionario Jim Williams finisce con l'omicidio del suo giovane amante Billy. Un giornalista di New York, chiamato a scrivere un articolo sulla festa, si trova così costretto a scagionare l'eccentrico collezionista di oggetti d'arte...

 
Cominciando a scrivere la recensione di Mezzanotte nel giardino del bene e del male mi sono accorta che non è facile parlare del lavoro di un regista, soprattutto quando il film in questione ha un impianto classico che più classico non si può. Ma forse è proprio questo che mi piace di Clint Eastwood, il suo modo di prendere le storie e raccontarle senza troppi fronzoli, in maniera assai dettagliata ma comunque lineare, riuscendo a gestire miriadi di personaggi garantendo ad ognuno lo spazio necessario per essere ricordati dal pubblico e cercando di ottenere dagli interpreti delle interpretazioni valide ma mai eccessive. Mezzanotte nel giardino del bene e del male è tratto dall'omonimo romanzo di John Berendt, un esempio di cosiddetta non-fiction, quindi basato su eventi assolutamente reali ma trattati in modo da diventare più "appetibili" per il pubblico. Non l'ho mai letto ma, da quel che ho potuto capire, Eastwood è riuscito a coglierne gli aspetti salienti, mantenendo intatta l'atmosfera weird e al contempo ospitale e familiare che si respira all'interno della cittadina di Savannah, dove convivono realtà sociali apparentemente inconciliabili (pregiudizi a dir poco puritani e voodoo, travestiti e borghesucci omofobi): nelle mani di un John Waters il film si sarebbe trasformato probabilmente in un delirante teatrino trash mentre in qualche modo Eastwood riesce a mantenere in equilibrio la parte seria e "realistica" relativa al processo, alle indagini, ai mille misteri che circondano Jim e quella più surreale e volutamente ironica, legata soprattutto a personaggi pittoreschi come il travestito Lady Chablis, la sacerdotessa voodoo Minerva, "l'uomo delle mosche" Luther e chi più ne ha più ne metta. Questa mescolanza di generi è assai gradevole e per nulla straniante, così che anche le sequenze che rischierebbero di annoiare a morte il pubblico, come quelle del processo, vengono trattate con piglio brioso e intervallate da avvenimenti in grado di spezzare il ritmo monotono del dramma legale.


Come immagini, Eastwood purtroppo non riesce a sbizzarrirsi troppo o a regalare momenti particolarmente memorabili: io trovo sempre bellissimo l'inizio, con la statua che vigila sul cosiddetto Giardino del bene e del male con una malinconica canzone in sottofondo, tuttavia anche i due diversi modi in cui viene mostrata la morte di Billy e tutte le sequenze che hanno per protagonista le feste dell'alta società di Savannah sono ben coreografate. Vero punto di forza della pellicola sono però gli attori, a cominciare da un grandissimo Kevin Spacey, sempre caratterizzato da quel tocco di ambiguità che ha reso indimenticabili molti dei suoi personaggi, e da un giovane ma validissimo John Cusack nei panni dello spaesato scrittore di città, per continuare poi con tutti gli altri particolarissimi interpreti coinvolti, alcuni dei quali davvero presenti durante la vicenda: la mia preferita (o il mio preferito?) rimane THE Lady Chablis, peculiarissimo, sboccato transessuale che si atteggia comunque a donna d'altri tempi, facilmente conquistabile con un po' di sana galanteria, ma anche l'avvocato difensore di Jim è un bel personaggione, soprattutto per il modo pittoresco in cui si rivolge a Cusack. A maggior ragione, Mezzanotte nel giardino del bene e del male andrebbe visto esclusivamente in lingua originale per poter godere della parlata quasi antiquata della maggior parte dei personaggi, ma anche se non masticate bene l'inglese è un film che consiglio spassionatamente, soprattutto per conoscere un lato un po' diverso del festeggiato. Se però vi va di guardare film più recenti e famosi, ecco qualche altra pellicola di Clint Eastwood che potete trovare sul Bollalmanacco:

Hereafter (2010), il film che mi ha fatto beccare parecchie bottigliate da Mr. Ford, che lo adora. Io l'ho trovato ben girato, ma noioso e banale come pochi. Ahi!

J. Edgar (2011), biografia di un presidente gerbera. Particolare, non per tutti, ma sicuramente fulgido esempio di grande cinema!

E il Clint Eastwood Day non finisce qui. Ecco tutti i post realizzati dai blogger che hanno aderito ai festeggiamenti!

50/50 Thriller - Fino a prova contraria
500 film insieme - I ponti di Madison County
Bette Davis Eyes - J. Edgar
Combinazione Casuale - Per un pugno di dollari
Director's cult - Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo
Era meglio il libro - Assassinio sull'Eiger
Ho voglia di cinema - Mystic River
Il cinema spiccio - La recluta
In central perk - Invictus
Montecristo - Cacciatore bianco cuore nero
Movies Maniac - Gran Torino
Pensieri Cannibali - Changeling
Scrivenny - Gli spietati
Triccotraccofobia - Un mondo perfetto
White Russian Cinema - Space Cowboys
Viaggiando (meno) - Fuga da Alcatraz
La Fabbrica dei Sogni - Million Dollar Baby

giovedì 30 maggio 2013

WE, Bolla! del 30/5/2013

Buon giovedì a tutti! La mala distribución e la malarazza dei gestori del multisala savonese colpiscono ancora, sputando in faccia al capolavoro Akira e guardando con sufficienza al ritorno dell'accoppiata Gosling/Winding Refn... e allora cosa rimane per noi cinefili questa settimana? Poco o niente, ahimé. ENJOY!

Mi rifaccio vivo
Reazione a caldo: ma per pietà…
Bolla, rifletti!: Rubini mi sta simpatico e come spunto sarebbe anche carino quello dell’uomo che, avendo compiuto una buona azione in vita, una volta morto potrà tornare sulla Terra per una settimana. Però, insomma, con tutte le ficscion che fanno potevano trasformare anche questa sciocchezzuola in un film per la TV, così magari la mamma non si addormenta davanti alle schifezze che propinano di solito e al cinema si lascia spazio a cose come, che so, Solo Dio perdona? Appunto.

Una notte da leoni 3
Reazione a caldo: ormai mi tocca, dai!
Bolla, rifletti!: la resa dei conti finale tra il Branco e Las Vegas. Non è che i primi due film (visti a casa e da sola) mi abbiano convinta più di tanto, ma magari vedere l’ultimo capitolo della saga dell’hangover al cinema darà quel tocco di brio in più all’operazione. Stay tuned, la recensione arriverà la settimana prossima.

Tutti pazzi per Rose
Reazione a caldo: tutti tranne me!
Bolla, rifletti!: commediola francese sulle segretarie, con Bérénice Bejo, interessante giusto per l’aspetto vintage e i bei colori della fotografia. A parte questo, vale lo stesso discorso di Mi rifaccio vivo: ma con tutti i bei film che potevate far uscire, proprio ‘sta roba che andranno a vedere in 5? Mah…

Quanto al cinema d’élite, la programmazione è rimasta identica a quella della scorsa settimana, quindi per ora vi saluto qui!!



mercoledì 29 maggio 2013

Molto forte, incredibilmente vicino (2011)

Come diceva Elio, tra dire e il fare c’è di mezzo e il. Questo per dire che, nonostante sia passato più di un anno dalla lettura dell’omonimo libro di Jonathan Safran Foer, sono riuscita a guardare solo recentemente il film Molto forte, incredibilmente vicino (Extremely Loud & Incredibly Close), diretto nel 2011 da Stephen Daldry.


Trama: Oskar è un ragazzino quasi geniale ma incapace di integrarsi nella società a causa delle proprie fobie. Quando il padre muore l’11 settembre a causa del crollo delle due torri, il piccolo trova nell’armadio del genitore una chiave con sopra scritto “Black” e decide di cercarne il proprietario…


Il romanzo di Foer, per quanto purtroppo sia ormai lontano dalla mia memoria, è un libro particolarissimo che affronta in modo inusuale una tragedia giustamente ancora molto radicata nell’immaginario collettivo mondiale; all’interno di esso si intrecciano testi, disegni e fotografie, il dolore del protagonista Oskar, il tentativo della madre di rifarsi una vita e, in parallelo, anche un altro terribile capitolo di Storia, quello della seconda guerra mondiale, raccontato dal punto di vista della nonna di Oskar e del suo misterioso inquilino muto. La sceneggiatura della pellicola invece, in qualche modo, semplifica la storia narrata ed eleva Oskar a protagonista unico, facendo diventare la vicenda un lineare  racconto di formazione, per quanto godibile e commovente; scompaiono i riferimenti alla travagliata vita del nonno di Oskar, alla conseguente decisione dell'uomo di fuggire dalla moglie e dal figlio non ancora nato, scompare la figura dell'anziano vicino che, all'inizio del romanzo, aiuta Oskar nella sua ricerca e alcune caratteristiche del personaggio vengono accorpate a quelle dell'Inquilino, che si trasforma così in un vecchietto ben più saggio e simpatico di quello presentato nel romanzo. Insomma, la complessa struttura del libro è stata come al solito rimasticata e appiattita per risultare più appetibile agli spettatori americani e anche i ruoli del padre e della madre di Oskar sono stati ampliati per giustificare la presenza di due "grandi" (a me non piacciono ma sono indubbiamente tra i più famosi al mondo) attori come Tom Hanks e Sandra Bullock, ma il risultato per una volta non è stato totalmente disastroso... solo diverso.


Preso senza considerare il romanzo, ovviamente superiore, Molto forte, incredibilmente vicino è un film gradevole che racconta in modo particolare il disagio di un bambino problematico alle prese con una tragedia enorme e con delle emozioni assai difficili da gestire soprattutto a quell'età, come il senso di colpa, la paura di essere diverso e il distacco dai propri punti di riferimento. Come chiarisce il padre all'inizio, Oskar viene "costretto" ad interagire con le persone, a fare domande, ad uscire dal suo mondo di scienza e regole e ad affrontare l'imprevedibile contando solo su pochi indizi che potrebbero anche essere fuorvianti, di conseguenza viene spinto a crescere così da riuscire a sopravvivere in un mondo folle, spesso privo di senso logico, dove i genitori muoiono perché la gente fa schiantare aerei contro i grattacieli. Il percorso di Oskar, insomma, può tranquillamente essere inteso come il percorso che gli americani sono stati costretti ad intraprendere dopo l'11 settembre, uscendo a tentoni e senza aiuti da una realtà sconvolta per sempre... e purtroppo è questo l'unico, grande limite della pellicola, quel patriottismo latente che fa di Oskar un modello, quell'ottimismo all american che esige un happy ending a tutti i costi, per quanto assurdo e forzato. Ovviamente, sarei ipocrita a dirlo, tutte queste cose mi vengono in mente solo ora ripensando razionalmente alla visione, perché Molto forte, incredibilmente vicino è un film subdolo che annega eventuali giudizi nel mare di lacrime che scaturiscono automatiche davanti agli occhioni del piccolo Thomas Horn, alla scoperta del segreto nascosto nella chiave e alla lettera che il ragazzino scrive a tutti i Black incontrati nella sua faticosa ricerca.


Razionalmente parlando, quindi, Molto forte, incredibilmente vicino (che pur mi è piaciuto) è un film con molti difetti ma sicuramente in essi non rientrano gli attori, tutti straordinari. Il migliore è Max Von Sydow, particolarmente espressivo perché costretto da un ruolo muto a tirare fuori tutta la sua mimica senza risultare teatrale o innaturale, ma anche due attori che di solito non sopporto come Tom Hanks e Sandra Bullock regalano interpretazioni assai valide, soprattutto la seconda. Viola Davis e Jeffrey Wright compaiono poco ma si fanno ricordare per due performance misurate e assai commoventi, mentre a rimetterci è il povero John Goodman, sacrificato nel ruolo di burbero e antipatico portinaio nemmeno fosse l'ultimo dei pischelli trovato per strada. Insomma, rileggendo la recensione mi rendo conto di come i miei sentimenti verso la pellicola siano ambivalenti: tecnicamente Molto forte, incredibilmente vicino è un film ineccepibile, che senza aver letto il libro e lasciandosi trasportare dalle emozioni scatenate dalla visione risulterebbe uno dei più belli del 2011. Con un po' di cinismo in più e memore della lettura del romanzo, però, mi rendo conto che in realtà il film di Daldry è troppo spesso furbo e scorretto, quindi razionalmente giudico l'operazione buona, ma riuscita solo a metà.


Di Tom Hanks (Thomas Schell), John Goodman (Stan il portinaio), Max Von Sydow (l’inquilino), Viola Davis (Abby Black), Jeffrey Wright (William Black), ho parlato ai rispettivi link.

Stephen Daldry (vero nome Stephen David Daldry) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Billy Elliot e The Hours. Anche produttore, ha 52 anni e due film in progetto, tra cui l’adattamento cinematografico di Wicked.


Sandra Bullock (vero nome Sandra Annette Bullock) interpreta Lisa Schell. Una di quelle attrici che non ho mai potuto soffrire e che ho sempre trovato di una pochezza imbarazzante, nonostante abbia anche vinto un Oscar come miglior attrice protagonista per The Blind Side; la ricordo per film come The Vanishing – Scomparsa, Speed,  Speed 2 – Senza limiti, Amori & Incantesimi e per aver doppiato Il principe d’Egitto. Americana, anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 49 anni e quattro film in uscita tra cui lo spin-off di Cattivissimo me, Minions.


Vogliamo aggiungere un altro difetto? Il mio povero James Gandolfini avrebbe dovuto interpretare un uomo conosciuto dalla madre di Oskar durante uno di quegli incontri di gruppo dove gli psicologi aiutano le persone che hanno subito una grave perdita, ma purtroppo le scene in questione sono state tagliate. A parte questo, se Molto lontano incredibilmente vicino vi fosse piaciuto consiglio la lettura dello splendido libro. ENJOY!!


martedì 28 maggio 2013

Get Babol! #65

A causa del Festival di Cannes l'appuntamento con le uscite USA della settimana è slittato di un giorno, ma poco danno. Qualche film interessante si sta profilando all'orizzonte, purtroppo a braccetto di un kolossal da Pernacchia con la P maiuscola. ENJOY!!

After Earth
Di M. Night Shyamalan
Con Jaden Smith, Will Smith, Sophie Okonedo
Trama (da Imdb):  Dopo un incidente, Kitai Raige e suo padre Cypher si ritrovano sulla Terra, 1.000 anni dopo gli eventi che hanno costretto l'umanità ad abbandonarla. Con Cypher ferito, Kitai dovrà intraprendere un pericoloso viaggio in cerca di aiuto.

Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti 28 giorni dopo, A.I. Intelligenza artificiale e Atto di forza. A me invece vien già da ridere. Chi segue il mio blog già da qualche tempo sa che, dopo Lady in The Water, Shyabadà è diventato la mia nemesi numero uno. L'idea che possa unire le forze con l'attore che trovo più sopravvalutato al mondo, Will Smith (con figlio raccomandato al seguito), mi fa sentire come se fossi stata immobilizzata da una cura Lodovico a guardare una puntata di Amici condotta dalla D'Urso. Insomma, peggio non potrebbe andare e anche il trailer mi ha fatto sonoramente spernacchiare al cinema. Il 6 giugno questa mer(d)aviglia uscirà in Italia, andate pure, andate!!

Now You See Me
Di Louis Leterrier
Con Jesse Eisenberg, Mark Ruffalo, Morgan Freeman
Trama (da Imdb): Un agente dell'FBI e un detective dell'Interpol sono sulle tracce di un team di illusionisti che mettono a segno dei colpi in banca durante i loro spettacoli e regalano il denaro al pubblico.

Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Catch Me if You Can, The Prestige e The Italian Job. Davvero intrigante, questo voglio vederlo a tutti i costi anche se, dopo aver visionato il trailer, potrebbe essere un film divertentissimo o una stupidera cosmica. Tra gli altri attori segnalo anche il grande Woody Harrelson, il grandissimo Michael Caine e la Mélanie Laurent dei BastErdi tarantiniani, in poche parole aggiudicato. In Italia uscirà il 13 luglio col titolo Now You See Me - I maghi del crimine.


The Kings of Summer
Di Jordan Vogt-Roberts
Con Nick Robinson, Gabriel Basso, Moises Arias
Trama (da Imdb):  Tre adolescenti, tre amici, decidono di compiere un estremo gesto di indipendenza e di passare l'estate costruendo una casa nel bosco per poi viverci.

Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Moonrise Kingdom e Rushmore. Popolata, per l'appunto, da personaggi assurdi come i film del mio adorato Wes Anderson, questa pellicola presentata durante l'ultimo Sundance sembrerebbe proprio una di quelle di cui potrei innamorarmi a prima vista. Ragazzi liberi dai genitori, immersi nelle esperienze estive e in un racconto dove l'amicizia viene messa alla prova... venduto anche questo, sebbene non sia dato sapere quando uscirà in Italia.

The East
Di Zal Batmanglij
Con Brit Marling, Alexander Skarsgård, Jason Ritter
Trama (da Imdb): Un'investigatrice alle dipendenze di un'azienda privata vede cambiare drasticamente le proprie priorità quando le viene chiesto di infiltrarsi in un gruppo anarchico conosciuto per attaccare segretamente le corporazioni più importanti.

Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Arlington Road. Prodotto dalla Scott Free Productions di Ridley Scott, questo film potrebbe, come già Now You See Me, essere o un trionfo di suspance e solida sceneggiatura oppure una clamorosa camurrìa. Propenderei più per la prima ipotesi, perché di solito questi thriller impegnati e un po' inquietanti non mi dispiacciono. Il film dovrebbe uscire anche in Italia, il 25 luglio.

lunedì 27 maggio 2013

Cannes 2013

Si è concluso ieri il Festival di Cannes, che come al solito ho seguito saltuariamente e solo per le cose che davvero reputavo interessanti: Sofia Coppola ha presentato il suo The Bling Ring con la bellissima Emma Watson, i fratelli Coen hanno vinto il gran prix della giuria con Inside Llewyn Davis, c'è stato il ritorno di un film serio sui vampiri, grazie a Jim Jarmush, Tilda Swinton e l'affascinte Tom Hiddleston, Valeria Golino e Paolo Sorrentino hanno tenuto alta la bandiera del cinema italiano portando a casa lodi e apprezzamenti per i loro ultimi film, il simpatico Michael Douglas ha sconfitto il cancro ed è tornato a farsi apprezzare come attore con un film non facile, il televisivo Beyond The Candelabra, che cercherò di recuperare quanto prima. Ma gli ambiti premi a chi sono andati? ENJOY!


La Palma d'Oro va a La Vie d'Adèle, tratto dal fumetto Le bleu est une couleur chaude della francese Julie Maroh, che parla dell'amore lesbico tra la quindicenne Adèle e una misteriosa ragazza dai capelli blu. Dirige il tunisino Abdellatif Kechiche, di cui, lo ammetto, non conoscevo neppure l'esistenza fino a ieri. Il film dovrebbe uscire in Francia a ottobre, chissà se riuscirà a cavalcare la vittoria e arrivare anche nel nostro Paese.


Dalla Tunisia si passa al Messico. Miglior regista è risultato essere Amat Escalante con il suo Heli, una pellicola che mette in scena tutte le contraddizioni e la corruzione di un Paese violento e dominato, alternativamente, dai cartelli della droga e dai militari. Pare che il film contenga parecchie scene crude e mescoli più di un genere; dal teaser che gira su Internet si vede davvero poco, si capisce solo che la fotografia è molto nitida e che il regista pare sapere quello che fa.


Dopo un paio di nomi che alla sottoscritta non dicevano proprio nulla, arriviamo in un terreno che più mi si confà. Bruce Dern (visto e conosciuto in film come Django Unchained, Il grande Gatsby, Ancora vivo, Haunting - Presenze, etc. etc.) ha vinto il premio come miglior attore per il film Nebraska, nel quale interpreta un vecchio alcoolizzato che intraprende un viaggio col figlio per ritirare una grossa vincita. Gli spezzoni lo mostrano parecchio abbruttito, un personaggio abbastanza patetico, i più difficili da interpretare in effetti. Il film sembra un buon vecchio racconto di formazione ambientato nei paesini rurali dell'America, popolati da bifolchi ignorantissimi, quindi mi piacerebbe molto vederlo in lingua originale.

Alexander Payne, regista di Nebraska
Come migliore attrice vince invece una "vecchia" conoscenza, la simpatica e brava Bérénice Bejo che già era riuscita a farsi apprezzare nel celebratissimo (non da me, purtroppo!) The Artist. Il film che le ha regalato la vittoria è il drammone familiare iraniano The Past, dove interpreta una donna abbandonata dal marito e in procinto di rifarsi una vita a Parigi... se non fosse per la figlia maggiore, che nasconde un segreto ed è decisa a liberarsi del nuovo fidanzato della madre sfruttando il ritorno del papà. La Bejo nel trailer è molto intensa e lontana anni luce dal luminoso e dolce personaggio che l'ha portata al successo internazionale, la sua interpretazione effettivamente invoglierebbe a vedere The Past.

domenica 26 maggio 2013

Helena Bonham Carter Day - Grandi speranze (2012)


Finalmente una donna!! Dopo tutte le celebrazioni dedicate ad attori uomini, oggi cade invece l'Helena Bonham Carter Day, dedicato all'attrice inglese che, proprio in questo giorno, compie 47 anni. L'inglesotta moglie di Tim Burton è una delle mie attrici preferite, nonostante la sua carriera si sia troppe volte fossilizzata in alcune "fasi" composte da personaggi tutti più o meno identici, ovvero eleganti damigelle in costume nel periodo giovanile, inquietanti pazze dallo sguardo pallato e i capelli spettinati durante il post-Burton, con qualche sporadica variazione qua e là. Visto quello che ho scritto, temo avrete già capito che il film da me scelto per celebrare Helena, Grandi speranze (Great Expectations), diretto nel 2012 dal regista Mike Newell, non mi ha entusiasmata più di tanto...


Trama: il giovane apprendista fabbro Pip viene aiutato da un misterioso benefattore e condotto a Londra per diventare un gentiluomo. Il carattere umile del ragazzo cambierà parecchio, ma quello che non verrà mai meno sarà il tormentato amore per Estella, figlia senza cuore dell'inquietante Miss Havisham...


Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Helena Bonham Carter non ha un ruolo preponderante, in questo film tratto da uno dei più famosi romanzi di Charles Dickens, nonostante il personaggio di Miss Havisham sia molto importante. Parliamo di una donna misteriosa e manipolatrice, ridotta alla follia e ad avere sfiducia nei confronti del prossimo da un tristissimo passato, nonché il mezzo attraverso cui il protagonista Pip arriva a conoscere l'amore della sua vita, Estella. Subdolamente, la donna riesce a legare a lei e alla figlia questo povero apprendista, illudendolo ed ingannandolo in maniera sempre molto sottile, usando la reticenza più che la menzogna, nonostante alla fine il gioco le sfugga un po' di mano e anche lei riconosca con stupore la propria inutile perfidia. Insomma, non ho mai letto Grandi Speranze ma mi è parso di capire che Miss Havisham sia un personaggio fondamentale e potenzialmente ben costruito... tuttavia la Bonham Carter si limita, come ho anticipato nel paragrafo iniziale, a vagare per il set con lo sguardo allucinato e perennemente stupefatto della pazza furiosa, avvolta negli abiti de La sposa cadavere e (s)pettinata come la Thénardier. Insomma, un incrocio tra Bellatrix Lestrange, Mrs. Lovett e la povera Elizabeth di Frankenstein di Mary Shelley (il destino finale, d'altronde, è lo stesso. Ma la Bonham Carter non è stufa di far sempre la parte della porchetta alle sagre??), un ripetersi di caratteristiche già viste che ormai fa un po' lo stesso effetto del Johnny Depp post-Jack Sparrow. Però diciamo che anche il resto del film non è poi questo gran modello di innovazione.


Io adoro Dickens, amo perdermi nei suoi intrighi fatti di persone senza cuore, poveri ingenuotti sballottati dalla furbizia altrui e incredibili mescolanze di segreti, parentele, adozioni, etc. etc. Eppure, questo Grandi speranze cinematografico non appassiona neppure per un istante, tutto sembra capitare secondo uno schema ben preciso che non lascia mai il minimo dubbio allo spettatore, a cui ogni evento viene scodellato bello pronto, ripulito e spiegato. L'unica cosa incomprensibile, a dir la verità, è l'incredibile stupidità di Estella (la storia che la madre l'ha cresciuta in quel modo regge fino ad un certo punto...) e la conseguente decisione di Pip di essere un Servo della Gleba dall'occhio spento e il viso di cemento per tutta la durata della pellicola, per il resto l'identità del benefattore del protagonista si può intuire praticamente fin dalla prima sequenza. La sceneggiatura lascia quindi parecchio indifferenti e lo stesso vale purtroppo per la regia del veterano Mike Newell, priva di guizzi interessanti o di sequenze degne di essere ricordate (di solito impazzisco per i costumi, qui non sono degni di nota nemmeno quelli...). Gli attori, quasi tutti reduci dalla saga Harry Potter, portano a casa un'interpretazione assolutamente nella norma. Anzi, a dire il vero Ralph Fiennes parrebbe persino un po' svogliato, mentre i giovani Jeremy Irvine e Holliday Grainger sono privi di carisma, un paio di visetti carini facilmente dimenticabili. Insomma, Grandi speranze, piccolo film. Peccato, speravo di celebrare Helena Bonham Carter con qualcosa di meglio, quindi andatevi a rileggere gli altri post a lei dedicati presenti sul Bollalmanacco:

Sweeney Todd (2007), con la sua terrificante, deliziosa e malvagissima Mrs. Lovett.


Harry Potter e il Principe mezzosangue (2009), Harry Potter e i doni della morte - Parte I (2010), Harry Potter e i doni della morte - Parte II (2011), dove incarna alla perfezione uno dei personaggi più belli della saga dedicata al maghetto occhialuto.


Alice in Wonderland (2010), la sua Regina Rossa è il personaggio più bello di un film assolutamente DImenticabile.


Il discorso del re (2011), rimaniamo sempre in ambito regale ma più realistico. Per una volta la vediamo come paffutella, dolce e comprensiva  moglie del sovrano balbuziente.


Dark Shadows (2012), dove compare in una piccola ed inusuale parte che la vede coinvolta nelle sequenze più esilaranti della pellicola.


Les Misérables (2012), dove interpreta una Madame Thénardier praticamente perfetta (tranne per l'accento), impagabile nei duetti con Sacha Baron Cohen.


E se ancora non vi basta, ecco dove potete trovare altri validissimi omaggi alla festeggiata del giorno. ENJOY!!

In Central Perk - La Dea dell'Amore
La Fabbrica dei Sogni - La Fabbrica di Cioccolato
Montecristo - Novocaine
Movies Maniac - Alice in Wonderland
Scrivenny - Il Discorso del Re
The Obsidian Mirror - Sweeney Todd
Triccotraccofobia - Frankenstein di Mary Shelley
White Russian Cinema - Fight Club

venerdì 24 maggio 2013

Una notte da leoni 2 (2011)

Siccome sono stata precettata per vedere l’imminente terzo episodio, il buon Simone si è premurato di procurarmi Una notte da leoni 2 (The Hangover Part II), diretto nel 2011 dal regista Todd Phillips e séguito di Una notte da leoni.


Trama: dopo gli eventi di Las Vegas, Stu è ben deciso a non lasciarsi trascinare in un addio al celibato per il suo matrimonio con la thailandese Lauren. Ovviamente Alan non sarà della stessa idea e il “branco dei lupi” finirà nei casini a Bangkok…


Mai come in questo caso vale il detto "squadra che vince non si cambia". Una notte da leoni 2 è praticamente la fotocopia del primo episodio con un paio di variazioni atte a "fregare" gli spettatori che già sanno cosa aspettarsi, ma praticamente alla base di tutto ci sono sempre le stesse dinamiche: alcool, droghe, conseguente perdita di memoria (e di almeno uno dei partecipanti all'addio al celibato), tentativo di ripercorrere le tappe della notte brava, volgarità a non finire e, ovviamente, l'unico elemento del Branco veramente incontrollabile, un Alan sempre più imbecille e assurdo. Gli sceneggiatori stavolta cercano di inserire alcuni elementi da crime story, consacrando il sempre geniale Mr. Chow a membro della malavita internazionale, così che questa volta la tragedia sembrerebbe davvero inevitabile, ma il risultato finale è che le risate sono anche meno rispetto alla volta precedente e tutte legate al personaggio di Alan e ad un paio di momenti "clou" dove l'umorismo, per parafrasare una pagina di Facebook, è sottile come un baobab.


Una notte da leoni 2 si differenzia anche per il tentativo, e chiamiamolo così, di dare una sorta di morale alle esperienze vissute dai protagonisti (tentativo che viene abbattuto a colpi d'accetta con le solite, devastanti foto compromettenti che accompagnano i titoli di coda, censurate in alcune versioni della pellicola), ovvera una specie di accettazione della propria diversità e dei propri difetti che porta a trasformarli nella forza per superare anche le situazioni più difficili. Difficile infatti prendere la pellicola come un inno all'amicizia, quando i membri del gruppo sono uno più deficiente, egoista e paraculo dell'altro, nonostante ogni serata organizzata da loro diventi praticamente un trionfo. Inesistenti, ovviamente, mogli e compagne, che se nel primo film si vedevano poco qui si limitano a scuotere la testa e ad accettare l'ingrato destino che le vede costrette a convivere con siffatti personaggi. Immancabili, infine, gli ammiccamenti a Una notte da leoni, con Stu che si rimette a cantare e il ritorno di Mike Tyson, omaggiato anche dal tatuaggio inflitto al povero sposo, mentre tra le altre guest star spicca un Paul Giamatti in versione malavitoso. Insomma, c'è poco altro da dire: io l'ho trovato senza infamia né lode, con uno sbilanciamento verso il positivo dato dalla bellezza incredibile di Bradley Cooper: se vi è piaciuto il primo capitolo della saga recuperate anche questo film, gli altri si astengano o finiranno addormentati com'è successo a mia madre.


Del regista e co-sceneggiatore Todd Phillips ho già parlato qui. Bradley Cooper (Phil), Ed Helms (Stu), Zach Galifianakis (Alan), Justin Bartha (Doug), Paul Giamatti (Kingsley), Jeffrey Tambor (Sid Garner), Jamie Chung (Lauren) e Sasha Barrese (Tracy) li trovate invece ai rispettivi link.

Mason Lee, che interpreta Teddy, è nientemeno che il figlio del regista Ang Lee. Mel Gibson era stato scelto per il ruolo del tatuatore ma dopo le proteste di mezzo cast è subentrato Liam Neeson. Quando poi Phillips ha deciso di rigirarne le scene l’attore non era però disponibile e il ruolo è stato preso da Nick Cassavetes.  Ovviamente, se vi fosse piaciuto Una notte da leoni 2 cercatevi il primo episodio e andate a vedere il terzo, poi buttatevi su Ted o Come ammazzare il capo… e vivere felici. ENJOY!!

giovedì 23 maggio 2013

WE, Bolla! del 23/05/2013

Buon giovedì!! Settimana piena di uscite questa ma, nonostante il Festival di Cannes, non è che ci sia molto di cui gioire per noi cinefili. ENJOY!!

Fast and Furious 6
Reazione a caldo: mi stupisco siano arrivati al 6…
Bolla, rifletti!: niente, per me il binomio Vin Diesel + motori è sinonimo di disgustorama. Se ci si aggiungono anche quel tamarro di The Rock e quell’uomo mancato di Michelle Rodriguez mi vengono proprio i sudori freddi. Lascio il film agli appassionati e aspetto I mercenari 3, che almeno una sua dignità dovrebbe averla.

Epic – Il mondo segreto
Reazione a caldo: Mah…
Bolla, rifletti!: animazione 3D a parte, mi ricorda parecchio il vecchio Ferngully – Le avventure di Zach & Krista, che mi aveva fatto parecchio schifo. Non è che sia molto persuasa nell’andare a vedere quest’avventura ecologista, nonostante Chris Wedge sia comunque una garanzia.


La grande bellezza
Reazione a caldo: Ecco, l’unico film degno d’interesse!!
Bolla, rifletti!: La Dolce vita ai tempi della tamarreide, uno dei film più apprezzati a Cannes. Siccome nutro molte speranze su Sorrentino e Servillo credo proprio che andrò a vederlo, nonostante l’idea che ci siano di mezzo la Ferilli e un cast italiano non mi sorride affatto. 


Miele
Reazione a caldo: m’ispira poco
Bolla, rifletti!: sono sincera, mi sono informata ben poco su questo film, che segna l’esordio alla regia di Valeria Golino. Il tema della morte assistita è sicuramente molto interessante e contemporaneamente difficile da affrontare sia per lo spettatore che per i registi che se ne occupano, perché si rischia il melodramma facile. E al momento sono in cerca di pellicole un po’ meno impegnate, sorry.

Tanto cinema italiano questa settimana, e la saletta d’élite non si sottrae a questo trend.


Viaggio sola
Reazione a caldo: che pesantezza…
Bolla, rifletti!: l’accoppiata Margherita Buy/Stefano Accorsi basta da sola a farmi venire un’orticaria spaventevole, per di più il film tratta l’argomento “donna quarantenne sola” che, al momento, mi fa persino più paura de L’esorcista. Quindi, evito molto volentieri.


mercoledì 22 maggio 2013

Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti (2009)

Agile e tranquilla come una gazzella, qualche giorno fa ho deciso di guardare uno di quei film che avevo in standby da qualche tempo, più o meno due anni, ovvero Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti (Survival of the Dead) del 2009. Mi sono detta: dirige George A. Romero, vado sul sicuro. E come no.


Trama: mentre i morti viventi spadroneggiano ormai sulla Terra, un gruppo di ex militari assieme a un ragazzino decidono di cercare rifugio su un'isola. Il problema è che lì dura da decenni una faida tra due uomini e che l'epidemia ha a dir poco esacerbato i toni della diatriba...


"Ma vah, non è quello di Romero". "Ossignore, sono incappata in un plagio della Asylum". "CosadiavolostaiguardandoBolla???". Questi ed altri ben più coloriti pensieri sono passati per il mio cervellino perplesso guardando Survival of the Dead, forse il punto più basso mai toccato dall'infinita saga Romeriana dedicata ai morti viventi (ma non ho mai visto Le cronache, quindi potrei anche sbagliarmi). Per dirla in parole povere, non riesco ancora a credere che lo stesso regista considerato, giustamente, un maestro dell'horror moderno, abbia potuto sceneggiare e dirigere quest'immonda ciofeca dove ogni dialogo sembra scritto da un branco di babbuini amanti del cinema di serie Z, ogni scena pare recitata dai membri del circolo parrocchiale e ogni effetto speciale creato da un ragazzino che non sapeva come passare il tempo. I personaggi sono privi di carattere (figuriamoci che ad un certo punto spuntano due gemelle tranquillamente intercambiabili e che il ragazzino non ha neppure un nome...), non c'è un minuto di suspance, non c'è un secondo di riflessione, il gore è davvero ridotto all'osso e mi sembra non ci sia neppure quella critica sociale che animava i primi capitoli della saga, a meno che non si prenda in considerazione il simpatico finale dove i morti sono costretti a ripetere gli stessi errori di quando erano in vita, a mo' di punizione eterna. Ho provato anche a convincermi del fatto che tutte queste mancanze fossero frutto di una precisa scelta stilistica, del desiderio di mostrare un mondo allo sbando, dove tutti i viventi sono tranquillamente assimilabili ai morti, dove nulla conta più, nemmeno l'individualità, dove il tempo pare essersi fermato e poi tornato all'epoca delle faide familiari (vedi i nomi dei clan, che sembrerebbero presi paro paro da qualche vecchio western) ma, insomma.... dai, non stiamo a fare coglionella. 'sto film fa schifo.


Fa schifo in primis per i tremila svarioni della trama. Senza spoilerare troppo, sul finale i sopravvissuti alla mattanza cambiano idea sul da farsi almeno tre volte in due minuti e senza motivazioni apparenti, inoltre verso la metà del film Romero manda in vacca tutto quello che aveva  scatenato gli eventi raccontati a inizio pellicola, con il vecchiaccio pelato che, da profeta di salvezza dei morti viventi, diventa un insensibile ammazza-zombi. Ma allora a che pro tutto il casino fatto all'inizio?? Mah. Inutile poi parlare della stupidità che anima i protagonisti del film, la maggioranza dei quali, nonostante viva da mesi in mezzo agli zombi, ancora si ostina a dar loro le spalle, abbracciarli, sventolar loro davanti gli arti etc., stupendosi poi quando i morti cercano di morderli. Ma pugnalatevi!, fate il favore. In tutta questa pila d'immondizia salvo solo il finale, come ho già detto, e anche l'interpretazione di Kenneth Welsh: il simpatico e paraculissimo vecchietto, agghindato come un novello Jacques Cousteau, gigioneggia per tutta la pellicola, strappando gli unici veri sorrisi agli spettatori ancora in vena di farsi prendere in giro ed eclissando senza troppa fatica tutti gli altri interpreti. Per il resto, spero di dimenticare questo scempio al più presto e tornare a guardare Romero con gli occhi disincantati di chi gli ha sempre voluto bene.


 Del regista e sceneggiatore George A. Romero ho già parlato qui.

Alan Van Sprang interpreta Sarge. Canadese, ha partecipato a film come La terra dei morti viventi, Saw III – L’enigma senza fine, Le cronache dei morti viventi e a serie come Nikita, Psi Factor e Monk. Ha 42 anni.  

  
Kenneth Welsh interpreta Patrick O’Flynn. Indimenticabile ed inquietante Windom Earle della serie I segreti di Twin Peaks, ha partecipato a film come Radio Days, Mr. Crocodile Dundee II, Vento di passioni, The Aviator, The Exorcism of Emily Rose, The Fog – Nebbia assassina, I fantastici 4 e Silver Surfer e ad altre serie come Ai confini della realtà, X-Files, Oltre i limiti, The Hunger e Smallville. Canadese, ha 71 anni e due film in uscita. 


Il film fa parte ovviamente della sterminata opera romeriana dedicata agli zombie e segue La notte dei morti viventi, Zombi, Il giorno degli zombi, La terra dei morti viventi e Le cronache dei morti viventi. I primi quattro li ho visti (tre capolavori e un film comunque gradevole) mentre Le cronache mi mancano. Quindi, se Survival of the Dead – L’isola dei morti viventi vi fosse piaciuto consiglio il recupero almeno delle prime quattro pellicole e aggiungerei Shaun of the Dead e Benvenuti a Zombieland, ché almeno fanno ridere consapevolmente. ENJOY!!

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