In questo 2016 che si sta avvicinando a grandi passi alla
stagione estiva, gli horror pregevoli stanno spuntando come funghi. Il più
chiacchierato al momento è sicuramente The Witch: A New-England Folktale (anche conosciuto semplicemente come The Witch), diretto e sceneggiato dal
regista Robert Eggers nel 2015.
Trama: nell’America del diciassettesimo secolo una famiglia
di coloni inglesi viene cacciata dall’insediamento e i suoi membri sono
costretti a metter su casa al limitare del bosco. Lì la famiglia viene colpita
da una serie di sventure che farebbero pensare alla presenza di una strega…
Se mi avessero detto che a 35 anni non avrei dormito la
notte per colpa di un film recitato in inglese antico, all’interno del quale le
scene ad effetto sono dosate col contagocce, non ci avrei creduto. Allo stesso
modo, ho affrontato The Witch col sopracciglio alzato di chi ormai non si
aspetta più miracoli da nessuna parte, non dopo essere rimasta perplessa davanti
ad un buon numero di horror magnificati dalla critica di tutto il mondo (sarò
ignorante ma, per fare un esempio, It Follows mi è sembrato “soltanto” un buon
film, non uno dei più belli mai visti), solo per asciugare una lacrima di
commozione alla fine di una pellicola splendida, che sceglie un approccio
assolutamente impopolare di fronte al tema trattato. The Witch traspone in
immagini una storia di stregoneria e demoni senza quasi utilizzarli, sfruttando
l’iconografia tipica di un “racconto popolare” ambientato in un New England non
ancora preda della caccia alle streghe che sarebbe culminata nei processi di
Salem; la bellezza del film di Eggers è il modo in cui si prende tutto il tempo di
contestualizzare la vicenda tratteggiando con pochi, importantissimi dettagli ogni membro della famiglia di William, padre e marito dotato di un’incrollabile,
testarda ed ignorantissima fede verso Dio e tutti i precetti della Bibbia, cosa
che, a quanto pare, gli è costato l’esilio dall’insediamento coloniale. Accanto
a lui c’è la moglie Kate, fedele compagna strappata alla terra natìa e
costretta non solo a seguire un marito privo di tenerezza ma anche a venire
sempre più “eclissata” agli occhi di lui e del figlio maggiore da una figlia,
Thomasin, giovane e bella. Thomasin, da par suo, comincia giustamente a mal
tollerare il clima repressivo presente in famiglia e la costante condanna
presente negli occhi del padre, fervente sostenitore della teoria del peccato
originale, per la quale chiunque è naturalmente malvagio, spinto al peccato ed
indegno, mentre il figlio Caleb, poverino, sopporta stoicamente cercando di
mettere da parte i dubbi e confidando in un Dio un po’ più misericordioso
rispetto a quello invocato costantemente dal padre. Poi, ahimé, ci sono i
gemelli. Due orribili bambini che, quando la famiglia viene colpita dalla
tragedia, cominciano ad instillare il germe del dubbio “stregonesco” e a comunicare
con tale Black Phillip, ovvero l’amichevole capro nero che bruca in cortile.
L'incredibile attenzione dedicata al background culturale dei personaggi fa sì che lo spettatore provi sulla pelle, ancor prima che compaiano creature inquietanti come Black Phillip, il disagio di un'epoca in cui le persone vivevano di superstizioni ed ignoranza, affidando sé stessi e il proprio benessere ai capricci di un Dio che ha scelto di creare l'uomo peccatore e di condannarlo ad un'esistenza di spietata e costante autocritica, letteralmente all'insegna del "mainaGGioia", per dirla in termini meno aulici. E' la mentalità dei coloni del New England in generale e di William in particolare a creare terreno fertile per l'elemento sovrannaturale, tanto che dopo un inizio lento e ragionato gli eventi cominciano a susseguirsi uno dietro l'altro finché la tensione diventa quasi intollerabile; Eggers gioca per la maggior parte della durata sul "non visto", sulle implicazioni nascoste nei dialoghi tra i personaggi e nelle filastrocche dei gemellini terribili, sull'iconografia tipica della strega, tanto che non si ha quasi mai la certezza che le adepte del demonio stiano effettivamente prendendo di mira la famiglia. The Witch non è uno di quei film dal finale aperto o ambiguo, comunque, come mi è capitato di vedere ultimamente in Hellions. Nella seconda parte della pellicola le carte vengono scoperte e le immagini diventano brutali, in aperto contrasto con la reticenza iniziale, dove la fanno da padrone le inquadrature degli inquietanti boschi che circondano la casa di Thomasin e i cupi interni della stessa (fotografia e scenografie sono splendide ed accurate, non ve lo sto nemmeno a dire); quando il sangue comincia a scorrere, le urla diventano quasi cacofoniche e i bravissimi attori arrivano a dare letteralmente il bianco (o il nero, fate voi), The Witch subisce un'altra frenata che ha lo stesso effetto di una pugnalata al petto dello spettatore, perché non serve "vedere" per rimanere pietrificati dall'orrore, basta soltanto ascoltare ed immaginare, che è anche peggio. E quel finale, agghiacciante ma allo stesso tempo estremamente liberatorio, è uno dei più belli che mi sia capitato di vedere in un horror, permeato da una raffinatezza tale che persino il pur gradito Rob Zombie dovrebbe andare a nascondersi con tutti i suoi caproni e i Signori di Salem. Ho già detto "che meraviglia"?
L'incredibile attenzione dedicata al background culturale dei personaggi fa sì che lo spettatore provi sulla pelle, ancor prima che compaiano creature inquietanti come Black Phillip, il disagio di un'epoca in cui le persone vivevano di superstizioni ed ignoranza, affidando sé stessi e il proprio benessere ai capricci di un Dio che ha scelto di creare l'uomo peccatore e di condannarlo ad un'esistenza di spietata e costante autocritica, letteralmente all'insegna del "mainaGGioia", per dirla in termini meno aulici. E' la mentalità dei coloni del New England in generale e di William in particolare a creare terreno fertile per l'elemento sovrannaturale, tanto che dopo un inizio lento e ragionato gli eventi cominciano a susseguirsi uno dietro l'altro finché la tensione diventa quasi intollerabile; Eggers gioca per la maggior parte della durata sul "non visto", sulle implicazioni nascoste nei dialoghi tra i personaggi e nelle filastrocche dei gemellini terribili, sull'iconografia tipica della strega, tanto che non si ha quasi mai la certezza che le adepte del demonio stiano effettivamente prendendo di mira la famiglia. The Witch non è uno di quei film dal finale aperto o ambiguo, comunque, come mi è capitato di vedere ultimamente in Hellions. Nella seconda parte della pellicola le carte vengono scoperte e le immagini diventano brutali, in aperto contrasto con la reticenza iniziale, dove la fanno da padrone le inquadrature degli inquietanti boschi che circondano la casa di Thomasin e i cupi interni della stessa (fotografia e scenografie sono splendide ed accurate, non ve lo sto nemmeno a dire); quando il sangue comincia a scorrere, le urla diventano quasi cacofoniche e i bravissimi attori arrivano a dare letteralmente il bianco (o il nero, fate voi), The Witch subisce un'altra frenata che ha lo stesso effetto di una pugnalata al petto dello spettatore, perché non serve "vedere" per rimanere pietrificati dall'orrore, basta soltanto ascoltare ed immaginare, che è anche peggio. E quel finale, agghiacciante ma allo stesso tempo estremamente liberatorio, è uno dei più belli che mi sia capitato di vedere in un horror, permeato da una raffinatezza tale che persino il pur gradito Rob Zombie dovrebbe andare a nascondersi con tutti i suoi caproni e i Signori di Salem. Ho già detto "che meraviglia"?
Robert Eggers è il regista e sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, anche scenografo e costumista, ha 34 anni.
Ralph Ineson interpreta William. Inglese, ha partecipato a film come Big Fish, From Hell, Harry Potter e il principe mezzosangue, Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1, Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2, Intruders, Grandi speranze, Guardiani della galassia, Kingsman: Secret Service e a serie come Il trono di spade. Ha 47 anni e un film in uscita.
Se The Witch vi fosse piaciuto recuperate The Blair Witch Project e A Field in England. ENJOY!