mercoledì 31 luglio 2019

Midsommar - Il villaggio dei dannati (2019)

Era uno degli horror che aspettavo di più quest'anno, ovviamente a Savona non è uscito e così lunedì sono emigrata a Genova per vedere Midsommar - Il villaggio dei dannati (Midsommar), diretto e sceneggiato dal regista Ari Aster.


Trama: quattro ragazzi e una ragazza partono per un viaggio in Svezia, diretti in un piccolo villaggio dove ogni 90 anni si tengono i festeggiamenti di mezza estate. Inutile dire che il biancore abbacinante e la gentilezza degli abitanti nascondono turpi segreti...


Aiuto. Ero convinta che sarei uscita dal cinema rigirandomi in testa una recensione piena di belle parole, invece Midsommar si è rivelato uno di quei film infingardi di cui non si può parlare male ma nemmeno bene, quindi il post sarà difficilissimo da scrivere. Partiamo con i punti di forza, ché fino alla metà del secondo tempo Midsommar rischiava di essere davvero il film dell'anno. Ari Aster, come già in Hereditary, sceglie fin dall'inizio di non fare sconti allo spettatore e apre Midsommar con una sequenza cupissima, ad alto tasso di tachicardia, che costruisce la tensione fino allo spasimo per poi distruggerla con un urlo e un pianto disperati. L'inverno, per la giovane Dani, non è mai stato così freddo e oscuro, e il suo ragazzo, Christian, non è in grado di sostenere se stesso figuriamoci lei. "Uomo" senza spina dorsale, Christian è pronto per partire per la Svezia assieme a tre amici, per una vacanza a base di sballo, sesso e sì, anche studio, eppure alla fine decide di portarsi dietro anche Dani mosso dai sensi di colpa, imponendo la presenza della fanciulla agli amici perplessi e scoglionati, benché ormai non la ami più chissà da quanto. La Svezia accoglie i quattro con un'esplosione di calore e bellezza (ma quella ripresa capovolta ci segnala che i ragazzi stanno entrando in un mondo altro, inquietante e pericoloso), tra natura rigogliosa, colori sgargianti e sostanze psicotrope; la comune in cui è cresciuto Pelle, uno dei quattro ragazzi, è un luogo dove la gente è amichevole e serena, forse un po' strana e cresciuta nel culto di riti pagani ma hey, nessuno è perfetto. Lo stato d'animo di Dani si rispecchia perfettamente nella percezione dello spettatore e il suo punto di vista diventa il nostro; per motivi diversi da quelli della fanciulla ancora traumatizzata da un recente lutto, non riusciamo a fidarci di quelle immagini di geometrica precisione e biancore perfetto, cerchiamo la dissonanza e l'oscurità all'interno di una fotografia perfetta, che restituisce colori vivissimi, sui quali spicca l'azzurro del cielo, il bianco delle vesti degli abitanti e il giallo di un tempio dove non si può entrare, accogliamo i brividi che ci mandano giù per la schiena degli affreschi e dei quadri dal sapore medievale che, in sostanza, raccontano tutto il film e contengono il destino dei protagonisti. Aspettiamo, come Dani, che succeda "qualcosa" e quando questo succede rimaniamo scioccati e disgustati ma, lo stesso, non possiamo andarcene né distogliere lo sguardo e tutto comincia a sfuggirci tra le dita, perso in una danza vorticosa e uno stato di allucinazione costante: amore, amicizia, inibizioni, sanità mentale, tutto si perde nella bianca luce di un giorno perenne che nasconde sguardi maliziosi e orrori indicibili, il tutto subordinato a quel perverso desiderio propiziatorio di rinnovamento e rinascita  che era già il fulcro di un capolavoro come The Wicker Man. Insomma, una meraviglia, l'ennesima dimostrazione di quanto Ari Arter ci sappia fare sia dietro la macchina da presa sia dietro quella da scrivere. Ma qui, proprio qui, casca l'asino.


Da un certo punto in poi la fascinazione e il brivido dell'attesa si trasformano in perplessità e noia. Giuro, ho detto noia. Uno spettatore un minimo scafato sa benissimo dove vuole andare a parare Midsommar: l'inverno lascerà lo spazio alla primavera, in maniera sicuramente poco ortodossa, ve lo concedo, e chi una famiglia non l'ha mai avuta si ritroverà a dover stralciare legami inutili per affidarsi completamente a chi non abbandona nessuno del "branco", dall'inizio alla fine della sua vita, abbandonandosi così alla locura di Borisiana memoria. Tutto molto bello, ma bastavano mezz'ora di riti pagani in meno, senza arrivare a trasformare, già al secondo film, The Wicker Man in quella castroneria di The Wicker Tree. Nel precipitare di eventi che porta al finale di Midsommar, Ari Aster sbraga, non c'è altro modo di dirlo, perde totalmente il controllo della sua creatura e comincia, scusate la volgarità, a spippettarsi davanti allo specchio sconfinando in un trash e in un camp che nemmeno Aronofsky in Madre! (o Noé in Climax, o Refn in The Neon Demon, o Guadagnino in Suspiria, aggiungete quel che volete e contate che ho adorato tre sui quattro film citati). Anche perché, diciamolo, Aronofsky (prendo a esempio lui perché forse è il più eclatante) non ti dava il tempo di perplimerti: come un novello Kenshiro, ti colpiva ripetutamente strillando fino a farti esplodere la capoccia, mentre Aster strilla e basta ma sostanzialmente a un certo punto smette di sfiorarti. Anzi, le donne svedesi strillano, strillano assieme a Florence Pugh e io capisco tutto, capisco l'empatia e il significato di quegli strilli in cacofonia, ché non sono scema, ma quando mezza sala scoppia a ridere e a mia volta (io, che notoriamente ODIO chi scoppia a ridere durante una scena seria) mi ritrovo costretta a portare la mano alla bocca per non fare altrettanto, annuendo indulgente tra uno strillo e l'altro, capisco anche che c'è qualcosa che non va. Ma perché indulgere per dieci minuti buoni sul primo piano sconvolto di Jack Reynor, attorniato da signore urlanti, in procinto di fare "quella cosa" (SPOILER: quando la tizia gli urla in faccia sul più bello e lui la guarda come a dire "cazzovoi?" sono morta. Era troppo anche per me.), perché costringere Florence Pugh a quel zappino scoglionato che non palesa tristezza, pare proprio stia pensando "me' cojoni!"? Perché ammorbare lo spettatore con infiniti riti pagani che va bene, ho capito, bella la fotografia, la costruzione della scena, il folklore, i fiorellini, le signorine con le fiaccole ma anche basta? E soprattutto: perché doppiare OGNI vecchio della comune come un povero rincoglionito? Anche lì, ho faticato, eh, a non scoppiare a ridere nel momento di tensione massima.


Insomma, sono triste. Lo sono perché Midsommar è splendido e io non volevo parlarne male, anche perché come si fa a parlar male di un horror girato completamente alla luce del sole, nel paese virtualmente più bello del mondo, un film che propone al pubblico un modo di vivere deprecabile ma anche, sotto sotto, seducente e consolatorio, soprattutto per chi non ha più nulla da perdere nella vita? Come si fa a non volergli bene con quella colonna sonora bellissima e angosciante? Come si fa a non apprezzare soluzioni grandguignolesche gettate in faccia allo spettatore manco fossero caramelle? Riguarderò Midsommar, lo farò. Voglio capirlo meglio, voglio vedere quante delle cose tagliate in fase di montaggio (pare almeno mezz'ora di girato eliminato per ottenere un NC-17 dalla MPAA) avrebbero potuto farmi entusiasmare maggiormente, voglio vederlo nel silenzio della mia casetta in solitudine, magari quando sono anche un po' depressa. Sono sicura che a una seconda visione mi libererò da questa odiosa coltre d'ignoranza che mi pesa addosso come un macigno. Ora come ora, e mi vogliano perdonare tutti i cVitici blasonati, i cinèfili dell'internet e gli amici che di cinema ne sanno molto più di me, Midsommar mi è sembrato un The Wicker Man in cui a un certo punto è entrato di corsa Nicolas Cage inseguito dalle fottutissime api per farmi una delle sue faccette e scappare via ridendo come un pazzo. Insomma, non si fa così, e che diamine.


Del regista e sceneggiatore Ari Aster ho già parlato QUI. Jack Reynor (Christian) e Will Poulter (Mark) li trovate invece ai rispettivi link.

Florence Pugh interpreta Dani. Inglese, ha partecipato a film come Lady MacBeth e L'uomo sul treno. Ha 23 anni e due film in uscita, Piccole donne e Black Widow.


Se Midsommar - Il villaggio dei dannati vi fosse piaciuto recuperate il pluricitato e mai troppo osannato The Wicker Man e magari anche Apostolo. ENJOY!


martedì 30 luglio 2019

The Night Sitter (2018)

Altro film uscito dritto dritto dalle pillole de Il giorno degli zombi, arriva anche sul Bollalmanacco The Night Sitter, diretto e sceneggiato nel 2018 dai registi Abiel Bruhn e John Rocco.


Trama: Amber, truffatrice che si spaccia per baby sitter, riesce ad infiltrarsi nella casa di un ricco presentatore televisivo. Convinta di avere davanti un lavoro facile, dovrà ricredersi quando uno dei due bambini affidateli evoca le tre Madri, terrificanti e sanguinarie streghe...


The Night Sitter è un filmettino divertente benché fuori stagione, in quanto è ambientato a Natale. Non che la festività influenzi in qualche modo la trama, tuttavia gli horror natalizi hanno sempre quella marcia in più anche solo a livello di illuminazione, in questo caso molto importante e, aggiungerei, molto Argentiana. Le tre Madri, non a caso (anche se non si fanno nomi specifici), sono le streghe protagoniste di The Night Sitter, richiamate da un paio di bambini anche troppo intraprendenti, affidati alle cure di una babysitter che tale non è e che punta alle ricchezze del padre di uno dei due, Giacobbo versione USA presentatore di uno di quei programmi a base di occulto e storie di fantasmi. Come insegna fin dagli anni '80 il buon Sam Raimi, lasciare antichi tomi incustoditi non è saggio, così come non è saggio cercare di contrastare quanto fuoriesce da essi, ed è così che una tranquilla serata "con furto" si trasforma in una mattanza che arriverà a coinvolgere non solo la babysitter e i due pargoli che le sono stati affidati, ma anche altre vittime più o meno innocenti, con un twist verso la fine da far cadere la mascella o perdere fiducia verso l'umanità, fate vobis. C'è da dire che, nonostante l'indubbia simpatia di tutti i coinvolti, bambinetto ciccione e ancor più ciccione vicino di casa in primis, il film ci mette un po' ad entrare nel vivo e a sfogare tutto il suo potenziale gore, preferendo giocare con suggestioni nelle quali forse questo genere di pellicola non può permettersi di indulgere per troppo tempo.


E così, tra una battuta e l'altra, il film stenta a costruirsi l'atmosfera necessaria per il gran finale, nonostante tutti i coinvolti ci mettano del loro. Apprezzabilissimi, come già ho scritto prima, i giochi di luce che trasformano una "normale" casa americana in un antro zeppo di luoghi terrificanti, illuminati da colori sinistri come verde, rosso e blu, neanche ci si trovasse nella casa degli orrori di un luna park infestato o nella scuola di danza di Suspiria. Come già il buon Argento, anche Abiel Bruhn e John Rocco riescono a creare quell'horror vacui che si prova ogni qualvolta che, in mezzo alla luce, c'è una voragine nera pronta a spalancarsi e vomitare chissà quale orrore, e quando quest'ultimo fuoriesce c'è da aver paura: le tre streghe sono orripilanti, i loro poteri scatenati un trionfo di gore e corpi squarciati, qualcosa di a malapena contenuto all'interno di una casa e pronto a scatenarsi su tutto il resto del mondo. E' una fortuna, direi, che a spezzare quest'atmosfera cupa e pesantissima ci siano siparietti esilaranti portati avanti da attori che non si prendono mai sul serio, nemmeno nei momenti più tesi (anzi, a volte l'effetto è un po' straniante, ché va bene la stupidità ma il padre del ragazzino protagonista è intollerabile), tuttavia come ho scritto all'inizio il film manca forse del giusto equilibrio tra "demenziale" e horror, soprattutto nella prima parte. A prescindere, comunque, The Night  Sitter merita un'occhiata, se non altro perché Elyse Dufour è talmente bella da mettere in crisi la mia natura eterosessuale!

Abiel Bruhn e John Rocco sono i registi e sceneggiatori della pellicola, probabilmente americani, con un altro horror all'attivo, A Not So Pleasant Surprise. Il primo è anche attore e produttore, il secondo è anche produttore.



Elyse Dufour, che interpreta Amber, è stata una delle mogli di Negan in The Walking Dead. ENJOY!

domenica 28 luglio 2019

Dieci bellissimi coetanei (I miei 10 film preferiti del 1981)

Ho trovato questo tag sul blog Pietro Saba's World (creato da GramonHill) e, un po' perché in questo periodo non riesco a guardare film e conseguentemente mantenere una parvenza di regolarità nelle pubblicazioni, un po' perché mi sembrava effettivamente una cosa carina, ho deciso di farlo. Il problema è che molti dei capisaldi di quell'anno non li ho mai visti (film come Christiane F.- Noi, ragazzi dello zoo di Berlino, Il marchese del grillo, Momenti di gloria, Ricomincio da tre, Fuga per la vittoria, Excalibur, giusto per fare due nomi) quindi come classifica risulterà abbastanza lacunosa e scema, anche perché per raggiungere la decina ho dovuto infilare un paio di film che... vabbé. ENJOY!

10. Piraña paura
Prima regia ufficiale di James Cameron, anche se in realtà pare che l'uomo dietro la macchina da presa fosse il leggendario Ovidio G. Assonitis, già responsabile di questa "bella" cosina qui. Dire che me lo ricordi a menadito sarebbe una bugia ma di sicuro questo film da bambina mi aveva terrorizzata ed era uno dei must assieme a Piraña, Lo squalo e L'orca assassina.


9. Chi trova un amico trova un tesoro
Uno dei miei film preferiti di Bud Spencer e Terence Hill, quello di Puffin, dei pirati, del giapponotto Kamasuka e del triplo bacio finale con inganno. Divertimento assicurato, chevvelodicoaffare?


8. Interceptor - Il guerriero della strada
Sequel migliore del capostipite, che ha segnato il mondo del cinema e del fumetto con un'iconografia inconfondibile. Più gore, più violento, più articolato, più figo, ché Mel Gibson era un bel vedere all'epoca, dovevano ancora passare decenni prima che arrivasse Fury Road a superarlo.


7. 1997 - Fuga da New York
Non lo riguardo da decenni ma la figaggine indiscussa di Kurt Russell e la tamarreide di un paio di scene clou mi sono rimaste ben impresse nella mente. Anche qui, parliamo di un film che ha segnato un'epoca, influenzando tutto ciò che è venuto dopo.


6. S.O.B.
Tragicommedia ancora tristemente attuale, che mette alla berlina i meccanismi perversi del mondo dello spettacolo in generale e del cinema in particolare. E sì, è il film che ha fatto "uscire" le sise a Mary Poppins ma non è questo il principale motivo per recuperare l'ennesimo capolavoro di Blake Edwards!


5. I predatori dell'arca perduta
Non è il mio preferito della saga, questa palma spetterebbe a Il tempio maledetto ma purtroppo bisognava aspettare ancora qualche anno. Detto questo, guardare I predatori dell'arca perduta è sempre una gioia, così come è una gioia incontrare per la prima volta Indiana Jones, archeologo strafico (e niente, l'81 era l'anno dei bonazzi) e paraculo, abile col cervello e con la frusta, capace di trascinare lo spettatore nelle avventure più bizzarre.


4. L'ululato
Oh, i primi quattro posti sono tutti dedicati agli horror. E che horror!! Cominciamo con l'angosciante, truce film sui licantropi realizzato da Joe Dante, una critica sociale feroce e un horror capace di far paura ancora oggi.


3. La casa
Di base sono più affezionata al secondo capitolo, in quanto è il primo che ho visto e mi aveva annichilita dal terrore nonostante lo humour nero di cui era permeato, ma questo è un film che ha fatto scuola, che terrorizza con la sua crudeltà e i suoi effetti speciali trucissimi. E poi c'è Scott, che diamine.


2. Un lupo mannaro americano a Londra
Più raffinato de L'ululato, più nelle mie corde per la sua natura di tragicommedia, altrettanto efficace negli effetti speciali e, sul finale, dolorosissimo. Un piccolo grande capolavoro dell'horror... e pensare che io i mannari non li sopporto!


1. ...E tu vivrai nel terrore! - L'aldilà
Fulci vince. Vince. E con lui, vince l'Italia intera. E se uno svizzero ti dice "Fulci trash effetti speciali scabecci trame ridicole serie Z, mamma, mamma è arrivato Mirabella coi ragni" tu non arrossire e non abbassare il capo perché L'aldilà è uno dei migliori horror italiani di sempre e ha una visionarietà e una ferocia che altri si sognano. E basta.


venerdì 26 luglio 2019

Nightmare Cinema (2018)

Grazie alle pillole di Lucia ho recuperato Nightmare Cinema, film a episodi del 2018 diretto da Mick Garris, Alejandro Brugués, Joe Dante, Ryuhei Kitamura e David Slade.


The Thing in the Woods
Ottimo modo per iniziare una raccolta di corti horror, mettendo subito lo spettatore nel giusto umore offrendogli un antipasto leggero e divertente, che prende amabilmente in giro tutti i cliché del genere, a partire dalla final girl (sciorinare i nomi di tutti coloro di cui si ha il sangue addosso, almeno 10 persone, è geniale!), e trova anche il tempo per inserire un plot twist ridicolo quanto volete ma decisamente sorprendente. Effetti speciali un po' d'accatto, probabilmente voluti per restituire l'atmosfera da B-Movie ma tanto divertimento assicurato!


Mirari
Arriva Joe Dante, con un'inquietante storia che ricorda i più truculenti episodi di Nip/Tuck. Grottesco quanto basta, soprattutto sul finale, è una critica poco corrosiva rispetto ai migliori film del regista, in quanto la protagonista, poverella, ha una brutta cicatrice sul viso e il suo desiderio di diventare bella per sentirsi in pace con se stessa è legittimo. Onestamente, il regista ha fatto di meglio ma l'episodio è comunque guardabile e divertente.


Mashit
Sfacciatissimo omaggio ai b-movie horror italiani a partire dalla musica zamarra che ricorda un po' le melodie dei Goblin, è l'episodio più gore del film, tanto che a un certo punto il sangue (di bambini innocenti, tra l'altro) scorre copioso, tra arti e teste mozzate. Gli attori sono dei cani maledetti, questo bisogna dirlo, ma Mashit è un episodio che mette davvero paura a chi patisce un minimo le storie sataniche e il clima di ineluttabile condanna che aleggia attorno agli imperfetti e peccaminosi protagonisti è molto apprezzabile. Se non fosse per l'ingresso a gamba tesa di David Slade avrei trovato il mio episodio preferito, invece...


This Way to Egress
... invece sono stata stregata dal bianco e nero abbacinante di questo episodio, sporco e angosciante come la malattia mentale che avviluppa la mente della protagonista, una meravigliosa Elizabeth Reaser. A tratti l'episodio mi è sembrato un incrocio tra Videodrome e Il pasto nudo e nonostante il titolo una via d'uscita sembra non ce ne sia tra voci distorte, dialoghi inquietanti, persone i cui lineamenti si disfano progressivamente fino a perdere ogni traccia di umanità. Roba da rimanere stregati, con la bocca aperta, incapaci di staccare gli occhi dallo schermo.


Dead
Mick Garris, ideatore dell'intera faccenda nonché regista della cornice ambientata nel cinema abbandonato, con un Mickey Rourke che da solo fa più paura di qualsiasi mostro brutto, ci riporta coi piedi per terra attraverso un corto quasi rilassante nella sua prevedibilità, una ghost story con assassino annesso dal sapore molto anni '90. Non mancano i momenti di tensione e gli attori coinvolti sono validi, tuttavia a mio avviso la chiusura avrebbe potuto essere un po' più incisiva, soprattutto dopo l'exploit di David Slade.


In definitiva, Nightmare Cinema è un validissimo film a episodi che nasconde molte gemme e riporta sullo schermo autori amatissimi da tutto il popolo dell'horror. Come sempre, non tutti gli episodi sono dotati della stessa qualità ma rispetto ad altre raccolte simili questo è meno discontinuo e fa venire una voglia matta di riguardare i vari Masters of Horror, il che non è male. Recuperatelo, se potete.


Di Joe Dante, regista dell'episodio Mirari, Mick Garris (The Projectionist e Dead), Ryuhei Kitamura (Mashit) e David Slade (This Way to Egress) ho parlato ai rispettivi link. Mickey Rourke (il proiezionista), Annabeth Gish (Charity), Elizabeth Reaser (Helen) e Patrick Wilson (Eric Sr.) li trovate ai loro link.

Alejandro Brugués ha diretto e sceneggiato l'episodio The Thing in the Woods. Argentino, ha diretto film come Il cacciatore di zombie, The ABCs of Death 2 ed episodi di serie quali Dal tramonto all'alba - La serie. Anche produttore, ha 43 anni.


Richard Chamberlain, che interpreta il Dott. Mirari nell'episodio Mirari, era il fascinoso padre Ralph dello storico Uccelli di rovo. Se Nightmare Cinema vi fosse piaciuto recuperate Creepshow, Creepshow 2, Tales of Halloween, XX - Donne da morire, Trick'r'Treat e Holidays. ENJOY!

giovedì 25 luglio 2019

Rutger Hauer (1944-2019)


Androidi, prodi cavalieri, pazzi, macellai diabolici, guerrieri ciechi, barboni, studiosi, avventurieri, tutti dignitosi, signorili od inquietanti anche all'interno di alcune sfortunate produzioni.
Quanto ci mancherai, Rutger.
Ciao, figone.

(Gio)WE, Bolla! del 25/7/2019

Buon giovedì una bella cippa, gente. Due uscite scarse e l'unica degna, Midsommar, a Savona non è arrivata. Che il Signore vi grigliasse!!!


Men in Black International
Reazione a caldo: Via, via.
Bolla, rifletti!: Pur con mezzo cast di Thor all'interno, ho una voglia di vedere questo film come di spararmi, ché sì, i primi Men in Black erano carini ma non fremo all'idea di guardare il reboot/sequel della saga. Andate pure, con la mia benedizione. 

mercoledì 24 luglio 2019

The Moth Diaries (2011)



Attirata dal nome della regista ho recuperato The Moth Diaries, diretto e sceneggiato nel 2011 da Mary Harron partendo dal romanzo omonimo di Rachel Klein.


Trama: Rebecca, ragazza segnata dal suicidio del padre, frequenta un esclusivo collegio femminile assieme a Lucy, la sua migliore amica. L'arrivo di una nuova studentessa, Ernessa, che si rivela particolarmente attaccata a Lucy, fa piombare Rebecca in un inquietante incubo...



The Moth Diaries è il tentativo di creare uno young adult un po' meno frivolo e più gotico rispetto ad altre opere del genere. Tenendo come costante riferimento Dracula e Carmilla, più volte citati all'interno del film, la storia si snoda seguendo le riflessioni sempre più inquiete (e sempre più allucinate) di Rebecca, ragazza reduce da un lutto pesantissimo che cerca rifugio all'interno di un collegio che non riconosce più. Le sue amiche sono tutte pronte ad affrontare nuove esperienze, in primis la perdita della verginità, non sono più così propense a portare avanti vecchie consuetudini e, quel che è peggio, la migliore amica Lucy viene affascinata da una studentessa appena arrivata, Ernessa. Quest'ultima è elegante, conosce le lingue e la poesia, sa suonare il pianoforte divinamente, viene accolta a braccia aperte da tutte nonostante le sue stranezze eccessive ma Rebecca vive la sua presenza come se la ragazza volesse rubarle il posto faticosamente conquistato nel corso degli anni, anche perché Lucy, a poco a poco, comincia ad allontanarsi da lei e a cambiare sempre più profondamente. Segnata dalla morte del padre poeta, la mente influenzata dalle lezioni dell'insegnante di letteratura, che prende in esame storie gotiche di vampiri, Rebecca arriva a convincersi che Ernessa sia una creatura sovrannaturale, un vampiro che si nutre non di sangue ma dell'essenza vitale delle sue vittime, e le sue convinzioni paiono avvalorate dal fatto che attorno a lei le persone cominciano a scomparire o morire, col risultato che Rebecca arriva a trovarsi sempre più isolata. La trama di The Moth Diaries prende quindi i tormenti tipici dell'adolescenza (terrore dei cambiamenti, ansia, prime pulsioni sessuali, gelosie, senso di inadeguatezza) e li inserisce in un'atmosfera gotica che opprime i personaggi, li rende ancora più insicuri e allucinati anche perché, se è vero che Rebecca è convintissima della natura vampirica di Ernessa e alcune sequenze parrebbero confermare la sua idea, ciò non toglie che potrebbe essere tutto frutto della sua mente e che il film sia girato seguendo il suo punto di vista distorto.


Sulla carta, tutto questo parrebbe molto interessante e, al solito, Mary Harron sguazza in questo genere di iconografia horror, soprattutto quando il protagonista è inaffidabile, soggetto a visioni in glorioso technicolor che mostrano fontane di sangue, eros e thanatos che si mescolano tra loro e miriadi di falene; inoltre, bisogna dire che Lily Cole, l'attrice che interpreta Ernessa, ha un viso particolarissimo ed elegante, perfetto per l'idea che si potrebbe avere di una vampira. Purtroppo, l'altro lato della medaglia è che The Moth Diaries è un film mollo, lento, fiaccato da un ennui che non spinge lo spettatore ad identificarsi o empatizzare con le protagoniste nemmeno per sbaglio. Dell'amicizia tra Rebecca e Lucy non viene accennato nulla, solo che le due sono migliori amiche, anche se basta la comparsa di Ernessa per far sì che Lucy cominci a odiare, dopo un secondo netto, la povera Rebecca; quest'ultima non è un personaggio particolarmente accattivante, né in bene né in male, sta lì a subire "cose" limitandosi a trascrivere tutta la sua insoddisfazione su un diario, all'interno del quale, per inciso, le falene c'entrano poco o nulla (sì, il giorno più felice della vita di Rebecca è stato quando ha visto una falena lunare assieme al padre ma, quindi? Per il resto non è che abbia chissà quale importanza...), e sia lei che le amichette che la circondano sono interpretate da attrici che sono la quintessenza della banalità. Con tutte le possibili suggestioni di erotismo, disagio e terrore che potevano derivare da un film simile, The Moth Diaries si concentra semplicemente su una messa in scena patinata diventando neanche un film sui vampiri, quanto piuttosto una ghost story noiosetta ambientata all'interno di un collegio zeppo di ragazzine scialbe. Molto, molto meglio riguardare (o recuperare) l'interessante Cracks, quello sì davvero inquietante oltre che molto affascinante.


Della regista e sceneggiatrice Mary Harron ho già parlato QUI. Sarah Bolger (Rebecca) e Scott Speedman (Mr.Davies) li trovate invece ai rispettivi link.

Sarah Gadon interpreta Lucy. Canadese, ha partecipato a film come A Dangerous Method, Dream House, Antiviral, Cosmopolis, The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro, Map to the Stars e a serie quali Nikita, Hai paura del buio?, 21.11.63 e True Detective. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 32 anni e un film in uscita.


martedì 23 luglio 2019

Spider-Man: Far From Home (2019)

Ho lasciato passare un po' di tempo prima di andare al cinema a vedere Spider-Man: Far From Home, diretto dal regista Jon Watts, ma a prescindere dal tempo trascorso dall'uscita, cercherò di non fare spoiler, tranne quelli ovvi.


Trama: in gita con la classe in Europa, Peter Parker si ritrova coinvolto da Nick Fury nell'attacco degli elementali, esseri multidimensionali già combattuti da un nuovo supereroe, Mysterio...


Povero Spider-Man lontano da casa, in tutti i sensi. Lontano dal quartiere di cui è amichevole protettore, lontano dall'adorata zia May, dal mentore Tony Stark dolorosamente morto, dal resto degli Avengers finiti chissà dove (probabilmente al Comic Con dove sono stati annunciati un'infinità di film e serie TV a tema), gettato in un tour delle capitali europee tra primi amori e canzoni vetuste e tallonato dall'onnipresente Nick Fury che, al pari di altri, vuole imporgli l'eredità di nuovo Iron Man senza vedere il liceale desideroso solo di una vita normale, magari tra le braccia della bella MJ. Purtroppo i supereroi una vita normale non possono averla, soprattutto se le capitali europee di cui sopra vengono attaccate da esseri elementali ai quali pare poter tener testa solo un nuovo, potentissimo supereroe, l'extradimensionale Mysterio, ed ecco perché una gita europea a base di insegnanti scoppiati e compagni di scuola stronzetti si trasforma nell'ennesima sfida mortale condita da twist che tali non sono, ché vorrei vedere quale anche minimo conoscitore dei fumetti Marvel si sia bevuto l'ingannevole trailer che presentava Mysterio come buono. Quest'ultimo è un villain che all'avvoltoio di Keaton può giusto allacciare le scarpe, tuttavia, al pari del Mandarino in Iron Man 3, è stato sottoposto ad un'inedita rilettura da parte degli sceneggiatori, che ultimamente paiono farsi vanto di prendere nemesi storiche dei vari protagonisti e renderli non solo comuni uomini della strada ma anche cialtroni, cosa che, in questo caso, offre il fianco all'annoso, attualissimo e antipatico problema delle fake news e della spettacolarizzazione di qualsiasi evento, positivo o negativo che sia, perché laGGente, a prescindere, deve meravigliarsi o sconvolgersi, precipitare nei peggiori incubi o sognare, incapace ormai di provare empatia per emozioni meno che forti. Il tutto, ovviamente, senza dimenticare il percorso che dovrà prendere Spider-Man e catapultarlo nella fase 4 del MCU come erede tecnologico di Iron Man, citato fino alla nausea all'interno del film (tanto che la sua morte, passati i primi cinque minuti, perde drasticamente di pathos e non si risolleva nemmeno quando parte Back in Black degli AC/DC), al punto che quando a un certo punto Happy prende posizione sui difetti dell'ex boss definendo Peter "molto diverso" sembra quasi una presa in giro.


Ma non ci formalizziamo. Far From Home è l'ennesimo divertissement Marvel capace di intrattenere per tutto il tempo della sua durata, complice il fatto che Peter Parker e i suoi allegri compagni di classe infarciscono il film di quell'atmosfera tipica delle commedie adolescenziali USA, un po' tenere e un po' sciocchine, quasi più interessante della parte supereroistica della pellicola. Sono queste scaramucce divertenti a base di equivoci e primi amori gli aspetti migliori del film, assieme a quelle "docce di realtà" in cui Mysterio si rivela per quello che è davvero, trascinandoci per mano nella prima scena post-credit più interessante e sconvolgente del film al quale fa da coda (l'ultimissima potete anche saltarla ma la prima no, non vi venga in mente!!). A livello di realizzazione, invece, i momenti più esaltanti sono quelli in cui Mysterio dispiega per intero tutti i suoi poteri, costringendo Spider-Man a districarsi tra incubi ed illusioni capaci di disorientare sia lui che lo spettatore, davanti ai cui occhi si apre un caleidoscopio di ambienti, minacce ed elementi folli che si alternano senza soluzione di continuità. Non che le sequenze in cui gli elementali fanno scempio di monumenti europei o lo showdown a Londra non siano esaltanti ma diciamo che quelle sanno un po' di già visto mentre gli incubi di Mysterio sono una novità dal retrogusto horror che fa piacere vedere. Non piacevole, ovviamente, come il vero cuore dell'intero film, lo Spider-Man bimbominchia Tom Holland (al quale spesso ruba la scena una MJ adorabilmente imperfetta), dal faccino così carino e tenero che gli si perdona qualunque cosa, un po' come a quel gran figone di Jake Gyllenhaal, benché costretto in un ruolo perfettamente in bilico tra parodia e villain serio. E a proposito di parodia: Stella Stai di Tozzi, perdonate il verbo, ci sta ma Bongo Cha Cha Cha e Amore di tabacco? Davvero l'Italia, per quanto riguarda la musica, viene considerata perennemente ferma agli anni '60? Per carità, meglio che sentire roba tipo il trap, Achille Lauro o Il volo, però su...


Del regista Jon Watts ho già parlato QUI. Tom Holland (Peter Parker/Spider-Man), Samuel L. Jackson (Nick Fury), Jake Gyllenhaal (Quentin Back/Mysterio), Marisa Tomei (May Parker), Jon Favreau (Happy Hogan), Angourie Rice (Betty Brant), Cobie Smulders (Maria Hill), Martin Starr (Mr. Harrington), Ben Mendelsohn (Talos) e J.K.Simmons (J. Jonas Jameson) li trovate invece ai rispettivi link.


Mysterio avrebbe già dovuto comparire in Spider-Man 4 di Raimi, mai girato ovviamente, ed essere interpretato da Bruce Campbell. Ciò detto, se Spider-Man: Far From Home vi fosse piaciuto recuperate subito Spider-Man: Homecoming, aggiungete Iron ManIron Man 2 e Iron Man 3, continuate con The Avengers, Avengers: Age of UltronAvengers: Infinity War, Avengers: Endgame Captain Marvel, infine completate la vostra cultura sul MCU con Captain America: Il primo vendicatore, L'incredibile HulkThor , Thor: The Dark WorldCaptain America: The Winter SoldierGuardiani della GalassiaGuardiani della Galassia vol. 2, Ant - ManDoctor StrangeThor: Ragnarok, Black Panther e Ant-Man and the Wasp . ENJOY!


sabato 20 luglio 2019

Luna... E oltre l'infinito: Europa Report (2013)


Cinquant'anni fa l'uomo metteva piede sulla Luna. Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità, come si suol dire. Kris Kelvin del blog Solaris ha quindi proposto a noi blogger uniti di celebrare questo importantissimo anniversario con una giornata dedicata a quei film che parlano della conquista dello spazio, con tutto ciò che ne consegue. Io ho scelto così Europa Report, diretto nel 2013 dal regista Sebastián Cordero.


Trama: un gruppo di astronauti viene mandato ad esplorare una delle lune di Giove, Europa. L'emozione è tanta, sia a terra che sull'astronave, tuttavia presto le comunicazioni si interrompono a causa di inquietanti e pericolosi eventi...



Ero un po' terrorizzata all'idea di affrontare Europa Report, non tanto per la storia (sapete quanto la fantascienza mi tenga a distanza...) quanto per lo stile di regia con cui Sebastián Cordero ha scelto di raccontarla, l'odiato e stra-abusato found footage. Al primo accenno di ripresa da una telecamera interna dell'astronave ammetto di aver cominciato a sbuffare come un mantice ma fortunatamente, almeno in questo caso, la "tecnica" del found footage è perfettamente funzionale e concorre a riportare allo spettatore una sensazione di totale isolamento, di completa lontananza. Europa Report è infatti un gigantesco flashback attraverso il quale ripercorriamo la parziale disfatta di una spedizione incaricata di raccogliere dati dal suolo di Europa, una delle lune di Giove; fin dall'inizio del film sappiamo che la spedizione è andata malissimo, ce lo confermano le parole dolenti di una dei responsabili rimasti a terra, la quale si fa carico di presentarci la tragica documentazione pervenuta alla NASA come se Europa Report fosse una sorta di documento ufficiale o un documentario da diffondere al grande pubblico. Sotto i nostri occhi scorrono i primi, esaltanti momenti di familiarizzazione con gli strumenti di bordo e con i mezzi di comunicazione, quella gioia mista a terrore derivante dalla consapevolezza di essere i primi a tentare una missione così ardita, che porterebbe ad arrivare "là dove nessuno è mai stato prima", eppure c'è sempre quella spada di Damocle appesa sulla testa dei protagonisti, la consapevolezza che quella gioia sarà effimera. Attraverso piccoli incidenti, malfunzionamenti e difficoltà sempre più grandi e preoccupanti, l'atmosfera del film cambia e all'esaltazione subentra una disperazione serpeggiante, soprattutto dal momento in cui le comunicazioni con la Terra vengono interrotte e i nostri si ritrovano alla deriva nello spazio, senza possibilità di chiedere eventualmente soccorso ma anche, soprattutto, senza la possibilità di divulgare le importanti scoperte fatte nonostante tutte le difficoltà.


Questo è l'aspetto di Europa Report che più ho trovato interessante. L'obiettivo del film, che pur regala momenti di tensione e talvolta di puro terrore, non è scioccare lo spettatore con la scoperta di inquietanti forme di vita su Europa, quanto piuttosto mostrare la tenacia, al limite della follia, di un gruppo di astronauti che sono partiti per una missione e intendono portarla a termine, anche a costo di sacrificare le proprie vite, perché altrimenti anche la morte diventerebbe vana. I protagonisti di Europa Report sono dei "martiri" dello spazio, personaggi imperfetti ma integerrimi che perseguono la conoscenza e la sua diffusione fino all'ultimo respiro, ecco perché penso che un film come questo, al di là del genere, sia particolarmente adatto al discorso che intendeva portare avanti Kris. La conquista dello spazio, fino ad oggi, non ha portato alla luce i mostri della tradizione dell'horror sci-fi, tuttavia non so quanti astronauti, nemmeno dopo cinquant'anni dalla prima passeggiata sulla Luna, partano a cuor leggero e con l'assoluta certezza di tornare indietro, eppure si impegnano lo stesso nelle loro missioni, spinti dal profondo desiderio di far progredire ulteriormente l'umanità e la scienza. Al fascino innegabile delle profondità siderali si accompagna il terrore per un ambiente ostile, che rischia di uccidere una persona a causa di un piccolissimo buco su una tuta e dove non è tollerato il minimo errore umano, tanto che persino attività quotidiane come mangiare e stare in compagnia diventano dei lussi, una parentesi dal terrore necessaria per non impazzire. L'impressione di "familiarità" viene data dal cast molto affiatato, composto da volti noti e meno noti, la sceneggiatura (a differenza di quella di moltissimi found footage) è curata quanto basta per imbastire una storia e non solo un insieme di riprese o microepisodi montati alla bell'e meglio, tanto che ad ogni morte, ad ogni fallimento, ci si dispiace come se avessimo seguito la vicenda per mesi, non solo per l'ora e mezza messaci a disposizione. Avrete capito che non mi aspettavo nulla da Europa Report, invece l'ho apprezzato parecchio quindi mi sento di consigliarvelo e non solo per celebrare i cinquant'anni dello sbarco sulla luna!


Di Sharlto Copley (James Corrigan), Michael Nyqvist (Andrei Blok), Embeth Davidtz (Dr. Unger) e  Dan Fogler (Dr. Sokolov) ho parlato ai rispettivi link.

Sebastián Cordero è il regista della pellicola. Ecuadoregno, ha diretto film come Ratas, ratones, rateros e Crónicas. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 47 anni.


Daniel Wu interpreta William Xu. Americano, ha partecipato a film come Il giro del mondo in 80 giorni, L'uomo con i pugni di ferro e Tomb Raider. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 45 anni e un film in uscita.


Christian Camargo interpreta Daniel Luxembourg. Americano, ha partecipato a film come The Hurt Locker,  The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 e Parte 2 e a serie quali Senza traccia, CSI - Scena del crimine, Ghost Whisperer, Numb3rs, Medium, Dexter, House of Cards e Penny Dreadful . Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 48 anni e un film in uscita.


Karolina Wydra interpreta Katya Petrovna. Polacca, ha partecipato a film come Be Kind Rewind, Crazy, Stupid, Love. e a serie quali Dr. House, True Blood, Twin Peaks: Il ritorno e Agents of S.H.I.E.L.D.. Ha 38 anni.


Anamaria Marinca interpreta Rosa Dasque. Romena, ha partecipato a film come Perfect Sense, Fury, Ghost in the Shell e a serie quali Doctor Who. Ha 41 anni e un film in uscita.


Ecco gli altri film che troverete nella rassegna:

Stories  (Uomini veri)
Deliria (Moon)
La Bara Volante (Capricorn One)
La Fabbrica dei Sogni (Mission to Mars)

Il Bollalmanacco di Cinema (Europa Report)

The Obsidian Mirror (Preludio allo spazio)
Non c'è paragone (Sunshine)
Director's cult - Moon
Il Zinefilo (Stazione Luna)
Non quel Marlowe (Il finto sbarco lunare)
Fumetti Etruschi (Comunisti sulla Luna)
Gli Archivi di Uruk (Primi sulla Luna!)
30 anni di Aliens (La Luna nell'universo alieno)
Il CitaScacchi (Scacchi verso la Luna)
IPMP: Locandine italiane d'annata (Stazione Luna)
SOLARIS (Contact)

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