giovedì 28 maggio 2009

Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)

Esistono film da vedere assolutamente, pietre miliari imperdibili per ogni cinefilo che si rispetti. Io oggi mi cospargo il capo di cenere, ammettendo che per la bellezza di 28 anni ho ignorato una pellicola come Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest), girato da Milos Forman nel 1975. Il film in questione ha vinto la bellezza di cinque Oscar tutti meritatissimi: migliore attore protagonista Jack Nicholson, migliore attrice protagonista Louise Fletcher, miglior regista, miglior film e miglior sceneggiatura non originale (il film è tratto dall’omonimo libro di Ken Kesey). Non so se riuscirò a parlare di un capolavoro così bello, che è entrato di diritto nel mio novero di film assolutamente preferiti, ma ci proverò.

 


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La storia è quella di R.P. McMurphy, violento e folle galeotto che viene portato in un istituto per malati mentali, per definire se è realmente pazzo o se nelle sue azioni c’è del raziocinio. La sua presenza, va da sé, sconvolge la vita dell’istituto, normalmente scandita dalle ferree regole della fredda e dura infermiera Ratched, portando una ventata di libertà tra i pazienti, e rivelando anche qualche segreto…


 


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Questo bellissimo film conferma la mia passione per le opere “corali” girate in ambienti difficili, dove una singola persona cerca di cambiare la realtà cupa che lo circonda, riuscendoci o meno, come in Le ali della libertà, Il miglio verde, in modi differenti anche Mystic River. Film con una trama solidissima, sostenuta da attori davanti alle cui interpretazioni qualsiasi altra cosa scompare e si rimane a bocca aperta a guardarli ed ascoltarli, immedesimandosi e commuovendosi. Qualcuno volò sul nido del cuculo è giustamente entrato nella storia perché conta tutti questi elementi e tratta temi universali inserendoli in un ambiente particolare e “delicato” come quello degli istituti mentali, senza cadere in facili clichè o baracconate da film di serie z.


 


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Il cuore del film è ovviamente l’R.P. McMurphy di Jack Nicholson, la cui vitalità, la presunta follia, la profonda umanità rimangono impresse anche dopo aver spento il dvd. Un folle in un mondo di pazzi, oppure l’unico sano in un luogo dove la vera follia è l’impossibilità di evadere dalla malattia mentale, dove tutto viene tenuto sotto controllo, sacrificando la felicità dei pazienti per un presunto ordine? La presenza di Mac, come lo chiamano i degenti del manicomio, è un toccasana per tutti, un piccolo ciclone di caos che regala l’illusione di libertà, assai più umano di dottori e sorveglianti: non a caso è l’unico che riesce ad instaurare una sorta di relazione di amicizia con il sordomuto gigante indiano Chief, e a porre domande pericolose che ridestano i pazienti.


 


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Molte sono le immagini allegre e folli del film, a cominciare dalla battuta di pesca, la partita di basket, l’ultimo dono di Mac che come un novello Babbo Natale regala ai suoi compagni una vigilia indimenticabile, la scena finale ormai diventata cult. Ma questa libertà incarnata da Mac vive una netta contrapposizione con la repressione “terapeutica” portata avanti dall’infermiera Ratched, vero idolo malvagio del film. Ad un certo punto i dottori commentano che l’unica che può combattere la follia di Mac, l’unica in grado di capirlo, è proprio quella che lui odia di più, ovvero l’infermiera stessa. Infatti, dove Mac combatte con la libertà e la “pazzia”, l’infermiera ribatte con la repressione e la fredda razionalità che sconfina nella crudeltà quando ai suoi occhi è ormai chiaro che non saranno più i suoi metodi a farle ottenere l’obbedienza e il rispetto dei pazienti. Tutta l’allegria della parte iniziale del film viene risucchiata e abbattuta da un triste e violento finale, che tuttavia non segna la vittoria dell’infermiera, anzi. Il seme della libertà, per quanto duramente represso, è stato piantato, e qualcuno deciderà di proteggerlo e farlo suo, superando il terrore palpabile che ogni personaggio del film prova: terrore di sé stessi, terrore del mondo esterno, terrore degli sbagli che ognuno compie, terrore del giudizio altrui. E’ questa la differenza tra Mac e tutti gli altri, ciò che lo rende “folle” e quindi pericoloso. La mancanza assoluta di paura, una salda volontà di vivere senza limiti, l’impossibilità quindi di essere manipolato se non con metodi drastici e definitivi. Non a caso lui è l’unico che è costretto a stare nell’istituto: come dice l’infermiera Ratched gli altri sono liberi di andarsene quando vogliono, rinchiusi per loro scelta. Ma Mac sa benissimo che nessuno di loro è realmente libero, presi come sono dalla paura del mondo esterno e il sottile, crudele gioco psicologico dei loro carcerieri che alimenta questa paura e soffoca ogni stimolo di ribellione, rendendoli degli automi, assuefatti alle medicine e ai ritmi dell’ospedale.


 


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Come ho già detto, gli attori sono perfetti, a partire dall’ovvio Jack e dall’altra vincitrice Louise Fletcher. Ma il cast riserva grandi sorprese, mostrandoci un giovanissimo e dolcissimo Danny De Vito nei panni di un ritardato, il sempre lunatico ed inquietante Christopher Lloyd, l’esordiente Brad Dourif (anche lui candidato come miglior attore non protagonista, ahimé non ha vinto l’Oscar seppure il personaggio di Billy sia triste e bellissimo) e l’enigmatico Will Sampson nei panni di Chief. Altre comparse sono dei veri malati mentali, giusto per rendere il tutto il più realistico possibile. Tra i presenti anche Scatman Crothers, che i più ricorderanno come il Dick Halloran nello Shining di Kubrick. Un film da vedere e rivedere, imprescindibile a mio avviso, che piacerà sicuramente a tutti. Un caposaldo assoluto.




Milos Forman è il talentuoso regista della pellicola. I suoi film sono sempre qualcosa di grandioso, particolare, non per tutti i gusti. Personalmente, amo molto i suoi film, tra i quali rammento Hair, Amadeus, Larry Flint – Oltre lo scandalo, Man on the Moon. Il regista Ceco ha 77 anni e un film in uscita.


 


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Jack Nicholson interpreta McMurphy. Penso che sia superfluo presentare l’attore più bravo di Hollywood, scoperto dal genio di Corman, l’attore a cui basta uno sguardo per comunicare qualsiasi emozione, capace di fare piangere un momento prima e quello dopo far morire di paura, e di essere cool, patetico, buono, cattivo, luciferino ed angelico nello stesso film. Corteggiato, e giustamente, da qualsiasi regista di fama mondiale, tra i suoi splendidi film rammento La piccola bottega degli orrori, I maghi del terrore, Easy Rider, Cinque pezzi facili, Chinatown, Professione: Reporter, Shining, Il postino suona sempre due volte, Voglia di tenerezza (il secondo Oscar della sua carriera), L’onore dei Prizzi, Affari di cuore, Le Streghe di Eastwick, Batman (cacca su Heath Ledger!! U__u Era uno splendido Joker, il migliore!!), Codice d’onore, Wolf – La belva è fuori, Tre giorni per la verità, Blood and Wine, Mars Attacks!, Qualcosa è cambiato (per il quale ha vinto l’Oscar), A proposito di Schmidt, Terapia d’urto, Tutto può succedere, The Departed. Ha 72 anni.


 


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Louise Fletcher interpreta l’odiosa infermiera Ratched. Ammetto che, nonostante la filmografia sterminata, non ho mai notato sullo schermo l’attrice americana. Eppure qualcuno dei suoi film l’ho visto, come L’Esorcista II – L’eretico, Fenomeni paranormali incontrollabili, Invaders, Sfida tra i ghiacci, Scomodi omicidi e Cruel Intentions. Per la TV ha partecipato a episodi di Perry Mason, Ai confini della realtà, L’ispettore Tibbs, Racconti di mezzanotte, Star Trek, Settimo cielo e E.R. Ha 75 anni.


 


340xOvviamente Louise è la vecchietta.. omiodio ma l'altro non è quel bolso di Pacey??


Brad Dourif interpreta il patetico Billy Bibbit. Strano il destino di questo attore, condannato, nonostante l’indubbia bravura, a passare ai posteri come LA voce (anche se noi italiani non ne beneficiamo..) del bambolotto Chucky della serie La bambola assassina, a cui è rimasto fedele per tutta la saga. Tra i suoi altri film ricordo I cancelli del cielo, Dune, Velluto blu, Mississippi Burning – Le radici dell’odio, L’Esorcista III, il nostrano Trauma, Alcatraz – L’isola dell’ingiustizia, Nighwatch, Alien – La clonazione, Urban Legend, La profezia, Il Signore degli Anelli (era Vermilinguo ne Le due Torri e ne Il Ritorno del Re), Halloween: The Beginning. Per la TV ha partecipato a Moonlighting, Miami Vice, La signora in giallo, Racconti di mezzanotte, X – Files, Star Trek, Millenium, Law and Order. Ha 59 anni e la bellezza di undici film di prossima uscita, tra cui H2, la seconda parte della saga di Rob Zombie dedicata alle gesta di Michael Myers e, forse, il remake de La bambola assassina, previsto per l’anno prossimo.


 


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Danny De Vito interpreta il dolce e pacioso Martini. Quello che manca in altezza, questo splendido attore, produttore e fine regista (nonché idolo della mia infanzia scellerata) lo compensa in arguzia. Tra i film nei quali ha partecipato come attore ricordo Il dittatore dello stato libero di Bananas, Voglia di tenerezza, il divertentissimo All’inseguimento della pietra verde (e il suo degno seguito, Il gioiello del Nilo), I gemelli, il geniale La guerra dei Roses (di cui è anche regista), Batman – Il ritorno (dove ha interpretato un meraviglioso Pinguino), Last Action Hero, Senti chi parla adesso, Mezzo professore tra i Marines, Junior, Get Shorty, Matilda 6 mitica (nonostante il titolo idiota è una bellissima pellicola di cui è anche regista), Space Jam, Mars Attacks!, Hercules (dava la voce a Filottete), il bellissimo L.A. Confidential, L’uomo della pioggia, The Big Kahuna, Man on the Moon, Austin Powers in Golmember, Big Fish, Be Cool. Per la TV ha partecipato a Starsky & Hutch, la storica sitcom Taxi (che ha portato al successo geni del male come Adam Kaufman e Christopher Lloyd), Friends. Ha dato inoltre la voce a Herb Powell, il fratellastro di Homer, in due episodi dei Simpson. Ha 65 anni e quattro film in uscita.


 


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Christopher Lloyd interpreta il folle Taber. E con quegli occhi spiritati il marchio di folle gli è rimasto, consentendo al buon Zemekis di regalargli (e regalarci) lo storico ruolo dello scienziato Doc in Ritorno al futuro e nei suoi due seguiti, nonché, in altra occasione, un magistrale ed indimenticabile zio Fester nei due film dedicati a La famiglia Addams. Anche lui è un mito della mia infanzia e per ricordarlo al meglio consiglierei di guardare Il postino suona sempre due volte, Star Trek III: alla ricerca di Spock, il cultissimo Signori il delitto è servito, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Quattro pazzi in libertà, Dennis la minaccia, l’interessante Cosa fare a Denver quando sei morto, la versione televisiva di Alice nel paese delle meraviglie, Man on the Moon. Per la TV ha partecipato al già citato Taxi, Malcom, Masters of Horror, Una pupa in libreria, Numb3rs e Law & Order. Ha inoltre doppiato l’ormai storico Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta (chi ricorda ancora la serie Duck Tales?), Anastasia e il recente Le avventure del topino Desperaux. Il nostro ha 71 anni e la bellezza di otto film in uscita tra cui, si spera, qualcosa che promette davvero bene: Piranha 3D. Pauuraaa!!!!


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E ora, anche se so che non dovrei, vi lascio con una parodia di una delle scene più belle del film, fatta ovviamente da una delle serie più belle della TV... I Simpson!!! La qualità del video è scarsa, ed è pure in spagnolo, ma non ho trovato di meglio... ENJOY!!!



 



mercoledì 27 maggio 2009

My Bloody Valentine 3D (2009)

E con colpevole ritardo comincerò a narrare della mia prima esperienza col 3D, cominciata guardando un film che neppure mi interessava quando avevo saputo della sua esistenza: My Bloody Valentine 3D di Patrick Lussier, remake de Il giorno di San Valentino (My Bloody Valentine) pellicola diretta da George Mihalka nel 1981. Devo dire che ho dovuto ricredermi, ma andiamo con ordine.

 


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Trama: in una cittadina mineraria degli USA un incidente in miniera manda in coma un uomo, Harry Warden. Al suo risveglio, il giorno di San Valentino, l’uomo fa una strage a colpi di piccozza in ospedale e poi decide di sterminare quasi tutti i giovinetti che si erano radunati proprio nella miniera per festeggiare il giorno degli innamorati. Sopravvivono, per il rotto della cuffia, solo quattro di loro, mentre il maniaco viene fatto fuori. Dieci anni dopo, però, i delitti ricominciano e il primo sospettato è colui che ai tempi causò l’incidente che mandò in coma l’assassino, Tom Hanniger, guarda caso uno dei quattro sopravvissuti.


 


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Premettiamo una cosa. Se questo Bloody Valentine si fosse basato esclusivamente sugli effettacci splatter, che pur non mancano e ai quali il 3D rende un gran bel servizio, sarebbe stato la ciofeca che mi ero aspettata. Fortunatamente per lo spettatore la pellicola, che comincia come un semplice slasher che, alla lunga, porterebbe solo noia a chi lo guarda, prosegue aggiungendo un pizzico di giallo e di thriller. Il film diventa un “whodunnit?” in cui lo spettatore si può divertire a scoprire chi si nasconde dietro la maschera dell’assassino mano a mano che i personaggi diminuiscono: Harry Warden è davvero risorto, oppure non è mai morto? E, se escludiamo il soprannaturale, chi, tra tutti i sospettati, potrebbe essere il picconatore folle?


 


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Ma, ovviamente, la differenza tra questo film visto nella sala 3D e la versione per sale comuni sta nell’effetto tanto decantato. Una volta inforcati gli occhialetti (senza lenti blu e rosse, questo mi ha stupita!) si entra letteralmente in un mondo a parte. Fin dagli splendidi titoli di testa, dove si viene aggrediti dalle prime pagine di vecchi giornali su fondo rosso sangue, lo spettatore viene catapultato all’interno di immagini vivide, realistiche, che sembra di toccare. Al di là della spettacolarità di corpi cavi che parevano davvero solidi (non a caso, per enfatizzare l’effetto 3D l’assassino non si limitava ad uccidere le vittime, ma le spaccava lasciando libero il regista e i responsabili degli FX di mostrare la profondità di un corpo sezionato… in pratica una puntata di Siamo Fatti Così in 3D!), cuori grondanti sangue che sembrava palpitassero a un centimetro dalla mia faccia, picconate che mi portavano a spostarmi per evitarle, alberi che si schiantavano contro l’interno di una macchina ripresa in soggettiva e sembrava mi finissero in faccia, vecchi che puntavano il fucile contro l’audience favellando di fantomatiche ombre e quant’altro… chiamatemi scema, ma io ho apprezzato le piccole cose: la brina sul vetro dell’auto causata dall’umidità, i sassolini che rotolano al passaggio delle macchine o delle persone e altri piccoli particolari che rendevano il tutto davvero realistico. Unica pecca la sfocatura delle figure presenti sullo sfondo e la difficoltà di cogliere alcune scene in movimento (ma forse lì il difetto è imputabile al fatto che tenevo gli occhiali da vista sotto quelli per il 3D? Mah…). Realismo accentuato, nel mio caso, dalla sensazione, ad un certo punto, che la sala si muovesse e sprofondasse, sensazione che mi ha fatta balzare sulla poltrona mentre sullo schermo non stava accadendo proprio un bel nulla. Magie delle nuove tecnologie…!


 


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Gli attori, a parte i vecchietti, sono tutti delle emerite scarpe. Su tutti spicca quello che dovrebbe essere il protagonista, uno sciapo manzetto che risponde al nome di Jensen Ackles e che, mi sovviene or ora, è pure il protagonista di Supernaturals. Ecco perché lo avevo abbandonato dopo due puntate… Hisoka non odiarmi!!! Spiccano come personalità lo sbirro di colore che non serve assolutamente a nulla, la ragazzetta che strilla come un gatto a cui stanno tagliando la coda con una motosega, e la signora assai disnibita che per almeno dieci minuti di film corre con la gnugna al vento MA con i tacchi a spillo, da vera first lady. Tra l’altro mi dicono che senza 3D, guardando la pellicola nelle sale normali, non si capirebbe nemmeno che la tizia è senza veli… questa mi sa tanto di leggenda metropolitana per invogliare il pubblico maschile e porcello ad andare a spendere 10 euro invece che 7!


 


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Insomma, in definitiva un film da vedere, un’esperienza da provare. Non sarà il più bello degli horror, ma sicuramente si eleva una spanna sopra l’orrendo newquel di Venerdì 13 e l’inguardabile Mai Nato. Peccato che sugli schermi arrivano sempre e solo remake, spero che presto venga prodotto un horror 3D che sia una novità assoluta e che possa sfruttare al meglio le potenzialità del mezzo.






Patrick Lussier è il regista della pellicola. La sua carriera si è svolta principalmente come montatore di parecchi horror legati soprattutto al nome di Wes Craven, a partire dalla trilogia di Scream. Nel 2000 comincia a mettere mano personalmente ai film, e dirige il terzo capitolo di una saga splendida, quella de La Profezia con Christopher Walken. Tra i suoi altri film ricordo Dracula’s Legacy – Il fascino del male e White Noise. Ha 45 anni e un horror 3D di prossima uscita, Condition Dead 3D, film di zombie e relativi cacciatori Frase di lancio: Quando i morti risorgono… lasciateli ai professionisti!


 


Patrick_Lussier_Jason_LondonIl regista è quello sulla sinistra...


Jensen Ackles interpreta Tom Hanniger, il figliol prodigo che torna dopo dieci anni. Lieta di consegnargli la palma come peggior attore del film, segnalo le serie, oltre al già citato Supernatural, che vedono presente l’attore texano. Ovviamente tutti telefilm adolescenziali dei più maffi e per questo più seguiti dalle ragazzette se li è passati: Settimo cielo, Dark Angel, Dawson’s Creek, Smallville. Ha 31 anni.


 


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Jaime King interpreta Sarah Palmer, allora fidanzatina di Tom, in seguito moglie dello sceriffo Palmer. L’attrice americana ha recitato in Blow, Pearl Harbor, Il monaco, è stata la splendida Goldie/Wendy di Sin City e la Lorelai di The Spirit (ha il sembiante da donna eterea ed angelicata?). Per la tv ha recitato in O.C. Ha 30 anni e cinque film in uscita.


 


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Kerr Smith interpreta l’ambiguo e fedifrago sceriffo Palmer. Temo che per il pubblico italiano costui sia più famoso come Jack di Dawson’s Creek. Sbaglio o era l’unico personaggio gayo della serie? Vabbé, chissenefrega, anche se tra i tre è il più bravo attore, senza dubbio. Per il cinema ha già lavorato in Final Destination (dev’essere quello che schiatta colpito a tradimento da un cartellone stradale mentre evita di finire schiacciato da un bus… allegria!!), mentre per la TV lo ritroviamo in Baywatch, CSI, Streghe, CSI Miami, CSI NY. Ha 37 anni.


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E ora vi lascio con il trailer del film del 1981... ENJOY!




lunedì 25 maggio 2009

Cannes 2009

Anche il festival di Cannes è finito. Nonostante la mia, lo ammetto, eccessiva infantilità, che mi ha portata a cambiare canale ogni volta che se ne parlava, per non spezzare ulteriormente il mio cuoricino all’idea di avere zio Quentin così vicino e non poterlo andare a vedere come già feci ai tempi di Kill Bill, l’eco dei vincitori dell’edizione 2009 è arrivato anche alla sottoscritta.

E visto che in un blog di cinema non può mancare uno spazio dedicato ad uno dei festival più importanti del mondo, nonostante non abbia visto neppure uno dei film in concorso, mi permetto di tributare un piccolo omaggio ai vincitori, soprattutto perché, pur se indirettamente, Tarantino ci ha messo lo zampino!

 






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La palma d’oro è andata a Michael Haneke (Monaco di Baviera, 1942) per il film Il Nastro bianco. Il film, girato completamente in bianco e nero, conferma l’amore del regista per temi inquietanti e controversi; questa pellicola prospetta la presenza di una società segreta di bambini, nientemeno, responsabili dei delitti che funestano la vita di un villaggio ai tempi della prima guerra mondiale. Haneke, o lo ami o lo odi, senza una via di mezzo, i suoi film non sono mai blandi o trattenuti, ma intensi e fastidiosi nella loro violenza, fisica o psichica. Personalmente, ho odiato La pianista e ancora adesso a pensare a Funny Games (di cui ha diretto anche il remake per il mercato USA, con il divino Tim Roth tra i protagonisti) mi viene la pelle d’oca. Se mai uscirà nei cinema della mia zona però, cosa di cui dubito, andrò a vedere questa sua ultima fatica: un film, se sono coinvolti bambini malvagi, non è mai sprecato.







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Il miglior regista è risultato Brillante Mendoza (San Fernando, Filippine, 1960), che ha ricevuto il premio per il film Kinatay. Perdonate la mia ignoranza crassa nei confronti di costui, di cui neppure sospettavo l’esistenza. Il soggetto mi ispira, parrebbe ambientato nel mondo della malavita di Manila, giovani criminali o wannabe che crescono. Vedremo se mai passerà nelle sale delle mie parti…

 







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Il migliore attore è risultato uno dei protagonisti di Inglorious Basterds, il nuovo film del divino Quentin (e poteva essere che non vincesse nemmeno un premio?? Giammaii!!!), e nella fattispecie Christoph Waltz (Vienna, 1956). Di costui posso dire poco, anche lui mi è sconosciuto, la sua carriera è perlopiù legata alla televisione austriaca/tedesca. E allora parliamo del film che non ho messo sotto i wannasee perché è troppo ovvio!! L’ultima fatica di Quentin meriterebbe un blog a parte, ed aspettare fino a ottobre per vederla francamente mi uccide. Sulla carta è solo un film di guerra dalla trama semplice e violenta (soldati che vanno a liberare i propri commilitoni prigionieri delle SS) ma conoscendo Tarantino ci saranno tanti di quei camei, omaggi, riferimenti cinofili e musiche cool da fare impazzire gli appassionati per anni. Tra gli interpreti figurano Brad Pitt, Mike Myers (Austin “Pericolo” Powers, nientemeno!!) il buon Eli Roth, Samuel L. Jackson e persino Enzo G. Castellari, regista di Quel maledetto treno blindato, il cui titolo USA indovinate un po’ qual è…?







 

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La palma per la migliore attrice è andata a Charlotte Gainsburg (Londra, 1971) per il film Antichrist di Lars Von Trier, film che ovviamente voglio assolutamente vedere.. e che ovviamente dovrò recuperare in DVD visto che qui non uscirà mai. La Gainsburg ha interpretato, tra gli altri, I Miserabili (per la televisione) e 21 grammi – il peso dell’anima. Nel film di Von Trier interpreta Lei, la donna di una coppia (lui è Willelm Dafoe) che si rifugia in una baita per superare la morte del figlio, e si ritrova coinvolta in eventi inquietanti ed inspiegabili. Un film che la critica definisce il più sincero ma anche il più malato ed intollerabile di un regista che personalmente non amo granché, se non per il suo Riget - The Kingdom.







 

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Vi lascio ora con le immagini del film da me più atteso dell’anno, neppure Harry Potter è così atteso: Inglorious Basterds! ENJOY!!








giovedì 21 maggio 2009

28 settimane dopo (2007)

Spinta dalle critiche positive lette qua e là e carpite ad amici e conoscenti, ho deciso di proseguire e guardare, dopo 28 giorni dopo, il sequel 28 settimane dopo (28 Weeks Later), diretto nel 2007 dallo spagnolo Juan Carlos Fresnadillo.

 






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La trama: il film inizia mostrandoci da un altro punto di vista quello che è accaduto all’inizio del film 28 giorni dopo. Alcune persone si sono rifugiate all’interno di una casa abbandonata per sfuggire agli infetti. Tra queste persone ci sono Don e la moglie, i cui figli si trovavano fortunatamente in Spagna durante lo scoppio dell’epidemia. Il rifugio presto viene assalito dagli infetti, e Don è l’unico che riesce a scappare, abbandonando la moglie. 28 giorni dopo gli infetti muoiono per la fame… 28 settimane dopo i figli di Don tornano nell’unica zona sicura dell’Inghilterra, un complesso residenziale protetto dalle forze NATO, e si ricongiungono col padre. Ma ovviamente, con il virus ancora il circolo, le zone sicure sono solo nominali…

 






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Questo film, girato cinque anni dopo il capostipite, ovviamente non è all’altezza del primo, pur essendo molto bello. Il primo film puntava in primis sui personaggi, lo scenario horror veniva dopo. Anche in questo caso si parte dai personaggi, soprattutto da quello di Don e del figlio, che sono il fulcro ed il motore di tutte le vicende, l’uno codardo e colpevole e come tale infettato per contrappasso, l’altro diverso, speciale, pericolosa speranza per l’intera umanità. Ma la matrice horror si fa molto più marcata, gli infetti hanno una presenza preponderante (non a caso il “capo” degli stessi è un attore del calibro di Robert Carlyle..) e il sangue scorre a fiumi: non è più l’horror al servizio della storia, ma la storia al servizio dell’horror, e non a caso i personaggi fanno tutte quelle stupide cose che NON si dovrebbero fare in un film del genere.

 






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La pellicola è lo specchio di 28 giorni dopo, quasi il suo opposto, a parte l’incipit che è violento e simile in entrambi i film. 28 giorni dopo mostrava l’anarchia, il caos e la ricerca personale della tranquillità, di un nucleo familiare, della normalità, ed il suo finale rappresentava la speranza. 28 settimane dopo parte dall’apparentemente stabile, seppur controllata, situazione che il precedente film lasciava intendere ed in un terribile crescendo arriva a mostrarci il ritorno del caos, della morte e della distruzione fino ad arrivare ad un finale pessimista ed apocalittico. E paradossalmente è proprio un atto di bontà, in entrambi i film, a condannare l’umanità: nella prima pellicola il desiderio degli animalisti di liberare le scimmie e salvarle dagli esperimenti, in questo film la pietà verso due bambini. L’unica cosa che rimane costante, infetti a parte, in entrambi i film, sono i forti legami tra i personaggi e l’ambiguità dei soldati, che non si fanno scrupolo di ricorrere a mezzi estremi per salvaguardare la situazione, calzando con eguale disinvoltura sia i panni dei protettori che quelli dei carnefici.

 






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Ovviamente la realizzazione della pellicola è assai curata. Le immagini mostrate non sono all’altezza di quelle di 28 giorni dopo, ma è stata utilizzata la stessa splendida musica ed alcune scene sono decisamente belle ed inquietanti, come quando viene mostrata la città avvolta dalla nebbia di gas tossico, misteriosa e aliena, oppure l’arrivo degli infetti nel campo di grano, seguito dal massacro a colpi di pale di elicottero. Per finire la scena finale, con un metro deserto ed una rivelazione terribile, incarnata da un monumento assai famoso che si vede in lontananza. Devastante, almeno per me, la sequenza ai raggi infrarossi, con i personaggi persi nei tunnel bui della metropolitana e virati in verde luminescente su fondo nero, ripresi dalla soggettiva di un mirino (tecnica utilizzata in seguito nel bellissimo e terrificante Rec), con la quale viene poi filmata anche la violenta morte di uno dei personaggi, durante la quale lo spettatore viene messo letteralmente nei panni di un infetto che massacra col calcio del fucile la povera vittima. Gli attori principali sono molto azzeccati, Robert Carlyle è bravo come al solito, ma anche i due bambini non scherzano. Tra le comparse segnalo un Harold Perrineau per una volta lontano dal suo ruolo di Michael in Lost.






 


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In definitiva, un buon film horror che potrebbe piacere anche a chi non è amante del genere. Pare sia in progetto anche un 28 mesi dopo, ma la compagnia di produzione dei primi due film, la Fox Atomic, ha chiuso i battenti ed è stata reintegrata nella Fox, il che significa che la pellicola potrebbe anche non uscire mai, persa nel limbo delle mille idee cinematografiche.

 

Juan Carlos Fresnadillo è il regista della pellicola. Di origini spagnole, questo è il quarto film del regista 42enne. Ha in progetto il remake dell’inquietante classico di Roger Corman, con Ray Milland, L’uomo dagli occhi a raggi X. Ennesima blasfemia in arrivo, gente!

 






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Robert Carlyle interpreta Don. L’attore scozzese occupa un posto nel mio cuore per aver interpretato il bastardissimo Begbie in Trainspotting, ma la sua filmografia conta un sacco di belle pellicole, tra cui Full Monty, Plunkett & McLeane, L’insaziabile, Il giovane Hitler, Human Trafficking (splendida miniserie vista in Australia), Eragon. Ha 48 anni e tre film in uscita.

 






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Harold Perrineau interpreta il pilota Flynn. Ciccione e spesso com’è diventato, dubito che qualcuno se lo ricorderà come il travestitissimo Mercuzio del trash e bellissimo Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. Tra gli altri film dell’attore rammento Un poliziotto in blue jeans, Matrix Reloaded e Matrix Revolution,

Per la TV, oltre al suo già citato ruolo in Lost, segnalo le sue parti in Saranno famosi, I Robinson, Law & Order, ER, Oz e CSI. Ha 46 anni e due film in uscita.







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E per finire... so che non si dovrebbe fare, ma questa è geniale!!! Ascoltate la musica... guardate le immagini... ENJOY!!








martedì 19 maggio 2009

Angeli e Demoni (2009)

Solo un appunto: sono STUFA di vedere film tratti dai libri di Dan Brown dalle prime file dei cinema. A Melbourne successe con il Codice Davinci, venerdì è successo con Angeli e Demoni (Angels and Demons), l’ultima (e speriamo davvero che lo sia..) fatica della premiata ditta Ron Howard/Tom Hanks/Dan Brown, il cui bolso faccione è un incubo che mi ha accompagnata durante le notti insonni. Ma andiamo con ordine e cominciamo la difficile recensione.






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La trama: dopo l’improvvisa morte dell’ultimo Papa, a Roma comincia il Conclave per designare il successore al soglio pontificio. Nel frattempo al CERN qualcuno ruba un cilindro contenente dell’antimateria uccidendo uno degli scienziati responsabili del progetto, marchiandolo a fuoco con il simbolo di una setta che si credeva scomparsa, quella degli Illuminati. Chiamato dal Vaticano, il massimo esperto mondiale in materia, ovvero Robert Langdon, vola a Roma e, con l’aiuto della scienziata Vittoria Vetra, deve cercare di impedire che l’antimateria esploda e che un misterioso assassino faccia fuori i quattro cardinali papabili, seguendo l’antico ed iniziatico Cammino degli Illuminati i cui simboli sono nascosti nei più famosi monumenti di Roma.

 






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Non è facile rendere in pellicola i romanzi di Dan Brown. Costui unisce trame al limite del ridicolo ma decisamente interessanti e coinvolgenti a dissertazioni su filosofia, religione, simbolismo, infarcendo le sue opere di rimandi colti ed intellettuali che stimolano il lettore a leggere altre opere che possano trattare gli argomenti citati. Un film, per quanto ben fatto, cerca di concentrarsi invece sugli eventi, piazzando qualche citazione arguta qua e là, ma sostanzialmente tenendo in conto che uno spettatore non starà a seguire contorti ragionamenti ed auliche rivelazioni. Di conseguenza opere come questa ed il Codice DaVinci diventano dei thriller/action banalotti e neppure troppo avvincenti. Angeli e Demoni è già più coinvolgente, come film e come libro, del più famoso fratellino, il Codice, ma l’impressione che lascia, almeno cinematograficamente (il libro mi è piaciuto molto), è quella di un film tirato per le lunghe e noiosetto, con opinabili cambiamenti della trama (il direttore del CERN non viene neppure nominato ma al suo posto viene messo un fantomatico capo delle guardie svizzere interpretato da Stellan Skarsgard, il Camerlengo cambia nome e diventa irlandese invece che italiano, Vittoria non viene rapita e non è neppure figlia dello scienziato ucciso, i destini di Olivetti e del quarto cardinale sono MOLTO diversi da quelli degli stessi personaggi nel libro, viene compiuta una mutilazione insensata ed imprevista a carico del Diagramma di Galileo, ma almeno Ron Howard ci fa il favore di non mostrare Tom Hanks mentre si paracaduta con della tela cerata…)

 





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Tecnicamente, ovviamente, è un film fatto benissimo. La fotografia è splendida, le immagini di Roma scaldano il cuore e ci ricordano quanto il nostro Paese sia decisamente superiore a qualsiasi altro luogo non naturale della Terra, la scena finale relativa allo scoppio dell’antimateria è qualcosa di epico, con Ewan McGregor che svolazza circondato da un’aura angelica che tanto somiglia a quella che avrebbe il paradiso, attorniato da una folla osannante (ammetto che le immagini delle folle in questo film abbondano e sono molto belle). Anche le morti dei cardinali, soprattutto quella legata al fuoco, sono spettacolari ed inquieta la presenza di questo assassino nascosto tra tanti candidati tali: il regista rende benissimo quest’ansia e questa ricerca del malvagio grazie ai primi piani sui vari presenti nella folla, che ricambiano donando allo spettatore sguardi truci e poco raccomandabili. Gli attori potevano essere migliori in effetti; svettano in bravura un Ewan McGregor quasi irriconoscibile con quella faccetta da prevosto pentito, e il nostrano Pierfrancesco Favino nei panni di un Olivetti assai più simpatico ed accomodante di quello descritto nel libro, ma per il resto Ayelet Zurer interpreta una Vittoria assolutamente molla e priva di carisma, e Tom Hanks fa a gara di bolsaggine con Stellan Skarsgard che è perennemente scazzato.

 






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Il pessimo casting è ulteriormente penalizzato da una storia che a tratti rasenta il ridicolo (colpa di Dan Brown) e all’eccessiva presenza di inseguimenti a bordo di Lancia assurdamente tirate a lucido (colpa di Ron Howard e degli sponsor: metà film è identico alla pubblicità della Lancia che passa sulle TV in questo periodo…) e che, in effetti, spezzano il ritmo di un film che poteva anche non essere così noioso. Il doppiaggio italiano è pessimo: i francesi parlano come se fossero tutti figli dell’ispettore Clouseau, mentre svizzeri e tedeschi parlano come Papa Ratzinger (che maledirà ulteriormente il mio blog dopo questa…), quando li aboliranno sti orrendi stereotipi? Alla fine della fiera non mi sento di sconsigliare questo film, ma nemmeno di consigliarlo. Esistono pellicole peggiori ma, assolutamente, anche pellicole MOLTO migliori, soprattutto per questo genere di film. Della serie, provaci ancora Ron. Magari non con un altro libro di Dan Brown e non con Tom Hanks.

 

Ron Howard è il regista del film. Ricordate il piccolo e sfigatissimo Richie Cunningham di Happy Days? Ecco, è proprio lui. Da allora ne ha fatta di strada, confezionando parecchi film tra i più premiati e più amati dal pubblico (e dalla mia infanzia..), come Splash, una sirena a Manhattan, Cocoon, l’energia dell’universo, Fuoco assassino, Cuori ribelli, Apollo 13, Il Grinch, A Beautiful Mind (che ha vinto due Oscar, miglior film e miglior regista), Cinderella Man, Il codice Davinci, Frost/Nixon – Il duello. Ha 55 anni e ben nove film in progetto.

 





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Tom Hanks interpreta Robert Langdon. Un bolso Robert Langdon, per la precisione. Eppure non era mica così il buon Tom Hanks un tempo, e tra i suoi film ce ne sono alcuni più che pregevoli, come lo splendido Forrest Gump (uno dei miei film preferiti, per cui ha anche vinto l’Oscar) e il meraviglioso Il miglio verde. Tra le altre pellicole del nostro ricordo Splash, una sirena a Manhattan, La retata, Big, Turner e il casinaro, Il falò delle vanità, Ragazze vincenti, Insonnia d’amore, Philadelphia (per il quale ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista), Apollo 13, Toy Story e Toy Story 2 (dava la voce a Woody in originale), Salvate il soldato Ryan, l’orrendo C’è posta per te, Cast Away, Era mio padre, Prova a prendermi, The Ladykillers, Il codice Davinci. Per la TV ha recitato in episodi di Love Boat, Happy Days, Casa Keaton, I racconti della cripta. Ha 53 anni e due film in uscita (tra cui Toy Story 3).

 






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Ewan McGregor interpreta il camerlengo Patrick McKenna (in originale Carlo Ventresca…). L’attore scozzese è innegabilmente uno dei sex symbol della mia adolescenza, ed è sempre un piacere per me vederlo sullo schermo, data anche la qualità delle pellicole che solitamente interpreta, tra le quali ricordo Piccoli omicidi tra amici, Trainspotting (che gli ha conferito la notorietà internazionale), Nightwatch, Una vita esagerata, lo splendido Velvet Goldmine, il meraviglioso Moulin Rouge!, Big Fish – Le storie di una vita incredibile. Tra le serie TV alle quali ha partecipato, I racconti della cripta ed ER. Ha 38 anni e cinque film in uscita.

 






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Pierfrancesco Favino… è fico. Ok, la recensione finisce qui! No, sto scherzando. L’attore romano, finalmente un giovane attore italiano che SA recitare e parlare senza dare l’illusione di avere delle biglie in bocca, interpreta l’ispettore Olivetti. Tra gli altri film, italiani e, ultimamente, internazionali, del buon Pierfrancesco ricordo L’ultimo bacio, Da zero a dieci, El Alamein, Romanzo criminale, Una notte al museo (dove interpreta nientemeno che Colombo!), Le cronache di Narnia – Il Principe Caspian. Per la TV italiana ha recitato nel telefilm Amico mio e nella miniserie Gino Bartali – L’intramontabile. Ha 30 anni e un film in uscita.

 






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Di Stellan Skarsgard, che interpreta il capo delle guardie svizzere, ho già parlato qui. E siccome il film in sé non è nulla di che... vi lascio alla visione di Pierfrancesco Favino nei panni di Frank'N'Furter assieme a Paola Cortellesi! ENJOY! 








mercoledì 13 maggio 2009

Bollicinema: visioni di Aprile (anche se siamo a Maggio...)

Mese alquanto cinematografico quello di Aprile, tempo di riprendere la rubrica Bollicinema. Siccome “qualcuno” si è lamentato che la rubrica spazia su generi troppo diversi, nonostante abbia visto altri film questo mese mi concentrerò solo su un genere, ovvero i cartoni animati, con due pellicole agli antipodi sia come qualità che come realizzazione.

 

South Park: il film – più grosso, più lungo & tutto intero (South Park: bigger, longer & uncut, 1999)

Regia: Trey Parker

Doppiatori (della versione originale): Trey Parker, Matt Stone, George Clooney, Minnie Driver, Isaac Hayes  

Trama: Nella tranquilla cittadina di South Park i cinema vengono invasi dal volgarissimo film di Trombino e Pompadour (Torrance & Phillip in originale). La seguente morte di Kenny, che desiderava emulare i due, e il linguaggio sboccato che cominciano ad adottare Cartman, Kyle e Stan assieme a tutti i loro compagni di scuola spingono l’associazione genitori a dichiarare guerra al Canada, città natale di Trombino e Pompadour, i quali vengono condannati a morte in suolo americano. Peccato che Satana e Saddam Hussein non vedono l’ora che i due muoiano per poter invadere la terra, e quindi toccherà ai tre bambini e al fantasma di Kenny tentare di fermarli e tornare a far ragionare i genitori.

 

All’epoca tutti noi fan del vero South Park, quello precedente all’arrivo di Timmy e dell’inutile Butters, quello dei primi, mitici doppiatori italiani, ci siamo recati in pellegrinaggio mistico nei cinema che proiettavano il film. Rammento le risate ininterrotte dell’intera sala, l’assurdità della trama che tuttavia conserva una sua maledetta, assurda logica, le gag che anche a distanza di dieci anni risultano non solo esilaranti, ma anche dannatamente volgari (Saddam che concupisce un Satana palesemente gay al grido di: “Troietta, trombiamo?”, la canzone di Cartman “Kyle’s Mother is a Bitch” o la hit di Trombino e Pompadour “Uncle Fucker” per non parlare delle bestemmie della Talpa). Un cartone animato ancora freschissimo ed innovativo, nonostante l’animazione poverissima che, per l’occasione, era stata arricchita anche da elementi di CG. Un film assolutamente per fan: se amate i cartoni animati Disney o anche i più recenti e “alternativi” Shrek, evitatelo decisamente.

 

Voto: *** ½

 





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Chi ha incastrato Roger Rabbit? (Who Framed Roger Rabbit? ,USA, 1989)

Regia: Robert Zemeckis

Interpreti: Bob Hoskins, Christopher Lloyd, Joanna Cassidy

Trama: Nella Los Angeles del 1947 viene ucciso Marvin Acme, il “re della risata”, padrone della fabbrica di scherzi Acme. Primo sospettato del delitto è la star dei cartoni animati Roger Rabbit, che avrebbe agito spinto dalla gelosia nei confronti della moglie supermaggiorata Jessica. Il detective Eddie Valiant, che odia i cartoni da quando uno di loro ha ucciso il fratello, viene costretto ad indagare e si ritrova, suo malgrado, a difendere Roger e a proteggersi da un intrigo che affonda le sue radici sia a Cartoonia che nel mondo reale.

 

Quante volte ho visto e rivisto questo film, fin dal lontano 1989 (credo fosse uno dei primi film che vedevo al cinema..)? Ai miei occhi rappresenta davvero la perfezione, un’unione di opposti come non ne sono state più ripetute. Un serio noir che si unisce ad un folle cartoon, la dolcezza della Disney che si unisce alla pazzia dei Looney Toons della Warner (emblematica la scena paracadutistica dove, per la prima volta, il simbolo della Disney, Topolino, si mostra assieme al simbolo dei Looney Toons, Bugs Bunny. Due esseri odiosi, peraltro), cartoni animati che si uniscono ad attori in carne ed ossa per più di qualche minuto (non è la prima volta nella storia del cinema: rammento Due marinai e una ballerina, dove Gene Kelly insegna a ballare al topolino Jerry, solo per fare un esempio) ed interagiscono perfettamente. Gli attori sono perfetti, Bob Hoskins è un investigatore alcolizzato triste, patetico e coraggioso al tempo stesso, un vero e proprio antieroe, mentre Christopher Lloyd è un meraviglioso e terrificante Giudice Doom, implacabile esecutore di cartoni animati a colpi di Salamoia. I cartoni animati coinvolti sono entrati nella storia, nessuno può dimenticare lo spettacolo sexy della splendida Jessica, né i “ti p-p-p-p-p-p-p—preeeeego!!!” di Roger Rabbit, o i sigaroni del “piccolo” Baby Herrman. Sarei molto curiosa di leggere l’omonimo libro di Gary Wolf, scritto nel 1981, da cui è stato tratto il film. In esso, non è Marvin Acme ad essere assassinato, ma proprio Roger Rabbit! Comunque sia andata la storia, è un film da vedere e rivedere, un classico imprescindibile per chi ama il buon cinema. All'epoca vinse tre Oscar, per il suono, gli effetti speciali e il montaggio.

 

Voto: *****  







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Vi lascio con le immagini di Gene Kelly che danza assieme al topo Jerry nel già citato Due marinai e una ballerina... affiancate a quelle dello stesso film ma con protagonista Stewie, a ribadire la genialità della serie I Griffin!! ENJOY!








lunedì 11 maggio 2009

One-Eyed monster (2008)

Esistono alcuni film che definire folli è dir poco. Qualcosa che già dalla trama ti porta a dire: “EEEEEH??!!” e ovviamente a cercare di ottenerli e vederli il prima possibile per testimoniare se, effettivamente, una cosa simile possa essere messa a video. A me è successo così leggendo la trama di One Eyed Monster, film del 2008 di Adam Fields, sul sito play.com.

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La trama, appunto: durante le riprese di un porno ove figura, tra gli attori, l’erede di John Holmes, ovvero la pornostar Ron Jeremy, capita che un alieno scenda sulla terra e si impossessi del membro (9 pollici e ¾, come più volte specificato nel corso del film), di suddetta star. Una volta posseduto, il membro scappa (!) e comincia ad uccidere tutti coloro che gli impediscono di procreare, e i membri della troupe, braccati dall’alieno e bloccati in montagna da una tempesta di neve, si alleano ad un veterano del Vietnam per sconfiggere il fallico extraterrestre..


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Come si può commentare un film simile, onestamente, soprattutto se seguito in inglese e con le lacrime agli occhi per le risate? Innanzitutto bisogna dire che non è fatto “male” come un film della Troma, sebbene l’umorismo becero sia lo stesso. E’ assai ben recitato, è importante vedere come gli attori prendano davvero sul serio le idiozie che lo sceneggiatore li ha costretti a dire e come siano terrorizzati da questo mostro monocolo che offre in effetti ben poche alternative ai maschietti (essere sodomizzati da questo fallo gigantesco o esserne strozzati? Un amletico dilemma…) e si mostra assai schizzinoso nei confronti delle femminucce, visto che non tutte sono degne di essere veicoli riproduttivi. Gli effetti speciali regalano momenti di trash puro e splatter un po’ all’acqua di rose. Assolutamente disgustosa è la “tela” (e chiamiamola tela, va…) che intrappola uccidendoli due dei protagonisti ed esilarante la fallovisione che mostra il punto di vista del mostro monocolo quando punta le sue vittime.


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Ma, onestamente, sono i dialoghi e le personalità dei protagonisti che reggono questo film. Anche perché, diciamocelo, non è tanto l’idea di un fallo alieno a fare ridere, ma come reagirebbe la gente alla vista di un fallo alieno assassino. C’è chi prova ad intrappolarlo dentro un macchinario che offre l’illusione di potersi fare Paris Hilton, chi prova ad attirarlo con un paio di mutande appese, chi racconta di averne già visto uno simile sterminare un intero plotone di soldati in Vietnam, chi ne spiega le motivazioni e la psicologia (il fallo dallo spazio avrebbe captato i porno di Ron Jeremy e avrebbe deciso che Egli è l’unico mezzo procreativo valido in tutto l’universo… premetto che io da sto essere lì non mi farei toccare nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra e l’alternativa fosse la morte..) chi lo difende in quanto fallo di Ron Jeremy ergo intoccabile, chi progetta dei sensori per individuarlo, chi come credenziale usa una mobilità vaginale mica da ridere. In tutto questo c’è un sotteso nostalgico rivolto alle vecchie glorie del porno, quando i film erano artistici ed artigianali, mentre ora contano il tempo e il denaro, alla vecchiaia e all’abilità vengono preferite la freschezza di giovinette prosperose ma prive dell’entusiasmo delle vecchie glorie (ma con tanti interessanti trucchi del mestiere da insegnare per superare empasse del momento, come sbattere la testa contro dei mattoni per mettere fuori uso l’olfatto…), giovinette ma anche giovinetti che differenziano la scopata fatta “per mestiere” da quella fatta con amore (che cuori!) ed altri che sono lì semplicemente per venerazione ed amore delle vecchie glorie.


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Insomma, un film trash, fatto di dialoghi che lo rendono ancora più weird e corollato da dei titoli di coda assolutamente da vedere: oltre al solito “Le persone e gli eventi presenti in questo film sono inesistenti e/o frutto di immaginazione” viene aggiunto “tranne per Ron Jeremy, il cui pene misura veramente 9 pollici e ¾”. In aggiunta, conclude il film una postilla: “Non perdete questi grandi classici di Ron Jeremy”. Segue una lista di porno dai titoli innominabili che mi hanno fatta piegare in due dalle risate sulla sedia. Insomma, amanti del trash e non, vedetelo, perché merita davvero!


Adam Fields è il regista di siffatto capolavoro. Attivo principalmente per la tv, ha diretto un episodio di Buffy The Vampire Stayer e parecchi della serie Dawson’s Creek (il che è tutto dire). Ha 44 anni.148547



Amber Benson interpreta la fan numero uno di Ron Jeremy, Laura. Per me l’attrice americana sarà sempre la dolce e sfortunata Tara della serie Buffy The Vampire Stayer, unico ruolo che l'ha resa famosa al pubblico italiano. In realtà la sua filmografia è molto varia, la Benson è anche sceneggiatrice e regista nonostante la giovane età. Ha partecipato a Giovani, pazzi e svitati, mentre per la tv ha lavorato in Cold Case e Supernatural. Ha 32 anni e tre film in uscita.


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Veronica Hart, (vero nome: Jane Esther Hamilton) pornoattrice USA famosa negli anni 70 e 80, interpreta sé stessa. Al di là della sterminata filmografia porno, sia come attrice che come regista, tra i film non di genere segnalo la sua partecipazione nei bellissimi Boogie Nights – L’altra Hollywood e Magnolia. Per la tv ha lavorato in Six Feet Under. Ha 53 anni.


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Ron Jeremy (vero nome: Ronald Jeremy Hyatt) interpreta sé stesso. Ora, pare che costui, una volta finita la carriera di John Holmes nell'88, ne abbia preso il posto diventando la star del porno USA del decennio successivo, con una carriera che conta più o meno 1200 film. Il motivo per cui sto laido ciccione abbia così successo, al di là del membro spropositato, mi sfugge, visto che piuttosto che vederlo indulgere in prodezze erotiche, chiederei al buon Signore di estirparmi i bulbi oculari. Ma, si sa, il mondo è pieno di pervertiti. Tra i suoi film non porno ricordo Ghostbusters (!), Tromeo e Giulietta, The Toxic Avenger IV - Citizen Toxie, Le regole dell'attrazione e una perla del trash/porno/storico nostrano come Cicciolina e Moana ai Mondiali. Il laiduomo ha la bellezza di 56 anni e sette film in uscita.


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E ora... credevate che non vi mettessi il trailer? E invece eccolo qui!! ENJOY se non temete... il mostro monocolo!


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