Buon weekend fanciulli! Siete pronti a darvi a grandi libagioni? Non so dalle vostre parti, ma dalle mie stanno impazzando gli omaggi all’Oktoberfest, quindi gli amanti della birra non hanno proprio di che lamentarsi. E i cinefili, invece? Vediamo un po’ quali sono le nuove uscite… ENJOY!
L’era glaciale 4 – 3D
Reazione a caldo: mah…
Bolla, rifletti!: ammetto senza vergogna di avere adorato il primo episodio della serie, che ho visto più di una volta e ho persino in DVD. Altrettanto candidamente ammetto che del secondo e, soprattutto, del terzo capitolo non ricordo una benemerita cippa. Quindi, considerata anche la natura treddì di siffatta pellicola, eviterò con piacere.
Reality
Reazione a caldo: perché no?
Bolla, rifletti!: a trovare degli amici illuminati e volenterosi, questo potrebbe anche essere il film che mi piacerebbe andare a vedere questa settimana. Non ho ancora visto Gomorra, ma questo Reality tratta un tema che mi indigna per quanto ci abbia resi decerebrati come popolo, inoltre sembra abbastanza surreale e allo stesso tempo abbastanza velenosetto da potermi piacere. E poi la Gerini è una delle poche attrici italiane che non metterei al rogo.
Resident Evil - Retribution
Reazione a caldo: anche no.
Bolla, rifletti!: come ho già detto qui, mi sono fermata al primo capitolo della saga. Proprio ieri sera ho visto degli spezzoni del film precedente a questo e mi sono annoiata a morte. Non penso che recupererò le pellicole mancanti per poter andare al cinema questa settimana, lascio questo onore ai fan di Milla (apro una parentesi: Signore, ma non potevi farmi meravigliosamente fiQua come lei????) e agli amanti della saga.
Al cinema d’élite continua la programmazione de Il rosso e il blu, quindi ci aggiorniamo alla prossima settimana!
venerdì 28 settembre 2012
giovedì 27 settembre 2012
Seconds Apart (2011)
Nonostante ne abbia visti ormai per così, i film dell’Afterdark riescono ancora a riservare delle sorprese. Per esempio, mi ha piacevolmente stupita Seconds Apart, diretto nel 2011 dal regista Antonio Negret.
Trama: Seth e Jonas, due gemelli dotati di poteri in grado di indurre allucinazioni nelle persone, decidono di portare avanti dei fantomatici e mortali “esperimenti”…
Prima di gettarmi nell’ennesima visione dell’ennesimo prodotto dell’Afterdark Horror Fest, questa volta mi sono documentata, ed è stata la recensione positiva della bravissima Lucia a convincermi che potevo dare una chance a Seconds Apart. Non mi sono affatto pentita della scelta perché, nonostante il film tratti un argomento già abbastanza sfruttato (gemelli malvagi con poteri derivanti da questo misterioso legame…) e non racconti fondamentalmente nulla di nuovo in merito, la realizzazione della pellicola è comunque ottima e, finalmente, dopo tanto tempo sono riuscita a vedere un horror inquietante, in grado di tenere lo spettatore inchiodato alla sedia e, soprattutto, curioso di vedere come andrà a finire. Il merito, come dicevo, è in gran parte della regia perché Seconds Apart parte veramente col botto e in un modo che ricorda tanto un altro film non disprezzabile, From Within: un tranquillo “gioco della verità” si trasforma in una mortale roulette russa durante la quale i partecipanti non smettono di parlare in totale tranquillità, come se non stesse succedendo nulla. Sullo sfondo, il freddo sguardo di questi due inquietanti gemellini che, da bravi figli (di Sultana) del nostro tempo, non mancano di riprendere il tutto con la telecamera per il loro esperimento.
E se le sorprese del film si fermassero qui sarebbe davvero poca roba, ma Seconds Apart rischia di mettere d’accordo cultori dell’horror più gore e amanti di pellicole un po’ più “sottili” e psicologiche, perché nel corso della visione ci si imbatte in un’insostenibile operazione chirurgica CUM verme, una colazione a dir poco pesante, deliranti video in bianco e nero che documentano le attività di una clinica degli orrori, e la sempre valida coppia di genitori apparentemente troppo perfetti per essere veri, il tutto accompagnato da una fotografia assai nitida, scenografie molto evocative e quelle splendide, gotiche e terrificanti immagini religiose di angeli, santi e cristi che di buono hanno veramente poco. Questo, per quanto riguarda i momenti in cui la trama si lega strettamente alla storia di questi due gemelli bastardi, perché purtroppo c’è una piccola gabola, un prezzo da pagare che inficia un po’ la complessiva qualità di questo Seconds Apart e lo trascina per i capelli fino a farlo avvicinare pericolosamente al confine col prodotto di routine. Sto purtroppo parlando della classica, banale figura del poliziotto traumatizzato da un passato infelice, che in questo caso non si inserisce benissimo nella trama e che, troppo spesso, sottrae tempo e spazio prezioso ai ben più importanti protagonisti. Per carità, anche le sequenze nelle quali lo sbirro ricorda il terribile incidente accorso alla moglie sono molto ben girate, soprattutto quelle ambientate all’interno del globo di neve, tuttavia l’intera faccenda toglie freschezza ed inventiva ad un film che poteva raggiungere ben alte vette. A prescindere da questo difetto, che magari farà storcere il naso a me ma potrebbe anche non disturbare altri spettatori, mi sento comunque di consigliare la visione di questo disturbante Seconds Apart.
Antonio Negret è il regista della pellicola. Colombiano, ha diretto altri due film che purtroppo non conosco, Hacia la oscuridad e Transit. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 30 anni e un film in uscita.
Orlando Jones interpreta il detective Lampkin. Americano, ha partecipato a film come Dal tramonto all’alba 3, Magnolia, Indiavolato, Evolution e a episodi delle serie The Bernie Mac Show, Ghost Whisperer, Dr. House e CSI: Miami. Anche sceneggiatore e produttore, ha 44 anni e due film in uscita.
Se il film vi fosse piaciuto, vi consiglierei di dare un’occhiata al classico Inseparabili di Cronenberg, al già recensito Chi è l’altro e a Il villaggio dei dannati, sia l’originale del 1960 sia il remake anni ’90 di Carpenter. ENJOY!
Trama: Seth e Jonas, due gemelli dotati di poteri in grado di indurre allucinazioni nelle persone, decidono di portare avanti dei fantomatici e mortali “esperimenti”…
Prima di gettarmi nell’ennesima visione dell’ennesimo prodotto dell’Afterdark Horror Fest, questa volta mi sono documentata, ed è stata la recensione positiva della bravissima Lucia a convincermi che potevo dare una chance a Seconds Apart. Non mi sono affatto pentita della scelta perché, nonostante il film tratti un argomento già abbastanza sfruttato (gemelli malvagi con poteri derivanti da questo misterioso legame…) e non racconti fondamentalmente nulla di nuovo in merito, la realizzazione della pellicola è comunque ottima e, finalmente, dopo tanto tempo sono riuscita a vedere un horror inquietante, in grado di tenere lo spettatore inchiodato alla sedia e, soprattutto, curioso di vedere come andrà a finire. Il merito, come dicevo, è in gran parte della regia perché Seconds Apart parte veramente col botto e in un modo che ricorda tanto un altro film non disprezzabile, From Within: un tranquillo “gioco della verità” si trasforma in una mortale roulette russa durante la quale i partecipanti non smettono di parlare in totale tranquillità, come se non stesse succedendo nulla. Sullo sfondo, il freddo sguardo di questi due inquietanti gemellini che, da bravi figli (di Sultana) del nostro tempo, non mancano di riprendere il tutto con la telecamera per il loro esperimento.
E se le sorprese del film si fermassero qui sarebbe davvero poca roba, ma Seconds Apart rischia di mettere d’accordo cultori dell’horror più gore e amanti di pellicole un po’ più “sottili” e psicologiche, perché nel corso della visione ci si imbatte in un’insostenibile operazione chirurgica CUM verme, una colazione a dir poco pesante, deliranti video in bianco e nero che documentano le attività di una clinica degli orrori, e la sempre valida coppia di genitori apparentemente troppo perfetti per essere veri, il tutto accompagnato da una fotografia assai nitida, scenografie molto evocative e quelle splendide, gotiche e terrificanti immagini religiose di angeli, santi e cristi che di buono hanno veramente poco. Questo, per quanto riguarda i momenti in cui la trama si lega strettamente alla storia di questi due gemelli bastardi, perché purtroppo c’è una piccola gabola, un prezzo da pagare che inficia un po’ la complessiva qualità di questo Seconds Apart e lo trascina per i capelli fino a farlo avvicinare pericolosamente al confine col prodotto di routine. Sto purtroppo parlando della classica, banale figura del poliziotto traumatizzato da un passato infelice, che in questo caso non si inserisce benissimo nella trama e che, troppo spesso, sottrae tempo e spazio prezioso ai ben più importanti protagonisti. Per carità, anche le sequenze nelle quali lo sbirro ricorda il terribile incidente accorso alla moglie sono molto ben girate, soprattutto quelle ambientate all’interno del globo di neve, tuttavia l’intera faccenda toglie freschezza ed inventiva ad un film che poteva raggiungere ben alte vette. A prescindere da questo difetto, che magari farà storcere il naso a me ma potrebbe anche non disturbare altri spettatori, mi sento comunque di consigliare la visione di questo disturbante Seconds Apart.
Antonio Negret è il regista della pellicola. Colombiano, ha diretto altri due film che purtroppo non conosco, Hacia la oscuridad e Transit. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 30 anni e un film in uscita.
Orlando Jones interpreta il detective Lampkin. Americano, ha partecipato a film come Dal tramonto all’alba 3, Magnolia, Indiavolato, Evolution e a episodi delle serie The Bernie Mac Show, Ghost Whisperer, Dr. House e CSI: Miami. Anche sceneggiatore e produttore, ha 44 anni e due film in uscita.
Se il film vi fosse piaciuto, vi consiglierei di dare un’occhiata al classico Inseparabili di Cronenberg, al già recensito Chi è l’altro e a Il villaggio dei dannati, sia l’originale del 1960 sia il remake anni ’90 di Carpenter. ENJOY!
martedì 25 settembre 2012
Coriolanus (2011)
Qualche settimana fa ho deciso di “farmi del male” e buttarmi nella visione di Coriolanus, diretto nel 2011 dal regista e attore Ralph Fiennes e tratto dall’omonima tragedia di William Shakespeare.
Trama: Coriolano è un indomito e orgoglioso condottiero, incapace tuttavia di amare la gente comune. Questo suo limite viene sfruttato per impedirgli di venire eletto console e lo porta a venire esiliato da Roma, costringendolo ad allearsi con il suo vecchio nemico Aufidius per vendicarsi della città intera…
Coriolanus è l’esempio di come, quando la storia di base è buona, bastano un minimo di impegno e di capacità registiche ed attoriali per mettere su un ottimo film. Ammetto l’ignoranza e confesso di non avere mai letto la tragedia di Shakespeare, ma dai dialoghi mi è parso di aver capito che il testo sia stato rispettato abbastanza fedelmente (tanto da rendere ostica una visione senza sottotitoli, vista l’abbondanza di arcaismi e circonlocuzioni…) e anche la storia, per quanto trasposta in epoca moderna, è sostanzialmente la stessa raccontata dal Bardo. Coriolanus ci mostra quindi la parabola discendente di un uomo testardo, tenace ed orgoglioso, forgiato dalla guerra e da una madre a dir poco opprimente, destinato alla grandezza ma pericolosamente avviato sulla strada che lo porterebbe a diventare un tiranno. Al di là dei “magheggi” di due politici più interessati a mantenere il proprio potere che a fare l’interesse del popolo, infatti, non c’è dubbio che Coriolano sia un personaggio ben lontano dall’essere positivo, visto che non fa nulla per nascondere il disprezzo nei confronti della “plebe”, accusata di essere debole e pronta a cambiare bandiera alla minima influenza esterna. Di fronte quindi all’innegabile carisma del personaggio non si può fare a meno di essere influenzati anche dalla sua natura assolutista, cosa che rende perlomeno difficile parteggiare per lui, tuttavia la ridda di comprimari che lo circondano impedisce anche di dargli completamente torto: la madre Volumnia è, a mio avviso, il personaggio più negativo dell’intera vicenda, responsabile per ben due volte della rovina del figlio, ma anche il consigliere Menenius e i due tribuni, da bravi politici, sono perlomeno ambigui. Interessante ma poco sfruttata la figura del condottiero dei Volsci, Aufidius, praticamente l’ideale controparte di Coriolano più che la sua nemesi, meno carismatico ma più legato al popolo e maggiormente fermo nei suoi ideali, come dimostrano le emblematiche sequenze all’inizio e alla fine del film.
Concludo qui l’imbarazzante e breve disamina della trama (indubbiamente vi converrebbe prendere un qualsivoglia libro di critica shakespeariana per trovare un’analisi ben più completa e sensata) e passo a parlare un po’ di come il regista Ralph Fiennes abbia deciso di trasporre la tragedia. Lungi dall’abbandonarsi a barocchismi alla Baz Luhrmann, l’attore inglese punta su una resa un po’ più sobria ma di sicuro impatto, mescolando immagini che richiamano le sanguinose e moderne guerre ad una scenografia e dei costumi di stampo quasi fascista. L’inizio del film, in particolare, cattura fin da subito lo spettatore invogliandolo a capire quello che succederà dopo: Fiennes introduce infatti l’argomento della pellicola intervallando le cupe e violente immagini della gente affamata e in rivolta (mostrate su uno schermo televisivo) a incredibili, sanguinosissime e magistrali sequenze dove ci viene mostrato l’orrore della guerra e il folle ardire di Coriolano, la sua sete di sangue e gloria. Ovviamente, il regista non manca di omaggiare i grandi, come il Coppola di Apocalypse Now, soprattutto prima del finale in cui Coriolano parrebbe l’incarnazione stessa del terribile Kurtz, con tanto di soldati che pendono dalle sue labbra, capelli rasati e fuochi che lo circondano, ma la mia sequenza preferita resta sicuramente l'ultima, in cui la tragedia si consuma nell’assoluto silenzio della morte, degna contrapposizione a tutto il resto del film, che invece è molto dialogato e popolato di personaggi sanguigni (talmente dominati dalle proprie emozioni da prendere decisioni discutibili, come quella che segnerà il destino dello stesso Coriolano), spesso impegnati in violente discussioni.
Per quanto riguarda gli attori, anche in questo campo Coriolanus dà delle soddisfazioni. Ralph Fiennes si ritaglia, molto Branaghianamente, lo scomodo ruolo del protagonista, interpretandolo con parecchio sentimento e facendo molto affidamento sul magnetismo del suo freddissimo sguardo (da antologia le scene in cui Coriolano è ricoperto di sangue, immagini letteralmente da brividi, altro che Voldemort!), ma chi gli ruba la scena spesso e volentieri è una grandiosa Vanessa Redgrave, praticamente perfetta nei panni della madre “padrona” in grado di piegare l’orgoglioso figlio ai suoi voleri intortandolo con una facilità quasi imbarazzante. Bravissimi anche Brian Cox, impegnato con un personaggio comunque difficile e molto sfaccettato, così come James Nesbitt e Paul Jesson, perfetti sobillatori di folle. Un po’ sottotono Gerald Butler, purtroppo eclissato dalla grandezza del protagonista ma comunque bellissimo e fiero come solo chi ha interpretato nientemeno che Leonida può essere, e incredibilmente “molla” Jessica Chastain, sacrificata in un personaggio inutile e debole, che avrebbe potuto benissimo essere interpretato da attrici assai meno in gamba. Per concludere, se vi piace il genere “Shakespeare rivisitato” questo Coriolanus è un film che vi consiglio spassionatamente, con l’unico rammarico che una pellicola così valida non è stata ancora distribuita in Italia e forse non lo sarà mai.
Del regista e interprete di Coriolano Ralph Fiennes ho già parlato qui, mentre Gerard Butler (Aufidius), Brian Cox (Menenius), Jessica Chastain (Virginia) e Vanessa Redgrave (Volumnia) li trovate nei rispettivi link.
James Nesbitt interpreta il tribuno Sicinius. Irlandese, lo ricordo per film come Svegliati Ned e Matchpoint, inoltre ha partecipato a un episodio della serie Le avventure del giovane Indiana Jones. Ha 47 anni e parteciperà alla trilogia de Lo Hobbit.
Se il film vi fosse piaciuto, consiglio il recupero del ponderoso ma bellissimo Hamlet di Kenneth Branagh e del Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. ENJOY!!
Trama: Coriolano è un indomito e orgoglioso condottiero, incapace tuttavia di amare la gente comune. Questo suo limite viene sfruttato per impedirgli di venire eletto console e lo porta a venire esiliato da Roma, costringendolo ad allearsi con il suo vecchio nemico Aufidius per vendicarsi della città intera…
Coriolanus è l’esempio di come, quando la storia di base è buona, bastano un minimo di impegno e di capacità registiche ed attoriali per mettere su un ottimo film. Ammetto l’ignoranza e confesso di non avere mai letto la tragedia di Shakespeare, ma dai dialoghi mi è parso di aver capito che il testo sia stato rispettato abbastanza fedelmente (tanto da rendere ostica una visione senza sottotitoli, vista l’abbondanza di arcaismi e circonlocuzioni…) e anche la storia, per quanto trasposta in epoca moderna, è sostanzialmente la stessa raccontata dal Bardo. Coriolanus ci mostra quindi la parabola discendente di un uomo testardo, tenace ed orgoglioso, forgiato dalla guerra e da una madre a dir poco opprimente, destinato alla grandezza ma pericolosamente avviato sulla strada che lo porterebbe a diventare un tiranno. Al di là dei “magheggi” di due politici più interessati a mantenere il proprio potere che a fare l’interesse del popolo, infatti, non c’è dubbio che Coriolano sia un personaggio ben lontano dall’essere positivo, visto che non fa nulla per nascondere il disprezzo nei confronti della “plebe”, accusata di essere debole e pronta a cambiare bandiera alla minima influenza esterna. Di fronte quindi all’innegabile carisma del personaggio non si può fare a meno di essere influenzati anche dalla sua natura assolutista, cosa che rende perlomeno difficile parteggiare per lui, tuttavia la ridda di comprimari che lo circondano impedisce anche di dargli completamente torto: la madre Volumnia è, a mio avviso, il personaggio più negativo dell’intera vicenda, responsabile per ben due volte della rovina del figlio, ma anche il consigliere Menenius e i due tribuni, da bravi politici, sono perlomeno ambigui. Interessante ma poco sfruttata la figura del condottiero dei Volsci, Aufidius, praticamente l’ideale controparte di Coriolano più che la sua nemesi, meno carismatico ma più legato al popolo e maggiormente fermo nei suoi ideali, come dimostrano le emblematiche sequenze all’inizio e alla fine del film.
Concludo qui l’imbarazzante e breve disamina della trama (indubbiamente vi converrebbe prendere un qualsivoglia libro di critica shakespeariana per trovare un’analisi ben più completa e sensata) e passo a parlare un po’ di come il regista Ralph Fiennes abbia deciso di trasporre la tragedia. Lungi dall’abbandonarsi a barocchismi alla Baz Luhrmann, l’attore inglese punta su una resa un po’ più sobria ma di sicuro impatto, mescolando immagini che richiamano le sanguinose e moderne guerre ad una scenografia e dei costumi di stampo quasi fascista. L’inizio del film, in particolare, cattura fin da subito lo spettatore invogliandolo a capire quello che succederà dopo: Fiennes introduce infatti l’argomento della pellicola intervallando le cupe e violente immagini della gente affamata e in rivolta (mostrate su uno schermo televisivo) a incredibili, sanguinosissime e magistrali sequenze dove ci viene mostrato l’orrore della guerra e il folle ardire di Coriolano, la sua sete di sangue e gloria. Ovviamente, il regista non manca di omaggiare i grandi, come il Coppola di Apocalypse Now, soprattutto prima del finale in cui Coriolano parrebbe l’incarnazione stessa del terribile Kurtz, con tanto di soldati che pendono dalle sue labbra, capelli rasati e fuochi che lo circondano, ma la mia sequenza preferita resta sicuramente l'ultima, in cui la tragedia si consuma nell’assoluto silenzio della morte, degna contrapposizione a tutto il resto del film, che invece è molto dialogato e popolato di personaggi sanguigni (talmente dominati dalle proprie emozioni da prendere decisioni discutibili, come quella che segnerà il destino dello stesso Coriolano), spesso impegnati in violente discussioni.
Per quanto riguarda gli attori, anche in questo campo Coriolanus dà delle soddisfazioni. Ralph Fiennes si ritaglia, molto Branaghianamente, lo scomodo ruolo del protagonista, interpretandolo con parecchio sentimento e facendo molto affidamento sul magnetismo del suo freddissimo sguardo (da antologia le scene in cui Coriolano è ricoperto di sangue, immagini letteralmente da brividi, altro che Voldemort!), ma chi gli ruba la scena spesso e volentieri è una grandiosa Vanessa Redgrave, praticamente perfetta nei panni della madre “padrona” in grado di piegare l’orgoglioso figlio ai suoi voleri intortandolo con una facilità quasi imbarazzante. Bravissimi anche Brian Cox, impegnato con un personaggio comunque difficile e molto sfaccettato, così come James Nesbitt e Paul Jesson, perfetti sobillatori di folle. Un po’ sottotono Gerald Butler, purtroppo eclissato dalla grandezza del protagonista ma comunque bellissimo e fiero come solo chi ha interpretato nientemeno che Leonida può essere, e incredibilmente “molla” Jessica Chastain, sacrificata in un personaggio inutile e debole, che avrebbe potuto benissimo essere interpretato da attrici assai meno in gamba. Per concludere, se vi piace il genere “Shakespeare rivisitato” questo Coriolanus è un film che vi consiglio spassionatamente, con l’unico rammarico che una pellicola così valida non è stata ancora distribuita in Italia e forse non lo sarà mai.
Del regista e interprete di Coriolano Ralph Fiennes ho già parlato qui, mentre Gerard Butler (Aufidius), Brian Cox (Menenius), Jessica Chastain (Virginia) e Vanessa Redgrave (Volumnia) li trovate nei rispettivi link.
James Nesbitt interpreta il tribuno Sicinius. Irlandese, lo ricordo per film come Svegliati Ned e Matchpoint, inoltre ha partecipato a un episodio della serie Le avventure del giovane Indiana Jones. Ha 47 anni e parteciperà alla trilogia de Lo Hobbit.
Se il film vi fosse piaciuto, consiglio il recupero del ponderoso ma bellissimo Hamlet di Kenneth Branagh e del Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. ENJOY!!
lunedì 24 settembre 2012
Get Babol! #36
L'autunno è cominciato e, quasi a voler richiamare il mood della la stagione entrante, il solito post dedicato alle uscite USA oggi è insolitamente fiacco. Vediamo cosa propone il sito GetGlue e... ENJOY!!
Cherry
Di Stephen Elliott
Con Ashley Hinshaw, James Franco e Heather Graham
Trama (da Imdb): Un dramma incentrato su una giovane e problematica ragazza che si trasferisce a San Francisco, dove viene coinvolta nella pornografia assieme ad un avvocato cocainomane.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Boogie Nights e Studio 54. A dire il vero questo film (presentato alla Mostra del Cinema di Berlino, tra l'altro) mi sembra privo dell'amara ironia e dello stile di cui abbondano le due pellicole e mi sembra solo una patinata, pruriginosa e deprimente storiella incentrata sulla solita ragazzina fintamente ingenua alle prese con i drammi della vita. Nonostante Heather Graham mi stia molto simpatica credo proprio eviterò questo Cherry, che non ha ancora una data di uscita italiana.
Dredd 3D
Di Pete Travis
Con Karl Urban, Olivia Thirlby e Lena Headey
Trama (da Imdb): In una violenta città del futuro, dove i poliziotti sono anche giudici, giuria e boia, un poliziotto e una recluta cercano di smantellare una banda che spaccia la SLO-MO, una droga in grado di alterare la realtà.
Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Sin City. Buon Dio che tamarrata. Non ho mai visto il film Dredd - La legge sono io con Stallone, non ho mai letto il fumetto da cui sono stati tratti questi film, non ho nessuna fregola nerd davanti a questo "capolavoro" in treddì. Per me può rimanere dov'è, lo evito senza rimpianto. E strano che non ci sia già una data di uscita italiana, di solito 'sta rumenta è la prima che viene distribuita nelle nostre sale!
The Brooklyn Brothers Beat the Best
Di Ryan O'Nan
Con Ryan O'Nan, Michael Weston e Arielle Kebbel
Trama (da Imdb): Un cantautore si avventura on the road con un autoproclamatosi rivoluzionario della musica.
Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto School of Rock. Dei tre film consigliati oggi questo è quello che mi intriga di più. Dal trailer sembra molto divertente, "carino" senza essere melenso e i protagonisti ispirano tanta simpatia per la loro assurda goffaggine. Il regista è anche sceneggiatore e attore, quindi se questo suo primo film riuscisse a mantenere quello che promette sarebbe davvero tanta roba per un "novellino". Come al solito, però, bisognerà aspettare per poter giudicare, visto che di un'uscita italiana non si parla ancora.
Cherry
Di Stephen Elliott
Con Ashley Hinshaw, James Franco e Heather Graham
Trama (da Imdb): Un dramma incentrato su una giovane e problematica ragazza che si trasferisce a San Francisco, dove viene coinvolta nella pornografia assieme ad un avvocato cocainomane.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Boogie Nights e Studio 54. A dire il vero questo film (presentato alla Mostra del Cinema di Berlino, tra l'altro) mi sembra privo dell'amara ironia e dello stile di cui abbondano le due pellicole e mi sembra solo una patinata, pruriginosa e deprimente storiella incentrata sulla solita ragazzina fintamente ingenua alle prese con i drammi della vita. Nonostante Heather Graham mi stia molto simpatica credo proprio eviterò questo Cherry, che non ha ancora una data di uscita italiana.
Dredd 3D
Di Pete Travis
Con Karl Urban, Olivia Thirlby e Lena Headey
Trama (da Imdb): In una violenta città del futuro, dove i poliziotti sono anche giudici, giuria e boia, un poliziotto e una recluta cercano di smantellare una banda che spaccia la SLO-MO, una droga in grado di alterare la realtà.
Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Sin City. Buon Dio che tamarrata. Non ho mai visto il film Dredd - La legge sono io con Stallone, non ho mai letto il fumetto da cui sono stati tratti questi film, non ho nessuna fregola nerd davanti a questo "capolavoro" in treddì. Per me può rimanere dov'è, lo evito senza rimpianto. E strano che non ci sia già una data di uscita italiana, di solito 'sta rumenta è la prima che viene distribuita nelle nostre sale!
The Brooklyn Brothers Beat the Best
Di Ryan O'Nan
Con Ryan O'Nan, Michael Weston e Arielle Kebbel
Trama (da Imdb): Un cantautore si avventura on the road con un autoproclamatosi rivoluzionario della musica.
Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto School of Rock. Dei tre film consigliati oggi questo è quello che mi intriga di più. Dal trailer sembra molto divertente, "carino" senza essere melenso e i protagonisti ispirano tanta simpatia per la loro assurda goffaggine. Il regista è anche sceneggiatore e attore, quindi se questo suo primo film riuscisse a mantenere quello che promette sarebbe davvero tanta roba per un "novellino". Come al solito, però, bisognerà aspettare per poter giudicare, visto che di un'uscita italiana non si parla ancora.
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domenica 23 settembre 2012
Prometheus (2012)
Alla faccia dei disguidi tecnici venerdì sera sono andata a vedere Prometheus, ultimo, attesissimo film di Ridley Scott. La visione mi ha lasciata a dir poco turbata, quindi vi avverto: la prima parte della recensione sarà spoiler free ma dopo preparatevi, perché subisserò di domande chiunque abbia visto la pellicola...
Trama: a seguito del ritrovamento di alcune pitture rupestri, che testimonierebbero l'esistenza di antichissimi creatori dell'umanità, un gruppo di scienziati si reca su un lontano pianeta nella speranza di trovare le prove dell'esistenza di questi "ingegneri" alieni...
Secondo me ci sono due modi di affrontare Prometheus: prenderlo come un "semplice" e dettagliatissimo fantahorror o cercare di leggerci dietro qualcosa, un significato, un perché, un insegnamento. Per la vostra stessa sanità mentale vi consiglierei di guardarlo con l'occhio dello spettatore ottuso e pecorone perché, se sarete poco meno che curiosi e critici come me e il mio compagno di visione, vi ritroverete con un bel pugno di mosche in mano o colmi di pensieri e teorie contrastanti. Ridley Scott, infatti, confeziona un capolavoro di tecnica registica, dove finalmente viene resa giustizia alla tecnologia del 3D (le sequenze iniziali sono spettacolari, sembra di trovarsi davanti una finestra da cui vedere il mondo reale da tanto sono profonde e nitide le immagini), dove il design delle navi spaziali, del pianeta e dell'intrico di tunnel sotterranei che scoprono i protagonisti è semplicemente magistrale, dove non vengono lesinate scene talmente splatter e claustrofobiche che a metà pellicola avevo voglia di alzarmi e andare a fare un giro, dove gli effetti speciali sono praticamente perfetti... e se bastasse "solo" questo bisognerebbe dargli tanti di quegli Oscar da far vergognare Cameron e mandarlo a piangere in un angolo, oltre a proclamare Scott divinità della fantascienza e massima autorità in merito.
Se non vi bastasse tutto questo bailamme di virtuosismi tecnici, sappiate che Prometheus è anche graziato da un cast di prim'ordine e per fortuna, perché il fulcro della storia e la chiave per (provare a) capire il significato del film risiedono proprio nei personaggi. A Noomi Rapace viene finalmente dato il giusto tributo per la grandiosa performance nella trilogia originale di Millenium, ovvero il ruolo di protagonista, dura quanto basta ma fondamentalmente fragile e molto umana, molto femminile, una donna che concentra tutta la sua fede nel desiderio di trovare questi "ingegneri" alieni perché incapace di creare la vita. Michael Fassbender interpreta invece il personaggio più ambiguo della pellicola, un androide dotato di una sorta di complesso di superiorità, apparentemente impossibilitato a provare emozioni ma allo stesso tempo dolorosamente consapevole della sua condizione e quindi propenso all'invidia, al risentimento, al desiderio di essere "creatore" anziché "creazione". Infine, Charlize Theron, ormai abbonata ai ruoli di cattiva, recita nei panni di una glaciale donna d'affari, decisa a proteggere solo la propria vita ed i propri interessi, incapace di relazionarsi alle persone e, soprattutto, di amare o venire amata dal vecchissimo padre. Il fulcro di Prometheus sta tutto, per quel che ho capito, all'interno di questo triangolo di protagonisti, sullo scontro tra l'altruismo di chi vuole preservare la vita e trovare le risposte "che contano" e chi invece agisce spinto solo dall'egoismo e dalla sete di potere o denaro, tra chi vuole creare per poter controllare e chi vuole farlo per il solo piacere di dare la vita... tra chi, insomma, ama l'umanità tanto da sacrificarsi per essa, come Prometeo, e chi invece la odia e cerca di distruggerla, come gli Dei del mito greco. E questa potrebbe essere una lettura del film... il problema però è che, gratta gratta, queste sono solo seghe mentali mie, perché a me 'sto Prometheus è sembrata una meravigliosa e complessa confezione priva di contenuto.
Il problema, almeno da quel che ho potuto capire, è che Scott e gli sceneggiatori hanno voluto mettere troppa carne al fuoco. Innanzitutto, il regista si è eccessivamente impegnato a voler mettere le mani avanti per convincere la gente che non avrebbe diretto un prequel di Alien, che tuttavia l'avrebbe ambientato nello stesso universo e che ci sarebbero comunque stati dei riferimenti alla saga. Ma chi se ne frega, scusa? Basta che il risultato finale sia dignitoso, per me puoi girare anche novanta prequel e trecento sequel, l'importante è realizzare un film che mantenga comunque una sua anima, una sua coerenza. Prometheus, invece, pare tentennare per due ore tra la voglia di essere qualcosa d'altro rispetto ad Alien e la necessità di dare comunque un contentino ai fan: il risultato finale, purtroppo, è un film fiaccato da alcuni momenti morti e francamente noiosi, popolato di personaggi che spesso agiscono in modo incomprensibile o fin troppo funzionale a portare la trama in una certa direzione (e non parlo solo dell'androide David, su cui poi torneremo, o di Charlie, ma dei due scienziati che decidono di staccarsi dal gruppo presi da un improvviso ed immotivato attacco di panico...), che mette sul piatto grandi domande e può anche far riflettere (come ben dimostra il mio vaneggiamento nel paragrafo sopra) ma offre pochissime risposte e che, purtroppo, presenta anche grandi buchi nella sceneggiatura... ma anche di questo parlerò più dettagliatamente dopo. In sostanza, per concludere la parte spoiler free della recensione, non saprei davvero se consigliare la visione di Prometheus. Fondamentalmente, a me è piaciuto, lo ritengo comunque un esempio di grande cinema, tuttavia mi rendo conto che non è un film per tutti (parecchi amici sono andati a vederlo e me lo hanno sconsigliato) e che, molto probabilmente, rischia di deludere i fan della saga di Alien. Forse però, se lo affronterete privi di aspettative come ho fatto io, potrebbe anche soddisfarvi. E adesso, preparatevi per le fatidiche domande...
Del regista Ridley Scott ho già parlato qui. Noomi Rapace (Elizabeth Shaw), Michael Fassbender (David), Charlize Theron (Meredith Vickers, anche se nelle intenzioni originali del regista avrebbe dovuto interpretare Elizabeth), un irriconoscibile Guy Pearce (Peter Weyland), Rafe Spall (Millburn) e Patrick Wilson (il padre di Elizabeth) li trovate ai rispettivi link.
Idris Elba (vero nome Idrissa Akuna Elba) interpreta Janek. Inglese, ha partecipato a film come I segni del male, 28 settimane dopo, Che la fine abbia inizio, Il mai nato, Thor, Ghost Rider: Spirito di vendetta e a serie come CSI: Miami. Anche produttore, ha 40 anni e cinque film in uscita tra cui Thor: The Dark World, previsto per l'anno prossimo.
Logan Marshall - Green interpreta Charlie Holloway. Americano, ha partecipato a film come Devil e a serie come 24 e The O.C. Ha 36 anni e tre film in uscita.
Un paio di curiosità: Max Von Sydow avrebbe dovuto interpretare Peter Weyland, tuttavia a un certo punto della pellicola era previsto che David vedesse i sogni dell'uomo e che, in essi, lo rivedesse da giovane. Alla fine la scena è stata tagliata, ma ormai Pearce era già stato preso per il ruolo, quindi hanno dovuto invecchiarlo con tonnellate di make-up. E' già in progetto un seguito di Prometheus, che dovrebbe annoverare tra gli interpreti sia Noomi Rapace che Michael Fassbender, tuttavia non si conosce ancora un eventuale anno di uscita. Nell'attesa, sempre tenendo a mente che Prometheus NON è un prequel di Alien (vabbé...) magari potete guardarvi tutti i film della saga, aggiungendo anche un 2001: Odissea nello spazio tanto per non farvi mancare nulla. ENJOY!
Trama: a seguito del ritrovamento di alcune pitture rupestri, che testimonierebbero l'esistenza di antichissimi creatori dell'umanità, un gruppo di scienziati si reca su un lontano pianeta nella speranza di trovare le prove dell'esistenza di questi "ingegneri" alieni...
Secondo me ci sono due modi di affrontare Prometheus: prenderlo come un "semplice" e dettagliatissimo fantahorror o cercare di leggerci dietro qualcosa, un significato, un perché, un insegnamento. Per la vostra stessa sanità mentale vi consiglierei di guardarlo con l'occhio dello spettatore ottuso e pecorone perché, se sarete poco meno che curiosi e critici come me e il mio compagno di visione, vi ritroverete con un bel pugno di mosche in mano o colmi di pensieri e teorie contrastanti. Ridley Scott, infatti, confeziona un capolavoro di tecnica registica, dove finalmente viene resa giustizia alla tecnologia del 3D (le sequenze iniziali sono spettacolari, sembra di trovarsi davanti una finestra da cui vedere il mondo reale da tanto sono profonde e nitide le immagini), dove il design delle navi spaziali, del pianeta e dell'intrico di tunnel sotterranei che scoprono i protagonisti è semplicemente magistrale, dove non vengono lesinate scene talmente splatter e claustrofobiche che a metà pellicola avevo voglia di alzarmi e andare a fare un giro, dove gli effetti speciali sono praticamente perfetti... e se bastasse "solo" questo bisognerebbe dargli tanti di quegli Oscar da far vergognare Cameron e mandarlo a piangere in un angolo, oltre a proclamare Scott divinità della fantascienza e massima autorità in merito.
Se non vi bastasse tutto questo bailamme di virtuosismi tecnici, sappiate che Prometheus è anche graziato da un cast di prim'ordine e per fortuna, perché il fulcro della storia e la chiave per (provare a) capire il significato del film risiedono proprio nei personaggi. A Noomi Rapace viene finalmente dato il giusto tributo per la grandiosa performance nella trilogia originale di Millenium, ovvero il ruolo di protagonista, dura quanto basta ma fondamentalmente fragile e molto umana, molto femminile, una donna che concentra tutta la sua fede nel desiderio di trovare questi "ingegneri" alieni perché incapace di creare la vita. Michael Fassbender interpreta invece il personaggio più ambiguo della pellicola, un androide dotato di una sorta di complesso di superiorità, apparentemente impossibilitato a provare emozioni ma allo stesso tempo dolorosamente consapevole della sua condizione e quindi propenso all'invidia, al risentimento, al desiderio di essere "creatore" anziché "creazione". Infine, Charlize Theron, ormai abbonata ai ruoli di cattiva, recita nei panni di una glaciale donna d'affari, decisa a proteggere solo la propria vita ed i propri interessi, incapace di relazionarsi alle persone e, soprattutto, di amare o venire amata dal vecchissimo padre. Il fulcro di Prometheus sta tutto, per quel che ho capito, all'interno di questo triangolo di protagonisti, sullo scontro tra l'altruismo di chi vuole preservare la vita e trovare le risposte "che contano" e chi invece agisce spinto solo dall'egoismo e dalla sete di potere o denaro, tra chi vuole creare per poter controllare e chi vuole farlo per il solo piacere di dare la vita... tra chi, insomma, ama l'umanità tanto da sacrificarsi per essa, come Prometeo, e chi invece la odia e cerca di distruggerla, come gli Dei del mito greco. E questa potrebbe essere una lettura del film... il problema però è che, gratta gratta, queste sono solo seghe mentali mie, perché a me 'sto Prometheus è sembrata una meravigliosa e complessa confezione priva di contenuto.
Il problema, almeno da quel che ho potuto capire, è che Scott e gli sceneggiatori hanno voluto mettere troppa carne al fuoco. Innanzitutto, il regista si è eccessivamente impegnato a voler mettere le mani avanti per convincere la gente che non avrebbe diretto un prequel di Alien, che tuttavia l'avrebbe ambientato nello stesso universo e che ci sarebbero comunque stati dei riferimenti alla saga. Ma chi se ne frega, scusa? Basta che il risultato finale sia dignitoso, per me puoi girare anche novanta prequel e trecento sequel, l'importante è realizzare un film che mantenga comunque una sua anima, una sua coerenza. Prometheus, invece, pare tentennare per due ore tra la voglia di essere qualcosa d'altro rispetto ad Alien e la necessità di dare comunque un contentino ai fan: il risultato finale, purtroppo, è un film fiaccato da alcuni momenti morti e francamente noiosi, popolato di personaggi che spesso agiscono in modo incomprensibile o fin troppo funzionale a portare la trama in una certa direzione (e non parlo solo dell'androide David, su cui poi torneremo, o di Charlie, ma dei due scienziati che decidono di staccarsi dal gruppo presi da un improvviso ed immotivato attacco di panico...), che mette sul piatto grandi domande e può anche far riflettere (come ben dimostra il mio vaneggiamento nel paragrafo sopra) ma offre pochissime risposte e che, purtroppo, presenta anche grandi buchi nella sceneggiatura... ma anche di questo parlerò più dettagliatamente dopo. In sostanza, per concludere la parte spoiler free della recensione, non saprei davvero se consigliare la visione di Prometheus. Fondamentalmente, a me è piaciuto, lo ritengo comunque un esempio di grande cinema, tuttavia mi rendo conto che non è un film per tutti (parecchi amici sono andati a vederlo e me lo hanno sconsigliato) e che, molto probabilmente, rischia di deludere i fan della saga di Alien. Forse però, se lo affronterete privi di aspettative come ho fatto io, potrebbe anche soddisfarvi. E adesso, preparatevi per le fatidiche domande...
L'ANGOLO DELLO SPOILER (ovvero: questa NON l'ho capita, ma ti credo sulla fiducia...)
1) All'inizio del film vediamo uno dei "simpatici" ingegneri alieni davanti ad un ameno paesaggio, mentre ingoia una sostanza che lo disintegra. Il DNA dell'alieno finisce nell'acqua, combinandosi ad altre cellule e dando palesemente vita a "qualcosa". Devo dedurne che questa sia la storia della genesi della vita sulla Terra? Se sì, la cosa è stata voluta oppure casuale (cosa che spiegherebbe perché 'sti ingegneri hanno poi deciso di sterminare l'umanità)?
2) Perché David intuisce la pericolosità delle capsule contenenti le orripilanti tenie aliene senza averne mai vista una? E perché condanna il povero, sfigatissimo Charlie a venire contaminato da un germe alieno ed Elizabeth a partorire l'immonda creatura? E' semplicemente bastardaggine congenita o c'entra con il desiderio di divenire creatore alla faccia degli umani indisponenti?
3) Perché gli ingegneri vogliono uccidere gli esseri umani? Dalle pitture rupestri si può intuire che ste crature qualche visitina pacifica all'umanità l'abbiano fatta... com'è che, invece, quando si trovano delle persone sul pianeta artificiale decidono di sterminarle? Forse perché hanno capito che sarebbero gli ospiti ideali per i parassiti alieni peraltro da loro stesso inventati? Bastardi!
4) Ma quel vecchio di m***a alla fine cosa voleva a parte la vita eterna? E perché anche lui e la figlia sembravano sapere dell'esistenza di qualcosa di moooolto pericoloso?
5) Perché Ridley Scott ha rotto tanto le balle con "Prometheus NON è un prequel di Alien" quando a fine film mi compare proprio il mostro protagonista della saga? Mi sono sbagliata e quello non era Alien bensì suo cugino, Peppino o' macellaio?
Del regista Ridley Scott ho già parlato qui. Noomi Rapace (Elizabeth Shaw), Michael Fassbender (David), Charlize Theron (Meredith Vickers, anche se nelle intenzioni originali del regista avrebbe dovuto interpretare Elizabeth), un irriconoscibile Guy Pearce (Peter Weyland), Rafe Spall (Millburn) e Patrick Wilson (il padre di Elizabeth) li trovate ai rispettivi link.
Idris Elba (vero nome Idrissa Akuna Elba) interpreta Janek. Inglese, ha partecipato a film come I segni del male, 28 settimane dopo, Che la fine abbia inizio, Il mai nato, Thor, Ghost Rider: Spirito di vendetta e a serie come CSI: Miami. Anche produttore, ha 40 anni e cinque film in uscita tra cui Thor: The Dark World, previsto per l'anno prossimo.
Logan Marshall - Green interpreta Charlie Holloway. Americano, ha partecipato a film come Devil e a serie come 24 e The O.C. Ha 36 anni e tre film in uscita.
Un paio di curiosità: Max Von Sydow avrebbe dovuto interpretare Peter Weyland, tuttavia a un certo punto della pellicola era previsto che David vedesse i sogni dell'uomo e che, in essi, lo rivedesse da giovane. Alla fine la scena è stata tagliata, ma ormai Pearce era già stato preso per il ruolo, quindi hanno dovuto invecchiarlo con tonnellate di make-up. E' già in progetto un seguito di Prometheus, che dovrebbe annoverare tra gli interpreti sia Noomi Rapace che Michael Fassbender, tuttavia non si conosce ancora un eventuale anno di uscita. Nell'attesa, sempre tenendo a mente che Prometheus NON è un prequel di Alien (vabbé...) magari potete guardarvi tutti i film della saga, aggiungendo anche un 2001: Odissea nello spazio tanto per non farvi mancare nulla. ENJOY!
venerdì 21 settembre 2012
WE, Bolla! del 21/09/2012
“Per motivi tecnici la programmazione potrebbe subire delle variazioni”. Eccola, la scritta minacciosa che campeggia sul sito del mio multisala, la stessa scritta che martedì mi ha fatto saltare la visione di Prometheus. Ce la faranno i nostri eroi a vedere la pellicola che praticamente TUTTI a questo mondo hanno già visto tranne me? Ai posteri l’ardua sentenza, nel caso forse qualche alternativa c’è, anche se non posso fare a meno di notare che ci siamo fumati I bambini di Cold Rock… complimenti, come al solito! A parte questo... ENJOY!
Candidato a sorpresa
Reazione a caldo: a sorpresa, potrei anche decidere di andarlo a vedere.
Bolla, rifletti!: la commedia supercazzola della settimana, perché no? D’altronde Prometheus sarà pesantissimo e siamo comunque in tempi di campagna elettorale. Lo ammetto, nessuno dei due comici protagonisti mi sta simpaticissimo (a dire il vero non saprei se gettare a mare Ferrell o Galifianakis in caso fossi costretta…), però il trailer mi ha fatto ridere. Mah, chi vivrà vedrà.
The Words
Reazione a caldo: ho perso le parole.
Bolla, rifletti!: sì, non so sinceramente cosa pensare di questo film. Da un lato andrei a vederlo solo per Bradley Cooper e Jeremy Irons, dall’altro mi sembra un thriller abbastanza fiacco, in grado di essere sostituito da 300 altre pellicole simili ma ben più valide. Magari lo recupero nei prossimi mesi, vah.
Una donna per la vita
Reazione a caldo: quando già sulla locandina il “per” viene sostituito da una “X” comincio a rabbrividire…
Bolla, rifletti!: non me la sento. Leggo in cartellone nomi come Neri Marcoré, Giobbe Covatta, Sabrina Impacciatore, Pino Insegno (!)… a me sta gente piace quando fanno gli attori seri, i comici, gli scrittori, i presentatori, i doppiatori, ma mi è difficile sostenerli tutti assieme in un film dichiaratamente supercazzolissima, la solita commedietta all’italiana con risvolti pseudoromantici. Ma poi aspetta… la Sederova è quella z… discinta fanciulla che sta con Buffon? Ma andate a ciappà i ratt’, vah!!
Magic Mike
Reazione a caldo: e io che pensavo fosse un film dedicato a Tyson..
Bolla, rifletti!: e invece è un film dedicato agli spogliarellisti! Strano che, con la solita finezza che contraddistingue la distribuzione italiana, non l’abbiano fatto uscire l’8 marzo del 2013, per dire, ma al momento quello che mi chiedo è: Soderbergh ha un sistema vitale alimentato a pile Duracell? Se ne esce con due/tre film all’anno e tutti di genere diverso, la cosa ha dell’incredibile. Comunque, almeno questo mi sembrerebbe evitabilissimo…
Il cinema d’élite rimane invece in terra italica questa settimana…
Il rosso e il blu
Reazione a caldo: eccolo il film che voleva Tiziana!
Bolla, rifletti!: eh no, non è proprio il mio genere. Premesso che non sopporto Scamarcio, per quanto riguarda i film ambientati nelle scuole italiane mi sono fermata a Io speriamo che me la cavo, mentre l’emblema dell’insegnante che tutti dovremmo avere è sicuramente il Robin Williams de L’attimo fuggente. Poi oh, si può sempre cambiare idea nella vita, ma lascio ad altri blogger il compito di immolarsi!
Candidato a sorpresa
Reazione a caldo: a sorpresa, potrei anche decidere di andarlo a vedere.
Bolla, rifletti!: la commedia supercazzola della settimana, perché no? D’altronde Prometheus sarà pesantissimo e siamo comunque in tempi di campagna elettorale. Lo ammetto, nessuno dei due comici protagonisti mi sta simpaticissimo (a dire il vero non saprei se gettare a mare Ferrell o Galifianakis in caso fossi costretta…), però il trailer mi ha fatto ridere. Mah, chi vivrà vedrà.
The Words
Reazione a caldo: ho perso le parole.
Bolla, rifletti!: sì, non so sinceramente cosa pensare di questo film. Da un lato andrei a vederlo solo per Bradley Cooper e Jeremy Irons, dall’altro mi sembra un thriller abbastanza fiacco, in grado di essere sostituito da 300 altre pellicole simili ma ben più valide. Magari lo recupero nei prossimi mesi, vah.
Una donna per la vita
Reazione a caldo: quando già sulla locandina il “per” viene sostituito da una “X” comincio a rabbrividire…
Bolla, rifletti!: non me la sento. Leggo in cartellone nomi come Neri Marcoré, Giobbe Covatta, Sabrina Impacciatore, Pino Insegno (!)… a me sta gente piace quando fanno gli attori seri, i comici, gli scrittori, i presentatori, i doppiatori, ma mi è difficile sostenerli tutti assieme in un film dichiaratamente supercazzolissima, la solita commedietta all’italiana con risvolti pseudoromantici. Ma poi aspetta… la Sederova è quella z… discinta fanciulla che sta con Buffon? Ma andate a ciappà i ratt’, vah!!
Magic Mike
Reazione a caldo: e io che pensavo fosse un film dedicato a Tyson..
Bolla, rifletti!: e invece è un film dedicato agli spogliarellisti! Strano che, con la solita finezza che contraddistingue la distribuzione italiana, non l’abbiano fatto uscire l’8 marzo del 2013, per dire, ma al momento quello che mi chiedo è: Soderbergh ha un sistema vitale alimentato a pile Duracell? Se ne esce con due/tre film all’anno e tutti di genere diverso, la cosa ha dell’incredibile. Comunque, almeno questo mi sembrerebbe evitabilissimo…
Il cinema d’élite rimane invece in terra italica questa settimana…
Il rosso e il blu
Reazione a caldo: eccolo il film che voleva Tiziana!
Bolla, rifletti!: eh no, non è proprio il mio genere. Premesso che non sopporto Scamarcio, per quanto riguarda i film ambientati nelle scuole italiane mi sono fermata a Io speriamo che me la cavo, mentre l’emblema dell’insegnante che tutti dovremmo avere è sicuramente il Robin Williams de L’attimo fuggente. Poi oh, si può sempre cambiare idea nella vita, ma lascio ad altri blogger il compito di immolarsi!
giovedì 20 settembre 2012
Pirati! Briganti da strapazzo (2012)
Poiché l’amore per One Piece ha risvegliato in me anche un’insana passione per le storie di pirati, in questi giorni ho guardato Pirati! Briganti da strapazzo (The Pirates! Band of Misfits), di Peter Lord e Jeff Newitt.
Trama: Capitan Pirata cerca da anni, inutilmente, di vincere il premio di pirata dell’anno. L’occasione si presenta quando Charles Darwin scopre che l’amato pappagallo del capitano è nientemeno che… un rarissimo Dodo.
Ai tempi in cui la parola claymation era ancora qualcosa di misterioso, almeno per il pubblico italiano, passavano in TV la serie Wallace & Gromit, quella con il distinto signore inglese che amava il formaggio ed era sempre accompagnato dal fedele cane. Ricordo in particolare il secondo episodio della serie, I pantaloni sbagliati, esilarante ed inquietante al tempo stesso, nel quale un minaccioso pinguino si insediava nella casa dei due e cercava in tutti i modi di sostituirsi a Gromit. Da allora la claymation e, soprattutto, la casa di produzione Aardman hanno fatto passi da gigante, affermandosi anche al cinema, tuttavia nei lungometraggi non ho mai più ritrovato il feroce e pungente wit inglese di quei vecchi corti animati. Purtroppo è il caso anche di questo Pirati! Briganti da strapazzo, che si conferma carino e simpatico ma nulla più, con qualche idea geniale buttata qua e là ma, tendenzialmente, un po’ troppo infantile e all’acqua di rose per poter aspirare al rango di capolavoro.
Di solito, nel guardare un cartone animato, quello che mi cattura più di tutto il resto è la particolarità dei personaggi. In questo caso è sicuramente simpatica l’idea di non dare veri nomi ai membri della ciurma del Capitano, ma di chiamarli semplicemente “pirata” e poi aggiungere la caratteristica che li distingue dagli altri (per esempio Pirata Albino, Pirata con la sciarpa, ecc.), tuttavia all’interno di questa banda di “briganti da strapazzo” non ce n’è uno particolarmente degno di nota. Andiamo meglio, invece, con i villain: il film offre infatti un’inedita versione sfigata, pavida e innamorata di Charles Darwin (degnamente accompagnato dal personaggio più divertente del film, la scimmia che usa i cartoncini per comunicare) e, soprattutto, un’incommensurabile e folle Regina Vittoria, feroce moralista e contemporaneamente golosa consumatrice di animali rari, capace di trasformarsi da sovrana col pugno di ferro a combattente armata di doppia lama. Le interazioni con questi due “fenomeni” sono i momenti più divertenti dell’intero film e sfociano in magistrali sequenze action come quella del combattimento sulla nave – ristorante o quella della rocambolesca fuga da casa Darwin. Passando alla parte tecnica, premettendo che ormai il design dei personaggi (sempre uguale dai tempi, appunto, di Wallace e Gromit) mi ha un po’ stancata, l’animazione dei pupazzini in plastilina risulta comunque fluida e degnamente completata da una CG poco invadente. Voto dieci anche alla colonna sonora, che comprende pezzacci come London Calling dei Clash e Alright dei Supergrass, ma nonostante tutto questo Pirati! Briganti da strapazzo non mi ha entusiasmata come avrebbe dovuto.
Di Hugh Grant (Capitan Pirata, doppiato in italiano da Christian De Sica), Imelda Staunton (la Regina Vittoria, doppiata in italiano da Luciana Littizzetto), David Tennant (Charles Darwin), Salma Hayek (Sciabola Liz) e Brendan Gleeson (il Pirata con la gotta) ho già parlato nei rispettivi link.
Peter Lord è il regista della pellicola, inoltre presta la voce ad alcuni personaggi secondari. Inglese, ha diretto Galline in fuga. Anche produttore, animatore e sceneggiatore, ha 59 anni.
Jeff Newitt è co-regista della pellicola. Inglese, ha all’attivo la regia di una serie tv e due corti. E’ anche animatore, sceneggiatore e produttore.
Martin Freeman da la voce al Pirata con la sciarpa, anche detto Numero Due. Inglese, ha partecipato a film come Shaun of the Dead e Hot Fuzz. Ha 41 anni e cinque film in uscita, tra cui Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, che lo vedrà protagonista nei panni di Bilbo Baggins.
Jeremy Piven da la voce a Bellamy il Moro. Americano, lo ricordo per film come Cuba Libre – La notte del giudizio, Heat – La sfida, Cose molto cattive e Scary Movie 3; inoltre ha partecipato alle serie Ellen e Will & Grace e doppiato un personaggio di Cars – Motori ruggenti. Anche produttore, ha 47 anni e un film in uscita.
Non chiedetemi il motivo, ma dalla versione inglese a quella americana cambiano un paio di doppiatori: per esempio, il pirata albino in Inghilterra viene doppiato da Russell Tovey, mentre in America lo stesso personaggio è stato affidato ad Anton Yelchin. Se qualcuno mi aiutasse a chiarire il mistero gliene sarei grata! Sarei invece curiosa di leggere il ciclo di romanzi dell’inglese Gideon Defoe da cui è stato tratto il film, i cui titoli sono abbastanza pittoreschi: The Pirates! in an Adventure with Scientists (Pirati! Briganti da strapazzo avrebbe dovuto intitolarsi così), The Pirates! in an Adventure with Whaling, The Pirates! in an Adventure with Communists, The Pirates! in an Adventure with Napoleon e The Pirates! in an Adventure with the Romantics, che è uscito proprio il mese scorso. ENJOY!
Trama: Capitan Pirata cerca da anni, inutilmente, di vincere il premio di pirata dell’anno. L’occasione si presenta quando Charles Darwin scopre che l’amato pappagallo del capitano è nientemeno che… un rarissimo Dodo.
Ai tempi in cui la parola claymation era ancora qualcosa di misterioso, almeno per il pubblico italiano, passavano in TV la serie Wallace & Gromit, quella con il distinto signore inglese che amava il formaggio ed era sempre accompagnato dal fedele cane. Ricordo in particolare il secondo episodio della serie, I pantaloni sbagliati, esilarante ed inquietante al tempo stesso, nel quale un minaccioso pinguino si insediava nella casa dei due e cercava in tutti i modi di sostituirsi a Gromit. Da allora la claymation e, soprattutto, la casa di produzione Aardman hanno fatto passi da gigante, affermandosi anche al cinema, tuttavia nei lungometraggi non ho mai più ritrovato il feroce e pungente wit inglese di quei vecchi corti animati. Purtroppo è il caso anche di questo Pirati! Briganti da strapazzo, che si conferma carino e simpatico ma nulla più, con qualche idea geniale buttata qua e là ma, tendenzialmente, un po’ troppo infantile e all’acqua di rose per poter aspirare al rango di capolavoro.
Di solito, nel guardare un cartone animato, quello che mi cattura più di tutto il resto è la particolarità dei personaggi. In questo caso è sicuramente simpatica l’idea di non dare veri nomi ai membri della ciurma del Capitano, ma di chiamarli semplicemente “pirata” e poi aggiungere la caratteristica che li distingue dagli altri (per esempio Pirata Albino, Pirata con la sciarpa, ecc.), tuttavia all’interno di questa banda di “briganti da strapazzo” non ce n’è uno particolarmente degno di nota. Andiamo meglio, invece, con i villain: il film offre infatti un’inedita versione sfigata, pavida e innamorata di Charles Darwin (degnamente accompagnato dal personaggio più divertente del film, la scimmia che usa i cartoncini per comunicare) e, soprattutto, un’incommensurabile e folle Regina Vittoria, feroce moralista e contemporaneamente golosa consumatrice di animali rari, capace di trasformarsi da sovrana col pugno di ferro a combattente armata di doppia lama. Le interazioni con questi due “fenomeni” sono i momenti più divertenti dell’intero film e sfociano in magistrali sequenze action come quella del combattimento sulla nave – ristorante o quella della rocambolesca fuga da casa Darwin. Passando alla parte tecnica, premettendo che ormai il design dei personaggi (sempre uguale dai tempi, appunto, di Wallace e Gromit) mi ha un po’ stancata, l’animazione dei pupazzini in plastilina risulta comunque fluida e degnamente completata da una CG poco invadente. Voto dieci anche alla colonna sonora, che comprende pezzacci come London Calling dei Clash e Alright dei Supergrass, ma nonostante tutto questo Pirati! Briganti da strapazzo non mi ha entusiasmata come avrebbe dovuto.
Di Hugh Grant (Capitan Pirata, doppiato in italiano da Christian De Sica), Imelda Staunton (la Regina Vittoria, doppiata in italiano da Luciana Littizzetto), David Tennant (Charles Darwin), Salma Hayek (Sciabola Liz) e Brendan Gleeson (il Pirata con la gotta) ho già parlato nei rispettivi link.
Peter Lord è il regista della pellicola, inoltre presta la voce ad alcuni personaggi secondari. Inglese, ha diretto Galline in fuga. Anche produttore, animatore e sceneggiatore, ha 59 anni.
Jeff Newitt è co-regista della pellicola. Inglese, ha all’attivo la regia di una serie tv e due corti. E’ anche animatore, sceneggiatore e produttore.
Lord a sinistra, Newitt a destra..! |
Jeremy Piven da la voce a Bellamy il Moro. Americano, lo ricordo per film come Cuba Libre – La notte del giudizio, Heat – La sfida, Cose molto cattive e Scary Movie 3; inoltre ha partecipato alle serie Ellen e Will & Grace e doppiato un personaggio di Cars – Motori ruggenti. Anche produttore, ha 47 anni e un film in uscita.
Non chiedetemi il motivo, ma dalla versione inglese a quella americana cambiano un paio di doppiatori: per esempio, il pirata albino in Inghilterra viene doppiato da Russell Tovey, mentre in America lo stesso personaggio è stato affidato ad Anton Yelchin. Se qualcuno mi aiutasse a chiarire il mistero gliene sarei grata! Sarei invece curiosa di leggere il ciclo di romanzi dell’inglese Gideon Defoe da cui è stato tratto il film, i cui titoli sono abbastanza pittoreschi: The Pirates! in an Adventure with Scientists (Pirati! Briganti da strapazzo avrebbe dovuto intitolarsi così), The Pirates! in an Adventure with Whaling, The Pirates! in an Adventure with Communists, The Pirates! in an Adventure with Napoleon e The Pirates! in an Adventure with the Romantics, che è uscito proprio il mese scorso. ENJOY!
martedì 18 settembre 2012
Halloween - The Beginning (2007)
Nonostante non ami molto lo slasher fine a sé stesso, nella mia collezione di DVD è finito anche Halloween – The Beginning (Halloween), diretto nel 2007 dal regista Rob Zombie.
Trama: il film racconta la “leggenda” di Michael Myers cominciando dall’infanzia, passando per lo sterminio della famiglia per poi arrivare al presente, quando lo spietato killer evade dal manicomio criminale per uccidere anche la sorella minore…
So che è brutto da dire per una persona che cura un blog di cinema e si dichiara appassionata di horror, ma l’Halloween di Carpenter non l’ho mai visto. Avevo beccato moltissimo tempo fa, a tarda sera, il secondo capitolo (senza capirci una beneamata mazza, ovviamente, visto che comincia direttamente dalla fine del primo film) e anche il moscerello Vent’anni dopo, ma in generale non mi avevano entusiasmata troppo. Quindi, non dovrete stupirvi se il mio giudizio nei confronti di Halloween – The Beginning sarà molto positivo, per il semplice fatto che non sono mai stata fan dell’originale e non potrò quindi fare un confronto. Aggiungo inoltre che il maledetto Rob Zombie mi ha catturata fin dal suo primo, imperfetto film d’esordio, La casa dei 1000 corpi, grazie al suo stile particolare, all’incredibile generosità nel regalare indimenticabili scene splatter e all’impeccabile uso di grandi caratteristi e azzeccatissime colonne sonore. In questo, Halloween – The Beginning non fa eccezione, sebbene sia sicuramente più debole delle due pellicole “zombiane” che lo hanno preceduto.
Ad essere sinceri, il film patisce di una sorta di divisione in due parti distinte, ovvero l’infanzia di Michael Myers e la seguente evasione dal manicomio con ricerca della sorellina sopravvissuta. Io ho sicuramente apprezzato molto di più la prima parte, nonostante anch’essa soffra di qualche piccolo difetto: personalmente, avrei trovato molto più interessante vedere il bimbo Michael che sviluppava la sua follia all’interno di una famiglia amorevole, non nella solita squallida casetta con madre amorevole ma spogliarellista, patrigno ubriacone e fancazzista, sorella maggiore zoccola e odiosa. Per fortuna Zombie non attribuisce tutta la colpa della malattia di Michael all’ambiente familiare, e ci mostra chiaramente come il ragazzino fosse già nato psicopatico ma con la faccetta (grassoccia) d’angelo, tuttavia è difficile biasimare il pargolo armato di coltello mentre taglia la gola al sacco di brenno accozzato sul divano o mentre bastona a morte un compagno di scuola simpatico come una cacca nel letto. Interessante, sebbene un po’ prolissa, anche la parte in cui il regista sviluppa il rapporto che si instaura tra il Dr. Loomis e il piccolo paziente, con Michael sempre più silenzioso, tetro ed inquietante man mano che le sue maschere di cartapesta (spettacolari!) diventano più elaborate. E’ alla fine di questo percorso, tra l’altro, che viene mostrata con forza inaudita la definitiva vittoria della follia sull’innocenza; prima della melodrammatica scena che porta alla morte fisica di Deborah, infatti, Zombie ci permette di vedere il momento in cui la donna muore davvero, una sequenza agghiacciante e magistrale in cui il figlio, ormai più bestia che essere umano, le urla in faccia dopo l’ultimo omicidio commesso.
Da qui in poi il film ridiventa uno slasher tout court, introdotto dalla scritta in sovrimpressione “Trick or Treat”. A differenziare Halloween – The Beginning da altri film simili spiccano personaggi particolarmente odiosi e stupidi, di una demenza che sconfina nella cattiveria (allucinante la scena dello stupro ai danni di una delle pazienti del manicomio, quasi insostenibile nella sua brutalità) e che per questo meritano ogni sevizia del gigantesco ed inquietante Michael, e, ovviamente, una cura dei dettagli quasi maniacale accompagnata da un sadico gusto gore. Zombie, infatti, riesce a regalare sia allo spettatore “normale” che al fan momenti a dir poco epici come quello in cui Michael ritrova nella casa abbandonata la maschera che diventerà il suo marchio di fabbrica, oppure sanguinosissime macellate come quella del camionista in bagno e dei genitori di Laurie. In tutto questo, comunque, la mia sequenza preferita è forse quella che precede l’ambiguo finale, in cui la sorellina ormai cresciuta cerca di fuggire al fratellone all’interno della loro vecchia casa, dove il regista si sbizzarrisce con arditissime inquadrature e un montaggio talmente serrato che la tensione non cala nemmeno per un secondo. Altra particolarità da me molto apprezzata è l’abbondante uso di caratteristi d’eccezione a fare da “spalla” a interpreti stranamente validi per il tipo di pellicola in questione: vedere Udo Kier, Danny Trejo, Clint Howard e Brad Dourif è sempre un piacere immenso, a prescindere dal poco tempo che viene loro concesso, Sheri Moon Zombie è adorabile e brava come al solito, Malcom McDowell parte male (quell’orrida parrucchetta all’inizio non si può vedere) ma poi riesce con la solita dignità a raccogliere lo scomodo scettro di Donald Pleasence, il piccolo Daeg Faerch non è all’altezza dei classici bambini malvagi del cinema horror ma il suo visetto inespressivo è sufficientemente inquietante per essere credibile, infine Scout Taylor – Compton ci mette tutta la sua capacità polmonare nell’interpretare la scream queen di turno e, soprattutto nel finale, mette i brividi. Per farla breve, avendo solo questo Halloween – The Beginning come punto di partenza della saga, mi sento di consigliarlo caldamente ai fan dell’horror, tuttavia se amate il film originale di Carpenter non saprei dire se l’operazione zombiana potrebbe o meno essere di vostro gusto.
Di Malcom McDowell (Dott. Samuel Loomis), Danny Trejo (Ismael Cruz), Bill Moseley (si vede solo nella versione cinematografica nei panni di una delle guardie, ma io a casa ho il DVD unrated, quindi me lo sono perso, sigh!), Brad Dourif (lo sceriffo Lee Brackett), Clint Howard (Dott. Koplenson), Udo Kier (Morgan Walker) e Dee Wallace (Cynthia Strode) ho già parlato nei rispettivi link.
Rob Zombie (vero nome Robert Bartleh Cummings) è regista e sceneggiatore della pellicola. “Nato” come musicista, lo ricordo per aver girato film come La casa dei 1000 corpi, La casa del Diavolo, il trailer Werewolf Women of the S.S. per il film Grindhouse, Halloween II, The Haunted World of El Superbeasto e un episodio di CSI:Miami. Anche compositore, produttore e attore, ha 47 anni e un film in uscita, l’imminente e attesissimo Lords of Salem.
Scout Taylor – Compton (vero nome Desariee Starr Compton) interpreta Laurie Strode. Americana, ha partecipato a film come Halloween II e a serie come Allie McBeal, E.R. Medici in prima linea, Una mamma per amica, Cold Case, Streghe, Bones, CSI, CSI:NY e Grey’s Anatomy. Ha 23 anni e quattro film in uscita.
Tyler Mane (vero nome Daryl Karolat) interpreta Michael Myers da adulto. Ex wrestler, lo ricordo per avere interpretato il francamente orribile Sabretooth di X – Men, inoltre ha partecipato ad altri film come Troy, La casa del Diavolo e Halloween II. Canadese, anche produttore e sceneggiatore, ha 46 anni e un film in uscita.
Sheri Moon Zombie (vero nome Sheri Lyn Skurkis) interpreta Deborah Myers. Moglie di Rob Zombie, la ricordo per film come La casa dei 1000 corpi, La casa del Diavolo, il trailer Werewolf Women of the S.S. per il film Grindhouse, Halloween II e The Haunted World of El Superbeasto (dove dava la voce a uno dei personaggi); inoltre ha partecipato a una puntata di CSI: Miami. Americana, anche produttrice, ha 42 anni e un film in uscita, Lords of Salem.
William Forsythe interpreta Ronnie White. Americano, ha partecipato a film come C’era una volta in America, Dick Tracy, Cosa fare a Denver quando sei morto, The Rock, La casa del diavolo e a serie come Chips, Saranno famosi, Masters of Horror, CSI: Miami e Boardwalk Empire. Anche produttore e sceneggiatore, ha 57 anni e quattro film in uscita.
Danielle Harris interpreta Annie Brackett. Americana, ha partecipato a film come Halloween 4: il ritorno di Michael Myers, Halloween 5, Scappo dalla città – la vita, l’amore e le vacche, Non dite a mamma che la babysitter è morta, L’ultimo boyscout – missione sopravvivere, Free Willy: Un amico da salvare, Daylight – Trappola nel tunnel, Urban Legend e Halloween II, oltre a serie come Genitori in blue jeans, Pappa e ciccia, E.R. – Medici in prima linea, Streghe e Cold Case. Anche regista e produttrice, ha 34 anni e otto film in uscita.
Nella miriade di comparse d’eccezione segnalo anche Sid Haig, qui nei panni del becchino che indica al Dr. Loomis dov’è sepolta la madre di Michael Myers. Non avendo mai visto Halloween II, diretto nel 2009 sempre da Rob Zombie (si vocifera l’uscita di un terzo capitolo ad opera di Patrick Lussier), se Halloween – The Beginning vi fosse piaciuto consiglio di recuperare assolutamente La casa dei 1000 corpi e il suo seguito, il bellissimo La casa del Diavolo. Da parte mia, cercherò invece di guardare finalmente il primo Halloween di Carpenter. ENJOY!
Trama: il film racconta la “leggenda” di Michael Myers cominciando dall’infanzia, passando per lo sterminio della famiglia per poi arrivare al presente, quando lo spietato killer evade dal manicomio criminale per uccidere anche la sorella minore…
So che è brutto da dire per una persona che cura un blog di cinema e si dichiara appassionata di horror, ma l’Halloween di Carpenter non l’ho mai visto. Avevo beccato moltissimo tempo fa, a tarda sera, il secondo capitolo (senza capirci una beneamata mazza, ovviamente, visto che comincia direttamente dalla fine del primo film) e anche il moscerello Vent’anni dopo, ma in generale non mi avevano entusiasmata troppo. Quindi, non dovrete stupirvi se il mio giudizio nei confronti di Halloween – The Beginning sarà molto positivo, per il semplice fatto che non sono mai stata fan dell’originale e non potrò quindi fare un confronto. Aggiungo inoltre che il maledetto Rob Zombie mi ha catturata fin dal suo primo, imperfetto film d’esordio, La casa dei 1000 corpi, grazie al suo stile particolare, all’incredibile generosità nel regalare indimenticabili scene splatter e all’impeccabile uso di grandi caratteristi e azzeccatissime colonne sonore. In questo, Halloween – The Beginning non fa eccezione, sebbene sia sicuramente più debole delle due pellicole “zombiane” che lo hanno preceduto.
Ad essere sinceri, il film patisce di una sorta di divisione in due parti distinte, ovvero l’infanzia di Michael Myers e la seguente evasione dal manicomio con ricerca della sorellina sopravvissuta. Io ho sicuramente apprezzato molto di più la prima parte, nonostante anch’essa soffra di qualche piccolo difetto: personalmente, avrei trovato molto più interessante vedere il bimbo Michael che sviluppava la sua follia all’interno di una famiglia amorevole, non nella solita squallida casetta con madre amorevole ma spogliarellista, patrigno ubriacone e fancazzista, sorella maggiore zoccola e odiosa. Per fortuna Zombie non attribuisce tutta la colpa della malattia di Michael all’ambiente familiare, e ci mostra chiaramente come il ragazzino fosse già nato psicopatico ma con la faccetta (grassoccia) d’angelo, tuttavia è difficile biasimare il pargolo armato di coltello mentre taglia la gola al sacco di brenno accozzato sul divano o mentre bastona a morte un compagno di scuola simpatico come una cacca nel letto. Interessante, sebbene un po’ prolissa, anche la parte in cui il regista sviluppa il rapporto che si instaura tra il Dr. Loomis e il piccolo paziente, con Michael sempre più silenzioso, tetro ed inquietante man mano che le sue maschere di cartapesta (spettacolari!) diventano più elaborate. E’ alla fine di questo percorso, tra l’altro, che viene mostrata con forza inaudita la definitiva vittoria della follia sull’innocenza; prima della melodrammatica scena che porta alla morte fisica di Deborah, infatti, Zombie ci permette di vedere il momento in cui la donna muore davvero, una sequenza agghiacciante e magistrale in cui il figlio, ormai più bestia che essere umano, le urla in faccia dopo l’ultimo omicidio commesso.
Da qui in poi il film ridiventa uno slasher tout court, introdotto dalla scritta in sovrimpressione “Trick or Treat”. A differenziare Halloween – The Beginning da altri film simili spiccano personaggi particolarmente odiosi e stupidi, di una demenza che sconfina nella cattiveria (allucinante la scena dello stupro ai danni di una delle pazienti del manicomio, quasi insostenibile nella sua brutalità) e che per questo meritano ogni sevizia del gigantesco ed inquietante Michael, e, ovviamente, una cura dei dettagli quasi maniacale accompagnata da un sadico gusto gore. Zombie, infatti, riesce a regalare sia allo spettatore “normale” che al fan momenti a dir poco epici come quello in cui Michael ritrova nella casa abbandonata la maschera che diventerà il suo marchio di fabbrica, oppure sanguinosissime macellate come quella del camionista in bagno e dei genitori di Laurie. In tutto questo, comunque, la mia sequenza preferita è forse quella che precede l’ambiguo finale, in cui la sorellina ormai cresciuta cerca di fuggire al fratellone all’interno della loro vecchia casa, dove il regista si sbizzarrisce con arditissime inquadrature e un montaggio talmente serrato che la tensione non cala nemmeno per un secondo. Altra particolarità da me molto apprezzata è l’abbondante uso di caratteristi d’eccezione a fare da “spalla” a interpreti stranamente validi per il tipo di pellicola in questione: vedere Udo Kier, Danny Trejo, Clint Howard e Brad Dourif è sempre un piacere immenso, a prescindere dal poco tempo che viene loro concesso, Sheri Moon Zombie è adorabile e brava come al solito, Malcom McDowell parte male (quell’orrida parrucchetta all’inizio non si può vedere) ma poi riesce con la solita dignità a raccogliere lo scomodo scettro di Donald Pleasence, il piccolo Daeg Faerch non è all’altezza dei classici bambini malvagi del cinema horror ma il suo visetto inespressivo è sufficientemente inquietante per essere credibile, infine Scout Taylor – Compton ci mette tutta la sua capacità polmonare nell’interpretare la scream queen di turno e, soprattutto nel finale, mette i brividi. Per farla breve, avendo solo questo Halloween – The Beginning come punto di partenza della saga, mi sento di consigliarlo caldamente ai fan dell’horror, tuttavia se amate il film originale di Carpenter non saprei dire se l’operazione zombiana potrebbe o meno essere di vostro gusto.
Di Malcom McDowell (Dott. Samuel Loomis), Danny Trejo (Ismael Cruz), Bill Moseley (si vede solo nella versione cinematografica nei panni di una delle guardie, ma io a casa ho il DVD unrated, quindi me lo sono perso, sigh!), Brad Dourif (lo sceriffo Lee Brackett), Clint Howard (Dott. Koplenson), Udo Kier (Morgan Walker) e Dee Wallace (Cynthia Strode) ho già parlato nei rispettivi link.
Rob Zombie (vero nome Robert Bartleh Cummings) è regista e sceneggiatore della pellicola. “Nato” come musicista, lo ricordo per aver girato film come La casa dei 1000 corpi, La casa del Diavolo, il trailer Werewolf Women of the S.S. per il film Grindhouse, Halloween II, The Haunted World of El Superbeasto e un episodio di CSI:Miami. Anche compositore, produttore e attore, ha 47 anni e un film in uscita, l’imminente e attesissimo Lords of Salem.
Scout Taylor – Compton (vero nome Desariee Starr Compton) interpreta Laurie Strode. Americana, ha partecipato a film come Halloween II e a serie come Allie McBeal, E.R. Medici in prima linea, Una mamma per amica, Cold Case, Streghe, Bones, CSI, CSI:NY e Grey’s Anatomy. Ha 23 anni e quattro film in uscita.
Tyler Mane (vero nome Daryl Karolat) interpreta Michael Myers da adulto. Ex wrestler, lo ricordo per avere interpretato il francamente orribile Sabretooth di X – Men, inoltre ha partecipato ad altri film come Troy, La casa del Diavolo e Halloween II. Canadese, anche produttore e sceneggiatore, ha 46 anni e un film in uscita.
Con tutto il rispetto, ciccio, ma è meglio Liev Schreiber..! |
William Forsythe interpreta Ronnie White. Americano, ha partecipato a film come C’era una volta in America, Dick Tracy, Cosa fare a Denver quando sei morto, The Rock, La casa del diavolo e a serie come Chips, Saranno famosi, Masters of Horror, CSI: Miami e Boardwalk Empire. Anche produttore e sceneggiatore, ha 57 anni e quattro film in uscita.
Danielle Harris interpreta Annie Brackett. Americana, ha partecipato a film come Halloween 4: il ritorno di Michael Myers, Halloween 5, Scappo dalla città – la vita, l’amore e le vacche, Non dite a mamma che la babysitter è morta, L’ultimo boyscout – missione sopravvivere, Free Willy: Un amico da salvare, Daylight – Trappola nel tunnel, Urban Legend e Halloween II, oltre a serie come Genitori in blue jeans, Pappa e ciccia, E.R. – Medici in prima linea, Streghe e Cold Case. Anche regista e produttrice, ha 34 anni e otto film in uscita.
Nella miriade di comparse d’eccezione segnalo anche Sid Haig, qui nei panni del becchino che indica al Dr. Loomis dov’è sepolta la madre di Michael Myers. Non avendo mai visto Halloween II, diretto nel 2009 sempre da Rob Zombie (si vocifera l’uscita di un terzo capitolo ad opera di Patrick Lussier), se Halloween – The Beginning vi fosse piaciuto consiglio di recuperare assolutamente La casa dei 1000 corpi e il suo seguito, il bellissimo La casa del Diavolo. Da parte mia, cercherò invece di guardare finalmente il primo Halloween di Carpenter. ENJOY!
lunedì 17 settembre 2012
Get Babol! #35
Che bruttura il lunedì! Fortuna che dagli USA, oltre alla solita ridda di remake, sequel e fuffa assortita arriva anche qualcosa di buono... ENJOY!
Resident Evil: Retribution
Di Paul W.S. Anderson
Con Milla Jovovich, Sienna Guillory e Michelle Rodriguez
Trama (da Imdb): Alice combatte assieme ad un movimento di resistenza e continua la battaglia contro l'Umbrella Corporation e gli zombie.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Resident Evil e Sin City. Non ho nemmeno bisogno di guardare trailer o simili per sapere che non lo andrò a vedere, visto che mi sono persa gli episodi precedenti, preferendo fermarmi al primo capitolo. Chiedo solo un parere ai fan: dopo cinque capitoli la saga merita ancora di essere vista? Così, per curiosità. Inoltre: ma il personaggio della Rodriguez non schiattava nel primo capitolo? Mah. In Italia dovrebbe uscire a fine mese.
The Master
Di Paul Thomas Anderson
Con Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix e Amy Adams
Trama (da Imdb): Un veterano torna a casa dalla guerra sconvolto e colmo di incertezze per il futuro - questo finché non verrà attirato dalla Causa e dal suo carismatico leader.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti L'uomo che non c'era e Il ladro di orchidee. Sempre Paul, sempre Anderson, ma sicuramente di fattura diversissima. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, attesissimo dai cinefili, il nuovo lavoro del regista scava nella storia americana e nella psicologia degli uomini, regalando grandissime prove attoriali e registiche. L'argomento trattato, inoltre, quello della figura carismatica, della setta, dell'uomo plagiato da qualcuno dotato di una mentalità più forte della sua, mi ha sempre affascinata. Peccato che, per vedere The Master in Italia, dovremo aspettare fino al prossimo gennaio.
10 years
Di Jamie Linden
Con Channing Tatum, Rosario Dawson e Chris Pratt
Trama (da Imdb): La notte prima di una riunione di compagni di liceo, un gruppo di amici capiscono che, per alcuni aspetti, non sono ancora cresciuti.
Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Tempesta di ghiaccio. Mi chiedo perché mai gli americani non si stanchino mai di girare film sulle riunioni di ex compagni del liceo che, bene o male, riciclano sempre tutte gli stessi cliché: chi è rimasto l'idiota di un tempo, chi ha avuto successo, chi si è lasciato alle spalle una storia d'aMMore che dopo dieci anni non ha comunque mai dimenticato, chi ha avuto figli, etc. etc. 10 years sembrerebbe non limitarsi alla demenza fine a sé stessa e aggiunge alla ricetta un po' di sana e "seria" malinconia, tuttavia non mi ispira comunque granché. Uscita italiana non pervenuta.
Resident Evil: Retribution
Di Paul W.S. Anderson
Con Milla Jovovich, Sienna Guillory e Michelle Rodriguez
Trama (da Imdb): Alice combatte assieme ad un movimento di resistenza e continua la battaglia contro l'Umbrella Corporation e gli zombie.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Resident Evil e Sin City. Non ho nemmeno bisogno di guardare trailer o simili per sapere che non lo andrò a vedere, visto che mi sono persa gli episodi precedenti, preferendo fermarmi al primo capitolo. Chiedo solo un parere ai fan: dopo cinque capitoli la saga merita ancora di essere vista? Così, per curiosità. Inoltre: ma il personaggio della Rodriguez non schiattava nel primo capitolo? Mah. In Italia dovrebbe uscire a fine mese.
The Master
Di Paul Thomas Anderson
Con Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix e Amy Adams
Trama (da Imdb): Un veterano torna a casa dalla guerra sconvolto e colmo di incertezze per il futuro - questo finché non verrà attirato dalla Causa e dal suo carismatico leader.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti L'uomo che non c'era e Il ladro di orchidee. Sempre Paul, sempre Anderson, ma sicuramente di fattura diversissima. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, attesissimo dai cinefili, il nuovo lavoro del regista scava nella storia americana e nella psicologia degli uomini, regalando grandissime prove attoriali e registiche. L'argomento trattato, inoltre, quello della figura carismatica, della setta, dell'uomo plagiato da qualcuno dotato di una mentalità più forte della sua, mi ha sempre affascinata. Peccato che, per vedere The Master in Italia, dovremo aspettare fino al prossimo gennaio.
10 years
Di Jamie Linden
Con Channing Tatum, Rosario Dawson e Chris Pratt
Trama (da Imdb): La notte prima di una riunione di compagni di liceo, un gruppo di amici capiscono che, per alcuni aspetti, non sono ancora cresciuti.
Il sito me lo consiglia perché mi è piaciuto Tempesta di ghiaccio. Mi chiedo perché mai gli americani non si stanchino mai di girare film sulle riunioni di ex compagni del liceo che, bene o male, riciclano sempre tutte gli stessi cliché: chi è rimasto l'idiota di un tempo, chi ha avuto successo, chi si è lasciato alle spalle una storia d'aMMore che dopo dieci anni non ha comunque mai dimenticato, chi ha avuto figli, etc. etc. 10 years sembrerebbe non limitarsi alla demenza fine a sé stessa e aggiunge alla ricetta un po' di sana e "seria" malinconia, tuttavia non mi ispira comunque granché. Uscita italiana non pervenuta.
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