Il Torino Film Festival versione online è cominciato col botto, almeno per me, grazie a The Dark and the Wicked, diretto e sceneggiato dal regista Bryan Bertino.
Trama: due fratelli tornano nella fattoria dove sono cresciuti per assistere agli ultimi giorni del padre morente. Costretti ad testimoniare ad un'altra tragedia, i due scopriranno che il luogo è preso d'assedio da un'entità malvagia...
Ormai avrete capito che film horror ne guardo parecchi, quindi è naturale che, col tempo, quelli davvero capaci di spaventarmi siano diventati sempre meno. Diciamo che, ormai, ci sono tre cose che mi terrorizzano in un horror: la prima, la più superficiale, sono clown e bambole o marionette, che agiscono proprio a un livello di distruzione delle coronarie; la seconda sono le riprese all'infrarosso, che mi fanno immedesimare tantissimo in quelli che non vedono più una mazza e sono perseguitati da chissà quale orrore nascosto nel buio; la terza, e grazie Bryan Bertino per aver basato un intero film su questa sensazione, è l'ineluttabilità. Che non è quel pirla di Thanos che schiocca le dita e cancella metà della popolazione umana, ma quel senso di maledizione incombente e di tragedia inevitabile che era la caratteristica principale di The Grudge, dove non ti salvi dall'orrore, nemmeno se ti metti a pregare tutte le divinità del creato, se diventi buono e virtuoso, se provi ogni esorcismo conosciuto. Il terrore di qualcosa di ineluttabile ce l'abbiamo dentro ed è terribilmente reale. E' il dottore che ti dice che non c'è più nulla da fare, è vedere uno dei tuoi cari finire ricoverato in quella clinica Savonese che mi fa male solo nominarla, perché da lì non si esce, è il procrastinare, tra una medicina, un consulto medico, un tapullo casalingo e una caduta, l'inevitabile momento in cui dovrai portare la nonna in ospedale, anche se c'è una pandemia in corso, consapevole che non la rivedrai mai più. Questo solo per dare un'idea di cos'è successo in poco più di un anno. Ma torniamo all'orrore "fasullo". La storia di Louise e Michael è proprio, perdonatemi la liguritudine, la storia di un enorme "tapullo", una settimana di procrastinazione di un male che sogghigna e passa il tempo a fare il gesto dell'ombrello ai due poveracci e ai loro genitori. Quando i due fratelli arrivano alla fattoria dove sono nati e cresciuti, perché al padre resta poco da vivere, scoprono che la madre sta subendo non solo la solitudine e l'orrore della malattia del marito, ma che è anche perseguitata da qualcosa di oscuro che potrebbe essere solo nella sua mente, non fosse che, dopo un suicidio atroce, quel "qualcosa" sceglie di cominciare a torturare anche Louise e Michael.
Fin dalle prime battute del film, Bryan Bertino non fa sconti all'orrore, di nessun genere. Innanzitutto c'è l'orrore della malattia, sia fisica che mentale, che trasforma persone conosciute e amate in estranei che non riusciamo ad amare completamente, forse perché ci mettono anche un po' a disagio, forse perché ci ricordano cosa rischiamo di diventare anche noi. Poi c'è l'orrore della solitudine e dell'impotenza, la prima diretta conseguenza di determinate scelte di vita che magari ci hanno portati lontani dalla famiglia oppure dell'orgoglio di voler cavarsela da soli, della vergogna che non vogliamo condividere neppure con chi amiamo, la seconda orripilata spettatrice di eventi impossibili da arginare: i personaggi sono destinati ad un destino incomprensibile e terrificante, davanti al quale non serve neppure la fuga e, ancor peggio, davanti al quale non c'è logica che tenga. Perché l'entità ha deciso di accanirsi contro i protagonisti? Eh, sarebbe come chiedersi perché certe persone arrivano sane ad età centenarie mentre altre muoiono nel fiore degli anni di malattie orribili, senza che ciò dipenda dalla natura del loro carattere o delle opere che hanno realizzato in vita. Se non bastasse tutto questo a mettere ansia, Bertino aggiunge i più terrificanti topoi horror legati al genere demoniaco, che uniti alla generale sensazione di isolamento claustrofobico data da luoghi che potrebbero essere anche suggestivi se non fossero così dannatamente distanti da qualsiasi forma di civiltà urbana, contribuiscono ad annichilire lo spettatore, lasciandolo sulla poltrona tremante di paura e sconfitto da una depressione strisciante. A novembre secondo voi si può dire "horror dell'anno" o pare brutto?
Del regista e sceneggiatore Bryan Bertino ho già parlato QUI.
Marin Ireland interpreta Louise. Americana, ha partecipato a film come La famiglia Fang, Hell or High Water e The Irishman. Ha 41 anni e un film in uscita.
Michael Abbott Jr. interpreta Michael. Americano, ha partecipato a film come Mud, Loving e a serie quali Daredevil e Fear the Walking Dead. Anche produttore e regista, ha 42 anni e due film in uscita.
Xander Berkeley interpreta il prete. Americano, ha partecipato a film come L'albero del male, Terminator 2 - Il giorno del giudizio, Candyman - Terrore dietro lo specchio, Codice d'onore, Apollo 13, Heat - La sfida, The Rock, Air Force One, Gattaca - La porta dell'universo, Pallottole cinesi, Kick-Ass e a serie quali MASH, L'incredibile Hulk, A-Team, Visitors, Ai confini della realtà, Moonlighting, Miami Vice, X-Files, Roswell, Nash Bridges, E.R. Medici in prima linea, 24, CSI - Scena del crimine, Bones, Criminal Minds, Medium e The Walking Dead; come doppiatore ha lavorato per Gargoyles e Johnny Bravo. Anche produttore, ha 65 anni e due film in uscita.