Siccome giovedì è uscito Thor 2: The Dark World e che The Avengers mi era piaciuto parecchio, in questi giorni ho deciso di recuperare Thor, diretto nel 2011 da Kenneth Branagh e Joss Whedon e, all’epoca, pesantemente snobbato dalla sottoscritta.
Trama: nel regno di Asgard Thor, Dio del Tuono ed erede al trono, viene bandito dal padre Odino a causa delle macchinazioni del fratello Loki. Scagliato sulla Terra senza poteri, il Dio dovrà imparare ad essere un vero eroe prima di poter reclamare la sua eredità…
Cominciando la visione di Thor la prima cosa da cui sono stata attirata è stata la lunghezza della pellicola: quasi due ore. Che, mi direte, non è proprio una lunghezza esagerata ma già mi sentivo morire al sol pensiero delle "epiche" belinate di cui immaginavo infarcito questo ennesimo cinecomic. Ed effettivamente, dopo il prologo iniziale con quegli orrendi Giganti di Ghiaccio (odio i mostri in CG, per quanto siano fatti bene mi sanno di posticcio, non posso farci nulla...) ero già pronta a spegnere la TV e dare il benservito a biondone figaccione e moretto ancor più figo ma proseguendo nell'impresa ho dovuto ricredermi. Thor non è uno di quei film che ricorderò finché campo, anche se, In My humble Opinion, è molto meglio di quell'orrore di Thor: The Dark World (di cui parlerò domenica), ma è comunque un intrattenimento dignitoso e piacevole almeno per chi, come me, conosce giusto sommariamente il fumetto da cui è stato tratto e, di conseguenza, non è interessato alla fedeltà per quel che riguarda personaggi, storie ed atmosfere.
La storia è la quintessenza della "banalità" (e mi perdoni il Bardo) Shakespeariana, dove un Re severo ma giusto manda in esilio il figlio buono grazie all'intervento ingannevole del figlio malvagio e, nel far questo, lo mette alla prova per renderlo una persona migliore e più adulta, in grado di diventare un sovrano responsabile e saggio; a questo canovaccio sempre valido ed entusiasmante aggiungete la visione aMMeregana del pantheon di dei Asgardiani, vari riferimenti ad altri cinecomic, un paio di apparizioni speciali per accontentare i nerd più esigenti, un pizzico di umorismo, una storia d'aMMore e avrete un'idea di cosa aspettarvi da Thor. Nulla di nuovo, come ho detto, nessun colpo di scena inaspettato o twist che non si possa ampiamente predire con almeno mezz'ora di anticipo, ma come racconto in grado di presentare i personaggi e rendere le cose comprensibili sia ai fan sia allo spettatore casuale direi che la pellicola funziona alla grande e, tra combattimenti, scaramucce, effetti speciali e qualche spiegone, non cala di ritmo nemmeno per un istante.
La tanto vituperata regia di Kenneth Branagh a me non è sembrata poi tanto diversa da quella di qualsiasi altro cinecomic, forse addirittura meno fracassona/videoclippara e sicuramente più ambiziosa per quello che riguarda i momenti ambientati ad Asgard, dove l'unione di scenografie grandiose, CG e costumi esagerati sfiora picchi di barocchismo esagerato ma, stranamente, non kitsch. Tanto, a mio avviso, fanno anche le interpretazioni dignitose degli attori coinvolti che, pur calati nei panni di personaggi a serio rischio di cadute nel trash, riescono a mantenersi credibili per tutta la durata della pellicola. A Chris Hemsworth non si può dire nulla perché lui E' Thor, nato per questo ruolo, mentre Idris Elba nei panni del guardiano Heimdall è a dir poco magnetico, ma i veri pilastri del film sono Anthony Hopkins, Tom Hiddleston e Stellan Skarsgård: il primo è semplicemente emozionante, riesce ad infondere a Odino la dignità di un personaggio Shakespeariano e con un solo gesto (peraltro improvvisato sul momento) riesce a zittire i figli e gelare il cuore dello spettatore; Tom Hiddleston, fino a quel momento illustre sconosciuto, interpreta il personaggio più sfaccettato dell'intera pellicola, un malvagio impossibile da odiare, tanto goffo e triste quanto ingannevole e viscido, con un'apparizione finale che lo rende praticamente identico al killer Bob di Twin Peaks, quindi ancor più subdolo e terrificante; l'Erik Selvig di Stellan Skarsgård, infine, è l'umano più umano e verosimile che mi sia mai capitato di vedere in un film tratto da un fumetto, assolutamente perfetto nel suo essere normalman. Non pervenuti, invece, i personaggi femminili, a partire dalla madre di Thor, un pezzo di carta da parati, continuando poi con l'inutile Natalie Portman, bellina ma scema come un tacco, per concludere con la "spalla comica" Kat Dennings, CCioFFane annoiata buona solo per sparare qualche triste battutina sarcastica. In conclusione, pensavo molto peggio. Peccato, se Thor fosse stata un'immane ciofeca avrei evitato Thor: The Dark World e invece...
Dei registi Kenneth Branagh e Joss Whedon (che ha diretto solo la scena post credit) ho già parlato qui e qui. Chris Hemsworth (Thor), Natalie Portman (Jane Foster), Tom Hiddleston (Loki), Anthony Hopkins (Odino), Stellan Skarsgård (Erik Selvig), Clark Gregg (Agente Coulson), Idris Elba (Heimdall), Tadanobu Asano (Hogun), Dakota Goyo (Thor da bambino) e i non accreditati Samuel L. Jackson (Nick Fury) e Jeremy Renner (Clint Barton/Occhio di falco) li trovate invece ai rispettivi link.
Colm Feore interpreta Re Laufey. Americano, ha partecipato a film come Face/Off, City of Angels, Titus, Changeling e a serie come Oltre i limiti, La tempesta perfetta, Nikita e 24. Anche sceneggiatore, ha 55 anni e tre film in uscita, tra cui The Amazing Spider-Man 2.
Rene Russo interpreta Frigga. Americana, la ricordo per film come Arma letale 3, Virus letale, Get Shorty e Arma letale 4. Anche produttrice, ha 59 anni e due film in uscita.
Tra gli altri attori segnalo Josh Dallas, il Prince Charming della serie Once Upon A Time, qui nei panni del guerriero Fandral (che in Thor: The Dark World verrà interpretato da Zachary Levi, prima scelta dei produttori assieme a Stuart Townsend, che però ha abbandonato il progetto per disaccordi coi realizzatori) e, ovviamente, l’immancabile Stan Lee che, se non ho visto male, dovrebbe essere il vecchino che cerca di spostare Mjolnir con l’aiuto di un pickup e una catena... anche se avrebbe voluto interpretare Odino! Tra gli scartati per il ruolo di Thor, invece, segnalo Daniel Craig, Tom Hiddleston e il povero Chris Hemsworth, a cui è stato alla fine preferito il fratello. Narra infine la leggenda che Sam Raimi avrebbe voluto dirigere un film su Thor subito dopo Darkman, ma alla fine al Dio del tuono ha preferito l’Arrampicamuri Spider-Man; destino simile è stato riservato a Matthew Vaughn, che nel 2005 era stato designato come regista ma è poi finito a girare Kick-Ass e X-Men - L'inizio. Facciamo ora un po' d'ordine sull'ormai complicatissimo Universo cinematografico Marvel: Thor si colloca cronologicamente dopo L'incredibile Hulk del 1998, Iron Man, Iron Man 2 e Capitan America - Il primo Vendicatore ma prima di The Avengers, Iron Man 3, Thor: The Dark World, della serie Agents of S.H.I.E.L.D. e degli imminenti Capitan America: The Winter Soldier, Guardians of The Galaxy e The Avengers: Age of Ultron. Ovviamente, se Thor vi fosse piaciuto recuperate tutti questi film che ho nominato e che sono già usciti! ENJOY!
venerdì 29 novembre 2013
giovedì 28 novembre 2013
(Gio)WE, Bolla! del 28/11/2013
Buon giovedì a tutti! Don Jon sarebbe stato l’unico film che avrei voluto vedere tra le nuove uscite ma ciccia, come al solito. E quindi con cosa mi ha "deliziata" stavolta il multisala Savonese? Con la solita fuffa e, forse, una sorpresa. Speriamo vada meglio nel mese di dicembre, che dire. ENJOY!
Hunger Games: la ragazza di fuoco
Reazione a caldo: tocca anche questo…
Bolla, rifletti!: dopo aver visto il primo film (che non mi era piaciuto) ed aver finito anche la lettura del secondo capitolo della saga (meno peggio del primo, un po’ meno noioso ma bene o male picchia sempre lì), per dovere di completezza andrò anche a vedere questo. Ma quel che penso della pellicola l’ho già detto QUI. Spero non sia un novello Thor: The Dark World o giuro che all’uscita scambierò due parole con chi decide la programmazione del multisala.
African Safari
Reazione a caldo: Vabbé...
Bolla, rifletti!: Non fraintendetemi, io amo gli animali. Li ADORO. Ma i documentari mi fanno lo stesso effetto di un concerto di Gigi D'Alessio. E l'idea di vedermi un documentario in 3D al cinema mi sa di presa per i fondelli mostruosa. Bah.
Free Birds - Tacchini in fuga
Reazione a caldo: Ossignore...
Bolla, rifletti!: oggi a pranzo guardavo La prova del cuoco, c'era la Moroni che farciva un tacchino "perilgiornodelringraZZiamentoteSSoro". Dopo Halloween, introduciamo anche in Italia il giorno del Ringraziamento? Quando sono arrivati da noi i Padri Pellegrini, che me li sono persi? Questo per dire che in Italia un film simile, peraltro quasi identico a Galline in fuga che, perlomeno, usava la tecnica della stop motion, è abbastanza inutile. Ulteriori pensieri al riguardo li trovate QUI.
Fuga di cervelli
Reazione a caldo: eh belin, scherziamo, la settimana scorsa era saltato!
Bolla, rifletti!: in ritardo, ma il Multisala le ca**ate non se le perde, ovviamente. Paolo Ruffini, io ti voglio bene quando fai i doppiaggi, ma per il resto ariazza, già non sopporto Colorado, figurati un film intero basato sul nulla.
La mafia uccide solo d'estate
Reazione a caldo: e d'inverno, vacanza...?
Bolla, rifletti!: questa potrebbe essere la sorpresa della settimana. Ammetto di non conoscere Pierfrancesco Diliberto, al secolo Pif, né come iena né come Testimone (guardo pochissima TV) ma me ne hanno sempre parlato molto bene e questo modo di mescolare documentario e storia di fantasia per parlare di un tema sempre attuale come la mafia non mi credo mi dispiacerebbe. Magari, se trovo qualche volontario per accompagnarmi, potrei anche dargli una chance!
Il cinema d’élite propone invece una pellicola che vorrei vedere…
Il passato
Reazione a caldo: questo mi ispira tanto!
Bolla, rifletti!: ne avevo parlato QUI quando la Bejo aveva vinto la Palma d'Oro a Cannes e da allora la voglia di vederlo è salita esponenzialmente, soprattutto dopo aver letto recensioni molto positive. Siccome però questo sarà un weekend di fuoco, peggio di quello di Katniss, Il passato diventerà uno dei miei 300.000 recuperi…
Hunger Games: la ragazza di fuoco
Reazione a caldo: tocca anche questo…
Bolla, rifletti!: dopo aver visto il primo film (che non mi era piaciuto) ed aver finito anche la lettura del secondo capitolo della saga (meno peggio del primo, un po’ meno noioso ma bene o male picchia sempre lì), per dovere di completezza andrò anche a vedere questo. Ma quel che penso della pellicola l’ho già detto QUI. Spero non sia un novello Thor: The Dark World o giuro che all’uscita scambierò due parole con chi decide la programmazione del multisala.
African Safari
Reazione a caldo: Vabbé...
Bolla, rifletti!: Non fraintendetemi, io amo gli animali. Li ADORO. Ma i documentari mi fanno lo stesso effetto di un concerto di Gigi D'Alessio. E l'idea di vedermi un documentario in 3D al cinema mi sa di presa per i fondelli mostruosa. Bah.
Free Birds - Tacchini in fuga
Reazione a caldo: Ossignore...
Bolla, rifletti!: oggi a pranzo guardavo La prova del cuoco, c'era la Moroni che farciva un tacchino "perilgiornodelringraZZiamentoteSSoro". Dopo Halloween, introduciamo anche in Italia il giorno del Ringraziamento? Quando sono arrivati da noi i Padri Pellegrini, che me li sono persi? Questo per dire che in Italia un film simile, peraltro quasi identico a Galline in fuga che, perlomeno, usava la tecnica della stop motion, è abbastanza inutile. Ulteriori pensieri al riguardo li trovate QUI.
Fuga di cervelli
Reazione a caldo: eh belin, scherziamo, la settimana scorsa era saltato!
Bolla, rifletti!: in ritardo, ma il Multisala le ca**ate non se le perde, ovviamente. Paolo Ruffini, io ti voglio bene quando fai i doppiaggi, ma per il resto ariazza, già non sopporto Colorado, figurati un film intero basato sul nulla.
La mafia uccide solo d'estate
Reazione a caldo: e d'inverno, vacanza...?
Bolla, rifletti!: questa potrebbe essere la sorpresa della settimana. Ammetto di non conoscere Pierfrancesco Diliberto, al secolo Pif, né come iena né come Testimone (guardo pochissima TV) ma me ne hanno sempre parlato molto bene e questo modo di mescolare documentario e storia di fantasia per parlare di un tema sempre attuale come la mafia non mi credo mi dispiacerebbe. Magari, se trovo qualche volontario per accompagnarmi, potrei anche dargli una chance!
Il cinema d’élite propone invece una pellicola che vorrei vedere…
Il passato
Reazione a caldo: questo mi ispira tanto!
Bolla, rifletti!: ne avevo parlato QUI quando la Bejo aveva vinto la Palma d'Oro a Cannes e da allora la voglia di vederlo è salita esponenzialmente, soprattutto dopo aver letto recensioni molto positive. Siccome però questo sarà un weekend di fuoco, peggio di quello di Katniss, Il passato diventerà uno dei miei 300.000 recuperi…
mercoledì 27 novembre 2013
Meniamo le mani - Arma non convenzionale (1990)
"I come in peace"
"And you go in pieces, asshole!!"
Oddio! E che è? Chuck Norris semovente che spacca lo schermo? Eh già. Perché non so se l'avete notato ma, da lunedì, nella blogosfera è cominciata la celebrazione degli amatissimi eroi action di quei filmacci zamarri che tutti nella vita abbiamo visto almeno una volta. Magari detestandoli, of course. E così, sotto l'egida di un titolo comune, ovvero Meniamo le mani: come ti omaggio un eroe d'azione, il Bollalmanacco e altri blog svitati vi condurranno per mano in un viaggio all'insegna della tamarreide violenta che durerà fino a dicembre e che potrebbe essere il primo di molti "special" dedicati di volta in volta a un argomento diverso. I cugini delle nostre celebrazioni mensili, in poche parole. Personalmente, dopo una furiosa lotta a base di calci volanti, spacconate assortite e battute al fulmicotone, sono riuscita ad accaparrarmi l'ambitissimo Arma non convenzionale (I Come in Peace), diretto nel 1990 dal regista Craig R. Baxley.
Trama: un alieno armato di cd taglienti come rasoi scende sulla Terra per procurarsi droga ed endorfine estratte direttamente dal cervello umano. Il detective Jeff Caine, assieme a un riluttante agente dell'FBI, si ritrova a dover indagare su questi efferati omicidi...
Arma non convenzionale è una pellicola che mi porto dietro probabilmente dal suo primo passaggio televisivo e per me, fino a quest'estate, era solamente "quel film inquietante dove un tizio alieno vaga per la città armato di una sorta di tentacolo puntuto che usa per sottrarre fluidi e uccidere le persone", uno dei più grandi spauracchi di quel limbo temporale che sta tra l'infanzia e l'adolescenza. Grazie a un Antrista sono riuscita a venire a conoscenza del titolo, ma di questo ibrido tra poliziesco e fantascienza non ricordavo né la storia dei CD tagliagole né, tantomeno, la presenza di Dolph Lundgren, che sarebbe poi il motivo per cui, in teoria, il film è finito in questa celebrazione globale della tamarreide. Peccato che il gigante svedese faccia davvero poco in Arma convenzionale (giusto un paio di calci rotanti e un paio di minacce ai danni dello sfighé che si porta appresso) e che, come sovrappiù, il suo detective sia solo fintamente zamarro (l'interno della sua casetta e i gusti in fatto di vino lo rendono assai simile a un viveur europeo). Peccato davvero, perché lo rammentavo nella parte dell'alieno e invece il tributo alla tamarreide qui andrebbe pagato al body builder teutonico Matthias Hues, vera e propria macchina di morte dal capello fluente, l'occhio ferino e il sorrisetto tagliente di chi ammira con voluttà la roBBa trafugata dal corpo umano, credendosela un casino.
E come potrebbe 'sto figlio del Valhalla non credersela? Ogni volta che compare l'alieno, il cui nome per la cronaca è Talec, sono gole tagliate, cervelli perforati, salti di metri, vetri in frantumi e, soprattuttamente, esplosioni che farebbero impallidire un film di Emmerich: alieno buono e alieno cattivo infatti si scontrano utilizzando delle pistole dotate di una potenza di fuoco tale che ogni colpo fa tranquillamente saltare tutte le macchine nell'arco di un isolato. Più che botte da orbi, quindi, BOTTI da orbi e di fronte a tale sperpero di fuoco e fiamme ci vorrebbe Chuck Norris e non Dolph Lundgren che, diciamolo, ci fa un po' la figura del povero minchietta. Io comunque mi sono divertita a riguardare, o meglio riscoprire, questo Arma non convenzionale. Nonostante l'eroe moscetto e il pasticciaccio brutto di una sceneggiatura che, con tutta la carne messa sul fuoco, parrebbe un barbeque, il tentacolo puntuto che inietta e risucchia si è riconfermato inquietante oggi come vent'anni fa, un oggetto di culto in grado di turbare l'animo fobico di chi, a 32 anni suonati, tutte le volte che va a fare le analisi del sangue rifiuta di guardare la siringa. E, non dimentichiamolo, la battuta finale di Lundgren viene citata persino ne I mercenari 2 quindi non stiamo parlando proprio di un filmetto girato "tanto per".
Di Dolph Lundgren, che interpreta il detective Jack Caine, ho già parlato qui.
Craig R. Baxley (vero nome Craig Redding Baxley) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Action Jackson, la miniserie La tempesta perfetta, Rose Red, Il diario di Ellen Rimbauer ed episodi delle serie A-Team e Kingdom Hospital. Anche stuntman e attore, ha 64 anni.
Brian Benben interpreta l’agente Smith. Americano, ha partecipato a serie come Matlock, Masters of Horror e Private Practice. Anche produttore, ha 57 anni.
Betsy Brantley, che interpreta la fidanzata di Lundgren, è l’ex moglie del regista Steven Soderbergh nonché la “modella” su cui si basava ogni movimento di Jessica Rabbit in Chi ha incastrato Roger Rabbit. Il film era stato distribuito all’epoca col titolo Dark Angel ma è stato cambiato poi in I Come in Peace per evitare di confonderlo con altri film dal titolo praticamente uguale. Detto questo, qualcuno di voi ricorda in quale film italiano uno dei personaggi andava a vedere Arma non convenzionale al cinema? La mia memoria non è così precisa e non trovo notizie in merito da nessuna parte... posso solo dirvi che, se vi è piaciuta la pellicola, dovete solo seguire i link di seguito (attivi ovviamente a partire dal giorno indicato!) e troverete altre perle con le quali saziare la vostra sete di tamarreide. ENJOY!!
25/11 - Il Cinema Spiccio
26/11 - Movies Maniac
28/11 - Non c'è paragone
29/11 - Ho voglia di cinema
30/11 - WhiteRussian
1/12 - Director's Cult
2/12 - Montecristo
3/12 - Cinquecentofilminsieme
4/12 - Combinazione Casuale
5/12 - Pensieri Cannibali
martedì 26 novembre 2013
L'uomo lupo (1941)
Un simpatico evento "globale" a cui parteciperò domani mi "costringerà" a far slittare le recensioni di Thor e Thor: The Dark World a venerdì e domenica, quindi oggi vi butto lì un paio di pensieri su un film che è entrato nella storia del genere horror, ovvero L'uomo lupo (The Wolf Man), diretto nel 1941 da George Waggner.
Trama: dopo molti anni di lontananza, Larry Talbot torna al suo paese natale, nel castello dove vive ancora suo padre. Una sera, Larry viene morso da un lupo e lo uccide ma quando arrivano i soccorsi la bestia scompare e al suo posto rimane il cadavere di un uomo. Sospettato di omicidio, Larry comincia a sperimentare anche strani cambiamenti nel suo corpo...
Come si affronta una leggenda cinematografica? Ovvio, con lo sguardo disincantato di chi, a 32 anni, non aveva mai guardato questo caposaldo dell'horror e, pur conoscendo a menadito la storia grazie a remake e quant'altro, è rimasta comunque affascinata da tutto ciò che rendeva grandi i film della Universal. La freschezza de L'uomo lupo, il suo meritato status di capolavoro, diventano perfettamente tangibili dal momento in cui l'occhio, abituato ormai a effetti speciali e computer graphic, lascia che il cuore si affezioni in pochissimi istanti al viso piacente ma in qualche modo segnato di Lon Chaney e si interessi alle sue vicissitudini, nelle quali conta più il non detto, il non visto, quell'aria di mistero che ci fa dubitare fino all'ultimo di tutto ciò che accade di notte nei boschi del villaggio. L'occhio lascia che il cervello pensi ad un film girato la bellezza di settant'anni fa, quando le idee grandiose non erano affidate a pixel e milioni ma alla fantasia degli artigiani, all'abilità degli scenografi e alla perizia degli addetti al montaggio che, assieme a dei grandi caratteristi, riuscivano a dare corpo alle paure del pubblico dell'epoca con pochi dettagli ben piazzati in grado di evocare immagini ben più spaventose di quelle mostrate, entrando in perfetta risonanza con lo spettatore.
La storia di Larry Talbot è il modo in cui lo sceneggiatore Curt Siodmak ha esorcizzato il terrore provato durante l'occupazione dei nazisti in Germania (il lupo è un essere umano normalmente buono che, come i Nazi, all'improvviso si trasforma in bestia e identifica le prossime vittime grazie al simbolo di un pentagramma/stella) ma è anche la storia di un uomo solo, schivo, intelligente ma lontano ormai dai luoghi che lo hanno visto crescere. L'insorgere del Lupo, del lato negativo che tutti noi celiamo, è l'espressione fisica del disagio di una persona in lotta da sempre per le attenzioni del padre, guardato con sospetto dai paesani, innamorato di una donna già promessa a un altro e quindi incapace, già in forma umana, di integrarsi con gli altri. "The way you walked was thorny though no fault of your own, but as the rain enters the soil, the river enters the sea, so tears run to a predestined end": queste sono le parole che la zingara Maleva ripete più di una volta nel corso del film, ad indicare come il tragico cammino di Larry fosse già scritto ed inevitabile a prescindere da quello che lui o chiunque altro, come il padre o Gwen, avessero cercato di fare per impedirlo e questo pensiero porta con sé una tristezza e una profondità che, in qualche modo, travalicano l'ambito ristretto di un prodotto di genere. Il mostro, specchio del disagio profondo dell'individuo, non è mai stato così umano e degno di pietà. Se non avete mai guardato L'uomo lupo evitate le pacchianate americane ed immergetevi in un'epoca in cui il Cinema era davvero una fabbrica di meraviglie con un cuore e un'anima.
Di Bela Lugosi, che interpreta Bela lo zingaro, ho già parlato qui.
George Waggner (vero nome George Waggoner) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Il ritorno del kentuckiano e Squalo tonante, entrambi con John Wayne, ed episodi della serie Batman. Anche sceneggiatore, produttore e attore, è morto nel 1984 all’età di 90 anni.
Claude Rains (vero nome William Claude Rains) interpreta John Talbot. Inglese, lo ricordo per film come L'uomo invisibile, L'uomo che vide il futuro, Mr. Smith va a Washington, Casablanca, Il fantasma dell'Opera, Notorius - L'amante perduta, Lawrence D'Arabia e La più grande storia mai raccontata, inoltre ha partecipato alla serie Alfred Hitchcock presenta. E' morto nel 1967 all'età di 77 anni.
Lon Chaney Jr. (vero nome Creighton Tull Chaney) interpreta L'uomo lupo Larry Talbot. Americano, ovviamente figlio di un'altra grande star dell'horror, Lon Chaney, lo ricordo per film come Il terrore di Frankenstein, Frankenstein contro l'uomo lupo, Il figlio di Dracula, Al di là del mistero, La casa degli orrori, Il cervello di Frankenstein, Mezzogiorno di fuoco, Spider Baby e Dracula vs. Frankenstein. E' morto nel 1973 all'età di 67 anni.
Tra gli altri interpreti segnalo la presenza di Ralph Bellamy (il colonnello Montford), che nel capolavoro Rosemary's Baby avrebbe vestito i panni dell'inquietante Dottor Sapirstein. E adesso un paio di curiosità. Nei trailer originali si vede l'uomo lupo combattere contro un orso: effettivamente le scene in questione erano state girate per il film ma l'orso è scappato prima che venissero completate. A li vello di cambiamenti nello script, invece, nell'idea originale Larry non doveva avere nessuna parentela con Sir John, ma avrebbe dovuto essere semplicemente uno sfortunato ingegnere chiamato al castello per aggiustare il telescopio del padrone e destinato poi a finire vittima della maledizione. Infine, i seguiti "diretti" de L'uomo lupo sono Frankenstein contro l'uomo lupo, Al di là del mistero, La casa degli orrori e Il cervello di Frankenstein, tutti con Lon Chaney Jr., mentre il remake ufficiale è il passabile Wolfman. Nel caso L'uomo lupo vi fosse piaciuto recuperatelo (se non altro per il bel Benicio Del Toro) assieme a Wolf - La belva è fuori, Un lupo mannaro americano a Londra, L'ululato e il classicone Dracula. ENJOY!
Trama: dopo molti anni di lontananza, Larry Talbot torna al suo paese natale, nel castello dove vive ancora suo padre. Una sera, Larry viene morso da un lupo e lo uccide ma quando arrivano i soccorsi la bestia scompare e al suo posto rimane il cadavere di un uomo. Sospettato di omicidio, Larry comincia a sperimentare anche strani cambiamenti nel suo corpo...
Come si affronta una leggenda cinematografica? Ovvio, con lo sguardo disincantato di chi, a 32 anni, non aveva mai guardato questo caposaldo dell'horror e, pur conoscendo a menadito la storia grazie a remake e quant'altro, è rimasta comunque affascinata da tutto ciò che rendeva grandi i film della Universal. La freschezza de L'uomo lupo, il suo meritato status di capolavoro, diventano perfettamente tangibili dal momento in cui l'occhio, abituato ormai a effetti speciali e computer graphic, lascia che il cuore si affezioni in pochissimi istanti al viso piacente ma in qualche modo segnato di Lon Chaney e si interessi alle sue vicissitudini, nelle quali conta più il non detto, il non visto, quell'aria di mistero che ci fa dubitare fino all'ultimo di tutto ciò che accade di notte nei boschi del villaggio. L'occhio lascia che il cervello pensi ad un film girato la bellezza di settant'anni fa, quando le idee grandiose non erano affidate a pixel e milioni ma alla fantasia degli artigiani, all'abilità degli scenografi e alla perizia degli addetti al montaggio che, assieme a dei grandi caratteristi, riuscivano a dare corpo alle paure del pubblico dell'epoca con pochi dettagli ben piazzati in grado di evocare immagini ben più spaventose di quelle mostrate, entrando in perfetta risonanza con lo spettatore.
La storia di Larry Talbot è il modo in cui lo sceneggiatore Curt Siodmak ha esorcizzato il terrore provato durante l'occupazione dei nazisti in Germania (il lupo è un essere umano normalmente buono che, come i Nazi, all'improvviso si trasforma in bestia e identifica le prossime vittime grazie al simbolo di un pentagramma/stella) ma è anche la storia di un uomo solo, schivo, intelligente ma lontano ormai dai luoghi che lo hanno visto crescere. L'insorgere del Lupo, del lato negativo che tutti noi celiamo, è l'espressione fisica del disagio di una persona in lotta da sempre per le attenzioni del padre, guardato con sospetto dai paesani, innamorato di una donna già promessa a un altro e quindi incapace, già in forma umana, di integrarsi con gli altri. "The way you walked was thorny though no fault of your own, but as the rain enters the soil, the river enters the sea, so tears run to a predestined end": queste sono le parole che la zingara Maleva ripete più di una volta nel corso del film, ad indicare come il tragico cammino di Larry fosse già scritto ed inevitabile a prescindere da quello che lui o chiunque altro, come il padre o Gwen, avessero cercato di fare per impedirlo e questo pensiero porta con sé una tristezza e una profondità che, in qualche modo, travalicano l'ambito ristretto di un prodotto di genere. Il mostro, specchio del disagio profondo dell'individuo, non è mai stato così umano e degno di pietà. Se non avete mai guardato L'uomo lupo evitate le pacchianate americane ed immergetevi in un'epoca in cui il Cinema era davvero una fabbrica di meraviglie con un cuore e un'anima.
Di Bela Lugosi, che interpreta Bela lo zingaro, ho già parlato qui.
George Waggner (vero nome George Waggoner) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Il ritorno del kentuckiano e Squalo tonante, entrambi con John Wayne, ed episodi della serie Batman. Anche sceneggiatore, produttore e attore, è morto nel 1984 all’età di 90 anni.
Claude Rains (vero nome William Claude Rains) interpreta John Talbot. Inglese, lo ricordo per film come L'uomo invisibile, L'uomo che vide il futuro, Mr. Smith va a Washington, Casablanca, Il fantasma dell'Opera, Notorius - L'amante perduta, Lawrence D'Arabia e La più grande storia mai raccontata, inoltre ha partecipato alla serie Alfred Hitchcock presenta. E' morto nel 1967 all'età di 77 anni.
Lon Chaney Jr. (vero nome Creighton Tull Chaney) interpreta L'uomo lupo Larry Talbot. Americano, ovviamente figlio di un'altra grande star dell'horror, Lon Chaney, lo ricordo per film come Il terrore di Frankenstein, Frankenstein contro l'uomo lupo, Il figlio di Dracula, Al di là del mistero, La casa degli orrori, Il cervello di Frankenstein, Mezzogiorno di fuoco, Spider Baby e Dracula vs. Frankenstein. E' morto nel 1973 all'età di 67 anni.
Tra gli altri interpreti segnalo la presenza di Ralph Bellamy (il colonnello Montford), che nel capolavoro Rosemary's Baby avrebbe vestito i panni dell'inquietante Dottor Sapirstein. E adesso un paio di curiosità. Nei trailer originali si vede l'uomo lupo combattere contro un orso: effettivamente le scene in questione erano state girate per il film ma l'orso è scappato prima che venissero completate. A li vello di cambiamenti nello script, invece, nell'idea originale Larry non doveva avere nessuna parentela con Sir John, ma avrebbe dovuto essere semplicemente uno sfortunato ingegnere chiamato al castello per aggiustare il telescopio del padrone e destinato poi a finire vittima della maledizione. Infine, i seguiti "diretti" de L'uomo lupo sono Frankenstein contro l'uomo lupo, Al di là del mistero, La casa degli orrori e Il cervello di Frankenstein, tutti con Lon Chaney Jr., mentre il remake ufficiale è il passabile Wolfman. Nel caso L'uomo lupo vi fosse piaciuto recuperatelo (se non altro per il bel Benicio Del Toro) assieme a Wolf - La belva è fuori, Un lupo mannaro americano a Londra, L'ululato e il classicone Dracula. ENJOY!
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lunedì 25 novembre 2013
Get Babol! #87
Buon lunedì a tutti! Sta cominciando il freddino invernale ma per scaldarci arriva dagli USA, per gentile concessione dei consigli di GetGlue, almeno un titolo valido. Gli altri... mah! ENJOY!
Frozen
Di Chris Buck, Jennifer Lee
Con le voci di Kristen Bell, Josh Gad, Idina Menzel
Trama (da Imdb): Dopo che la sorella Elsa, dotata di poteri congelanti, ha intrappolato il regno in un eterno inverno, Anna, ottimista senza paura, si imbarca con Kristoff in un epico viaggio in condizioni assai simili a quelle che si troverebbero sull'Everest. I due incontreranno anche l'esilarante pupazzo di neve Olaf.
Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti A Bug's Life, Shrek e Mostri contro alieni. Da quando ne avevo sentito parlare a una cena e avevo visto il trailer, Frozen è diventato il cartone animato che aspettavo di più. Un character design graziosissimo, delle gag esilaranti, un pupazzotto di neve simpaticissimo e delle immagini di una bellezza incredibile, cosa si vuole chiedere di più ad un cartone? Forse giusto il marchio di garanzia Disney, per rimanere nella tradizione. Che, ovviamente, vedrà Frozen - Il regno di ghiaccio, uscire in Italia il 19 dicembre, giusto in tempo per le vacanze di Natale.
Oldboy
Di Spike Lee
Con Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson
Trama (da Imdb): Ossessionato con la vendetta, un uomo cerca di scoprire perchè è stato rapito, imprigionato e tenuto in isolamento per 20 anni senza una ragione.
Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti Shutter Island, Kill Bill Vol. 1 e 2 e I soliti sospetti. Non odiatemi. L'originale di Chan-wook Park non l'ho visto ma solitamente quando un regista americano incontra un regista orientale quello che viene fuori è come minimo una m***a. E quell'invidioso di Spike Lee mi sta sulle palle sin dai tempi delle sue dichiarazioni poco lusinghiere sul mio amato aMMore Quentin. Ergo, anche se Samuel L. Jackson ha tradito ed è passato al nemico, non so se il 5 dicembre andrò a vedere Oldboy al cinema. Di sicuro, recupererò l'originale per tempo.
Flores Raras
Di Bruno Barreto
Con Glória Pires, Miranda Otto, Tracy Middendorf
Trama (da Imdb): Cronaca della tragica storia d'amore tra la poetessa americana Elizabeth Bishop e l'architetta brasiliana Lota de Macedo Soares.
Il sito lo consiglia perché mi è piaciuto The Hours. L'incognita della settimana, ché Elizabeth Bishop e Lota de Macedo Soares non so nemmeno chi siano! Però mi pare di capire che, dopo La vita di Adéle, ci sia stato un boom di film dedicati alle coppie omosessuali in chiave "rosa". Il film non mi sembra nemmeno male, ben girato e con delle brave attrici, l'unica cosa che mi frenerebbe un po' dalla visione è il solito modo patinato e pacchianetto di rappresentare il viaggio come ricerca di sé stessi. Ma tanto, una data di uscita italiana non esiste ancora, ci mancherebbe.
Frozen
Di Chris Buck, Jennifer Lee
Con le voci di Kristen Bell, Josh Gad, Idina Menzel
Trama (da Imdb): Dopo che la sorella Elsa, dotata di poteri congelanti, ha intrappolato il regno in un eterno inverno, Anna, ottimista senza paura, si imbarca con Kristoff in un epico viaggio in condizioni assai simili a quelle che si troverebbero sull'Everest. I due incontreranno anche l'esilarante pupazzo di neve Olaf.
Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti A Bug's Life, Shrek e Mostri contro alieni. Da quando ne avevo sentito parlare a una cena e avevo visto il trailer, Frozen è diventato il cartone animato che aspettavo di più. Un character design graziosissimo, delle gag esilaranti, un pupazzotto di neve simpaticissimo e delle immagini di una bellezza incredibile, cosa si vuole chiedere di più ad un cartone? Forse giusto il marchio di garanzia Disney, per rimanere nella tradizione. Che, ovviamente, vedrà Frozen - Il regno di ghiaccio, uscire in Italia il 19 dicembre, giusto in tempo per le vacanze di Natale.
Oldboy
Di Spike Lee
Con Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson
Trama (da Imdb): Ossessionato con la vendetta, un uomo cerca di scoprire perchè è stato rapito, imprigionato e tenuto in isolamento per 20 anni senza una ragione.
Il sito lo consiglia perché mi sono piaciuti Shutter Island, Kill Bill Vol. 1 e 2 e I soliti sospetti. Non odiatemi. L'originale di Chan-wook Park non l'ho visto ma solitamente quando un regista americano incontra un regista orientale quello che viene fuori è come minimo una m***a. E quell'invidioso di Spike Lee mi sta sulle palle sin dai tempi delle sue dichiarazioni poco lusinghiere sul mio amato aMMore Quentin. Ergo, anche se Samuel L. Jackson ha tradito ed è passato al nemico, non so se il 5 dicembre andrò a vedere Oldboy al cinema. Di sicuro, recupererò l'originale per tempo.
Flores Raras
Di Bruno Barreto
Con Glória Pires, Miranda Otto, Tracy Middendorf
Trama (da Imdb): Cronaca della tragica storia d'amore tra la poetessa americana Elizabeth Bishop e l'architetta brasiliana Lota de Macedo Soares.
Il sito lo consiglia perché mi è piaciuto The Hours. L'incognita della settimana, ché Elizabeth Bishop e Lota de Macedo Soares non so nemmeno chi siano! Però mi pare di capire che, dopo La vita di Adéle, ci sia stato un boom di film dedicati alle coppie omosessuali in chiave "rosa". Il film non mi sembra nemmeno male, ben girato e con delle brave attrici, l'unica cosa che mi frenerebbe un po' dalla visione è il solito modo patinato e pacchianetto di rappresentare il viaggio come ricerca di sé stessi. Ma tanto, una data di uscita italiana non esiste ancora, ci mancherebbe.
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domenica 24 novembre 2013
The Iron Lady (2011)
Proseguendo con le ormai migliaia di recuperi, la scorsa sera ho tirato fuori dalla polvere The Iron Lady, diretto nel 2011 dalla regista Phyllida Lloyd e vincitore di due Oscar, uno per la miglior attrice protagonista (Meryl Streep) e uno per il miglior make-up.
Trama: il film racconta l’ascesa e il declino politico di Margaret Thatcher, la lady di ferro, attraverso i ricordi dell’ex primo ministro inglese, ormai anziana, sola e malata.
Una figura controversa quella di Margaret Thatcher. Francamente, la ricordo poco perché ai tempi, nonostante papà pretendesse di sacrificare i cartoni animati all’informazione, riuscivo tranquillamente ad isolarmi da tutte le brutture o le notizie che passavano sui telegiornali. Da questo The Iron Lady mi aspettavo quindi, nella mia crassa ignoranza, un’apologia dell’ex primo ministro inglese che invece, con tutti i fronzoli e gli abbellimenti del caso, viene mostrata sì come una donna dotata di palle e della capacità di traghettare una nazione verso la modernità, ma anche come un kapò che non guarda in faccia a nulla e a nessuno per rimanere salda nei suoi principi, spesso e volentieri discutibili e derivati da una mentalità paterna conservatrice: tasse uguali per tutti, ricchi o poveri che siano perché “tutti devono mantenere allo stesso modo la nazione”, minatori a spasso perché impegnati in un lavoro poco produttivo, soldati morti nelle Falkland (ringraziamo Garth Ennis e il suo Butcher, Baker, Candlestick Maker o probabilmente mi sarei persa come spesso succede quando si parla di guerra) in nome non tanto della libertà ma di un mero diritto di possesso. Insomma, la sceneggiatura di The Iron Lady non fa sconti e non offre proprio una bella immagine della Thatcher come politico né, soprattutto, come moglie e madre.
La lady di ferro interpretata alla perfezione da Meryl Streep, infatti, viene mostrata nella vecchiaia come una donna affatto pentita della sua carriera o delle sue scelte riguardo la patria ma, sicuramente, colma di rimorsi per quel che riguarda il lato personale della sua vita. Accompagnata o, per meglio dire, perseguitata dall’amato marito defunto (un Jim Broadbent che, sinceramente, ho trovato moolto più streepitoso della Streep e di una tenerezza incredibile), Lady Thatcher si abbandona ai ricordi di una famiglia sacrificata all’ambizione personale, di un amore soffocato nel tempo dal suo desiderio di non “morire lavando una tazza”, di due figli ormai lontani la cui infanzia si condensa in pochi momenti da cartolina. Indubbiamente, questi momenti più intimi e sentimentali sono quelli maggiormente congeniali alla regista Phyllida Lloyd e anche quelli in grado di trasformare un freddo biopic in qualcosa di più “vivo” e umano ma, in generale, ricercano in modo un po’ scorretto l’effetto commozione e danno l’idea di una visione anche troppo romanzata e parziale della vita di Margaret. Nonostante tutto, comunque, The Iron Lady rimane un film piacevole e scorrevole, di quelli che vanno venire voglia di prendere in mano un libro o guardare qualche documentario per saperne di più su una figura importantissima per la storia moderna mondiale e non solo inglese.
Della regista Phyllida Lloyd ho già parlato qui. Di Meryl Streep (Margaret Thatcher), Jim Broadbent (Denis Thatcher), Anthony Head (Geoffrey Howe) e Richard E. Grant (Michael Eseltine) ho già parlato ai rispettivi link.
Olivia Colman (vero nome Sarah Caroline Olivia Colman) interpreta Carol Thatcher. Inglese, ha partecipato a film come Hot Fuzz e A Royal Weekend. Ha 39 anni e tre film in uscita.
Se The Iron Lady vi fosse piaciuto recuperate anche The Queen - La regina e J. Edgar. ENJOY!
Trama: il film racconta l’ascesa e il declino politico di Margaret Thatcher, la lady di ferro, attraverso i ricordi dell’ex primo ministro inglese, ormai anziana, sola e malata.
Una figura controversa quella di Margaret Thatcher. Francamente, la ricordo poco perché ai tempi, nonostante papà pretendesse di sacrificare i cartoni animati all’informazione, riuscivo tranquillamente ad isolarmi da tutte le brutture o le notizie che passavano sui telegiornali. Da questo The Iron Lady mi aspettavo quindi, nella mia crassa ignoranza, un’apologia dell’ex primo ministro inglese che invece, con tutti i fronzoli e gli abbellimenti del caso, viene mostrata sì come una donna dotata di palle e della capacità di traghettare una nazione verso la modernità, ma anche come un kapò che non guarda in faccia a nulla e a nessuno per rimanere salda nei suoi principi, spesso e volentieri discutibili e derivati da una mentalità paterna conservatrice: tasse uguali per tutti, ricchi o poveri che siano perché “tutti devono mantenere allo stesso modo la nazione”, minatori a spasso perché impegnati in un lavoro poco produttivo, soldati morti nelle Falkland (ringraziamo Garth Ennis e il suo Butcher, Baker, Candlestick Maker o probabilmente mi sarei persa come spesso succede quando si parla di guerra) in nome non tanto della libertà ma di un mero diritto di possesso. Insomma, la sceneggiatura di The Iron Lady non fa sconti e non offre proprio una bella immagine della Thatcher come politico né, soprattutto, come moglie e madre.
La lady di ferro interpretata alla perfezione da Meryl Streep, infatti, viene mostrata nella vecchiaia come una donna affatto pentita della sua carriera o delle sue scelte riguardo la patria ma, sicuramente, colma di rimorsi per quel che riguarda il lato personale della sua vita. Accompagnata o, per meglio dire, perseguitata dall’amato marito defunto (un Jim Broadbent che, sinceramente, ho trovato moolto più streepitoso della Streep e di una tenerezza incredibile), Lady Thatcher si abbandona ai ricordi di una famiglia sacrificata all’ambizione personale, di un amore soffocato nel tempo dal suo desiderio di non “morire lavando una tazza”, di due figli ormai lontani la cui infanzia si condensa in pochi momenti da cartolina. Indubbiamente, questi momenti più intimi e sentimentali sono quelli maggiormente congeniali alla regista Phyllida Lloyd e anche quelli in grado di trasformare un freddo biopic in qualcosa di più “vivo” e umano ma, in generale, ricercano in modo un po’ scorretto l’effetto commozione e danno l’idea di una visione anche troppo romanzata e parziale della vita di Margaret. Nonostante tutto, comunque, The Iron Lady rimane un film piacevole e scorrevole, di quelli che vanno venire voglia di prendere in mano un libro o guardare qualche documentario per saperne di più su una figura importantissima per la storia moderna mondiale e non solo inglese.
Della regista Phyllida Lloyd ho già parlato qui. Di Meryl Streep (Margaret Thatcher), Jim Broadbent (Denis Thatcher), Anthony Head (Geoffrey Howe) e Richard E. Grant (Michael Eseltine) ho già parlato ai rispettivi link.
Olivia Colman (vero nome Sarah Caroline Olivia Colman) interpreta Carol Thatcher. Inglese, ha partecipato a film come Hot Fuzz e A Royal Weekend. Ha 39 anni e tre film in uscita.
Se The Iron Lady vi fosse piaciuto recuperate anche The Queen - La regina e J. Edgar. ENJOY!
venerdì 22 novembre 2013
Rushmore (1998)
Dopo tutti questi film recenti è bene tornare a parlare di qualche recupero! Oggi tocca al bellissimo Rushmore, diretto nel 1998 dal regista Wes Anderson.
Trama: Max Fisher è uno studente della prestigiosa accademia Rushmore. Purtroppo, con tutte le sue attività extracurricolari e i vari club, i voti di Max sono a dir poco pessimi e il rischio di venire espulso è sempre dietro l’angolo… e le cose peggiorano quando il nostro si innamora di una nuova insegnante, miss Cross.
Rushmore è il secondo film diretto da Wes Anderson nonché, all'epoca, il mio primo approccio alla poetica del regista. In esso si trovano, in maniera embrionale ma nemmeno poi molto, tutti i temi che sarebbero diventati il fondamento di quasi tutte le pellicole che sarebbero seguite: il protagonista a suo modo geniale ma disadattato, diverso; l'amore sfortunato, impossibile o contrario ad ogni convenzione; il co-protagonista condannato ad una vita banale e triste; il desiderio di sfogare le proprie particolarità in attività assurde o in qualche forma d'arte, spesso e volentieri il teatro; infine, l'incredibile colonna sonora "alternativa" che accompagna ogni singola immagine. Mancano ancora quell'incredibile, affascinante insistenza sul dettaglio vintage o la particolare fotografia satura e ricca di colori, ma Max Fisher con la sua giacchettina e le mise fuori dal tempo è già un passo avanti rispetto a tutti gli altri personaggi che lo affiancano nella pellicola e i siparietti con i giorni della settimana scritti in corsivo o le riprese al ralenti indicano già la dimensione grottesca, teatrale e spesso atemporale in cui verranno immerse tutte le vicende raccontate da Anderson.
La storia di Rushmore, di per sé, è molto semplice e può essere vista come un racconto di formazione. Max all'inizio del film appare molto sicuro di sé e delle sue capacità, ma capiamo benissimo che per il suo futuro vorrebbe di più e che si vergogna delle sue origini umili. La sua enorme fantasia, la sua grande inventiva sono ancora grezze, quelle di un ragazzino, e per essere "controllate" devono venire egoisticamente focalizzate su un obiettivo preciso, prima la Rushmore poi la dolce miss Cross. Come un moccioso viziato e spocchioso, Max non capisce il valore dell'amicizia, si circonda di galoppini e si impegna in attività che, alla fin fine, servono a soddisfare soprattutto il suo ego e lo stesso vale per colui che diventerà il suo antagonista, Herman Blume, un adulto prosciugato da una vita e un matrimonio insoddisfacenti. Entrambi i contendenti vivono ancorati ad un passato che li vede unici protagonisti, così come la giovane miss Cross, tenacemente legata al ricordo del defunto marito; la malinconica amarezza tipica dei film di Anderson si avverte palpabile anche nei momenti più esilaranti del film e avvolge i protagonisti anche sul finale, che chiude la pellicola con una sequenza volutamente ambigua, quasi in medias res.
Ad assecondare le idee di un regista giovane ma già ambizioso ci pensa un gruppo di attori che diventeranno quasi tutti dei feticci di Anderson: Bill Murray è perfetto come sempre nel ruolo di uomo triste e fiaccato dall'ennui, un perdente dal cuore d'oro ma con poche speranze di migliorare sé stesso o la sua esistenza, mentre l'allora diciottenne ed esordiente Jason Schwartzman ha la perfetta espressione da sfigato con quel qualcosa in più in grado di renderlo attraente e piacevole. Gradevolissimi anche i personaggi di contorno, soprattutto gli esponenti di spicco della varia umanità studentesca che affiancano o ostacolano Max nelle sue imprese, tra i quali il mio preferito è sicuramente l'irlandesaccio Magnus Buchan, con quel suo incredibile e strafottente accento. Insomma, Wes Anderson colpisce ancora: se dovessi trovare un difetto a Rushmore direi che è soltanto la sua natura di opera seconda e ancora immatura, che lo rende inferiore rispetto ai "veri" capolavori del regista ma, preso da solo, è un gioiello che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.
Del regista e co-sceneggiatore Wes Anderson ho già parlato qui. Jason Schwartzman (Max Fisher), Bill Murray (Herman Blume), Olivia Williams (Rosemary Cross), Brian Cox (Nelson Guggenheim) e Luke Wilson (Dr. Peter Flynn) li trovate invece ai rispettivi link.
Seymour Cassel interpreta Bert Fisher. Americano, ha partecipato a film come Dick Tracy, Proposta indecente, Mosche da bar, Animal Factory, I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou e alle serie Ai confini della realtà, Batman e E.R. Medici in prima linea. Anche produttore, ha 78 anni e otto film in uscita.
Mason Gamble interpreta Dirk Calloway. Americano, lo ricordo per film come Dennis la minaccia, Spia e lascia spiare, Gattaca - La porta dell'universo e Arlington Road - L'inganno; inoltre, ha partecipato a serie come E.R. - Medici in prima linea e CSI: Miami. Ha 27 anni.
Nel film, in diversi ruoli, compaiono anche Andrew Wilson, fratello maggiore di Owen (che ha co-sceneggiato la pellicola) e Luke, Eric Chase Anderson, fratello minore del regista, e una diciassettenne Alexis Bledel. Infine, se Rushmore vi fosse piaciuto, consiglio il recupero di Moonrise Kingdom - Una storia d'amore, Il laureato, Napoleon Dynamite, Ghost World, Harold & Maude e L'attimo fuggente. ENJOY!
Trama: Max Fisher è uno studente della prestigiosa accademia Rushmore. Purtroppo, con tutte le sue attività extracurricolari e i vari club, i voti di Max sono a dir poco pessimi e il rischio di venire espulso è sempre dietro l’angolo… e le cose peggiorano quando il nostro si innamora di una nuova insegnante, miss Cross.
Rushmore è il secondo film diretto da Wes Anderson nonché, all'epoca, il mio primo approccio alla poetica del regista. In esso si trovano, in maniera embrionale ma nemmeno poi molto, tutti i temi che sarebbero diventati il fondamento di quasi tutte le pellicole che sarebbero seguite: il protagonista a suo modo geniale ma disadattato, diverso; l'amore sfortunato, impossibile o contrario ad ogni convenzione; il co-protagonista condannato ad una vita banale e triste; il desiderio di sfogare le proprie particolarità in attività assurde o in qualche forma d'arte, spesso e volentieri il teatro; infine, l'incredibile colonna sonora "alternativa" che accompagna ogni singola immagine. Mancano ancora quell'incredibile, affascinante insistenza sul dettaglio vintage o la particolare fotografia satura e ricca di colori, ma Max Fisher con la sua giacchettina e le mise fuori dal tempo è già un passo avanti rispetto a tutti gli altri personaggi che lo affiancano nella pellicola e i siparietti con i giorni della settimana scritti in corsivo o le riprese al ralenti indicano già la dimensione grottesca, teatrale e spesso atemporale in cui verranno immerse tutte le vicende raccontate da Anderson.
La storia di Rushmore, di per sé, è molto semplice e può essere vista come un racconto di formazione. Max all'inizio del film appare molto sicuro di sé e delle sue capacità, ma capiamo benissimo che per il suo futuro vorrebbe di più e che si vergogna delle sue origini umili. La sua enorme fantasia, la sua grande inventiva sono ancora grezze, quelle di un ragazzino, e per essere "controllate" devono venire egoisticamente focalizzate su un obiettivo preciso, prima la Rushmore poi la dolce miss Cross. Come un moccioso viziato e spocchioso, Max non capisce il valore dell'amicizia, si circonda di galoppini e si impegna in attività che, alla fin fine, servono a soddisfare soprattutto il suo ego e lo stesso vale per colui che diventerà il suo antagonista, Herman Blume, un adulto prosciugato da una vita e un matrimonio insoddisfacenti. Entrambi i contendenti vivono ancorati ad un passato che li vede unici protagonisti, così come la giovane miss Cross, tenacemente legata al ricordo del defunto marito; la malinconica amarezza tipica dei film di Anderson si avverte palpabile anche nei momenti più esilaranti del film e avvolge i protagonisti anche sul finale, che chiude la pellicola con una sequenza volutamente ambigua, quasi in medias res.
Ad assecondare le idee di un regista giovane ma già ambizioso ci pensa un gruppo di attori che diventeranno quasi tutti dei feticci di Anderson: Bill Murray è perfetto come sempre nel ruolo di uomo triste e fiaccato dall'ennui, un perdente dal cuore d'oro ma con poche speranze di migliorare sé stesso o la sua esistenza, mentre l'allora diciottenne ed esordiente Jason Schwartzman ha la perfetta espressione da sfigato con quel qualcosa in più in grado di renderlo attraente e piacevole. Gradevolissimi anche i personaggi di contorno, soprattutto gli esponenti di spicco della varia umanità studentesca che affiancano o ostacolano Max nelle sue imprese, tra i quali il mio preferito è sicuramente l'irlandesaccio Magnus Buchan, con quel suo incredibile e strafottente accento. Insomma, Wes Anderson colpisce ancora: se dovessi trovare un difetto a Rushmore direi che è soltanto la sua natura di opera seconda e ancora immatura, che lo rende inferiore rispetto ai "veri" capolavori del regista ma, preso da solo, è un gioiello che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.
Del regista e co-sceneggiatore Wes Anderson ho già parlato qui. Jason Schwartzman (Max Fisher), Bill Murray (Herman Blume), Olivia Williams (Rosemary Cross), Brian Cox (Nelson Guggenheim) e Luke Wilson (Dr. Peter Flynn) li trovate invece ai rispettivi link.
Seymour Cassel interpreta Bert Fisher. Americano, ha partecipato a film come Dick Tracy, Proposta indecente, Mosche da bar, Animal Factory, I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou e alle serie Ai confini della realtà, Batman e E.R. Medici in prima linea. Anche produttore, ha 78 anni e otto film in uscita.
Mason Gamble interpreta Dirk Calloway. Americano, lo ricordo per film come Dennis la minaccia, Spia e lascia spiare, Gattaca - La porta dell'universo e Arlington Road - L'inganno; inoltre, ha partecipato a serie come E.R. - Medici in prima linea e CSI: Miami. Ha 27 anni.
Nel film, in diversi ruoli, compaiono anche Andrew Wilson, fratello maggiore di Owen (che ha co-sceneggiato la pellicola) e Luke, Eric Chase Anderson, fratello minore del regista, e una diciassettenne Alexis Bledel. Infine, se Rushmore vi fosse piaciuto, consiglio il recupero di Moonrise Kingdom - Una storia d'amore, Il laureato, Napoleon Dynamite, Ghost World, Harold & Maude e L'attimo fuggente. ENJOY!
giovedì 21 novembre 2013
(Gio)WE, Bolla! del 21/11/2013
Buon giovedì a tutti! Questa sarà una settimana cinematografica di una pochezza esagerata anche per i canoni già scarsi di Savona, visto che il cinema d’élite si concede un paio di serate dedicate al Friuli e il multisala mantiene invariato il 90% della sua programmazione… ENJOY?
Thor – The Dark World
Reazione a caldo: essù, toccherà andare…
Bolla, rifletti!: ieri sera ho recuperato Thor. Credevo mi avrebbe fatto schifo, invece è stato abbastanza piacevole da guardare. Però questo Thor – The Dark World me l’ha massacrato persino Ortolani, troppi momenti comici inutili pare. E anche troppo Loki. Ma quest’ultimo, almeno per me, non è un difetto. FORSE domenica potrei dargli una chance. Forse.
Aggiunta del 22/11: adesso il sito del Multisala mostra anche il francese Il solitario, che racconta appunto di una traversata che dovrebbe essere in solitaria ma che invece, almeno dal trailer, prevede un clandestino, e l'italiano Il terzo tempo, imperniato sul rugby come forma di riscatto sociale. Due film che non mi attirano per nulla, ahimé. Speriamo nella prossima settimana...
Thor – The Dark World
Reazione a caldo: essù, toccherà andare…
Bolla, rifletti!: ieri sera ho recuperato Thor. Credevo mi avrebbe fatto schifo, invece è stato abbastanza piacevole da guardare. Però questo Thor – The Dark World me l’ha massacrato persino Ortolani, troppi momenti comici inutili pare. E anche troppo Loki. Ma quest’ultimo, almeno per me, non è un difetto. FORSE domenica potrei dargli una chance. Forse.
Aggiunta del 22/11: adesso il sito del Multisala mostra anche il francese Il solitario, che racconta appunto di una traversata che dovrebbe essere in solitaria ma che invece, almeno dal trailer, prevede un clandestino, e l'italiano Il terzo tempo, imperniato sul rugby come forma di riscatto sociale. Due film che non mi attirano per nulla, ahimé. Speriamo nella prossima settimana...
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mercoledì 20 novembre 2013
Che due bolle!
Il titolo del post è quantomeno fuorviante, lo so, ma non sapevo come indicare in modo originale il fatto che oggi il Bollalmanacco compie 2 anni.
Oddio, sento già l'urlo sdegnato dei PDF™: il primo post del blog è datato 2007! Sono sei anni che ci frantumi i marroni con questo blog del Demonio!
Vero, ma due anni fa sono passata, come molti, dalla buonanima di piattaforma Splinder a Blogger e il Bollalmanacco è rinato a nuova vita.
In questi due anni, infatti, sono riuscita a conoscere, grazie al Bollalmanacco, un sacco di gente con la mia stessa passione e con le quali confrontarsi, a scoprire blog interessantissimi e, di conseguenza, film che magari da sola non avrei mai avuto il coraggio di approcciare, a trovare persone che, stranamente, apprezzano il mio modo ignorante di scrivere e parlare di cinema, tanto che mensilmente le mie recensioni vengono pubblicate su un giornale savonese.
Insomma, piccole soddisfazioni che per me sono importantissime, quindi volevo cogliere l'occasione non per celebrare il blog ma per ringraziare tutti quelli che hanno letto, commentato e apprezzato il Bollalmanacco.
E magari, anche approfittare dell'occasione e chiedere suggerimenti su come proseguire o anche su cosa cambiare se avete delle critiche. L'unica cosa che posso dire con certezza è che ogni rimostranza su layout/grafica rimarrà inascoltata: è già tanto essere riuscita a farlo così com'è!
Oddio, sento già l'urlo sdegnato dei PDF™: il primo post del blog è datato 2007! Sono sei anni che ci frantumi i marroni con questo blog del Demonio!
Vero, ma due anni fa sono passata, come molti, dalla buonanima di piattaforma Splinder a Blogger e il Bollalmanacco è rinato a nuova vita.
In questi due anni, infatti, sono riuscita a conoscere, grazie al Bollalmanacco, un sacco di gente con la mia stessa passione e con le quali confrontarsi, a scoprire blog interessantissimi e, di conseguenza, film che magari da sola non avrei mai avuto il coraggio di approcciare, a trovare persone che, stranamente, apprezzano il mio modo ignorante di scrivere e parlare di cinema, tanto che mensilmente le mie recensioni vengono pubblicate su un giornale savonese.
Insomma, piccole soddisfazioni che per me sono importantissime, quindi volevo cogliere l'occasione non per celebrare il blog ma per ringraziare tutti quelli che hanno letto, commentato e apprezzato il Bollalmanacco.
E magari, anche approfittare dell'occasione e chiedere suggerimenti su come proseguire o anche su cosa cambiare se avete delle critiche. L'unica cosa che posso dire con certezza è che ogni rimostranza su layout/grafica rimarrà inascoltata: è già tanto essere riuscita a farlo così com'è!
Si ringrazia Toto per la gif festiva! |
martedì 19 novembre 2013
The Canyons (2013)
Siccome entrambi siamo stati fan di Bret Easton Ellis, qualche sera fa ho proposto al buon Toto la visione di The Canyons, sceneggiato dallo scrittore californiano e diretto nel 2013 dal regista Paul Schrader. Mai scelta fu più diludente...
Trama: Christian è un ricco figlio di papà. Tara una donna insicura che non riesce a mantenersi da sola. La loro relazione si regge in piedi solo grazie alla reciproca fiducia, che consente loro di essere una coppia a dir poco aperta. Quando la fiducia verrà meno, però, cominceranno i guai...
Si può dire "Bret Easton Ellis hai rotto le palle"? Sì, si può dire. Soprattutto se è dal 1985, quasi trent'anni per la miseria, che lo scrittore spacca i marroni con le solite storie di depravazione, droga, ricchi annoiati, ménage a cinq o anche a six, il solito parvenu che alla fine sbrocca e ammazza qualcuno e infine, che è la cosa che più mi fa imbestialire pur non essendo gay, il fatto che lui, bisessuale dichiarato, descriva sempre gli omosessuali uomini come delle checche pazze che non aspettano altro che si palesi loro davanti un'enorme ciolla per perdere ogni remora e inibizione. E che banalità, che stereotipi, che noia mortale!! Basta con queste trame fatte di nulla! Va bene, la società moderna è vuota e vanerella, ancor più dopo che sono stati introdotti i social network, ma The Canyons è veramente l'apologia del NULLA, zeppo di gente che non sa "quando sta facendo su questa teRa", che passa le giornate ad organizzarsi la scopata serale, che vive di pettegolezzi, gossip, lavoretti saltuari, psichiatri ecc. ecc. Ce ne sono molti di film basati su assunti simili (diciamo Bling Ring?), ma in TUTTI succede qualcosa. In The Canyons non succede nulla o, meglio, nulla che riesca a catturare l'interesse di uno spettatore che vorrebbe vedere tutti i protagonisti impiccati, mutilati o sventrati da un redivivo Patrick Bateman e farla finita lì dopo 20 minuti di film.
Non mi vengano a dire, come ho letto su non ricordo quale sito, che The Canyons è l'incarnazione della tristezza e del dolore interamente racchiusi nell'interpretazione di Lindsay Lohan. Se una cagna strafatta di qualsiasi sostanza, rifatta, cicciona, vajassa da far schifo dovrebbe mettermi tristezza o perlomeno muovermi a simpatia allora mi approprio del titolo di Cuordipietra dell'anno perché a me veniva solo voglia di prendere a ceffoni lei e insultare il personaggio di Tara, l'essere più mollo e inutile mai portato su pellicola. Grandiosa anche l'idea di affidare il ruolo di protagonista a tale James Deen, al secolo Bryan Matthew Sevilla, attore dalla mazza prominente ma dalle capacità recitative pari a quelle di un gatto di marmo, costretto ad interpretare un altro personaggio inutile, odioso e vuoto come le sale cinematografiche abbandonate che costellano la pellicola. A tal proposito, se Easton Ellis voleva criticare la morte di un cinema ormai scevro di passione e schiavo del business, non è girando una roba come The Canyons che si infonde linfa vitale all'industria, anzi: se fossi superficiale come i personaggi del film non varcherei più la soglia di un cinema finché campo, per la paura di vedere un'altra mmerda simile. E se Easton Ellis e Paul Schrader volevano scioccare l'audience (o farla riflettere, di nuovo, sul vuoto della vita...) con scene di sesso e perversione bisognerebbe dir loro che i tempi sono cambiati, perché quel paio di imbarazzanti inquadrature full frontal o il rapporto a quattro sotto le lucine alla Quagmire fanno al limite sorridere e non riescono nemmeno a risultare trash. Non quanto la guest appearance del povero Gus Van Sant, utile ai fini della "comprensione" di siffatto capolavoro quanto un porchettaro davanti a una moschea. E con questo chiudo il post, ché The Canyons non merita altre parole.
Citazione Totosa: "Comunque mi aspettavo più ciolle"
Del regista Paul Schrader ho già parlato qui mentre Lindsay Lohan (Tara) e Gus Van Sant (Dr. Campbell) li trovate ai rispettivi link.
James Deen (vero nome Bryan Matthew Sevilla) interpreta Christian. Americano, la sua carriera ovviamente si basa interamente sul porno (nel 2009 e 2013 ha vinto il premio come miglior "performer" dell'anno agli AVN Awards, premi indetti dalla rivista porno AVN, mica cazz... ehm...): tra i titoli più esilaranti del suo ultimo anno di attività segnalo Too Small to Take It All 5, Anal Buffet 8, James Deen Loves Butts, Weapons of Ass Destruction 7 o MILF Mania!!!! (i punti esclamativi non li ho messi io. Sono parte del titolo, giuro). Anche regista e produttore, ha 27 anni.
Nolan Gerard Funk interpreta Ryan. Canadese, ha partecipato a film come X-Men 2, Riddick e a serie come Taken, The L World, Smallville, La zona morta, Supernatural e Glee. Anche produttore, ha 27 anni e due film in uscita.
A Jeremy Renner era stato offerto il ruolo di Reed che, per la cronaca, è il ragazzetto che viene invitato all'inizio in casa di Tara e Christian. Se Dio vuole non se n'è fatto nulla, anche se sicuramente sarebbe stato molto meglio vedere lui di quella sorta di cancello che è poi stato ingaggiato. L'altro ad averla scampata bella invece è stato Jason Sudeikis, a cui era stato offerto il ruolo del Dr. Campbell. Sinceramente, non comprendo come un film simile possa piacere ma, in caso The Canyons vi abbia soddisfatti, consiglio il recupero di Sex Crimes - Giochi pericolosi. ENJOY!
Trama: Christian è un ricco figlio di papà. Tara una donna insicura che non riesce a mantenersi da sola. La loro relazione si regge in piedi solo grazie alla reciproca fiducia, che consente loro di essere una coppia a dir poco aperta. Quando la fiducia verrà meno, però, cominceranno i guai...
Si può dire "Bret Easton Ellis hai rotto le palle"? Sì, si può dire. Soprattutto se è dal 1985, quasi trent'anni per la miseria, che lo scrittore spacca i marroni con le solite storie di depravazione, droga, ricchi annoiati, ménage a cinq o anche a six, il solito parvenu che alla fine sbrocca e ammazza qualcuno e infine, che è la cosa che più mi fa imbestialire pur non essendo gay, il fatto che lui, bisessuale dichiarato, descriva sempre gli omosessuali uomini come delle checche pazze che non aspettano altro che si palesi loro davanti un'enorme ciolla per perdere ogni remora e inibizione. E che banalità, che stereotipi, che noia mortale!! Basta con queste trame fatte di nulla! Va bene, la società moderna è vuota e vanerella, ancor più dopo che sono stati introdotti i social network, ma The Canyons è veramente l'apologia del NULLA, zeppo di gente che non sa "quando sta facendo su questa teRa", che passa le giornate ad organizzarsi la scopata serale, che vive di pettegolezzi, gossip, lavoretti saltuari, psichiatri ecc. ecc. Ce ne sono molti di film basati su assunti simili (diciamo Bling Ring?), ma in TUTTI succede qualcosa. In The Canyons non succede nulla o, meglio, nulla che riesca a catturare l'interesse di uno spettatore che vorrebbe vedere tutti i protagonisti impiccati, mutilati o sventrati da un redivivo Patrick Bateman e farla finita lì dopo 20 minuti di film.
Non mi vengano a dire, come ho letto su non ricordo quale sito, che The Canyons è l'incarnazione della tristezza e del dolore interamente racchiusi nell'interpretazione di Lindsay Lohan. Se una cagna strafatta di qualsiasi sostanza, rifatta, cicciona, vajassa da far schifo dovrebbe mettermi tristezza o perlomeno muovermi a simpatia allora mi approprio del titolo di Cuordipietra dell'anno perché a me veniva solo voglia di prendere a ceffoni lei e insultare il personaggio di Tara, l'essere più mollo e inutile mai portato su pellicola. Grandiosa anche l'idea di affidare il ruolo di protagonista a tale James Deen, al secolo Bryan Matthew Sevilla, attore dalla mazza prominente ma dalle capacità recitative pari a quelle di un gatto di marmo, costretto ad interpretare un altro personaggio inutile, odioso e vuoto come le sale cinematografiche abbandonate che costellano la pellicola. A tal proposito, se Easton Ellis voleva criticare la morte di un cinema ormai scevro di passione e schiavo del business, non è girando una roba come The Canyons che si infonde linfa vitale all'industria, anzi: se fossi superficiale come i personaggi del film non varcherei più la soglia di un cinema finché campo, per la paura di vedere un'altra mmerda simile. E se Easton Ellis e Paul Schrader volevano scioccare l'audience (o farla riflettere, di nuovo, sul vuoto della vita...) con scene di sesso e perversione bisognerebbe dir loro che i tempi sono cambiati, perché quel paio di imbarazzanti inquadrature full frontal o il rapporto a quattro sotto le lucine alla Quagmire fanno al limite sorridere e non riescono nemmeno a risultare trash. Non quanto la guest appearance del povero Gus Van Sant, utile ai fini della "comprensione" di siffatto capolavoro quanto un porchettaro davanti a una moschea. E con questo chiudo il post, ché The Canyons non merita altre parole.
No, non merita altre parole. Quest'immagine dice tutto. |
Citazione Totosa: "Comunque mi aspettavo più ciolle"
Del regista Paul Schrader ho già parlato qui mentre Lindsay Lohan (Tara) e Gus Van Sant (Dr. Campbell) li trovate ai rispettivi link.
James Deen (vero nome Bryan Matthew Sevilla) interpreta Christian. Americano, la sua carriera ovviamente si basa interamente sul porno (nel 2009 e 2013 ha vinto il premio come miglior "performer" dell'anno agli AVN Awards, premi indetti dalla rivista porno AVN, mica cazz... ehm...): tra i titoli più esilaranti del suo ultimo anno di attività segnalo Too Small to Take It All 5, Anal Buffet 8, James Deen Loves Butts, Weapons of Ass Destruction 7 o MILF Mania!!!! (i punti esclamativi non li ho messi io. Sono parte del titolo, giuro). Anche regista e produttore, ha 27 anni.
Nolan Gerard Funk interpreta Ryan. Canadese, ha partecipato a film come X-Men 2, Riddick e a serie come Taken, The L World, Smallville, La zona morta, Supernatural e Glee. Anche produttore, ha 27 anni e due film in uscita.
A Jeremy Renner era stato offerto il ruolo di Reed che, per la cronaca, è il ragazzetto che viene invitato all'inizio in casa di Tara e Christian. Se Dio vuole non se n'è fatto nulla, anche se sicuramente sarebbe stato molto meglio vedere lui di quella sorta di cancello che è poi stato ingaggiato. L'altro ad averla scampata bella invece è stato Jason Sudeikis, a cui era stato offerto il ruolo del Dr. Campbell. Sinceramente, non comprendo come un film simile possa piacere ma, in caso The Canyons vi abbia soddisfatti, consiglio il recupero di Sex Crimes - Giochi pericolosi. ENJOY!
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