venerdì 31 gennaio 2014

Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei (2013)

In occasione dell'uscita italiana di Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei (ドラゴンボールZ 神と神 - Doragon Bōru Z: Kami to Kami), diretto nel 2013 dal regista Masahiro Osoda, che sbarcherà nelle Vostre Sale l'1 e il 2 febbraio, io e la folle (in senso buono) Acalia Fenders di Prevalentemente Anime e Manga abbiamo deciso di parlarne con un crossposting e QUI potete trovare la sua recensione.


Trama: il Dio della Distruzione Bills (che in giapponese si pronuncia birusu, birre!) si risveglia e decide di scendere sulla Terra per cercare il leggendario Dio Sayan. Goku e compari, impegnati a festeggiare il 38esimo compleanno di Bulma, dovranno rinunciare ai ricchi premi e cotillon per combattere l'ennesima, onnipotente e folle minaccia..

I miei due più grandi fan. Troppo buoni!
Sinceramente devo ancora capire bene se questo Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei mi sia piaciuto o no. Da un lato direi di sì perché ignora completamente l'abominevole Dragonball GT e ricatapulta i nostri eroi ai giorni più felici del pregevole Dragonball Z inoltre, per una volta, la minaccia aliena (o divina) è DAVVERO onnipotente e con scazzo, aplomb e inedia tipicamente feline fa fare più di una volta agli odiosi Sayan la figura dei peracottai. Il Dio Bills, assieme al suo fido aiutante Whis in odore di gayezza, è sicuramente l'avversario più spassoso mai uscito dalla mente di Akira Toriyama, il più imprevedibile e stronzetto nonché l'unico in grado di riportare i toni della serie a quelli più giocosi e spensierati dell'infanzia di Goku. Il problema è che, come spesso accade, il troppo stroppia e per buona metà  Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei è talmente infantile, idiota, imbarazzante e lontano dalle personalità degli storici protagonisti che a volte guardavo ovunque meno che nello schermo per evitare di incrociare lo sguardo di un Vegeta costretto a danzare, un Gohan ubriaco fradicio o (ORROREE!!!) un Piccolo scandalizzato all'idea che Trunks si tenga per mano con una fidanzatina. Poi, ovviamente, tutta la faccenda ruota attorno ai Sayan e il resto dei personaggi, come purtroppo già accadeva negli ultimi episodi di Dragonball Z, viene ridotto a tappezzeria o macchiette e non giova il ritorno della storica banda di Pilaf: sarebbe stato meglio concentrarsi su pochi protagonisti e via, giusto per non spezzare il cuore a chi, come me, ha sempre amato Piccolo o Majin Bu. Il finale, poi, a mio avviso è davvero messo lì senza un perché, pare di essere nella Casa delle Libertà dell'Ottavo Nano, dove facevano "un po' quel che c***o ci pare"... ma nulla raggiunge il momento WTF che vede Videl protagonista assoluta, of course.


Per quel che riguarda l'animazione, i disegni sono molto ben fatti e, cosa non da poco, Bills assomiglia davvero a un Devon Rex e non segue il tipico character design di Toriyama come gli altri ventordicimila personaggi della saga. Per contro, il Sayan God (che a scrivere Dio Sayan mi pare di dire una bestemmia!!) non è nulla di che e sembra disegnato da qualcuno che non aveva proprio ben chiare in mente le proporzioni umane. Le scene d'azione e gli scontri corpo a corpo, comprensibilmente fiore all'occhiello della saga, sono ben animate e stranamente ridotte in numero: la palma d'oro va allo scontro Bills vs Gotenks, che si conclude con una divina e potente sculacciata ai danni del camurrioso pargolo fuso. Orridi, invece, i fondali in CG che accompagnano la battaglia itinerante tra Bills e il Sayan God, robe talmente fasulle che non si vedevano dai primi, timidi tentativi di animazione 3D della Disney (che, visti i tempi, erano fatti molto meglio!!). Per concludere, a mio avviso Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei è una robetta senza infamia né lode, buona giusto per divertirsi (ma neanche troppo, ché la noia è dietro l'angolo, più insidiosa di Freezer) durante un passaggio televisivo pomeridiano ma sicuramente indegna di essere trasformata in evento cinematografico di due giorni, per questo e mille altri motivi. Conservatevi la pecunia per qualcosa di meglio.. per esempio, mi hanno detto che un certo Scorsese ha dato proprio il bianco col suo ultimo film ma certo, se poi preferite vedere una scimmia e un gatto che si menano, Krilin vestito come Mao o la vecchiaia che comincia ad intaccare i già scarsi neuroni di Bulma, fate come volete!

Gettare al vento la propria dignità in 5.. 4.. 3.. 2..
Masahiro Osoda è il regista della pellicola. Giapponese, ha diretto episodi delle serie I cavalieri dello Zodiaco e Petali di stelle per Sailor Moon. Anche animatore e assistente alla regia, ha 53 anni.


La produzione di Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei la dice lunga sul carattere giocoso del suo creatore, Akira Toriyama, sul suo attuale grado di rincoglionimento e sulla consapevolezza di avere lasciato un'eredità che la gente sta calpestando senza rispetto alcuno: pare infatti che l'anime sia nato come vendetta nei confronti dell'orripilante Dragonball Evolution, che il ringiovanimento di Pilaf e soci sia una voluta parodia dell'altrettanto aberrante Dragonball GT e anche che il Maestro si fosse più volte dimenticato dettagli "insignificanti" come il colore dei capelli di C18 o le varie evoluzioni dei Sayan. Tantissimi anche i cambiamenti in corso d'opera pretesi dal sensei, a partire dalla natura felina di Bills (che in origine avrebbe dovuto essere una sorta di "demone possessore"), per arrivare al character design del Dio Sayan o il compleanno di Bulma al posto del matrimonio dell'inutile Krilin. Per quanto riguarda la continuity, invece, il film si colloca dopo la battaglia contro Majin Bu e ovviamente prima della riunione finale dei personaggi al torneo Tenkaichi, che conclude la saga disegnata da Toriyama, nonché, come si evince dai dialoghi, dopo l'ONA Dragon Ball: Ossu! Kaette kita Son Goku to nakama-tachi!! del 2008. Detto questo, se La battaglia degli Dei vi fosse piaciuto consiglierei il recupero dell'intera serie Dragonball (GT escluso, ça va sans dire) e di tutti i film che ne sono stati tratti, direi almeno 17 se non vado errata... quindi di roba da guardare ne avete a iosa! ENJOY!|

giovedì 30 gennaio 2014

(Gio) WE, Bolla! del 30/1/2014

Buon giovedì a tutti! In questo giorno glorioso esce in tutta Italia Dallas Buyers Club, film che consacra definitivamente Matthew McConaughey nell'Olimpo degli attori della Madonna... Aspé, ho detto TUTTA Italia? Che sciocchina, tutta meno Savona, ovvio!! Tengo a bada il tic nervoso che ormai ogni giovedì mi devasta la faccia e confido nelle nuove tecnologie. Intanto vi lascio con le effettive uscite settimanali, bella roba. ENJOY! 

Hercules - La leggenda inizio
Reazione a caldo: Per me era già finita...
Bolla, rifletti!: ennesima tamarrata USA che sfrutta i miti greci, in pratica l'"epica" riadattat e ri-raccontata ai bimbiminchia che non hanno voglia di aprire libri scritti millantanni fa. Il protagonista del titolo viene da tuailait, il regista dagli action degli anni '80/'90, direi che non serve aggiungere altro. Bocciato su tutta la linea.

La gente che sta bene
Reazione a caldo: sarei stata bene con Dallas Buyers Club...
Bolla, rifletti!: simpatica commedia italiana che sfrutta la simpatia di Bisio, la presenza di un Abatantuono pettinato in maniera ancora più improbabile del solito e le magagne economiche di noi italiani. Il trailer non sembra male ma questo è quel genere di film che preferirei recuperare dalla TV...

Belle & Sebastien
Reazione a caldo: canta con noiiii... FRRRR!!! meglio che puoiiii... FRRRRRRR!!!
Bolla, rifletti!: Belle e Sebastien in mezzo ai prati giocano e ritornano in città. Sono due compagni affezionati mai nessuno li dividerà. Che poi, intendiamoci, quel cartone animato non era proprio tra i miei preferiti, eh. Però, in quanto film tratto da anime giapponotto (a sua volta tratto da un romanzo della scrittrice francese Cécile Aubry), questo Belle & Sebastien ha quell'aura di nostalgico, tragicomico trash che potrebbe anche portarmi al cinema.

Il cinema d'élite, invece sente odore di Oscar...

I segreti di Osage County
Reazione a caldo: mannaggia la pupazza.
Bolla, rifletti!: di questo film ho già parlato QUI. Il problema del cinema d'élite è che O vai a vedere la prima visione nel WE (e questo sono impossibilitata) O vai lunedì (idem come sopra), altrimenti suca. Quindi, nonostante fosse un film che bramavo vedere, credo diserterò la sala cinematografica e proverò ad optare per il faidate...


Ah, oggi è anche il Christian Bale Day. Io ovviamente non ho partecipato per mancanza di tempo ma vi metto lo stesso la lista delle recensioni degli altri blogger che hanno celebrato il versatile e bellissimo attore. ENJOY!

Director's cult
Non c'è paragone
Pensieri Cannibali
Ho voglia di cinema
White Russian
Life functions terminated
In Central Perk
Montecristo

mercoledì 29 gennaio 2014

The Wolf of Wall Street (2013)

In totale ritardo rispetto al resto del mondo, con somma vergogna ovviamente, martedì sono finalmente andata anch'io a vedere l'ultima fatica del mio amato Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street, da lui diretto nel 2013 e candidato a 5 Oscar: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura non originale (la pellicola è tratta dall'autobiografia del vero Jordan Belfort), Leo Di Caprio Miglior Attore protagonista e Jonah Hill Miglior Attore non protagonista. Inutile dire che tifo per tutti loro!


Trama: il film racconta la vita sregolata, dissoluta e lussuosissima di Jordan Belfort, soprannominato giustamente Lupo di Wall Street per il modo spregiudicato con quale si arricchiva in borsa sulle spalle dei poveri gonzi...


A scanso di equivoci, togliamoci il dente: The Wolf of Wall Street non è IL capolavoro di Martin Scorsese ma è sicuramente uno dei suoi Capolavori, senza ombra di dubbio il migliore che abbia girato da dieci anni a questa parte. Per raggiungere l'apice avrebbe dovuto essere meno supercazzola e più tragicomico, così da consacrarsi definitivamente nel mio personale Olimpo, dove regnano incontrastati Quei bravi ragazzi e Casinò, con i quali The Wolf of Wall Street ha comunque parecchi punti in comune, in primis la forsennata, psichedelica e roboante parabola di autodistruzione in cui s'imbarca il protagonista a causa innanzitutto dei suoi peccati e, secondariamente, per colpa di consiglieri e amici poco fidati. Come già ai tempi Jimmy, Henry e Asso Rothstein, anche Jordan Belfort è un lupo e su questo non ci piove, un capobranco nato che non esita a spolpare vive le sue prede per "dare da mangiare" ai suoi seguaci, un Bravo Ragazzo della finanza che consapevolmente rinuncia a controllare i suoi appetiti e si annulla in un vortice di sesso, droga e denaro; a differenza degli altri, famosissimi criminali scorsesiani, però, Jordan ha il carisma, il cervello e, soprattutto, l'indipendenza del self made man capace di vendere (per citare Ghostbusters 2) "fumo e merda" ai boccaloni che gli capitano sotto tiro senza dover temere ritorsioni da parte di qualche sanguinario e permaloso boss della mala. Jordan è il capobranco, sopra di lui c'è solo l'FBI e sotto c'è un gruppo di scimmie ammaestrate alla "fine" arte dell'eloquio e della menzogna, dei burini con vestiti firmati, dei Neanderthal che venerano solo due dèi, Jordan e il Denaro, e che prendono a sputi, insulti e schiaffi chiunque non rientri nel ristretto novero dei loro idoli (il dialogo relativo ai nani o l'incontro con Steve Madden sono scioccanti in tal senso): persone vuote, stupide e, soprattutto, incapaci ed improduttive che, grazie ad apparenze e lingua svelta, vendono il nulla a gente altrettanto idiota, il paradosso su cui è costruita la nostra società.


Scorsese si siede davanti alla macchina da presa e ci riporta fedelmente questo mondo tribale, volgare, ridicolo e a tratti aberrante, senza ergersi a giudice ma mostrando alternativamente distacco e partecipazione, lasciando allo spettatore la scelta di rimanere affascinato o disgustato dalle immagini che scorrono sullo schermo. Sfruttando tutta la sua sapienza nel campo della regia, della fotografia e del montaggio, il vecchio Martin inganna impercettibilmente i nostri occhi assecondando gli stati psicofisici del protagonista e creando alla bisogna sequenze stridenti o leggermente sfocate quando Jordan è completamente fatto, ci stordisce con pregevoli piani sequenza, ci immerge nei balli, nei canti e nella depravazione (nei riti!) senza sorvolare su nessun dettaglio, nemmeno quello più scabroso, riempie lo schermo con primi piani e mezze figure del protagonista rendendolo un Dio anche ai nostri occhi, mescola senza soluzione di continuità immagini di repertorio, cartoni animati, spot veri ed inventati in un florilegio di immagini, dialoghi e musiche praticamente ininterrotto; Scorsese ubriaca consapevolmente il suo pubblico, conscio del fatto che almeno per il 90% i risvolti "finanziari" della vicenda non verranno recepiti e passeranno in secondo piano fino a risultare ininfluenti... proprio quello su cui contava Jordan nel corso della sua attività. Il risultato sono tre ore che sembrano una, dove l'attenzione non cala nemmeno per un attimo, anche perché Scorsese realizza senza dubbio il suo film più spassoso: la sequenza dove viene mostrato l'effetto del Quaalude prima al ralenti e poi in tempo reale è esilarante ma mai come quella del confronto "mentale" tra Jordan e il banchiere svizzero, che mi ha lasciata annientata e in lacrime a ridere da sola in mezzo alla sala gremita.


E a proposito di ridere, Di Caprio è mortale. L'avevo già detto per Django Unchained, lo ripeto: Leo, io ti ho perdonato. Tu sei un grande attore e io una capra svizzera che finalmente ha aperto gli occhi, continua su questa strada e non farmi pentire di quello che ho scritto. Di Caprio è nato per il ruolo di Jordan, si annulla completamente nel personaggio e in un attimo passa dal più squallido degrado ad essere il Re del Mondo, un carismatico sobillatore di dipendenti o un'ameba che rantola giù dalle scale in una delle scene più esilaranti dell'anno. Dire che è perfetto sarebbe un eufemismo, così come sarebbe riduttivo dare tutto il merito a lui e dimenticare lo stuolo di grandiosi caratteristi e sgnacchere che lo accompagnano, lo svergognato (nel senso di coraggiosissimo e senza vergogna) Jonah Hill in primis, ma non dimentichiamo Tappetino, il cinese mangione, un irriconoscibile Jon Bernthal e tutti gli altri "soggettoni" che magari compaiono solo per pochi istanti. In un lampo di genio, che spero sia voluto, Scorsese ha utilizzato un grandissimo attore (McConaughey) per insegnare al protagonista come si recita a Wall Street e ha messo tre registi  (Jon Favreau, Rob Reiner e Spike Jonze) a "dirigerlo"e cercare di frenare e regolare le sue ambizioni, per quanto inutilmente; inoltre, proprio per sottolineare la natura "pop" e a modo suo comica, caricaturale, dei personaggi rappresentati, non lesina la presenza di attori tirati fuori a forza dalle più famose serie televisive o di comici apprezzatissimi. E qui mi fermo. Ci sarebbero mille altre cose che vorrei dire ma davanti ai Capolavori tendo a perdermi inutilmente, diventando prolissa ma raffazzonata; ci sarebbero diecimila altre cose che sicuramente ho perso ma un film simile andrebbe visto perlomeno quattro o cinque volte per essere compreso e sviscerato appieno; ci saranno milioni di errori in queste mie indegne parole ma spero che da esse traspaia anche quell'Amore per Scorsese che dura fin dai miei primi passi nel meraviglioso mondo del Cinema e cazzo, questo è quello che conta. Non perdetevi assolutamente The Wolf of Wall Street, in italiano o in lingua originale, non fatevi assolutamente spaventare dalla durata o da altri futili pregiudizi perché questo è Cinema Vero, quello da vedere necessariamente in questi tempi di orrenda sciatteria.

Soocare.
Del regista Martin Scorsese (che in originale si può sentire parlare per telefono con Leonardo Di Caprio quando il suo personaggio vende le prime Penny Stocks) ho già parlato qui. Di Leonardo Di Caprio (Jordan Belfort), Matthew McConaughey (Mark Hanna), Kyle Chandler (agente Patrick Denham), Rob Reiner (Max Belfort), Jon Favreau (Manny Riskin), Jean Dujardin (Jean Jacques Saurel), P.J. Byrne (Nicky “Tappetino” Koskoff), Shea Whigham (Capitano Ted Beecham) e Spike Jonze (compare, non accreditato, nei panni di Dwayne, il “broker” che introduce Jordan al mondo delle penny stocks) ho già parlato ai rispettivi link. 

Jonah Hill (vero nome Jonah Hill Feldstein) interpreta Donnie Azoff. Americano, lo ricordo per film come 40 anni vergine, Suxbad: Tre menti sopra il pelo, Una notte al museo 2 – La fuga, 21 Jump Street, Django Unchained e Facciamola finita; come doppiatore, ha lavorato a film come Dragon Trainer, Megamind e l’imminente Lego Movie, oltre che per un episodio de I Simpson. Anche sceneggiatore e produttore, ha 30 anni e quattro film in uscita. 


Jon Bernthal interpreta Brad. Americano, famoso per essere stato lo Shane di The Walking Dead, lo ricordo per film come World Trade Center, Una notte al museo 2 – La fuga e Il grande match, inoltre ha partecipato ad altre serie come CSI: Miami, How I Met Your Mother, Numb3rs e doppiato un episodio di Robot Chicken. Anche animatore, ha 36 anni e un film in uscita. 


Ethan Suplee interpreta Toby Welch. Indimenticabile “comparsa” di moltissimi film di Kevin Smith nonché spalla di Jason Lee in My Name Is Earl, lo ricordo per l'appunto in pellicole come Generazione X, In cerca di Amy, American History X, Dogma e Clerks II. Americano, ha 37 anni e tre film in uscita.


Tra le millemila comparse che popolano la pellicola spunta anche Jake Hoffmann, figlio di Dustin, nei panni di Steve Madden (tra l'altro la scena è stata praticamente co-diretta da Steven Spielberg) e anche il vero Jordan Belford, che presenta Di Caprio alla folla sul finale. Se poi anche voi, come me, vi siete chiesti dove diavolo se l'è tirato fuori Matthew McConaughey quella sorta di rituale fatto al ristorante davanti ad un perplesso Di Caprio, sappiate che è una specie di "riscaldamento" che l'attore fa ogni volta prima di recitare. Per quanto riguarda gli attori esclusi, Amber Heard aveva fatto il provino per essere Naomi, ma alla fine il ruolo è andato all'australiana Margot Robbie; Julie Andrews era stata invece considerata per il ruolo di zia Emma mentre Ridley Scott avrebbe dovuto dirigere il film e per fortuna è finito a fare quella ciofeca di The Counselor o non avremmo avuto un simile capolavoro scorsesiano! Detto questo, se The Wolf of Wall Street vi fosse piaciuto, guardate anche Casinò, Quei bravi ragazzi, Il falò delle vanità e Wall Street. ENJOY!

martedì 28 gennaio 2014

Lo sguardo di Satana - Carrie (2013)

Finalmente anche io sono riuscita a vedere Lo sguardo di Satana - Carrie (Carrie), diretto nel 2013 dalla regista Kimberly Peirce. Siccome questo film è stato già recensito dai più esimi blogger esistenti in Italia, che l'hanno giustamente CACCAto senza pietà, cercherò di fare qualcosa di diverso e utilizzare la mia scarsa memoria per ricordare la prima volta in cui ho visto Carrie - Lo sguardo di Satana di Brian De Palma per poi mettermi nei panni dello spettatore odierno che, invece, guarderà Lo sguardo di Satana - Carrie (come se ad invertire le due cose la zuppa cambiasse).


Trama: Carrie è una ragazza vessata dai compagni di scuola e cresciuta all'ombra della madre, fanatica religiosa e pazza. Le cose cambieranno quando la ragazzina si accorgerà di avere poteri telecinetici... 


Avevo visto il Carrie di De Palma per la prima volta in videocassetta, registrato dalla TV assieme ad un altro grande classico tratto da un'opera di Stephen King, Shining. Dopo la visione l'avevo cancellato, per un semplice motivo: mi aveva terrorizzata. Fatti dovuti calcoli, sarò stata alle medie e avevo cominciato già la visione del film come si affronta un nemico, per quanto affascinante. La fotografia patinata e retrò, quel sapore antico, il sonoro invecchiato, quelle ragazze vestite e pettinate diversamente da me e dalle mie amiche erano tutte cose che facevano già un po' impressione e creavano un effetto straniante. La protagonista non era un anonimo pezzo di carne da macello, tuttavia era priva di carisma, bianchiccia, fragile... e inquietante, inquietante da morire. Inquietante quanto il San Sebastiano che la terribile Madre teneva nello sgabuzzino e sembrava seguire con lo sguardo sia Carrie che lo spettatore? No, ovvio. Ogni sequenza ambientata in Quella Casa e Quello Sgabuzzino, con Quella Donna, soffocante, religiosa, pazza, terribile, mi creava un'angoscia fuori da ogni grazia di Dio, letteralmente. Quella Casa era maligna, come le migliori case stregate della letteratura horror, i poteri di Carrie (appena percettibili, latenti, quasi insignificanti ma comunque un piccolo barlume di speranza e riscatto) erano strettamente legati a quell'ambiente malsano e non avrebbero portato a nulla di buono, lo capivo persino io. Perché sulla fronte di Sissy Spacek c'era scritto SVENTURA a caratteri cubitali. E poi c'era il suono, quel suono! La colonna sonora di Pino Donaggio, così delicata da entrarti sotto pelle e nel cervello, infamina e falsamente rassicurante ma mai quanto quel terribile STRIDIO che spaccava letteralmente lo schermo, quel senso di snervante attesa quando Chris strattona il filo, lo strattona, aspetta, lo ristrattona, che qualcunocazzolafermi perché succederà un casino quando Carrie verrà inondata di sangue, possibile che non lo capisca De Palma?? Possibile che non capisca quanto orrore mi abbia riversato addosso inquadrando i giganteschi occhi della Spacek, implacabili, che dispensano morte a chiunque, senza nemmeno permettere allo spettatore di capire chi sia sopravvissuto, chi è buono e chi è cattivo? Non c'è tregua, nemmeno un attimo, fino alla fine, perché la Madre muore male ma non c'è liberazione, non c'è catarsi, San Sebastiano esce da quel maledetto sgabuzzino e quel suono stridente non smette, non smette la musica di Donaggio, non smette Carrie di farmi paura, nemmeno da morta. E io per i giorni a venire mi immagino la mano che ghermisce una Sue Snell ormai pazza e rischio di diventare pazza anch'io mentre la colonna sonora mi risuona in testa. Fine del trauma pre-adolescenziale.


Inizio del trauma dell'età adulta. Il Carrie di Kimberly Peirce non merita nemmeno di essere acquistato in DVD, lo capirebbe anche un bambino, lo cancellerò subito, ma dalla mente. Seduta in poltrona al cinema affronto la visione del film come si affronta un nemico, un nemico rozzo e indegno di essere chiamato tale. La regia rientra perfettamente nella media dei 300 altri horror prodotti annualmente dalle varie major, è curata, priva di guizzi o difetti, la fotografia è pulita e nitida, il sonoro asettico come può essere il Sony 4K del multisala, le ragazzette che chiocciano sul maxischermo sono la quintessenza dell'americanità, mi fanno un po' impressione perché sembrano tutte uguali e fatte con lo stampino, non per altro. La protagonista ha carisma da vendere, per quanto cerchi di nasconderlo, non inquieta per nulla perché so che ad un certo punto prenderà a calci nel culo tutte le sue compagnucce, è più bella lei ingobbita, struccata e spettinata di quanto potrò mai essere io dopo una seduta dall'estetista. Quando arriva a casa, una casa pulita e assolutamente anonima, con qualche santino sparso nella casa o all'interno di uno sgabuzzino, l'aspetta la madre, spettinata e pazza, l'attrice più brava del cast ma non ai livelli di Piper Laurie, nemmeno nei suoi sogni più perversi; da lei nessun tipo di inquietudine, ahimé. I poteri di Carrie sono già stati mostrati con dovizia di effetti speciali e CG a quel punto, talmente simili a quelli di un qualsiasi mutante da farmi pensare, per un attimo, di stare guardando un episodio di Heroes, non oso immaginare cosa tireranno fuori nella scena clou. Sulla fronte di Chloe Grace Moretz non c'è scritto nulla, ma a poca distanza dalle sue labbra perennemente schiuse si intravede la scritta "invisible penis"*, una roba terribile che l'accompagnerà fino alla fine del film. I suoni che si odono sono fastidiosi scricchiolii in perfetto stile Esorcista, che rimbombano nella testa e farebbero vibrare le otturazioni, se ne avessi. Colonna sonora non pervenuta, nemmeno durante le scene del ballo, che si trascinano leziosette e fastidiose finché Chris strattona il filo. Lo strattona. Lo ristrattona mentre la stessa scena viene ripetuta all'infinito. E TIRALO STO CA**O DI FILO, SEMBRI UNA MONGOLA!! Possibile che non capisca Kimberly Peirce che la tensione non si costruisce sull'incapacità attoriale delle persone? Possibile che non capisca quanto orrore mi abbia riversato addosso mostrandomi un paio di pulitissime morti a effetto, i sopravvissuti che se la chiacchierano e la Moretz che si muove come se l'avesse morsa una tarantola, agitando le mani scomposta, con 'sti occhioni sbarrati, l'invisible penis a un centimetro dalla bocca, un incrocio tra il Mago Otelma e un porno-mimo francese??? Non c'è tregua, nemmeno un attimo, fino alla fine, perché la Madre muore male, sembra di vedere Matrix, poi tutto finisce a tarallucci e vino (dimostrando inoltre che, per quanto il remake sia più fedele al libro di King, le ultime righe evidentemente non le hanno lette...) e gli spiegoni, quei maledetti spiegoni che rendono prevedibile e univoca ogni sequenza del film, mi perseguitano fino all'ultima scena uccidendo anche l'ultimo dei miei neuroni, quello che ancora canticchiava tra sé la melodia di Donaggio e si illudeva di poter dare un'interpretazione personale a questo inutile, inutilissimo remake.


Di Julianne Moore (Margaret White), Chloë Grace Moretz (Carrie White) e Judy Greer (Ms. Desjardin) ho già parlato ai rispettivi link.

Kimberly Peirce è la regista della pellicola. Americana, ha diretto anche Boys Don’t Cry e un episodio della serie The L World. Anche sceneggiatrice e produttrice, ha 46 anni.  


Gabriella Wilde, che interpreta Sue Snell, aveva partecipato anche a I tre moschettieri nel ruolo di Constance. Parlando invece di chi non ce l'ha fatta, tra le attrici che hanno partecipato all'audizione per il ruolo di Carrie c'erano Emily Browning e Lily Collins (che a mio avviso avrebbero avuto un sembiante migliore vista la situazione...) mentre Jodie Foster era stata la prima scelta per il ruolo di Margaret White e in questo caso brinderei allo scampato pericolo, se non fosse che tanto, peggio di così, il film non sarebbe potuto uscire. E preparatevi, perché nel blu ray sarà incluso il finale alternativo, dove la mano insanguinata di Carrie esce dalla baginga di una Sue in sala travaglio. Per fortuna è solo un incubo, che scherzone! E che raffinatezza! Nell'attesa, se Lo sguardo di Satana - Carrie vi fosse piaciuto vi consiglierei il recupero del cult Carrie - Lo sguardo di Satana, ma se volete continuare a farvi del male esistono anche il film TV Carrie del 2002 e l'aberrante Carrie 2. ENJOY!

*la dicitura "invisible penis" è stata utilizzata svariate volte dall'amico Simone nel corso della visione. Ho rischiato di morire cercando di non scoppiare a ridere ed evitare così di venire linciati dal resto del pubblico pagante.

lunedì 27 gennaio 2014

Get Babol! #93

Buon lunedì a tutti! Mentre in Italia e nella blogosfera trionfa The Wolf of Wall Street (se domani non riesco ad andarlo a vedere uccido qualcuno, giuro) in America le uscite consigliate dal sito GetGlue sono poche e risibili. Anzi, ce n'è solo una. ENJOY!

Labor Day
Di Jason Reitman
Con Kate Winslet, Josh Brolin, Gattlin Griffith
Trama (da Imdb): Adele, single depressa e madre di Henry, offre un passaggio a un uomo ferito e dall'aspetto inquietante. Mentre la polizia cerca l'evaso, madre e figlio vengono a conoscere, a poco a poco, la sua vera storia ma le loro opzioni diventano sempre meno.

Il sito lo consiglia perché mi è piaciuto American Beauty. Il film mi riunisce in una botta sola due molli da primato, Tobey Maguire e l'ex Dawson James Van Der Beek, ma a quanto pare Kate Winslet è strepitosa e potrebbe valere da sola il prezzo del biglietto. Putroppo, Labor Day mi sembra un po' troppo melodrammatico per i miei gusti, nonostante il trailer sia davvero ben fatto e invogli a vedere la pellicola. In Italia uscirà il 6 marzo col titolo Un giorno come tanti.. magari l'aria di primavera mi avrà predisposta ad accettare l'aMMore che sembra impregnare il film.


domenica 26 gennaio 2014

The Counselor - Il procuratore (2014)

Qualche sera fa sono andata a vedere un altro dei film che aspettavo da parecchio, ovvero The Counselor - Il procuratore (The Counselor), diretto nel 2014 da Ridley Scott.


Trama: un avvocato decide di impelagarsi in un traffico di droga ma le cose cominciano a sfuggirgli di mano e quello che era cominciato come uno sfizio diventa una pericolosa caccia all'uomo...


Ammetto di essere uscita dalla visione di The Counselor con un incredibile, enorme punto interrogativo sopra la testa. Per parafrasare il personaggio di Bardem, “Non so cosa ho visto”. Dopo una notte passata a sognare ghepardi e diamanti, gli unici due elementi della pellicola che, evidentemente, mi hanno lasciato qualcosa e mi hanno affascinata, posso solo concludere che, nelle capaci mani dei fratelli Coen, una sceneggiatura così incredibilmente “meh” sarebbe potuta diventare un capolavoro del grottesco mentre l’altrettanto capace mano di Ridley Scott l’ha ridotta ad un’interminabile serie di verbosi microepisodi di stupidità criminale che, almeno per quel che ho potuto capire, trovano un nesso nella figura della donna. Tolti i membri quasi senza volto del cartello criminale, infatti, ogni uomo all’interno della vicenda viene governato, ispirato o mazziato da una figura femminile, che può essere quella angelicata, pura e innocente, in grado di far pensare all’eventuale compagno che la vita è bella e degna di essere vissuta a prescindere da quanto il proprio animo sia ormai corrotto, oppure la femme fatale completamente pazza, imprevedibile e affamata di vita, sangue e (soprattutto) sesso. Praticamente gli “affari” vengono gestiti malamente dagli uomini ma sono poi le donne, spesso sottovalutate come la figura della madre, ad incarnare quelle piccole, fondamentali varianti di cui tenere conto in un sottobosco fatto di violenza e sanguinose regole, dove il minimo sgarro viene subito punito nel peggiore dei modi, dove non esistono giustificazioni, né perdono o speranze di salvezza, fisica o morale che sia. Fin dall’inizio della vicenda i personaggi sono seguiti dall’ombra di innumerevoli spade di Damocle che si sono forgiati con le loro mani e si nascondono vicendevolmente questa inquietante pendenza facendo la voce grossa delle persone che sanno stare al mondo, per poi finire malamente trucidati come i peggiori dei fessi o scomparire come i troppi desaparecidos del Messico.


Il problema di The Counselor però è che tutta questa carne al fuoco viene gestita con una freddezza incredibile, con una regia che alterna una solida perfezione formale ai limiti del patinato ad un roboante eccesso di trash, musica e immagini "sporche", come se due diversi film e due diversi mondi cozzassero assieme, cosa che effettivamente avviene. Tutto ciò si è tradotto, almeno per me, nell'incapacità totale di simpatizzare con uno qualsiasi dei personaggi, di provare pena per il loro destino o di applaudire davanti alla natura machiavellica della dark lady di turno, vuota quanto tutto il resto del cast fatta eccezione, forse, per il personaggio di Brad Pitt. Se da un lato, dunque, godere dell'indubbia bellezza di Fassbender e della sua bravura (nonché di quella dell'intero cast), apprezzare le scelte registiche di Ridley Scott e trovarmi davanti un film comunque particolare e ben realizzato sono tre condizioni che mi impediscono di dire di aver guardato una schifezza, dall'altro non posso nemmeno ammettere che The Counselor mi sia piaciuto, perché non mi ha lasciato davvero nulla... solo perplessità ed alcuni momenti WTF che rimarranno inevitabilmente impressi nella mia mente in saecula saeculorum, buttati in pasto allo spettatore così, alla traditora, giusto per tenerlo sveglio e domandarsi dove diamine sarebbe andata a parare la sceneggiatura di Cormac McCarthy. Insomma, nel mio animo si stanno combattendo la natura del counselor del titolo e la natura cazzona di Javier Bardem e non saprei sinceramente consigliarvi se andare a vedere l'ultima fatica di Ridley Scott o no, quindi lascio la parola a una persona che, assolutamente, non ha avuto dubbi in proposito. Occhio agli SPOILER e... Vai Chicky!


"Trama super inflazionata e ridicola. Un uomo fondamentalmente buono si mette dalla parte dei cattivi per fare soldi a palate e vivere da riccone con la sua bella. Ovviamente c'è subito un imprevisto ed i cattivi ammazzano i soci e la fidanzata del buono. Per far durare un po' di più il film e per farlo piacere almeno alla cerchia degli assatanati e degli amanti del sangue, le scene di sesso più o meno esplicite (più più che meno) e di guerriglia tra gruppi di messicani non mancano". Fate vobis.


Del regista Ridley Scott ho già parlato qui. Michael Fassbender (il procuratore), Penélope Cruz (Laura), Cameron Diaz (Malkina), Javier Bardem (Reiner), Brad Pitt (Westray) e Goran Visnjic (il banchiere) li trovate invece ai rispettivi link.

Bruno Ganz interpreta il gioielliere. Svizzero, ha partecipato a film come Nosferatu - Il principe della notte, Il cielo sopra Berlino, Pane e tulipani, The Manchurian Candidate e La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler. Anche regista, ha 72 anni e un film in uscita.


Natalie Dormer interpreta la bionda che seduce Brad Pitt sul finale. Inglese, ha partecipato a film come Captain America - Il primo vendicatore, W.E. - Edward e Wallis, Rush e alle serie I Tudors Il trono di spade. Ha 31 anni e quattro film in uscita, tra cui l'imminente Hunger Games - Il canto della rivolta, che sarà diviso in due parti.


Tra gli altri attori compaiono anche la moglie del regista, Giannina Facio, il Jim Rennie della deprimente serie Under the Dome, Dean Norris, il marito di Bélen Rueda in The Orphanage, Fernando Cayo, nei panni del Abogado e il non accreditato John Leguizamo come "manovalante" criminale. Rimanendo in tema attoriale, se pensate che la Diaz sia incredibilmente volgare e zamarra nei panni di Malkina, sappiate che si è rischiato di avere Angelina Jolie al posto suo, una roba che non posso nemmeno immaginare.. mentre invece Bradley Cooper e Jeremy Renner erano stati considerati per il ruolo di Reiner, cosa che non mi sarebbe affatto dispiaciuta. Per concludere, se The Counselor vi fosse piaciuto guardatevi Non è un paese per vecchi, sempre tratto da un'opera di Cormac McCarthy. ENJOY!

venerdì 24 gennaio 2014

Beneath the Darkness (2011)

"Love sucks."
 Veramente, è questo film a far schifo....

Nonostante un'esperienza pluridecennale riesco sempre a farmi ingannare e dare fiducia a delle mezze sòle come Beneath the Darkness, diretto nel 2011 dal regista Martin Guigui. Seguono alcuni SPOILER ma tanto chissene, non vorrete mica guardare 'sta rumenta?


Trama: Quattro ragazzi decidono di scoprire il segreto del becchino del paese. Giustamente l'uomo non gradisce e per i virgulti ficcanaso saranno cavoli amari...


Beneath the Darkness è un filmetto infimo che vorrebbe rifarsi a grandi modelli come Psyco o Buio Omega e invece, molto banalmente, riesce ad arrivare a livelli molto simili a quelli di Mortuary. Ha proprio tutto quello che serve per essere una pellicola usa e getta, come un fazzoletto smoccicato: i ragazzini fastidiosi, il killer pazzo che vorrebbe fare il simpatico senza riuscirci e persino un'inutile incursione nel sovrannaturale. Detta incursione serve da terribile pretesto per scatenare gli eventi che compongono l'ossatura del film e, nelle mani dell'incapace Bruce Wilkinson, sceneggiatore alla sua prima ed unica prova, alle orecchie dello spettatore scafato suona più o meno così: "Te hai visto un fantasma e io no. Cheppalle. Mi hanno detto che di notte, nella casa del becchino, ci sono delle lucine, secondo me ha gli spiriti in casa". PERCHE'???? Ma potrò io, becchino palesemente pazzo che già all'inizio ammazzo uno senza motivo scherzandolo spietatamente, esser padrone di tenere le luci accese fino a tardi?? Per quello i mocciosi si impegnano, gli entrano in casa, stanno svegli fino a tardi, rinunciano persino alla pleistescion e a drogarsi, ma quando lui, giustamente, ne fa fuori uno trovandoselo in casa non invitato, gli amici non muovono un dito e, peggio ancora, i poliziotti più raffazzonati del globo fanno spallucce e non richiedono un'autopsia manco a morire: "E' caduto dalle scale". Va bene, è vero. Ma c'è un testimone, per quanto scemo e imberbe, che ti dice che il beccamorto dopo gli ha sfondato il cranio con un calcio, magari il beneficio del dubbio daglielo e richiedi un'autopsia, per favore! E invece. Il triste evento seguito dall'incredulità delle forze dell'ordine è necessario per scodellare pipponi adolescenziali sul senso di colpa, tanto aMMore, sbirri che farebbero invidia a Gianni e Pinotto, tanto aMMore, momenti di disperazione e ancora tanto, tanto, tanto aMMore. Perché l'aMMore fa girare il mondo e le palle dei becchini, soprattutto quando sono cornuti e mazziati. O pensano di esserlo, chissà.


Oltre ad essere imbarazzante per lo script, Beneath the Darkness lo è anche per la regia, assolutamente dozzinale e priva di qualsiasi sprazzo di inventiva, ma lo è ancor più per l'interpretazione di Dennis Quaid. Ora, Dennis Quaid è uno di quegli attori che un figlio degli anni '80 ricorda con piacere per un paio di film simpatici ma che, fondamentalmente, passa e va, senza rimanere particolarmente impresso nella memoria. Un medioman di Hollywood che, sulla carta, sarebbe perfetto per interpretare l'assassino della porta accanto ed è perlappuntamente questa considerazione che mi ha spinta a guardare Beneath the Darkness. Purtroppo lo sceneggiatore e il regista, assistiti nell'operazione da una scimmia urlatrice, devono avere detto a Quaid che i CCiofani non vogliono più l'ambiguità ma devono essere certi al 100% di avere davanti un killer pazzo quando vedono questo genere di pellicole, sennò poi cominciano ad insorgere dubbi esistenziali, pensieri, attività neuronali, Dio non voglia! Quindi il buon Dennis blatera ca**ate con sguardo da invasato, balla coi cadaveri, scherza sul bordo di fosse scavate alla bisogna e (ovviamente) fa BUH! dall'inizio alla fine del film. Letteralmente. Roba che verrebbe voglia di chiamare Draco di Dragonheart e farlo bruciare fino all'osso. E invece tocca sopportare anche la chiosa ironica prima dei titoli di coda, riportata fedelmente a inizio post. In teoria Beneath the Darkness non è mai uscito in Italia, pregate perché rimanga inedito e nel frattempo fatevi un favore e non cercatelo nemmeno per amor di trash, ché qui siamo lontani anni luce da qualsiasi tentativo di nobilitazione postuma.

Martin Guigui è il regista della pellicola. Argentino, ha diretto un'altra mezza dozzina di film che non conosco e ne ha altri cinque (!!) in uscita tra cui The Bronx Bull, sorta di sequel di Toro scatenato. Anche attore, sceneggiatore, produttore e compositore, ha 48 anni.


Dennis Quaid (vero nome Dennis William Quaid) interpreta Ely. Americano, lo ricordo per film come Lo squalo 3, Salto nel buio, Great Balls of Fire! - Vampate di fuoco, Wyatt Earp, Qualcosa di cui... sparlare, Dragonheart, Scherzi del cuore, Ogni maledetta domenica, Frequency - Il futuro è in ascolto, Traffic, Lontano dal paradiso e Comic Movie. Anche produttore e regista, ha 59 anni.


Se Beneath the Darkness vi fosse piaciuto, innanzitutto vi compiango, poi vi consiglio la visione di Disturbia. ENJOY!

giovedì 23 gennaio 2014

(Gio)WE, Bolla! del 23/1/2014

Dopo la parentesi del Martin Scorsese Day eccoci arrivati al consueto appuntamento del giovedì con le uscite cinematografiche italiane... che questa settimana calano UN asso pigliatutto in mezzo alla fuffa e basta, ma che asso!! ENJOY!

The Wolf of Wall Street
Reazione a caldo: tutta la vitaaaaH!!!
Bolla, rifletti!: l’anno scorso il film da attendere con ansia era Django Unchained, quest’anno è ovviamente l’ultima pellicola di Martino che, in quanto ad aMMore, se la gioca con Quentin nel mio cuoricino. Trailer, recensioni e aspettative ne stanno praticamente facendo un delirio mistico, non vedo l’ora di sedermi in poltrona, gustarmelo… e cominciare a fare un tifo sfrenato in vista della notte degli Oscar!!

A  spasso con i dinosauri 3D
Reazione a caldo: Ma anche no!
Bolla, rifletti!: gli unici dinosauri che mi avevano vagamente interessata erano quelli di Jurassic Park, quindi avrei davvero poca voglia di vedere l’ennesima ricostruzione/documentario di un’epoca che ormai non esiste più. Ma per i ragazzini sarà sicuramente una figata!

Last Vegas
Reazione a caldo: mah…
Bolla, rifletti!: quest’anno vanno di moda i Granpa Movies? Dopo Uomini di parola e L’ultimo match ecco arrivare un altro film un branco di star vecchiette si buttano in un’avventura dal vago sapore di Una notte da leoni. Diciamo che mi sa di camurrìa lontano un miglio, eviterollo tranquillamente!!

Tutta colpa di Freud
Reazione a caldo: per parafrasare il trailer, “Mi sono rotta i c*glioni!”
Bolla, rifletti!: ma che palle ‘ste commedie italiane tutte uguali (a partire dalla locandina!!), tutte imperniate sulle nevrosi moderne, che promettono la presenza di qualche nome di richiamo per invogliare gli spettatori ad andare a vederle… tutta colpa di chi? Non lo so, ma sicuramente non del povero, bistrattato Freud!

Al cinema d’élite continua la programmazione di Lunchbox, quindi ci riaggiorniamo la settimana prossima!

Martin Scorsese Day (quasi)


Oh, è destino. Mi dimentico sempre degli appuntamenti importanti. Tra Natale, lavoro, traduzioni, gite fuori porta e vari impegni gennaio è passato in un attimo e mi sono persa il Day del mese... e che Day, porca miseria!! Oggi (come mi ha segnalato gentilmente il padrone di Cuore di Celluloide) NON compie gli anni il mio adorato Martino, alias Martin Scorsese, però in Italia esce la sua ultima fatica, The Wolf of Wall Street, che andrò a vedere a brevissimo e a cui accennerò stasera nella solita rubrica del giovedì, quindi era giusto festeggiare la cosa!
Martino, ti prego, accetta questo semplice post di servizio e perdonami: se fossi riuscita a celebrarti oggi lo avrei fatto con L'età dell'innocenza, a costo di riportare per intero la tesi di laurea (direi quindi che la mia dichiarazione d'amore te la sei già beccata, se non ci credi passa da me, eh!), perché è un film splendido che ha significato molto per me e, a modo suo, ha segnato un passaggio fondamentale della mia vita.


Di seguito, ecco l'elenco degli amici Blogger che partecipano alle celebrazioni (se me ne fossi dimenticata qualcuno aggiungetevi nei commenti!).

Cinquecentofilminsieme
Director's Cult
Ho Voglia di Cinema
In Central Perk
Life functions terminated
Montecristo
Non c'è paragone
Pensieri Cannibali
Recensioni Ribelli
Scrivenny 2.0
White Russian

Ed ecco dove potete trovare le mie recensioni dei film del festeggiato. ENJOY!

Al di là della vita (1999), particolarissimo e sottovalutato, bellissimo!


Shutter Island (2009), più difficile da raccontare che da seguire, inquietante.


Hugo Cabret (2011), affascinante ma freddino. Diludendo, per quanto possa diludere Scorsese, eh.

mercoledì 22 gennaio 2014

The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (2013)

Ispirata più dall'idea che lo avesse sceneggiato Danny Strong che dall'argomento del film in sé, in questi giorni ho guardato The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (The Butler), diretto nel 2013 dal regista Lee Daniels.


Trama: il film racconta la storia di Cecil Gaines, diventato uno dei maggiordomi di colore della Casa Bianca ai tempi del mandato di Eisenhower e ritiratosi durante la presidenza di Reagan, dopo anni di soddisfazioni lavorative e dolori in seno alla famiglia...


"I'm merely a humble butler, sir." "And what do you do?" "I buttle". Così parlava il geniale Tim Curry nell'esilarante Signori, il delitto è servito. Mentre Forrest Gump diceva "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". Se unite queste due storiche frasi avrete la filosofia completa e definitiva dell'ambizioso The Butler, un film in cui l'odioso Forest Withaker (non posso farci niente, lo trovo mollo e privo di carisma, inoltre quell'occhio perennemente a mezz'asta fa calare la palpebra anche a me!) perlappuntamente serve i suoi padroni e racconta la sua storia come un novello Gump, inframmezzando a eventi strettamente personali degli stralci di nera storia americana, nera sia perché legata alla comunità di colore sia, soprattutto, perché vergognosa e disdicevole, segnata da segregazione, stupidità, soprusi e violenze di ogni tipo. Sulla carta, quindi, The Butler sarebbe indubbiamente interessante, considerando anche il suo essere tratto dalla vera storia di Eugene Allen, che ha lavorato alla Casa Bianca per più di trent'anni. Il problema è che condensare in due ore questi trent'anni di storia americana, le mentalità di mezza dozzina di presidenti, quattro o cinque diversi modi di combattere la segregazione razziale e il dramma di una famiglia allo sbando significa offrire allo spettatore un bignami colmo di buchi, piatto, didascalico e sbrigativo, che non lascia nemmeno il tempo di simpatizzare con le persone rappresentate. Si arriva alla fine della pellicola con un gigantesco punto interrogativo sulla testa e la consapevolezza di dover tirare fuori i vecchi libri dell'università o del liceo per riuscire ad apprezzare appieno la visione appena terminata e ciò, se da un lato è ammirevole, dall'altro rischia di condannare The Butler al dimenticatoio dopo un giorno o due.


Un po' deprimente anche lo spreco di grande potenziale attoriale. Se, come ho detto, Forest Withaker è di una mollezza rara, la sua famiglia (secondogenito a parte, un minorato mentale sotto mentite spoglie, probabilmente) e i suoi colorati colleghi offrono interpretazioni sentite e coinvolgenti mentre i grandi nomi chiamati per ruoli che dureranno sì e no dieci minuti a testa sono decisamente superflui e valgono giusto per richiamare la maggior parte del pubblico. Per chi, come me, è fan scatenata di Alan Rickman, John Cusack o Liev Schreiber è quasi una bestemmia vederli relegati in un angolo per fare spazio a Withaker e, soprattutto, quello di Cusack è un esempio di aberrante miscasting: vederlo sudato e con quel naso posticcio scatenerebbe la risata isterica a chiunque visto che la somiglianza con Nixon è praticamente inesistente. E' incredibile, quindi, come un film che aspettavo con abbastanza trepidazione si sia rivelato così una sòla o, meglio, talmente insapore da non ispirarmi nemmeno una recensione di media lunghezza; posso capire il didascalismo e la banalità della sceneggiatura, d'altronde secondo me Danny Strong deve ancora farsi le ossette, soprattutto per quel che riguarda i lungometraggi, ma visti i nomi degli altri coinvolti qualcosina in più si poteva fare. E adesso capisco anche perché The Butler è stato snobbato ai Golden Globe e non ha ricevuto nomination per l'Oscar nonostante il patriottismo che ne impregna ogni fotogramma. Comunque, se siete degli irriducibili appassionati di storia americana guardatelo perché alcune performance, soprattutto quelle di Oprah Winfrey e David Oyelowo, sono davvero notevoli.


Del regista Lee Daniels ho già parlato qui. Forest Whitaker (Cecil Gaines), Vanessa Redgrave (Annabeth Westfall), David Oyelowo (Louis Gaines), Terrence Howard (Howard), Cuba Gooding Jr. (Carter Wilson), Robin Williams (Dwight D. Eisenhower), John Cusack (Richard Nixon), James Marsden (John Fitzgerald Kennedy), Liev Schreiber (Lyndon Johnson) e Alan Rickman (Ronald Reagan) li trovate invece ai rispettivi link.

Danny Strong (vero nome Daniel William Strong) è lo sceneggiatore della pellicola e interpreta un giornalista all'interno dell'autobus durante l'attacco del KuKluxKlan. Da Buffy addicted non potevo non dedicargli un trafiletto perché il ragazzo, assieme ai compari Tom Lenk ed Adam Busch, faceva parte del trio di archenemesisses della bionda eroina conosciuto come Troika. Come attore, lo ricordo per pellicole quali L'angelo del male, Pleasantville, Shriek - Hai impegni per venerdì 17? e Seabiscuit, inoltre ha partecipato alle serie Bayside School - La nuova classe, Una famiglia del terzo tipo, Clueless, Nip/Tuck, Una mamma per amica, How I Met Your Mother e Grey's Anatomy. Americano, anche produttore, ha 39 anni.


Jane Fonda (vero nome Lady Jayne Seymour Fonda) interpreta Nancy Reagan. Americana, la ricordo per film come A piedi nudi nel parco, Tre passi nel delirio, Barbarella, Una squillo per l'ispettore Klute e Tornando a casa (queste due pellicole le sono valse l'Oscar come migliore attrice protagonista). Anche produttrice, ha 76 anni e due film in uscita.


Tra le altre guest star presenti nella pellicola troviamo inoltre un’irriconoscibile Mariah Carey (Hattie Pearl, la madre di Cecil), la conduttrice Oprah Winfrey (Gloria Gaines) e Lenny Kravitz (James Holloway). Nella "sala tagli" è invece rimasta una scena in cui Cecil avrebbe dovuto incontrare personalmente Barack Obama e quelle in cui Melissa Leo compare nei panni di Mamie Eisenhower, mentre tra gli attori che non hanno partecipato alla pellicola segnalo Matthew McConaughey e James Franco, entrambi interpellati per il ruolo di Kennedy, Mila Kunis (come Jackie Kennedy) e Liam Neeson (come Lyndon Johnson). Anche Nicole Kidman, Zac Efron e Hugh Jackman avrebbero dovuto essere presenti ma i loro ruoli sono rimasti sconosciuti. Detto questo, se The Butler vi è piaciuto recuperate anche The Help e Il colore viola. ENJOY!

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