5 - Il padrino (The Godfather, 1972)
Definirlo semplicemente un film "di mafia" sarebbe come dire che il Colosseo è un vecchio edificio. Il primo film della trilogia de Il padrino ha lo stesso respiro epico di un'opera di Omero, affonda i denti nella società americana prima ancora che nel complesso sistema che governa le Famiglie mafiose, è una riflessione sui tempi che cambiano (troppo spesso in peggio) e su valori ancestrali che vengono o distorti o dimenticati. Marlon Brando è semplicemente un mostro di grandiosità e bravura, ma anche il resto del cast non scherza. Un caposaldo imprescindibile.

4 - Eva contro Eva (All About Eve, 1950)
Una spietata critica a ciò che accadeva "dietro le quinte" dei film, nel covo di vipere che era (e sicuramente è ancora) Hollywood. Una Bette Davis in stato di grazia interpreta la divina Margo, attrice ormai in declino ma ancora arroccata alla sua idea di primadonna, tanto arrogante quanto fragile ed insicura, che accoglie l'apparentemente semplice ed ingenua Eve (un'altrettanto meravigliosa Anne Baxter) consentendole di insinuarsi talmente tanto nella sua vita da risuscire a rubarle il posto. Dialoghi indimenticabili, una struttura a flashback modernissima e una storia ancora oggi avvincente, un altro caposaldo indimenticabile.

3 - Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo's Nest, 1975)
Ignorato per la bellezza di 28 anni, l'ho visto solo un paio d'anni fa e me ne sono innamorata. Un'opera corale dove il seme della speranza e della libertà viene seminato nell'arido terreno di un manicomio grazie alla vitalità, alla sfacciataggine, alla follia di uno dei più bei personaggi mai interpretati dal divino Jack Nicholson. Più di due ore di commozione, risate, riflessioni, urla liberatorie e attori che sarebbero diventati delle icone nel decennio seguente e non solo. Altro capolavoro di cui, se avete voglia, potrete anche leggere la mia recensione.

2 - American Beauty (American Beauty, 1999)
Quando entrai al cinema, quel giorno, era stranamente a film già iniziato. Imprecando tra i denti, non avrei mai potuto immaginare che quell'inusuale e sciagurato ritardo di un paio di minuti avrebbe contribuito a rendere la visione di American Beauty ancora più avvincente e scioccante... perché ero una delle pochissime persone in sala che non aveva idea del destino toccato alla voce narrante. Reminescenze a parte, questo film ha tutto: attori della madonna (Kevin Spacey e Annette Bening in primis ma anche quei tre grandissimi stronzi di Mena Suvari, Thora Birch e Wes Bentley, che dopo un film simile e un brillante futuro davanti sono riusciti ad affondare nella melma di produzioni imbarazzanti, tranne pochi casi isolati come Ghost World), una storia coinvolgente, una regia incredibile che riusciva a catturare lo spettatore con la magia di un sacchetto di plastica mosso dal vento o una pioggia di petali che si riversava dal soffitto e dal corpo di una giovanissima dea bionda, una colonna sonora indimenticabile. Altro moderno caposaldo, ultimamente un po' finito nel dimenticatoio, purtroppo.

1 - Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs, 1991)
Il primo della lista è il film dedicato all'ultimo, vero e grande mostro della storia del cinema, Hannibal Lecter. Tutti i film (e i libri scritti da Thomas Harris, ovviamente...) che sono venuti dopo sono delle baggianate, delle offese alla natura del colto cannibale, dei fenomeni da baraccone che non hanno nemmeno un quarto del valore, della bellezza e dello spaventoso potere di terrorizzare lo spettatore di cui è dotato Il silenzio degli innocenti. Basterebbe solo lo sfuggente gesto con cui Hannibal sfiora la mano di Clarice tra le sbarre della prigione per consacrare questo film a capolavoro eterno, ma sarebbe assurdo dimenticare lo sguardo magnetico e folle di Anthony Hopkins, la serrata, cupa regia di Demme, i dialoghi da antologia ("Scusa, sai, ma ho un amico per cena..."), l'inquietante score di Howard Shore e le immagini scioccanti del maledetto Buffalo Bill. Da vedere e rivedere, fino a consumare la cassetta come ho fatto io.
