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giovedì 10 luglio 2025

Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan (2025)

Lo so, non si fa, ma non esiste che io aspetti per vedere Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan (LUPIN THE IIIRD 銭形と2人のルパン), ONA diretto dal regista Takeshi Koike.

EDIT: è notizia proprio di oggi che quest'autunno Anime Factory porterà in Italia sia questo ONA, con titolo Lupin III: Zenigata e i due Lupin, che verrà distribuito sulle principali piattaforme streaming, sia Lupin III: La stirpe immortale, che uscirà al cinema (spero non col solito sistema: 3 giorni in tre sale in tre città principali, o piangerò lacrime di sangue). Riguarderò molto volentieri Zenigata e i due Lupin, e spero di riuscire a veder proiettato La stirpe immortale anche dalle mie parti!


Trama: un aeroporto della Federazione di Robiet viene fatto saltare in aria da un terrorista che, sotto gli occhi di Zenigata, si palesa con lo stesso volto di Lupin III. Messosi a caccia del ladro, Zenigata scopre una terribile verità...


No, non mi sento in colpa. A casa ho due versioni de La donna chiamata Fujiko Mine e un cofanetto dedicato alla trilogia di Koike a dimostrare che acquisterò qualsiasi versione home video di Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan, quando riterranno opportuno distribuirlo finalmente in Italia, anche se ciò significasse avere in casa un altro cofanetto di bluray. Premesso questo, io lo avevo detto già nel 2017 che avrei voluto un "trattamento Koike" anche per Zenigata, e sebbene il regista, da buon vecchio marpione, abbia preferito dedicarsi prima alle bugie di Fujiko, ha infine esaudito il mio desiderio. E' valsa la pena aspettare così tanto? Sì, dai. Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan punta i riflettori sul bistrattato ispettore, rendendolo un integerrimo uomo di legge dal fascino hard boiled, un poliziotto che nella vita ha visto di tutto, ma si tiene ancora stretta un'integrità morale adamantina, quasi d'altri tempi. Il sentimento che Zenigata prova verso Lupin è un odio smisurato, a livello quasi istintivo, e non stupisce quindi che l'ispettore venga ingannato, all'inizio del film, dal terrificante attentato che spazza via un aeroporto e buona parte degli innocenti passeggeri che hanno avuto la sfortuna di transitare di lì per caso; il terrorista ha il volto di Lupin, Lupin normalmente è un ladro ma è comunque un criminale, quindi il colpevole DEVE essere Lupin. Quel rispetto diffidente che, nelle varie serie dell'anime, è diventato un rapporto assai simile a quello tra Tom e Jerry, con Zenigata costretto nelle vesti di comic relief, nell'universo di Koike non esiste, e ciò che arriva a legare i due personaggi alla fine di Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan è qualcosa di ancora diverso, ovvero un reciproco riconoscimento delle rispettive abilità che genera la consapevolezza di avere di fronte un avversario formidabile e pericoloso. 


Questo piccolo ma soddisfacente character study viene inserito all'interno di una trama dal sapore anni '70-'80, la quale si snoda in un Paese che richiama tanto l'Unione Sovietica dell'epoca (Robieto, potete pronunciarlo anche "Roviet", direi che l'assonanza è palese), in guerra aperta con gli Stati Uniti di Arka. Una metafora sottile come un tubo Innocenti e altrettanto leggera, ma le storie di Lupin ambientate nei climi da guerra fredda sono anche le migliori, e dovete tenere presente che le opere di Koike hanno sempre un sapore un po' vintaggio. Inoltre, ancor più dei tre film che lo hanno preceduto, Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan è asservito ad una trama generale che fa capo a un lungometraggio uscito da pochissimo in Giappone, ovvero Lupin the IIIrd the Movie: The Immortal Bloodline. I due Lupin del titolo originale sono, infatti, il vero Lupin e un folle dinamitardo che ha il suo stesso viso, il che ci porta direttamente al primo film dedicato al personaggio di Monkey Punch, che noi avremmo anche intitolato Lupin III e la pietra della saggezza, ma che in originale è "Lupin vs il Clone". L'ombra di Mamo (o di un personaggio che gli somiglia molto), d'altronde, si profila sinistra sin dalle immagini post credit di quel capolavoro di Lupin the IIIrd - La lapide di Jigen Daisuke, a proposito del quale mi sento di dire che l'unico, reale difetto di Lupin the IIIrd: Zenigata to Futari no Rupan è un Jigen sottoutilizzato, relegato un po' al ruolo di beone brontolone che, l'unica volta in cui tira fuori la pistola, è per farsi fregare da Zenigata. E' giusto e doveroso che i riflettori siano puntati sull'Ispettore, ma cosa deve fare una fangirl di Jigen, salvo lamentarsi e sperare in un altro film in solitaria?


Sto divagando, scusate. In realtà, all'inizio del post ho scritto " E' valsa la pena aspettare così tanto? Sì, dai.", quindi qualcosina che non va nell'ultimo ONA diretto da Takeshi Koike c'è, e non è tanto la poca attenzione dedicata a Jigen, quanto la solita tendenza alla sciatteria per quanto riguarda character design e animazioni. Questo stile più asciutto e meno barocco rispetto a La donna chiamata Fujiko Mine e La lapide di Jigen Daisuke era già un grosso difetto di Lupin the IIIrd - Ishikawa Goemon getto di sangue; anche in questo caso, nei campi lunghi e medi i personaggi risultano appena abbozzati, in contrasto con primi piani fatti di linee pesanti e chiaroscuri marcati, una scelta che, probabilmente, aiuta in primis a contenere il budget, ma che non ha mai incontrato il mio favore (per dire quanto disattenti sono animatori e disegnatori, c'è un corpo a corpo tra Jigen e Zenigata in cui il primo è privo del "pizzetto" distintivo di Koike, che parte subito sotto il labbro inferiore, e sembra senza barba, come potete vedere nell'immagine sotto). Chapeau invece alle scene d'azione, il cui montaggio trasforma ogni attentato del Lupin malvagio in uno jump scare coi fiocchi, e all'abbondanza di sangue e violenza che rende soddisfacente anche una scazzottata tra Lupin e Zenigata, al netto di favolose esagerazioni anatomiche che rendono i personaggi praticamente immortali. E, a proposito di "immortali", chiudo dicendo che non vedo l'ora che esca anche in Italia Lupin the IIIrd the Movie: The Immortal Bloodline, un film che aspetto quasi più di qualsiasi opera horror o d'autore, anche se segnerà la fine della collaborazione tra  Lupin e Takeshi Koike, l'unico autore capace di infondere nelle creature di Monkey Punch quel fascino underground e adulto che le rende affascinanti ancora oggi. Che la Koch Media mi ascolti, magari senza limitarsi a qualche evento speciale al Lucca Comics, al Far East Festival o alle solite proiezioni di tre giorni che dalle mie parti non si vedono nemmeno per sbaglio, grazie!
 
Ma cosa mi tocca vedere?

Del regista Takeshi Koike ho già parlato QUI.

Ma cosa mi tocca leggere??? O Takeshi!!! MA....!

Il mediometraggio è una prosecuzione degli special dedicati ai singoli comprimari del franchise (Lupin the IIIrd - La lapide di Jigen DaisukeLupin the IIIrd - Ishikawa Goemon getto di sangue Lupin the IIIrd - La bugia di Mine Fujiko), ed è il prequel di Lupin the IIIrd the Movie: The Immortal Bloodline, che dovrebbe essere uscito nelle sale giapponesi il 27 giugno e chissà se e quando arriverà mai da noi. Nell'attesa, le opere precedenti di Koike sono racchiuse in un ottimo cofanetto edito da Koch Media, che vi consiglio di recuperare, aggiungendo l'indimenticata serie Lupin the Third - La donna chiamata Fujiko Mine. ENJOY!

domenica 1 settembre 2019

Lupin the IIIrd: Mine Fujiko no uso (2019)

A fine maggio è uscito nei cinema nipponici il film Lupin the IIIrd: Mine Fujiko no uso LUPIN THE IIIRD 峰不二子の嘘 - La bugia di Fujiko Mine), diretto dal regista Takeshi Koike e io mi sono sfregata le manine dalla gioia.


Trama: Fujiko si ritrova ad occuparsi di un ragazzino il cui padre ha rubato una montagna di soldi a una società che funge da copertura a qualcosa di ben più losco. Con un assassino quasi sovrannaturale alle calcagna, Fujiko dovrà sfoderare tutte le sue arti per sopravvivere...



Dopo la tomba di Jigen e la spada di Goemon, Takeshi Koike torna al suo primo amore, ovvero Fujiko. Come biasimarlo quando tra le sue mani la bella miss Mine diventa un crogiolo di sfacciata sensualità e sottile perfidia, pronta ad usare il suo corpo come un'arma facendo innamorare di sé persino le pietre ma anche a conficcare pugnali nella schiena di chi è tanto incauto da avvicinarsi? Tra le grinfie della pettoruta Fujiko stavolta finiscono ben tre uomini (senza contare, ovviamente, Jigen e Lupin, Goemon stavolta ha preso licenza e Zenigata probabilmente è in ferie): il dipendente di un'ambigua ditta che è appena fuggito col malloppo, il figlioletto cardiopatico di costui e l'assassino spedito a riacchiappare il maltolto, una creatura dall'aspetto mostruoso dotata del potere di "maledire" le sue vittime costringendole a piegarsi al suo volere e virtualmente immortale. Dico la verità, quando ho visto che il pargoletto sarebbe stato protagonista quasi assoluto della vicenda ho avuto uno scompenso e temuto che Koike e soci avessero preso tutta la loro sfacciata verve zozzoporna anni '70 per sacrificarla al pubblico di eventuali bambini, ma non potevo fare un errore di valutazione più grande, basta vedere il modo in cui Fujiko si rapporta col frugoletto, consolandolo quando le fa comodo e cazziandolo senza pietà quando il piccino mostra di non capire. "Odio i bambini perché pensano che ci sarà sempre qualcuno che accorrerà a proteggerli non appena si mettono a piangere", dice Fujiko prima di abbandonare il bambino al suo destino, lasciandogli soldi e la stanza di un albergo per rimettersi in piedi da solo. Ma è davvero così crudele Fujiko? O sotto la sua popputa scorza e lo stiloso smalto giallo c'è un animo più sensibile di quanto sembri? Risposta non c'è o forse chi lo sa, sta di fatto che, al solito, nelle opere di Koike c'è un'ambivalenza malinconica e inquietante che manca in qualsiasi caratterizzazione recente di Fujiko, il che la rende meravigliosamente affascinante e pericolosa.


Lo sa bene Lupin, relegato a spalla assieme al fido Jigen ma comunque lo stesso pronto a ritagliarsi un paio di scene particolarmente cool a differenza di quanto succedeva in  Chikemuri no Ishikawa Goemon, dove i personaggi non titolari facevano un po' la figura dei gatti di marmo. A proposito del penultimo film di Koike, con Mine Fujiko no Uso i realizzatori scoprono le carte e rivelano come i tre spin-off cinematografici di Una donna chiamata Fujiko Mine siano collegati da una sottotrama che probabilmente avrà più peso nell'eventuale quarta pellicola della serie e che riguarda gli assassini spediti ad uccidere prima Jigen, poi Goemon, infine Fujiko. Aspettiamo e vediamo, dunque, ma con riserva. Non posso fare a meno di sottolineare, infatti, come le animazioni e i disegni di questi film si facciano sempre più sciatti, soprattutto quando i personaggi vengono ripresi a figura intera in campo medio o campo lungo, e anche i primi piani talvolta sono inquietanti (a tratti il naso di Jigen diventa deforme, porca miseria, ma compensa la mise figherrima in maglietta bordeaux e giacca nera); l'idea che ho avuto è quella di un film in cui gli animatori si sono impegnati giusto nelle sequenze introduttive e ogni volta che Fujiko si ritrova a cambiare abito, quasi tutti splendidi e sensualissimi, per il resto aria ed è un peccato, anche se il corpo a corpo finale è esaltantissimo, violento e sexy in egual misura. Fortunatamente non mancano le citazioni tarantiniane, tra fontane di sangue e Onitsuka Tiger ai piedi dell'assassino, la colonna sonora è molto cool e la trama è talmente interessante che un po' di sciatteria a livello d'animazione è sopportabile, considerata l'infima qualità degli ultimi special TV dedicati a Lupin, quindi anche questa volta Takeshi Koike è promosso a pieni voti, sperando non mi faccia aspettare troppo per un sequel!


Del regista Takeshi Koike ho già parlato QUI.


Se il film, dedicato alla memoria del compianto Monkey Punch,  vi fosse piaciuto recuperate la serie La donna chiamata Fujiko Mine e i film Jigen Daisuke no Bohyou e Chikemuri no Ishikawa Goemon. ENJOY!

domenica 7 maggio 2017

Lupin the IIIrd: Chikemuri no Ishikawa Goemon (2017)

I fortunati che hanno potuto partecipare al Future Film Festival di Bologna si sono beccati venerdì, in anteprima nazionale, la proiezione di Lupin the IIIrd: Chikemuri no Ishikawa Goemon (ルパン三世 ~血煙の石川五ェ門 ovvero Ishikawa Goemon del fiotto di sangue), diretto dal sempre amato Takeshi Koike. Potevo rimanere indietro, io che amo Lupin con tutta me stessa? Ma anche no!


Trama: un killer chiamato Fantasma delle Bermuda cerca di uccidere Lupin, Jigen e Fujiko ma nel cammino si ritrova contro Goemon, intenzionato a vendicare il boss che lo aveva assunto come guardia del corpo, fatto fuori proprio dal Fantasma in questione...



Da quando è uscito Fujiko Mine to iu onna, il nome di Takeshi Koike risuona come musica nelle mie orecchie. Certo, Jigen Daisuke no Bohyou l'avevo accolto con la lacrima nell'occhio e le palpitazioni a tremila per un motivo ben preciso, che non si limitava solo al coinvolgimento di san Koike, ma anche un film interamente dedicato a Goemon, allo "spruzzo di sangue" che scaturisce dai tagli della sua spada, ha immediatamente attirato la mia attenzione, ci mancherebbe. D'altronde, quante volte abbiamo visto gli effetti della Zantetsuken, la celebre spada tagliatutto del samurai? Gente denudata, pallottole aperte in due, palazzi ridotti a pezzetti di carta, aereoplani esplosi in cielo quanti ne vogliamo e che goduria ma, in soldoni, sangue zero. Manco una goccia, credo nemmeno nella prima serie, anche se potrei sbagliare. Ora, adoro l'horror ma non sguazzo particolarmente nello splatter, quindi non ho bisogno di secchiate di rosso per poter apprezzare un'opera ma ammetto di aver provato una soddisfazione tutta particolare nel vedere la spada di Goemon spillare finalmente abbondanti spruzzi di sangue dai nemici e tagliare arti manco si ritrovasse nelle mani di O-Ren Ishii... e qui apro una bella parentesi. Katsuhito Ishii (nomen omen), l'artista dietro la meravigliosa sequenza animata di Kill Bill, è il consulente creativo di Chikemuri no Ishikawa Goemon e non deve quindi stupire che il 90% delle violentissime sequenze del mediometraggio urli QUENTINTARANTINO! (non WES ANDERSON!, ma questa la capiscono in pochi) da ogni fotogramma, né che i laidissimi yakuza con i quali si ritrova impelagato Goemon dall'inizio alla fine del film ricordino sia nelle sembianze che nelle movenze gli sgherri del boss Matsumoto. Posso anche dire con certezza che queste sequenze in particolare siano le migliori della pellicola in quanto, a differenza di Fujiko Mine to iu onna e Jigen Daisuke no Bohyou, Chikemuri no Ishikawa Goemon sa tanto di lavoro fatto in fretta e furia, con un villain principale pericoloso quanto volete ma dotato di un character design e di una presenza scenica imbarazzanti, le cui animazioni vengono riciclate più volte nella seconda parte dell'opera (i flashback mi vanno anche bene ma così, in un cartone animato breve come questo, alla quarta volta mi sento presa in giro).


Sangue a palate e animazione "sperimentale", chiamiamola così, sono quindi le cifre stilistiche di questa storia imperniata interamente su Goemon, che lascia ben poco spazio agli altri personaggi, tra i quali spicca uno Zenigata sempre piacevolmente hard boiled, come papà Koike desidera (e a questi punti vorrei uno speciale anche su Zazà, se permettete). Se cercate un approfondimento psicologico su Goemon, però, cascate male, ché il samurai viene dipinto come un freddo agglomerato di onore e viulenza. Peraltro, a un certo punto ho sentito anche odore di Lupin: l'avventura italiana per il modo debosciato in cui vengono dipinti Lupin, Jigen e Fujiko i quali, si può dire senza timore di offenderli, nel corso del film non fanno un belino a parte bere, mangiare e scappare dal Fantasma delle Bermuda, facendosi anche parecchio male (lasciamo perdere il taglietto ad altezza sise che si becca Fujiko ma Lupin si ritrova con la mano impalata e non batte ciglio mentre Zenigata, con quelle ferite, dovrebbe essere morto e non voglio nemmeno parlare di Goemon, letteralmente sezionato); visto il legame tra i quattro personaggi principali, tra l'altro, oserei dire che Chikemuri no Ishikawa Goemon sia collocabile temporalmente molto più avanti rispetto alle altre due opere di Koike e infatti i protagonisti hanno perso un po' quell'aria di selvatica diffidenza che caratterizzava i loro rapporti e li rendeva ancora più cool. Mancano, stavolta, anche quelle sequenze weird e gli omaggi ad un certo tipo di cinema di serie Z che erano un po' i punti di forza della "gestione Koike": il nuovo taglio di capelli di Fujiko e il vestitino anni '70 che la inguaina sono meravigliosamente stilosi ma miss Mine stavolta ha lasciato a casa tutta la sua tempra d'acciaio per vestire i panni di semplice gatta morta (con un modo per nulla ambiguo di fumare la pipa ad acqua, tra l'altro...) e persino Jigen, per quanto figherrimo con l'occhiale da sole vintaggio, è meno carismatico del solito. Insomma, siamo sempre mille spanne sopra le medi(ocri) produzione televisive nipponiche dedicate al ladro gentiluomo ma si sente odor di diludendo qui e là: a Také, so che puoi fare di meglio, quindi applicati e regalami un nuovo capolavoro (che so, un Zenigata Keibu no tejou) al più presto, grazie!
P.S. Grazie a questo film ho capito, alla veneranda età di 36 anni, che Jigen è il cognome del mio amato pistolero, non il nome. Serviranno anni di psichiatra per riprendermi da questa cosa, sappiatelo.

Daisuke. E vabbé. Sei figo lo stesso, tranquillo.
Del regista Takeshi Koike ho già parlato QUI.


Se Lupin the IIIrd: Chikemuri no Ishikawa Goemon (conosciuto anche col titolo internazionale di The Blood Spray of Goemon Ishikawa e quello italiano, meno incisivo, di Lupin III: Goemon Ishikawa), cercate di recuperare almeno la serie Una donna chiamata Fujiko Mine e Jigen Daisuke no Bohyou  oltre a Kill Bill vol. 1 e 2. ENJOY!

venerdì 19 dicembre 2014

Lupin the IIIrd: Jigen Daisuke no bohyou (2014)

Oggi avrei dovuto parlare di Lupin III: Spada Zantetsu, infuocati! ma siccome mi è capitato tra le mani un film bramato da tempo, Lupin the IIIrd: Jigen Daisuke no bohyou (LUPIN THE ⅢRD 次元大介の墓標 letteralmente La lapide di Jigen Daisuke), diretto dal regista Takeshi Koike, non ho potuto fare altro che dargli la precedenza!


Trama: Lupin e Jigen cercano di rubare la "Piccola Cometa" ma il colpo va male e, peggio ancora, i due si ritrovano alle calcagna l'infallibile killer Jael Okuzaki, un assassino che prepara la lapide ai suoi bersagli ancora prima di ucciderli...



C'è stato un tempo in cui ogni iniziativa legata a Lupin & co. mi faceva fare i salti di gioia, un tempo in cui una notizia simile  mi avrebbe portata a ringraziare la Madonna dell'Incoronéta e non a bestemmiare come uno scaricatore di porto. Purtroppo, quel tempo è finito e la colpa è interamente di Takeshi Koike e della meravigliosa quarta serie dedicata al Ladro Gentiluomo, Fujiko Mine to iu onna (in Italia, Una donna chiamata Fujiko Mine); quell'azzardatissimo mix di vintage, kitsch, surreale ed animazione per adulti mi ha folgorata e ha riportato in auge quello che, a mio avviso, dev'essere il VERO Lupin, quello che aveva creato Monkey Punch negli anni '70 e il cui spirito era rimasto inalterato nella prima, storica e censuratissima serie. Da quel momento il mio cuore ha mandato al diavolo i crossover con il Detective Conan, I'm a Superhero, le bischerate di Zenigata, il character design per otaku bimbiminkia e, più in generale, ogni tentativo di rendere il personaggio appetibile per il pubblico giovane: dopo Fujiko Mine to iu onna potevo apprezzare solo qualcosa di altrettanto sfacciato ed epico (d'altronde ho anche 33 anni, che cavolo!!) e la perfezione mi è stata servita su un piatto d'argento con Lupin the IIIrd: Jigen Daisuke no bohyou. La ciliegina sulla torta di questo piccolo capolavoro dell'animazione nipponica è ovviamente il fatto che Jigen sia il protagonista quasi assoluto e che gli altri personaggi fungano da degni comprimari senza rubargli la scena ma se anche il mediometraggio si fosse concentrato solo su Lupin sarebbe stato comunque un gioiello. A differenza di altri film dedicati a Lupin, infatti, Jigen Daisuke no bohyou riesce a rendere tridimensionali i personaggi grazie a pochi dettagli e a concentrarsi su una trama ben precisa e coerente senza deviazioni né riempitivi e soprattutto senza scendere a compromessi. Pensate un po', per tutto il film non si vedono né Goemon né Zenigata (che compare per pochissimo sul finale) perché, obiettivamente, non avrebbero avuto alcuna funzione e anche perché il samurai all'epoca dei fatti narrati non aveva nessun contatto con Jigen e Lupin; inoltre, sul finale, i due protagonisti giustificano le loro azioni dichiarandosi rispettivamente ladro e pistolero, "non eroi", prendendo così le distanze dalle rivisitazioni più recenti del dinamico duo e preferendo fumarsi una sigaretta piuttosto che godere della riconoscenza altrui.


Trama a parte, che è un compendio di tutti i cliché Jigeniani che tanto amo (avversario infallibile e crudele, amore sfortunato per una donna bellissima, intelligente e misteriosa, assoluto carisma da lupo solitario) con l'aggiunta di qualche particolare weird per rendere il tutto più disturbante e misterioso, che erano poi le caratteristiche della prima serie, quello che adoro di Jigen Daisuke no bohyou è il character design di Takeshi Koike, che rende i personaggi bellissimi, affascinanti e quanto più vicini possibile al concept originale di Monkey Punch. Jigen è superlativo e ad ogni comparsa la mia manina scattava in automatico sul pulsante "pausa" per contemplare almeno un paio di minuti l'incredibile perfezione del personaggio, ma persino Lupin e Zenigata sono due figaccioni ben lontani dai mostri deformi a cui siamo abituati, per non parlare poi della pettorutissima Fujiko. La signorina Mine, tra l'altro, è protagonista di una sequenza weirdissima che mescola suggestioni da Eyes Wide Shut, Tetsuo e nazisploitation senza vergogna alcuna, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se il MOIGE in Giappone fosse (giustamente!!) un'entità astratta da prendere a sputi ed insulti. Non sono le uniche citazioni che vengono amorevolmente portate su schermo da una regia fluida, attenta ai particolari, ai giochi di luce ed ombra e ai colori (tra i quali prevalgono le tonalità scure, come testimoniano le inedite mise di Lupin, in camicia nera e giacca blu, e Jigen, in camicia bordeaux e giacca color ottanio) ma sicuramente sono quelle che saltano più all'occhio assieme all'omaggio post-credits allo storico Lupin III: La pietra della saggezza. Ad impreziosire ancor più quello che per me è ormai il terzo film di Lupin più bello di sempre ci sono dei titoli di testa e di coda meravigliosi, accompagnati da una colonna sonora fatta di pochi brani d'atmosfera che starebbero benissimo in un noir e un paio di finezze sparse qui e là (sulla lapide di Jigen si vede che è nato ad Aprile, shigatsu in giapponese, laddove shi sta anche ad indicare la morte). Avrete capito che sono rimasta folgorata e ora mi scuserete se concludo qui il post e vado a riguardare Jigen Daisuke no bohyou nell'attesa che una divinità buona renda al più presto disponibili non dico in Italia ma almeno in Europa i blu-ray o i DVD del film e di Una donna chiamata Fujiko Mine per poterli degnamente inserire nella mia collezione di preziosi cimeli.

Takeshi Koike è il regista della pellicola, oltre che character designer e direttore dell'animazione sia di questo film che della serie Una donna chiamata Fujiko Mine. Come regista, ha diretto anche un segmento di Animatrix e un episodio della serie Iron Man. Ha 46 anni.


Se Lupin the IIIrd: Jigen Daisuke no bohyou vi fosse piaciuto cercate assolutamente di recuperare la serie Una donna chiamata Fujiko Mine e Lupin III: La pietra della saggezza (possibilmente il tutto in lingua originale e senza censure, chevvelodicoaffare). ENJOY!

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